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Autore: angelo_nero    29/07/2016    2 recensioni
Family Brief: Vegeta, Bulma, Trunks e Bra. Momenti della vita di tutti i giorni come una comune famiglia.
dal primo capitolo:
Dopo una buona ora e mezza finalmente l'intera tavolata aveva finito di mangiare, c'era ancora chi restava seduto a bersi un bicchiere di vino, mentre altri si intrattenevano chiacchierando o, come i piccoli Saiyan mezzo sangue, si sgranchiva i muscoli tirando quattro pugni. Vegeta era rimasto seduto a tavola ad osservarsi intorno, il suo sguardo passava dalla moglie che chiacchierava con C-18 e la moglie dell'eroe, al figlio che giocava con Goten. Come lui, seduto ancora al tavolo, c'era il suo amico/nemico, forse l'unico, che sorseggiava un bicchiere d'acqua a pasto ormai ultimato. Goku si sentiva troppo spossato per alzarsi da quella sedia diventata improvvisamente troppo comoda: anche l'eroe teneva d'occhio la propria famiglia per assicurasi che nessuno si facesse male o che il Genio non si avvicinasse eccessivamente alla moglie.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trunks si fece largo tra i cespugli alti il doppio di lui che gli sbarravano la strada. Spostò un paio di rami per evitare che gli finissero in faccia, una volta sorpassati.
Saltò, infine, una radice fin troppo spessa ed avanzò di qualche passo prima di fermarsi e guardarsi intorno: almeno di giorno si vedeva qualcosa in più, oltre alla fitta vegetazione che si espandeva per ogni dove.
Per esempio, quella costruzione gigantesca che si erigeva a pochi metri da loro e che assomigliava ai templi degli Aztechi, anche se Trunks dubitava fermamente che l'antica popolazione fosse arrivata sul quel pianeta a centinaia di anni luce dalla Terra ad insediarsi.
Il piccolo Saiyan fu indeciso se andare a controllare all’interno o girarle attorno e proseguire oltre.
-Cos’è quella costruzione?- squittì una voce poco lontana.
Trunks si voltò ad osservare la madre correre nella sua direzione e fermarsi qualche passo più avanti a lui.
-Non ne ho idea.- disse mentre anche il padre li raggiungeva, preceduto da Bra che avanzava a passo mal fermo.
Bulma sganciò dalla cintura dei pantaloni un binocolo e lo usò per scrutare meglio la costruzione davanti a loro.
Alle sue spalle i due maschi si scambiarono un’occhiata confusa e Trunks si limitò a un’alzata di spalle come risposta alla muta domanda del genitore: anche lui si chiedeva cosa avesse intenzione di fare la madre. Puntarono lo sguardo sulla donna che sembrava intenta ad analizzare da lontano il monumento dalle sembianze familiari, in attesa di un suo movimento che facesse capire le sue intenzioni.
-Ehm, mamma vuoi avvicin- EHI!- disse il ragazzino quando la madre scattò in avanti senza dar segno di volerli aspettare.
La donna si fece largo tra le foglie, anche se molti rami le graffiavano la pelle e il fango scivoloso e appiccicoso aveva iniziato a bloccarle i movimenti. Si fermò esattamente davanti all’entrata dell’immenso monumento che la sovrastava, mentre, dietro di lei i due figli e il marito la seguivano. Girò attorno alla costruzione, facendosi largo tra l’erba alta che costeggiava i fianchi e fece scorrere la mano lungo tutta la superficie, tastando uno per uno i blocchi che la componevano, alla ricerca di un passaggio segreto o qualcosa di simile.
Trunks, che teneva per mano Bra, e Vegeta la seguivano passo passo nella sua assurda ricerca. Secondo loro non c’era alcun passaggio segreto, dovevano semplicemente passare dall’ingresso principale, magari facendo saltare in aria la porta o qualunque cosa fosse ciò che lo sigillava.
Bra si liberò dalla presa del fratello e si mise a girare attorno alla costruzione dal lato apposto.
-Bra, dove vai?- le chiese Trunks
Seguita a pochi passi dal fratello maggiore percorse corricchiando la metà del lato destro della costruzione, poi si fermò di colpo ed alzò il visino verso un punto non ben indentificato che il ragazzino non riuscì a definire.
Trunks fissò perplesso sua sorella fin quando non si decise anche lui ad alzare la testa per osservare ciò che la bimba stava a guardare. Alzò le sopracciglia e la sua espressione assunse un tono di pura sorpresa.
-Wow!-
***
Vederla girare attorno a quella costruzione gli stava facendo venire il mal di mare. La voglia di far saltare tutto in aria si faceva sempre più pressante mano a mano che l’azzurra aggiungeva un giro a quelli completi che aveva già fatto attorno al monumento. Cosa diavolo continuava a camminare in tondo a fare, se tanto ciò che cercava non c’era!?
Bulma, invece, ignara delle manie di distruzione del compagno, continuava a studiare mattone per mattone ogni singola parete. Le aveva girate tutte almeno tre volte ma non si spiegava come mai non vi fosse alcun passaggio o leva o pulsante o qualsiasi altra cosa che le avrebbe permesso di accedere al santuario. Nei suoi viaggi alla ricerca delle sfere del drago da ragazzina, aveva visitato i luoghi più disparati e, come le disavventure che aveva vissuto con Goku le avevano insegnato, c’era sempre un modo per entrare. Sempre.
Fermò il suo andazzo e rimase a fissare la parete di fronte a lei in cagnesco: ci doveva pur essere un modo per entrare in quel posto! Aggrottò le sopracciglia mentre la sua mente geniale cominciava lavorare, creando le varie possibilità che avrebbe potuto intraprendere a quel punto. Quella di passare oltre era fuori discussione, voleva vedere e capire chi – o cosa – avesse costruito quel posto. Magari avrebbe trovato anche qualcosa che poteva confermare l’idea che, la vita sulla Terra, in realtà era nata nello spazio profondo.
Che ci fosse un punto dove lei ancora non aveva guardato?
Alzò la testa verso il cielo rosato di quello strano pianeta in cerca di ispirazione. Ma i suoi occhi azzurri non incontrarono mai l’ambigua volta sopra la sua testa e si fermarono piuttosto sulla parte alta della costruzione, dove si intravedeva un’apertura. Sorrise soddisfatta: aveva trovato la loro entrata.
- Mamma! - gridò Trunks. – Credo di aver trovato il modo di entrare, o meglio l’ha trovato Bra. -
Bulma continuò a guardare in alto: – Penso di averla trovata anche io. L’unico problema è come arrivare lassù… – borbottò sovrappensiero.
Il ragazzino battè le palpebre confuso e piegò la testa di lato incrociando le braccia la petto. Osservò la madre mentre tentava, invano, di scalare la scivolosa e ripida parete del monumento. La vide scivolare giù due, tre, quattro volte prima di decidersi a richiamarla.
- Mamma? -
Bulma sembrò non dargli attenzione mentre tentava, per la quinta volta, di scalare, senza riuscirci.
Trunks le si avvicinò di un paio di passi. Nel frattempo, silenzioso come il più esperto dei predatori, a godersi la scena, assolutamente patetica, gli si era affiancato anche Vegeta: Bulma sembrava aver trovato un appiglio e aveva scalato un paio di centimetri in più prima di bloccarsi di nuovo.
- Mamma…? Mamma? Mamma! - la richiamò ancora con più convinzione.
La donna dai capelli azzurri alla fine perse l'appoggio e si ritrovò con il sedere a terra in men che non si dica.
- Accidenti che male! Si può sapere che c’è, Trunks? Sto cercando di arrampicarmi. -
- A me sembra che tu stia cercando di romperti l’osso del collo. - disse Vegeta incrociando le braccia al petto, con il chiaro intento di non intervenire se la donna fosse scivolata ancora.
Bulma lo ignorò e tentò nuovamente di arrampicarsi.
- Mamma! - urlò di nuovo il ragazzino.
Bulma gli scoccò un’occhiataccia. – Che c’è!? -
Trunks indicò il padre. – Noi possiamo volare. Te lo sei dimenticato? -
La donna si riscosse e si diede della stupida da sola. Come si faceva a dimenticare di aver procreato con un Saiyan in grado di levitare a suo piacimento? Scivolò giù dalla parete e borbottando un “Lo sapevo, volevo solo vedere se riuscivo a cavarmela da sola” si diresse verso la più piccola della famiglia, lasciata sola a fissare l’apertura a circa dieci metri dal suolo.
- Questa è più in alto dell’altra. -
- Sì, ma sembra avere un punto d’appoggio più largo - disse Trunks indicando la rientranza.
Bulma, che non riusciva a vedere così lontano, dovette fidarsi delle parole del figlio.
- Bene, ma come arriviamo lassù? O meglio, come arrivo io lassù? - disse rivolgendo lo sguardo sul marito che la fissava a braccia conserte.
- Hai già abbandonato l’idea di scalarla a mani nude? - le chiese sarcastico, mentre Bra e Trunks si alzarono in volo.
Bulma avrebbe tanto voluto picchiarlo. – Smettila di prendermi in giro e portami fin là! - urlo additando il punto che Bra e Trunks si accingevano a raggiungere.
Il principe sciolse le braccia dalla posizione conserta e mostrò i denti indispettito. – Non darmi ordini, Bulma. Non lo sopporto -
La scienziata mantenne il suo sguardo senza paura. – Se non vuoi sentirti dare ordini avresti dovuto farlo e basta. - sibilò di rimando.
I due rimasero a guardarsi in cagnesco: come al solito ogni pretesto era buono per litigare. Trunks alzò gli occhi al cielo scocciato, chiedendosi cosa avesse fatto di male per ritrovarsi due genitori del genere.
- Ehi! Muovetevi! Altrimenti io e Bra entriamo senza di voi! - urlò attirando l’attenzione dei litiganti, che smisero di guardarsi in cagnesco per osservare lui.
Bra fece “ciao ciao” con la mano in direzione dei genitori, comodamente seduta nella rientranza.
Vegeta si limitò ad un ringhio sommesso prima di prendere in braccio la consorte e levitare fino a raggiungere il punto dove i loro figli erano fermi.
Bulma entrò nella piccola nicchia. – Ma è chiusa. -
Trunks si voltò verso la finestrella: sembrava essere stata bloccata dall’interno con una lastra di quello che sembrava vetro. Aggrottò le sopracciglia.
Bulma si avvicinò alla lastra e provò a spingerla via, non smuovendola di un millimetro. – Inutile, non si sposta.-
Si mise in ginocchio rimanendo a fissare truce l’apertura, come se guardandola male potesse d’incanto aprirsi. Tentò di buttarla giù con un calcio piuttosto forte, parlando dei suoi standard di donna umana, ma fu inutile anche quel tentativo.
- Perché non ti apri, stupida finestra!? -
Prima che Bulma potesse dar di matto e iniziare a picchiare un oggetto inanimato con il fumo che le usciva dalle orecchie, la piccola Bra le si avvicinò con calma, gattonando. La donna osservò la sua bambina senza capire le sue intenzioni.
La piccola fissò la lastra facendo ondeggiare la lunga coda alle sue spalle e con il dito in bocca. Si mise seduta sui talloni e guardò attorno a lei come se volesse constatare la solidità del posto. Poi, senza togliere il pollice dalla bocca, tese un braccio davanti a lei con la mano aperta. Sul piccolo palmo si formò una sfera d’energia non molto potente che venne poi scagliata contro la lastra, che si disintegrò all’istante provocando un gran polverone. Alcuni pezzi di vetro furono scagliati qua e là ma per fortuna nessuno di essi fu in grado di far loro del male.
Bulma incrociò le braccia la petto. – Certo, per voi è tutto più facile. – borbottò mentre Trunks la precedeva e si calava giù dalla finestra.
Il piccolo Saiyan atterrò illeso sulle proprie gambe e saltellò sul posto un paio di volte. Poi rivolse lo sguardo al padre. – Non possiamo volare qui dentro. Non so perché, ma sembra che qualcosa ce lo impedisca. -
Vegeta aggrottò le sopracciglia senza dire niente e fece per scendere ma Bra lo precedette e si lanciò a peso morto dalla finestra.
- Bra! -
Le braccia leggere del fratello accolsero la sorellina, calmando l'incedere del cuore impazzito di Bulma, mentre la piccola sembrava tutt’altro che spaventata dalla caduta nel vuoto di almeno quindici metri. Il glicine alzò lo sguardo sui genitori e si aprì in un sorriso rassicurante.
Bulma sospirò sollevata portandosi una mano al petto. Aveva seriamente temuto per la vita della sua bambina. Si voltò verso il marito che la fissava in modo strano, sembrava volerle dire qualcosa.
- Che c’è? Mi sono spaventata! Se non ci fosse stato Trunks, Bra adesso sarebbe una frittata. - si sfogò.
Il Saiyan alzò un sopracciglio impercettibilmente. – Bra è mia figlia – soggiunse, con logica imbattibile.
- Ti ricordo che qui dentro non potete volare! - lo ribeccò invece lei.
Il Saiyan si sedette sul bordo della finestra e guardò di sotto, per niente spaventato dall’altezza del salto che avrebbe dovuto affrontare. Si voltò verso di lei.
- Non si sarebbe fatta male in alcun modo - le disse fissandola negli occhi prima di lasciarsi cadere.
Bulma rimase un attimo a riflettere su quelle parole e nel mentre il marito era già scomparso dalla sua vista. – Ehi! Non andartene quando ti parlo! -
- Smettila di blaterale e vieni giù! - le urlò di rimando.
La scienziata deglutì spaventata. – Neanche per sogno! Io non sono come voi, se salto da qui mi sfracello! -
Il principe atterò pochi secondi dopo sulle proprie gambe, come se niente fosse.
- Voi andate avanti, io vi aspetto qui. - disse sedendosi a gambe incrociate.
- Scordatelo! Non ti lascio qui! -
Bulma sembrò non ascoltarlo. Non gli rispose.
- Ehi! Gradirei una risposta! -
La donna allora si affacciò. – Oh ma guarda! Ti dico la stessa cosa da dodici anni! Com’è sentirsi ignorati dal proprio interlocutore? -
La pazienza del principe cominciava a venir meno, quella donna chiacchierava troppo e faceva pochi fatti.
- Se scendi di lì, ascolterò tutti i tuoi vaneggi sugli ultimi progetti che hai portato a termine! - tentò di convincerla.
- Allora non è vero che non mi ascolti. Fai finta di non ascoltarmi! Che è peggio! - esclamò Bulma, tra le eco dell'inquietante tempio.
Vegeta stava seriamente valutando l’idea di lasciarla lì e andarsene per la sua strada. Se fosse stata in pericolo fatti suoi!
- Se ci tieni a farmi presente queste stronzate, vieni giù! Non ho voglia di litigare a quindici metri di distanza! - urlò spazientito.
Bulma gli fece la linguaccia ma si mise comunque seduta sul bordo, le gambe che penzolavano nel vuoto. Quindici metri separavano lei dal pavimento e di conseguenza da una morte per sfracellamento.
“Beh, almeno se mi romperò la testa morirò sul colpo. Senza soffrire.”
- Smettila di pensare alle possibilità che hai di morire e salta! -
Bulma gonfiò le guance, indispettita: Vegeta con gli anni aveva imparato a fare la stessa cosa che lei faceva con lui. Si rendeva finalmente conto di quanto potesse essere odioso e confortante allo stesso momento quando qualcuno, a te vicino, ti conosceva così bene da saper dire esattamente cosa pensavi e quando lo pensavi.
Osservò ancora una volta la distanza che la separava dalla sua famiglia. Deglutì, spaventata.
- Sei sicuro che non farò la fine di una frittata? - gli chiese con voce tremante mentre si spostava un po’ più in pizzo.
Vegeta sbuffò. –Ti pare che dopo tutto questo casino ti lascio morire in quella maniera? Se proprio devo ucciderti, lo faccio io -
- Non è divertente! Tanto lo so che non lo faresti mai! -
- Smettila di blaterale e scendi! Non abbiamo tutto il giorno! -
Bulma prese un bel respiro e fissò un’ultima volta l’enorme altezza che avrebbe dovuto coprire. La paura la bloccò: lei era una semplice umana, diamine!, perché suo marito non lo capiva?
- Non puoi venirmi a prendermi tu? - chiese con voce tremante.
- Non posso volare qui dentro. Scendi! -
L’azzurra era ancora piuttosto titubante, sicura che una volta effettuato il salto sarebbe morta.
- Ehi - la voce di lui la riscosse. – Ti fidi di me? -
Se si fidava? Dannazione, sì! Altrimenti non gli avrebbe mai permesso di entrare nella propria vita, farla a pezzi e poi ricostruirla pezzo per pezzo. Si fidava di suo marito più di quanto si fosse mai fidata di Yamcha o di Goku stesso.
Si disse che Vegeta, per quanto sadico fosse, non avrebbe mai lasciato morire la donna che amava in quel modo atroce senza fare niente per impedirlo. O no?
Scosse la testa e decise di non pensare più a nulla. Prese un altro bel respiro e si spinse giù, serrando gli occhi non appena avvertì il terreno mancargli sotto i piedi. Il volo le sembrò eterno, il vento le sferzava la faccia in modo quasi doloroso, lo stomaco sembrava essere sul punto di risalire su per l’esofago e il battito del suo cuore era talmente veloce che credeva sarebbe potuto fermarsi.
Il principe, dal canto suo, seguì ogni istante della caduta libera di Bulma e, quando fu vicina, tolse le mani dalle tasche per allungare le braccia verso di lei, pronto ad afferrarla. La donna atterrò addosso a lui a peso morto, in modo talmente violento che il Saiyan fece fatica a rimanere in piedi. Non disse nulla ma nella sua testa cominciarono a formarsi dei sospetti.
- Te lo avevo detto che non ti saresti ammazzata -
Bulma finalmente ebbe il coraggio di aprire gli occhi, se pur lentamente. Incrociò lo sguardo d’ossidiana che tanto amava, sentendo tutto d’un botto la paura scemare. Lo abbracciò d’impulso, lasciandolo stupito. Si sentiva al sicuro tra le sue braccia, era certa che niente avrebbe potuto scalfirla. Si lasciò andare ad un sospiro prima di tornare a guardarlo negli occhi. Gli sorrise.
- Grazie -
Lui arrossì un poco e borbottò qualcosa di incomprensibile, rimettendola poi a terra. Peccato che l’adrenalina scorresse ancora veloce nel sangue della scienziata e le gambe non la ressero. Fu perciò costretta ad approfittare del compagno per tenersi su. Quando il battito frenetico del suo cuore si placò, Bulma si staccò dal compagno, finalmente in grado di reggersi da sola.Trunks si fece largo tra i cespugli alti il doppio di lui che gli sbarravano la strada. Spostò un paio di rami per evitare che gli finissero in faccia, una volta sorpassati.
Saltò, infine, una radice fin troppo spessa ed avanzò di qualche passo prima di fermarsi e guardarsi intorno: almeno di giorno si vedeva qualcosa in più, oltre alla fitta vegetazione che si espandeva per ogni dove.
Per esempio, quella costruzione gigantesca che si erigeva a pochi metri da loro e che assomigliava ai templi degli Aztechi, anche se Trunks dubitava fermamente che l'antica popolazione fosse arrivata sul quel pianeta a centinaia di anni luce dalla Terra ad insediarsi.
Il piccolo Saiyan fu indeciso se andare a controllare all’interno o girarle attorno e proseguire oltre.
-Cos’è quella costruzione?- squittì una voce poco lontana.
Trunks si voltò ad osservare la madre correre nella sua direzione e fermarsi qualche passo più avanti a lui.
-Non ne ho idea.- disse mentre anche il padre li raggiungeva, preceduto da Bra che avanzava a passo mal fermo.
Bulma sganciò dalla cintura dei pantaloni un binocolo e lo usò per scrutare meglio la costruzione davanti a loro.
Alle sue spalle i due maschi si scambiarono un’occhiata confusa e Trunks si limitò a un’alzata di spalle come risposta alla muta domanda del genitore: anche lui si chiedeva cosa avesse intenzione di fare la madre. Puntarono lo sguardo sulla donna che sembrava intenta ad analizzare da lontano il monumento dalle sembianze familiari, in attesa di un suo movimento che facesse capire le sue intenzioni.
-Ehm, mamma vuoi avvicin- EHI!- disse il ragazzino quando la madre scattò in avanti senza dar segno di volerli aspettare.
La donna si fece largo tra le foglie, anche se molti rami le graffiavano la pelle e il fango scivoloso e appiccicoso aveva iniziato a bloccarle i movimenti. Si fermò esattamente davanti all’entrata dell’immenso monumento che la sovrastava, mentre, dietro di lei i due figli e il marito la seguivano. Girò attorno alla costruzione, facendosi largo tra l’erba alta che costeggiava i fianchi e fece scorrere la mano lungo tutta la superficie, tastando uno per uno i blocchi che la componevano, alla ricerca di un passaggio segreto o qualcosa di simile.
Trunks, che teneva per mano Bra, e Vegeta la seguivano passo passo nella sua assurda ricerca. Secondo loro non c’era alcun passaggio segreto, dovevano semplicemente passare dall’ingresso principale, magari facendo saltare in aria la porta o qualunque cosa fosse ciò che lo sigillava.
Bra si liberò dalla presa del fratello e si mise a girare attorno alla costruzione dal lato apposto.
-Bra, dove vai?- le chiese Trunks
Seguita a pochi passi dal fratello maggiore percorse corricchiando la metà del lato destro della costruzione, poi si fermò di colpo ed alzò il visino verso un punto non ben indentificato che il ragazzino non riuscì a definire.
Trunks fissò perplesso sua sorella fin quando non si decise anche lui ad alzare la testa per osservare ciò che la bimba stava a guardare. Alzò le sopracciglia e la sua espressione assunse un tono di pura sorpresa.
-Wow!-
***
Vederla girare attorno a quella costruzione gli stava facendo venire il mal di mare. La voglia di far saltare tutto in aria si faceva sempre più pressante mano a mano che l’azzurra aggiungeva un giro a quelli completi che aveva già fatto attorno al monumento. Cosa diavolo continuava a camminare in tondo a fare, se tanto ciò che cercava non c’era!?
Bulma, invece, ignara delle manie di distruzione del compagno, continuava a studiare mattone per mattone ogni singola parete. Le aveva girate tutte almeno tre volte ma non si spiegava come mai non vi fosse alcun passaggio o leva o pulsante o qualsiasi altra cosa che le avrebbe permesso di accedere al santuario. Nei suoi viaggi alla ricerca delle sfere del drago da ragazzina, aveva visitato i luoghi più disparati e, come le disavventure che aveva vissuto con Goku le avevano insegnato, c’era sempre un modo per entrare. Sempre.
Fermò il suo andazzo e rimase a fissare la parete di fronte a lei in cagnesco: ci doveva pur essere un modo per entrare in quel posto! Aggrottò le sopracciglia mentre la sua mente geniale cominciava lavorare, creando le varie possibilità che avrebbe potuto intraprendere a quel punto. Quella di passare oltre era fuori discussione, voleva vedere e capire chi – o cosa – avesse costruito quel posto. Magari avrebbe trovato anche qualcosa che poteva confermare l’idea che, la vita sulla Terra, in realtà era nata nello spazio profondo.
Che ci fosse un punto dove lei ancora non aveva guardato?
Alzò la testa verso il cielo rosato di quello strano pianeta in cerca di ispirazione. Ma i suoi occhi azzurri non incontrarono mai l’ambigua volta sopra la sua testa e si fermarono piuttosto sulla parte alta della costruzione, dove si intravedeva un’apertura. Sorrise soddisfatta: aveva trovato la loro entrata.
- Mamma! - gridò Trunks. – Credo di aver trovato il modo di entrare, o meglio l’ha trovato Bra. -
Bulma continuò a guardare in alto: – Penso di averla trovata anche io. L’unico problema è come arrivare lassù… – borbottò sovrappensiero.
Il ragazzino battè le palpebre confuso e piegò la testa di lato incrociando le braccia la petto. Osservò la madre mentre tentava, invano, di scalare la scivolosa e ripida parete del monumento. La vide scivolare giù due, tre, quattro volte prima di decidersi a richiamarla.
- Mamma? -
Bulma sembrò non dargli attenzione mentre tentava, per la quinta volta, di scalare, senza riuscirci.
Trunks le si avvicinò di un paio di passi. Nel frattempo, silenzioso come il più esperto dei predatori, a godersi la scena, assolutamente patetica, gli si era affiancato anche Vegeta: Bulma sembrava aver trovato un appiglio e aveva scalato un paio di centimetri in più prima di bloccarsi di nuovo.
- Mamma…? Mamma? Mamma! - la richiamò ancora con più convinzione.
La donna dai capelli azzurri alla fine perse l'appoggio e si ritrovò con il sedere a terra in men che non si dica.
- Accidenti che male! Si può sapere che c’è, Trunks? Sto cercando di arrampicarmi. -
- A me sembra che tu stia cercando di romperti l’osso del collo. - disse Vegeta incrociando le braccia al petto, con il chiaro intento di non intervenire se la donna fosse scivolata ancora.
Bulma lo ignorò e tentò nuovamente di arrampicarsi.
- Mamma! - urlò di nuovo il ragazzino.
Bulma gli scoccò un’occhiataccia. – Che c’è!? -
Trunks indicò il padre. – Noi possiamo volare. Te lo sei dimenticato? -
La donna si riscosse e si diede della stupida da sola. Come si faceva a dimenticare di aver procreato con un Saiyan in grado di levitare a suo piacimento? Scivolò giù dalla parete e borbottando un “Lo sapevo, volevo solo vedere se riuscivo a cavarmela da sola” si diresse verso la più piccola della famiglia, lasciata sola a fissare l’apertura a circa dieci metri dal suolo.
- Questa è più in alto dell’altra. -
- Sì, ma sembra avere un punto d’appoggio più largo - disse Trunks indicando la rientranza.
Bulma, che non riusciva a vedere così lontano, dovette fidarsi delle parole del figlio.
- Bene, ma come arriviamo lassù? O meglio, come arrivo io lassù? - disse rivolgendo lo sguardo sul marito che la fissava a braccia conserte.
- Hai già abbandonato l’idea di scalarla a mani nude? - le chiese sarcastico, mentre Bra e Trunks si alzarono in volo.
Bulma avrebbe tanto voluto picchiarlo. – Smettila di prendermi in giro e portami fin là! - urlo additando il punto che Bra e Trunks si accingevano a raggiungere.
Il principe sciolse le braccia dalla posizione conserta e mostrò i denti indispettito. – Non darmi ordini, Bulma. Non lo sopporto -
La scienziata mantenne il suo sguardo senza paura. – Se non vuoi sentirti dare ordini avresti dovuto farlo e basta. - sibilò di rimando.
I due rimasero a guardarsi in cagnesco: come al solito ogni pretesto era buono per litigare. Trunks alzò gli occhi al cielo scocciato, chiedendosi cosa avesse fatto di male per ritrovarsi due genitori del genere.
- Ehi! Muovetevi! Altrimenti io e Bra entriamo senza di voi! - urlò attirando l’attenzione dei litiganti, che smisero di guardarsi in cagnesco per osservare lui.
Bra fece “ciao ciao” con la mano in direzione dei genitori, comodamente seduta nella rientranza.
Vegeta si limitò ad un ringhio sommesso prima di prendere in braccio la consorte e levitare fino a raggiungere il punto dove i loro figli erano fermi.
Bulma entrò nella piccola nicchia. – Ma è chiusa. -
Trunks si voltò verso la finestrella: sembrava essere stata bloccata dall’interno con una lastra di quello che sembrava vetro. Aggrottò le sopracciglia.
Bulma si avvicinò alla lastra e provò a spingerla via, non smuovendola di un millimetro. – Inutile, non si sposta.-
Si mise in ginocchio rimanendo a fissare truce l’apertura, come se guardandola male potesse d’incanto aprirsi. Tentò di buttarla giù con un calcio piuttosto forte, parlando dei suoi standard di donna umana, ma fu inutile anche quel tentativo.
- Perché non ti apri, stupida finestra!? -
Prima che Bulma potesse dar di matto e iniziare a picchiare un oggetto inanimato con il fumo che le usciva dalle orecchie, la piccola Bra le si avvicinò con calma, gattonando. La donna osservò la sua bambina senza capire le sue intenzioni.
La piccola fissò la lastra facendo ondeggiare la lunga coda alle sue spalle e con il dito in bocca. Si mise seduta sui talloni e guardò attorno a lei come se volesse constatare la solidità del posto. Poi, senza togliere il pollice dalla bocca, tese un braccio davanti a lei con la mano aperta. Sul piccolo palmo si formò una sfera d’energia non molto potente che venne poi scagliata contro la lastra, che si disintegrò all’istante provocando un gran polverone. Alcuni pezzi di vetro furono scagliati qua e là ma per fortuna nessuno di essi fu in grado di far loro del male.
Bulma incrociò le braccia la petto. – Certo, per voi è tutto più facile. – borbottò mentre Trunks la precedeva e si calava giù dalla finestra.
Il piccolo Saiyan atterrò illeso sulle proprie gambe e saltellò sul posto un paio di volte. Poi rivolse lo sguardo al padre. – Non possiamo volare qui dentro. Non so perché, ma sembra che qualcosa ce lo impedisca. -
Vegeta aggrottò le sopracciglia senza dire niente e fece per scendere ma Bra lo precedette e si lanciò a peso morto dalla finestra.
- Bra! -
Le braccia leggere del fratello accolsero la sorellina, calmando l'incedere del cuore impazzito di Bulma, mentre la piccola sembrava tutt’altro che spaventata dalla caduta nel vuoto di almeno quindici metri. Il glicine alzò lo sguardo sui genitori e si aprì in un sorriso rassicurante.
Bulma sospirò sollevata portandosi una mano al petto. Aveva seriamente temuto per la vita della sua bambina. Si voltò verso il marito che la fissava in modo strano, sembrava volerle dire qualcosa.
- Che c’è? Mi sono spaventata! Se non ci fosse stato Trunks, Bra adesso sarebbe una frittata. - si sfogò.
Il Saiyan alzò un sopracciglio impercettibilmente. – Bra è mia figlia – soggiunse, con logica imbattibile.
- Ti ricordo che qui dentro non potete volare! - lo ribeccò invece lei.
Il Saiyan si sedette sul bordo della finestra e guardò di sotto, per niente spaventato dall’altezza del salto che avrebbe dovuto affrontare. Si voltò verso di lei.
- Non si sarebbe fatta male in alcun modo - le disse fissandola negli occhi prima di lasciarsi cadere.
Bulma rimase un attimo a riflettere su quelle parole e nel mentre il marito era già scomparso dalla sua vista. – Ehi! Non andartene quando ti parlo! -
- Smettila di blaterale e vieni giù! - le urlò di rimando.
La scienziata deglutì spaventata. – Neanche per sogno! Io non sono come voi, se salto da qui mi sfracello! -
Il principe atterò pochi secondi dopo sulle proprie gambe, come se niente fosse.
- Voi andate avanti, io vi aspetto qui. - disse sedendosi a gambe incrociate.
- Scordatelo! Non ti lascio qui! -
Bulma sembrò non ascoltarlo. Non gli rispose.
- Ehi! Gradirei una risposta! -
La donna allora si affacciò. – Oh ma guarda! Ti dico la stessa cosa da dodici anni! Com’è sentirsi ignorati dal proprio interlocutore? -
La pazienza del principe cominciava a venir meno, quella donna chiacchierava troppo e faceva pochi fatti.
- Se scendi di lì, ascolterò tutti i tuoi vaneggi sugli ultimi progetti che hai portato a termine! - tentò di convincerla.
- Allora non è vero che non mi ascolti. Fai finta di non ascoltarmi! Che è peggio! - esclamò Bulma, tra le eco dell'inquietante tempio.
Vegeta stava seriamente valutando l’idea di lasciarla lì e andarsene per la sua strada. Se fosse stata in pericolo fatti suoi!
- Se ci tieni a farmi presente queste stronzate, vieni giù! Non ho voglia di litigare a quindici metri di distanza! - urlò spazientito.
Bulma gli fece la linguaccia ma si mise comunque seduta sul bordo, le gambe che penzolavano nel vuoto. Quindici metri separavano lei dal pavimento e di conseguenza da una morte per sfracellamento.
“Beh, almeno se mi romperò la testa morirò sul colpo. Senza soffrire.”
- Smettila di pensare alle possibilità che hai di morire e salta! -
Bulma gonfiò le guance, indispettita: Vegeta con gli anni aveva imparato a fare la stessa cosa che lei faceva con lui. Si rendeva finalmente conto di quanto potesse essere odioso e confortante allo stesso momento quando qualcuno, a te vicino, ti conosceva così bene da saper dire esattamente cosa pensavi e quando lo pensavi.
Osservò ancora una volta la distanza che la separava dalla sua famiglia. Deglutì, spaventata.
- Sei sicuro che non farò la fine di una frittata? - gli chiese con voce tremante mentre si spostava un po’ più in pizzo.
Vegeta sbuffò. –Ti pare che dopo tutto questo casino ti lascio morire in quella maniera? Se proprio devo ucciderti, lo faccio io -
- Non è divertente! Tanto lo so che non lo faresti mai! -
- Smettila di blaterale e scendi! Non abbiamo tutto il giorno! -
Bulma prese un bel respiro e fissò un’ultima volta l’enorme altezza che avrebbe dovuto coprire. La paura la bloccò: lei era una semplice umana, diamine!, perché suo marito non lo capiva?
- Non puoi venirmi a prendermi tu? - chiese con voce tremante.
- Non posso volare qui dentro. Scendi! -
L’azzurra era ancora piuttosto titubante, sicura che una volta effettuato il salto sarebbe morta.
- Ehi - la voce di lui la riscosse. – Ti fidi di me? -
Se si fidava? Dannazione, sì! Altrimenti non gli avrebbe mai permesso di entrare nella propria vita, farla a pezzi e poi ricostruirla pezzo per pezzo. Si fidava di suo marito più di quanto si fosse mai fidata di Yamcha o di Goku stesso.
Si disse che Vegeta, per quanto sadico fosse, non avrebbe mai lasciato morire la donna che amava in quel modo atroce senza fare niente per impedirlo. O no?
Scosse la testa e decise di non pensare più a nulla. Prese un altro bel respiro e si spinse giù, serrando gli occhi non appena avvertì il terreno mancargli sotto i piedi. Il volo le sembrò eterno, il vento le sferzava la faccia in modo quasi doloroso, lo stomaco sembrava essere sul punto di risalire su per l’esofago e il battito del suo cuore era talmente veloce che credeva sarebbe potuto fermarsi.
Il principe, dal canto suo, seguì ogni istante della caduta libera di Bulma e, quando fu vicina, tolse le mani dalle tasche per allungare le braccia verso di lei, pronto ad afferrarla. La donna atterrò addosso a lui a peso morto, in modo talmente violento che il Saiyan fece fatica a rimanere in piedi. Non disse nulla ma nella sua testa cominciarono a formarsi dei sospetti.
- Te lo avevo detto che non ti saresti ammazzata -
Bulma finalmente ebbe il coraggio di aprire gli occhi, se pur lentamente. Incrociò lo sguardo d’ossidiana che tanto amava, sentendo tutto d’un botto la paura scemare. Lo abbracciò d’impulso, lasciandolo stupito. Si sentiva al sicuro tra le sue braccia, era certa che niente avrebbe potuto scalfirla. Si lasciò andare ad un sospiro prima di tornare a guardarlo negli occhi. Gli sorrise.
- Grazie -
Lui arrossì un poco e borbottò qualcosa di incomprensibile, rimettendola poi a terra. Peccato che l’adrenalina scorresse ancora veloce nel sangue della scienziata e le gambe non la ressero. Fu perciò costretta ad approfittare del compagno per tenersi su. Quando il battito frenetico del suo cuore si placò, Bulma si staccò dal compagno, finalmente in grado di reggersi da sola.
Il gruppetto si incamminò per quel luogo immenso che dall’interno era tutt’altra cosa: se all’esterno pareva un’antica costruzione, mantenuta piuttosto bene, ma in via di decadenza, all’interno pur conservando la facciata storica, era piena di aggeggi elettronici in ogni angolo. Pezzi di motori di astronavi, grandi lamiere in metallo con incisioni in chissà quale misterioso idioma e quelle che, almeno a prima vista, sembravano pezzi di gendarmeria e mille altre cose che neanche Bulma riuscì a riconoscere.
Trunks si guardava attorno incuriosito ed affascinato. Mai aveva visto tanto materiale alieno e così terribilmente avanzato che non fosse la Capsule Corp! Calpestò qualcosa che si ruppe sotto il suo peso. Abbassò lo sguardo e sollevò la scarpa per capire cosa avesse rotto.
- E questo? - si chiese prendendo in mano un pezzo di quello che sembrava essere uno specchio.
Lo girò per scoprire che ambo i lati erano riflettenti ma in modo diverso: il primo che aveva visto sembrava proprio uno specchio, mentre l’altro era formato come da tanti piccoli pentagoni che si illuminavano quando avvertivano del calore. Trunks passò la mano sopra il pezzo un paio di volte per cercare di capirne il funzionamento.
Qualcosa luccicò davanti a lui, distogliendo la sua attenzione da ciò che teneva tra le dita.
Senza mollare la presa sullo strano materiale trovato, si avvicinò alla fonte del luccichio insistente. A prima vista non vide nulla di sospetto, ogni blocco che componeva la parete sembrava combaciare alla perfezione. Forse troppo.
Gli occhi blu di Trunks fissarono intensamente il punto in cui tutta la fila di mattoni era perfettamente speculare a quella accanto. Peccato che tutti gli altri erano alternati e scalati di uno ad ogni fila per tre file, per poi ripetere il motivo.
Incuriosito passò una mano sulle due file identiche, avvertendo una diversa sensazione sotto il palmo passando da una all’altra. Sembravano composte di due materiali differenti: uno roccioso e sabbioso, tipico dei mattoni, e uno liscio e freddo, metallico. Trunks aggrottò lo sopracciglia confuso: da quando i mattoni sono perfettamente lisci?  Sicuramente quella non era la vera parete della costruzione.
Senza distruggere niente, il ragazzino infilò una mano in una crepa del finto muro e tirò verso di sé. Dalla parete si staccò una specie di pannello, o meglio uno schermo che continuava a riportare l’immagine del muro reale, se pur ad intermittenza. Trunks scoprì che, muovendo lo schermo, la piccola crepa mandava un luccichio fastidioso non appena veniva colpita dalla luce.
- Trovato qualcosa, Trunks? - proruppe la voce grave di Vegeta, che in quel luogo enorme e vuoto rimbombava in modo inquietante.
Trunks alzò gli occhioni blu sul genitore, incrociando due iridi color della notte, e sollevò lo schermo che aveva appena staccato.
- Questo -
Vegeta, non amante della tecnologia, fissò stranito l’oggetto che continuava a trasmettere l’immagine della parete mattonata ad intermittenza. Incrociò le braccia al petto ed attese che il bambino continuasse la sua spiegazione.
Trunks, seduto a terra a gambe incrociate, osservò il padre dal basso verso l’alto per qualche secondo prima di parlare di nuovo: - L’ho staccato da lì - disse indicando il punto vuoto, dal quale si intravedeva la parete originale e una serie di cavi colorati. – A quanto pare questo posto non è ciò che sembra -
Il Saiyan più grande seguì con lo sguardo il punto indicato da figlio davanti a loro. I cavi elettrici, staccati forse con troppa forza dal loro posto, emanavano scintille e puzza di bruciato. Non sembravano in grado di bloccare, però, l'energia nell'intera struttura.
Vegeta si avvicinò alla parete a passi lenti e osservandola per qualche istante. Tirò un pugno dritto davanti a sé, distruggendo uno dei tanti schermi che ricoprivano la struttura. Sembrava però essere un punto importante, dato che ci fu un calo di corrente e per pochi secondi la struttura rimase al buio. La luce tornò poco dopo.
Bulma, che si era fermata a guardare incuriosita il circondario, alzò lo sguardo sul soffitto quando la luce venne a mancare. Spostò lo sguardo sul figlio seduto a terra con qualcosa tra le mani, e sul marito, che aveva ancora il pugno conficcato nella falsa parete. Si avvicinò ai due, trascinandosi dietro Bra, la quale la teneva per mano e tentò di puntare i piedi per rimanere dov’era, senza riuscirci.
- Posso vedere? -
Trunks alzò ancora una volta lo sguardo sopra la sua testa, incrociando 'sta volta due occhi azzurri come i suoi, forse di una tonalità più chiara, e allungarle il pezzo che aveva tra le mani.
La madre non prese l’oggetto in mano ma si mostrò più interessata del padre ad esso.
- Somiglia a uno schermo. Lo stavano usando per mascherare il materiale con il quale è realmente fatto. - disse la scienziata guardandosi attorno. - Probabilmente gran parte della struttura è fatta di questi schermi -
Trunks sbattè le palpebre confuso. – Che bisogno c’è di nasconderla? -
La donna dai capelli azzurri non gli rispose, ma si allontanò di qualche passo, lasciando Bra a giocare con la marea di cavi colorati trovati chissà dove e Trunks dubbioso che ne seguiva il passo.
Vegeta staccò senza fatica il pannello che aveva distrutto precedentemente. Come sospettava: la parete era fatta interamente di metallo, di una lega non terrestre. I suoi dubbi cominciavano a prendere forma.
Bulma tastò la parete di fronte a quella fatta di pannelli, a cui ora ne mancavano due.
- Che fai? - le chiese Trunks senza spostarsi dalla sua posizione sdraiata con le gambe incrociate.
- Sto cercando… Questo! - esclamò quando sotto il suo tocco si aprì un piccolo sportellino.
Il bambino rotolò sulla pancia e si mise ad osservare la madre confuso. – Un bottone? -
Sfregò la mano poco sopra la piccola rientranza, riportando alla luce un cartello scritto in una lingua a lei sconosciuta. Non si fermò neanche a provare a decifrarlo, tantomeno chiese al compagno di farlo per lei.
“Figuriamoci se quel testone mi fa un favore!”
Trunks si alzò sulle braccia allarmato quando vide la madre avvicinare l’indice al pulsante.
- A-aspetta, mamma! Non sappiamo cosa attivi, potrebbe essere pericoloso -
- Non avrai paura spero - lo provocò prima di premere il dito sul tasto sconosciuto. – Visto? - disse quando nulla accadde nei primi istanti.
Avrebbe avuto ragione, se tutto d’un botto il terreno non si fosse messo a tremare e delle luci intermittenti rosse non avrebbero iniziato ad illuminare la stanza. 
- Che diavolo hai combinato!? - le urlò addosso il Saiyan puro sangue.
- Niente! -  gli rispose con lo stesso tono accusatorio.
- Possibile che non riesci a startene ferma per mezzo secondo!? -
- Pensavo avrebbe spento il tutto! Di solito i bottoni rossi servono agli arresti d’emergenza del sistema! -
- Di solito!? - le chiese sconcertato. – Non eri tu quella che si fidava esclusivamente nel suo ingegno!? Sbaglio o questa volta il criceto nella tua testa ha girato dalla parte opposta!? -
- Io non ho un criceto in testa, brutto ingrato! Il mio cervello funziona alla perfezione! - lo aggredì lei.
Trunks fissò i genitori sconcertato: non avevano idea di cosa sarebbe successo e quei due si mettevano a discutere!? Si alzò in piedi e fece qualche passo in avanti.
- Non è il momento di litigare! – urlò cercando di sovrastare sia la sirena che si era messa in funzione sia le urla di quei due. – Cerchiamo di capire cosa sta succedendo e poi… -
I litiganti, che si guardavano come se volessero sbranarsi a vicenda, smisero all’istante di ringhiarsi contro non appena si resero conto che la voce del figlio era scomparsa all’improvviso.
- Trunks? - chiamò Bulma sporgendosi oltre Vegeta.
Bra guardava dentro una botola che si era aperta nell’esatto punto dove prima c’era Trunks. Alzò gli occhi sui genitori.
- Oniichan giù! - disse prima che anche sotto di lei si aprisse un buco, facendola comparire alla vista dei genitori.
- Bra! - urlarono in coro i due.
- Ma che diavolo..!? - disse l’azzurra avvicinandosi di un passo al punto dove i due bambini erano scomparsi.
- Ehi! Guarda dove metti i piedi! Potresti... - la voce del principe si bloccò di colpo a metà frase.
Bulma si voltò e sbattè le palpebre quando non trovò nessuno alle sue spalle. – Vegeta? – chiamò prima che anche lei venisse risucchiata verso il basso da una forza a lei sconosciuta.
***
Vegeta si mise seduto, tenendosi la testa dolente con una mano: tre le urla di Bulma, la sirena e la caduta sembrava stesse per scoppiare. Si guardò attorno, alla ricerca innanzi tutto dei figli, scomparsi poco prima di lui.
Tutt’intorno c’era solo buio pesto, nessuna luce proveniente da sopra o dall’esterno. Si concentrò così sui restanti sensi per captare la presenza dei due mezzo-sangue. Battè le palpebre provando a mettere a fuoco l’ambiente circostante, i suoi occhi erano più sensibili rispetto a quelli di un comune essere umano, e la prima cosa che vide fu un turbine azzurro finirgli tra le braccia.
- Bra? -
La piccola alzò gli occhioni blu su di lui e gli regalò un sorrisone. – Tao papà! -
- Dov’è tuo fratello? -
- Sono qui -
Vegeta si voltò e scorse il figlio che si muoveva malfermo su qualcosa che ancora non aveva identificato. Quando il ragazzo alzò lo sguardo su di lui, gli sembrò che i suoi  occhi splendessero in mezzo a tutto quel buio. Probabilmente era un’allucinazione ma le iridi blu dei suoi figli sembravano illuminarsi.
Scosse la testa per cancellare il pensiero quando il primogenito si lasciò cadere in ginocchio vicino a lui. Bra sembrava non essere intenzionata a mollare la presa sulla sua vita, quindi si limitò ad incrociare le gambe e posare una mano sulla testa della bambina.
- Manca solo vostra madre a questo punto. La causa di questo casino - borbottò il principe.
Una luce si aprì sopra di loro e qualcosa di azzurro piombò a pochi passi, atterrando sulla stessa identica roba che aveva attutito loro la caduta.
- Eccola -
Bulma si mise seduta, stupita di non essersi fatta male e si guardò intorno senza alla fine vedere assolutamente nulla.
- Mamma? - la richiamò il primogenito.
- Trunks? Dove sei? -
- Qui - disse il piccolo Saiyan creando una sfera d’energia per fare luce.
Bulma gli mise subito le mani addosso, tastandolo ovunque per assicurarsi che fosse incolume e tutto intero.
Trunks fece un paio di smorfie ma la lasciò fare, fin quando non si stancò di essere ispezionato dalle mani materne.
- Sto bene, mamma. -
La donna si riscosse all’improvviso e con un “oh” sorpreso si divincolò dalla presa del figlio, guardandosi attorno di nuovo.
- Siamo qui - tuonò la voce del principe.
Trunks si voltò illuminando il padre che scendeva dal punto di atterraggio con la sorella in braccio. Bra sapeva diventare un koala quando voleva stare in braccio e un’anguilla quando desiderava scendere.
Bulma si alzò in piedi e si spolverò i vestiti, nonostante non vedesse a un palmo dal proprio naso. Si passò, poi, le dita tra i capelli azzurri cercando di spostarli da davanti gli occhi.
- Dove siamo? - chiese.
- Boh - rispose il glicine tornando ad illuminare l’ambiente circostante.
- Piuttosto di “dove siamo”, è meglio chiedersi “su cosa siamo” - sentenziò Vegeta creando anch’egli una sfera d’energia sulla propria mano ed illuminando ciò che avevano sotto i piedi, mentre ancora teneva tra le braccia la piccola.
- Bleah - commentò il piccolo Saiyan alzando un piede e scoprendo la suola della scarpa sporca di qualcosa di rosso e viscido.
- Che schifo. Cosa sono? - disse la donna facendo una smorfia.
Vegeta risalì il punto da cui era sceso ed alzò il braccio sopra la testa, ingrandendo anche la sfera per fare più luce. - Cadaveri -
Trunks strabuzzò gli occhi mentre Bulma si portò una mano alla bocca e uno allo stomaco.
- Cosa!? -
- Sto per vomitare -
Vegeta fece un giro su se stesso. – Non so di cosa e neanche mi interessa. Muoviamoci ad uscire di qui, non vorrei che qualche Sornom abitasse qua giù - disse scendendo con un balzo dal cumulo sul quale era.
A Bulma venne un brivido ricordando la pessima esperienza con quegli esseri di pura ombra e l’idea di incontrarli ancora non l’allettava. Scese in fretta dalla montagnetta che le aveva salvato la pelle e si affrettò a raggiungere il marito, ancorandosi alla sua maglietta.
Trunks scese con un salto, lanciandosi un’ultima occhiata alle spalle prima di seguire la famiglia.
 
- Sai almeno dove stiamo andando? - chiese Bulma dopo una buona mezz’ora di camminata.
- Certo. - rispose l’uomo.
- Sicuro? -
- Sì -
Ci fu un attimo di silenzio. – E se stessimo sbagliando strada? -
- No -
- Che ne sai. Qui non si vede niente! -
Vegeta arrestò il passo e si voltò verso la consorte, piegandosi in avanti fino a lasciare poco più che un respiro tra i loro visi.
- Io ci vedo benissimo e se non chiudi quella fogna ti lascio qui, sono stato abbastanza chiaro? - le sibilò con sguardo minaccioso.
Bulma si limitò ad annuire con gli occhioni blu spalancati e la bocca serrata.
Vegeta tornò dritto. – Bene - sentenziò prima di riprendere a camminare.
Alla fine, Bulma riuscì veramente a rimanere in silenzio, tranne per qualche piccolo gridolino spaventato da questa o quella cosa e versi disgustati ogni volta che dovettero avere a che fare con quei cadaveri non identificati. 
Vegeta si fermò ancora.
- Uhm? Perché ti sei fermato? - gli chiese la donna ancora attaccata alla sua maglietta.
Il Saiyan avanzò verso il lato sinistro e, dopo aver dato una rapida occhiata, assestò un potente calcio alla parete. Da essa si staccò qualcosa che somigliava alla grata di un tombino.
Bulma, Trunks e Bra si sporsero per vedere all’interno, o meglio all’esterno: sembrava esserci un lungo scivolo, leggermente più illuminato del punto in cui si trovavano in quel momento.
Vegeta si calò all’interno senza una parola, seguito dai due figli che non esitarono a calarsi giù. Solo Bulma rimase titubante per qualche secondo, poi alla fine entrò anche lei.
 
Alla fine della discesa l’attendeva un inaspettato salto di sei metri, al quale non era minimamente preparata. Per fortuna a prenderla al volo ci pensò il suo Saiyan, che previdente l’aveva attesa proprio alla fine.
La mise giù senza una parola e riprese a camminare, aprì la porta della stanza in cui erano e si immerse in un corridoio illuminato.
La luce brillante dei fili metallici che percorrevano tutte le pareti ferì gli occhi chiari dei presenti, per troppo tempo abituati al buio completo o alla penombra.
- Ma guarda che schifo! - esclamò Bulma una volta che fu riuscita a vedersi. – Sono coperta di… sangue! Non so neanche se possa essere chiamato così -
Trunks guardò la madre, poi se stesso e infine la sorellina che continuava a ripetere “‘chifo! ‘chifo!” fissandosi la maglietta imbrattata.
- Ci dovrebbero essere delle docce più avanti. Possiamo toglierci questa schifezza di dosso lì - osservò Vegeta, illuminando il corridoio davanti a sé.
Bulma e Trunks lo guardarono stupiti.
- E tu che ne sai? - gli chiese la consorte.
Il Saiyan non rispose preferendo tornare a camminare verso la loro meta. Gli altri tre si affrettarono a raggiungerlo, lanciando di tanto in tanto un’occhiata al circondario: nonostante il locale fosse fatto interamente di metallo, dal soffitto colava una strana sostanza verde e rossa. I pannelli erano quasi tutti staccati o danneggiati, i pochi funzionanti mostravano le immagini di un corridoio di una casa. Scelta bizzarra per un posto che da fuori assomiglia a un tempio antico.
Bulma non si fece troppe domande neanche quando, durante il cammino, incontrarono qualche cadavere mutilato, decapitato o i pezzi qua e là. Se non fosse abituata a vedere litri di sangue ogni volta che Trunks e Vegeta uscivano dalla camera gravitazionale, era sicura sarebbe svenuta. O avrebbe vomitato.
Alcune porte erano sfondate, altre socchiuse e altre ancora sigillate. Tutte rigorosamente di una lega metallica non comune. Si fermò a prendere un pezzo, chiedendosi quanta forza ci vorrebbe per distruggerne una. Probabilmente i Saiyan ne avevano più che abbastanza.
- Ecco - disse Vegeta illuminando la porta sfondata di una stanza che conteneva un centinaio di docce. – Vai prima tu, e portati dietro Bra. Trunks vai con lei, tanto le docce hanno la possibilità di chiudersi -
Il ragazzino annuì. – Ma poi cosa indossiamo? Non possiamo andare in giro con i vestiti bagnati -
A Bulma si accese la lampadina e iniziò a frugare nelle tasche, fino a trovare una capsula. La mostrò ai due che la fissarono straniti. Allora la scienziata, con un sorriso a trentadue denti, premette il pulsante in cima rivelandone il contenuto.
- Con queste! Le ho costruite tempo fa, speravo ci sarebbero state utili - sentenziò aprendo la valigetta comparsa tra le sue mani.
- Wow! - esclamò Trunks illuminando all’interno.
Vegeta invece fece una smorfia indecifrabile, forse non troppo contento dal tipo di abbigliamento proposto dalla compagna. Ma comunque sia, o quello o niente.
 
Bulma ci aveva impiegato più tempo del previsto a togliere il sangue e la melma da se stessa e dalla bambina. Avrebbe voluto potersi fare uno shampoo o almeno darsi una lavata con un sapone ma si dovette accontentare della sola acqua, più fredda che calda, che le docce spartane offrivano.
Aiutò Bra a calzare il pannolino e la battle suit fatta a misura di bambino: a differenza di quelle per adulti, quella della piccola era composta da un pantaloncino e una maglietta smanicata. Aveva i classici stivali bianchi ma era sprovvista di guanti e armatura.
Si vestì anche lei, perdendo qualche secondo per rimirarsi su un vetro riflettente mezzo staccato: per se stessa aveva creato un modello in cui il pantalone aveva una gamba a mo’ di pantaloncino e l’altra lunga, mentre per il resto era identica a quella di Vegeta e Trunks.
Uscì dal bagno preceduta da Bra che saltellava felice. Trovò Vegeta e Trunks, uno in piedi e l’altro seduto a terra, già lavati e vestiti.
- Oh, siete già qui? A quanto pare ciò messo più tempo del previsto ma quella melma non veniva via - disse posando la mano sul fianco destro. Detestava quando qualcosa si appiccicava ai capelli in quel modo. Era tremendamente difficile toglierla, e non veniva via mai del tutto.
Sbuffò guardando Bra che correva appresso a un insetto molto simile a una farfalla, solo grande il doppio.
Il silenzio cominciava a farsi pensante e lei si sentiva inspiegabilmente osservata. Si voltò verso marito e figlio, scoprendoli intenti a studiarla da capo a piedi.
- Be'? Che c’è da guardare? -
Trunks si aprì in su sorriso entusiasta. – Quella tuta ti sta benissimo mamma! Sembra che tu l’abbia sempre portata! - esclamò.
Bulma gli sorrise di rimando. – Grazie, Trunks - Poi spostò lo sguardo sul marito che, nonostante continuasse a fissarla, non aveva ancora espresso un parere. – Tu che ne pensi? -
Vegeta inclinò la testa di lato e si leccò le labbra mentre nei suoi occhi una scintilla maliziosa attirò la sua attenzione. Il Saiyan disse qualcosa nella sua lingua madre, qualcosa che però Trunks non comprese ma che fece arrossire Bulma.
Lasciando interdetti figlio e moglie, si staccò dl muro e riprese a camminare lungo il corridoio, seguito a pochi passi da Bra.
Trunks e Bulma si affrettarono a seguirlo e, mentre il primo apriva ogni porta che si trovava davanti, la seconda si limitava a scrutare l’ambiente circostante, lanciando di tanto in tanto un’occhiata alla figlioletta che a mala pena stava al passo del padre ma che, imperterrita, continuava a seguirlo.
- Perché mi sembra che tu conosca questo posto? - gli chiese di punto in bianco lei.
Vegeta la guardò con la coda dell’occhio. – Perché è così -
- Come sarebbe a dire “è così”? Mi avevi detto di esserci stato solo una volta da ragazzo e non esserti mai interessato all’esplorazione di questo pianeta! -
- Infatti -
Bulma bloccò il passo a quella risposta, ancora più confusa.
- Tu non conosci questo posto ma il posto. Giusto? - gli disse raggiungendolo di corsa.
Il Saiyan accennò un sorriso divertito. – A quanto pare il criceto ha ripreso a girare dalla parte giusta - la prese in giro.
Bulma ignorò la sua frecciatina, troppo curiosa di sapere cosa nascondesse il marito. – E mi sai dire anche perché lo conosci? -
- Semplice. Ci sono cresciuto -
- Eh? - disse l’azzurra il cui cervello cercava di trovare una risposta sensata. – Non mi dirai che…! -
Vegeta si fermò davanti a una porta di metallo più spessa delle altre che sembrava protetta da un codice ma lui se ne fregò e buttò giù la porta con una semplice imposizione della mano. Dietro di essa si aprì la sala comandi.
- Questo posto era una base dell’impero di Freezer -

 
 


angolo dell'autrice (sparita):

E anche il 24 è al suo posto! 
Non sono morta, ero solo troppo impegnata con gli esami per scrivere. Ma ora che ho terminato tutto sono qui per ammorbarvi lietarvi le giornate con i nuovi scleri capitoli di questa adorabile quanto malata storia -3-
L'avventura nello spazio non è finita, la nostra cara famigliuola dovrà temporeggiare sul pianeta...aspetta non gli ho dato un nome, vabbè. 
Dicevo: i nostri amati protagonisti dovranno ancora subire le pene dell'inferno sostare sul pianeta-che-non-ha-un-nome-perchè-sono-troppo-pigra-per-intentarlo per un po', quindi aspettatevi una terza a parte a breve e forse anche una quarta -3-
Bene, a voi i commenti!

angelo_nero

  
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