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Autore: ParoleNelCuore02    31/07/2016    2 recensioni
E se Sasori e Deidara riuscissero a costruire ciò che loro due non hanno mai avuto? Due terremoti a cui badare e tanto, tanto amore.
Piccoli momenti di vita auto-conclusivi.
_ _ _ _
[Dal testo]
[...]Deidara accarezzò i capelli di entrambi [i piccoli] e poi si specchiò negli occhi cremisi del marito.
«Buonanotte.» gli sussurrò Sasori, mentre i titoli di coda [del film] illuminavano la stanza con bagliori variopinti.
[...] loro due e i loro bambini. Non avrebbero voluto nulla di diverso neppure tra un migliaio di anni.
||
*Attenzione: lievissimi accenni mpreg!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara, Sorpresa | Coppie: Sasori/Deidara
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Contesto generale/vago
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A stasera


Un colpo di tosse.
Deidara spalancò gli occhi. Un altro colpo di tosse.
A grandi passi l'uomo attraversò il corridoio fino alla porta azzurra vicino alle scale.
In silenzio la aprì e si avvicinò al lettino di legno. Abbassò una delle protezioni laterali e accarezzò il bambino.
«Mattia, tesoro, svegliati.» sussurrò.
Da sotto le coperte arrivò un mugolio e Deidara si specchiò in due occhi identici ai suoi, lucidi di febbre.
«Papà...» mormorò Mattia ancora assonnato «Papà Te...i?».
Il bimbo scostò le coperta e si stropicciò un occhietto con il pugno chiuso, rivelando due guanciotte rosse di febbre. Deidara sorrise e schioccò un bacio sulla fronte di suo figlio per misurargli la temperatura.
«Sì, tesoro.» gli rispose accarezzandogli i capelli. «Ti ho sentito tossire. Mi dici cosa ti fa male, Funghetto?».
Il bambino indicò la gola con un ditino «...e ho anche tanto fleddo, papà».
«Tranquillo piccolo, adesso misuriamo la febbre e poi ti do la medicina, va bene?».
Mattia annuì, raggomitolandosi di nuovo sotto le coperte.
Deidara si diresse veloce verso il bagno, armandosi di termometro e sciroppo. Andò anche in cucina e scaldò un po' di latte e lo mischiò con un cucchiaino di miele per il mal di gola.
Mentre stava per tornare da Mattia, sentì un rumore provenire della stanza di Chiara.
«Papà...» sussurrò la bimba, aprendo la porta con in mano il suo orsacchiotto bianco di peluches «...che succede?».
«Niente, tesoro.» le rispose dandole un bacio «Tuo fratello ha un po' di febbre. Perché non vai a dormire nel lettone? Così tranquillizzi papà se si sveglia, va bene?».
«Ok...» disse Chiara con uno sbadiglio, mentre si strofinava l'occhio assonnato con il pugnetto chiuso.
Il biondo le accarezzò una guancia e lei gli sorrise, avviandosi verso la camera dei suoi genitori.
Entrato nella stanza di Mattia, Deidara scostò un poco le coperte del lettino.
«Tesoro, tirati su, così misuriamo la febbre.»
Il bimbo si mosse ed aprì gli occhi e con un colpo di tosse si mise seduto. Deidara gli sbottonò un poco il pigiamino e poi gli appoggiò il termometro sotto il braccio.
«Feddo!» brontolò il piccolo.
«Bevi questo adesso, Funghetto. Così la gola non ti fa più male.» «Cos'è, papi? Datte?» chiese il piccolo guardando sospettoso il biberon e poi il suo papà.
«Sì, piccolo. Latte con il miele» disse intenerito al bimbo.
«Mele?» chiese curioso il bimbo, spalancando gli occhioni.
«È un segreto che conoscono solo le mamme e i papà:» rispose l'uomo con fare solenne «è una pappa magica che cura tutti i bimbi e uccide tutti quei mostriciattolo che fanno venire la tosse.» concluse facendo il solletico sul pancino di Mattia. Il bambino ridacchiò felice e prese il biberon.
«Allola devo bele tutto, così poi passa. Giusto, papà Tei?».
«Esatto, amore» disse accarezzandogli i capelli.
Il bambino cominciò a bere, ma il padre lo fermò per togliergli il termometro. Il display segnava un bel 38.8°.
Prima di riconsegnare il biberon al piccolo, prese un cucchiaio di sciroppo e glielo fece bere. Fortunatamente Mattia non aveva mai dato problemi nel prendere le medicine e anche quella volta non protestò.
Una volta finito di bere, il latte fece il suo effetto ed il piccolo cominciò a sbadigliare.
Deidara lo aiutò a tornare sotto le coperte e gli diede un bacio sulla fronte, senza dimenticarsi di mettergli accanto Teddy, l'orsacchiotto marrone di peluches, identico a quello della sorella.
«Adesso fai un po' di nanna, amore. Papà torna dopo e ti porta ancora il latte con il miele. Sogni d'oro.».
Nel chiudere la porta sentì qualcuno postargli un bacio sul collo e le mani sui fianchi.
«Come sta?» chiese Sasori. Deidara si abbandonò tra quelle braccia famigliari, stanco per le poche ore di sonno e per la preoccupazione accumulata.
«38.8° ed ha mal di gola. Gli ho dato lo sciroppo per la febbre e latte e miele per le gola. Adesso dorme, ma fortunatamente sembra solo una banale influenza.» rispose con un sospiro.
«Ehi...vieni qui.» Sasori lo girò e lo avvolse tra le braccia depositandogli un leggero bacio sulla tempia «Adesso vai a dormire. Ci penso io.».
Deidara si strusciò ancora un po' sul collo di suo marito -giusto perché poteva- e poi si avviò verso camera sua dove trovò una nuvola di capelli biondi che aveva invaso completamente il suo posto.
Scrollò le spalle con un sorriso e si avviò verso l'altro lato del letto. Affondò la testa nel cuscino di Sasori e si addormentò cullato dal profumo dell'uomo che amava.

Tre giorni dopo il termometro segnava 36.5° e Mattia aveva smesso di tossire per tre quarti della notte.
Quando quella mattina Deidara fece bere l'ultimo biberon di latte e miele a suo figlio, notò che il rossore sulle guance era sparito e la fronte era fresca come una rosa.
Per sicurezza gli diede un buffetto sul naso e lo fece riposare ancora per quel giorno.
Prima che Mattia si riaddormentasse, però, un uragano biondo invase il suo campo visivo e il bimbo ridacchiò felice di vedere la sorella.
«Ciao, Funghetto.» disse Chiara «È passata la febbre?».
La bambina passò le dita tra i capelli rossi del piccolo che sopirò contento delle attenzioni.
«Shi...» sussurrò. Cullato dalle carezze della sorella, il piccolo si addormentò tranquillo.
Deidara guardò i suoi due figli intenerito dalla scena, finché Mattia non fece un verso nel sonno. Allora portò fuori la figlia e la aiutò prepararsi per la scuola.
«Pronta?» chiese Sasori dalla porta.
«Sì, papà, possiamo andare. Ciao, papà Dei!» concluse schioccando un bacio sulla guancia del biondo.
Il rosso si avvicinò al marito e gli sfiorò le labbra. «A stasera. Torno per cena.»
Durante la giornata Deidara si trovò a sorridere, pensando alla frase di Sasori: era un altro dei loro piccoli riti, rassicurarsi sul fatto che, malgrado le ore passate lontane, sarebbero sempre tornati l'uno dall'altro.

Per la prima volta dopo giorni, furono di nuovo in quattro a cena quella sera e, una volta tanto, la ricomparsa delle chiacchiere di Mattia non dispiacque a nessuno. Sasori aiutò Chiara a tagliare la carne, mentre Deidara imboccava il più piccolo e, se il rosso strinse un po' troppo forte le posate quando sua figlia iniziò a raccontare di un certo Boruto, suo compagno di classe, a nessuno è dato saperlo, giusto?.
Messi a letto le piccole pesti, i genitori si fermarono nel corridoio. «Sono felice che Mattia stia meglio. Sei stato una mamma eccezionale!» lo prese dolcemente in giro Sasori.
Deidara gli rivolse un sorriso stanco. «Eh, già...» soffiò con un filo di voce. Il più grande guardò suo marito: la pelle più pallida del solito, le labbra troppo chiare e quel velo di stanchezza negli occhi azzurri, praticamente invisibile ad un estraneo, ma a lui ormai non avrebbe più potuto nascondere nulla.
Infilò una mano sotto il ciuffo biondo e gli toccò la fronte.
«Ma tu scotti!» esclamò preoccupato.
Deidara alzò le spalle «Mattia deve avermi passato un po' di febbre, ma non è niente, non preoccuparti.» non finì di parlare che le sue gambe cedettero.
Sasori lo afferrò prima che cadesse e lo prese in braccio.
«Tranquillo, Amore, lascia che mi prenda cura io di te, adesso.». Con passo leggero si avviò verso la loro camera .
L'altro, troppo debole per qualsiasi cosa, affondò la testa nel petto di suo marito, gongolando internamente per quel dolce nomignolo che lo fece addormentare col sorriso sulle labbra.




  
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