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Autore: The_Storm    02/08/2016    1 recensioni
Chiunque abbia parlato per più di tre minuti con Arya Dreamscape non può fare a meno di descriverla con parole come "diversa", "strana", "asociale" e via discorrendo. Ma Arya è soprattutto complicata. Complicata nel suo modo di vestirsi, di mangiare, di relazionarsi...Nessuno è mai riuscito a capirla, nemmeno lei stessa. Preferisce stare da sola e, incredibile a dirsi forse, ma non ha nessun amico. La sua routine è la stessa da anni ormai, se si escludono alcune, rare, varianti. Ma cosa succederebbe se proprio una di queste varianti capovolgesse il suo piccolo mondo?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Erano passati due giorni da quell'incontro al parco e da quando mi sono scontrata con uno dei ragazzi più popolari e belli della scuola. Fortunatamente, non è  cambiato nulla e a scuola continuano a ignorarmi come hanno sempre fatto.
Oggi è venerdì e le conversazioni tra gli studenti hanno come argomento principale quello che faranno sta sera. C'è chi andrà in discoteca, chi a una festa, chi semplicemente farà un'uscita con gli amici...e poi ci sono io, che ovviamente me ne starò in casa a guardare qualche film o a leggere qualcosa. 
 
Entro nell'aula di letteratura e vado a sedermi nel mio solito posto nella fila centrale, accanto alla finestra. Inutile dire che il banco accanto al mio è da tempo immemore vuoto. Questo corso ha molti posti e ce ne sono un paio vuoti, quindi è naturale e per me molto meglio così. La campanella suona e l'ultimo ragazzo ad entrare, prima del professore, è proprio James Thorne, il ragazzo contro cui sono andata a sbattere un paio di giorni fa. Mi volto immediatamente verso la finestra per evitare di guardarlo. Seguiamo molti corsi insieme a dir la verità, ma gli unici due corsi in cui non c'è anche il suo migliore amico sono letteratura e Matematica. Sto per prendere una penna dall'astuccio, pronta a prendere appunti, quando il rumore di una sedia che striscia a pochi centimetri da me mi fa voltare d'istinto. Non riesco ad evitare di sgranare gli occhi come un'idiota quando vedo James sedersi nel banco accanto al mio come se niente fosse. A quanto pare non sono l'unica dato che tutta la classe si è voltata verso di noi, sconvolta. Persino il professore resta in silenzio per un attimo prima di riprendersi e iniziare la lezione. Perché si è seduto qui e non accanto ad una delle sue innumerevoli ragazze? Domanda a cui vorrei tanto saper rispondere. Il ragazzo si volta verso di me con un sorriso da pubblicità della mentadent e mi porge la mano 
-Ehi, io sono James-
Il suo tono è basso, per non farsi sentire dal professore, immagino. Rimango immobile per qualche istante come una perfetta idiota, chiedendomi pure se stesse parlando con me, prima di decidermi a stringergli la mano
-Arya-
Sussurro in fretta ritirando la mano mezza coperta dall'enorme felpa che indosso come se mi fossi scottata. Punto il mio sguardo sul foglio del quaderno e inizio a prendere appunti tentando di ignorare la presenza di James accanto a me, un'impresa più difficile delle dodici fatiche di Ercole dato che sento i suoi occhi puntati addosso. Se c'è una cosa che detesto è quando la gente mi fissa. Non lo sopporto, mi mette ansia e divento ancora più impacciata di quanto sia. Lascio scivolare la treccia in cui ho racchiuso i capelli questa mattina dal lato di James, in modo da coprirmi almeno la faccia. 
 
Quando la campanella suona, scrivo in fretta e furia l'assegno per il weekend e quasi corro via dalla classe, respirando profondamente prima di dirigermi verso l'aula di economia. Per il resto della giornata scolastica, James Thorne resta lontano dalla mia vista e dai miei pensieri. 
 
Sono a casa da un paio d'ore ormai, stesa sul divano del salotto mentre leggo un libro che ho già letto un paio di volte quando sento bussare il campanello. Mi alzo, aggrottando le sopracciglia e chiedendomi chi possa essere dato che mio padre è al lavoro e che comunque ha le chiavi. 
-Chi è?-
Chiedo ad alta voce quando sono in prossimità della porta
-Arya, tesoro, sono Caroline-
Sorrido nel sentire la voce della mia vicina e mi affretto ad aprire la porta. Caroline è una donna abbastanza giovane, di circa trent'anni, ma ancora di bell'aspetto. Mi conosce praticamente da quando sono nata e mi ha tenuta con se quando mio padre doveva andare al lavoro. Praticamente è una specie di zia per me e la adoro tanto quanto lei adora me. 
-Caroline! È successo qualcosa?-
Chiedo notando il suo sguardo preoccupato. Lei scuote la testa e mi sorride 
-Niente di che, solo un piccolo incidente al lavoro. Sto andando appunto a sistemarlo, ma John è in ufficio e tra poco dovrei andare a prendere Meredith a casa di una sua amica. Non è che potresti farmi il favore di andare tu a prenderla e magari di tenerla un po' con te finché io o mio marito non torniamo?-
Mi supplica praticamente e io sorrido di rimando. Meredith è la figlia di Caroline e John, una bambina di sei anni che sembra più un vulcano attivo. La adoro 
-Non devi nemmeno chiederlo! Sai che stravedo per Maddy-
Ammetto e in risposta mi arriva uno sguardo raggiante. 
-Non quanto lei stravede per te. Allora avviso la madre della bambina. Tieni, questo è l'indirizzo che ha dato a me. Purtroppo è un po' lontano da qui, ma se prendi l'autobus per la stazione ferroviaria dovresti arrivarci dopo una decina di fermate-
Annuisco e prendo il foglietto che mi porge. Mi saluta e ringrazia ancora e io le dico che non deve preoccuparsi. Poi corre, letteralmente, in macchina. 
Ridacchio, pensando che Meredith abbia proprio preso tutto da sua madre. 
 
Dopo essermi data una veloce rinfrescata, esco di casa e aspetto l'autobus, che, stranamente, arriva poco dopo. 
 
Mi guardo intorno cercando il numero civico una volta scesa dall'autobus. Inizio a camminare lentamente e infine raggiungo la casa che, spero, sia giusta. Suono al campanello della porta e una voce maschile mi chiede chi sia
-Ehm...sono Arya. Devo portare Maddy a casa-
Dico pregando chiunque sia in ascolto di non fare una delle mie solite figure di merda e di aver suonato alla casa giusta. La porta si apre e un uomo sulla quarantina mi sorride gentilmente 
-Ciao, entra pure. Caroline ci ha avvisato del tuo arrivo-
Si sposta di lato per lasciarmi passare e io entro timidamente, guardandomi intorno con discrezione 
-Aspetta qui, vado a chiamarla-
Annuisco e poi lo vedo scomparire per le scale. Mi dondolo per un po' sui talloni prima che una voce femminile mi distragga 
-Ma tu sei la ragazza del parco!-
Mi volto di scatto, confusa, e rivedo la madre di Sophie, la bambina muta che ho incontrato al parco un paio di giorni fa. Le sorrido e annuisco, pensando a che stranissime coincidenze capitino a volte 
-Salve signora, sono Arya-
Mi presento con un tono educato, ma lei scuote la mano come se stesse cacciando una mosca fastidiosa
-Oh, puoi chiamarmi tranquillamente Grace e darmi del tu-
Mi impone scherzosamente avvicinandosi a me 
-Quindi sei tu l'amica di Meredith?-
Continua con sguardo interrogativo 
-Si, e Sophie è la compagna di classe di Maddy?-
Chiedo, anche se so già la risposta. Infatti la donna annuisce sorridendo. Ha uno splendido sorriso questa donna, molto dolce e genuino. 
-Che strana...-
Ma non riuscì a continuare la frase perché un'altra voce maschile, non appartenente all'uomo che mi ha aperto la porta, sovrasta la sua 
-Arya?-
Alzo lo sguardo, stupita e confusa, e non posso far altro che spalancare gli occhi e la bocca nel ritrovarmi davanti James, vestito con una camicia bianca e un paio di jeans, probabilmente pronto per andare all'ennesima festa per scoparsi l'ennesima ragazza. Altro che coincidenza...qui si tratta di vera e propria sfiga. 
  
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