Stiles non riusciva a distinguere le voci alle sue spalle, erano confuse e prive di sentimento. O forse era proprio lui a non volerle focalizzare nella mente. 

Non conosceva affatto quelle persone, il padre aveva cercato di spiegare al piccolo chi fosse tutta quella gente, inutilmente. 

L’unica cosa che il bambino riusciva a fare in quel momento era fissare il prato che tutti, compreso lui, stavano calpestando, a quanto quel prato fosse verde e quanto, a parer suo, sarebbe stato bello sentirlo  con i piedi nudi. 

Ma il sorriso che il piccolo di solito aveva stampato sulle labbra non poteva esservi. Perché non erano i soli su quel prato. La bara color mogano, che era posata su una struttura di legno che, per fortuna per Stiles, era chiusa. Aveva visto il volto privo di vita della sua bellissima mamma, non voleva più vederla perché, in fondo sapeva benissimo che quella non era la sua mamma. 

Per quanto fosse piccolino, sapeva che sua mamma non c’era più, che lui non avrebbe più potuto vedere le sue guanciotte che lui adorava toccare. Poteva solo toccare quel legno duro, freddo e non la pelle morbida e colorita che lui amava tanto.

Aveva i brividi, forse per il freddo, forse per la tristezza o forse per entrambe. 

Le manine piccole e bianche le aveva appena messe nelle tasche, dove vennero a contatto con la carta ruvida e fredda che aveva conservato. Il papà gli aveva chiesto di dire qualcosa durante la cerimonia. 

Ci aveva messo tantissimo a scrivere poche righe, aveva da dire troppo, poteva dire ogni piccolo particolare sulla donna perfetta che lo aveva cresciuto.

Sentii la mano grande del papà coprire tutta la sua spalla. Era il momento di tirare fuori il piccolo discorso che Stiles era riuscito a comporre per lei. Con il foglio spiegazzato in mano, fece esattamente 5 passi prima di arrivare allo scalino, dove c’era un piccolo altarino rivolto al ‘pubblico’.

“ La mia mamma è speciale e le volevo molto bene. Ora è in cielo insieme a Buddy” e tutti i visi tristi accennarono un sorriso di tenerezza di fronte alle parole semplici e dolcissime del piccolino davanti a loro. 

Buddy infatti era il cagnolino della famiglia Stilinski, morto pochi mesi prima e l’idea che la sua mamma fosse con il suo piccolo Buddy fece riprendere un pochino  Stiles. 

Il foglio che ora si trovava davanti a Stiles era pieno di cancellature, cosa tipica di lui. 

“ So che ora la mamma è in cielo ma papà mi ha detto che continuerà a stare con me, con tutti noi.. perciò..” disse il bambino sposando lo sguardo verso il cielo blu, molto chiaro “Ti voglio bene mamma, e non smetterò mai di farlo” disse con un piccolo sorriso e con gli occhi offuscati dalle lacrime, e quando li chiuse li strinse talmente forte da far uscire le lacrime di troppo. 

La camminata dal cimitero alla macchina sembrava essersi allungata all’infinito e i passi di Stiles erano sempre più stanchi e affaticati. 

Strisciava i piedi, cosa che la madre aveva sempre odiato, e ora lui lo stava facendo apposta, apposta per sentire i rimproveri dolci della sua mamma perfetta.

In macchina Stiles si addormentò, era stanco ed era rimasto tutta la notte della veglia accanto alla sua mamma, con la manina sulla su quella di lei, cercando di trasmetterle il calore necessario per farla svegliare,  ovviamente non successe, ma lui doveva provare.

[…]

“Signor Stilinski” disse severamente il professor Harris che si era messo proprio davanti al banco di Stiles, che si era addormentato sul palloso libro di chimica. 

Stiles per qualche secondo era rimasto a guardare gli occhi freddi che trasparivano dagli occhiali neri rettangolari. 

“Mi scusi professore” disse il ragazzo mettendosi a sedere bene, posando la schiena alla sedia mentre una risata si spargeva per tutti i componenti della classe.

“Certo che ti scuso, dopo due ore di detenzione nella mia classe” disse tornando alla lavagna verde scuro, scritta quasi interamente. 

Al suono della campanella sentii la risata del suo migliore amico che lo guardava con pietà.

“A quanto pare Harris ti ama come tu ami Lydia” disse forse troppo ad alta voce per i gusti di Stiles. Per fortuna la bellissima ragazza bionda fragola era ancora vicino al suo posto che parlava con qualche delle sue migliaia leccapiedi. 

Era bellissima quel giorno, beh tutti i giorni lo era. I capelli erano raccolti in una treccia a spina di pesce che cadeva sulla sua spalla sinistra, la maglietta bianca con la gonna color avana metteva in risalto la sua pelle bellissima e liscia. 

Lo schiocco le dita di Scott lo fece tornare alla realtà.

“Dai, muoviti abbiamo l’allenamento di Lacrosse” e giusto per non sentire il coach sbraitare per il loro ritardo, Stiles si alzò subito per andare via.