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Autore: ExLuna    02/08/2016    2 recensioni
Quando il livello della criminalità nelle città diventa troppo alto ed è quindi troppo pericoloso e arduo per i principali comandi di polizia del mondo fronteggiare l’emergenza, ecco che interviene l’Organizzazione Luna Rossa; un’agenzia di sicari, attiva da anni, che collabora con le principali agenzie investigative del mondo al fine di debellare la criminalità e proteggere gli innocenti.
Ad esso è affiancato una importante agenzia investigativa indipendente di Konoha, la KCI, ovvero la Konoha Crime Investigation, che insieme alle centrali di polizia ed alle altre agenzie, fornisce all’Organizzazione tutte le informazioni necessarie per mettere sul campo i suoi migliori agenti e porre fine ai crimini più efferati.
Quando uno di questi agenti viene però attaccato personalmente, ferendo mortalmente la persona a lui più cara e rubando ciò che è per lui la cosa più preziosa sulla terra, le regole di ingaggio a quel punto cambiano. Ci vorranno solo 24 ore affinché la vendetta si compia. Ma l’amore è nascosto dietro l’angolo. [lieto fine. Sasu/Saku]
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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[Note dell’Autrice: grazie a tutti voi lettori che state seguendo questa fan fiction, ci vuole un po’ di tempo per aggiornare ma come potete vedere eccomi con un nuovo capitolo e questa volta vi ho accontentati.

Non manca molto alla fine di questa avventura e state tranquilli perché ci sarà il lieto fine. Una precisazione; ad un certo punto in un dialogo ho utilizzato le battute dal film “American Sniper”. Buona lettura. Baci baci]

 

 

-6

I preparativi erano quasi ultimati, Kabuto era stato rinchiuso in uno stanzino del magazzino; l’ambiente era piccolo, scomodo con niente altro che una misera poltrona rattoppata, una scrivania, una sedia e un paio di scaffali di quelli per archiviare i documenti. Era costantemente sorvegliato, uomini all’interno sorvegliavano le vie di accesso e le finestre, altri uomini all’esterno sorvegliavano l’hangar e il molo, l’equipaggio dello yacht era in fermento per ultimare i preparativi per l’imbarco.

Ad un tratto però, un’auto nera a tutta velocità percorse il molo in direzione dei cancelli di ingresso al molo, le guardie armate iniziarono a sparare ma l’auto non accennò a diminuire la velocità e sfondò così i cancelli, inoltrandosi nello spiazzo del molo, fino a schiantarsi contro dei bidoni di olio e delle casse di legno, sistemati nei pressi dell’accesso al molo.

Gli uomini della sicurezza si avvicinarono all’auto con i mitragliatori alla mano, intimando al guidatore di uscire dalla vettura ma non ottennero alcuna risposta; quando uno di essi ricevette l’ok per aprire lo sportello del guidatore, questi si resero conto che alla guida non c’era nessuno, il volante e il pedale dell’acceleratore erano stati bloccati apposta per far sì che l’auto andasse dritto per il suo obiettivo, ovvero, creare un diversivo.

Quando capirono cosa stava accadendo era già troppo tardi, sul ponte dello yacht ci fu un’esplosione e poi un’altra proprio dove gli uomini si erano radunati intorno all’auto; da dietro delle casse un uomo iniziò a sparare contro le guardie, veloce e rapido come una gazzella, invisibile e letale; alcuni tentarono di attaccarlo direttamente, ma fallirono il corpo a corpo venendo usati loro stessi come scudi umani, contro i proiettili sparati dalle altre guardie armate.

All’interno del magazzino si udirono le esplosioni e gli spari, alcuni uomini di guardia a Kabuto si precipitarono fuori, mentre gli altri si chiusero all’interno a protezione del ragazzo, che andò dritto a nascondersi terrorizzato sotto la scrivania.

Gli scontri si fecero più intensi, gli spari echeggiarono fin dentro all’hangar,  fino a che non ci fu un’altra esplosione che distrusse la porta dello stanzino e buona parte della parete; un paio di uomini all’interno vennero feriti, mentre un altro prese Kabuto per il bavero della giacca e lo trascinò fuori tra il fumo e le fiamme, cercando di portarlo in salvo verso le auto parcheggiate all’interno dell’hangar .

In quell’istante le stesse auto vennero fatte saltare in aria e la guardia del corpo, a protezione di Kabuto, cominciò a sparare a tutto spiano verso un punto imprecisato fino a che un colpo di proiettile non lo centrò in pieno volto.

Kabuto, sempre più terrorizzato, tentò di nascondersi  tra le enormi casse stipate all’interno dell’hangar, cercando di fuggire al suo inseguitore e di trovare una via d’uscita; era quasi giunto all’uscita, gli spari sembravano essere cessati e non vedendo di fatto nessuno dietro di lui prese la rincorsa verso la salvezza.

Ci fu un altro sparo e Kabuto cadde a terra dolorante e sanguinante ad una gamba; con tutta la forza e lo spirito di sopravvivenza che ancora possedeva, tentò di strisciare verso l’ingresso chiamando aiuto urlando di terrore, mentre dal fumo delle auto in fiamme dietro di lui comparve Sasuke che lentamente si dirigeva verso di lui.

Per un momento Kabuto si fermò e si voltò a guardare il volto di colui che, a breve, lo avrebbe mandato all’altro mondo;  un espressione di terrore gli comparve sul viso, come se davanti a lui fosse comparso Satana in persona, cominciò a piangere come un bambino implorando di essere risparmiato: ma quando Sasuke fu ad un passo, con freddezza e risolutezza alzò la pistola e gli sparò in testa.

Tutto era compiuto, ciò che rimaneva erano soltanto cadaveri, uomini agonizzanti ed auto in fiamme ma, ad un tratto, nell’hangar echeggiò uno sparo, Sasuke si volse di scatto puntando la pistola verso un possibile nemico, ma quel nemico era già caduto a terra, ciò  significava che qualcuno gli aveva sparato alle spalle da un luogo imprecisato. Sasuke si guardò attorno e in alto verso le vetrate dell’hangar, alcune erano in frantumi e si poteva intravedere il tetto dello stabile che si trovava a due isolati di distanza; non ci volle molto al giovane per capire cosa era successo e si apprestò ad uscire non appena udì il rombo di un’auto che stava per sopraggiungere: un’auto grigia, con due persone a bordo, era già nello spiazzo tra l’hangar e il molo, Sasuke dovette nascondersi dietro alle casse appena fuori dall’hangar e cercare di aggirare l’ostacolo non senza aver prima ricaricato la pistola, non era sicuro se fossero membri dell’Organizzazione di Orochimaru, ma era meglio essere previdenti nel caso avesse dovuto ucciderli.

 

Sakura e Naruto arrivarono al molo e con grande sorpresa videro che era stato messo a ferro e fuoco; lo yacht era in fiamme, c’erano cadaveri ovunque e del fumo che usciva dall’hangar, non riuscirono a capire che cosa fosse successo.

 

“Gesù, ma è una carneficina”

 

Naruto non riuscì a trattenere una esclamazione di sconcerto totale; scesero dall’auto pistola alla mano e cominciarono a guardarsi intorno, ma sembrava che non ci fosse nessuno ancora vivo.

 

“Tu vai verso l’hangar Naruto, io do un’occhiata all’esterno e al molo.”

 

Naruto fece come suggerito e, tenendosi basso, si avvicinò all’ingresso dell’hangar; puntò la pistola all’interno e si accertò che non ci fossero uomini armati pronti a sparargli, ma l’unica cosa che vide all’interno furono morti ed auto in fiamme. Non molto distante da lui un giovane era riverso a terra in un lago di sangue; quando si avvicinò, e vide chi era realmente, imprecò sottovoce: Kabuto era morto ed aveva già ben chiaro in mente chi era stato. Le ferite erano fresche, il tutto era accaduto pochi minuti prima del loro arrivo, il che significava una cosa soltanto: Sasuke era ancora nei paraggi.

 

“Bersaglio minimo, minimo errore. Dannazione!”

 

Uscì di corsa dall’hangar e cercò Sakura, sperando di raggiungerla il prima possibile.

Sakura era intenta a perlustrare l’area intorno al molo, non sembrava ci fossero sopravvissuti; notò in particolare l’auto nera distrutta contro le casse ed i bidoni, nonché gli uomini morti tutto intorno ad essa: osservò bene l’interno dell’auto ed il piede di porco utilizzato per bloccare il volante e l’acceleratore, capì quindi che si era trattato di una messa in scena per poter accedere all’hangar e al molo, ottenendo così un vantaggio e poter uccidere tutti quanti presenti.

Sakura si avvicinò allo yacht in fiamme per controllare se ci fosse ancora qualcuno, ma un lieve rumore poco dietro di lei attirò la sua attenzione; ritornò sui suoi passi e lentamente si diresse verso le grandi casse che si trovavano proprio lì vicino, poteva percepire la presenza di qualcuno e mantenne tutto il suo sangue freddo, pronta a reagire qualora si fosse trattato di un nemico.

Fu un attimo che durò un’eternità, quando Sakura girò l’angolo si trovò ad incrociare la sua pistola contro quella di Sasuke che fu soltanto per il suo incredibile autocontrollo che non le sparò in quall’istante: rimasero a fissarsi negli occhi per un tempo infinito senza mai abbassare l’arma, Sakura non voleva crederci ma era la realtà dei fatti.

Lui era lì, lo sguardo serio ed incredulo quanto quello di lei, dubbi e domande si insinuarono copiose nella sua mente, infilandosi tra piacevoli ricordi che riaffiorarono dalla memoria.

 

(un mese prima…)

Era seduta da sola al bancone del bar a sorseggiare il suo drink, assorta nei suoi pensieri, era venerdì sera, l’unica in tutta la settimana in cui poteva vestirsi in maniere un po’ più elegante e svagarsi un po’; ad un certo punto un giovane sorridente le si avvicinò e cercò di attaccare bottone con lei, ma non era nuova a questo tipo di approccio ed aveva già la risposta pronta ogni volta.

 

“Ciao, come va?”

 

“Bene..grazie…

 

Sakura cercò di mantenere distacco e di ignorarlo, ma questo sembrava non cedere.

 

“Posso offrirti da bere?”

 

“Se bevo qualcosa poi diventi affascinante e 20 centimetri più alto? E magari anche non sposato?”

 

“Non sono sposato…

 

“Sì, ti ho visto che ti toglievi la fede ok!? Perciò non fare il bastardo, vattene a casa”

 

Il sorriso da ganzo sparì dal volto del ragazzo che girò i tacchi e tornò al tavolo degli amici, lei scosse la testa e si concentrò sul suo bicchiere imprecando a bassa voce.

 

“Colpa dei pantaloni di pelle!”

 

Sakura si girò alla sua destra, di fianco a lei c’era un ragazzo moro, che non aveva mai visto prima e che la osservava divertito; lei lo scrutò in silenzio cercando di capire se anche questo aveva una qualche idea su di lei per concludere la serata.

 

“Ah sì e che pantaloni servono per essere lasciata in pace?”

 

“Forse velluto a coste?”

 

Sakura sorrise divertita e sconcertata; stava davvero prendendosi gioco di lei?

 

“Cioè , come funziona? Diventate tutti single dopo soltanto tre birre?”

 

“No, io dopo tre birre penso solo a farmi la quarta.”

 

“Sì certo come no… un altro  bifolco del Sud”

 

“Non sono del Sud, vengo dalla provincia di Konoha

 

“E che differenza c’è?”

 

“Noi cavalchiamo le macchine, loro al massimo le cugine”

 

Sakura rimase colpita ed incuriosita dall’approccio del giovane, pareva davvero essere diverso da tutti gli altri.

 

“Allora che compiti hai, dall’aspetto sei ovviamente un militare”

 

“Mi occupo di lucidare i delfini, li tengono in cattività, io devo pulirli dai crostacei…

 

“Ti sembro stupida per caso?”

 

“No, a dire il vero mi sembri un po’ triste”

 

Sakura sospirò e si girò dall’altra parte; era la prima volta che incontrava un estraneo capace di comprendere il suo stato d’animo al primo sguardo, Naruto ci aveva impiegato anni prima di capire in anticipo il suo umore e prendere le misure di sicurezza necessarie.

 

“Sono abbastanza alto per offrire?

 

“Non se mi dici che cosa fai!”

 

“Facciamo così: ehi barista, portane due. Una per ogni domanda, ogni volta che chiedi ed io rispondo ne butti giù uno e viceversa”

 

“Ok ci sto!”

 

Sakura rispose subito senza nemmeno pensarci due volte.

Sasuke si fece portare una bottiglia e due bicchierini e cominciò il primo round.

 

“Ok è chiaro che sei uno addestrato militarmente, che cosa fai?”

 

“Sono solo un personal trainer”

 

“Mi prendi in giro, fai l’istruttore in palestra?”

 

“Sissignora. E sono due domande”

 

Cavolo…

 

Sakura sapeva che stava mentendo, ma fu costretta a tenere il gioco e mandare giù tutto di un fiato i due shots di liquore, sotto lo stupore divertito del ragazzo

 

“Ehi piano, non volevo costringerti a farlo”

 

“So tutto di voi boriosi palestrati, una mia amica doveva sposarne uno…

 

“Ah davvero… Aspetta in che senso sai tutto, che vuoi dire?”

 

“Voglio dire che siete un branco di coglioni, arroganti ed egocentrici, che credono di poter mentire e fare tutto quel cazzo che gli pare. Non uscirei mai con un personal trainer.”

 

Il ragazzo si fece abbastanza serio, colpito nel segno. Sakura non era certo una che andava per il sottile, ma anche lui non era certo da meno.

 

“Perché sarei egocentrico, faccio bene il mio lavoro e mi piace tenermi in forma. Mi dispiace per la tua amica, ma io non sono così. Bhè è stato un piacere”

 

“Ma dove vai?”

 

“Me ne vado a casa, hai detto che non usciresti mai con un palestrato!”

 

“Ho detto che non lo sposerei mai…

 

“Ah bene allora…  molto piacere io sono Sasuke

 

“Sakura”

 

Si strinsero la mano e Sakura notò come la quella di lui fosse incredibilmente calda e morbida, inoltre dovette ammettere con sé stessa che si stava davvero divertendo con lui; la faceva sentire bene e si accorse di sentirsi parecchio attratta da lui, ma non aveva alcuna intenzione di fare il passo più lungo della gamba. Decise di scoprire passo per passo come sarebbe andata a finire.

 

Sakura…nome carino per una ragazza carina”

 

“Ok adesso ci stai decisamente provando!”

 

“Lo ammetto. Sono colpevole. E’ il mio turno adesso, che cosa fai?”

 

“Ha qualche importanza?”

 

“No affatto…

 

Continuarono a bere cicchetti e a scambiarsi domande e risposte, alcune delle quali decisamente assurde, fino a che Sakura fu costretta correre fuori dal locale e a vomitare sul marciapiede vicino all’aiuola; non era una abituata a bere in quel modo, ma si sentì sollevata di sentire la sua mano che le strofinava delicatamente la schiena e con l’altra le teneva indietro i capelli.

Sakura respirò profondamente cercando di riprendersi e ridarsi un minimo di contegno, non dimenticando però di fissare bene i paletti tra loro due.

 

“Non ci vengo a casa con te, quindi non ci pensare…

 

Si misero entrambi a ridere e lui le chiamò un taxi che la riportasse a casa.

Si scambiarono in numeri di telefono, non pensando minimamente che, il giorno dopo avrebbe trovato un suo messaggio nella segreteria… anzi, più di uno

 

“Ciao, sono io…quello a cui hai vomitato sulle scarpe ieri sera… stavo pensando; ti andrebbe un caffè?”

 

 

***

 

Erano in una fase di stallo, le pistole puntate l’una verso l’altra, interrogandosi sui misteri che si nascondevano dietro ad ognuno.

Sakura temeva che Sasuke fosse al soldo di Orochimaru, mentre Sasuke da parte sua si poneva lo stesso quesito; decise di farsi avanti e parlare per primo.

 

“Avrei dovuto immaginarlo. Orochimaru ha molti sicari a sua disposizione, non mi sarei mai aspettato che avrebbe mandato il migliore”

 

“Hai capito male Sasuke, io non sono al soldo di quel criminale. Tu piuttosto potresti benissimo far parte della sua organizzazione Luna Rossa, ed essere qui per uccidermi”

 

“Sei fuori strada Sakura, Luna Rossa non ha niente a che vedere con Orochimaru. Sono contento che non hai perso il senso dell’umorismo. Non mi sentirò in colpa dopo che ti avrò sparato”

 

Il suono del grilletto che veniva abbassato fu udibile all’orecchio di Sasuke, che, con la coda dell’occhio, notò il profilo della canna di una pistola puntata a pochi millimetri dalla sua testa.

 

“Meglio per te che abbassi l’arma e ti allontani dalla mia partner amico, o sarò io a farti un buco in testa”

 

Sakura tirò un lieve sospiro di sollievo, doveva riconoscere che Naruto aveva sempre avuto un tempismo perfetto.

 

“La tua partner?”

 

Sasuke rimase sorpreso dalla presenza di Naruto e tornò a guardare Sakura che continuava a tenere Sasuke sotto mira; Sasuke abbassò lo sguardo la cintura di lei e fu in quel momento che vide il distintivo sbucare da sotto la giacca rossa; impresso l’emblema della città e la sigla della Konoha Crime Investigation con sotto il numero identificativo che spettava ad ogni agente.

I muscoli iniziarono a rilassarsi e Sasuke abbassò l’arma; da un certo punto di vista si sentì sollevato, date le circostanze, se non fosse intervenuto Naruto, sarebbe stato costretto ad ucciderla rimpiangendo di averla conosciuta.

 

Naruto, non mi avevi detto che Sakura era la tua partner”

 

“E tu non mi avevi detto che lei era la ragazza con cui uscivi.”

 

“Lo sai come sono fatto. Tengo per me certi segreti”

 

“Ho notato. Pare che lei non sappia proprio tutto su di te”

 

“E nemmeno su di te a giudicare dall’espressione sul suo volto”

 

In effetti Sasuke aveva ragione; Sakura abbassò l’arma sconcertata vedendo i due parlarsi con naturalezza come se se si conoscessero da anni. Per lei fu un vero colpo, si sentiva quasi tradita, specialmente dalla persona a lei più vicina.

 

“Che significa Naruto? Voi due… vi conoscete?”

 

Scusa…

 

Tu… sapevi già tutto fin dall’inizio e non mi hai detto niente? Cos’altro hai omesso di dirmi?”

 

Sakura era sull’orlo di una crisi isterica, come aveva potuto Naruto tenerla all’oscuro di una cosa così importante, dopo che aveva speso ore ed energie ad indagare su Luna Rossa e su tutta quella serie di omicidi che, ora aveva capito, erano opera di Sasuke stesso.

Il suono delle sirene della polizia si fecero sentire in vicinanza e quel punto Naruto abbassò l’arma lasciando libero Sasuke di andarsene.

 

“Sarà meglio che tu sparisca adesso Sasuke!”

 

“Ti ringrazio. Hai parecchio di cui discutere con lei”

 

Già… anche tu!”

 

Sasuke sorrise sghembo e volse un ultimo sguardo a Sakura con amarezza, prima di tagliare la corda e sparire all’arrivo dei soccorsi che giunsero di lì a poco in gran numero, tra poliziotti, vigili del fuoco e paramedici.

Sakura era furiosa e Naruto non poteva certo biasimarla, era giunto il momento che i nodi venissero al pettine una volta per tutte.

 

 

-5

La rabbia che provò in quel momento non era nulla paragonabile a ciò che avrebbe fatto al responsabile della morte di suo figlio; Orochimaro esternava raramente la suo furia vendicativa, la stragrande maggioranza delle volte rimaneva impassibile e freddo come una statua, proprio come in quel momento.

L’avvocato ricevette un fax e lo lesse ad alta voce affinché anche Orochimaru lo sentisse: la loro collaboratrice non era riuscita ad eliminare il sicario e Kabuto era morto, ma forniva il nome di un infiltrato di Luna Rossa all’interno dell’organizzazione di Orochimaru, che aveva tradito e fatto il doppio gioco fin dall’inizio ed in particolare i nomi di alcuni agenti della KCI che avevano sequestrato i libri contabili dall’ufficio del contabile e che stavano indagando ora su di lui.

Orochimaru apprese con interesse la notizia, in particolare quella dell’infiltrato che, non soltanto aveva rapporti con Luna Rossa, ma anche con la polizia, dal momento che aveva ricevuto rapporto secondo il quale, in uno dei moli intestati a suo figlio, la persona in questione aveva dato supporto proprio agli stessi agenti a cui gli aveva richiesto di metterli a tacere.

Orochimaru prese il cappotto e si avviò verso l’auto che, lo stava già aspettando nel garage interrato del grattacielo; erano già stati contattati tutti i migliori uomini a protezione di Orochimaru, dette fondo a tutte le sue risorse per porre a termine quella partita.

 

Intanto, presso il Kage Bridge, Kakashi stava osservando il fiume, quando venne raggiunto da un giovane moro che gli si mise al fianco, lo sguardo fisso davanti a se ad osservare anche lui le navi che andavano e venivano lungo il fiume, il cielo si era fatto plumbeo e rombi di tuono si fecero sempre più insistenti, segno che quel giorno ci sarebbe stato un forte temporale.

 

“Sembra proprio che con gli anni non hai perso ancora la mira”

 

“Mi tengo allenato”

 

Sasuke aveva capito che era stato Kakashi a coprirgli le spalle, in quell’hangar e sapeva anche che non era stato del tutto un aiuto casuale.

 

“Desumo che tu non fossi lì per puro caso”

 

“Dovevo un favore ad una persona…

 

“Piantale con le stronzate, lo so che vai a letto con mia madre. Pensa ancora che abbia bisogno di essere rimboccato alla sera…

 

“E’ grazie anche a lei che sei ancora vivo. Portale un minimo di rispetto, cazzo!”

 

Sasuke evitò di controbattere ancora; non temeva Kakashi, ma conosceva abbastanza le sue abilità per sapere che quando si arrabbiava era meglio stargli alla larga.

In questo notò una certa somiglianza con una persona di sua conoscenza.

 

“Hai per caso una parente alle tue dipendenze?”

 

“Ho una figlia…adottiva. Ma non credo che la cosa ti riguardi!”

 

Sasuke sapeva che Kakashi non si era mai sposato e nessuno era a conoscenza che avesse adottato una figlia; c’era una sola ragione per la quale il suo stesso istruttore aveva fatto un passo del genere: lei doveva essere molto importante a tal punto da doverla proteggere con il suo stesso nome.

Vide Kakashi che lo osservava dubbioso e fu a quel punto che Sasuke estrasse, dal taschino interno della giacca, la famosa agenda che aveva sottratto al contabile.

 

“Credo che questa ti serva. C’è il nome della talpa ed anche molte altre informazioni per inchiodare Orochimaru… ha ucciso i suoi genitori vero?”

 

“E’ una lunga storia…

 

“C’entra anche Naruto?”

 

“Sei più intelligente di tutta la popolazione di Konoha e provincia,  Sasuke…  ma ti suggerisco di non mettere a repentaglio la sua vita o te la farò pagare cara, dovesse essere l’ultima cosa che faccio in questa dannata vita”

 

“Anche se questo spezzerebbe il cuore a mia madre?”

 

“Anche se questo spezzerebbe il cuore a tua madre!”

 

Per Sasuke era più che sufficiente, aveva raggiunto il suo scopo, portato a termine la sua vendetta, non c’era niente altro se non lasciarsi alle spalle tutto e sparire; aveva deciso di mollare l’Organizzazione e farsi una vita normale, in memoria di suo fratello e le sarebbe piaciuto farlo con una persona speciale.

Si congedò da Kakashi, il quale gli chiese dove sarebbe andato, ma lui rispose che per un po’ non si sarebbero più rivisti e di stare tranquillo, la vita di Sakura era al sicuro.

 

Come previsto iniziò a piovere e anche piuttosto forte, le previsioni avevano preannunciato una tempesta in piena regola, meglio stare al riparo e al tepore del riscaldamento dell’auto; Naruto aveva parcheggiato in una via residenziale, davanti al portone di un edificio in mattoni rinnovato ed alla moda. Mise il freno a mano e sospirò, non aveva la  benché minima idea da che parte cominciare e Sakura aveva evitato di parlargli e di guardarlo per tutto il tragitto; era visibilmente furiosa e doveva assolutamente trovare il sistema più indolore per rompere quel muro, che si era frapposto così rapidamente tra loro.

 

Sakura… sono profondamente dispiaciuto per quanto accaduto, dico davvero. Non era mia intenzione ferirti e non mi ha nemmeno fatto piacere nasconderti la verità, ma ho dovuto; Luna Rossa non c’entra nulla con Orochimaru, anzi il contrario,è  da anni il nemico numero uno contro le attività criminali di quel bastardo e… la KCI gli da una mano. Motivo per cui mio padre e Kakashi hanno dato la vita per salvarti; poi lui ti ha preso con sé ed io sono entrato in seno all’Organizzazione, in quanto orfano. Io e Sasuke siamo cresciuti insieme ma, io non ero tagliato per la vita da sicario ed ho preferito seguire una strada diversa, pur sempre utile.”

 

Sakura continuava a guardare fuori dal finestrino la pioggia che scendeva abbondante, senza dire una parola, ascoltando in silenzio il racconto di colui che, considerava un amico ed invece si era rivelato un bugiardo: quel che era peggio era scoprire che anche il suo mentore, nonché padre adottivo, era implicato in tutta quella faccenda e la cosa non fece che farle salire ancora di più la rabbia. Non meritava di essere presa in giro così dalle persone di cui si fidava di più.

 

“Abbiamo speso ore ad indagare sul rapporto che c’era tra Luna Rossa ed Orochimaru e tu sapevi tutto e non hai detto una parola…mi hanno quasi ucciso sotto la metropolitana e tu adesso mi vieni a dire che non potevi farne parola?”

 

“Non ero sicuro…

 

“Di cosa non eri sicuro? Sentiamo, sono proprio curiosa!”

 

“Non ero sicuro del perché di quella scia di morti che avevano come obiettivo Kabuto, poi quando tu hai fatto il nome di Sasuke mi è stato tutto chiaro.”

 

“Mai hai continuato a tecere…

 

“Dovevamo comunque  arrivare fino in fondo solo così avrei trovato Sasuke, lui sicuramente sa molto più di noi di tutto questo casino e sa anche il perché”

 

Sakura continuava ad avere le idee confuse su tutto e sebbene una parte di lei le diceva di non fidarsi più in ciò che diceva Naruto, l’altra invece le diceva di seguire il suo istinto e di credere in lui ancora una volta.

 

“Perché siamo fermi davanti a questo palazzo?”

 

Coincidenza, nel momento in cui Sakura pose quella domanda, Naruto ricevette il messaggio da Shikamaru in cui diceva che aveva scoperto l’indirizzo in cui si trovava il computer da cui era partita l’ e-mail con le copie dell’agenda; guarda caso l’indirizzo combaciava con quello dove si trovavano e Naruto lo fece vedere a Sakura.

Lei gli rivolse uno sguardo interrogativo, in dubbio se ascoltare o meno la risposta.

 

“Immaginavo che era stato Sasuke a mandare quella e-mail e l’indirizzo corrisponde. Conosco questo palazzo, il fratello di Sasuke ha un appartamento al piano attico. Sono piuttosto sicuro che si nasconde qui adesso.”

 

“Lui...ha un fratello?”

 

Aveva… lo hanno ferito in missione ed è stato fatto fuori da Kabuto. Ragione per cui il nostro amico era decisamente incazzato nelle ultime ore…

 

Sakura era piuttosto indecisa sul da farsi; Naruto aveva voluto chiarirsi con lei e adesso le offriva l’occasione per chiarirsi anche con Sasuke, ma se proprio doveva essere sincera con se stessa, aveva una paura folle; un mese fa era tutto carino ed affabile e soltanto un’ora prima invece aveva intenzione di ucciderla perché la credeva dalla parte del nemico.

 

“Posso aspettare qui in macchina, qualora tu avessi bisogno di una mano…

 

“No, credo che me la caverò da sola questa volta…grazie!”

 

Sakura scese dalla macchina, ormai che era lì tanto valeva scendere ancora nel pozzo e vedere fin quanto ancora era profondo, anche se era  certa che non ne sarebbe più risalita.

Naruto rimase ancora qualche minuto in macchina ad aspettare, anche dopo che lei era entrata nel palazzo; non fu sorpreso di vedere aprirsi lo sportello posteriore dell’auto e di trovarsi Sasuke seduto dietro, lo sguardo riflesso nello specchietto retrovisore.

 

“Non avevi niente di meglio da fare oggi in centrale? Sei pessimo a pedinare lo sai?”

 

“Volevo solo assicurarmi che tu tornassi per parlarle.”

 

“Mi prendi per il culo?”

 

“E’ appena entrata dal portone…

 

Sasuke capì, dallo sguardo profondo di Naruto, che non stava scherzando e si girò a guardare il portone del palazzo; era abituato a ben altre situazioni, non era sicuro di poterla affrontare, ma avrebbe dovuto prima o poi…

Sospirò scocciato ed aprì con forza lo sportello imprecando in tutte le lingue che conosceva.

 

“Bel cazzo di amico!”

 

“Ricordati che mi devi un favore!”

“Fottiti!”

 

Naruto se la rise mentre teneva d’occhio Sasuke svignarsela nel vicolo adiacente ed entrare dall’ingresso secondario. Adesso poteva anche tornarsene in centrale, aveva bisogno di fare due chiacchiere con Kakashi.

   
 
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