Anime & Manga > Twin Princess
Segui la storia  |       
Autore: _BlueLady_    03/08/2016    3 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~ CAPITOLO 23 ~
 
Aveva deciso di recarsi volontariamente in ritardo al ballo, per concedersi del tempo da solo per riflettere, e raccogliere le idee sul da farsi.
Una volta stabilito con Bright che con Altezza era decisamente più opportuno comportarsi come se nulla fosse, restava ancora da decidere come agire con Rein Sunrise.
Sbuffò adirato, pensando a quanto fosse stato sciocco a voler coinvolgere anche lei in quella losca vicenda, esponendola ad un pericolo che non era in grado di affrontare da sola.
Per tale motivo si stava recando a Villa Aqua, in quel momento.
Se nel ricevere l’invito al ballo la sua prima reazione era stata un gesto di stizza, capriccioso e risoluto, che l’aveva convinto a non prendere parte alla festa poiché giudicava partecipare all’evento una sciocca perdita di tempo, in un secondo momento dovette ricredersi quando gli balenò in mente la possibilità, più che lecita, che con ogni probabilità al ballo sarebbe stata presente anche Rein Sunrise, abbandonata a se stessa, indifesa, ignara del pericolo e facile preda dei marchesi di Windsworth.
La presenza di Bright non sarebbe bastata a tenerla lontana dal pericolo, e del resto non poteva permettersi un’altra distrazione come quella che aveva lasciato accadere con Altezza. Pertanto, dopo un rapido ragionamento che lo condusse alla sua decisione definitiva, si era deciso a salire in groppa a Regina, galoppando a tutta velocità per la campagna inglese.
Giunse a Villa Aqua un’ora e mezza dopo l’inizio del ballo, quando la festa era ormai nel pieno del suo svolgimento, ed anche gli invitati più ritardatari erano finalmente giunti a popolare l’enorme salone rigurgitante luce, sfarzo e scintillio da ogni dove.
Shade, ancora sulla porta d’ingresso, volse un’occhiata rapida tutt’intorno, riconoscendo tra le coppie danzanti, l’orchestra, e i gruppi di invitati fermi qui e là socializzare gli uni con gli altri, la figura della duchessa che si intratteneva piacevolmente con alcune dame del luogo, e, dalla parte esattamente opposta, la sagoma del Cavaliere accompagnato, come era ormai d’abitudine, dalla giovane e sorridente Fine Sunrise, persa negli occhi del giovane duca, incantata per ogni parola che pareva uscirgli di bocca.
Di Rein Sunrise neanche l’ombra.
Cominciò ad avvertire una sensazione opprimente chiudergli la bocca dello stomaco.
Apprensione, preoccupazione? Terrore?
Sbuffò contrariato, decidendosi finalmente a fare il suo ingresso nella villa, salutando con un cenno del capo frettoloso coloro che l’avevano riconosciuto e che rispettosamente si prestavano ad eseguire gli opportuni convenevoli, e poi sgattaiolò veloce tra la folla, senza guardare in faccia niente e nessuno, un cane a caccia della propria preda, in cerca di un paio di occhi color del cielo con i quali, da un po’ di tempo a quella parte, non aveva più avuto l’occasione d’incontrarsi.
 
¤¤¤¤¤¤
 
- Perché non ci allieti con una delle tue melodie, Rein?- le domandò Fine raggiante, indicando con un cenno del capo l’enorme pianoforte in legno bianco al quale, attualmente, sedeva una giovane donna in procinto di esibirsi per la folla di invitati.
La turchina volse lo sguardo fugacemente allo strumento, scuotendo poi la testa umilmente divertita dalle parole della sorella: - Non mi pare il caso di rovinare la festa a tutta questa gente soltanto per una sciocca mania di esibizionismo –
- Sono sicuro, signorina Sunrise, che siete molto più abile di quanto volete far credere- azzardò il duca di Tinselpearl in un sorriso – Vostra sorella vi ha fatto un’ottima pubblicità a riguardo- affermò poi, accennando uno sguardo alla giovane dai capelli rosso fuoco che già sentì le gote infiammarsi di vivo imbarazzo nell’udire quelle parole.
- Dico semplicemente la verità. Rein è una delle migliori esecutrici di sonate per pianoforte di tutta la contea- asserì impacciata, quasi giustificandosi della sfacciataggine per cui il duca l’aveva benevolmente voluta accusare.
- Fine è la mia ammiratrice più fedele, e certamente ciò che la spinge a proferire simili parole è l’affetto che prova nei miei confronti. Tuttavia ritengo davvero che i suoi complimenti siano eccessivi, sebbene li accetti e li apprezzi molto – rise Rein, osservando con tenerezza la sorella – Ci sono tanti altri appassionati di musica come me molto più portati e capaci, io strimpello soltanto per passare il tempo –
- Mi è difficile riuscire a giudicare se la vostra si tratta di falsa modestia oppure no senza avervi mai udita suonare, ma sono abbastanza sicuro di potermi affidare alle parole di Fine, e di potervi ritenere un’abile pianista. La prossima volta che riceverete un invito a villa Tinselpearl non mancherò di chiedervi di suonare per noi, in un clima più intimo e confortevole – sorrise dolcemente il duca, e Rein ricambiò amabilmente il sorriso, accettando di buon grado l’offerta del concerto privato.
Scambiate quelle poche parole, la coppia felice decise di assentarsi a chiacchierare da sola in un luogo più appartato lontano dal chiocciare della folla, e Rein li osservò nuovamente intenerita allontanarsi insieme, impacciati e timidi nel loro giovane amore, le mani che cercavano sempre il presupposto per un contatto le une con le altre, e gli occhi che di tanto in tanto si abbassavano accompagnati dal rossore sulle loro gote per qualche tenera parola d’amore sfuggita dalle labbra.
Sospirò malinconica, pensando a quanto sarebbe piaciuto anche a lei poter godere della compagnia del suo innamorato in quel momento, senza doversi nascondere dal mondo come se amare fosse un crimine, per lei.
La giovane pianista cominciò ad esibirsi circondata da un piccolo pubblico di parenti ed amici che la ascoltavano estasiati, ed anche lei decise di avvicinarsi di qualche passo per poterla ascoltare più da vicino.
La musica che stava suonando era una melodia piacevole, allegra, spensierata, giovane come l’età che dimostrava la fanciulla, che doveva avere sì e no intorno ai sedici anni.
Ogni tanto scappava qualche stonatura dettata dal troppo nervosismo e dall’emozione di esibirsi per la prima volta davanti alla società, ma nel complesso l’ascoltarla risultava piacevole.
Terminato il brano, la giovane fanciulla corse a rifugiarsi tra le braccia della madre sotto lo scroscio di applausi di amici e parenti, con le gote rosse di vergogna e le mani sul viso che celavano tra le dita un sorriso velato di imbarazzo.
Rein sorrise con loro, catturata dalla dolcezza del momento, e subito ecco un’altra pretendente farsi avanti di fronte al maestoso strumento, pronta a reggere il confronto con la prima coraggiosa artista che si era esibita.
Era una donna più matura della precedente, lo si capiva dalla sicurezza con cui si rapportava con le persone che non era la prima volta che si ritrovava sotto le attenzioni della società, anzi, si sentiva a proprio agio tra le moine dei gentiluomini e le adulazioni delle donne presenti.
Non poteva dirlo con assoluta certezza, ma Rein era sicura che la fanciulla avesse la sua stessa età, al limite due anni in più.
Quando posò le dita sulla tastiera, ecco scaturirne una melodia forte, decisa, quasi prepotente, altezzosa, di carattere, come lei.
Non una sbavatura si percepiva nello stacco tra una nota e l’altra, il suono era pieno, potente, sicuro, accattivante.
Rein riuscì a riconoscere un ottimo talento in quella giovane donna, e il pubblico le diede ragione quando, terminata la sonata, più di un invitato che si era fermato curioso ad ascoltarla, interrompendo la propria chiacchierata coi compagni, l’aveva applaudita con enfasi, entusiasta dell’esibizione.
- Un’esecuzione magistrale, non trovate anche voi?- sentì a un tratto una voce tenue e seducente domandarle alle spalle, che si era fatta prepotentemente spazio tra gli applausi del pubblico, e l’aveva fatta sobbalzare di sorpresa.  Quando Rein si voltò nella direzione da cui proveniva, ebbe un tuffo al cuore nel realizzare chi fosse il proprietario di tali parole, convinta che quella sera non ci sarebbe stata l’occasione di un incontro tra loro.
- Signor visconte – salutò con un cenno del capo l’imponente figura di fronte a se – Non mi aspettavo di trovarvi qui, questa sera. La duchessa mi aveva detto non sareste stato presente-
- Ho terminato il mio giro di affari prima del previsto, e ho realizzato di avere tempo sufficiente per rilassarmi un po’, dopo tanto lavoro – si giustificò lui, ricambiando il saluto.
La giovane donna al pianoforte, incoraggiata dall’entusiasmo del suo pubblico, prese l’iniziativa per cimentarsi in un nuovo brano.
- Vi trovo bene – asserì il visconte scrutandola con lo sguardo – Potrebbe andar meglio – sentenziò Rein con un’alzata di spalle, riversando nuovamente l’attenzione sulla pianista.
- Ha talento – osservò il giovane, interessandosi anche lui alla melodia proposta dalla giovane artista. Rein annuì – Ha la sicurezza necessaria per potersi immedesimare in un simile pezzo – asserì freddamente.
Il cuore aveva cominciato a batterle talmente forte in petto, che temeva il visconte potesse addirittura scorgere la sua sagoma prendere forma sotto il corpetto dell’abito.
- Mi è giunta voce che anche voi suonate il piano – le sussurrò lievemente all’orecchio, accorciando la distanza che li teneva separati.
- Ogni tanto, per passare il tempo – tagliò corto Rein, allontanandosi di scatto, sentendosi morire dentro dalla troppa vicinanza con quell’uomo magnetico.
A che gioco stava giocando?
- Il commento che avete fatto poco fa mi lascia presagire che vi intendete di musica più di quanto vogliate far credere – la stuzzicò il visconte, pizzicandole l’orgoglio.
- Non credo valga la pena che veniate a conoscenza del mio umile parere, esperto come siete in tante discipline – sibilò velenosa, il desiderio di troncare quella conversazione il prima possibile.
- Il mio parere da solo conta meno di zero, se nessuno si presta a confutarlo- asserì l’altro sempre più incalzante, andando a colpire proprio dove desiderava farlo.
Rein ridacchiò sommessamente, accogliendo fieramente quelle parole di sfida.
- Avete ragione, visconte: quella giovane donna ha talento, e certamente con qualche lezione in più potrebbe rivelarsi ancora più capace di quanto non lo sia già – asserì decisa, voltandosi lentamente nella direzione del suo interlocutore – Tuttavia, debbo darvi torto su un punto: non trovo affatto l’esecuzione del brano “magistrale”, come l’avete definita voi. Certo, le note sono impeccabili, il suono è pieno, pulito… tuttavia manca qualcosa al pezzo, qualcosa che non si può compensare con le sole capacità tecniche e lo studio – e qui si bloccò un istante, per poterlo guardare a fondo nelle iridi blu notte accese di interesse per lei – Mancano l’anima, il cuore… quando non c’è passione, l’emozione risulta fredda a chi ascolta. E d’altronde, un artista si esibisce sempre con l’intenzione di trasmettere qualcosa al proprio pubblico. Chi non ci riesce suona soltanto per se stesso, e allora non si parla di esibizione, ma di esibizionismo
Shade la osservò rapito pronunciare quelle ultime parole, ancora più colpito di quanto non fosse già da quella giovane fanciulla dal carattere indomabile.
- Pensate di riuscire a far meglio?- la sfidò diabolico, sul fondo dell’occhio una malizia impercettibile che non sfuggì alla giovane che aveva di fronte.
Rein rise provocatoria.
- Non sfidatemi – lo avvertì, e in quelle parole c’era molto più del semplice volere di difendere il proprio orgoglio personale di fronte a quell’atteggiamento così avventato del giovane uomo. Aveva voluto lanciargli un sottile avvertimento per tutto quanto il resto, ma non riuscì a carpire se il visconte l’avesse effettivamente colto, oppure no.
La giovane pianista terminò, sotto una nuova ondata di applausi, anche la seconda sonata, e subito si alzò dalla sedia, abbandonando la sua postazione, per essere accolta dalle adulazioni e dall’ammirazione del modesto pubblico che si era costruita.
Shade e Rein la osservarono prendersi fieramente tutta la gloria che quel breve attimo di fama le aveva concesso, poi si guardarono entrambi negli occhi, in silenzio, incatenati l’uno nelle iridi dell’altra.
Per un fugace momento ad entrambi sembrò di essere stati nuovamente proiettati al di là del tempo e dello spazio, in una dimensione ovattata, dove musica e chiacchiericcio degli invitati erano soltanto un mormorio lontano.
Nonostante l’astio e il rancore che Rein serbava per il giovane visconte, che continuavano a divorarla da dentro e alimentavano il suo animo inquieto, la giovane donna si stupì nel ritrovarsi così terribilmente a suo agio intrappolata all’interno di quelle iridi blu notte.
Era come se l’istinto volesse suggerirle qualcosa che la ragione ancora non aveva compreso.
Fu Shade, ancora una volta, a spezzare l’incantesimo creatosi tra loro, scoppiando in una risata sommessa che sapeva di malizia e provocazione.
Guardò prima lei, poi il pianoforte, poi ancora lei… e nel giro di un istante, senza mai perdere il contatto con le sue pupille, fece cenno con la mano in direzione dello strumento, reclinando un po’ la testa di lato ed inarcando le labbra nel suo sorriso sghembo, quasi volesse invitarla ad accomodarsi al pianoforte, per darle l’occasione di dimostrargli quanto effettivamente fosse capace.
Di fronte a tale visione, Rein non poté fare a meno di rabbuiarsi, colpita nell’orgoglio, nel petto un ribollire di astio, rabbia, passione e delusione bruciante, che si espandeva dal cuore fino a pizzicarle la punta delle dita.
Alzò la testa fieramente, sostenendo lo sguardo del visconte che ancora sogghignava provocatorio, in bocca l’amaro della verità che si faceva pesante, quasi nauseante, e si diresse a piccoli passi verso l’imponente strumento che già la stava chiamando a sé col suo canto seducente da inizio serata, e al quale si era finalmente decisa a cedere, spinta da un forte desiderio di sfida e consapevolezza.
Pensò amareggiata e ferita, che di fronte a quel gesto tanto sfrontato non aveva scelta di tirarsi indietro: se era la guerra che il visconte voleva, ebbene guerra avrebbe avuto.
Offesa dalla fredda e perfida intenzione con cui egli aveva voluto provocarla così apertamente, aveva scelto di cogliere la sfida, sostenendo fieramente il confronto, e si era decisa a porgliene una a sua volta, più subdola e velenosa.
Seduta al pianoforte, con già le dita che assaporavano la delicatezza dei tasti prima di dar loro vita, Rein Sunrise decise che, nella melodia che avrebbe suonato di lì a poco, avrebbe denunciato al visconte ed a tutti i presenti in sala tutta l’amarezza della cruda verità di cui era venuta a conoscenza, e la vergogna, il devasto, il rancore, la delusione per un amore tradito che ne erano seguiti.
Shade non meritava il suo silenzio. L’avrebbe sfidato apertamente, sbattendogli in faccia la verità.
Presasi un istante di raccoglimento per ordinare le idee in mezzo a quell’uragano di pensieri ed emozioni, posò tutte e due le mani sulla tastiera, e volse un ultimo sguardo in direzione del visconte, che aveva preso posto a sedere su una poltrona di fronte e poco distante da lei impaziente di godersi lo spettacolo, prima di cominciare.
Si sorrisero, ma era un sorriso velenoso e tagliente.
Shade incrociò gambe e braccia e attese. Rein osservò nuovamente i tasti di fronte a lei, e prese a suonare.
Cominciò, toccando prima un tasto, poi un altro, pigiando col piede i pedali sottostanti nel tentativo di produrre un suono tenue, sordo, incapsulato in una bolla ancora intatta.
Aggiunse una nota, poi due, poi tre, creando un coro di accordi perfettamente in sintonia l’uno con l’altro, forti nella loro debolezza, quasi fossero parole sussurrate all’orecchio.
Shade sorrise, abbandonandosi al piacere dell’ascolto. Quella musica sapeva di illusioni e speranze, di aspettative e realtà.
Rein continuò imperterrita a suonare, mentre già una notevole folla di invitati l’aveva accerchiata, rapita dalla musica.
Improvvisamente il suono da timido e soffocato, si fece più consistente e deciso, le note che si mescolavano tra loro in una musica dai toni ancora languidi e seducenti.
Shade ascoltava, mentre percepiva smuoversi qualcosa nel petto. Il sorriso scomparve sul suo volto, l’attenzione era tutta proiettata sul viso della turchina che, concentrata e protetta nella sua campana di vetro, parlava ai tasti del pianoforte, e lasciava che fossero loro a rivelare ciò che celava nel cuore.
La musica cambiò di nuovo, e crebbe nuovamente di tono. Adesso pareva quasi denunciare un’accusa, un tradimento, aveva il sapore di sconforto e disillusione. Una ferita si aprì nel cuore di Shade, che era ormai caduto in preda alla melodia, ed ascoltava con attenzione ogni singola parola che quelle note all’apparenza mute ed incomprensibili gli stavano dicendo.
Una densa folla di spettatori aveva ormai attorniato la turchina, ognuno in preda alla violenza di quel suono prepotente, vittime dell’incanto che Rein pian piano tesseva giocando con le note.
Shade chiuse gli occhi, assaporando sulla punta della lingua gli accordi, che parevano piovergli addosso con la forza e la violenza di un uragano. Li immaginava come dardi avvelenati, lanciati apposta per colpire un obiettivo, frecce scagliate per centrare un bersaglio, parlare all’anima, e trascinare anch’essa nello sconforto di quella musica struggente.
Era certo che la giovane donna stesse tentando di dirgli qualcosa, e si sforzava con tutto se stesso nel tentativo di decriptare quel messaggio che soltanto lui era riuscito a cogliere tra le righe dello spartito.
La melodia crebbe ancora, in quello che era l’apice, la vetta, la fine di quel canto straziante a cui aveva voluto dar voce. Il volto della turchina era impassibile, concentrato, raccolto nella tempesta che le infuriava dentro. La fronte era imperlata di sudore, il respiro si faceva pesante, le dita premevano violentemente i tasti, quasi volessero stremarli, consumarli, prosciugarli di tutta la loro linfa vitale.
Il suono, accompagnato dalla vibrazione del pedale che amplificava l’eco e le emozioni, si espanse, andando a riempire ogni angolo della stanza, ed era incontrollabile, impetuoso come un fiume in piena, ridondante, accattivante, accusatorio, il grido di un animale ferito a morte.
Sotto la potenza di quegli accordi discordanti tra loro, stridenti come una forchetta che graffia il piatto di porcellana, l’attenzione di tutta quanta la sala si riversò sul pianoforte, verso l’artista che si stava esibendo. Gli occhi di tutti gli invitati erano solo per Rein, e Shade, il cuore pieno di un’inspiegabile malinconia, vide compiersi sotto ai suoi occhi la meraviglia di quel miracolo.
Perfino l’orchestra aveva ammutolito gli strumenti, ed ascoltava sconcertata e basita l’esecuzione magistrale della giovane turchina, commossa nell’anima.
Shade prendeva coscienza di ogni nota, e la incamerava, la elaborava, la masticava, la deglutiva, prendendo sempre più coscienza della verità.
Quella musica gli stava parlando al cuore, quasi a volergli dire “io so”. Nell’esplosione degli accordi finali, un tripudio di disperazione, consapevolezza, rancore, Shade riuscì a toccare, a sentire tra le mani, la solenne fragilità del sentimento di disillusione e amore perduto che stava devastando l’animo di Rein Sunrise.
Lo percepì, lo comprese, lo fece suo, e subito lo stesso fiele amaro e velenoso prese a scorrergli nelle vene, andando ad infettare ogni cosa, cuore, mente, stomaco, bruciandogli gli occhi, graffiandogli la pelle.
Gli ultimi accordi furono secchi, asciutti, fini a se stessi, come singhiozzi che accompagnano la fine di un pianto incontrollato.
Sulla nota finale, Rein schiacciò con forza i tasi del pianoforte, quasi pervasa da un’ondata di rabbia, quasi volesse distruggere ciò che l’aveva aiutata a sfogare ciò che aveva dentro.
Terminò, stremata, gli occhi lucidi e brucianti, l’eco dell’ultimo accordo che ancora aleggiava nell’aria, e andava a perdersi in quell’atmosfera atona, sospesa, immobile, tesa, il respiro mozzato, la mente annebbiata.
Si osservò intorno spaesata, quasi a riprendere coscienza di se stessa, guardando uno ad uno gli invitati attorno a sé, che ricambiavano lo sguardo commossi e sconcertati quanto lei, più di lei.
Alzò piano la testa, immersa nel silenzio più assoluto, sospirando sfinita, in cerca di un segno di vita, un cenno, un gesto di approvazione o disapprovazione.
Shade, lo sguardo piantato sul volto della turchina e la bocca tremante, si fece trascinare con lei nel vuoto che seguì quell’esplosione di emozioni.
Il silenzio saturò ancora qualche istante l’aria, prima di essere interrotto dall’esplosione di una, dieci, cento mani che battevano all’unisono, accompagnate da grida e urla di incitamento, di approvazione, di acclamazione per quella giovane donna che, in soli cinque minuti, aveva stravolto l’animo di tutti i presenti.
Rein si osservò intorno ancora spaesata, ancora sospirante per il fiato corto, incapace di realizzare che tutto quel tramestio, tutto quell’entusiasmo, tutta quella gloria erano per lei, e lei soltanto. Perfino i membri dell’orchestra si misero ad applaudirla, con gli occhi lucidi e il cuore gonfio di ammirazione.
Shade vide Rein sorridere confusa a molte delle persone che le si erano avvicinate, idolatrandola come una dea.
Sorrise sconfitto, realizzando quanto era stato imprudente nel volerla sfidare così apertamente.
Sporgendosi dalla poltrona nel tentativo di incrociare il suo sguardo, si rese conto soltanto in quel momento che la sua posizione non era più quella assunta all’inizio del brano, a braccia conserte e gambe incrociate, composta e imperturbabile, ma era tutta proiettata in direzione della turchina, le mani che arpionavano i braccioli della poltrona quasi a volerli smembrare, la schiena a venti centimetri di distanza dallo schienale, il petto proiettato in avanti, coinvolto e attratto dal magnetismo a cui Rein, con le sue note, era riuscito a soggiogarlo, le gambe rigide e ben piantate al suolo, cariche di un impulso di precipitarsi laddove la folla tendeva ad addensarsi tenuto a freno soltanto dalla ragione.
Il visconte realizzò cosa Rein Sunrise, semplicemente suonando un pianoforte, era stata capace di fargli, e rise tra sé e sé, una risata che sapeva di consapevolezza e peccato di presunzione.
Tentò ancora di catturare lo sguardo della turchina tra la folla.
Rein, ancora disorientata e sballottata da un complimento all’altro, riuscì a trovare un attimo per volgere lo sguardo nella direzione dove aveva lasciato il visconte all’inizio dell’esibizione, e si stupì nel rivederlo ancora lì, seduto placidamente sulla poltrona dopo aver riacquistato il controllo di sé, sorriderle sinceramente colpito.
Si guardarono nuovamente occhi negli occhi, più consapevoli l’uno dell’altra, ed improvvisamente Rein lo vide fare una cosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere da un tipo orgoglioso come lui, incapace di ammettere la sconfitta.
Shade la applaudì da lontano, gli occhi carichi di ammirazione, illuminati di una luce tutta nuova, intensa, quasi… innamorata.
Fu la frazione di un secondo, poi Rein si riscosse da quel pensiero che era tornato a farle palpitare il cuore, e si ricompose, assumendo un atteggiamento distaccato, di umile ringraziamento.
Lo guardò negli occhi ancora per un istante, e gli fece un cenno di assenso col capo, prima di alzarsi dalla sedia ed abbandonare la sua postazione, inseguita dall’eco della folla ancora in visibilio per lei.
 

Angolo Autrice:

Questa volta aggiorno prima del previsto, come potete ben vedere. Dopo la laurea ho avuto un pò di tempo per riordinare le idee, e soprattutto per scrivere, e sono contentissima di essere finalmente riuscita a riprendere i capitoli di questa storia: non potevo fermarmi proprio adesso che la verità sta per essere svelata.
Lo so che lo scorso capitolo mi avete odiata profondamente, e questo capitolo mi odierete ancora di più. Vi chiedo solo di pazientare ancora un pò, perchè presto vi svelerò ogni segreto. Nel frattempo, allieto l'attesa con qualche bel momento ShadexRein, che non guasta mai e so che fa bene ai vostri cuoricini bluemoon quanto fa bene al mio.
Che dire? Spero che abbiate gradito il capitolo. Personalmente sono molto soddisfatta: mi piace questo scontro che sono risucita a creare sfruttando semplicemente i tasti di un pianoforte... diciamo che varia un pò dai soliti clichè, e lo trovo altrettanto romantico. Spero non abbia deluso neanche voi.
Preparatevi, perchè a questa festa capiteranno tanti eventi significanti, che non potete assolutamente perdervi. Tutto viò che vi anticipo è questo. Non odiatemi, vi prego: sapete bene che vivo di suspence.
Ho deciso di postare prima del previsto, perchè dalla prossima settimana me ne vado in vacanza: eh, si, avete capito bene, vado al mare, finalmente, a godermi un pò di sano relax dopo un anno decisamente impegnativo in cui non sono stata ferma un attimo... ne ho davvero bisogno! 
Quindi ho deciso di aggiornare prima del previsto, per farvi un piccolo regalino pre-partenza: serverà a tenere a freno la vostra curiosità fino al mio ritorno. A quel punto, spero di avere completamente riordinato le idee, per poter finalmente scrivere i capitoli conclusivi e portare a termine questa lunga storia a cui ormai mi sono affezionata parecchio.
Come al solito voglio ringraziare chi mi ha seguita fin qui: le mie meravigliosi lettrici che non mancano mai di lasciarmi un commento, e tutti i lettori silenziosi che inseriscono la fic tra le seguite e le preferite... siete davvero tanti! Non avrei mai immaginato di poter riscuotere così tanto interesse da parte vostra! 
è grazie a voi se trovo ogni volta l'ispirazione per portare avanti questa fiction, quindi questo capitolo ve lo dedico tutto. Spero lo amerete come lo amo io.
Vi saluto, dandovi appuntamento a fine estate per un nuovo, scoppiettante aggiornamento.
Non disperate: la soluzione del mistero è vicina! 
Cos'altro pensate potrà succedere nel corso di questo ballo? E secondo voi quali sono le macchinazioni che stanno sotto questa intricata vicenda?
Vi bacio e vi abbraccio tutti

_BlueLady_
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Twin Princess / Vai alla pagina dell'autore: _BlueLady_