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Autore: imunfjxable    02/08/2016    1 recensioni
" I know when you're around cause I know the sound of your heart"
"So quando sei nei paraggi perché conosco il suono del tuo cuore"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. she was looking for you

 


«Quindi hai davvero perso il lavoro?» chiese Ross a Matty, che annuiva sconvolto facendo ondeggiare i suoi ricci mentre dondolava sulla sedia bianca dell'ikea a casa del suo amico.
«Ora non so che fare» gli confessò.
«Perché non provi a venire a scuola con me?»
«Ross la scuola non mi è piaciuta da ragazzo, figuriamoci se ora mi metto ad insegnare come te a ventisette anni, per di più storia! Una delle materie che odiavo di più»
In quel momento George, che aveva sentito tutto dalla doccia, fece il suo ingresso nella cucina indossando solo un'asciugamano per coprirsi.
«Perché non vieni con me a lavorare al bar? Potresti preparare i drink, tanto li conosci tutti, alcolizzato» gli propose, enfatizzando l'ultima parola.
«perché non mi piace»
«No Matty» intervenne Ross «la verità è che i drink li berresti tu» si diede il cinque con George al quale stava quasi per cadere l'asciugamano dalla vita.
«Molto spiritoso, ma non siete d'aiuto ragazzi»
Fu interrotto dal campanello della porta e Ross si alzò delicatamente, come suo solito, e aprì.
«Ciao Adam»
«Ciao Ross, George, Matty sei un coglione: che cavolo hai detto per farti licenziare?»
George e Ross scoppiarono a ridere, Hann-come lo chiamava Matty- era sempre pacato ma quando perdeva le staffe era esilarante.
«Niente! Non è colpa mia, è entrata Katrine, è stata lei a parlare con suo padre»
«Qualsiasi cosa sia successa hai scelto il giorno peggiore per farti licenziare: ho incontrato Roxanne nella gallery, parlava contro il muro e rideva, ti cercava»
«Cosa?!»
«Già, cercava proprio te piccolo Matty» lo risvegliò George ridendo e tirandogli le guance.
«Mi ha detto di dirti che stasera c'è un'altra festa, al Plectrum e la devi andare a prendere, alle 19.00 sotto casa sua»
Matty non fece nient'altro che sbuffare, non voleva essere l'autista di Roxanne, ma alla fine non poteva nemmeno lasciarla a piedi.
«Ragazzi voi venite?»
«Io ho un lavoro da proteggere» disse Hann alzando le mani guadagnandosi una cattiva occhiata da Matty, mentre Ross  disse che si sarebbero ritrovati li.
«Anche io ho un lavoro da proteggere» rise George «peccato che io lavori lì»
«Adam scusami puoi ripetermi un secondo che faceva Roxanne nella galleria?» lo ignorò Matty.
«Parlava contro il muro. Perché? Lo sai era proprio bella oggi, aveva un cappello nero che le stava una meraviglia»

Guidare l'aveva sempre aiutato a riflettere. Stava pensando da quando aveva parlato con Adam alle sue parole. Aveva un cappello nero, come quello di quella ragazza, eppure era altrettanto certo che quella non potesse essere Roxanne. L'aveva vista di sfuggita la ragazza con il capello, e non aveva notato nulla del suo viso purtroppo, i suoi occhi però erano caduti sulle mani diafane adornate da un tatuaggio a fiore di loto. Matty frenò di colpo. Un tatuaggio come quello di Roxanne. Era lei, doveva essere lei.
Ma la voce, quella voce, ormai l'aveva imparata, gli era entrata nel cervello e continuava a sentirla, come se fosse il suo disco preferito. Quella voce, non era la voce di Roxanne. Non poteva.
Non aveva l'accento cockney.
Non era dolce e flebile come quella del muro, quasi spaventata. La voce di Roxanne era sicura, ferma, sensuale.
Non era Roxanne.

Non le avrebbe mai capite le donne. Era fortemente convinto, inoltre, che le donne non si capiscono nemmeno da sole. Perché dire: devo solo mettere le scarpe se poi avete bisogno di altri quarantatré minuti di tempo?
Matty stava ancora aspettando Roxanne sotto casa, che al quarantaquattresimo minuto si era degnata di scendere e aveva aperto la portiera dell'auto grigia di Matty.
«Hey»
«Hey, mi hanno detto che sei stato licenziato»
«Già»
«Sei un coglione»
«Già»
Roxanne scostò la sua treccia a spina di pesce dalla spalla sinistra alla destra e osservò Matty, alla sua destra, che guidava.
«Dobbiamo passare a prendere altri ragazzi» gli ordinò e lui non fece altro che seguire le sue indicazioni fino a quando giunsero davanti una casa bianca, non lontano dall'abitazione di Roxanne, la quale salutò tre ragazzi dal finestrino facendogli cenno di avvicinarsi.
Un ragazzo biondo entrò in auto salutandoli entrambi, seguito poi da una ragazza sempre bionda e da una mora.
«Matty»
«Edith! Ciao» le sorrise e riconobbe il ragazzo biondo, Edward, il fidanzato che chiese sospettosamente «Come vi conoscete voi due?»
«Mi ha prestato l'accendino ieri sera alla festa» spiegò Matty. Non era tutta la verità ma Edward lo inquietava, aveva già intuito che era uno di quei ragazzi estremamente gelosi dai quali è meglio stare alla larga, altrimenti ci rimetti tutte le duecentosei ossa del tuo gracile corpo, che non potrebbe mai competere con quello degno di un modello dell' Abercrombie.
«Comunque lei è Janet» si intromise Rox, presentandogli la bionda seduta compostamente sui sedili di pelle.
«Piacere» Matty incontrò i suoi occhi azzurri guardandoli nello specchietto retrovisore e pensò di non aver mai visto un viso tanto aggraziato quanto quello di Janet che gli sorrideva. Le sorrise a sua volta, distraendosi per pochi secondi dalla strada, i quali bastarono a Roxanne per urlare «Matty attento!» in modo da evitare di sbattere contro un cassonetto dell'immondizia.
Sapeva che era un pessimo autista ma era l'unico che non le avrebbe mai detto di no.

Le sue labbra si muovevano velocemente, si agitava con foga sul suo corpo, premendolo sempre più a sé. Da quando era iniziata quella canzone si stavano baciando senza fermarsi un attimo, unendo le loro lingue, facendo passare le loro mani tra i capelli dell'altro.
Matty li fissava da lontano.
Roxanne c'aveva messo meno del solito questa volta a trovarsi un ragazzo alla festa. Erano qui da poco, forse solo mezz'ora, e mentre lei aveva già adocchiato la sua preda, lui continuava a lasciare che i suoi occhi guizzassero da una parte all'altra della stanza alla disperata ricerca di Ross o George. Avrebbe voluto che ci fosse anche Adam, ma aveva un lavoro da difendere.
Effettivamente non poteva dargli tutti i torti. A volte desiderava essere proprio come Hann. Responsabile.
Una parole assente nel suo vocabolario, era uno spericolato lui.
L'arte non è fatta di limiti.
Odiava la prudenza.
Aveva deciso di vivere facendo della sua vita una tela bianca, lui era il pittore. Avrebbe potuto dipingere fiori, se avesse voluto; avrebbe potuto dipingere cadaveri, se avesse voluto.
Per ora la tela, era ancora bianca- immacolata.
Janet si avvicinò a lui e gli porse un bicchiere sorridendo.
«Che cosa è?» le chiese prendendolo con titubanza. Le sue dita ossute si strinsero attorno alla plastica colorata del contenitore, mentre Janet continuava a mostrargli i denti perfetti. Gli ricordava vagamente Katrine, stessi occhioni azzurri, denti finti, e capelli biondissimi. Eppure Janet aveva qualcosa di più bello di Kat, Matty scorgeva nei suoi occhi d'un tratto il fuoco, d'un tratto la più infantile innocenza.
«È un tris di vodka: melone, pesca e fragola»
Alla faccia dell'innocenza.
Matty glielo restituì spiegandole che per ragioni incomprensibili beveva solo la tequila e il vino.
Lei lo fissò delusa all'inizio, ma accettò di buon grado di ingurgitare in un solo sorso anche il tris che Matty aveva rifiutato. Gettò i bicchieri nel cestino, che era accanto a lei e si posò con la schiena sul muro, tirandosi giù il vestito azzurrino.
«Ti sta bene, si intona con i tuoi occhi» le dice, facendola ridere.
«Perché me lo stai dicendo?»
«Mi piace osservare le persone» disse facendo le spallucce.
Si avvicinò a lei, che si leccò le labbra. Gli scostò un riccio ribelle cadutogli sul fronte, coprendola troppo per i suoi gusti- preferiva i ragazzi dei quali poteva vedere il viso, specialmente se ne avevano uno bello come quello di Matty.
Lo baciò. E lui non la spinse via. Sapeva che Roxanne stava guardando nella sua direzione. Matty era sempre più confuso riguardo a lei, ormai gli andava dietro da così tanto che non capiva più se gli piacesse ancora o se fosse un abitudine pensare a lei.
Janet gli morse il labbro e lui le accarezzò la guancia, per poi staccarsi.
«Vado a fare un giro, ci vediamo» le disse e lei lo salutò con un cenno della mano, sembrò non dare troppa importanza al suo comportamento.
Matty scorse George al bancone che preparava i drink; lavorava lì da tre anni ormai.
Gli fece cenno di preparargli il solito, quindi un qualsiasi drink a base di tequila, e George si mise subito a lavoro. Prese il ghiaccio e lo mise nel bicchiere, aggiungendoci tequila e succo d'arancia, shakerò il tutto violentemente, e lo versò nel bicchiere di vetro doveva aveva già versato la granatina rossa.
Porse a Matty il suo tequila sunrise senza nemmeno preoccuparsi dell'ombrellino che mettevano per decorazione, tanto Matty preferiva bere e basta.
«Grazie» gli disse «dove è Ross?»
«Qui, poco fa. Non so dove sia ora, starà bevendo la birra che gli ho dato fuori credo» e Matty si avviò verso la porta che conduceva all'esterno, per poi toccarsi la tasca sinistra e tornare indietro di pochi passi.
«Hey George!» lo chiamò. L'amico si girò e Matty gli tirò l'accendino che gli aveva rubato, e lo afferrò perfettamente con la mano destra, mostrandogli il dito medio della sinistra.

«Edward, smettila»
Edith ridacchiava piano, allontanando Edward dal suo collo che continuava a essere solleticato dalle labbra del suo ragazzo, sapeva che Edith soffitta il solletico e adorava vederla ridere così, mentre lo implorava di smettere.
Ma sapeva anche porsi un limite. Si scostò, di poco, e lasciò che la sua mano le accarezzasse il viso da bambina, per poi mormorarle «ti amo così tanto»
Edith sospirò, amava Edward ma aveva paura di dirglielo. Non gliel'aveva mai detto esplicitamente ma gliel'aveva fatto capire, quando gli diceva di allacciarsi la cintura prima di mettere in moto la Ford nera, quando gli preparava il tè la mattina e stava attenta che non lo confondesse con il suo alla vaniglia perché Edward alla vaniglia era allergico, quando nel bel mezzo della notte Edward si svegliava perché soffriva di insonnia e lei restava sveglia con lui, a telefono, e poi lo raggiungeva nel letto per consolarlo.
«Ed» gli disse «sai sabato ci sarebbe un'esibizione della scuola di danza e mi farebbe piacere se tu»
La interruppe.
«Ancora con questa storia Edith? Ma perché non scendi con i piedi per terra? Ed è proprio il caso di dirlo ora, metti le punte da parte e tasta il pavimento con tutta la pianta del piede: non puoi fare la ballerina. Non è un buon lavoro»
«Ma ci saranno degli insegnati della Royal Ballet Academy Of London, chiameranno chi verrà notato»
«perché» la interruppe nuovamente.
«perché cosa?»
«perché dovrebbero chiamare te? Perché non chiamare Gemma, o Gabriella, o Holly o un'altra delle tue compagne di corso. Cosa credi di avere in più delle altre?»
«Io...io ci credo. È la mia passione. È quello che voglio fare per il resto della mia vita»
«E non credi che per loro sia lo stesso? Andiamo Edith, combattete tutte per lo stesso premio, l'unica cosa che non capite è che quel premio non lo vincerà mai nessuno, il traguardo resterà intatto, nessuno taglierà il nastro» Edith fissava il pavimento grigio del terrazzo, e guardava attentamente i suoi piedi martoriati che uscivano dai sandali. Ma i suoi erano piedi da ballerina, è a terra non ci sarebbero mai restati, camminare è troppo faticoso se non lo si fa sulle punte.
«Non ho ancora capito perché non sei andata all'università. Ti rendi conto che ti avevano accettata ad Oxford? Ad Oxford Cristo santo Edith. Potevi andare lì a studiare astrofisica, so che ti piace ancora, non mentirmi. Lo so che ogni volta che alzi la testa al cielo e guardi le stelle sai ogni costellazione, ogni particolarità di questa merda d'universo- non fingere che non t'importi più sapere "perché siamo qui, cosa c'è stato prima del big bang o cosa succederebbe se buttassimo una lattina di Coca-Cola in un buco nero". Edith perché continui a ballare?»
Edith continuava a guardarsi i piedi. Edward aveva ragione, anche le sue compagne avevano i piedi come i suoi. Era come le altre.
Lo guardò nei profondi occhi azzurri che si ritrovava, e pensò che avrebbe voluto essere come la voleva Edward, forse quegli occhi sarebbero stati brillanti come quando s'erano incontrati per la prima volta a lezione di matematica.
«perché quando ballo Edward, mi sento un po' più vicina al cielo»
Lo lasciò lì, solo.

 

 

AYEEEE.
Mi scuso infinitamente per il ritardo ma sono andata in vacanza, e ora sono sommersa da cose da fare, però tranquille, il prossimo capitolo arriverà a breve (spero)
Avevo intenzione di continuare questo ma mi sembrava troppo lungo e pesante, quindi l'ho diviso. E voi che dite, per voi è Roxanne la "voce"?
Intanto vi lascio con lui, che nella mia testa dovrebbe perfettamente rappresentare Edward (lo so che ne dovevo mettere una ma non sapevo scegliere capitemi):

 E voi che dite, per voi è Roxanne la

Mi scuso ancora e ne approfitto per salutare la mia Cristina che si trova in America, e precisamente a New York(senza di me :c-mi manchi tanto)Fatemi sapere che ve ne pare, e stellinate(?)

Mi scuso ancora e ne approfitto per salutare la mia Cristina che si trova in America, e precisamente a New York(senza di me :c-mi manchi tanto)
Fatemi sapere che ve ne pare, e grazie come al solito alle mie due care e affezionate lettrici ♥

   
 
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