Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: tenacious_deep_soul 99    31/07/2016    1 recensioni
“Eravate stati avvertiti miei cari ragazzi. Potevate scegliere, avete sprecato l’occasione di rimanere ancora in vita... Adesso fate parte del MIO gioco. Queste sono le condizioni: se vincerete, tutto ritornerà come è sempre stato, in caso contrario... beh, mi pare chiaro. Esistono sette livelli, ognuno adatto a voi. Benvenuti all'inferno!”
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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In quella gelida stanza costruita in pietre, Namjoon stava poggiato con la schiena pressata contro il muro, dormiente. La testa era portata all’indietro e la bocca carnosa, dalle labbra screpolate per via della bassa temperatura, era rimasta semiaperta; uno strano tonfo materializzatosi sopra il suo addome ricurvo lo fece destare, facendo sì che egli potesse sobbalzare verso avanti aprendo di conseguenza gli occhi in maniera repentina. Lanciò un’occhiata furtiva contro la pancia piatta, notando cosa vi era posto sopra: un bizzarro disco in cristallo giaceva fra le molteplici pieghe del pesante maglione di lana arancione del ragazzo che, perplesso, prese a rigirarlo tra le mani per osservarlo da diverse prospettive lasciandovi su le impronte delle sue dita del tutto sudice di polvere. Incuriosito abbastanza dall’aura misteriosa emanata da quell’oggetto venuto fuori dal nulla e caduto da chissà dove, decise di intascarlo non prima di averlo ripulito per bene con l’estremità della lunga manica cui tessuto, stretto dentro ad un pugno, appariva sporco e stropicciato. Levatosi in piedi dopo essersi scostato a dovere dal muro freddo come il ghiaccio cominciò ad esaminare ogni angolo della stanza: benché vi fosse una certa oscurità a circondarlo, Namjoon riuscì nettamente a distinguere la parete marcia di fronte a lui da una vecchia  e doppia porta in ferro stracolma di ruggine. Lisciatosi il ciuffo di capelli biondini cadente sulla fronte e stropicciatosi gli occhi con il dorso della mano per mettere bene a fuoco, diede inizio ad una vera e propria ispezione del vano immerso nel buio: sulle mura camminavano liberi insetti di qualsiasi tipo, l’aria lì dentro era pesante a causa dell’eccessiva umidità e il pavimento appariva scivoloso per via del terriccio grigio posto sulla sua superficie.
Guidato da lievi raggi di luce soffusa passante tra gli spiragli della porta si diresse verso la sua destra, la parte più buia dell’intero ambiente; inciampando su una fuga di un mattone rialzato venne a precipitare verso avanti, salvandosi il viso con i palmi delle mani i quali sbatterono sul muro ricoperto dalle tenebre posto a una ventina di centimetri di distanza da lui: da questo cominciò a rivelarsi uno strano scricchiolio... uno scheletro stava appeso su di esso, tenuto dai polsi tramite vecchi anelli cementati nel muro dai quali cadevano lunghe catene nere arrugginite. Ritrovatosi il viso proprio di fronte al cranio quasi fracassato, con lo sguardo inorridito rivolto verso le ossee cavità degli occhi, balzò all’indietro emettendo un mezzo urlo smorzato:-Ma dove diamine sono finito!?- esclamò terrorizzato mentre, piegato in due e con una mano sulla coscia, stava con il palmo poggiato sul petto per cercare di calmare i suoi battiti cardiaci, accelerati di colpo.
Il suo respiro era talmente affannoso che sembrava avesse appena corso la maratona di New York.
Sedutosi per terra con lentezza, si strofinò la fronte col dorso della mano nel tentativo di asciugarsi le gocce di sudore che lo accarezzavano dolcemente. Si era appena reso conto di essere completamente solo, rinchiuso in una stanza senza uscita o almeno, presente ma del tutto inutile; Namjoon ha sempre odiato rimanere isolato dal resto del mondo, dalla vita vera, da ciò che c’era lì fuori, non ha mai tollerato la solitudine perché questa era sempre capace di renderlo fragile, in balìa di se stesso e delle sue emozioni più profonde che, con gli altri, riusciva a tenere ben nascoste. Il senso di oppressione scaturito da quelle pareti grigie e certamente ricche di agghiaccianti episodi era via via più forte tanto da far nascere in lui un tremendo senso di angoscioso malessere.
Dei rumori di natura incerta si sentivano provenire dall’esterno, diretti verso il rottame di ferro di quella maledetta cella di isolamento. Il suono di ripetuti schiocchi di chiavi nella vecchia serratura di quella porta fatiscente facevano eco dentro la stanza nella quale ogni fonte sonora veniva amplificata il doppio dato il nulla totale al suo interno. Il pesante cigolio di ferro vecchio fu accompagnato dalla presenza di una lampada ad olio diffondente una sottile luce gialla, la quale dondolava ad ogni passo mosso da chiunque la stesse reggendo in mano: quasi difficile da distinguere con lo sfondo scuro dietro di sé, una figura ombrosa illuminata in parte dalla lanterna si addentrava ciondolante nella stanza, puntando la fonte di luce alta contro il ragazzo, rimasto ancora seduto al centro della cella con le gambe accerchiate dalle braccia magre.
Guardava fisso nella sua direzione il tizio strambo che aveva appena fatto il suo ingresso e che graffiava la voce ad ogni movimento. Richiuse dietro di sé l’enorme pezzo di ferro reggentesi in piedi grazie a chissà quale stregoneria e mise a camminare verso il biondino dalle fossette scavate sulle guance; rimase fermo per qualche secondo a qualche metro da lui, poi riprese a camminare sventolando ancora quella antica lanterna di bronzo dall’aria abbastanza semplice.
-Sei tu Kim Namjoon?-  chiese lui con un accenno di voce rauca. Quel tipo puzzava di fumo, sembrava fosse uscito da poco da un affumicatoio, l’odore pesante del tabacco era nauseante, più insopportabile della puzza di muffa. Namjoon non rispose, aveva timore di quel tizio e di quello che avrebbe potuto fargli poiché non sembrava una persona messa tanto bene mentalmente.
-Allora ragazzo, rispondi! Sei tu o no Kim Namjoon!?- gli urlò contro mettendo in mostra da dietro la lampada un paio di grandi occhi rossi come rubini.
-Si sono io...- fu l’unica cosa che riuscì a dire prima che le corde vocali gli si paralizzassero. Quello annuì di rimando e, emettendo gli stessi strani versi di prima, si incamminò verso il muro di fronte al ragazzo:-Che posto è questo? Lei chi è? E come fa a sapere il mio nome!?- chiese tutto d’un fiato lui, deglutendo pesantemente.
-Troppe domande a cui rispondere. Vedo che hai già fatto conoscenza con il nostro amico...- disse indicando con l’indice tremolante lo scheletro incatenato al muro cui espressione “sorridente” metteva costantemente i brividi ogni qual volta le si lanciava anche solo una benché minima occhiata:-...sembri una persona molto curiosa Kim Namjoon e, sai, la curiosità a volte può uccidere- terminò sghignazzando.  Namjoonie ancora non aveva capito che cosa fosse venuto a fare quello lì, ma forse quel sogghigno gli fornì qualche valida spiegazione...
-Che cosa ci faccio qui?- chiese il ragazzo mentre si schiariva la gola aspettando una risposta.
-Come avrai potuto notare qui siamo in una prigione: secondo te cosa può farci una persona in un luogo come questo, eh?- rise aspirando quello mentre sputava della saliva per terra:-Sei stato condannato, bello. Usa la zucca!-.
-Condannato!? Per quale ragione!? Non ho mai fatto nulla di male!- replicò Namjoonie in preda all’ansia. Le sue labbra cominciarono ad asciugarsi e la salivazione si era bloccata del tutto.
-Ma come per cosa, ragazzo!?- agitava la lanterna mentre zoppicava, camminando verso Rap Monster che nel frattempo aveva indietreggiato:-Per la tua esistenza, è chiaro...-. Namjoon aveva avvertito che qualcosa non andava, c’era sotto del losco, e non gli garbava per niente. Il ragazzo era in costante tensione, il cuore gli era arrivato alla gola e pulsava talmente forte che sembrava dovesse esplodere a momenti, quasi fosse una mina vagante. Si inumidì le labbra con quella poca saliva che si ritrovava e, senza spostarsi di un millimetro, cominciò a muovere rapidamente gli occhi portandoli da destra a sinistra e viceversa.
-...e il mio compito, adesso, è quello di farti fuori!- continuò il vecchio tizio pazzo esponendo alla luce fioca della lampada una daga affilata di medie dimensioni dalla lama scintillante.
In quegli attimi il senso di sgomento presente da prima nel ragazzo aumentò vertiginosamente. Il tipo psicopatico, dopo aver gettato alle sue spalle la lanterna ad olio, con una mezza corsa si fiondò sopra a Namjoon mentre stava alzandosi, portando la sua schiena a pressare contro il muro spigoloso: nonostante quello fosse più basso del rapper, fu comunque capace di bloccarlo per bene fra le sue braccia e la parete puntandogli, con la mano destra, la daga posta orizzontalmente contro il suo collo.
Il ragazzo si dimenava in cerca di una scappatoia, sperando di riuscire a sfuggire al pazzo nonché alla morte stessa; con entrambe le mani fece leva su quelle del tizio afferrato per i polsi, allontanando sempre più difficilmente  e con notevole affanno il coltello dalla sua vista. L’istinto di sopravvivenza era più forte di qualunque altra sua qualità, era questo infatti che lo contraddistingueva da quella massa che ogni giorno diventava gradualmente più indistinguibile.
Con una spinta verso avanti fece catapultare all’indietro l’assassino, facendolo cadere per terra.
-Tenace, Namjoon...- disse quello mentre si rialzava per poi fiondarglisi di nuovo addosso, cappottando entrambi. Lo squilibrato fece per alzare il braccio cui mano stringeva ancora la daga per dirigerlo contro il ragazzo quando fu bloccato dal polso dalla stretta morsa di quest’ultimo dal viso diventato tutto rosso a causa dello sforzo impiegato nel tentativo di salvarsi le penne. Quel coltellaccio si allontanava e si avvicinava alternativamente al suo viso poiché la potenza nell’arto cominciava a venire sempre meno e impossibilitato quindi ad aiutarsi con l’altro braccio, tenuto saldamente a terra... girato il volto contro il palmo della mano aderente al pavimento scorse, per puro colpo di fortuna, un pezzo di mattone squadrato: cercò di avvicinarlo a sé con le punte delle dita ma, visto che stava a qualche centimetro di distanza da esse, Namjoon decise di scansarsi piano piano per far sì che potesse afferrarlo saldamente nonostante il peso del nemico addosso; sembrava un’impresa impossibile poiché doveva porre maggiore attenzione al coltello per potersi muovere di conseguenza.
Una volta che fu abbastanza vicino ad esso lo afferrò stringendo bene le dita e, con tutta la potenza che aveva, liberò il braccio dalla salda presa dell’aggressore sbattendogli violentemente il mattone rotto contro il cranio: d’un tratto gli occhi rossi divennero inespressivi e un sonoro crac accompagnò il tonfo del corpo ormai esanime dell’uomo, caduto di botto sopra a Namjoon. Questo, dopo essersi ripreso dal trauma che aveva subito, riprese a respirare regolarmente poi scansò malamente e con colpo secco il corpo dell’altro.
-Adesso il tuo amico scheletro non sarà più solo a quanto pare...- disse alzandosi mentre si scrollava la sporcizia di dosso guardando l’uomo, disteso senza vita in quel pavimento freddo e ricoperto del suo sangue nero, circondantegli la testa. Intento a scappare da quel luogo maledetto, si chinò verso il nemico e, sfilato un mazzo di chiavi posto su uno dei ganci del pantalone corse dritto verso la porta in ferro; le mani erano sudate e le dita gli tremavano, le chiavi gli scivolavano per tutta la superficie di entrambi i palmi trovatisi in un misto di polvere e sangue. Non ci mise molto a trovare quella giusta, una chiave bronzea a dir poco malconcia che lo avrebbe finalmente liberato; date varie mandate nella serratura, Namjoon poté tirare a sé la pesante porta cigolante: dall’esterno una luce folgorante lo costrinse a coprirsi gli occhi ma non a proseguire via da quel luogo infernale.
Anche quel settimo livello era finalmente terminato, ma il meglio doveva ancora venire: questo era solo l’inizio della fine...

Angolo autrice:
Ma buonsalve armys! Anche stavolta sono riuscita a pubblicare il capitolo, il nostro penultimo capitolo. “Penultimo!? Ma non doveva essere l’ultimo!?” direte voi... eh no my friends, non è così. Manca ancora un ultimo capitolo al termine della fanfiction e conterrà qualche elemento fantasy (momento spoiler del minuto)! Cosa dire di più? Colgo l’occasione per ringraziare con tutto il cuore coloro che leggono e recensiscono, mi fa piacere sapere che la ff venga apprezzata nel suo essere, mi sono impegnata davvero tanto per far sì che venisse bene -soprattutto, data la mia inesperienza nel tipo di storia- e che risultasse qualcosa di diverso dai soliti cliché del genere horror/paranormale. Spero solo di non farvi attendere troppo tempo per il gran finale perché purtroppo posso dedicarmi alla scrittura solo a tempo perso... Farò del mio meglio!
Tanti tanti baci, alla prossima! 안녕 친구!      
  
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