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Autore: marie52    02/08/2016    1 recensioni
Durante una missione solitaria, Zhalia viene rapita da delle misteriose figure.
Toccherà alla squadra Huntik, indagare sulla sua sparizione mentre ombre oscure sul passato di uno dei membri della squadra torneranno finalmente a galla.
Lo so vi ho scocciato con questa nuova versione della mia orribile fanfiction ma volevo cambiare molte cose che avevo approssimato nella mia storia.
I hope you enjoyed
marie52
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dante Vale, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9: Notte insonne e Ricordi
 
New York
Giorni dalla scomparsa: Cinque/Sei
 
Non riusciva a dormire.
Aveva provato di tutto: contare le pecore, bere un bicchiere di latte o la ninna nanna che sua madre gli cantava da bambino.
Ma non funzionava.
Arrabbiato, dopo diverse ore a rigirarsi all’interno del suo letto, si era alzato e aveva deciso di aprire il balcone della stanza per prendere una boccata d’aria.
Lok notò per la prima volta quanto le stelle fossero luminose senza le luci delle case.
L’assenza poi del rumore assordante delle macchine rendeva il tutto ancora più incantevole ai suoi occhi.
- Anche tu non riesci a dormire?-
Il ragazzo annuì leggermente la testa senza parlare con gli occhi fissi sulla luna alta nel cielo stellato, quasi malinconici.
La figura affianco a se sospirò guardandolo.
Non riusciva a vederlo in quel modo.
Non era da lui, non dal suo Lok.
Era sempre stato quello più positivo del gruppo, quello che non si abbatteva facilmente.
D’istinto appoggiò la testa sulla sua spalla e fu contenta che il suo braccio destro delicatamente la spinse più vicino a se.
- Riusciremo a trovarla Lok. -
- Perché invece Sophie ho la sensazione che non finirà bene questa storia?-
La ragazza sorrise dolcemente al suo fidanzato.
- Perché sei una persona molto gentile e ci tieni molto a lei, è come se fosse una sorella per te. sta tranquillo sono certa che ci riusciremo.
Il ragazzo sorrise baciandole il capo dolcemente, poi sospirò.
- è incredibile. Credevo che i pericoli fossero finiti. Che avremmo fatto delle missioni semplici e non avremmo dovuto preoccuparci più di perdere qualcuno.
- è solo scomparsa Lok non è morta.
- Come fai ad esserne così sicura?- sbottò il biondo lo sguardo arrabbiato
- è di Zhalia che stiamo parlando.  è una delle persone più forti che conosciamo!
- Lo so Sophie ma ecco più il tempo passa più, lei, potrebbe … -
La giovane non lo lasciò continuare si mise in punta di piede e lo baciò leggermente sulle labbra.
Sapeva quanto aveva paura.
Anche lei ne aveva.
La scontrosa cercatrice per lei era come una sorella gemella.
Si dicevano tutto e si fidavano l’una dell’altra nonostante all’inizio non si fidasse per niente della cercatrice dai capelli blu notte a causa di quella cotta per il cercatore dai capelli rossi.
Ma sapeva anche che per Lok questo era anche più difficile: perché il giorno in cui scomparve la sua amica, fu lo stesso giorno in cui anche suo padre sparì.
Non lo aveva detto a nessuno, nemmeno a lei, alla sua fidanzata.
Se lo era ricordato quando una notte lo aveva sorpreso fuori dal balcone parlando con la mamma chiedendole scusa per non essere andato da lei come ogni anno.
- è inutile pensarci ora- disse la ragazza alla fine di quel attimo di dolcezza- lo scopriremo inseguito. Guardiamo semplicemente il paesaggio in silenzio.
Il Ragazzo sorrise a quella risposta e con il cuore più leggero ritorno a guardare il paesaggio
 Ma quel silenzio durò molto poco poiché una domanda comparve nella testa del cercatore e chiese:
- Quando lo diremo agli altri? Di noi? Insomma è da un anno che ci frequentiamo e solo Zhalia lo sa perché ci beccò.-
La ragazza non rispose, semplicemente continuò a guardare le stelle, sperando che il mattino non giungesse.
 Non sapevano che dall’altra parte della città, in un’ appartamento non molto grande, vi erano altre tre persone che non riuscivano a dormire.
A differenza di Lok non avevano nemmeno tentato di dormire dato che il sonno sembrava solo un miraggio lontano.
Uno fra di loro spiccava nel piccolo gruppo.
Si trovava all’esterno della casa intento a prendere una boccata d’aria.
Gli occhi socchiusi mentre il vento freddo di quella notte gli sfiorava il viso.
Non pensava a nulla.
La sua mente era vuota e senza alcun pensiero in testa.
Dei passi dietro di lui pesanti e lenti si avvicinarono alla figura.
Era un altro personaggio di quel bizzarro gruppo molto simile al primo sia dal punto di vista fisico, poiché
avevano lo stesso colore dei capelli e degli occhi, marroni come il tronco di un albero e sia dal punto di vista caratteriale: entrambi taciturni quando le cose andavano male ma uno era quello più positivo mentre l’altro era il pessimista.
Non parlarono ne si scambiarono battute per alleggerire l’aria pesante e per niente allegra che si era creata in quelle poche ore.
Cosa avrebbero potuto dirsi?
Ognuno dei due soffriva e la voglia di parlare era molto limitata.
Per tutti e due lei, quella da molti considerata scontrosa e per niente amichevole, aveva solo  un nome per identificarla al meglio: Famiglia.
Per loro due era questo: era una madre amorevole, una sorella testarda e un padre autoritario, tutto ciò che non avevano mai avuto.
Erano orfani, cresciuti in un orfanotrofio, disprezzati da tutti e odiati.
Nessuno li voleva, nessuno li cercava.
La loro vita era sempre stata questa.
Poi, un giorno, era arrivata lei .
Aveva prevenuto dal far fare una scelta sbagliata a uno di quei due e, rinunciando a ciò che aveva conquistato, era riuscita a salvare l’altro dall’inferno.
Gli aveva dato una casa.
Una lacrima scappò dalla morsa prepotente della palpebra per proseguire verso il mento bianco per poi lasciarsi trasportare dal vento.
- La troveremo Harrison –
- Lo so-
****
- Ehi guarda è l’orfanella!-
- Già quella senza memoria!-
- Che stupida!-
- e  Senti come puzza-
Erano queste le prese in giro che ricevette gratuitamente una volta giunta in orfanotrofio dopo quel attimo di pace .
Era rimasta per giorni svenuta e quando si era risvegliata in quel letto d’ospedale le avevano fatto un sacco di domande alle quali non era riuscita a dare una risposta
- Come ti chiami?-
Buio
- Quanti anni hai?-
Buio
- Chi sono i tuoi genitori?-
Buio
Buio,Buio,Buio…
Sempre e soltanto buio.
Aveva provato a sforzarsi.
A ricordare qualcosa.
Ma niente, il buio aveva avvolto tutte le sue memorie.
Aveva ricordato il suo nome dopo un po’ di tempo ma niente di più.
L’unica cosa che era certa di ricordare di quel passato senza memoria, era una mano dolce all’interno di quel buio che l’aveva salvata.
Non ricordava da cosa,sapeva che qualcuno l’aveva salvata.
Aveva provato a chiedere come si chiamasse il suo salvatore  e dove fosse ma tutti rispondevano di non sapere niente.
Dopo qualche settimana, una volta che le sue ferite si erano rimarginate, l’avevano trasferita all’interno di quel orribile carcere, a parer suo.
I suoi compagni di sventura non avevano pietà di lei.
Le prese in giro erano all’ordine del giorno e se reagiva ad esse, finiva a letto senza cena mandata da una di quelle suore senza scrupolo, che, seconda la bambina, si divertivano a tormentarla.
La più piccola di quell’orfanotrofio e la più sfortunata.
Quando c’erano le visite delle famiglie che volevano adottare qualcuno, non sapeva il motivo ma nessuno la sceglieva.
Li vedeva borbottare qualcosa e poi avvicinarsi a qualche altro bambino.
Si era abituata a quella routine tanto che quando vi erano le visite se ne andava nella sua stanzetta per poter restare un po’ da sola incurante delle urla delle suore che le ordinavano di rimanere lì.
A che serviva restare lì se nessuno ti vuole? pensò la bambina.
Fu da quel momento che in lei scattò il desiderio di fuga.
Fuggire da quel luogo.
Ma per andare dove? pensò
Non aveva nessuno al mondo.
Nessuno da cui andare e nessuno da poter amare.
Nessuno
L’immagine di quella mano che la prendeva dolcemente le apparve nella mente trasmettendole la carica necessaria per quel atto.
Lo troverò pensò troverò il mio salvatore e avrò un luogo che chiamerò casa.
E sorridendo al pensiero di un attimo di felicità, scavalcò il muro di pietra dell’orfanotrofio per poi fuggire tra i vicoli di Rotterdam nel cuore della notte.
E fu così che il 19 agosto 1976, Zhalia Moon scappò dal orfanotrofio di Rotterdam.
 
 
Angolo Autrice (con il blocco dello scrittore)
Eccomi di nuovo qui con nuovo capitolo della mia fan fiction.
Devo dire che sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo.
Ebbene si gente la bambina salvata da non si sa chi, era Zhalia.
Scontato? Credo di sì.
Come vedete ho aggiunto un momento LokxSophie perché credevo fosse giusto dare spazio anche a questa coppia.
Lok è molto OOC ma credo che sia adatto al momento.
Den e Harrison poi credo sia stata la parte migliore.
Ora vi saluto.
 Spero che Scriverete una recensione per dirmi gli errori che ho commesso ( spero non tanti).
Kiss
marie52
  
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