[Note
dell’Autrice: grazie a tutti voi lettori che state seguendo questa fan fiction,
ci vuole un po’ di tempo per aggiornare ma come potete vedere eccomi con un
nuovo capitolo e questa volta vi ho accontentati.
Non
manca molto alla fine di questa avventura e state tranquilli perché ci sarà il
lieto fine. Una precisazione; ad un certo punto in un dialogo ho utilizzato le
battute dal film “American Sniper”. Buona lettura.
Baci baci]
-6
I
preparativi erano quasi ultimati, Kabuto era stato
rinchiuso in uno stanzino del magazzino; l’ambiente era piccolo, scomodo con
niente altro che una misera poltrona rattoppata, una scrivania, una sedia e un
paio di scaffali di quelli per archiviare i documenti. Era costantemente sorvegliato,
uomini all’interno sorvegliavano le vie di accesso e le finestre, altri uomini
all’esterno sorvegliavano l’hangar e il molo, l’equipaggio dello yacht era in
fermento per ultimare i preparativi per l’imbarco.
Ad
un tratto però, un’auto nera a tutta velocità percorse il molo in direzione dei
cancelli di ingresso al molo, le guardie armate iniziarono a sparare ma l’auto
non accennò a diminuire la velocità e sfondò così i cancelli, inoltrandosi
nello spiazzo del molo, fino a schiantarsi contro dei bidoni di olio e delle
casse di legno, sistemati nei pressi dell’accesso al molo.
Gli
uomini della sicurezza si avvicinarono all’auto con i mitragliatori alla mano,
intimando al guidatore di uscire dalla vettura ma non ottennero alcuna
risposta; quando uno di essi ricevette l’ok per aprire lo sportello del
guidatore, questi si resero conto che alla guida non c’era nessuno, il volante
e il pedale dell’acceleratore erano stati bloccati apposta per far sì che
l’auto andasse dritto per il suo obiettivo, ovvero, creare un diversivo.
Quando
capirono cosa stava accadendo era già troppo tardi, sul ponte dello yacht ci fu
un’esplosione e poi un’altra proprio dove gli uomini si erano radunati intorno
all’auto; da dietro delle casse un uomo iniziò a sparare contro le guardie,
veloce e rapido come una gazzella, invisibile e letale; alcuni tentarono di
attaccarlo direttamente, ma fallirono il corpo a corpo venendo usati loro
stessi come scudi umani, contro i proiettili sparati dalle altre guardie
armate.
All’interno
del magazzino si udirono le esplosioni e gli spari, alcuni uomini di guardia a Kabuto si precipitarono fuori, mentre gli altri si chiusero
all’interno a protezione del ragazzo, che andò dritto a nascondersi
terrorizzato sotto la scrivania.
Gli
scontri si fecero più intensi, gli spari echeggiarono fin dentro all’hangar, fino a che non ci fu un’altra esplosione che
distrusse la porta dello stanzino e buona parte della parete; un paio di uomini
all’interno vennero feriti, mentre un altro prese Kabuto
per il bavero della giacca e lo trascinò fuori tra il fumo e le fiamme,
cercando di portarlo in salvo verso le auto parcheggiate all’interno
dell’hangar .
In
quell’istante le stesse auto vennero fatte saltare in aria e la guardia del
corpo, a protezione di Kabuto, cominciò a sparare a
tutto spiano verso un punto imprecisato fino a che un colpo di proiettile non lo
centrò in pieno volto.
Kabuto, sempre più
terrorizzato, tentò di nascondersi tra
le enormi casse stipate all’interno dell’hangar, cercando di fuggire al suo
inseguitore e di trovare una via d’uscita; era quasi giunto all’uscita, gli
spari sembravano essere cessati e non vedendo di fatto nessuno dietro di lui
prese la rincorsa verso la salvezza.
Ci
fu un altro sparo e Kabuto cadde a terra dolorante e
sanguinante ad una gamba; con tutta la forza e lo spirito di sopravvivenza che
ancora possedeva, tentò di strisciare verso l’ingresso chiamando aiuto urlando
di terrore, mentre dal fumo delle auto in fiamme dietro di lui comparve Sasuke che lentamente si dirigeva verso di lui.
Per
un momento Kabuto si fermò e si voltò a guardare il
volto di colui che, a breve, lo avrebbe mandato all’altro mondo; un espressione di terrore gli comparve sul
viso, come se davanti a lui fosse comparso Satana in persona, cominciò a
piangere come un bambino implorando di essere risparmiato: ma quando Sasuke fu ad un passo, con freddezza e risolutezza alzò la
pistola e gli sparò in testa.
Tutto
era compiuto, ciò che rimaneva erano soltanto cadaveri, uomini agonizzanti ed
auto in fiamme ma, ad un tratto, nell’hangar echeggiò uno sparo, Sasuke si volse di scatto puntando la pistola verso un
possibile nemico, ma quel nemico era già caduto a terra, ciò significava che qualcuno gli aveva sparato
alle spalle da un luogo imprecisato. Sasuke si guardò
attorno e in alto verso le vetrate dell’hangar, alcune erano in frantumi e si
poteva intravedere il tetto dello stabile che si trovava a due isolati di
distanza; non ci volle molto al giovane per capire cosa era successo e si
apprestò ad uscire non appena udì il rombo di un’auto che stava per
sopraggiungere: un’auto grigia, con due persone a bordo, era già nello spiazzo
tra l’hangar e il molo, Sasuke dovette nascondersi
dietro alle casse appena fuori dall’hangar e cercare di aggirare l’ostacolo non
senza aver prima ricaricato la pistola, non era sicuro se fossero membri
dell’Organizzazione di Orochimaru, ma era meglio
essere previdenti nel caso avesse dovuto ucciderli.
Sakura
e Naruto arrivarono al molo e con grande sorpresa
videro che era stato messo a ferro e fuoco; lo yacht era in fiamme, c’erano
cadaveri ovunque e del fumo che usciva dall’hangar, non riuscirono a capire che
cosa fosse successo.
“Gesù,
ma è una carneficina”
Naruto non riuscì a
trattenere una esclamazione di sconcerto totale; scesero dall’auto pistola alla
mano e cominciarono a guardarsi intorno, ma sembrava che non ci fosse nessuno
ancora vivo.
“Tu
vai verso l’hangar Naruto, io do un’occhiata
all’esterno e al molo.”
Naruto fece come suggerito
e, tenendosi basso, si avvicinò all’ingresso dell’hangar; puntò la pistola
all’interno e si accertò che non ci fossero uomini armati pronti a sparargli,
ma l’unica cosa che vide all’interno furono morti ed auto in fiamme. Non molto
distante da lui un giovane era riverso a terra in un lago di sangue; quando si
avvicinò, e vide chi era realmente, imprecò sottovoce: Kabuto
era morto ed aveva già ben chiaro in mente chi era stato. Le ferite erano
fresche, il tutto era accaduto pochi minuti prima del loro arrivo, il che
significava una cosa soltanto: Sasuke era ancora nei
paraggi.
“Bersaglio
minimo, minimo errore. Dannazione!”
Uscì
di corsa dall’hangar e cercò Sakura, sperando di raggiungerla il prima
possibile.
Sakura
era intenta a perlustrare l’area intorno al molo, non sembrava ci fossero
sopravvissuti; notò in particolare l’auto nera distrutta contro le casse ed i
bidoni, nonché gli uomini morti tutto intorno ad essa: osservò bene l’interno
dell’auto ed il piede di porco utilizzato per bloccare il volante e
l’acceleratore, capì quindi che si era trattato di una messa in scena per poter
accedere all’hangar e al molo, ottenendo così un vantaggio e poter uccidere
tutti quanti presenti.
Sakura
si avvicinò allo yacht in fiamme per controllare se ci fosse ancora qualcuno,
ma un lieve rumore poco dietro di lei attirò la sua attenzione; ritornò sui
suoi passi e lentamente si diresse verso le grandi casse che si trovavano
proprio lì vicino, poteva percepire la presenza di qualcuno e mantenne tutto il
suo sangue freddo, pronta a reagire qualora si fosse trattato di un nemico.
Fu
un attimo che durò un’eternità, quando Sakura girò l’angolo si trovò ad
incrociare la sua pistola contro quella di Sasuke che
fu soltanto per il suo incredibile autocontrollo che non le sparò in quall’istante: rimasero a fissarsi negli occhi per un tempo
infinito senza mai abbassare l’arma, Sakura non voleva crederci ma era la
realtà dei fatti.
Lui
era lì, lo sguardo serio ed incredulo quanto quello di lei, dubbi e domande si
insinuarono copiose nella sua mente, infilandosi tra piacevoli ricordi che
riaffiorarono dalla memoria.
(un mese prima…)
Era
seduta da sola al bancone del bar a sorseggiare il suo drink, assorta nei suoi
pensieri, era venerdì sera, l’unica in tutta la settimana in cui poteva
vestirsi in maniere un po’ più elegante e svagarsi un po’; ad un certo punto un
giovane sorridente le si avvicinò e cercò di attaccare bottone con lei, ma non
era nuova a questo tipo di approccio ed aveva già la risposta pronta ogni
volta.
“Ciao,
come va?”
“Bene..grazie…”
Sakura
cercò di mantenere distacco e di ignorarlo, ma questo sembrava non cedere.
“Posso
offrirti da bere?”
“Se
bevo qualcosa poi diventi affascinante e 20 centimetri più alto? E magari anche
non sposato?”
“Non
sono sposato…”
“Sì,
ti ho visto che ti toglievi la fede ok!? Perciò non fare il bastardo, vattene a
casa”
Il
sorriso da ganzo sparì dal volto del ragazzo che girò i tacchi e tornò al
tavolo degli amici, lei scosse la testa e si concentrò sul suo bicchiere
imprecando a bassa voce.
“Colpa
dei pantaloni di pelle!”
Sakura
si girò alla sua destra, di fianco a lei c’era un ragazzo moro, che non aveva
mai visto prima e che la osservava divertito; lei lo scrutò in silenzio
cercando di capire se anche questo aveva una qualche idea su di lei per
concludere la serata.
“Ah
sì e che pantaloni servono per essere lasciata in pace?”
“Forse
velluto a coste?”
Sakura
sorrise divertita e sconcertata; stava davvero prendendosi gioco di lei?
“Cioè
, come funziona? Diventate tutti single dopo soltanto tre birre?”
“No,
io dopo tre birre penso solo a farmi la quarta.”
“Sì
certo come no… un altro bifolco del Sud”
“Non
sono del Sud, vengo dalla provincia di Konoha”
“E
che differenza c’è?”
“Noi
cavalchiamo le macchine, loro al massimo le cugine”
Sakura
rimase colpita ed incuriosita dall’approccio del giovane, pareva davvero essere
diverso da tutti gli altri.
“Allora
che compiti hai, dall’aspetto sei ovviamente un militare”
“Mi
occupo di lucidare i delfini, li tengono in cattività, io devo pulirli dai crostacei…”
“Ti
sembro stupida per caso?”
“No,
a dire il vero mi sembri un po’ triste”
Sakura
sospirò e si girò dall’altra parte; era la prima volta che incontrava un
estraneo capace di comprendere il suo stato d’animo al primo sguardo, Naruto ci aveva impiegato anni prima di capire in anticipo
il suo umore e prendere le misure di sicurezza necessarie.
“Sono abbastanza
alto per offrire?”
“Non se mi dici che cosa fai!”
“Facciamo così: ehi barista, portane due. Una per ogni domanda, ogni
volta che chiedi ed io rispondo ne butti giù uno e viceversa”
“Ok ci sto!”
Sakura rispose
subito senza nemmeno pensarci due volte.
Sasuke si fece portare una
bottiglia e due bicchierini e cominciò il primo round.
“Ok
è chiaro che sei uno addestrato militarmente, che cosa fai?”
“Sono
solo un personal trainer”
“Mi
prendi in giro, fai l’istruttore in palestra?”
“Sissignora.
E sono due domande”
“Cavolo…”
Sakura
sapeva che stava mentendo, ma fu costretta a tenere il gioco e mandare giù
tutto di un fiato i due shots di liquore, sotto lo
stupore divertito del ragazzo
“Ehi
piano, non volevo costringerti a farlo”
“So
tutto di voi boriosi palestrati, una mia amica doveva sposarne uno…”
“Ah
davvero… Aspetta in che senso sai tutto, che vuoi
dire?”
“Voglio
dire che siete un branco di coglioni, arroganti ed egocentrici, che credono di
poter mentire e fare tutto quel cazzo che gli pare. Non uscirei mai con un
personal trainer.”
Il
ragazzo si fece abbastanza serio, colpito nel segno. Sakura non era certo una
che andava per il sottile, ma anche lui non era certo da meno.
“Perché
sarei egocentrico, faccio bene il mio lavoro e mi piace tenermi in forma. Mi
dispiace per la tua amica, ma io non sono così. Bhè è
stato un piacere”
“Ma
dove vai?”
“Me
ne vado a casa, hai detto che non usciresti mai con un palestrato!”
“Ho
detto che non lo sposerei mai…”
“Ah
bene allora… molto piacere io sono Sasuke”
“Sakura”
Si
strinsero la mano e Sakura notò come la quella di lui fosse incredibilmente
calda e morbida, inoltre dovette ammettere con sé stessa che si stava davvero
divertendo con lui; la faceva sentire bene e si accorse di sentirsi parecchio
attratta da lui, ma non aveva alcuna intenzione di fare il passo più lungo
della gamba. Decise di scoprire passo per passo come sarebbe andata a finire.
“Sakura…nome carino per una ragazza carina”
“Ok
adesso ci stai decisamente provando!”
“Lo
ammetto. Sono colpevole. E’ il mio turno adesso, che cosa fai?”
“Ha
qualche importanza?”
“No
affatto…”
Continuarono
a bere cicchetti e a scambiarsi domande e risposte, alcune delle quali
decisamente assurde, fino a che Sakura fu costretta correre fuori dal locale e
a vomitare sul marciapiede vicino all’aiuola; non era una abituata a bere in
quel modo, ma si sentì sollevata di sentire la sua mano che le strofinava
delicatamente la schiena e con l’altra le teneva indietro i capelli.
Sakura
respirò profondamente cercando di riprendersi e ridarsi un minimo di contegno,
non dimenticando però di fissare bene i paletti tra loro due.
“Non
ci vengo a casa con te, quindi non ci pensare…”
Si
misero entrambi a ridere e lui le chiamò un taxi che la riportasse a casa.
Si
scambiarono in numeri di telefono, non pensando minimamente che, il giorno dopo
avrebbe trovato un suo messaggio nella segreteria…
anzi, più di uno
“Ciao,
sono io…quello a cui hai vomitato sulle scarpe ieri sera… stavo pensando; ti andrebbe un caffè?”
***
Erano
in una fase di stallo, le pistole puntate l’una verso l’altra, interrogandosi
sui misteri che si nascondevano dietro ad ognuno.
Sakura
temeva che Sasuke fosse al soldo di Orochimaru, mentre Sasuke da
parte sua si poneva lo stesso quesito; decise di farsi avanti e parlare per
primo.
“Avrei
dovuto immaginarlo. Orochimaru ha molti sicari a sua
disposizione, non mi sarei mai aspettato che avrebbe mandato il migliore”
“Hai
capito male Sasuke, io non sono al soldo di quel
criminale. Tu piuttosto potresti benissimo far parte della sua organizzazione
Luna Rossa, ed essere qui per uccidermi”
“Sei
fuori strada Sakura, Luna Rossa non ha niente a che vedere con Orochimaru. Sono contento che non hai perso il senso
dell’umorismo. Non mi sentirò in colpa dopo che ti avrò sparato”
Il
suono del grilletto che veniva abbassato fu udibile all’orecchio di Sasuke, che, con la coda dell’occhio, notò il profilo della
canna di una pistola puntata a pochi millimetri dalla sua testa.
“Meglio
per te che abbassi l’arma e ti allontani dalla mia partner amico, o sarò io a
farti un buco in testa”
Sakura
tirò un lieve sospiro di sollievo, doveva riconoscere che Naruto
aveva sempre avuto un tempismo perfetto.
“La
tua partner?”
Sasuke rimase sorpreso dalla
presenza di Naruto e tornò a guardare Sakura che
continuava a tenere Sasuke sotto mira; Sasuke abbassò lo sguardo la cintura di lei e fu in quel
momento che vide il distintivo sbucare da sotto la giacca rossa; impresso
l’emblema della città e la sigla della Konoha Crime Investigation con sotto il numero identificativo che
spettava ad ogni agente.
I
muscoli iniziarono a rilassarsi e Sasuke abbassò
l’arma; da un certo punto di vista si sentì sollevato, date le circostanze, se
non fosse intervenuto Naruto, sarebbe stato costretto
ad ucciderla rimpiangendo di averla conosciuta.
“Naruto, non mi avevi detto che Sakura era la tua partner”
“E
tu non mi avevi detto che lei era la ragazza con cui uscivi.”
“Lo
sai come sono fatto. Tengo per me certi segreti”
“Ho
notato. Pare che lei non sappia proprio tutto su di te”
“E
nemmeno su di te a giudicare dall’espressione sul suo volto”
In
effetti Sasuke aveva ragione; Sakura abbassò l’arma
sconcertata vedendo i due parlarsi con naturalezza come se se si conoscessero
da anni. Per lei fu un vero colpo, si sentiva quasi tradita, specialmente dalla
persona a lei più vicina.
“Che
significa Naruto? Voi due…
vi conoscete?”
“Scusa…”
“Tu… sapevi già tutto fin dall’inizio e non mi hai detto
niente? Cos’altro hai omesso di dirmi?”
Sakura
era sull’orlo di una crisi isterica, come aveva potuto Naruto
tenerla all’oscuro di una cosa così importante, dopo che aveva speso ore ed
energie ad indagare su Luna Rossa e su tutta quella serie di omicidi che, ora
aveva capito, erano opera di Sasuke stesso.
Il
suono delle sirene della polizia si fecero sentire in vicinanza e quel punto Naruto abbassò l’arma lasciando libero Sasuke
di andarsene.
“Sarà
meglio che tu sparisca adesso Sasuke!”
“Ti
ringrazio. Hai parecchio di cui discutere con lei”
“Già… anche tu!”
Sasuke sorrise sghembo e
volse un ultimo sguardo a Sakura con amarezza, prima di tagliare la corda e
sparire all’arrivo dei soccorsi che giunsero di lì a poco in gran numero, tra
poliziotti, vigili del fuoco e paramedici.
Sakura
era furiosa e Naruto non poteva certo biasimarla, era
giunto il momento che i nodi venissero al pettine una volta per tutte.
-5
La
rabbia che provò in quel momento non era nulla paragonabile a ciò che avrebbe
fatto al responsabile della morte di suo figlio; Orochimaro
esternava raramente la suo furia vendicativa, la stragrande maggioranza delle
volte rimaneva impassibile e freddo come una statua, proprio come in quel
momento.
L’avvocato
ricevette un fax e lo lesse ad alta voce affinché anche Orochimaru
lo sentisse: la loro collaboratrice non era riuscita ad eliminare il sicario e Kabuto era morto, ma forniva il nome di un infiltrato di
Luna Rossa all’interno dell’organizzazione di Orochimaru,
che aveva tradito e fatto il doppio gioco fin dall’inizio ed in particolare i
nomi di alcuni agenti della KCI che avevano sequestrato i libri contabili dall’ufficio
del contabile e che stavano indagando ora su di lui.
Orochimaru apprese con interesse
la notizia, in particolare quella dell’infiltrato che, non soltanto aveva
rapporti con Luna Rossa, ma anche con la polizia, dal momento che aveva
ricevuto rapporto secondo il quale, in uno dei moli intestati a suo figlio, la
persona in questione aveva dato supporto proprio agli stessi agenti a cui gli
aveva richiesto di metterli a tacere.
Orochimaru prese il cappotto e si
avviò verso l’auto che, lo stava già aspettando nel garage interrato del
grattacielo; erano già stati contattati tutti i migliori uomini a protezione di
Orochimaru, dette fondo a tutte le sue risorse per
porre a termine quella partita.
Intanto,
presso il Kage Bridge, Kakashi
stava osservando il fiume, quando venne raggiunto da un giovane moro che gli si
mise al fianco, lo sguardo fisso davanti a se ad osservare anche lui le navi
che andavano e venivano lungo il fiume, il cielo si era fatto plumbeo e rombi
di tuono si fecero sempre più insistenti, segno che quel giorno ci sarebbe
stato un forte temporale.
“Sembra
proprio che con gli anni non hai perso ancora la mira”
“Mi
tengo allenato”
Sasuke aveva capito che era
stato Kakashi a coprirgli le spalle, in quell’hangar
e sapeva anche che non era stato del tutto un aiuto casuale.
“Desumo
che tu non fossi lì per puro caso”
“Dovevo
un favore ad una persona…”
“Piantale
con le stronzate, lo so che vai a letto con mia madre. Pensa ancora che abbia
bisogno di essere rimboccato alla sera…”
“E’
grazie anche a lei che sei ancora vivo. Portale un minimo di rispetto, cazzo!”
Sasuke evitò di controbattere
ancora; non temeva Kakashi, ma conosceva abbastanza
le sue abilità per sapere che quando si arrabbiava era meglio stargli alla
larga.
In
questo notò una certa somiglianza con una persona di sua conoscenza.
“Hai
per caso una parente alle tue dipendenze?”
“Ho
una figlia…adottiva. Ma non credo che la cosa ti
riguardi!”
Sasuke sapeva che Kakashi non si era mai sposato e nessuno era a conoscenza
che avesse adottato una figlia; c’era una sola ragione per la quale il suo
stesso istruttore aveva fatto un passo del genere: lei doveva essere molto
importante a tal punto da doverla proteggere con il suo stesso nome.
Vide
Kakashi che lo osservava dubbioso e fu a quel punto
che Sasuke estrasse, dal taschino interno della
giacca, la famosa agenda che aveva sottratto al contabile.
“Credo
che questa ti serva. C’è il nome della talpa ed anche molte altre informazioni
per inchiodare Orochimaru… ha ucciso i suoi genitori
vero?”
“E’
una lunga storia…”
“C’entra
anche Naruto?”
“Sei
più intelligente di tutta la popolazione di Konoha e
provincia, Sasuke…
ma ti suggerisco di non mettere a repentaglio
la sua vita o te la farò pagare cara, dovesse essere l’ultima cosa che faccio in
questa dannata vita”
“Anche
se questo spezzerebbe il cuore a mia madre?”
“Anche
se questo spezzerebbe il cuore a tua madre!”
Per
Sasuke era più che sufficiente, aveva raggiunto il
suo scopo, portato a termine la sua vendetta, non c’era niente altro se non
lasciarsi alle spalle tutto e sparire; aveva deciso di mollare l’Organizzazione
e farsi una vita normale, in memoria di suo fratello e le sarebbe piaciuto
farlo con una persona speciale.
Si
congedò da Kakashi, il quale gli chiese dove sarebbe
andato, ma lui rispose che per un po’ non si sarebbero più rivisti e di stare
tranquillo, la vita di Sakura era al sicuro.
Come
previsto iniziò a piovere e anche piuttosto forte, le previsioni avevano
preannunciato una tempesta in piena regola, meglio stare al riparo e al tepore
del riscaldamento dell’auto; Naruto aveva
parcheggiato in una via residenziale, davanti al portone di un edificio in mattoni
rinnovato ed alla moda. Mise il freno a mano e sospirò, non aveva la benché minima idea da che parte cominciare e
Sakura aveva evitato di parlargli e di guardarlo per tutto il tragitto; era
visibilmente furiosa e doveva assolutamente trovare il sistema più indolore per
rompere quel muro, che si era frapposto così rapidamente tra loro.
“Sakura… sono profondamente dispiaciuto per quanto accaduto,
dico davvero. Non era mia intenzione ferirti e non mi ha nemmeno fatto piacere
nasconderti la verità, ma ho dovuto; Luna Rossa non c’entra nulla con Orochimaru, anzi il contrario,è da anni il nemico numero uno contro le
attività criminali di quel bastardo e… la KCI gli da
una mano. Motivo per cui mio padre e Kakashi hanno
dato la vita per salvarti; poi lui ti ha preso con sé ed io sono entrato in
seno all’Organizzazione, in quanto orfano. Io e Sasuke
siamo cresciuti insieme ma, io non ero tagliato per la vita da sicario ed ho
preferito seguire una strada diversa, pur sempre utile.”
Sakura
continuava a guardare fuori dal finestrino la pioggia che scendeva abbondante,
senza dire una parola, ascoltando in silenzio il racconto di colui che,
considerava un amico ed invece si era rivelato un bugiardo: quel che era peggio
era scoprire che anche il suo mentore, nonché padre adottivo, era implicato in
tutta quella faccenda e la cosa non fece che farle salire ancora di più la
rabbia. Non meritava di essere presa in giro così dalle persone di cui si
fidava di più.
“Abbiamo
speso ore ad indagare sul rapporto che c’era tra Luna Rossa ed Orochimaru e tu sapevi tutto e non hai detto una parola…mi hanno quasi ucciso sotto la metropolitana e tu
adesso mi vieni a dire che non potevi farne parola?”
“Non
ero sicuro…”
“Di
cosa non eri sicuro? Sentiamo, sono proprio curiosa!”
“Non
ero sicuro del perché di quella scia di morti che avevano come obiettivo Kabuto, poi quando tu hai fatto il nome di Sasuke mi è stato tutto chiaro.”
“Mai
hai continuato a tecere…”
“Dovevamo
comunque arrivare fino in fondo solo così
avrei trovato Sasuke, lui sicuramente sa molto più di
noi di tutto questo casino e sa anche il perché”
Sakura
continuava ad avere le idee confuse su tutto e sebbene una parte di lei le
diceva di non fidarsi più in ciò che diceva Naruto, l’altra
invece le diceva di seguire il suo istinto e di credere in lui ancora una
volta.
“Perché
siamo fermi davanti a questo palazzo?”
Coincidenza,
nel momento in cui Sakura pose quella domanda, Naruto
ricevette il messaggio da Shikamaru in cui diceva che
aveva scoperto l’indirizzo in cui si trovava il computer da cui era partita l’
e-mail con le copie dell’agenda; guarda caso l’indirizzo combaciava con quello
dove si trovavano e Naruto lo fece vedere a Sakura.
Lei
gli rivolse uno sguardo interrogativo, in dubbio se ascoltare o meno la
risposta.
“Immaginavo
che era stato Sasuke a mandare quella e-mail e l’indirizzo
corrisponde. Conosco questo palazzo, il fratello di Sasuke
ha un appartamento al piano attico. Sono piuttosto sicuro che si nasconde qui
adesso.”
“Lui...ha
un fratello?”
“Aveva… lo hanno ferito in missione ed è stato fatto fuori
da Kabuto. Ragione per cui il nostro amico era
decisamente incazzato nelle ultime ore…”
Sakura
era piuttosto indecisa sul da farsi; Naruto aveva
voluto chiarirsi con lei e adesso le offriva l’occasione per chiarirsi anche
con Sasuke, ma se proprio doveva essere sincera con
se stessa, aveva una paura folle; un mese fa era tutto carino ed affabile e
soltanto un’ora prima invece aveva intenzione di ucciderla perché la credeva
dalla parte del nemico.
“Posso
aspettare qui in macchina, qualora tu avessi bisogno di una mano…”
“No,
credo che me la caverò da sola questa volta…grazie!”
Sakura
scese dalla macchina, ormai che era lì tanto valeva scendere ancora nel pozzo e
vedere fin quanto ancora era profondo, anche se era certa che non ne sarebbe più risalita.
Naruto rimase ancora qualche
minuto in macchina ad aspettare, anche dopo che lei era entrata nel palazzo; non
fu sorpreso di vedere aprirsi lo sportello posteriore dell’auto e di trovarsi Sasuke seduto dietro, lo sguardo riflesso nello specchietto
retrovisore.
“Non
avevi niente di meglio da fare oggi in centrale? Sei pessimo a pedinare lo sai?”
“Volevo
solo assicurarmi che tu tornassi per parlarle.”
“Mi
prendi per il culo?”
“E’
appena entrata dal portone…”
Sasuke capì, dallo sguardo
profondo di Naruto, che non stava scherzando e si
girò a guardare il portone del palazzo; era abituato a ben altre situazioni,
non era sicuro di poterla affrontare, ma avrebbe dovuto prima o poi…
Sospirò
scocciato ed aprì con forza lo sportello imprecando in tutte le lingue che
conosceva.
“Bel
cazzo di amico!”
“Ricordati
che mi devi un favore!”
“Fottiti!”
Naruto se la rise mentre
teneva d’occhio Sasuke svignarsela nel vicolo
adiacente ed entrare dall’ingresso secondario. Adesso poteva anche tornarsene
in centrale, aveva bisogno di fare due chiacchiere con Kakashi.