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Autore: beornotobe    01/08/2016    2 recensioni
PROLOGO
Una ragazza.
Un viaggio studio.
Un ragazzo.
Una compagnia.
Un'organizzazione.
Un pericolo.
New York corre dei rischi.
La parola chiave è ...
ASDAR.
Periferia.
Edifici nascosti.
Quartier generale.
ATTENZIONE.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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•Johnny's pov• Kate era uscita da una decina di minuti, dicendo di dover andare in bagno. E quindi ero lì, tutto solo, ad aspettarla, bendato. Si, bendato. Quella stronza aveva trovato su un ripiano una bandana che usavo da ragazzino e mi aveva coperto gli occhi raccomandandomi di non slegarla, avrei dovuto baciarla così, al buio. Le avevo chiesto quale sarebbe stato il vantaggio e lei mi aveva risposto che ci sarebbe stato da divertirsi, che probabilmente invece del seno le avrei toccato le orecchie e altre cazzate simili che mi avevano fatto morire dal ridere, così avevo accettato, sfidandola: "Scommetto 100 dollari che non sbaglierò nulla", le avevo sorriso spavaldo. Quindi ero là ad aspettarla e Dio, non stavo più nella pelle. Tenevo in mano la mia vodka e la sorseggiavo pian piano, mentre battevo per terra la mia Dr Martens a ritmo di un pezzo dei Blink 182... •Julia's pov• La casetta era là, con quel suo tetto di legno rosso, alla fine dell'enorme terrazza. Accertatami che nessuno mi stesse guardando mi mossi passo dopo passo verso la casa, ma quando ci arrivai di fronte non ero troppo sicura di voler ancora entrare. Ero persino troppo paurosa da non voler neanche guardare da una delle finestre sul retro. Tuttavia, armandomi di coraggio, girai intorno alla casa e mi convinsi: in fondo avrei potuto trovare solo loro due nudi sul tavolo, solo questo. Al 3 prefissatomi sbirciai attentamente all'interno, facendo attenzione a non farmi vedere. Con mia grandissima sorpresa vidi solo Depp seduto su una sedia al centro della stanza, che muoveva la testa a ritmo e batteva i piedi sul pavimento, il tutto ovviamente cadenzato dal portarsi regolarmente il calice alla bocca. Aguzzai la vista per non perdermi i particolari di quella, oso definire, splendida scena e fu qui che notai la cosa più strana: Johnny era bendato. Pensai che probabilmente Kate volesse entrare di soppiatto, accarezzarlo e poi pugnalarlo alle spalle con non chalance. Non chiedetemi come la mia mente fu capace di soffermarsi a pensare determinate cose, ma ne ero fortemente convinta. Il sorriso che gli aveva fatto non mi piaceva ed ero ardentemente sicura ci fosse qualcosa sotto, insomma, lo aveva bendato e lasciato solo! Cosa diavolo architettava quella ragazza? Decisi di entrare e chiederlo a lui, dal momento che Kate era misteriosamente assente. Spinsi piano la porta di mogano ed entrai, cercando di non far rumore: anche se credevo si aspettasse che Kate sarebbe tornata non volevo che degli stupidi passi lo spaventassero. Mi avvicinai alla sedia, osservando i suoi stupendi lineamenti, il pomo d'Adamo che si muoveva quando deglutiva e le gambe rigorosamente aperte e gli sfiorai una spalla, piano. "Kate cazzo", fece lui, alzandosi, "Dov'eri finita?". Non risposi, in quel momento fui presa dal panico. Se avesse saputo che si trattava di me, che volevo spiarli e interrompere i loro momenti solo perché ero tremendamente gelosa e volevo passare la serata con lui probabilmente non mi avrebbe degnata più di uno sguardo e io non volevo rovinare tutto quello che avevamo, come dire, creato, da quando ero all'agenzia. Mentre pensavo a tutta questa roba Johnny era davanti a me grattandosi il collo, poi posó velocemente il bicchiere di vodka sulla sedia e... e mi baciò. Si, mi bació. Le sue labbra spinsero prepotentemente contro le mie prima che potessi rendermene conto, prima che potessi fermarlo. Ed era troppo tardi, perché ormai i miei sensi avevano rinunciato totalmente a staccarsi da lui. Fece scendere le braccia sino alla mia vita appoggiandovi le mani, mentre le nostre lingue continuavano a cercarsi non dandoci neanche il tempo di respirare. Mi rendevo conto di ciò che stavo facendo, ma diamine, era stato lui, probabilmente credendo fosse Kate. Gli misi le mani al collo e le feci scivolare nei capelli, tirandoglieli piano. Lo vidi sorridere sulla mia bocca e feci lo stesso. Ero praticamente la ragazza più felice della terra. Inizió poi a mordicchiarmi le labbra e dio,fui certa ci stesse mettendo tutta la passione possibile. Se avessi potuto lo avrei baciato per tutta la vita. Mi spinse contro il tavolo e mi ci fece sedere sopra. Ero sorpresa riuscisse a far tutto ciò ad occhi chiusi, ma finché durava non c'era tempo per pensare a tutto ció, così lo afferrai per il colletto della camicia e lo baciai ancora, non potevo, davvero, non potevo averne abbastanza. La sensazione delle nostre labbra che si schiudevano, si incontravano e permettevano alle nostre lingue di scontarsi era una cosa semplicemente indescrivibile. Le sue mani mi afferrarono la cerniera del vestito e la tirarono giù in men che non si dica, continuarono poi a a vagare su e giù per la mia schiena e cercavano il gancetto del reggiseno. Sorrisi mentre continuavamo a baciarci come due assatanati e lasciai che me lo sbottonasse e lo facesse calare lungo le braccia. Fu allora che mi resi conto che no, non potevo. Non potevo ingannarlo. Oltretutto, non potevo ingannare me stessa. Lui pensava fossi Kate. Non so che diamine gli avesse detto quella ragazza, ma solo, non potevamo farlo. Volevo quella bocca con tutta me stessa, ma mi rendevo conto fosse totalmente ingiusto, ovviamente se avesse saputo fossi stata Julia lui non mi avrebbe baciata, gli andava solo provocarmi: "Lo so che ti allieterebbe venire a letto con me", "Ti piacciono i miei occhi, eh", "Credevo non sapessi stare senza guardarmi negli occhi"... Al pensiero di tutto ciò, al martellar dell'idea che non mi avrebbe mai baciata se avesse saputo che ero io, mi venne solamente da mandarlo a quel paese. Il solo pensiero che avrebbe fatto a Kate tutto ciò che stava facendo a me mi rendeva davvero una bestia. Non potevamo più continuare. Era uno stronzo, aveva una storia con Winona, provocava me e avrebbe fatto tutto ciò con Kate se io non mi fossi intromessa, continuavo a ripetermi. Nel frattempo lui aveva iniziato a baciarmi il collo, lasciandovi piccoli succhiotti dappertutto. Non avevo idea di come mandarlo via, non potevo mandarlo a quel paese anche se ne avevo tutta la voglia, volevo semplicemente rivelargli che ero Julia e che me ne andavo. Così mi staccai da lui. "Suvvia, che diamine ti prende?", "Hai visto, non ho sbagliato nulla", rise, venendo verso di me. "Johnny...", pronunciai il suo nome, poggiandogli una mano sulla guancia appena mi fu vicino abbastanza. "Si?", fece, aggrottando le sopracciglia che si intravedevano sotto la bandana. "Io...", feci, incapace di continuare. "Dannazione, dove ho già sentito questo profumo?", esclamò lui a un tratto. Okay, ero finita. Ufficialmente finita. "Julia?", disse lui, mettendosi una mano sulla bocca praticamente sconvolto. Si tolse la bandana velocemente e mi ritrovai faccia a faccia con lui, il contatto visivo come al solito mi uccise e il quel momento sentivo il mondo crollarmi letteralmente addosso. "Scusami", riuscì a dire io. Lui non riusciva a proferire parola e continuava a passarsi la mano fra i capelli. "Scusami un cazzo", mi urló poi, e io desiderai morire. Davvero. "Non, non potevo sapere che mi avresti baciata", dissi, allontanandomi da lui, che aveva assunto la peggiore espressione che gli avessi mai visto. "Vi avevo chiesto di non immischiarvi! Chi ti ha mandato, Alice? Francis? Che ti hanno detto, diamine!", gridava, girando per la stanza. "Nessuno mi ha detto niente...", mormorai. Lui sgranó gli occhi: "Perché sei venuta qui, Julia?". Avrei dovuto dirglielo? Va bene, mi armai di coraggio e glielo dissi: "Avrei voluto passare la serata con te, tutto qua, okay? Smettila di urlare, dio. Non è accaduto niente, so che quello che è successo non significa un accidenti, non sono più una ragazzina come forse tu pensi. So che quello che abbiamo fatto, tutto ciò che abbiamo fatto era per Kate e non per me, lo so, ora, potresti gentilmente non parlarne più?" Non ebbe immediate reazioni, gli occhi vitrei e inespressivi. Venne verso di me. Mi appoggió la mano sulla guancia, il 3 tatuato a pochi centimetri dalle mie labbra ancora calde. "Lasciami in pace", feci, guardandolo negli occhi coi miei arrossati, colmi di pianto che avrei riversato di lì a poco. Mi girai e mi avviai verso la porta. "Aspetta", chiamó lui, ma io non volevo più saperne. Ero già fuori dalla casa, lasciai anche la terrazza e corsi verso la camera. Dopo che ci fui entrata mi buttai sul letto e mi sotterrai sotto le coperte, il cuscino già per metà inzuppato... •Spero davvero questo capitolo (un po' strano) non vi deluda! Grazie mille a tutti quelli che seguono la mia storia <3
  
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