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Autore: blackama    27/07/2016    4 recensioni
Purtroppo per Ash le cose non sarebbero andate così bene, ormai aveva raggiunto il suo obbiettivo e la sua psiche si era mentalmente preparata a supportare il colpo, se questo fosse fisicamente possibile.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ash, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Corsa

“Ti prego, calmati per un secondo!”
Era seduto al tavolo nella sala da pranzo dell’albergo, un luogo fresco e tranquillo che dava a coloro che ne erano all’interno una sensazione di pace, accentuata dal celeste che ricopriva le pareti per tre quarti dell’altezza. Il sole poi, faceva capolino dalla finestra semiaperta e rendeva luminosa tutta la stanza facendo risplendere le tovaglie bianche dei tavoli.
Inoltre arrivava quella brezza fresca del mattino che scompigliava gentilmente i capelli degli ospiti che entravano per far colazione e faceva rabbrividire chi tra loro avesse ancora qualche traccia di sonno mentre si avvicinavano al buffet strascicando un po’ i piedi.
Ma se quella era un’atmosfera rilassante  per la maggior parte di loro, essa fallì nel tranquillizzare il professor Oak  che dopo una scossa ricevuta per essere stato reputato troppo lento dal suo compagno, era più teso e sveglio che mai.
Per non dare possibili fastidi agli altri si era scelto un tavolo singolo all’angolo della stanza e con una tazza fumante di caffè  in mano osservava quel suo piccolo amico che talora era teso, agitato e a guardarsi nervosamente intorno e talora era immobile a lanciargli occhiate di fuoco come a spronarlo a sbrigarsi. Si concesse un profondo sospiro e finito il caffè si alzò, uscendo dalla sala da pranzo e dirigendosi verso la reception per consegnare la chiave della stanza. Per quanto cercasse di rimanere calmo, il suo passo veloce tradì l’agitazione che gli istillava pikachu che era già davanti alla porta, impaziente.

L’uomo si congedò dal ragazzo della reception e (in)seguì quel piccolo compagno elettrico che appena fuori dall’edificio iniziò a correre in direzione della periferia nord della città fino a raggiungerne il confine.
A quel punto il pokémon si fermò ad aspettare Oak e per suo stupore non dovette farlo per troppo tempo: magari non era nel fiore dei suoi anni ma di certo non aveva perso il suo vigore, perciò arrivò abbastanza in fretta e appena affannato, un bel risultato per uno che ha corso per mezza città!
“Posso sapere dove stai andando?” gli chiese ma poi ci pensò su un attimo
“Ma aspetta questa è la strada per Celestopoli”
Pikachu sembrò non sentirlo che ripartì spedito per la sua meta e i due percorsero velocemente la strada tra una città all’altra.
Il pokémon cominciò a risentire l’asfalto bollente sotto le zampe ma con quello che aveva per la testa non ci fece il minimo caso.
Per lo più era la folla a infastidirlo, forse era meglio partire ieri notte quando sentì per la prima volta quel presentimento e di sicuro le strade sarebbero state più tranquille e silenziose.
Si risentì sempre più lontana e affaticata la voce dell’uomo che non essendo piccolo e scattante quanto il suo compagno di viaggio non poteva sgusciare tra le gambe della gente.
A quel punto si fermò ad attenderlo.
A pensarci, se c’era un motivo per cui aveva atteso la mattina era proprio per quel studioso che si prendeva cura di lui e che quindi non poteva abbandonarlo. Ma non gli diede neanche il tempo di fermarsi a riprendere il fiato che ricominciò a correre, aveva perso la pazienza ed era vicino!

Tutti e due erano così concentrati in quella corsa senza fine da non notare nemmeno ciò che stavano oltrepassando con così tanta fretta, neanche notarono un enorme edificio in cui una figura osservava il duo da una finestra, attirata dalle lamentele e a volte imprecazioni che provenivano dalla strada.

Finalmente il piccolo di tipo elettro si ritrovò davanti al cancello aperto che racchiudeva il bianco edificio, lì, dove la sua vita avrebbe preso una svolta decisiva.
Gli partì un po’ di elettricità dalle guance, si ricordava bene il tempo passato ad attendere il suo risveglio e si sentiva in colpa per averlo giudicato così duramente.
Di certo era molto goffo e inesperto ma in quel poco tempo che erano stati insieme ebbe anche dimostrato coraggio e tenacia. In più quella volta, lo aveva difeso facendo lui stesso da scudo, forse era una strategia poco intelligente eppure fu quel gesto a convincerlo a fidarsi di lui.
Mosse istintivamente le orecchie al suono dei passi affrettati del professore che finalmente realizzò la destinazione e probabilmente la fonte della preoccupazione del suo amico.
“Quindi credi che sia successo qualcosa qui?” chiese al suo compagno.
Per tutta risposta pikachu si avviò verso l’entrata così che Oak non potè far altro se non seguirlo.

La sala d’attesa dell’ospedale era piena come al solito ma nessuno dei due fece fatica a trovare le scale, celate da una porta, in fondo a destra della stanza. Nella foga, il pokémon non fece neanche attenzione alla donna che trasportava un paio di succhi e due brioche nel sacchetto che teneva in mano.
Ma se pikachu non la riconobbe, lo stesso non accadde al professor Oak a cui ormai doleva la milza per la folle corsa:
“Delia! *riprese fiato* Anche tu qui?”
Nel dirlo il suo volto sfoggiò uno sguardo piuttosto sorpreso ma gli occhi gli si strinsero dal sospetto quando nella sua mente cominciò ad intuire il perché pikachu fosse così agitato.
Delia si dimostrò sorpresa quanto lui:
“Ah, professor Oak, non mi aspettavo di vederla qui così presto, ha già letto il messaggio che le ho lasciato in segreteria? Ero convinta che non sarebbe tornato al laboratorio fino a questo pomeriggio!”
L’uomo rispose volendo subito chiarire il fraintendimento:
“Infatti non sono ancora tornato a Biancavilla perché pikachu, che era venuto con me a Zafferanopoli, ha insistito a voler venire direttamente qui”
Nel dirlo gli rivenne in mente la strada affollata della città e si sentì strisciare alle spalle tutto l’imbarazzo e la vergogna che si erano accumulati durante quel lungo tragitto: mai, in tutta la sua vita, si era scusato così tante volte come era accaduto quella mattina.
Oak allontanò i suoi bui pensieri ascoltando Delia:
“Quindi quel pokémon che ha appena salito le scale è proprio pikachu, allora è meglio sbrigarsi e raggiungere Ash!”
Ella gli voltò le spalle e riprese a salire gli scalini ma si bloccò di colpo ad un pensiero improvviso e volse indietro lo sguardo con un ampio sorriso sulle labbra e gli occhi leggermente lucidi ed esclamò:
“Ash si è risvegliato!”
L’uomo non afferrò subito la notizia e fu colto dalla sorpresa tanto che si dovette aggrappare al corrimano, che correva lungo il muro, per non cadere.
Ora gli sembrava tutto chiaro come la luce del sole, tutti i tasselli che non combaciavano quella mattina si incastrarono tra loro al suono di quella semplice e minimale frase: ora tutto ha un senso!
Ma la sua coscienza da scienziato prese velocemente il sopravvento, certo era felice della notizia ma qualcosa gli diceva che ancora non si poteva festeggiare e che, molto probabilmente ci sarebbero state non poche complicanze d’ora in avanti.


Per quanto il sole fosse già alto, persisteva l’aria frizzante che entrava nella stanza e la rinfrescava. Il ragazzo si sentiva la testa piuttosto pesante ma era poggiata comodamente al cuscino e la pace gli dava il tempo di pensare. Pensare a ciò che successe la sera prima in quel tornado di sentimenti e poi… Si, ora ricordava.
Era riuscito a raggiungere la porta e ad aprirla ma poi gli era venuto un mal di testa incredibile, un mix di pensieri e sospetti che al solo ripensarci gli faceva venire l’emicrania.

Aspetta ma che gli prendeva? Che ci faceva ancora in quel letto? Se voleva riprendersi in fretta doveva muoversi, si era sentito troppo debole per quella poca distanza che aveva percorso la sera prima. L’unico modo per ottenere risposte era chiedere e ora che ci pensava sua madre aveva accennato ad una colazione… In effetti da quando si era risvegliato in ospedale non aveva ancora toccato cibo ad eccezion fatta dalla flebo.
“Beh non è che si possa considerare cibo qualcosa di quel tipo” pensò tra sè.
“Eppure sento come un peso sullo stomaco” continuò a pensare mentre gli montava la rabbia dentro.
“Oh accidenti!"
Urlò, o almeno tentò di urlare ma aveva ancora la voce fioca a causa del suo inutilizzo per quell’intero periodo, ormai trascorso, con tutti i ricordi in esso contenuti.   Aprì gli occhi che fino a quel momento aveva tenuti chiusi e scattò a sedere.
Per un attimo rimase interdetto, si ritrovò vicinissimo al viso un musetto giallo con le guance rosse e due occhioni estasiati, giustificati dalla felicità che il padrone provava in quel momento. Felice, troppo felice, non riuscì a trattenersi tanto che sprizzi di elettricità  iniziarono a uscire dal suo corpo
“Ah, no, fermati pikachu!” implorò il ragazzo facendo un meccanico gesto su e giù con le braccia per cercare di calmare il suo amico.
Fortunatamente Ash non fu colpito  dal suo amorevole amico ma la lampada da notte sul comodino accanto al letto non ebbe altrettanta fortuna e così la lampadina colpita, dopo un sottile scintillio, si fulminò.
Il pokémon si sentì in colpa per avere quasi fulminato il suo allenatore da poco riavutosi l’abbraccio però che ricevette in quel momento da Ash gli fece dimenticare tutto, perché ormai erano di nuovo insieme. Il pokémon felice si sentì di manifestare il suo affetto con un senso intenso ed espressivo “pika…”

Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti! Mi scuso profondamente con chi aspettava il seguito di questa storia che non arrivava mai per i miei tempi lenti, l’unica cosa che posso dire a mia difesa è che è un pelino più lungo... No beh, le mie scuse più sincere ma se siete nuovi lettori vi do il mio benvenuto. Ho voluto dare un po’ di felicità a questa coppia, forse tra le più famose al mondo, ma non bisogna dimenticare i presentimenti di Oak, o per meglio dire, del Professor Oak.
Ringrazio chi sta seguendo questa storia che ad essere sincera, da one-shot che avevo in mente all’inizio si è trasformata in una long, ma che ci posso fare se mi piace scrivere.
Per qualsiasi opinione sia positiva che negativa sono tutto orecchi quindi se avete tempo e voglia date pure voce a tutti i commenti. Un ringraziamento speciale a chi lo ha già fatto.
Detto questo un caro e umido (qui piove di brutto!) saluto
Blackama
   
 
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