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Autore: Sainthumangrace    02/08/2016    0 recensioni
Il mondo va avanti anche quando tutti vorremmo che si fermasse, un attimo solo, per darci il tempo di respirare. E' questa la verità contro la quale tutti i giovani sbattono il muso prima di crescere. E Marco, il muso, se l'è quasi spaccato. Il ricordo infantile di una favola, di un peluche, di una coperta, del latte zuccherato. Il ricordo infantile di una mamma e la consapevolezza adolescenziale che ormai la vita sia andata avanti. Saranno queste le premesse per una nuova vita per Marco Calendula, che una mamma non l'ha mai conosciuta e che l'amore lo conosce soltanto per finta. La storia di come l'amore, quello vero, quello degli amici, della famiglia, quello che si trova solanto nella persona giusta, possa aggiustare un cuore rotto sin dalla partenza. Incrinato, mai curato, mai preso in considerazione per davvero.
-Storia precedentemente pubblicata su un altro mio account EFP che purtroppo mi dava problemi. Capitoli revisionati e pronti alla pubblicazione fino al decimo (il resto della storia è ancora 'in cantiere'). Mi scuso per il disagio.-
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dedico questo primo capitolo ad un mio lettore speciale... perché questo è l'avvio di tutto.
L'avvio della soria d'amore più bella di sempre.
Quella di uno scrittore, e della sua storia.


1.



Al pub 'il Grimorio' c'era una festa quella sera. Il che implicava, ovviamente, masse di stupidi che si sentivano i padroni del mondo, e musica orribile a fracassare i timpani. Marco stava seduto con Giorgio al solito bar del venerdì sera, con una birra d'avanti, ed un posacenere accanto. Le luci soffuse e l'aria fumosa lo stavano rilassando, ed i presagi rumorosi di quella che senz'altro sarebbe stata una bella festa si facevano sentire dal locale accanto. Invidiò oziosamente coloro che avevano il permesso di parteciparvi, e lentamente finì la sua birra con lunghe sorsate. La scuola lo stava sfiancando, e anche Vanessa, la sua ragazza. Si stava ammattendo.
- Proprio non capisco cosa voglia.- disse sbattendo il boccale vuoto sul bancone - un'altro giro, Lu'.-
Giorgio lo squadrò con aria bonaria, la bocca stretta in una linea dura, ma un lampo divertito che gli brillava negli occhi. Com'era bello prenderlo in giro... erano sempre stati così diversi che Giorgio si divertiva un mondo ad elencargli sempre tutti i suoi difetti - Non lo so... non sono bravo con le donne, io. Sei tu il fortunato.- gli disse. Marco alzò un angolo della bocca e piegò la testa di lato, come a dire 'sì, hai proprio ragione'.
- Devo lasciarla.- sentenziò. Giorgio gli scoppiò a ridere in faccia.
- No, davvero? Non sarà mica durata troppo?- 
Marco si disse che sì, probabilmente era durata troppo. Si limitò a scrollare le spalle, come sempre.
- Non capisco il tuo problema amico.- disse Giorgio.
- In realtà- precisò Marco - sono loro ad avere qualche problema.- Giorgio rise ancora, prendendolo evidentemente in giro. - E' la terza che cambi nel giro di un anno... ma non te la poni qualche domanda?-
- Domanda?- chiese falsamente stranito Marco - domanda del tipo?-
- Ma, non so... del tipo che forse sei tu a farle allontanare.- Marco ci pensò su, mentre Giorgio si torceva le punte gialle dei capelli con le dita.
- Non che questo mi importi.- disse, - e non ridere.-
- No,- rise Giorgio - ovviamente, non che questo ti importi. D'altro canto, tu sei uno stronzo insensibile, dottorino.- Finì la sua birra con un sorso e poggiò il boccale. Per lui andava bene così. Marco osservò i movimenti famigliari del suo amico, il modo in cui si portava l'avambraccio alla bocca per asciugarsi, gli occhi stretti e le guance gonfie per il liquido trattenuto tra esse.
- Non sono un dottore.- sbuffò Marco - o perlomeno, non ancora.- Giorgio inghiottì rumorosamente.
- No, ma lo sarai.- disse - e magari sarai tu ad asportarmi il fegato, un giorno.- Marco rise a quella battuta, per quanto infelice potesse sembrare.
- Potrei sempre fartelo ingoiare e poi uscire dal culo, il fegato.-
Giorgio sventolò una mano con fare vago - ci sono uscito, ci sono uscito.- sbatté una mano sul tavolo facendo tintinnare un anello d'acciaio e disse: - sono sobrio, ora.-
- Ti conviene.- Marco fece roteare gli ultimi rimasugli di birra sul fondo del boccale, poi gli ingollò con uno scatto del braccio. Appoggiò il proprio bicchiere sul bancone e lo spinse verso la cameriera, in modo tanto rumoroso che lei non poté non notarlo.
- Quant'è?-
La ragazza posò gli occhi scuri sul suo viso, e con voce impastata disse - Fanno 7,30 per voi.- Giorgio uscì una banconota e la posò sul tavolo senza essere notato. Marco fissò lascivo la ragazza.
- Tieni il resto.- e con l'amico si diresse verso l'uscita. 
- Vanessa non ne sarebbe felice.- disse allibito Giorgio.
Marco mise in tasca lo scontrino e si schiarì la gola.
- Di che cosa?- 
Giorgio gli diede una spallata, e Marco, che da sempre era stato di costituzione esile e magra, barcollò.
-Della barista, ovvio.-
Quell'altro lo guardò un po' colpevole, un po' spavaldo: - Mica me la sono scopata.- Giorgio sorrise e prese una caramellina alla liquirizia dalla tasca del cappotto.
- Non ancora... Vuoi?-
- Cosa, scoparmela?- 
Giorgio sbuffò.
- No, cretino. Una caramella, la vuoi?- 
Marco alzò un sopracciglio e fece una smorfia con le labbra.
- No, chissà da quanto tempo è li.-

***

Il suono della sveglia lo destabilizzava sempre. Non solo perché fosse una canzone non propriamente calma, ma perché segnava l'inizio di un nuovo giorno e la definitiva fine di quello precedente, facendogli capire che quella era l'ora in cui doveva smettere di rimuginare sulla giornata passata ed organizzarne un'altra. Riteneva quasi indispensabile porsi dei limiti, e sapere quali erano i suoi lo rendeva più tranquillo: per lui aveva molto senso, e anche importanza per quel che valeva. Ma quel giorno non era un giorno normale, come quelli che iniziavano piatti e finivano piatti, no. Quello era un giorno speciale, perché l'indomani tutto non sarebbe finito con il suono della sveglia successiva. Allora finalmente avrebbe scoperto se aveva passato o meno l'esame per il tirocinio. Non uno qualsiasi, era il giorno più grandioso della sua vita. Perciò appena percepì la vibrazione del telefono, la suoneria non fece in tempo a partire che lui era già in piedi. Sarebbe stato il giorno più bello di sempre, come l'aveva sempre immaginato. Aprire la lettera, compiacersi per la meritata ammissione, e poi andarsi a fare una birra con Giorgio per festeggiare. O magari andarsi a fare Vanessa, dato che c'era. Ah no, Vanessa no. Eppure la prima cosa che percepì appena mise piede giù dal letto fu l'amara sensazione che ti lascia un brutto presentimento. Marco non era superstizioso per natura, perciò non ci diede peso prima di scendere a fare colazione. Nel mentre, in cucina indaffarata ai fornelli, sua zia Luana smanettava con dei pentolini, il marito al contrario sorseggiava il suo caffè bollente, guardando il primo telegiornale della giornata. Fu tuttavia Lucia, sua 'cugina', la prima a percepire i tonfi del suo passo pesante.
- Oi, guardate chi si è svegliato!- disse questa con la faccia assonnata. - a chi dovremmo fare gli onori per averti a colazione?- 
Marco che era già bel che sveglio le sorrise affilato.
- Non ti conviene fare battute quando hai ancora la forma del cuscino sulle guance, e i baffi del latte sulle labbra, piccoletta.-  Zia Luana si girò a guardarli.
- Non incominciate voi due, e buongiorno, Marco.- 
Lo zio borbottò.
- Buongiorno.- rispose afferrando una mela matura.
Sua zia gli mise davanti una tazzina di caffè bollente: - A che ora devi essere dal tuo professore?- 
C'era un certo compiacimento nella sua voce.
- Alle 9.40.-
Lucia sbarrò gli occhi: - Ma è prestissimo! Perché ti sei svegliato così presto?-
- Lo sai che per me è importante.- e lo disse con una tale sincerità che lo zio uscì dalla stanza. Lui si allontanava sempre quando Marco parlava delle sue passioni. Il nipote lo seguì con lo sguardo, le spalle abbassate come dopo una sconfitta, ma si ricompose subito.
- Quanto può essere importante stare impalato senza poter fare niente, a guardare gli altri fare ciò che vorresti fare anche tu?- 
Marco sbuffò scocciato. 
- Mi servirà per l'esperienza, ma cosa ne vuoi sapere tu?- diede un bacio sulla guancia di sua zia e disse: - Inizio ad andare, devo incontrare un amico, prima.- La zia sorrise emozionata.
- Oh! Incontri Giorgio? Che caro ragazzo, salutalo!-
- No, non lo conosci questo qua. Ma te lo saluto, quando lo vedo.- detto questo prese il suo zaino, la giacca, ed uscì gridando un ultimo saluto generale. Dalla cucina Luana gridò: - E fammi sapere com'è andato l'esame!-.

***

Vanessa lo guardava fiera. Quella fierezza femminile che poi si sgretola in lacrime una volta in camera da sole. Non se lo meritava. Gli era sempre stata accanto, lo aveva sempre sostenuto e... non se lo meritava. Marco le sedeva di fronte, impassibile, ma quando la corazza di orgoglio di lei iniziò a vacillare sotto la pesantezza delle sue parole, anche il suo sguardo si ammorbidì.
- Da quanto tempo ci pensi?- gli chiese con la voce spezzata. Marco alzò lo sguardo dal cappuccino che aveva comprato. 
- Da un po'.- Vanessa strinse forte i pugni, fino a sentire le unghie affilate graffiare la carne in profondità.
- Cosa vuol dire da un po'?-
- Vuol dire esattamente quel che sembra. Da un po'.-
Vanessa fece appello a tutta la sua forza interiore per non alzarsi e schiaffargli una manata in pieno viso.
- E posso sapere cosa ti ha portato a questa decisione?-
Marco fu dolorosamente scattante nella riposta, e come sempre, dolorosamente sincero: - Non provo più le stesse cose.- 
Vanessa strinse lo sguardo.
- C'è un'altra?- 
- No.- rispose subito, - non ancora.- 
Per la ragazza fu peggio di un calcio.
- Me lo farò bastare.- afferrò la borsa e si alzò, gli porse un foglio bianco: - questo è il conto. Ci si vede in giro.-

, pensò lui, ci si vede in giro.




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Ed eccoci ritrovati col primo capitolo di 'Come zucchero filato', finalmente

Come butta? Che ve ne pare di questo primo ed entusiasmante - spero - capitolo?

E' vero che ho pubblicato un po' tardi, me ne rendo conto, ma solo perché mi ero detta: "ma sì! aspettiamo prima che arrivino nuovi lettori, nuovi seguiti, e poi pubblichiamo"... maaaaa!

Siccome questi nuovi lettori non sono arrivati -
mio malgrado - mi sono detta che era inutile aspettare oltre e che alla fine non ho niente da perdere. Spero di avere più fortuna con questo primo capitolo che a me personalmente piace veramente tanto; e niente... lasciatemi qualche recensione magari: se vi piace ditemi cosa vi piace di più, se non vi piace, vi chiedo: perché? Cosa dovrei migliorare? 

Ogni commento sarà ben accetto ed aspetto con ansia di leggere i vostri pareri!

Alla prossima,


Sainthumangrace 
   
 
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