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Autore: reggina    30/07/2016    1 recensioni
Colin è un sopravvissuto. Dovrà affrontare una lenta e tormentata risalita per tornare alla vita vera.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Amy Abbott, Bright Abbott
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mentre tutti gli Stati Uniti, innalzando stendardi e cantando a squarciagola l'inno del Nuovo Mondo, rinnovano il proprio orgoglio a stelle e strisce; in un minuscolo fazzoletto di Colorado due famiglie si ritrovano, coese, a tentare di riappacificarsi con il passato.

Per gli Hart è stato impulsivo e quasi liberatorio accettare l'invito a pranzo di Rose e, tra imbarazzi e sottintesi, tutti si sforzano di integrare quest'anniversario doloroso ed irrisolto, sbucciando il presente dalla sua carica di veleno.

"Mezzogiorno in punto: nelle basi si starà realizzando il saluto militare con i tradizionali cinquanta colpi di pistola!"

Sistemando l'orologio al polso, Harold è portavoce di quei valori che i Padri Fondatori hanno installato nel cuore di ogni Yankee che si rispetti.

I discorsi scivolano, naturali, sulle parate della mattina e sugli irrinunciabili fuochi d'artificio della sera.

La tristezza in Colin arriva di colpo, una ventata che lo mette al tappeto, tra il ritmare metallico delle posate e le chicche del Dottor Abbott su Louise, sulla disorganizzazione della banda musicale di Everwood e sui passati quattro luglio a memoria sua.

È finito in un posto che esiste soltanto nella sua mente, freddo e ostile, fatto di una malinconia che gli entra fin nelle ossa. Non può fare spallucce e ignorare quel segnale: le occhiate dei commensali, sollecite e apprensive, esigono spiegazioni.

"Ho bisogno di una boccata d'aria!"

Suoni familiari come il fischio del bollitore e il tintinnio dei bicchieri, cessano ai suoi passi incerti.

Le smorfie allarmate e nervose di Bright ed Amy si incrociano ma nessuno dei due vuole essere precipitoso ed oppressivo, lasciando a Colin i suoi tempi e i suoi spazi.

"Andate da lui!"

L'input, inaspettato, giunge dalla voce accorata di Sharon che, nonostante le sue inquietudini, pare intuire quali siano le corde giuste da toccare per smuovere suo figlio.


Colin è seduto sui gradini esterni, sul porticato abbellito dai gigli dalle foglie lanceolate. Senza esitazioni, Amy si inginocchia, cingendogli il torace da dietro e appoggiando la testa contro la sua con infinita dolcezza. Bright lo scruta con circospezione.

"Vuoi parlare con noi?"

"È stato come se, all'improvviso, non fossi più a tavola con voi, nel posto dove sarei dovuto essere. Sapevo di dover combattere, di dover zittire quella sensazione e sostituirla con qualcos'altro ma l'amarezza è diventata ancor più indefinibile, più forte...E non sono riuscito a scacciarla via!"

I fratelli Abbott hanno ascoltato lo sfogo con attenzione e sono decisi a non sottostimare nessuna di quelle parole, che evidenziano una cicatrice ancora non rimarginata: forse l'unico modo per superare la tristezza è darle spazio, non ostacolarla perché riporti a galla energie sepolte.

Entrambi cercano un modo per superare quella buca vuota allignata in Colin e, alla fine, Bright indica il suo pick-up cassonato parcheggiato sotto il carpot in legno.

"Vi va di fare un giro?"


Sullo sfondo azzurrino delle montagne calcaree, i lineamenti del lago, modellato dai ghiacci, e delle piante lacustri cambiano a seconda delle emozioni.

Colin, incantato dai rami onusti e da un tronco diroccato di leccio che cade a spiovente sull'acqua, vuole gustare fino in fondo ogni nuova scoperta, le tife con le loro pannocchie di un denso colore bruno e la borraccina che avvolge i tronchi più vecchi.

"È davvero bello qui!"

Imita Bright e arrotola i pantaloni alla pescatora per osservare nell'acqua verde, con il fondo sabbioso cosparso da pietre, il dorso scuro di un pesce.

"Questo è un posto speciale: ci abbiamo trascorso molti pomeriggi, tutti e tre insieme!"

Amy incoraggia i suoi ricordi, cercando un equilibrio e limitandosi per non diventare insistente.

"Qui abbiamo combinato i nostri guai peggiori. Una volta abbiamo pescato, a mani nude, una tinca melmosa e poi abbiamo optato per farle un acquario di fortuna con il vaso di Boemia di tua madre!"

Colin non è infastidito da quei ricordi sfumati e vaghi, anzi cerca tra i chiaroscuri della sua mente una voce, una sensazione, un puntello.

Strofina le dita sulla corteccia dura, ruvida e robusta di quell'albero simile a quercia.

"Una cosa la ricordo: salivamo su questo tronco semidistrutto e facevamo il verso ad Amy, aspettando che l'eco ripetesse i nostri versi buffi!"

È un piccolo riscatto verso quella tristezza arrivata per fargli ritrovare il sorriso ed Amy e Bright non possono che gioirne. La ragazza lo prende per mano e, con un gesto eloquente, lo invita a ristabilire quella tradizione bambinesca.

Immerso nel verde, nella natura inafferrabile, Colin ha la sensazione di smontare ogni singolo pezzo di sé stesso per poi rimetterli insieme secondo un nuovo e naturale ordine.

"Voglio vivere!"

Come un soffio di vento, il suo proposito rimbalza da superfici levigate e solide e quando torna con l'eco trova un ragazzo che non ha più solo domande ma, finalmente, anche delle risposte.

Nell'approvazione di Amy e Bright incrocia le sue stesse cicatrici: sono cresciuti.

"Io voglio vivere!"

   
 
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