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Autore: neverenough    03/08/2016    3 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 17


Shizuo ha il cuore che batte a mille e il fiato corto. Sta scappando da demoni che non vuole affrontare, da conseguenze che non vuole subire. Il corpo non sembra più essere il suo. Le mani tremano e non riesce a guardarle. Non vuole nemmeno provare a fermarle. Perché quelle mani, così tante volte piene di sangue di vittime della sua furia, adesso non sono sporche di quel colore rosso tanto odiato: sono sporche del colore trasparente della morte.
Kuromo è morto.
Shizuo l’ha strangolato.
Shizuo gli ha rotto il collo.
Shizuo l’ha ammazzato.
Shizuo non riesce a crederci.
Il suo corpo ha agito prima della sua mente e l’ha trasformato in un assassino. Per quante risse abbia ingaggiato, mai una volta Shizuo ha portato alla morte qualcuno. Ha condotto le sue vittime sempre e solo in ospedale, delle volte anche in fin di vita, ma è sempre riuscito a fermarsi un secondo prima di ammazzarli. E non è che abbia mai trattenuto la propria forza: semplicemente sapeva quando ormai non erano più in grado di combattere, quando un solo tocco in più li avrebbe condotti all’altro mondo e creato non pochi problemi, sia con la legge sia con il lavoro di Tom o con la propria famiglia. Ma questa volta non è stata come tutte le volte: ha agito e basta, senza pensare ad alcuna conseguenza, completamente accecato da una voglia omicida che gli è sempre appartenuta. Ha avvertito il collo di Kuromo sotto le proprie dita, il suo fiato mozzarsi e lo sguardo di stupore e terrore nei suoi occhi. L’ha guardato, forse l’ha anche pregato silenziosamente di lasciarlo andare.
Shizuo è stato completamente accecato, eppure era consapevole di quello che stava facendo. E fino a quando non ha sentito il crack del collo dell’uomo non se n’è importato. Poi la realtà gli è finita addosso come un treno impazzito. Non ha guardato nessuno ed è semplicemente corso fuori, rompendo qualsiasi oggetto sulla propria strada e cercando di andare il più lontano possibile dalla scena dell’omicidio, del suo omicidio.
Le mani vanno a fuoco e sembrano ancora ricordare quel tocco sul collo dell’uomo. Shizuo ha l’impressione che quella sensazione non se ne andrà mai e ha l’irrazionale paura che qualcun altro possa vedere quell’invisibile marchio. È insensato, lo capisce bene, eppure è fin troppo reale per essere tale.
I suoi pensieri non hanno un senso e vagabondano da un anfratto all’altro del suo cervello, senza lasciare altre tracce del loro passaggio se non un senso di oppressione. E l’ansia del biondo cresce, cresce, CRESCE.
Si ritrova a un certo punto in un parco, non sa nemmeno lui come, e si ferma a una fontana utilizzata per bere. Apre il getto e inizia a lavarsi le mani, nel vano tentativo di togliere quella spiacevole sensazione da esse. Ma più strofina, più sente lo sporco aumentare. Più gratta, e più esso va a fondo. Quando inizia a uscire il sangue, sa che è entrato dentro la pelle, a una profondità irraggiungibile e incancellabile. Non demorde e continua a grattare via, fin quando il sangue non si mischia all’acqua.
Spera che sia solo un incubo. Anzi, vuole uscire da questo incubo. Non vuole più avvertire il dannato fetore, non vuole più sentire quell’orrenda sensazione sulle mani. Vuole svegliarsi nel proprio letto l’indomani mattina, intuire che è stato tutto un incubo e che, una volta raggiunto Tom, quell’insulsa pulce sbucherà fuori da qualche vicolo, facendo il finto tonto mentre lo minaccia con un coltello e inizia a correre. Vuole inseguirlo fino a sentirsi le gambe cedere, con il cuore a mille e il fiatone per lo sforzo di aver sollevato e lanciato diecimila oggetti pesanti. Vuole sentire i muscoli doloranti e la consapevolezza di non essere di nuovo riuscito ad ammazzare quella dannata pulce.
Rivuole quella routine ma le speranze, spesso, restano tali. Il fetore glielo ricorda, cantando quella fastidiosa cantilena che porta alla morte, troppo vicina a Izaya per riuscire ad allontanarla.
Tutto cambierà. Tutto ha già iniziato a cambiare da mesi, ormai. Tutto non sarà più come prima. Tutto sarà messo sotto sopra. Tutto... avrà un termine, così come avrà un inizio. Ma Shizuo non è sicuro di come potrebbe essere questo nuovo inizio e lo teme.
Continua a grattare sotto quel getto di acqua fin quando non si rende conto che è tutto inutile e che, qualsiasi cosa faccia per lavare via quella sensazione, sarà impossibile cancellarla. Rimarrà impressa per sempre.

A trovarlo, diverse ore dopo l’arrivo nel parco, è Celty. Lui è a terra, seduto con le spalle a un albero vicino alla fontana, le mani piene di rivoli di sangue essiccato e lo sguardo vuoto. Lei non fa domande e ignora gli sguardi di estranei che sono rivolti al biondo, pieni di preoccupazione verso quell’uomo sporco di sangue che potrebbe non essere il suo. Chissà per quale motivo nessuno ha ancora avvertito la polizia di fronte a una persona così allarmante. Forse la fama di uomo più forte di Ikebukuro ha avuto la meglio.
Se Celty è riuscita a trovarlo è solo grazie al messaggio che gli ha inviato Mikado: qualcuno ha messo alcune foto di Shizuo vicino a una fontana mentre si lava le mani fino a sanguinare, e dopo delle altre mentre è seduto nello stesso punto in cui è adesso, con le mani insanguinate e lo sguardo perso. Mikado non ci aveva pensato molto: in quanto amministratore dei Dollars, ha momentaneamente bloccato la bacheca dei post del sito con la scusa di una manutenzione improvvisa a causa di una minaccia di hacker (una necessaria bugia) e ha bloccato tutte le chat, eliminato le foto dopo averle inviate con un messaggio privato a Celty.
Mikado è a conoscenze delle condizioni di Izaya e una sola volta era andato a trovarlo per un paio di minuti, prima di andarsene per non arrecare troppo disturbo. Celty e Shinra non sono a conoscenza di tutti i dettagli del collegamento tra il fondatore dei Dollars e l’informatore più temuto di Ikebukuro, e non si sono arrischiati a chiedere. Sembra una cosa molto personale e Shinra è dell’idea che sapere troppo porta guai (probabilmente una piccola lezioncina data da anni di una contorta amicizia con Izaya). Mikado non si è divulgato molto nel messaggio inviato a Celty, dicendole dove e quando sono state scattate le foto e accompagnando il tutto con una breve giustificazione: “Per quanto Shizuo non mi conosca, gli devo alcuni favori. Sono anche sicuro che il motivo per cui si trova in quello stato sia a causa di Orihara-san. Ho già provveduto a cancellare qualsiasi informazione su dove si trova da internet. Prenditi cura di lui.”
E così Celty si è recata nel luogo indicato, trovando una situazione peggiore di quanto temesse. Shiki ha già informato Shinra delle azioni di Shizuo, e Celty non ha potuto far altro se non arrabbiarsi con il suo amato: non l’ha fermato e sembrava sapesse già cosa avrebbe fatto Shizuo una volta uscito dall’appartamento, dopo la notizia.
– Celty, non capisci? Era necessario. La forza distruttiva di Shizuo è micidiale. E dopo una pressione del genere, la bomba scoppia. Il mio intento è arginare i danni. C’è un motivo se ho fatto tenere in vita Kuromo fino a questo punto. Shiki lo avrebbe ammazzato senza scrupoli, ma cosa avrebbe risolto? Quell’uomo voleva solo far crollare Shizuo, e adesso che il momento è arrivato c’è bisogno di una valvola di sfogo. Per quanto distruttiva sia, ce n’è bisogno. Dopotutto, o Kuromo o Shizuo stesso. Fidati di me, so quello che ho fatto. – Tuttavia Celty dubita ancora di quello che le ha detto. La discussione è continuata per circa venti minuti e non è stata terminata per davvero.
Adesso, mentre mette una mano sulla spalla di Shizuo per portarlo alla realtà da qualsiasi pensiero gli stia affollando la mente, ha la vaga sensazione che Shinra non avesse completamente torto. Shizuo è sempre stata una bomba a orologeria, e le bombe quando esplodono distruggono tutto, persino il proprio corpo. Ma è anche possibile che ci sia un modo di protezione. Forse Shinra ha voluto attivare questa protezione, temendo che Shizuo avrebbe potuto rivoltare tutta la propria forza distruttiva contro se stesso. Il pensiero fa accapponare la pelle a Celty. È già a conoscenza che Shinra, delle volte, ha un’indole di manipolazione simile a quella di Izaya, ma mai in passato ha mostrato quell’indole così apertamente.
Non dice nulla quando Shizuo alza lo sguardo su di lei, né quando sussurra il suo nome e sembra pronto a prendersi un qualche tipo di ramanzina. Celty non sa spiegarlo, ma sente che l’amico è più fragile del dovuto in questo momento, e una sola incrinatura potrebbe spezzarlo definitivamente. Così non gli dice nulla e lo guida verso la propria moto, avvolgendogli le mani insanguinate in guanti, il busto con un mantello per coprire le macchie di sangue sulla camicia e un casco sulla testa, il tutto rigorosamente fatto di ombra nera.

Il silenzio e la protezione offertagli da Celty non gli danno alcun conforto. Il senso di vuoto che lo sta assalendo è più forte di qualsiasi altra sensazione. Forse sarebbe stato meglio essere rimproverato. Preferirebbe che qualcuno si arrabbiasse con lui e gli sbattesse in faccia la mostruosità delle sue azioni. Vorrebbe essere punito, e allo stesso tempo desidera che nessuno veda le azioni compiute. Non vuole altri sguardi di paura su di lui quando cammina per le strade, o sguardi accusatori che finalmente lo contrassegnano come assassino oltre che come mostro. Quelle due parole stanno bene insieme, dopotutto. Era questione di tempo? Non sa dirlo con esattezza e teme una risposta.
Il silenzio di Celty, la sua preoccupazione di nasconderlo da sguardi indiscreti e il fatto che lo abbia cercato, gli suggeriscono che lei sa già tutto, che non ha bisogno di porre domande per avere risposte che già conosce, che qualcuno gli ha già tolto il peso di dover spiegare che cosa ha fatto. Il perché non è difficile da capire. Probabilmente gli chiederanno comunque spiegazioni, prima o poi.
Non sa quanto dura il viaggio: chiude gli occhi, ancora le mani alle maniglie sul retro della moto e poggia la testa (coperta dal casco) sulla schiena dell’amica. Sa dove lo sta portando anche senza chiedere. Non vuole affrontare nessuno in questo momento. Non è pronto: le sue emozioni sono ancora troppo confuse e si sente così stanco. Potrebbe crollare da un momento all’altro e finire in uno stato catatonico, privo di emozioni e senza sogni.
Ma il suo corpo reagisce ancora agli stimoli, e si muove da quella posizione solo quando sente la moto fermarsi e Celty distendere i muscoli della schiena, tesi quando ha iniziato a guidare. Non sa dire con certezza se il tempo è volato troppo velocemente o se un minuto è stato lungo quanto un’eternità. Il suo cervello non sembra nemmeno registrare il percorso che lo porta nell’appartamento di Shinra, o quando compie i passi necessari per entrare nella camera in cui giace il corpo vivo ma vuoto di Izaya. Si ritrova semplicemente al suo capezzale, una sedia a terra ai suoi piedi, caduta chissà quando. Gli occhi di Shizuo sono completamente rapiti da quell’esile figura. Non è la prima volta, ma ha quasi l’impressione che da un momento all’altro possa aprire gli occhi e sorridergli. Dopotutto non è ancora morto: chi gli assicura che Izaya non può ancora aprire quegli occhi e deriderlo?
Tuttavia la realtà si abbatte su di lui di nuovo, come un tuono a ciel sereno. Le parole di Shinra lo assalgono come un fiume in piena e riavverte di nuovo quell’odioso fetore. No, non l’ha abbandonato da quando si è risvegliato da quell’incubo a casa di Vorona, ma in un certo senso si era abituato a quella puzza. Adesso sembra amplificata. Non vi è più alcuna possibilità che Izaya possa tornare indietro, che possa risvegliarsi dal coma.
– Ha vinto – sussurra Shizuo, non sa precisamente a chi. I suoi occhi sono ancora puntati su Izaya, probabilmente in strepitante attesa di un qualsiasi segno di vita. – Hai vinto – continua, stavolta certamente rivolgendosi al suo nemico. – Sono il mostro che hai sempre sperato diventassi. Le mie mani sono sporche di morte. Non vi sarà più alcuna redenzione per me. – Delle lacrime iniziano a scorrere lungo le guancie. – Non sono più umano, hai vinto. Ho perso. L’ho ucciso. Quindi... – Abbassa una mano sul polso di Izaya, stringendolo senza metterci davvero forza. – Ridi di me! Proclama la tua vittoria! Ma ti prego, apri gli occhi... – dice e trattiene il fiato. Forse spera che le sue parole siano magiche, che il sapere di aver vinto a quel gioco perverso nel quale le due persone più temute di Ikebukuro sono state coinvolte dal loro primo incontro, lo spingano a tornare indietro dall’oblio. Non gli importa di finire in prigione, di essere guardato diversamente persino dai propri familiari dopo l’omicidio commesso. Se Izaya apre di nuovo gli occhi... se torna alla vita, gli starebbe bene persino andare all’inferno e restarci fino alla fine dei suoi giorni.
Ma quelle di Shizuo sono solo speranze. E le speranze non sempre si realizzano.
Crolla. Tutto il mondo e il contegno mantenuto da Shizuo sino a questo momento sembrano sgretolarsi. Le lacrime iniziano a scendere sulle sue guancie e i singhiozzi si confondono con il respiro pesante.
Gli afferra le spalle e inizia a scuoterlo con violenza. – BASTA! – urla. –SVEGLIATI! SONO IL MOSTRO CHE VOLEVI! APRI GLI OCCHI! – La voce è alta, ma sembra spezzarsi mentre raschia in gola. – Deridimi! Prendimi in giro! HAI VINTO! – urla ancora, ma le gambe iniziano a cedere mentre scivola a terra, gli occhi non più sul suo nemico. – Hai vinto... Perché non apri gli occhi? Izaya... ti prego... apri gli occhi, Izaya...


Izaya aveva chiuso gli occhi. Era esausto in tutti i sensi possibili e immaginabili. Non voleva più aprire gli occhi. Non voleva più vedere né sentire.
Stava rinunciando? Non voleva ammetterlo.
Il suo corpo intero sembrava non appartenergli più, in ogni caso. Era leggero, come se non toccasse nulla. Era ancora disteso sul freddo pavimento? Non sapeva dirlo con certezza e non voleva saperlo. Avrebbe tanto voluto che quel corpo profanato nei modi peggiori non gli appartenesse più. Un modo unico per cancellare qualsiasi traccia. Ma perché stava pensando a ciò? Era stupido, considerando il piacevole calore che sentiva diffondersi in sé. Da dove proveniva? Non importa. È bello stare qui.
Voleva essere salvato? Che importa. Nessuno accorrerà mai in mio aiuto.
E gli affetti? Sono morti tempo fa, quelli.
Le gemelle? Ho avuto una cattiva influenza su di loro. Staranno meglio senza di me.
Ne era sicuro? Sì.
Chi gli poneva quelle domande restava sconosciuto. Forse una parte del suo subconscio o qualcosa del genere. Pensare e risolvere un problema del genere comportava troppo fatica, e Izaya era stanco. Inoltre non aveva senso provare a rispondere. Non voleva ridestarsi da quel piacevole calore; risalire a galla per poi essere legato a un macigno che lo faceva andare ancora più a fondo in quel mare di agonia. Non ne valeva la pena. Combattere era inutile.
“Oi!”
Di chi era questa voce? Gli era familiare.
“Se questo è solo uno dei tuoi trucchi, giuro che...”
Trucchi? Oh giusto. Orihara Izaya era un mago dei trucchi. Abbastanza scaltro da poter piegare chiunque al proprio volere. Magari un giorno sarebbe riuscito a manipolare l’intero mondo sotto il proprio volere.
“Tutto questo non può essere vero...”
Shizuo? Sì, Izaya capì che era lui. Lo aveva trovato? Come aveva fatto? Perché era lì? Perché sentiva la sua voce? No... Non è reale. Che il suo subconscio gli stesse giocando un brutto scherzo? Per Shizuo, probabilmente, avrebbe lottato contro di tutto e tutti pur di non dargli la soddisfazione di aver vinto contro lo stratega di Ikebukuro. Ma questa era solo un’illusione.
“Izaya!”
Perché sembrava così disperato? Non importava. Nulla più importava.
“Izaya!”
Che stupido quel protozoo. Comparire nella sua mente così all’improvviso, sovrastando tutto il resto. Non voleva ascoltarlo.
“Izaya!”
Era inutile. Perché non mollava? In quel buio si stava così bene... a che serviva combattere una battaglia persa?
“È uno scherzo?”
, era sempre stato tutto uno scherzo. Da quando era nato, era sempre stato sempre tutto uno scherzo di cattivo gusto. Non aveva più forze.
“Izaya!”
Shizu-chan, adesso basta. Non serve. È tardi. Sarò davvero felice solo se sarò il tuo più grande rimpianto, ma non sarà più possibile. Il nostro gioco è giunto al termine. Non ho vinto.
“Izaya... ti prego...”
Mi dispiace, Shizu-chan. Non voglio più combattere. Sei in ritardo.
“Perché... Izaya...”
Stai piangendo? Non essere stupido, dopotutto è solo un addio come gli altri.
“No...”
Sayonara.




Note autrice:


Sono in ritardo? Terribilmente? Spero di no... e no, non ho portato questo ombrello per ripararmi dai pomodori...
Ehm, okay, in fatto di umorismo faccio pena.
Se ho una giustificazione per questo ritardo? Probabilmente per me sì e per voi no. Questo capitolo lo avevo già pronto da prima di pubblicare il sedicesimo capitolo, ma la parte finale mi ha bloccato poiché ho dovuto riscriverla più volte, e ancora adesso non mi piace com’è venuta. E mi sento come se non posso fare di meglio, quindi stare a trastullarmi con le mie turbe non gioverà né a voi né a me, che rischio di non pubblicare mai.
In ogni caso, non ho voluto pubblicare prima perché ci ho messo più tempo del previsto anche per terminare il prossimo capitolo, che comunque non pubblicherò fin quando non arriverò a un punto soddisfacente con il capitolo successivo ancora (che credo sia l’ultimo prima dell’epilogo? Non posso ancora darvi certezze ^^”).
Quindi vi chiedo perdono. Siamo vicini alla fine e ci arriveremo, spero entro la fine del mese di agosto, anche se forse con i miei ritmi attuali finiremo a settembre. Sono davvero dispiaciuta di non riuscire a mantenere le promesse fatte all’inizio, ma NON ho intenzione di NON completare questa storia. Anche se dovesse essere un parto, arriveremo alla fine.
Okay, chiudo qui e spero che il capitolo vi sia piaciuto. Se avete dubbi o qualche parte non vi è piaciuta non esitate a dirmelo. Soprattutto la parte finale che a me non convince proprio: se avete idee su come migliorare ditemelo e farò del mio meglio per renderlo un minimo più soddisfacente, sia per me sia per voi.
Grazie mille a tutte le persone che recensiscono ma anche a chi legge silenziosamente. Spero di non deludervi ^^
Okay, chiudo qui, questa volta per davvero. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio

Yogurt

   
 
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