Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: tenacious_deep_soul 99    28/07/2016    1 recensioni
“Eravate stati avvertiti miei cari ragazzi. Potevate scegliere, avete sprecato l’occasione di rimanere ancora in vita... Adesso fate parte del MIO gioco. Queste sono le condizioni: se vincerete, tutto ritornerà come è sempre stato, in caso contrario... beh, mi pare chiaro. Esistono sette livelli, ognuno adatto a voi. Benvenuti all'inferno!”
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Dei sottili fili di fresca erba verde sfioravano delicatamente il viso di Jin, disteso sul suo fianco destro rannicchiato in una mezza posizione fetale. Schiusi lentamente gli scuri occhi a mandorla si sedette e, aguzzando la vista sfocata, si mise ad esaminare attentamente il luogo in cui fosse venuto a capitare: in quel momento stava su un’aiuola erbosa di medie dimensioni delimitata da un contorno in ciottoli, quel confine che separava due realtà distinte e separate; di fronte a lui il buio, spezzato da fioche luci emanate da lampioncini, abbracciava a sé tanti vecchi festoni posti l’uno di seguito all’altro. Dove accidenti era finito? Proprio accanto a lui uno strano manufatto si venne appena a materializzare: era una specie di cornice rotonda, cui manico possedeva una pietra storta incastonata sopra; nonostante l’oggetto fosse abbastanza insolito, Jin, mosso da una bizzarra sensazione fra lo stomaco e il petto, lo prese per intascarlo nel suo lungo cappotto grigio, senza sapere di aver fatto inconsciamente la cosa giusta. Alzandosi di conseguenza, dopo essersi aiutato con una spinta della mano, decise di ispezionare un po’ in giro, tanto per curiosità...
Messo piede fuori dall’aiuola si ritrovò su un sentiero asfaltato che conduceva dritto verso l’ampio padiglione al coperto  pieno di bancarelle da esposizione. Da un manifesto appeso su uno dei pali della luce scorse la scritta “Super Mario Technological Congress” accompagnato da un’immagine sullo sfondo azzurrino: ebbene sì, quello era un vero e proprio congresso per nerd sfegatati che vedeva come mascotte il suo personaggio dei videogiochi preferito. Peccato però che Jin non fosse affatto entusiasta di trovarsi lì, per giunta solo come un cane visto il luogo totalmente deserto.
Colto da strane sensazioni che vagavano senza meta nel suo corpo cominciò ad osservare, una volta varcata la soglia del tendone, i vari stand percorrendo il lungo corridoio formato dalle due file di questi: tutto era vecchio e malandato, gadget, giornalini, pupazzi e console di qualsiasi genere erano completamente ridotti male, lasciando nel ragazzo il beneficio del dubbio riguardo al loro funzionamento. L’ambiente era tetro e oscuro, Jin non riusciva quasi più a vedere nemmeno i palmi delle sue mani, sebbene fossero davanti la sua faccia ad agitarsi per evitare al ragazzo di sbattere all’improvviso contro qualcosa.
Più si addentrava, più le tenebre lo circondavano.
Da uno stand posto quasi alla fine della fila sentì provenire uno strano ma fastidioso rumore elettronico seguito da emissioni di luce ad intermittenza che si manifestavano in mezzo al buio, attirando esageratamente la sua attenzione: un vecchio game-boy blu, cui condizioni facevano notare il suo palese stato di abbandono, era rimasto aperto poggiato sulla base di plastica della bancarella ad accendersi e spegnersi, come fosse una cosa più che normale.
Il suono effetto pixel, che all’inizio sembrava essere un comune rumore di guasto, in realtà era qualcosa di più, diciamo... particolare? D’un tratto gli intervalli luminosi cessarono, lasciando al loro posto lo schermo superiore completamente scuro, cui unica cosa che si riusciva a vedere era solamente una linea al suo centro in grado di percepire la frequenza di onde sonore catturate dall’ambiente circostante; questa, dopo vari attimi di totale inattività, cominciò a muoversi rilevando la presenza di una voce incorporea.
Mentre questa parlava, sul touch screen apparivano delle parole: qualcuno stava cercando di comunicare.
-“Tu...” c’è scritto?- pensò Jin ad alta voce sporgendosi in avanti mentre continuava a leggere i vocaboli che scorrevano l’uno di seguito all’altro:-“...sei...morto...”!? Che cosa significa!?- sgranò gli occhi allibito per la scena alla quale aveva assistito e continuava ad assistere, essendone il principale protagonista. Da dietro di lui dei repentini spostamenti d’aria fredda lo fecero pietrificare, la paura e lo sgomento stavano cominciando a mostrarsi e le palpitazioni non tardarono ad arrivare, aumentando in maniera sempre maggiore... dalla sua fronte, una goccia di sudore gli attraversò il volto, fiondandosi sul colletto del cappotto.
Rimasto ancora immobile e con i palmi sudati, portò lo sguardo di lato per constatare se ci fosse davvero qualcuno oltre a lui:-Sarà stato un normale colpo d’aria, Jin... calmati- si illudeva per cercare di reprimere l’ansia che stava prendendo il sopravvento.  Ansimava, le braccia e le gambe non riuscivano a stare in equilibrio, tremavano come foglie, i tendini del collo e della nuca erano talmente tesi da impedire al ragazzo di compiere un qualsiasi movimento, anche il più semplice. Fu allora che Jin si sentì afferrare con forza la spalla, scostandosi di scatto per poi voltarsi: nessuno era lì e lui era sempre più spaventato. Un senso di nausea lo colpì, era così nervoso che se avesse dato di stomaco avrebbe vomitato anche l’anima.
-Sei un facile bersaglio, Jin...- si sentì riecheggiare in lontananza in mezzo al buio pesto dell’area.
-Chi c’è là!? Che cosa vuoi!?- disse con  voce smorzata per colpa dei nervi troppo irrigiditi.
-Voglio solo te, nient’altro- gli rispose quello ridacchiando sotto i baffi.
Era atrofizzato dalla testa ai piedi, sarebbe stato in grado di scappare ridotto in quelle condizioni?
-Fatti vedere, codardo!- gli urlò contro nervosamente intanto che gli occhi nocciola sfrecciavano da tutte le parti.
-Lo farei, credimi ma al momento non posso proprio... ho di meglio da fare- seguì una sonora risata.
Jin si sentì strano, diverso: c’era qualcosa che non quadrava in lui, la testa gli faceva così male che dovette portarsi le mani alle tempie, cadendo per terra sulle ginocchia per l’improvviso affaticamento.
-Oh, sei stanco a quanto vedo, forse avresti bisogno di dormire... per un bel po’!- quella voce si era insinuata dentro la sua mente con il solo intento di dominarlo e fare di lui un burattino senza vita nelle sue mani:-Vedi mio caro Kim Seokjin, nessuno ti apprezza né ti ha mai apprezzato, non sei quel tipo di persona che merita attenzioni o complimenti... non sei adatto a nulla-.
Perché? Perché doveva fargli questo? Sentirsi giudicato era l’unica cosa che detestava, il suo disprezzo nei confronti del giudizio altrui era sconfinato, ha sempre odiato sapere cosa la gente pensasse veramente di lui, di ciò che era, di ciò che faceva per realizzare la sua persona e sentirsi se stesso; non riusciva ancora a capire il vero motivo di tutto questo, come mai l’opinione degli altri potesse influire così tanto: magari la troppa insicurezza, la scarsa autostima, l’essere troppo impacciato e timido se non addirittura la sfiducia nelle proprie capacità. Probabilmente si trattava proprio di un mix di tante peculiarità che, come tanti tasselli di un puzzle incastrati gli uni con gli altri, componevano interamente la sua natura e il suo carattere.
Le lacrime sgorgavano a cascate sul viso e l’espressione corrucciata metteva in risalto tutto il suo dolore e la sua intolleranza, era stufo di sentirsi sminuire in questo modo, non sopportava l’idea di dover rimanere fermo lì con le mani in mano a farsi modellare da una stupida voce che voleva soltanto il suo male.
-Devi uscire dalla mia testa! Tu non sei nessuno! Smamma, ora!- urlava Jin a squarciagola nel tentativo di scacciarlo via:-Io non sono come dici! So quanto valgo! Qui l’unica nullità sei proprio tu!-. Cosa diamine aveva appena detto!? Tutti i suoi sentimenti repressi erano usciti fuori all’impazzata tanto da non capirci più niente nemmeno lui: era riuscito davvero ad essere così coraggioso da provocarlo con le sue affermazioni? Quelle parole non potevano fargli più che bene, d’un tratto si sentì più leggero di una piuma: la voce aveva abbandonato la sua testa lasciando le redini a chi di dovere, ossia Jin stesso. In meno di un millisecondo una figura oscura si presentò dinanzi al ragazzo, facendo affidamento sulla sua aria minacciosa per riuscire ad indebolirlo:-Non vuoi proprio mollare, eh Seokjin?- disse quello davanti il corpo del ragazzo messo in ginocchio ai suoi piedi.
-No! E non lo farò finché avrò la forza di combattere!- sbraitò lui con tutto il fiato che aveva nei polmoni, mettendo in mostra le vene del collo esageratamente dilatate.
-Ti darò la dimostrazione del mio essere nessuno!- rise quello aspirando rumorosamente.
Messosi su due piedi, Jin venne improvvisamente catapultato a furia contro gli stand dall’altra parte del padiglione, sbattendo la nuca biondina contro un lato spigoloso di uno di questi e ritrovandosi sommerso di oggetti da esposizione. Perché avrebbe dovuto farsi dominare da quell’essere senza scrupoli, da una stupidissima ombra che approfitta della debolezza altrui per rinforzarsi di conseguenza? Doveva farsi venire un’idea, e al più presto se non voleva lasciarvi le penne.
Pensandoci bene... perché egli non avrebbe potuto fare altrettanto contro il nemico oscuro, facendo di  questa furba metodica un’arma a doppio taglio?
-Hai la benché minima idea di cosa tu sia in realtà? Beh, non penso proprio. Se vuoi te lo dico io...- cominciò Jin davanti l’incredulità e la curiosità dell’altro nel sapere cosa avesse da dirgli:-...sei solo un essere inutile, un’ombra che brancola costantemente nel buio in cerca di nuove vite da collezionare! Fattene una ragione, la tua esistenza non ha affatto senso- mentre sprigionava le sue emozioni soffocate da chissà quanto tempo sentiva l’adrenalina scorrergli a fiumi nelle vene, non aveva mai provato tanta soddisfazione in vita sua, cosa di cui si rese conto fin da subito. Il ringhio di disapprovazione dell’altro fece intuire la sua evidente irritabilità nell’udire ciò che nessuno, a parte lui, aveva  avuto il coraggio di pronunciare. Jin riusciva a percepire la debolezza dell’altro che gradualmente andava sempre aumentando:-Adesso che intenzioni hai, eh? Non riuscirai ad averla vinta su di me, ogni tuo tentativo di farmi del male sarà vano perché nulla più mi spaventa o ferisce!-finì per dire poi tutto d’un fiato.
Guardandosi in giro il ragazzo notò come tutto attorno a lui fosse nero come la pece: in effetti, qual è l’ambiente ideale delle ombre per attaccare le proprie vittime e cibarsi delle loro forze? Ebbene, la risposta fu immediata e fin troppo semplice: doveva condurlo all’esterno, solo... come?
Ritrovatosi ancora seduto con la schiena contro la superficie della bancarella rivoltata in avanti, approfittando della spossatezza dell’altro intento a contorcersi per la troppa confusione, prese a muoversi lateralmente aiutandosi con i palmi delle mani posti ai suoi fianchi. Nonostante l’uomo fosse stato “stordito” Jin cominciò comunque a provare una certa ansia, tanto che i suoi battiti cardiaci divennero via via più instabili, i polsi misero a tremare per la troppa tensione e il sangue prese a battere forte contro le tempie... Da dentro l’ampio tendone in cui si trovava scorse un palese chiarore accecante provenire dalla parte destra dell’ingresso: e se quella luce potesse essere in grado di aiutarlo e farlo riuscire nell’impresa? Senza pensarci due volte, con una spinta della schiena si alzò in piedi scattando come un fulmine verso quella massa di luce folgorante; l’ombra mise a seguirlo, ignara delle intenzioni di Jin. Quest’ultimo si piombò all’esterno, cadendo di brutto sulla spalla. In quel preciso istante, l’ombra riuscì a prenderlo per una caviglia cercando di trascinare il corpo del ragazzo verso l’interno:-Cosa hai intenzione di fare Seokjin!?- gli chiese sarcastica l’ombra, nascosta dietro la tenda per ripararsi dal bagliore.
-Salvarmi la vita, pezzo di bastardo! E tu non riuscirai ad impedirmelo!-. Dette quelle parole Jin si risollevò scattante tirando verso di sé colui che lo tratteneva, esponendolo al balenio; il nemico non fu più in grado di muoversi, la luce lo aveva reso eccessivamente debole e neppure le braccia portate contro il volto scuro riuscirono a scansarlo dal suo destino, dalla fine che si meritava di fare:-Nooo! La luce no!-. Senza pensarci due volte, Jin si fiondò su due piedi all’interno del buco bianco accanto a lui abbandonando in quel sesto livello le sue paure e le sue incertezze, lasciando spazio solo a ciò che contava davvero: l’essere se stesso.

Angolo autrice:
Buonasera armys! Come promesso eccovi il terzultimo capitolo della fanficition... eh si, stiamo quasi arrivando alla fine purtroppo. Mi spiace di aver pubblicato un po’ in ritardo, comprendetemi vi prego ahaha ho avuto tanti dubbi sulla stesura di questo capitolo e proprio per questo mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate (nel caso dovesse apparire incompleto o magari sembrare troppo veloce ditemelo, così rimedio ai miei errori). Sempre un grazie immenso a chi continua a seguire/recensire la storia! Adesso spero solo di riuscire a pubblicare il più presto possibile il seguito... Al prossimo capitolo!
화이팅!!! 
  
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