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Autore: Ipox_017    03/08/2016    0 recensioni
"Ma si può sapere che problemi hai?"
"Beh almeno io ne ho di problemi! E tu? Oh no giusto, tu non ne hai. Tu ascolti quelli degli altri, dai i tuoi cazzo di consigli e tutto si sistema! La tua vita è rose e fiori! Ma lascia che ti dica una cosa dolcezza, la vita non è una fiaba."
Dopo essere fuggiti dal CCM il gruppo di Gwen si avvia per i boschi alla ricerca di un posto sicuro. Riusciranno a trovarlo? Ci saranno altre persone? E quest'ultime saranno amici o nemici?
Genere: Avventura, Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carl Grimes, Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO NOVE. IL GRUPPO DIVISO.


Rimaniamo tutti fermi.
Ci siamo resi conto di quello che è successo, di quello che abbiamo fatto. E non è una bella cosa.
Guardo Rick che, non riuscendo a mantenere un contatto visivo con me, abbassa gli occhi verso i due uomini appena uccisi.
<< Dobbiamo andare >> dice Glenn rompendo quel silenzio angosciante.
Rick annuisce guardandosi ancora attorno. Sposta la pistola da una mano all’altra, come se quella bruciasse ancora dall’ultimo colpo sparato.
Scavalco il corpo di Tony facendo molta attenzione a non toccarlo. Non so perché, ma mi pare giusto rispettare il loro corpo dato che non abbiamo rispettato la loro vita.
“Loro avrebbero fatto così per noi?” mi chiedo.
La risposta mi pare ovvia.
Vedo Rick davanti a me poggiare una mano sulla maniglia della porta. Aspetto che l’abbassi, ma non lo fa. Corrugo la fronte e lo guardo. Lui sposta gli occhi e gira leggermente la testa come se stia sentendo qualcosa. Poi lo sento anch’io.
<< State giù! >> sussurra mettendosi al lato sinistro della porta. Glenn subito dopo di lui.
Io sono vicino allo stipite destro a guardare attraverso le vetrate impolverate di essa.
Sentiamo delle voci che dicono: “Dove siete?” “Tony smettila di fare l’idiota!” “Mi sa che qui non c’è nessuno.” “E se li hanno uccisi gli scervellati?”
Sentiamo dei passi salire i gradini dell’ingresso del bar. Di istinto ci facciamo piccoli piccoli e sbatto il braccio contro quello di Hershel.
Alzo lo sguardo e vedo la sagoma di un uomo che sta guardando all’interno del bar. Fortunatamente non si vede niente perché qui dentro è tutto all’oscuro.
<< Tutto apposto lì? >> chiede un altro uomo.
<< Credevo di aver sentito qualcosa >> dice l’altro tornando indietro.
Guardo Rick che si inumidisce le labbra e sbatte gli occhi un paio di volte velocemente.
Capisco quello che vuole fare, ovvero aprire quella dannata bocca, così cerco di fermarlo.
“No! No!” mimo, ma lui ha già deciso.
<< Ci hanno attaccati! >> urla.
Da fuori non si sente niente.
<< Ci siamo dovuti difendere! O loro o noi! Non vogli… >>
Non finisce la frase che cominciano a sparare rompendo le vetrate della porta.
Mi copro la testa con le mani e guardo Hershel che fa la stessa cosa.
Rick si mette sulle ginocchia e spara a sua volta. Io poso l’arco vicino a me e prendo la mia pistola.
Mi metto in ginocchio. Non vedo molto, solo la spalla di un tizio dietro a un bidone della spazzatura. Miro e colpisco. Lui cade a terra tenendosi il braccio.
Miro alla testa.
“Coraggio Gwen, ce la puoi fare. Ce la devi fare.”
Sparo e l’uomo non si muove più.
Passo al prossimo che è in piedi, totalmente scoperto. Miro e sparo ancora una volta.
Noto nel frattempo che alcuni vaganti si stanno avvicinando, attirati dagli spari.
<< Dobbiamo andare via! >> dice Hershel.
<< Glenn, controlla con Hershel se c’è un’uscita sul retro. Se c’è assicuratevi che sia sicura. Avete una pistola? >> dico guardandolo.
Lui annuisce, poi si alza e con il vecchio si allontana.
Continuo a sparare a un tizio che si è nascosto, ma non riesco a beccarlo. Lui esce e spara con il suo fucile. Io mi abbasso sbattendo la schiena contro la porta.
<< Tutto bene? >> mi chiede Rick.
<< Si! >> urlo ricaricando la mia arma.
Mi rialzo e sparo. Morto anche lui.
<< Venite presto! >> urla Glenn facendoci segno di raggiungerli.
Io e Rick cominciamo a correre verso l’uscita. Lui passa avanti tenendo alta la sua pistola mentre io ripongo la mia e mi preparo con l’arco.
Esco e subito tre vaganti ci arrivano addosso. Uno di loro mi afferra il braccio, mi divincolo cercando con l’altra mano di afferrare una freccia, ma non ci arrivo.
Gli do un calcio facendolo cadere a terra in ginocchio. Prendo quella dannata freccia e gliela conficco in testa prima che mi morda una gamba.
Guardo Hershel che ha appena sparato ad un altro. Glenn invece è inciampato a terra e sta andando indietro, ma dietro di lui c’è solo un cassonetto.
Prendo, allora, quella stessa freccia, la incastro nell’arco e scocco colpendo il vagante che si stava avvicinando al mio amico.
<< Stai bene Glenn? >> gli chiedo porgendogli una mano.
<< Si, grazie >> dice afferrandola.
Una volta in piedi Hershel ci raggiunge e insieme andiamo da Rick che sta combattendo con due vaganti.
Ne colpisco uno con una freccia e poi guardo quegli uomini che si stanno rifugiando nell’auto.
<< Aspettatemi! >> urla uno di loro, un ragazzo che è sul tetto.
Prova a lanciarsi, ma scivola e cade. Comincia a urlare, molto probabilmente si è rotto qualcosa.
<< Aiutatemi! >> urla disperato.
<< Mi dispiace! >> dice l’altro mettendo in moto e scappando.
Una volta che l’auto si è allontanata controllo che la via si libera. Vedo la nostra auto e quella con cui è arrivato Hershel.
<< Muoviamoci! >> dico incitandoli con la mano.
<< Non possiamo lasciarlo qui! >> dice Rick riferendosi a quel ragazzo.
<< Stai scherzando vero? >> gli chiede Glenn incredulo.
Rick scuote la testa.
<< Quello, con i suoi amici, ha provato ad ucciderci! >> continua il ragazzo.
<< Rick, non ne vale la pena >> dico io.
<< È comunque un uomo ed è ferito. Non lo lascio in pasto ai vaganti >>
Vorrei tanto andare lì e trascinarlo via. Anche se è un ragazzo ci ha minacciati. Ma comunque non posso costringere Rick, perché è lui che costringe noi, sempre e comunque.
<< D’accordo. Ma se le cose si mettono male, noi ce ne andiamo >> dico puntandogli un dito contro, da avvertimento.
Lui annuisce.
“Vince sempre lui.”
Ci avviciniamo al ragazzo che continua ad urlare.
<< Stai zitto! Stai attirando i vaganti >> lo rimprovera Glenn.
<< Vi prego aiutatemi >> dice lui.
<< Ti aiuteremo, ma tu devi stare zitto >> dice Rick.
Hershel sta dando un’occhiata alla ferita. È orribile. Cadendo gli si è conficcata la gamba in una delle punte della ringhiera.
<< Come ti chiami? >> gli chiedo cercando di distrarlo.
<< Randall >>
<< Okay Randall ti porteremo via. Stai tranquillo >> dico.
<< Puoi fare qualcosa? >> chiede Rick a Hershel.
L’uomo vacilla un po’.
<< Il muscolo è lacerato. Molto probabilmente se lo tirassimo fuori morirebbe dissanguato. Sempre se riusciamo a tirarlo fuori >>
<< Che vuoi dire? >> chiede Glenn.
<< Pure l’osso è stato danneggiato, anche se non molto. Se è incastrato dovremo tagliarla >>
<> urla Randall.
<< Stai zitto! >> gli dice Glenn puntandogli la pistola contro.
“Non l’ho mai visto così.”
<< Glenn calmati >> dico spostandogli il braccio.
<< Non voglio morire a causa sua >> mi urla a meno di due centimetri dal viso.
<< Non moriremo, capito? Però stai calmo >> dico mettendogli le mani sulle spalle.
<< Okay, proviamo a tirarlo fuori. Ci siete? >> dice Rick afferrando il piede del ragazzo.
Io afferro la gamba dal ginocchio e lo guardo.
<< Uno, due…tre! >>
Con uno scatto estraiamo la gamba e del sangue schizza mentre il ragazzo urla.
Glenn e Rick lo portano fino alla macchina e lo mettono nei sedili posteriori dove, salgono anche Glenn ed Hershel che stringe la ferita con una striscia di stoffa.
Io metto in moto la macchina, Rick sale nel sedile del passeggero e partiamo. Colpisco con la macchina alcuni vaganti, ma li seminiamo subito dopo.
<< Tieni…bendalo in modo da non fargli vedere dove ci troviamo >> dice Rick passando un altro pezzo di stoffa.
Mi rendo conto solo in quel momento che vengono dalla sua camicia rossa.
Respiro un po’ affannosamente mentre i ricordi di quella notte mi riaffiorano in mente.
“Ho ucciso davvero delle persone?”
Il solo pensiero di quei corpi che cadono a terra senza vita per mano mia mi fa venire il voltastomaco.
“Però c’è da dire che era necessario. Ma fino a che punto?”
Abbasso gli occhi sul volante guardando le mie mani insanguinate e quasi non mi accorgo che sto finendo fuori strada.
Mi appresto a ritornare sulla corsia e cerco di concentrarmi sulla strada.
<< Stai bene? >> mi chiede Rick.
Sbatto gli occhi un paio di volte e poi annuisco. Guardo attraverso lo specchietto retrovisore la situazione. Glenn guarda fuori dal finestrino, Hershel…penso stia controllando il battito cardiaco di Randall che è svenuto a causa della troppa perdita di sangue. O forse solo per il dolore che ha provato. Non mi dispiace in effetti. Ha sempre cercato di ucciderci, no?
…………………………………………………………………………………………………………..
Quando arriviamo alla fattoria è già mattina. Noto subito che una delle nostre macchine non c’è. Quando siamo arrivati qui, oltre al camper avevamo tre macchine. Adesso sono due. Quella in cui siamo adesso e un’altra lì posteggiata.
“Dov’è finita l’altra?”
Guardo il gruppo, ci sono tutti tranne Daryl, ma lui non è tipo di prendere una macchina. La cosa è strana.
Il secondo pensiero che mi affiora nella mente è:
“Come faremo a spiegare quello che è successo? E Randall? Shane lo ucciderà a mani nude sapendo quello che ha fatto.”
Posteggiamo lì vicino e scendiamo. Patricia abbraccia Hershel, Maggie Glenn e Lori Rick. Io invece controllo Randall che non si è ancora ripreso. Per fortuna.
<< Cosa ti è successo? >> chiede Rick a Lori.
Mi giro a guardare la donna e solo ora noto due piccoli lividi nel suo volto. Uno all’altezza del mento e uno sul lato destro della fronte.
<< Niente, tranquillo >> dice lei cercando di mascherare il tutto con un sorriso.
<< Ha avuto un incidente. Era andata da sola a cercarti >> spiega Shane.
<< Sei impazzita? Potevi morire >> dice Rick.
<< Chi diavolo è quello? >> chiede T-dog vedendo Randall nell’auto.
<< È Randall >> dico io.
Con l’aiuto di Rick lo porto nel fienile, dove ha deciso che starà.
Lo adagiamo a terra una volta entrati e Rick gli lega, con le sue fidate manette che ha ripreso ad Atlanta, le mani. Tanto non può camminare.
<< Hershel sta arrivando per curarlo >> dice.
<< Cosa pensi di fare con lui? Hai visto la faccia di Shane? Non appena gli diremo cos’è successo andrà su tutte le furie >> gli faccio notare.
<< Lo so ma per ora lui rimarrà qui. Se ci sono altri gruppi là fuori, noi siamo in pericolo >>
Il ragazzo, che nel frattempo ha ripreso i sensi, prova a dire qualcosa, ma Rick gli slega la benda che ha ancora sugli occhi e gliela mette in bocca per farlo tacere.
Poi mi guarda ed esce dal fienile.
Lo guardo allontanarsi mentre di sottofondo ci sono i lamenti di Randall. Dopo un poco lo guardo e mi inginocchio di fronte a lui.
<< Ti do un consiglio...non fare incazzare nessuno. Ne va della tua vita >> dico in un sussurro minaccioso.
Esco da quel fienile, che ancora puzza di cadavere, nello stesso momento in cui entra Hershel seguito da Patricia e da un kit di pronto soccorso.
Scendo la collinetta su cui è stato costruito il fienile e raggiungo l’accampamento. 
Vedo che vicino al camper si è creato un piccolo gruppo composto da Dale, Rick, Shane e Andrea. Sono sicura che stanno parlando di quello che ci è successo al bar, e quindi li raggiungo. Prima che Shane dia di matto.
<< Vuoi dirmi che avete salvato uno degli uomini di quegli stessi bastardi che vi hanno quasi ucciso? >> chiede quest’ultimo quasi urlando.
“Troppo tardi.”
Da questa frase capisco che loro hanno chiesto cosa è successo al bar e lui ha raccontato tutto. 
<< Si >> dice Rick guardando poi me che lo affianco.
<< Che diavolo vi passa per la testa? >> chiede Andrea.
<< È una persona. Non potevo abbandonarla lì con i vaganti che si avvicinavano sempre di più. Lo avrebbero sbranato vivo >> spiega Rick e dalla sua voce capisco che è alquanto agitato.
<< Ha ragione. È solo un ragazzo dopotutto >> dice Dale.
<< Un ragazzo che per poco non li uccideva. Dovevate lasciarlo lì >> dice Shane.
<< Sei tu quello che non si fa scrupoli nell’uccidere le persone >> dico.
Mi fulmina con lo sguardo.
“Tasto dolente tesoro?”
<< Ad ogni modo penso che sarà meglio aspettare, finché non sarà guarito >> dice Rick cercando di distogliere l’attenzione da noi due che facciamo una battaglia di sguardi.
<< Come vuoi >> dico allontanandomi.
Basta combattere per oggi, sono esausta.”
Mentre miro alla mia tenda, per riposarmi un po’ dopo la lunga notte che ho trascorso, incontro Maggie che, stranamente mi rivolge uno sguardo che non è minaccioso. Io porto il mio a terra in modo da evitare qualunque conversazione, ma lei mi afferra dal braccio.
<< Gwen hai visto Glenn? >> mi chiede.
Dal suo tono capisco che è preoccupata.
<< No, perché? >>
<< Non riesco a trovarlo. Da quando siete tornati si è comportato in modo strano e poi è sparito >>
“Oh Glenn, perché anche tu Glenn?”.
<< Sta tranquilla, ti aiuterò a trovarlo >> le dico sorridendole.
<< Grazie >>
<< Tu controlla in casa, io guardo nella stalla >> dico allontanandomi.
Ogni passo che faccio mi sembra che il piede sprofondi nell’erba da quanto sono stanca.
Quando raggiungo la struttura in legno noto che le porte sono già aperte, e dato che Hershel è nel fienile a curare quello scarto umano, senza offesa, qui dentro non può che esserci il mio migliore amico.
Entro così, cominciando a fischiettare in modo da attirare la sua attenzione.
<< Chi c’è? >> chiede la sua voce squillante.
<< La voce della tua coscienza >> dico entrando in una delle piccole “celle” per cavalli dove al posto di uno stallone c’è lui buttato a terra con le spalle al muro.
Alza lo sguardo.
“I suoi occhi sono sofferenti, perché?”
<< Maggie ti sta cercando. Non dovresti far preoccupare la tua ragazza >> dico sedendomi di fianco a lui.
<< Siamo sicuri che sia la mia ragazza? >>
<< Lo sanno tutti tranne te. Sei stupido o cosa? >> dico gesticolando.
<< Sono stupido, molto probabilmente. Inutile ed egoista >>
<< Adesso non esagerare >> dico ridendo.
<< Sono serio >> dice lui guardandomi e il mio sorriso scompare.
Nascondo la bocca e il naso tra le braccia che tengono le mie gambe unite e lo guardo.
<< Al bar, ieri notte Hershel mi ha salvato la vita e lo stesso hai fatto tu salvandomi da quel vagante. Non sono riuscito a proteggervi. Non ho fatto niente e mentre voi combattevate io pensavo solo a me stesso. Pensavo di dovermi salvare a qualsiasi costo >> dice abbassando sempre di più gli occhi.
<< Sei macchiato di una vergogna infantile Glenn. Tutti non vogliono morire, nemmeno io >>
<< Non è solo questo…prima di questa missione suicida, Maggie…ha detto di amarmi >>
<< E beh? È fantastico no? >> dico sorridendogli.
<< Si che lo è. È un sogno che diventa realtà, però…io non gliel’ho detto…non ancora. E quando sono tornato e mi ha abbracciato io… >>
<< Glenn, non è mai troppo tardi per dire “ti amo” a qualcuno, capito? >> lui annuisce con gli occhi bassi.
<< Vieni qui >> dico abbracciandolo.
Restiamo per alcuni secondi così.
<< Adesso è meglio se torni da lei. Sarà davvero molto preoccupata a quest’ora >>
Faccio per alzarmi.
<< Non ce la faccio >> dice lui afferrandomi il polso e facendomi sedere di nuovo.
Lo guardo con disapprovazione.
<< Fai l’uomo. Va da lei e dille di amarla >>
Lui non mi risponde. Guarda a terra con aria assente.
Io alzo gli occhi al cielo e approfitto della sua distrazione per andare via.
Una volta raggiunto l’ingresso urlo a Maggie, che sta camminando nei campi alla ricerca del suo amore perduto, di averlo trovato. Lei corre vero di me sorridente.
<< Grazie >> dice toccandomi le braccia.
Poi entra.
Da lontano vedo Glenn che è uscito dal suo nascondiglio. Prende le mani di Maggie e vedo le sue labbra muoversi. Poco dopo si stanno baciando appassionatamente.
Sorrido tra me e me e decido di lasciare loro un po’ privacy.
Mentre cammino a passo svelto per cercare di ritrovare un momento per me e i miei poveri nervi, tesi come delle corde di violino, guardo uno stormo di rondini volare sopra la casa. Fanno avanti e indietro, su giù, si avvolgono il loro stesse e ne escono indenne.
Quanto deve essere facile la loro vita? Nascono, crescono, migrano con un semplice battito d’ali, si riproducono e muoiono. Esiste vita più semplice?
Mentre rimugino su queste cose come quando ero bambina, ad un certo punto sento qualcuno che mi tocca la spalla. Mi giro e vedo davanti ai miei occhi scuri gli occhi verdi di Lori, che come sempre sembrano nascondere qualche segreto.
Mi guardo attorno rendendomi conto che sono arrivata alla mia tenda, vicino a quella sua.
<< Ti posso parlare? >> mi chiede.
<< Fammi indovinare…Shane >> dico incrociando le braccia.
Lei annuisce e io sospiro.
<< È  diventato completamente pazzo. Non fa altro che starmi addosso e continua a dire che il bambino ed io siamo suoi, che Rick non riuscirà mai a tenerci al sicuro. Poi con la storia di Randall… >>
<< Ti ha detto di lui? >> le chiedo incredula.
<< Si. Gwen tu sei stata lì. Dimmi cosa è successo. Con tutti questi avvisi da parte di Shane sto cominciando ad avere seri dubbi su Rick. Lui è il suo migliore amico >>
<< Lo era, Lori. Adesso lo vede solo come un concorrente. Riguardo a Rick, fidati di lui. Ha sempre detto che avrebbe trovato un posto sicuro e l’ha fatto. Prima al CCM e adesso questo posto. Fidati di lui. Vedrai che riuscirà a tenere te, Carl e il bambino al sicuro. Meglio di come dichiara Shane >>
Penso che la conversazione sia finita, così mi giro sperando di arrivare finalmente alla mia tenda.
Ma lei mi prende e mi abbraccia.
<< Grazie di tutto, Gwen >>
All’inizio non posso credere che sia davvero lei a fare una cosa del genere soprattutto con me. Poi mi rammento che è una donna incinta e tutto è possibile con i loro sbalzi emotivi.
Quando mi lascia andare mi sorride e poi se ne va.
Sospiro e poi entro nella mia piccola oasi d’ombra.
Mi butto sul sacco a pelo e chiudo gli occhi concentrandomi sul mio respiro, lento e profondo, cercando di non pensare a niente e ben presto mi addormento.
………………………………………………………………………………………………………
Dato la brutta notte passata, quando sono andata a dormire pensavo che avrei fatto incubi assurdi, ma il mio cervello era così stanco che non se ne ricorda nemmeno uno.
Ora sono messa seduta all’interno della tenda. Mi sono appena svegliata. Mi strofino gli occhi e poi mi guardo attorno cercando di capire che ore sono.
“Sarà pomeriggio inoltrato” dico notando poi un piatto con un sandwich. Lo afferro e lo mangio con foga dato che non ho né cenato ieri sera, né fatto colazione stamattina.
Una volta finito esco beandomi del sole pomeridiano che mi colpisce il viso.
<< Finalmente ti sei svegliata. Eri così stanca che non sentivi nemmeno noi che ti chiamavamo >> dice T-dog passando.
<< Si beh…ho passato una lunga notte >> dico accennando un sorriso.
Giro la testa per guardare T-dog che si allontana e nel frattempo vedo Carol.
Mi avvicino a quest’ultima con l’intenzione di ringraziarla per avermi lavato i vestiti nonostante il brutto periodo che sta affrontando.
Una volta vicino a lei vedo che, quando toglie le mollette dai vestiti, quelli li lancia con forza nella cesta sotto di lei. La guardo in faccia e vedo che nel suo viso è disegnata un’espressione di…rabbia? Dolore?
<< Ehi Carol, come stai? >> chiedo un po’ titubante.
<< Meglio di quanto voi tutti pensiate >> dice duramente.
“Okay….”
<< Io…ti volevo ringraziare. So che comunque non è un bel periodo per te, ma nonostante tutto trovi il tempo per occuparti delle nostre cose. Perciò grazie, davvero >>
Lei rallenta un attimo. Mi guarda e mi accenna un sorriso sincero. Poi non so perché i suoi occhi e il suo naso diventano rossi, segno che sta per piangere.
Mi avvicino e le metto una mano sulla spalla.
<< Carol che hai? >>
<< Credevo che anche tu mi avresti aggredito dicendomi che è tutta colpa mia se Sophia è morta. Invece sei gentile e riconosci quello che sto facendo per il gruppo. Questo ho, sono contenta di non essere un peso per tutti >> dice scoppiando a piangere.
Io l’abbraccio forte.
<< Tu, come chiunque altro in questo gruppo non sei un peso. E se Sophia è…non è di certo colpa tua. Era pur sempre una bambina. Sapevamo a cosa andava incontro >>
Lei mi abbraccia più forte. Poi quando ci dividiamo mi sorride.
<< Grazie Gwen >>
<< Per curiosità, chi è stato a dirti tutte quelle cattiverie? >>
“Se è Shane, stavolta lo ammazzo.”
<< Dixon, è stato lui >> dice con voce fiacca.
Spalanco gli occhi e schiudo la bocca.
“Dixon? Daryl Dixon?”
Cerco di ricomporre la mia espressione. La cosa è difficile dato il piccolo shock. Però ora che ci penso non è del tutto impossibile.
<< Grazie Carol >>
<< Oh Gwen, quando vuoi lasciami pure quei vestiti. Sono…terrificanti >> dice indicandomi.
Mi guardo. In effetti non ha tutti i torni. Sono macchiati di sangue e, ovviamente, la beneamata terra. E puzzo un po’ di alcool, anche.
Annuisco e mi allontano.
All’inizio mi allontano e basta, poi però ricordo che devo cercare Daryl. Faccio il giro dell’accampamento, ma essendo un lupo solitario non si è accampato qui come noi, bensì vicino a uno dei più grandi alberi della proprietà di Hershel. Mentre cammino verso quest’ultimo lo vedo che sta aggiustando la sua moto che brilla sotto il leggero sole.
Un po’, devo ammetterlo, ho paura a discutere con lui dato il suo caratteraccio. Ma ripensando a ieri, prima di andare in una semplice missione, o almeno quella era l’idea, ricordo il suo comportamento strano.
<< Daryl >> dico.
Lui alza gli occhi per un secondo, poi torna a fare quello che stava facendo.
<< Guarda chi si vede. Hai finito di leccare il culo agli altri e ti manco solo io. Prego, accomodati >>
Scioccata, ma soprattutto offesa dalle sue parole lo guardo contrariata.
<< Ma si può sapere che problemi hai? >>  chiedo alzando il tono della voce.
Tanto qui nessuno ci può sentire. Siamo troppo lontani.
Lui si alza lasciando cadere quella che sembra una chiave inglese.
<< Beh almeno io ne ho di problemi. E tu? Oh no giusto, tu non ne hai. Tu ascolti quelli degli altri, dai i tuoi cazzo di consigli e tutto si sistema! La tua vita è rose e fiori! Ma lascia che ti dica una cosa, dolcezza…la vita non è una fiaba >> mi urla.
<< Pensi che io sia così stupida da pensare che la vita sia così semplice? Io sto solo cercando di tenere insieme questo gruppo perché siamo già nella merda fino al collo e se cominciamo a darcele tra di noi siamo finiti! >>
<< Questo gruppo è ormai a pezzi, non lo capisci? Tu pensi che risolvendo i nostri problemi salverai il gruppo. Vuoi che ti parla dei miei di problemi? Va bene.
Penso che Carol sia stata una stupida e una debole. Non ha fatto abbastanza per salvare Sophia e ora lei è morta >>
Mi prendo tutto il tempo per metabolizzare quelle parole, e solo ora riesco a capire qual è il vero problema di Daryl. E non è di certo Carol.
<< Stai parlando di Carol o di te? La verità è che sei cosi perché sei tu quello che non accetta la morte di quella ragazzina >>
<< Oh complimenti! Hai azzeccato il punto! Adesso tocca a te. Oh no aspetta, tu non devi dirmi niente >>
Fa per andare via.
“Se c’è un momento per dire tutto è questo Gwen, fallo. Liberati”.
<< Sai cos’è questo? >> gli chiedo allungando le mani per fargli vedere il sangue di Randall che ancora non si è tolto.
<< Questo è il sangue di quel ragazzo che abbiamo portato qui oggi, quando l’abbiamo salvato. Ma ogni volta che lo guardo non vedo solo il suo di sangue, ma anche quello di tutte le persone che ho dovuto uccidere per proteggere i miei compagni. Vuoi sapere qual è il mio problema Mr. Balestra? La paura. La paura di non riuscire a proteggervi tutti come non sono riuscita a protegger Sophia. Chi ha sparato a quella bambina quando è uscita da quel dannato fienile, Daryl? Forza dimmi chi è stato…sono stata io. Ho alzato la mia pistola  e ho premuto il grilletto. Mi è caduta ai piedi. Io ho ucciso Sophia >>
E le lacrime che fino a quel momento rappresentavano solo un piccolo fiume adesso diventano una tempesta. Le lacrime si spingono fra di loro pur di scappare dalla mia anima addolorata che urla all’interno del mio corpo.
Continuo a piangere a dirotto mentre Daryl mi guarda dispiaciuto.
Io come tutti gli altri, ho i miei problemi. Ma mi sono sempre creduta abbastanza forte per risolverli da sola. Ma non c’è soluzione alla morte. E adesso ho bisogno più che mai di conforto.
Metto un piede avanti all’altro e raggiungo l’uomo che è rimasto fermo di fronte a me. Che spettacolo gli sto offrendo. Ma non mi importa. In questo momento siamo due anime in pena entrambi. Chi di più, chi di meno.
Ci guardiamo negli occhi e tra i suoi pieni di rabbia e i miei pieni di sconforto non so chi dei due vince.
Allungo poi le mie braccia facendole passare sotto le sue e allacciandole alla sua vita. Appoggio la guancia al suo petto e ben presto quell’odore acre e fresco allo stesso tempo mi investe le narici.
Quando ho conosciuto Daryl non avrei mai pensato di potermi avvicinare di un solo centimetro a lui. Adesso invece il pensiero che io lo stia abbracciando mi rende nervosa e a disagio, ma contemporaneamente al sicuro.
Non mi aspetto che lui ricambi il mio abbraccio, infatti all’inizio non lo fa. So quanto ci tiene a tenere le distanze.
Poi però sento qualcosa di stranamente leggero sulla mia spalla. Apro gli occhi, che fino a quel momento avevo tenuti chiusi e vedo, con sorpresa che, anche se a modo suo lui sta ricambiando con un braccio appoggiato leggermente sulle mie spalle.
<< Hai ragione. Questo gruppo è già diviso. Ma io non mi arrendo >>
 

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