What kind of man
6. Days are forgotten
Bonnie si
svegliò di soprassalto
dopo una notte agitata e popolata da strani incubi. Si alzò a sedere
spostando da un lato il lenzuolo e allungò un braccio per afferrare
il cellulare abbandonato sul comodino. Era molto presto e avrebbe
potuto dormire ancora un po' ma il caldo estivo di giugno le impediva
di prendere sonno. In effetti non riusciva a riposarsi in modo
adeguato da qualche giorno ormai, proprio da quando l'afa si era
abbattuta sul paese regalando così agli abitanti nervosismo e voglia
di evadere.
Sgusciò fuori dal letto e aprì la
finestra per far arieggiare la camera. Subito i raggi del sole la
raggiunsero scaldandole la pelle con una dolce carezza. Andò in
cucina a bere un bicchiere d'acqua e per l'ennesima volta maledì la
solitudine che regnava nel rifugio. Subito si rabbuiò, l'ira pronta
a fuoriuscire. Non vedeva Enzo da quasi una settimana. Era già
successo in passato ma c'erano stati sempre dei motivi validi mentre
in quel caso...il vampiro se l'era data a gambe senza lasciare alcuna
spiegazione. Inizialmente la ragazza era caduta in uno stato di
apprensione immaginandosi i peggiori e tragici scenari ma poi aveva
iniziato a pensare che forse Enzo era diverso da come se l'era
figurato e che forse, soprattutto, avesse di meglio da fare piuttosto
che stare lì a prendersi cura di una povera strega costantemente in
pericolo.
Dopo aver provato a chiamarlo
svariate volte senza ricevere alcuna risposta, si era decisa a
comportarsi diversamente. Loro due non erano amici o chissà
cos'altro e di conseguenza gli avrebbe dato il distacco che si
meritava. Nulla di più.
Andò in bagno e si spogliò dei
vestiti che portava e si lavò sotto il getto dell'acqua fresca,
rimanendo lì a farsi coccolare da quel tocco per un'infinità di
tempo. Terminata la doccia si asciugò velocemente e indossò un
vestito leggero di colore blu a bretelle sottili lungo appena sopra
le ginocchia e un paio di sneakers bianche. Pettinò i capelli e si
spruzzò un po' di profumo estivo come d'abitudine e infine tornò in
cucina per preparare caffè e frittelle. Consumò la colazione seduta
al tavolo dove erano abbandonati disordinatamente libri e appunti
vari e si prese qualche minuto per pensare alle ricerche, in stallo
da un po'. L'Armeria restava un agglomerato di segreti e sotterfugi
con la sua storia di facciata noiosa e totalmente inutile. Non sapeva
più dove sbattere il naso e a dir la verità, le sembrava di non
aver combinato nulla di buono. Si era fatta qualche idea al riguardo.
Da quando la sua tranquilla esistenza era stata stravolta dalla
presenza di creature sovrannaturali, aveva imparato una lezione molto
importante seppur inquietante: il sangue Bennett era la chiave che
apriva quasi tutte le porte del mondo magico e tale concetto era
chiaro anche ai vampiri, alle creature millenarie e simili. Una cosa
era certa: l'Armeria intendeva servirsi di lei fino ad ucciderla o
almeno questo era ciò che aveva detto Enzo.
Fu un attimo. Il ricordo dello
screzio avuto con il ragazzo era ancora vivido nella sua mente e se
chiudeva gli occhi poteva riviverlo come un vecchio film.
Le frittelle che aveva cucinato
erano mangiabili ma non eccezionali. Le mancavano le pietanze
preparate da sua nonna che riuscivano sempre a sollevarle il morale.
Avrebbe voluto mangiare una fetta della crostata di lamponi e più di
ogni altra cosa al mondo avrebbe voluto stringerla forte a sé e
sentire la voce di sua nonna che, mentre le accarezzava i capelli,
assicurava che sarebbe andato tutto bene. Si impose di allontanare la
tristezza e portò una mano al cuore, chiudendo gli occhi. Sua nonna
non se n'era mai andata e lei lo sapeva bene.
Erano passate da poco le undici,
quando qualcuno bussò alla porta della sua camera. Bonnie, seduta a
gambe incrociate sul letto a leggere un libro, si immobilizzò e tese
l'orecchio. “Enzo.” Pensò subito, deglutendo. Si trovò a
stringere i lembi del lenzuolo con una tale forza da sentire i palmi
bruciare.
I colpi alla porta, nel frattempo,
si susseguirono per altri due minuti. - Bon, so che ci sei. No, non è
un sogno e sì, sono proprio io. -
Quella
voce...
Bonnie fece un balzo e si precipitò
ad aprire la porta mentre il libro si rovesciava sul pavimento.
- Caroline! - Esclamò, elargendo un
ampio sorriso e gettando le braccia al collo dell'amica.
I capelli biondi e mossi dalla piega
ondeggiarono. - Oh Bonnie, mi sei mancata così tanto!- Fece lei,
ricambiando la stretta.
Bonnie le stampò un bacio sulla
guancia e insieme si accomodarono sul divano. - Che ci fai qui? E
dove sono le gemelline? - Domandò, guardandosi intorno con una
leggera delusione.
Caroline si aggiustò la gonna nera
a pieghe e accavallò le gambe sottili. - Non ci vediamo da una vita
ed io avevo decisamente bisogno di prendermi una pausa dai pannolini
e biberon, quindi ho pensato di venire a trovarti! Le bimbe sono
rimaste a casa. - Spiegò con un tono di voce allegro.
Bonnie allungò un braccio per
stringerle la mano. - Hai fatto bene. Anche se avrei voluto vederle -
Confessò. Poi si prese un secondo per osservarla, spalancando
leggermente le iridi verdastre. - Ma tu...super maniaca del controllo
come farai a stare tranquilla? -
Caroline fece spallucce. - Alaric è
un papà fantastico e sa badare a loro. E comunque gli ho chiesto di
mandarmi un video di Josie e Lizzie ogni ora, sai, per tutte le
eventualità. -
Bonnie scoppiò a ridere. - Ah! Ora
sì che ti riconosco! -
La vampira prese a fissarla,
squadrandola con interesse. - Stai bene? Mangi a sufficienza? Mi
sembri un po' sciupata. Spero che Enzo faccia la spesa regolarmente
perché altrimenti giuro che lo ammazzo e non scherzo. A proposito,
dov'è? -
Il fiume di parole uscito dalla sua
bocca non spaventò affatto Bonnie, abituata da anni al carattere
brioso di Caroline Forbes. - Sto bene, Care. - Assicurò alzandosi in
piedi. - Mangio tre volte al giorno e ho tutto ciò di cui ho
bisogno. Whiskey? - Chiese porgendole una bottiglia di Bulleit Rye
piena per metà.
Caroline assunse una strana
espressione osservando Bonnie riempire il bicchiere e ingurgitare il
liquido giallognolo senza alcuna fatica. - No, grazie. Enzo non c'è?
-
Udendo quel nome, Bonnie sussultò
lievemente e fissò il bicchiere di vetro ormai vuoto.
- Come puoi vedere tu stessa, non è
qui, non ho idea di dove si trovi al momento e neanche mi importa. -
Rispose diventando seria di colpo.
Caroline sghignazzò e puntò un
dito verso di lei. - Oh, oh. C'è del risentimento nella tua voce.
Avete litigato? -
Bonnie sbuffò. - In un certo senso.
-
La bionda spalancò gli occhi,
tamburellando le dita sul poggia braccio. - E...? - La incalzò con
una certa curiosità. - Avanti raccontami le news! Devo cavarti ogni
parola dalla bocca?-
Bonnie tornò a sedersi accanto
all'amica, poggiando i piedi sul bordo del tavolino da caffè e
mordicchiandosi un'unghia. - Non c'è molto da dire, in realtà.
Stavamo discutendo e se n'è andato. Da allora non l'ho più visto né
sentito. - Spiegò, cercando di allontanare il fastidio che provava
al ricordo di quella vicenda.
Caroline assottigliò lo sguardo con
fare pensoso. - Forse il fatto che ne sia andato c'entra con il
vostro litigio? - Ipotizzò.
Bonnie si grattò il collo e
sospirò. - Sai cosa? Non mi importa. -
- In realtà ti importa se continui
a ribadirlo. - Le fece notare l'altra, assumendo un'aria divertita.
Bonnie la guardò di sottecchi e
scosse il capo con vigore. - Ma che dici? -
Caroline squittì e diede a Bonnie
una pacca dolce sulla spalla. - Tornerà, vedrai. Farete pace, un po'
di sano sesso e le cose si metteranno al loro posto. -
L'altra divenne paonazza e si lasciò
sfuggire un singulto. - Caroline! - Esclamò. - Frena, frena, frena.
Io ed Enzo non facciamo...sesso! - Disse abbassando la voce
sull'ultima parola.
- A me puoi dirlo, sono la tua
migliore amica. -
- Ti sto dicendo la verità! -
Insistette Bonnie alzando gli occhi al soffitto. - Ti sembra così
assurdo? -
Caroline fece una smorfia. -
Sinceramente, sì! Voglio dire, vivete insieme da più di un mese ed
Enzo è così...inglese, con quell'accento poi. -
Bonnie le allungò una gomitata
sulle costole. - Tu lo sai bene, vero? -
Caroline scosse il capo, storcendo
le labbra. - Oh, avanti. Sai di cosa parlo! Non mi sembra possibile.
-
- E' così invece, quindi mettiti
l'anima in pace. - La pregò, esausta. Parlare di certi argomenti con
Caroline era davvero stancante.
La biondina arricciò il naso. - Che
peccato. - I suoi occhi vagarono alla ricerca di qualcosa da poter
usare per confermare le sue parole. - Suona anche la chitarra, quindi
di sicuro con le mani ci sa fare. -
Bonnie sollevò un sopracciglio e
trattenne una risata. - Oddio, smettila! -
Alla fine Caroline alzò le mani in
segno di resa e si quietò. - Come vuoi. - Dopo un attimo di silenzio
riprese a parlare facendosi seria. - Senti...non è un po' strano che
lui faccia tutto questo per te? -
- Che vuoi dire? - Domandò Bonnie
sgranando gli occhi.
L'amica allargò le braccia. - Sta
andando contro l'Armeria e in un certo senso è come se si prendesse
cura di te...senza volere nulla in cambio? -
Bonnie soppesò le sue parole e le
rivolse un sorriso. - Posso fidarmi di lui. - Rispose, convinta. -
Devo ammettere che inizialmente ero un po' scettica ma ha dimostrato
di stare dalla mia parte, non devi preoccuparti. -
Caroline inclinò il capo di un
lato, studiando a fondo l'amica. - Bene, mi fa piacere. - Replicò,
rincuorata. - Che ne dici se prepariamo il pranzo? -
Bonnie acconsentì e camminò verso
il tavolo in cui aveva lasciato la bottiglia di Bourbon.
- Sei sicura di non volere un po' di
alcool? -
Caroline poggiò le mani sui fianchi
e le lanciò un'occhiata di traverso. - Ancora? Non pensi di
esagerare? -
Bonnie bevve un sorso direttamente
dalla bottiglia e le fece una linguaccia. - Qualcuno qui sta
diventando una bacchettona. -
Caroline la fissò con sarcasmo. -
Disse la Bennett ubriacona. -
Entrambe si guardarono per un
secondo e scoppiarono in una fragorosa risata come non facevano da
molto tempo. Poi Bonnie aprì lo sportello del frigo ed esaminò il
suo contenuto mugolando qualcosa di incomprensibile. - Pensiamo al
pranzo, dai. -
L'amica le si avvicinò saltellando,
gioiosa come una bambina la mattina di Natale. - Tu mettiti comoda,
ho tutto sotto controllo. -
Bonnie increspò le labbra,
titubante. - Sei sicura? Dovrei essere io a fare gli onori di casa. -
Caroline tirò fuori dalla dispensa
conserva e pomodorini. - La mia cucina è migliore della tua. Senza
offesa. - Ridacchiò.
Bonnie aprì la bocca per ribattere,
ma dalla gola non le uscì alcun suono. Da dietro la porta d'ingresso
vide fare capolino prima la testa di Enzo e infine il corpo intero.
Entrò e accennò un lieve sorriso. - Ehi. - Mormorò puntando gli
occhi in quelli di lei e muovendo un passo nella sua direzione.
Bonnie strizzò le labbra con fare
teso e rispose al saluto con un cenno della testa appena visibile.
Il vampiro guardò oltre la testa di
Bonnie e spalancò le iridi scure. - Caroline! - Disse con un'enfasi
decisamente troppo esagerata. - Ti sei già stufata di fare la mamma?
-
Quella si voltò per un secondo per
poi riportare la sua attenzione alla padella sul fuoco che
scoppiettava. - Vedo che sei sempre più simpatico. - Commentò,
ironica. - Non mi sei mancato per niente. -
Enzo ghignò. - Non dirlo a me,
biondina. -
Bonnie seguì con attenzione la
scena che le si presentava davanti e inspirò a fondo. Caroline ed
Enzo sembravano molto complici nonostante gli attriti avuti in
passato. Lui nel frattempo si era avvicinato alla ragazza e aveva
assaggiato i pomodorini appena buttati nella casseruola, mandandola
su tutte le furie. In qualche modo quell'immagine la infastidì al
punto di sentire la nausea salirle dallo stomaco. Qualcosa di oscuro
e sinistro le vibrò nel centro del petto, facendola indietreggiare.
Una sensazione mai provata prima, ma probabilmente era colpa del
sonno arretrato e, in effetti, la stanchezza cominciava a dare i
primi segni. Diede le spalle ai due e uscì nel cortile in cerca di
aria. Si sedette su una panchina di legno, all'ombra di un albero
verde e dalle grandi foglie e subito il suo malessere sembrò
diminuire.
Chiuse gli occhi e lasciò che il
venticello le scompigliasse i capelli, carezzandole il viso con fare
dolce. Quando li riaprì, si trovò Enzo, in piedi di fronte a lei,
preso a guardarla con un'espressione tranquilla che ispirava
dolcezza. Fu inevitabile sussultare a causa della sorpresa. Non lo
aveva sentito arrivare. Era di una bellezza disarmante e per un
attimo pensò che stesse sognando. Ogni volta che lo vedeva
diventava, se possibile, ancora più sexy e la cosa la confondeva
alquanto.
- Quindi...come va? - Domandò,
infilando le mani in tasca e mostrando i bicipiti prorompenti.
Gli occhi di Bonnie vagarono per un
intenso momento sulle vene degli avambracci, evidenti e sensuali.
Si riscosse con un sospiro e ricordò
di essere arrabbiata. - Meravigliosamente. - Rispose, rivolgendogli
un risolino che di allegro aveva ben poco. - Soprattutto perché
Caroline è finalmente venuta a trovarmi. -
Enzo incassò mentalmente il colpo e
annuì. - Come è stata la tua settimana? - Si interessò.
- Perfetta, grazie. - Fu la risposta
di Bonnie, rapida e chiaramente finta.
Il vampiro si massaggiò le tempie
più volte, prima di formulare una frase abbastanza sensata. - Io ho
avuto molto da fare, invece. E' per quello che non sono potuto
tornare prima. -
Lei alzò il mento e sostenne il suo
sguardo. - E immagino che nel posto in cui sei stato i telefoni non
funzionassero. - Buttò lì, indispettita.
Enzo si grattò il collo in
imbarazzo. - Mi dispiace di non averti risposto, ma... -
Bonnie alzò una mano per
interromperlo. - Non importa, Enzo. Lasciamo perdere. - Disse più a
se stessa che a lui.
- Sembra che ti importi, però. -
Commentò Enzo con un ghigno accennato sulle labbra.
Bonnie arrossì e prima di replicare
ingoiò il groppo in gola. - Non so di cosa stai parlando.- E si alzò
di colpo intenzionata a sorpassarlo. Lui però le bloccò il
passaggio, spostandosi sulla destra e incrociando le braccia al
petto. - Sei palesemente arrabbiata o infastidita, scegli tu. -
Bonnie ebbe l'impressione di udire
il suo sghignazzare fastidioso. Ridusse le pozze verdi in due
sottilissime fessure e mosse un passo verso di lui, scontrandosi con
il suo corpo. - E perché dovrei? - Lo stroncò, ostentando
sicurezza. - Torniamo dentro, Caroline ci sta aspettando. - Ma in
quel preciso istante sentì le forze abbandonarla e il mondo cominciò
a girare intorno a lei. Si portò una mano alla testa e barcollò,
mentre Enzo, prontamente, l'afferrava per i fianchi impedendole di
cadere. - Ohi, stai bene? - Chiese, prendendole il volto tra le mani
e ispezionandola, premurosamente.
Bonnie inspirò il suo buon profumo
e subito si scostò da quel tocco così gentile. - Sì...sto bene. -
C'era stato solo un momento in cui aveva creduto di svenire, ma
fortunatamente era passato.
L'espressione di Enzo non mutò. -
Sembri molto stanca. - Osservò piegandosi in avanti e riducendo
nuovamente le distanze tra loro.
Bonnie fece un sorriso impacciato. -
E' solo il caldo, tutto qui. - Insistette, superandolo e tornando
dentro casa.
Nel frattempo la tavola era stata
apparecchiata in modo impeccabile da Caroline e il profumo di sugo
stuzzicava le loro narici. - Ce l'avete fatta, finalmente. - Disse la
bionda, guardando con fare malizioso prima uno e poi l'altra. - Enzo,
ti fermi con noi...vero? -
Lui annuì, senza staccare gli occhi
di dosso a Bonnie. - Perché no? Accetto l'invito molto volentieri. -
Bonnie si affiancò all'amica e
chinò lo sguardo sui fornelli. Annusò il contenuto del pentolino e
le venne l'acquolina in bocca. - Hai bisogno di aiuto? -
- No, davvero. - La rassicurò
Caroline asciugandosi le mani con uno strofinaccio. - Lascia fare a
me, ormai sono una cuoca eccellente. -
Bonnie si alzò sulle punte dei
piedi per raggiungere lo stipetto più alto e afferrò due bottiglie
di vino. Enzo gliene prese una dalle mani e lo poggiò in tavola,
sotto lo sguardo accigliato di lei. - Quello rosso è decisamente il
più indicato. - Spiegò, scrutandola dall'alto in basso.
Bonnie si limitò a scuotere le
spalle come se non volesse saperne e si sedette al suo posto. Enzo si
accomodò sulla sedia di fronte a lei e incrociò le braccia al
petto, torturandosi il labbro inferiore con fare pensieroso. Quando
finalmente fu tutto pronto, Caroline riempì i piatti di pasta al
sugo e i tre iniziarono a mangiare.
Bonnie non aveva molto appetito ma
si sforzò di assaggiare qualcosa. Era come se d'un tratto le si
fosse chiuso lo stomaco e non riusciva a capirne il motivo. Bevve una
grossa sorsata di Merlot californiano e sentì le guance infiammarsi.
Si rivolse all'amica per interrompere quel silenzio quasi assordante.
- Come sta Rick? E' un po' di tempo che non lo sento. -
Caroline masticò con grazia il
boccone e poi si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo di
stoffa e le si illuminarono gli occhi. - Molto bene. - Cinguettò. -
E' così preso dalle gemelline, sempre attento alle loro esigenze. Un
grande papà. - Concluse con un moto di malinconia venuto da chissà
dove.
Bonnie annuì, concordando. - Già.
Ho sempre saputo che sarebbe stato un ottimo genitore. -
Enzo scosse il capo teatralmente e
per poco non scoppiò a ridere. - Che umano perfetto ti sei scelta,
Caroline! -
Quella gli lanciò un'occhiataccia e
digrignò i denti per la rabbia. - Devi per forza commentare? Stavo
parlando con la mia migliore amica, non con te. - Chiarì sperando di
zittirlo.
Enzo però piegò la bocca come
avrebbe fatto un bambino capriccioso e finse di piagnucolare. - Noto
che sei diventata più acida. Credevo che la gravidanza ti avrebbe
reso gentile di così e invece...-
Bonnie
sbatté le palpebre ripetutamente, non appena si rese conto di vedere
annebbiato davanti a lei. Le voci dei due vampiri arrivavano alle sue
orecchie in modo ovattato, estraniata dal mondo che la circondava.
Istintivamente si aggrappò al tavolo ma sentì le forze venire meno,
risucchiata verso il basso da un'entità sconosciuta.
Enzo
captò al volo il suo cambiamento e corrugò la fronte, in ansia. -
Che ti prende? - Le chiese.
Bonnie
provò a rispondere ma le fu impossibile. Si lasciò scivolare su un
lato, stremata, e l'ultima cosa che vide prima di svenire fu la
figura di Enzo che, scattante e rapida, l'acciuffava frenando la sua
rovinosa caduta.
Angolo autrice:
Buonasera
fanciulli. E' passato un po' di tempo dal mio ultimo aggiornamento.
Questo perché sono stata senza pc per qualche giorno e in più ho
avuto, non nego, abbastanza problemi a scrivere il nuovo capitolo.
L'avevo impostato in un altro modo ma alla fine ha prevalso la mia
strana voglia di complicare tutto. Come avrete notato, questa è solo
la prima parte. Perdonatemi se l'ho fatto concludere sul più bello
ma penso sia meglio così. Ci sono tante cose ancora da spiegare,
come lo strano mancamento di Bonnie, per non parlare della scorsa
“litigata” che i due sembrano ancora non aver superato (in
particolare la nostra streghetta xD) Giuro che nel settimo capitolo vi
sarà spiegata ogni cosa!
Spero
che continuerete a seguirmi :* Un bacione
DS91