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Autore: Dolce Sango91    31/07/2016    2 recensioni
La pelle di Bonnie emanava un profumo tremendamente dolce. Un umano non avrebbe potuto riconoscerne l'esatta fragranza ma l'olfatto super sviluppato di Enzo gli permetteva di intercettare il suo odore. L'odore di Bonnie che ricordava quello dei petali di rosa, mischiato all'intensa aroma del bagnoschiuma che usava per lavarsi. I capelli sapevano sempre di pulito, anche dopo aver passato l'intera giornata a cercare informazioni sull'Armeria.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Enzo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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What kind of man




    6. Days are forgotten



Bonnie si svegliò di soprassalto dopo una notte agitata e popolata da strani incubi. Si alzò a sedere spostando da un lato il lenzuolo e allungò un braccio per afferrare il cellulare abbandonato sul comodino. Era molto presto e avrebbe potuto dormire ancora un po' ma il caldo estivo di giugno le impediva di prendere sonno. In effetti non riusciva a riposarsi in modo adeguato da qualche giorno ormai, proprio da quando l'afa si era abbattuta sul paese regalando così agli abitanti nervosismo e voglia di evadere.
Sgusciò fuori dal letto e aprì la finestra per far arieggiare la camera. Subito i raggi del sole la raggiunsero scaldandole la pelle con una dolce carezza. Andò in cucina a bere un bicchiere d'acqua e per l'ennesima volta maledì la solitudine che regnava nel rifugio. Subito si rabbuiò, l'ira pronta a fuoriuscire. Non vedeva Enzo da quasi una settimana. Era già successo in passato ma c'erano stati sempre dei motivi validi mentre in quel caso...il vampiro se l'era data a gambe senza lasciare alcuna spiegazione. Inizialmente la ragazza era caduta in uno stato di apprensione immaginandosi i peggiori e tragici scenari ma poi aveva iniziato a pensare che forse Enzo era diverso da come se l'era figurato e che forse, soprattutto, avesse di meglio da fare piuttosto che stare lì a prendersi cura di una povera strega costantemente in pericolo.
Dopo aver provato a chiamarlo svariate volte senza ricevere alcuna risposta, si era decisa a comportarsi diversamente. Loro due non erano amici o chissà cos'altro e di conseguenza gli avrebbe dato il distacco che si meritava. Nulla di più.
Andò in bagno e si spogliò dei vestiti che portava e si lavò sotto il getto dell'acqua fresca, rimanendo lì a farsi coccolare da quel tocco per un'infinità di tempo. Terminata la doccia si asciugò velocemente e indossò un vestito leggero di colore blu a bretelle sottili lungo appena sopra le ginocchia e un paio di sneakers bianche. Pettinò i capelli e si spruzzò un po' di profumo estivo come d'abitudine e infine tornò in cucina per preparare caffè e frittelle. Consumò la colazione seduta al tavolo dove erano abbandonati disordinatamente libri e appunti vari e si prese qualche minuto per pensare alle ricerche, in stallo da un po'. L'Armeria restava un agglomerato di segreti e sotterfugi con la sua storia di facciata noiosa e totalmente inutile. Non sapeva più dove sbattere il naso e a dir la verità, le sembrava di non aver combinato nulla di buono. Si era fatta qualche idea al riguardo. Da quando la sua tranquilla esistenza era stata stravolta dalla presenza di creature sovrannaturali, aveva imparato una lezione molto importante seppur inquietante: il sangue Bennett era la chiave che apriva quasi tutte le porte del mondo magico e tale concetto era chiaro anche ai vampiri, alle creature millenarie e simili. Una cosa era certa: l'Armeria intendeva servirsi di lei fino ad ucciderla o almeno questo era ciò che aveva detto Enzo.
Fu un attimo. Il ricordo dello screzio avuto con il ragazzo era ancora vivido nella sua mente e se chiudeva gli occhi poteva riviverlo come un vecchio film.
Le frittelle che aveva cucinato erano mangiabili ma non eccezionali. Le mancavano le pietanze preparate da sua nonna che riuscivano sempre a sollevarle il morale. Avrebbe voluto mangiare una fetta della crostata di lamponi e più di ogni altra cosa al mondo avrebbe voluto stringerla forte a sé e sentire la voce di sua nonna che, mentre le accarezzava i capelli, assicurava che sarebbe andato tutto bene. Si impose di allontanare la tristezza e portò una mano al cuore, chiudendo gli occhi. Sua nonna non se n'era mai andata e lei lo sapeva bene.
Erano passate da poco le undici, quando qualcuno bussò alla porta della sua camera. Bonnie, seduta a gambe incrociate sul letto a leggere un libro, si immobilizzò e tese l'orecchio. “Enzo.” Pensò subito, deglutendo. Si trovò a stringere i lembi del lenzuolo con una tale forza da sentire i palmi bruciare.
I colpi alla porta, nel frattempo, si susseguirono per altri due minuti. - Bon, so che ci sei. No, non è un sogno e sì, sono proprio io. -
Quella voce...
Bonnie fece un balzo e si precipitò ad aprire la porta mentre il libro si rovesciava sul pavimento.
- Caroline! - Esclamò, elargendo un ampio sorriso e gettando le braccia al collo dell'amica.
I capelli biondi e mossi dalla piega ondeggiarono. - Oh Bonnie, mi sei mancata così tanto!- Fece lei, ricambiando la stretta.
Bonnie le stampò un bacio sulla guancia e insieme si accomodarono sul divano. - Che ci fai qui? E dove sono le gemelline? - Domandò, guardandosi intorno con una leggera delusione.
Caroline si aggiustò la gonna nera a pieghe e accavallò le gambe sottili. - Non ci vediamo da una vita ed io avevo decisamente bisogno di prendermi una pausa dai pannolini e biberon, quindi ho pensato di venire a trovarti! Le bimbe sono rimaste a casa. - Spiegò con un tono di voce allegro.
Bonnie allungò un braccio per stringerle la mano. - Hai fatto bene. Anche se avrei voluto vederle - Confessò. Poi si prese un secondo per osservarla, spalancando leggermente le iridi verdastre. - Ma tu...super maniaca del controllo come farai a stare tranquilla? -
Caroline fece spallucce. - Alaric è un papà fantastico e sa badare a loro. E comunque gli ho chiesto di mandarmi un video di Josie e Lizzie ogni ora, sai, per tutte le eventualità. -
Bonnie scoppiò a ridere. - Ah! Ora sì che ti riconosco! -
La vampira prese a fissarla, squadrandola con interesse. - Stai bene? Mangi a sufficienza? Mi sembri un po' sciupata. Spero che Enzo faccia la spesa regolarmente perché altrimenti giuro che lo ammazzo e non scherzo. A proposito, dov'è? -
Il fiume di parole uscito dalla sua bocca non spaventò affatto Bonnie, abituata da anni al carattere brioso di Caroline Forbes. - Sto bene, Care. - Assicurò alzandosi in piedi. - Mangio tre volte al giorno e ho tutto ciò di cui ho bisogno. Whiskey? - Chiese porgendole una bottiglia di Bulleit Rye piena per metà.
Caroline assunse una strana espressione osservando Bonnie riempire il bicchiere e ingurgitare il liquido giallognolo senza alcuna fatica. - No, grazie. Enzo non c'è? -
Udendo quel nome, Bonnie sussultò lievemente e fissò il bicchiere di vetro ormai vuoto.
- Come puoi vedere tu stessa, non è qui, non ho idea di dove si trovi al momento e neanche mi importa. - Rispose diventando seria di colpo.
Caroline sghignazzò e puntò un dito verso di lei. - Oh, oh. C'è del risentimento nella tua voce. Avete litigato? -
Bonnie sbuffò. - In un certo senso. -
La bionda spalancò gli occhi, tamburellando le dita sul poggia braccio. - E...? - La incalzò con una certa curiosità. - Avanti raccontami le news! Devo cavarti ogni parola dalla bocca?-
Bonnie tornò a sedersi accanto all'amica, poggiando i piedi sul bordo del tavolino da caffè e mordicchiandosi un'unghia. - Non c'è molto da dire, in realtà. Stavamo discutendo e se n'è andato. Da allora non l'ho più visto né sentito. - Spiegò, cercando di allontanare il fastidio che provava al ricordo di quella vicenda.
Caroline assottigliò lo sguardo con fare pensoso. - Forse il fatto che ne sia andato c'entra con il vostro litigio? - Ipotizzò.
Bonnie si grattò il collo e sospirò. - Sai cosa? Non mi importa. -
- In realtà ti importa se continui a ribadirlo. - Le fece notare l'altra, assumendo un'aria divertita.
Bonnie la guardò di sottecchi e scosse il capo con vigore. - Ma che dici? -
Caroline squittì e diede a Bonnie una pacca dolce sulla spalla. - Tornerà, vedrai. Farete pace, un po' di sano sesso e le cose si metteranno al loro posto. -
L'altra divenne paonazza e si lasciò sfuggire un singulto. - Caroline! - Esclamò. - Frena, frena, frena. Io ed Enzo non facciamo...sesso! - Disse abbassando la voce sull'ultima parola.
- A me puoi dirlo, sono la tua migliore amica. -
- Ti sto dicendo la verità! - Insistette Bonnie alzando gli occhi al soffitto. - Ti sembra così assurdo? -
Caroline fece una smorfia. - Sinceramente, sì! Voglio dire, vivete insieme da più di un mese ed Enzo è così...inglese, con quell'accento poi. -
Bonnie le allungò una gomitata sulle costole. - Tu lo sai bene, vero? -
Caroline scosse il capo, storcendo le labbra. - Oh, avanti. Sai di cosa parlo! Non mi sembra possibile. -
- E' così invece, quindi mettiti l'anima in pace. - La pregò, esausta. Parlare di certi argomenti con Caroline era davvero stancante.
La biondina arricciò il naso. - Che peccato. - I suoi occhi vagarono alla ricerca di qualcosa da poter usare per confermare le sue parole. - Suona anche la chitarra, quindi di sicuro con le mani ci sa fare. -
Bonnie sollevò un sopracciglio e trattenne una risata. - Oddio, smettila! -
Alla fine Caroline alzò le mani in segno di resa e si quietò. - Come vuoi. - Dopo un attimo di silenzio riprese a parlare facendosi seria. - Senti...non è un po' strano che lui faccia tutto questo per te? -
- Che vuoi dire? - Domandò Bonnie sgranando gli occhi.
L'amica allargò le braccia. - Sta andando contro l'Armeria e in un certo senso è come se si prendesse cura di te...senza volere nulla in cambio? -
Bonnie soppesò le sue parole e le rivolse un sorriso. - Posso fidarmi di lui. - Rispose, convinta. - Devo ammettere che inizialmente ero un po' scettica ma ha dimostrato di stare dalla mia parte, non devi preoccuparti. -
Caroline inclinò il capo di un lato, studiando a fondo l'amica. - Bene, mi fa piacere. - Replicò, rincuorata. - Che ne dici se prepariamo il pranzo? -
Bonnie acconsentì e camminò verso il tavolo in cui aveva lasciato la bottiglia di Bourbon.
- Sei sicura di non volere un po' di alcool? -
Caroline poggiò le mani sui fianchi e le lanciò un'occhiata di traverso. - Ancora? Non pensi di esagerare? -
Bonnie bevve un sorso direttamente dalla bottiglia e le fece una linguaccia. - Qualcuno qui sta diventando una bacchettona. -
Caroline la fissò con sarcasmo. - Disse la Bennett ubriacona. -
Entrambe si guardarono per un secondo e scoppiarono in una fragorosa risata come non facevano da molto tempo. Poi Bonnie aprì lo sportello del frigo ed esaminò il suo contenuto mugolando qualcosa di incomprensibile. - Pensiamo al pranzo, dai. -
L'amica le si avvicinò saltellando, gioiosa come una bambina la mattina di Natale. - Tu mettiti comoda, ho tutto sotto controllo. -
Bonnie increspò le labbra, titubante. - Sei sicura? Dovrei essere io a fare gli onori di casa. -
Caroline tirò fuori dalla dispensa conserva e pomodorini. - La mia cucina è migliore della tua. Senza offesa. - Ridacchiò.
Bonnie aprì la bocca per ribattere, ma dalla gola non le uscì alcun suono. Da dietro la porta d'ingresso vide fare capolino prima la testa di Enzo e infine il corpo intero. Entrò e accennò un lieve sorriso. - Ehi. - Mormorò puntando gli occhi in quelli di lei e muovendo un passo nella sua direzione.
Bonnie strizzò le labbra con fare teso e rispose al saluto con un cenno della testa appena visibile.
Il vampiro guardò oltre la testa di Bonnie e spalancò le iridi scure. - Caroline! - Disse con un'enfasi decisamente troppo esagerata. - Ti sei già stufata di fare la mamma? -
Quella si voltò per un secondo per poi riportare la sua attenzione alla padella sul fuoco che scoppiettava. - Vedo che sei sempre più simpatico. - Commentò, ironica. - Non mi sei mancato per niente. -
Enzo ghignò. - Non dirlo a me, biondina. -
Bonnie seguì con attenzione la scena che le si presentava davanti e inspirò a fondo. Caroline ed Enzo sembravano molto complici nonostante gli attriti avuti in passato. Lui nel frattempo si era avvicinato alla ragazza e aveva assaggiato i pomodorini appena buttati nella casseruola, mandandola su tutte le furie. In qualche modo quell'immagine la infastidì al punto di sentire la nausea salirle dallo stomaco. Qualcosa di oscuro e sinistro le vibrò nel centro del petto, facendola indietreggiare. Una sensazione mai provata prima, ma probabilmente era colpa del sonno arretrato e, in effetti, la stanchezza cominciava a dare i primi segni. Diede le spalle ai due e uscì nel cortile in cerca di aria. Si sedette su una panchina di legno, all'ombra di un albero verde e dalle grandi foglie e subito il suo malessere sembrò diminuire.
Chiuse gli occhi e lasciò che il venticello le scompigliasse i capelli, carezzandole il viso con fare dolce. Quando li riaprì, si trovò Enzo, in piedi di fronte a lei, preso a guardarla con un'espressione tranquilla che ispirava dolcezza. Fu inevitabile sussultare a causa della sorpresa. Non lo aveva sentito arrivare. Era di una bellezza disarmante e per un attimo pensò che stesse sognando. Ogni volta che lo vedeva diventava, se possibile, ancora più sexy e la cosa la confondeva alquanto.
- Quindi...come va? - Domandò, infilando le mani in tasca e mostrando i bicipiti prorompenti.
Gli occhi di Bonnie vagarono per un intenso momento sulle vene degli avambracci, evidenti e sensuali.
Si riscosse con un sospiro e ricordò di essere arrabbiata. - Meravigliosamente. - Rispose, rivolgendogli un risolino che di allegro aveva ben poco. - Soprattutto perché Caroline è finalmente venuta a trovarmi. -
Enzo incassò mentalmente il colpo e annuì. - Come è stata la tua settimana? - Si interessò.
- Perfetta, grazie. - Fu la risposta di Bonnie, rapida e chiaramente finta.
Il vampiro si massaggiò le tempie più volte, prima di formulare una frase abbastanza sensata. - Io ho avuto molto da fare, invece. E' per quello che non sono potuto tornare prima. -
Lei alzò il mento e sostenne il suo sguardo. - E immagino che nel posto in cui sei stato i telefoni non funzionassero. - Buttò lì, indispettita.
Enzo si grattò il collo in imbarazzo. - Mi dispiace di non averti risposto, ma... -
Bonnie alzò una mano per interromperlo. - Non importa, Enzo. Lasciamo perdere. - Disse più a se stessa che a lui.
- Sembra che ti importi, però. - Commentò Enzo con un ghigno accennato sulle labbra.
Bonnie arrossì e prima di replicare ingoiò il groppo in gola. - Non so di cosa stai parlando.- E si alzò di colpo intenzionata a sorpassarlo. Lui però le bloccò il passaggio, spostandosi sulla destra e incrociando le braccia al petto. - Sei palesemente arrabbiata o infastidita, scegli tu. -
Bonnie ebbe l'impressione di udire il suo sghignazzare fastidioso. Ridusse le pozze verdi in due sottilissime fessure e mosse un passo verso di lui, scontrandosi con il suo corpo. - E perché dovrei? - Lo stroncò, ostentando sicurezza. - Torniamo dentro, Caroline ci sta aspettando. - Ma in quel preciso istante sentì le forze abbandonarla e il mondo cominciò a girare intorno a lei. Si portò una mano alla testa e barcollò, mentre Enzo, prontamente, l'afferrava per i fianchi impedendole di cadere. - Ohi, stai bene? - Chiese, prendendole il volto tra le mani e ispezionandola, premurosamente.
Bonnie inspirò il suo buon profumo e subito si scostò da quel tocco così gentile. - Sì...sto bene. - C'era stato solo un momento in cui aveva creduto di svenire, ma fortunatamente era passato.
L'espressione di Enzo non mutò. - Sembri molto stanca. - Osservò piegandosi in avanti e riducendo nuovamente le distanze tra loro.
Bonnie fece un sorriso impacciato. - E' solo il caldo, tutto qui. - Insistette, superandolo e tornando dentro casa.
Nel frattempo la tavola era stata apparecchiata in modo impeccabile da Caroline e il profumo di sugo stuzzicava le loro narici. - Ce l'avete fatta, finalmente. - Disse la bionda, guardando con fare malizioso prima uno e poi l'altra. - Enzo, ti fermi con noi...vero? -
Lui annuì, senza staccare gli occhi di dosso a Bonnie. - Perché no? Accetto l'invito molto volentieri. -
Bonnie si affiancò all'amica e chinò lo sguardo sui fornelli. Annusò il contenuto del pentolino e le venne l'acquolina in bocca. - Hai bisogno di aiuto? -
- No, davvero. - La rassicurò Caroline asciugandosi le mani con uno strofinaccio. - Lascia fare a me, ormai sono una cuoca eccellente. -
Bonnie si alzò sulle punte dei piedi per raggiungere lo stipetto più alto e afferrò due bottiglie di vino. Enzo gliene prese una dalle mani e lo poggiò in tavola, sotto lo sguardo accigliato di lei. - Quello rosso è decisamente il più indicato. - Spiegò, scrutandola dall'alto in basso.
Bonnie si limitò a scuotere le spalle come se non volesse saperne e si sedette al suo posto. Enzo si accomodò sulla sedia di fronte a lei e incrociò le braccia al petto, torturandosi il labbro inferiore con fare pensieroso. Quando finalmente fu tutto pronto, Caroline riempì i piatti di pasta al sugo e i tre iniziarono a mangiare.
Bonnie non aveva molto appetito ma si sforzò di assaggiare qualcosa. Era come se d'un tratto le si fosse chiuso lo stomaco e non riusciva a capirne il motivo. Bevve una grossa sorsata di Merlot californiano e sentì le guance infiammarsi. Si rivolse all'amica per interrompere quel silenzio quasi assordante. - Come sta Rick? E' un po' di tempo che non lo sento. -
Caroline masticò con grazia il boccone e poi si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo di stoffa e le si illuminarono gli occhi. - Molto bene. - Cinguettò. - E' così preso dalle gemelline, sempre attento alle loro esigenze. Un grande papà. - Concluse con un moto di malinconia venuto da chissà dove.
Bonnie annuì, concordando. - Già. Ho sempre saputo che sarebbe stato un ottimo genitore. -
Enzo scosse il capo teatralmente e per poco non scoppiò a ridere. - Che umano perfetto ti sei scelta, Caroline! -
Quella gli lanciò un'occhiataccia e digrignò i denti per la rabbia. - Devi per forza commentare? Stavo parlando con la mia migliore amica, non con te. - Chiarì sperando di zittirlo.
Enzo però piegò la bocca come avrebbe fatto un bambino capriccioso e finse di piagnucolare. - Noto che sei diventata più acida. Credevo che la gravidanza ti avrebbe reso gentile di così e invece...-
Bonnie sbatté le palpebre ripetutamente, non appena si rese conto di vedere annebbiato davanti a lei. Le voci dei due vampiri arrivavano alle sue orecchie in modo ovattato, estraniata dal mondo che la circondava. Istintivamente si aggrappò al tavolo ma sentì le forze venire meno, risucchiata verso il basso da un'entità sconosciuta.
Enzo captò al volo il suo cambiamento e corrugò la fronte, in ansia. - Che ti prende? - Le chiese.
Bonnie provò a rispondere ma le fu impossibile. Si lasciò scivolare su un lato, stremata, e l'ultima cosa che vide prima di svenire fu la figura di Enzo che, scattante e rapida, l'acciuffava frenando la sua rovinosa caduta.




Angolo autrice:


Buonasera fanciulli. E' passato un po' di tempo dal mio ultimo aggiornamento. Questo perché sono stata senza pc per qualche giorno e in più ho avuto, non nego, abbastanza problemi a scrivere il nuovo capitolo. L'avevo impostato in un altro modo ma alla fine ha prevalso la mia strana voglia di complicare tutto. Come avrete notato, questa è solo la prima parte. Perdonatemi se l'ho fatto concludere sul più bello ma penso sia meglio così. Ci sono tante cose ancora da spiegare, come lo strano mancamento di Bonnie, per non parlare della scorsa “litigata” che i due sembrano ancora non aver superato (in particolare la nostra streghetta xD) Giuro che nel settimo capitolo vi sarà spiegata ogni cosa!
Spero che continuerete a seguirmi :* Un bacione


DS91

  
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