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Autore: Onaila    01/08/2016    11 recensioni
La trama vede Clarke e Lexa nel nostro mondo, una un medico e l'altra un CEO, sono entrambe legate ad un avvenimento che in un modo o nell'altro a scombussolato la loro vita.
In questa storia vedrete una Clarke inerme di fronte all'odio che Lexa prova nei suoi confronti e una Lexa che non riesce a perdonarle il torto recatole.
Spero che sia di vostro gradimento e che continuerete a seguirmi anche nei prossimi capitoli.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Costia, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NA: All'inizio di ogni paragrafo troverete il nome del Point of View del personaggio, buona lettura
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LEXA


La Signora Griffin viveva lontana dalla città, Clarke le aveva rivelato che suo padre aveva comprato quella casa con i risparmi di una vita, solo perché all'età di sedici anni l'aveva promessa alla moglie.
La casa in cui era cresciuta Clarke era un enorme villa bianca, con dei grandi pilastri sul porticato e un altrettanto vasto giardino << Clarke! >> esclamò la donna venendo incontro alla figlia che stava scendendo dalla macchina, seguita da Lexa che nel frattempo continuava a guardarsi intorno, scorgendo una piccola altalena adesso circondata dalla neve << Come è stato il viaggio? >> sentì avvicinandosi e non sapendo bene come comportarsi, ma non ci fu bisogno di alcuna presentazione, perché la madre di Clarke l'abbracciò e ancora una volta Lexa rimase sorpresa << Il viaggio è andato benissimo il Jet privato di Lexa è bellissimo >> fece la bionda entrando all'interno seguita dalla Signora Griffin.
Con la valigia ancora in mano, osservò la sedia a dondolo insieme ai tavoli messi sulla veranda e sfiorò con le dita le piante ben curate << Lexa?! >> Clarke la stava chiamando, probabilmente si era accorta della sua assenza perché la vide tornare indietro verso di lei << Va tutto bene? >> annuì seguendola.
Anche all'interno c'era la stessa atmosfera dell'esterno, ogni cosa in quella casa era curata e ben posta, ma sopratutto si poteva percepire il bene che la Signora Griffin volesse alla figlia.
Al muro vi erano appese foto di Clarke all'asilo, al parco con un amico, con le vesti del diploma e persino della laurea; in un angolo vi erano le sue sculture e alcuni premi di chissà quale gara, ma oltre a quello c'era anche aria di festa, niente a che vedere con la casa Natblida, il cui senso di festa era invitare personaggi noti o fare un evento di beneficenza per i meno fortunati, no, a casa Griffin c'era l'albero di Natale personalizzato con i dolci e foto, c'erano le calze appese al camino e festoni per la rampa di scale << Lexa? >> si sentì toccare un braccio e nel voltarsi trovò gli occhi preoccupati di Clarke a ricambiarla << S-si? >> la vide sorridere << E' da più di cinque minuti che continuo a chiamarti >> scosse la testa prendendole la valigia che aveva ancora tra le mani << Vieni ti mostro la stanza >> Lexa la seguì al piano superiore continuando ad ammirare le varie decorazione come la ghirlanda appesa ad ogni porta, compresa la sua << Purtroppo abbiamo le stanze separate >> la informò aprendo la sua camera, la cui aria natalizia non mancava, viste le coperte con le renne disegnate e la finta neve posata sul camino spento << Su dimmi cosa succede >> le disse una volta posata la valigia e cingendole la vita << Perché dovrebbe succedere qualcosa? >> Clarke alzò gli occhi al cielo sempre sorridente per poi aprirsi il cappotto.
Indossava semplicemente un maglioncino grigio e dei pantaloni bianchi, ma agli occhi di Lexa parve bellissima << E' da quando siamo arrivate che non parli e sembri tra le nuvole >> fece aprendole il cappotto come si fa con i bambini, probabilmente perché continuava a distrarsi << No, è solo che è diverso qui >> si spiegò tirando la manica della maglia nera abbassando lo sguardo << Diverso? >> la vide mettere le giacche dentro un armadio, molto sicuramente alla fine avrebbero condiviso la stanza << Sì, non sono abituata a quest'atmosfera >> si sedette sul letto strusciando le mani contro i pantaloni beige cercando di scaldarle << Perché di solito come festeggiate? >> Clarke si diresse al camino accendendolo con una valvola, probabilmente era una di quelli che funzionava a gas << Non così, cioè non è che il nostro modo mi dispiaccia, ma così è più bello, intimo quasi >> la bionda si accigliò porgendole una mano per issarla in piedi << Beh, allora è una buona cosa, no? >> Lexa annuì stringendole la mano nella sua mentre tornavano al piano di sotto << Avete fame? >> chiese la madre senza far passare inosservato lo sguardo che rivolse alle loro mani intrecciate << Ma prima dobbiamo parlare >> aggiunse facendosi seguire in cucina, dove vi erano numerosi tipi di biscotti e crostate.
Clarke sembrava tranquilla, cioè l'esatto opposto di lei che non osava alzare lo sguardo e ancora una volta ringraziò di aver lasciato i capelli sciolti, così che almeno potessero nasconderla un poco << Io non ho niente in contrario a tutto questo e voglio che voi lo sappiate >> la vide tagliare delle fette di torta al cioccolato e posarle in quattro piatti differenti << E riesco in parte a capire cosa possa averti legato a lei Clarke, ma invece che cosa lega te a mia figlia? >> la donna posò il coltello a la stava guardando senza distogliere lo sguardo nemmeno per un attimo << Mamma... >> << Il dolore >> la interruppe Lexa alzando lo sguardo e liberandosi dal tocco di Clarke per avvicinarsi meglio alla madre << E' stato il dolore a legarmi a Clarke, perché è con la morte di Costia che l'ho conosciuta la prima volta e il dolore che mi ha causato è stato devastante, ma a mia volta io sono stata la causa del suo. Vorrei dirle che la nostra relazione si sia basata sulla bellezza e sull'amore, ma sarebbero solo menzogne. Ho portato sua figlia al suicidio e me alla pazzia, ho causato dolore alle persone che mi circondano e a quelle che circondano Clarke, ma non le direi mai di essermi pentita di tutto questo, perché non è vero. Certo, una parte di me non avrebbe mai voluto che le sparassero, ma l'altra parte ne è felice perché mi ha permesso di comprendere quanto per me sua figlia sia importante >> si fermò per riprendere fiato ed osservare la reazione della donna che però rimase in attesa con le braccia al petto << Ma come le ho detto il nostro legame non è basato sull'amore, ma sul sostenersi a vicenda, sul comprendere le debolezze l'una dell'altra e ciò porta inevitabilmente ad affezionarsi e ad amarsi. Quello che sto cercando di dirle è che ciò che mi lega a Clarke è qualcosa di più della semplice attrazione >> sentiva che ogni parte del suo corpo avrebbe voluto scappare, ma rimase lì ferma a sostenere lo sguardo della Signora Griffin che dopo poco annuì lentamente << Bene >> esclamò prendendo due piatti << Allora posso fidarmi, andiamo? >> le fece incamminandosi fuori dalla cucina.
Tutto qui?
Non che le dispiacesse, ma del resto che cosa si poteva aspettare da lei?
Già in ospedale l'aveva trattata con premura e quasi sicuramente si era resa conto dei suoi sentimenti molto prima di lei, forse si era resa conto persino di quelli della figlia << Sei stata meravigliosa >> le disse Clarke baciandola castamente prima di prendere gli altri piatti rimanenti e la sua mano trascinandola con lei.

Alla fine l'aveva costretta a fare una passeggiata con lei nel loro giardino, così adesso stavano passando sotto una coltre di alberi e Lexa non riusciva a non notare l'incisione su uno di essi: CxJ << Che cos'é? >> chiese indicandolo e sfiorandolo con le dita << Beh è stato il mio primo amore...l'ha fatta mio padre, prima lì c'era una casa sull'albero, era il nostro rifugio >> le rivelò mettendosi le mani in tasca per il freddo << Infatti se noti bene c'è ancora qualche asta di legno >> Lexa alzò lo sguardo e riuscì a scorgere qualche barra e chiodo << Come mai non c'è più? >> domandò ancora tornando ad affiancarla per riprendere il cammino << Era vecchia e il vento l'ha tirata giù >> la sua voce aveva esitato un poco << Io non ho mai avuto una casa su un albero >> le fece stringendola forte a sé << Cosa? >> esclamò indignata l'altra << Beh, non amo molto l'altezza >> << Ma vivi in un palazzo! >> Lexa alzò gli occhi al cielo superandola per raccogliere un ramoscello << Non è la stessa cosa e poi non mi avvicino alle finestre >> si giustificò portandosi dietro i capelli che le erano ricaduti sul volto << Non hai idea di quello che ti sei persa >> disse facendola ridere << Come mai sei voluta venire qua fuori? >> chiese poi tornandole vicino << Volevo rimanere da sola con te >> le sussurrò intrecciando nuovamente le dita con le sue per voltarla e baciarla.
Le labbra di Clarke erano morbide e sapevano di burro di cacao, quel pensiero la fece ridere tra un bacio e l'altro mentre riprendeva fiato.
Si chiese che cosa aveva fatto per meritarla, ricordandosi come l'aveva ferita e odiandosi anche solo per averla fatta piangere in passato << L-lexa? >> si staccò da lei e la guardava preoccupata << Stai piangendo? >> di riflesso si portò una mano sulla guancia rendendosene conto solo allora << H-ho fatto qualcosa di sbagliato? >> Lexa scosse freneticamente la testa prendendole nuovamente il volto tra le sue mani << No >> rise facendola sorridere con lei << Assolutamente no >> aggiunse baciandola ancora.
Niente, non aveva fatto niente per meritarla, ma avrebbe fatto di tutto per tenerla stretta a sé.

 

CLARKE


Lexa era stata strepitosa con sua madre era riuscita a conquistarla e per un attimo aveva avuto davvero paura del contrario.
Stava prendendo i piatti dal mobiletto in alto quando sentì le sue braccia cingerla << Ehi >> le sussurrò in un orecchio prendendo le stoviglie dalle sue mani e posandole sull'isola << Che ci fai qui? >> << Abigail mi ha mandato ad aiutarti e poi cominciavano ad annoiarmi >> rivelò sottraendosi al suo sguardo per prendere la torta dal frigorifero << Dove sono le posate? >> le chiese, ma Clarke rimase ad osservarla aprire i cassetti rimanendo immobile e sperando che non si girasse.
Amava i suoi lunghi capelli e represse l'impulso di toccarli << Clarke? >> probabilmente notò il suo viso arrossato e il suo imbarazzo per essere stata scoperta, così si portò una ciocca dietro l'orecchio inumidendosi le labbra, abbassando lo sguardo << S-sono nel terzo cassetto del primo mobiletto >> stava ridendo, lo sentiva anche se non la vedeva << Va tutto bene? >> eccola, ecco la voce maliziosa che adorava e che le usciva ogni volta che la scopriva a guardarla << S-sì >> mentì percependo il suo avvicinarsi senza avere né il coraggio né la forza di affrontare i suoi meravigliosi e languidi occhi verdi.
Le cinse i fianchi con le belle mani e stavolta fu impossibile evitare il suo sguardo.
Era bella, era bella come la prima volta che le aveva permesso di vederla per quello che era: i capelli castani le ricadevano sulla schiena e qualche ciocca sulla spalla, facendo risaltare ancora di più quel sorriso che tanto la faceva impazzire, ma ciò che la ipnotizzò più di qualsiasi altra cosa erano i suoi occhi pieni di desiderio e le sue labbra umide che si posarono su di lei, pretendendolo come un comandante con il suo soldato.
Sentì la sua lingua dentro di lei come non l'aveva mai sentita, non la stava baciando, ma divorando perché era esattamente quello che stava facendo nel spingere la sua bocca contro la sua con la mano che aveva risalito il suo corpo fino a raggiungere il collo.
La costrinse ad indietreggiare senza smettere di baciarla << L-lexa >> sussurrò non riconoscendo la propria voce in quel suono e stavolta fu lei a baciarla con più vigore, mordendo un poco il suo labbro mentre la sua mano finiva sotto la sua maglietta.
Doveva smetterla, sua madre la stava aspettando, avrebbe dovuto smetterla, ma non ci riusciva.
Le labbra di Lexa si spostarono sulla gola, assaporandola con la lingua e con i denti mentre la mano di Clarke si intrecciava intorno al suo collo << L-lexa... >> mormorò mordendole la pelle per non gridare quando la sentì toccarla.
Le sembrava che tutto il corpo andasse a fuoco, inarcò la schiena appoggiandosi con le mani all'isola e annaspando sentendo l'aria mancarle << Clarke? >> la voce di sua madre le giunse alle orecchie così come i suoi passi che si avvicinavano.
Ancora ad oggi Clarke non riesce a spiegarsi come Lexa sia riuscita a ricomporsi quando a lei le ci volle più tempo di quanto aveva a disposizione e ancora ad oggi non si ricorda quale scusa sciocca e stupida abbia inventato a sua madre quel giorno, ma di certo si ricordò ciò che accade subito dopo...<< Clarke? >> la voce di Lexa la stava chiamando dal salotto << Clarke! >> adesso era nella loro stanza << Si può sapere che cosa stai facendo? >> le chiese sedendosi accanto a lei << Niente >> si affrettò a dire chiudendo il pc << Stai ancora scrivendo di noi? >> la bionda scosse la testa per poi annuire << Sei così stupida! Andiamo che è pronta la cena >> le disse scompigliandole i capelli.
Clarke riaccese il computer: Ma di certo si ricordò ciò che accade subito dopo: lei e Lexa rimasero sempre unite e sarebbe una bugia dire che non hanno avuto i loro alti e bassi, ma sono riusciti a superarli insieme, litigando e amandosi.
Digitò quell'ultima parola sorridendo << Clarke! La cena! >> Lexa la chiamò nuovamente e con il sorriso che minacciava di non volersene andare scese le scale << Arrivo! >>.

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NA: Ciao carissime/i eccoci giunti alla fine di questa fanfic, che ne pensate? Avete apprezzato il finale o vi aspettavate altro? Mi raccomando recensite tutti i vostri pensieri positivi o negativi e sopratutto grazie per avermi seguito fino alla fine :)

PS: In giornata dovrei riuscire a pubblicare la nuova fanfic Clexa 2.0 mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate devo premettere però che è un mode completamente diverso ;)

 

 

 
   
 
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