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Autore: KiarettaScrittrice92    30/07/2016    4 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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L' ossigeno

Chat Noir balzò dentro l’edificio da una finestra aperta. La sala era una delle tante dell’Aquarium de Paris, per la precisione quella dei pesci tropicali.
Ladybug stava già combattendo contro il nemico akumatizzato: un uomo con un costume che lo faceva sembrare un’incrocio tra un’uomo e un pesce, in mano aveva un secchio in metallo, uno di quelli che si usano per tenere i pesci da dare ai delfini o agli squali.
Il nemico stava per attaccare la ragazza coccinella e lui si gettò tra i due, parando lo schizzo d’acqua con il bastone, uno spruzzo con una pressione mostruosa sparato proprio dal secchiello.
«Mi spiace pesciolino, ma la festa è finita!» disse quando il getto finì, poi allungò il bastone e lo colpì alla caviglia, facendolo cadere a terra, in modo che potesse parlare un’attimo con lei.
«Allora, my lady, che cosa…?» non ebbe il tempo di finire la domanda che la compagna gli rispose risoluta.
«Sicuramente l’akuma è nel secchiello dobbiamo toglierglielo di mano.» fece, fredda come il ghiaccio, era da cinque giorni che la situazione era così. 
Non che tutti e cinque i giorni fosse stato con lei, ma nelle due battaglie dei giorni precedenti, la ragazza aveva avuto sempre la stessa reazione distaccata che aveva in quel momento. Era come se per lei, non fosse altro che una spalla, un aiuto di cui poteva anche fare a meno. 
Ovviamente non si era più sognato di andare a trovarla a casa e come se non bastasse, anche quando la incontrava per il progetto, con l’aspetto di Adrien, lei non era glaciale, ma lui si sentiva a disagio. Stare con lei, sapendo che era infuriata con la parte di lui che non conosceva lo faceva sentire malissimo.
Per tutti e cinque i giorni la tentazione di dirle la verità era sempre stata fortissima, ma poi un po’ per paura della sua reazione, un po’ perché non voleva deluderla ancora di più, non lo faceva. Più di una volta si era morso, letteralmente, la lingua per trattenersi dal pronunciare qualsiasi parola, frase o considerazione che avrebbe potuto svelarle la sua identità.
Lei però non aveva accennato a quella discussione mai, in tutti e cinque i giorni né con Chat, né con Adrien: rimaneva solamente fredda e distaccata con il primo e timida ed impacciata con il secondo.
«Mi stai ascoltando o no?» domandò scocciata.
«Certo che sì. Dimmi come agire.» gli rispose lui, sorridendole e sperando come sempre di essere ricambiato, ma non accadde neanche quella volta.
«Tienilo occupato mentre io uso il Lucky Charm e vedo di finirla in fretta.»


«Agli ordini!» le rispose lui con un’altro sorriso, per poi mettere mano alla sua arma e darle le spalle.
Nel suo cuore, da ormai cinque giorni, regnavano sentimenti contrastanti. Da un lato voleva perdonare Chat, in fondo lui era innamorato davvero di Ladybug e lei lo sapeva bene, quindi forse nello scoprirlo si era solo comportato nel modo più scontato che gli fosse venuto in mente, tentare un’altro modo di conquistarla. Dall’altro però l’idea che lui sapeva che a lei piaceva un’altra persona, la assillava e le impediva di perdonarlo e di comportarsi in modo diverso in sua presenza. Come se non bastasse i tentativi di Chat di riallacciare i rapporti e di farsi perdonare, la intenerivano e la infastidivano allo stesso tempo.
Non aveva più idea di cosa doveva fare: doveva perdonarlo oppure no? Si domandava, mentre lui continuava a combattere.
Rimase quei pochi secondi ad osservare i suoi muscoli tendersi e contrarsi sotto la tuta in pelle nera e, subito, quella sensazione di calore le inondò tutto il corpo. Scosse la testa scocciata da quei pensieri, la priorità era la battaglia. Quello che doveva o non doveva fare con Chat, l’avrebbe deciso dopo.
«Lucky Charm!» urlò lanciando la sua arma in aria, subito dopo tra le sue mani apparve una bottiglia di plastica vuota, con l’etichetta rossa a pallini neri.
La ragazza guardò la bottiglia dubbiosa, cos’avrebbe dovuto farci con quella? Stava per iniziare a guardarsi introno quando Chat Noir si lanciò su di lei.
«Ladybug, attenta!» subito dopo quell’urlo un turbine d’acqua li colpì, un turbine che questa volta non era partito dal secchio dell’uomo, ma dalle vasche della stanza.
A quanto pareva il potere che gli aveva fornito Papillon comprendeva anche il controllare l’acqua intorno a lui e quindi aveva deciso bene di aumentare l’acqua nelle vasche e fare in modo che per via della pressione rompesse i vetri.


In poco tempo la stanza si era riempita d’acqua.
L’eroe nero, fu sballottato dalla corrente, come probabilmente stava capitando alla sua compagna che, purtroppo, aveva perso di vista nel turbinio dell’acqua.
Quando il flusso si fu calmato, salì a galla: l’akumatizzato sembrava essere sparito nel nulla, forse aspettava che loro uscissero per prendere i loro gioielli, però anche qualcun altro era sparito.
«Ladybug? - chiese a mezza voce, guardandosi intorno - Ladybug!» iniziò a urlare, mentre l’ansia gli invase il corpo, gli sembrava quasi gli mancasse il respiro, ed il cuore iniziò a battergli all’impazzata.
Urlò il suo nome cinque volte, prima di accorgersi di qualcosa di rosso e nero poco più in là, che galleggiava. Con poche bracciate raggiunse l’oggetto in questione: era una bottiglia di plastica vuota, probabilmente il Lucky Charm che era uscito a Ladybug prima che la battaglia prendesse quell’orribile piega.
In poco tempo si rese conto che se quella bottiglia era lì e la sua compagna non c’era, voleva dire solo una cosa. Scosse la testa, cercando di far svanire quei pensieri spaventosi, subito dopo tolse il tappo dalla bottiglia e la tappò con il palmo della mano, dopodiché prese un grosso respirò e si rituffò in acqua. 
Non ci mise molto a scovarla: il suo vestito rosso spiccava nei colori tenui della stanza inondata. Era rimasta bloccata da una delle strutture dell’acquario, e stava cercando in tutti modi di liberarsi da quella presa, che stava diventando mortale. Nuotò il più velocemente possibile verso di lei sperando di arrivare in tempo.


Il suo orecchino aveva emesso il primo suono di allarme, quando lei aveva ormai perso tutte le forze per lottare contro l’enorme struttura che la teneva inchiodata al fondo della sala, inoltre ormai non riusciva più a trattenere il fiato: i suoi polmoni pretendevano aria, che purtroppo là sotto non aveva.
Quando era giunta ormai al limite, vide una chioma bionda apparire nel suo campo visivo e capì subito che era Chat, quando riconobbe anche gli occhi felini verdi.
Le poso subito qualcosa sulle labbra e lei aprì la bocca inalando aria, mentre i suoi occhi azzurri sgranarono nel notare che l’oggetto che le stava dando ossigeno era il suo Lucky Charm. Prese la bottiglia con una mano, mentre il suo compagno le sorrideva e, subito dopo, tirava su il braccio mentre sua mano si ricopriva di essenza nera, dopodiché, usando il suo potere, poggiò la stessa mano sulla struttura che la teneva bloccata.
Essa iniziò a creparsi e poi andò in frantumi rendendola finalmente libera. Lasciò andare la bottiglia, che ormai non le dava più abbastanza aria e prese fiato per risalire a galla.
Fece due bracciate quando si accorse che Chat non era dietro di lei. Si voltò e lo vide vicino alla struttura in frantumi, la sua bocca era aperta, ciò voleva dire che aveva perso tutto l’ossigeno che aveva in corpo e non era riuscito dal trattenersi.
Tornò da lui e, senza nemmeno aver bisogno di pensare a cosa dovesse fare, lo attirò a se legando le sue labbra alle sue, per poi aprire la bocca e passargli un po’ dell’ossigeno che aveva accumulato grazie al suo intervento.
Lo vide riprendersi e guardarla sbigottito. Subito dopo quello sguardo stupito, il rossore lambì le guance di entrambi che si staccarono immediatamente, poi, tenendolo ancora per il braccio, risalì verso la superficie dell’acqua.


Finalmente potevano di nuovo respirare normalmente: quando l’aria pura e piena d’ossigeno gli riempì i polmoni, il ragazzo si sentì finalmente bene.
Di fianco a lui Ladybug gli teneva ancora la mano e stava guardando imbarazzata la superficie dell’acqua. Finché il suo orecchino non suonò attirando l’attenzione di entrambi.
«My lady, ti mancano solo tre minuti.» disse preoccupato.
«Muoviamoci. Ora che abbiamo usato i nostri poteri, dovremmo battere Acquarius con le nostre sole forze!» disse decisa la ragazza, per poi lanciare lo yo-yo contro la grata di un condotto di areazione della sala e tirare per toglierla.

  
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