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Autore: dreamfanny    03/08/2016    3 recensioni
La storia che leggerete è nata come una one-shot, ma mentre la scrivevo mi sono resa conto di non poterla ridurre ad un unico capitolo e ho deciso di suddividerla in più parti. O meglio, fasi. Perché questo è il racconto di come Elfman ed Ever riusciranno -forse- ad uscire finalmente insieme. E degli "effetti collaterali" che ne deriveranno. Come reagiranno Mira e Lisanna? E Laxus e i Raijinshuu accetteranno che la loro amica esca con Elfman?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elfman, Evergreen, Il Raijinshuu, Luxus Dreher, Mirajane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell’autrice
Eccomi con un’altra coppia che adoro: Elfman ed Ever! Sono così carini e divertenti che spero ogni volta di vedere di più di loro nel manga, quindi combatto la mia frustrazione scrivendo un breve racconto sul loro primo appuntamento. E anche sul loro rapporto con i loro amici.
Casomai non si fosse ancora capito dalle poche storie che ho pubblicato sul sito adoro Laxus, i Raijinshuu e i fratelli Strauss. Alla follia.
Buona lettura!
dreamfanny




 
Fase 1: «Posso uscire con lei?»
Come ottenere l’approvazione del padre, o dei fratelli.
 
 



 
Quella mattina Elfman era particolarmente nervoso. Dopo essersi cambiato per l’ennesima volta, si controllò allo specchio e una smorfia dopo l’altra si convinse che non era l’abbinamento giusto. Tornò a fissare pensieroso l’armadio aperto per scegliere un'altra maglietta e un altro pantalone.
«Qualcosa non va?» provò a chiedergli Mira, passando davanti alla porta e notando la sua frustrazione.
«Non riesco a decidere quale delle due mettere». Elfman si girò con in mano una camicia bianca e una maglia verde a maniche corte. Lei le osservò per qualche minuto, prima di indicare la prima e fargli l’occhiolino.
«Vado a farmi una doccia, non hai più bisogno del bagno vero?» gli chiese, mentre tornava in camera sua.
«No, puoi usarlo» le rispose distrattamente. Ora doveva scegliere i pantaloni, avrebbe chiesto a Lisanna. Indossò la camicia, ne prese tre tra cui era indeciso e andò in cucina.
«Lisanna, quale…» si bloccò per afferrarla, mentre stava scivolando dalla scala su cui si trovava. Terrorizzato dall’idea che potesse farsi male, aveva buttato per terra i vestiti e si era trasformato per poterla subito raggiungere. «Stai bene?» le chiese spaventato, tenendola tra le braccia e cercando una possibile ferita.
«Sì, ho solo mancato un gradino» rispose Lisanna un po’ imbarazzata «Ora mi puoi mettere giù, grazie». Con un sorriso appoggiò i piedi per terra e andò ad accendere un fornello, versando nella pentola dell’impasto per pancakes e aggiungendo le gocce di cioccolato che aveva appena preso. La osservò mentre cucinava e una ben nota sensazione di tristezza lo avvolse, quando ricordò gli anni in cui credevano fosse morta. Sorrise mestamente per la fortuna che avevano avuto, mentre riprendeva in mano i pantaloni.
«Secondo te quale devo mettere?» le domandò, mostrandoglieli uno ad uno.
«Mmm… vediamo, secondo me quelli neri sono i migliori con la camicia» gli disse, girando poi la frittella che stava cuocendo. «Perché ti preoccupi tanto per i vestiti stamattina?».
Elfman aprì la bocca per risponderle, ma cambiò idea e si voltò per ritornare in camera sua restando in silenzio. Se avesse svelato alle sue sorelle il piano che aveva in mente, non l’avrebbero lasciato stare ed Ever probabilmente si sarebbe innervosita.
«Elf-niichan». La voce di Lisanna lo raggiunse dalla cucina. «Hai un appuntamento?».
A quelle parole seguì il rumore di una porta che si apriva bruscamente e sulla soglia della sua camera comparve Mira. «Cosa? Con chi?» gli chiese, con un tono che sembrava arrabbiato e contento allo stesso tempo.
«Io… no, non è come pensi Nee-chan…» cercò una scusa, ma la sua mente era completamente bloccata e continuava a farfugliare parole sconnesse.
«Secondo me, è Ever» intervenne Lisanna, raggiungendoli con in mano un mestolo da cui gocciolava dell’impasto. Si scambiò un’occhiata complice con Mira ed entrambe tornarono ad osservarlo attendendo una risposta. Elfman le fissò a bocca aperta senza riuscire ad articolare una frase. Doveva inventarsi qualcosa alla svelta.
«Devo andare, sono in ritardo» disse alla fine, uscendo velocemente prima che potessero fermarlo.
 
°°°°°°°°°°°
 
Mira sentì la porta d’ingresso chiudersi e i passi del fratello percorrere il vialetto e diventare sempre meno udibili. Si voltò a guardare la sorella, che sembrava assorta nell’escogitare uno dei suoi piani. Teneva buffamente il mestolo in una mano mentre con l’indice e il pollice dell’altra si massaggiava il mento.
«Lisanna, a cosa stai pensando?» le chiese divertita da quell’immagine, mentre tornava in bagno per asciugarsi i capelli. Lei la seguì continuando a rimuginare, finché non fu illuminata da un’intuizione e batté le mani presa dall’euforia, facendo spargere gocce d’impasto sul lavandino e lo specchio.
«Ops» disse, mentre prendeva un asciugamano per pulirle. «Non ha un appuntamento con Ever, vuole chiederle un appuntamento!» sentenziò entusiasta, voltandosi verso di lei per avere conferma della sua conclusione.
Mira la guardò e lentamente comparve sul suo volto un sorriso. «Hai ragione!» le disse euforica «Vuole chiederle di uscire!». Si abbracciarono e cominciarono a saltare contente, ma furono interrotte dal suono del campanello. Si voltarono entrambe verso il corridoio, dirigendosi all’ingresso. Appena Lisanna toccò la maniglia, la porta si spalancò e «Buongiorno, famiglia Strauss» il saluto di Bickslow, enfatizzato dalle sue braccia alzate, proruppe nella casa. Lo guardarono confuse e con gli occhi spalancati. Nonostante si fossero legati molto negli ultimi anni, capitava di rado che venisse a trovarli. Dietro di lui intravidero Freed che, educato come sempre, attendeva sulla soglia che lo invitassero ad entrare.
«Vieni, Freed» gli disse Mira con un sorriso.
«Grazie» ed entrando si pulì gli stivali sullo zerbino. «Scusate l’irruzione, abbiamo bisogno di parlare con Elfman».
«Usa la forchetta». Lisanna stava rimproverando Bickslow, che si era seduto al tavolo in salotto e stava prendendo una frittella con le mani.
«Mira non vorrai mica presentarti alla Gilda vestita così, vero? Potresti far venire un infarto a qualcuno…». Tutti si voltarono a guardarla e si accorse solo in quel momento che indossava ancora l’asciugamano. «…soprattutto a Laxus» sentì Bickslow proseguire, mentre andava in camera a vestirsi. Si bloccò in corridoio udendo quel nome, ma scosse subito la testa convincendosi di esserselo immaginato.
 
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«Non è come dici tu» stava replicando afflitto Laxus, mentre prendeva alcune borse dalle sue mani. 
«Oh, andiamo! Smettila di avere prosciutti sopra gli occhi, è chiaramente innamorata di te. Se solo uno dei due si decidesse a dire qualcosa…»
Lui si voltò a guardarla, fissandola per qualche secondo come convinto dalle sue parole, ma poi sussurrò «Non sono il suo tipo, credimi» e ricominciò a camminare. Ever lo seguì scuotendo la testa e sorridendo appena. Accelerò il passo per raggiungerlo, mentre rimuginava sul modo in cui mostrargli che avesse torto. Gli aveva chiesto di accompagnarla a comprare alcune cose al mercato, visto che Freed e Bickslow avevano un impegno di cui stranamente non avevano voluto parlare. E in quel momento stavano uscendo da un panettiere e andando verso casa sua. Erano ormai diversi mesi che si era accorta di quello che Laxus provava per Mira, ma sembrava essere impossibile persuaderlo che il sentimento fosse reciproco. Ogni volta che lei o Freed iniziavano l’argomento lui si arrabbiava o si rattristava, cominciando a rimuginare su chissà quale sua convinzione. Assorta nei suoi pensieri non si accorse di Elfman, che stava camminando anche lui sovrappensiero fissando la strada. Cozzarono l’uno nell’altro cadendo a terra, mentre Laxus si voltava a guardarla sorpreso dalla sua caduta. «Ehi! Stai un po’ attento!» gridò, prima di realizzare chi l’avesse urtata.
«Scusi, non l’avev… Ever! Stai bene?» le mani di Elfman la sollevarono e si ritrovò a mezz’aria a fissare i suoi occhi. Quanto è carino pensò prima di cominciare a dimenarsi per farsi mettere giù.
«Dove avevi la testa? Avresti potuto farmi male!» gli disse, con un tono di voce più alto di quanto avesse voluto. Lo vide imbarazzato e impacciato cercare una scusa, che però non riuscì a trovare. Poi, come colto da una rivelazione improvvisa, fissò Laxus per qualche secondo e corse via senza dire nulla.
Entrambi lo guardarono allibiti e confusi, mentre scompariva in una via a qualche metro di distanza.
«Ma che…?» sussurrò Laxus, prima di voltarsi verso di lei e chiederle se si fosse fatta male.
«No, no. Sto bene» disse sovrappensiero. Si era quasi offesa dalla mancanza di attenzione che le aveva rivolto Elfman, perché l’aveva trattata in quel modo? Avrebbe almeno potuto, che so, offrirgli qualcosa o fermarsi a parlare. Qualsiasi cosa. Imbronciata ricominciò a camminare verso casa, non accorgendosi dello sguardo perplesso di Laxus.
 
°°°°°°°°°°°°
 
La sala della Gilda non era mai stata così rumorosa e piena di vita, nemmeno ai tempi d’oro della vittoria ai Grandi Giochi di Magia. Dopo essere stata ricostruita per l’ennesima volta, risplendeva al centro della città di Magnolia attirando turisti e aspiranti maghi. Il prestigio di Fairy Tail risuonava ormai per tutto il Regno di Fiore e suo nonno se ne stava vantando proprio in quel momento con Wakaba e Macao. «Sarà ora che vada in pensione, prima che qualche altra catastrofe la distrugga definitivamente…» disse, bevendo dal boccale ormai vuoto «Mira, cara, me lo riempiresti ancora?».
Lei lo guardò sovrappensiero e gli rispose con un sorriso «Master dovrebbe mangiare qualcosa, invece di continuare a bere, o non farà in tempo ad andare in pensione…». Lasciò la frase a metà e si allontanò seguita dagli sguardi sconvolti dei tre maghi.
«Ci vuole più di questo per uccidermi» sussurrò Makarov, appoggiando rumorosamente il boccale sul bancone.
Laxus ascoltò lo scambio a qualche sgabello di distanza e sorrise alle parole del nonno. Si voltò verso Mira, che si era messa a pulire alcuni tavoli. Sospirò e bevve un sorso di birra. La seguì con lo sguardo, mentre ritornava dietro il bancone e metteva nel lavandino alcuni piatti sporchi cominciando a sciacquarli.
«Vuoi altro?» gli chiese all’improvviso, continuando a dargli le spalle.
«No, grazie». Laxus distolse gli occhi dalla sua schiena, imbarazzato per essere stato scoperto. Voltò la testa verso la sala, dove Natsu si stava azzuffando con Gray per l’ennesima volta. Sorrise nel vedere che Erza si stava frapponendo tra loro tirando un pugno sulla testa di entrambi.
«Laxus Dreyar che ringrazia, siamo davvero cambiati eh?» sentì Mira commentare. Si voltò di nuovo e la osservò, indeciso sulle parole con cui ribattere.
«Mi preferivi prima?» disse alla fine, sinceramente interessato alla risposta. Finalmente Mira smise di lavare i piatti e lo guardò. Arrossì appena quando i loro occhi si incrociarono, poi riaprì l’acqua e ricominciò a pulirli senza rispondergli. Laxus sospirò, mentre incrociava le braccia sul bancone e vi appoggiava sopra il mento. Non sapeva come interpretare il suo atteggiamento: le poche volte in cui gli sembrava che Freed ed Ever potessero avere ragione, ripensava ad episodi di quel tipo e ritornava a convincersi del contrario. Frustrato si passò una mano nei capelli e sbuffò.
«Ehi, capo! Come andiamo?». Bickslow interruppe il flusso dei suoi pensieri. Si sedette di fianco a lui e gli diede una pacca sulla spalla, prima di chiedergli «Tutto a posto?».
Si sollevò, girandosi verso di lui, e vide con la coda dell’occhio un movimento quasi impercettibile provenire dalla figura di Mira. Combatté l’impulso di guardarla di nuovo. «Sì, mi sto solo annoiando» commentò, bevendo un sorso di birra.
«Ottimo! Mira mi porti una bistecca? Ben cotta, mi raccomando. L’ultima volta era un pochino troppo al sangue per i miei gusti…». Lei si voltò di scatto lanciando una delle sue occhiate omicide e Bickslow si zittì all’istante.
«Arriva subito» tuonò, scomparendo in cucina.
«Se vuoi morire, conosco modi meno dolorosi che insultare le doti culinarie di Mira» commentò Laxus ridendo.
«Laxus! Bickslow! Free… dov’è Freed?». Entrambi fissarono straniti Elfman, che torreggiava davanti a loro affranto. Si mise le mani tra i capelli e sconvolto chiese di nuovo «Dov’è Freed?».
«Non ne ho idea» disse Bickslow alzando le spalle.
«Non va bene, non va bene, non va bene…» farfugliò allora Elfman, fissando il pavimento e scuotendo la testa. «Allora lo aspetto con voi, sì!» sentenziò dopo qualche minuto, convinto e con tono nuovamente determinato. Si sedette alla sua destra, incrociò le braccia e chiuse gli occhi cominciando ad inspirare ed espirare, come cercando di raccogliere concentrazione ed energia. Bickslow mosse l’indice vicino alla tempia disegnando dei cerchi, mentre lo guardava, e mimò con le labbra “è pazzo”.
«Ecco». Mira porse, quasi sbattendolo, il piatto che il suo amico aveva ordinato e si allontanò nuovamente senza nemmeno notare il fratello. Bickslow ripeté il gesto di poco prima e cominciò a tagliare la bistecca, mentre Laxus la osservava allontanarsi in cucina.
 
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Inspirò ed espirò lentamente, cercando di non pensare a quello che doveva fare. Si era deciso dopo aver vagato per ore in tutta Magnolia, convinto di trovarli tutti e tre alla Gilda, ma quando aveva visto che Freed non era ancora arrivato aveva perso parte del coraggio che era riuscito ad accumulare.
«Ciao» una voce familiare lo ridestò. Aprì gli occhi e una chioma verde entrò nel suo campo visivo.
«Freed!» gridò sbattendo i pugni sul bancone, preso dalla gioia di vederlo. Non sarebbe stato in grado di aspettare ancora: se non l’avesse fatto in quel momento, non ci sarebbe più riuscito. Si alzò e si mise davanti ad entrambi, guardandoli negli occhi uno a uno. Un fremito percorse la sua schiena quando incrociò quelli grigi di Laxus: lui era quello che più temeva gli avrebbe detto di no. Deglutì a fatica e si schiarì la gola, ma il suono che uscì dalla sua bocca assomigliava più a uno squittio che alla sua voce. Loro lo guardarono sbigottiti e confusi, senza dire una parola. Ci riprovò, riuscendo a pronunciare un lieve sussurro. Intravide il sorriso divertito di Laxus e deglutì di nuovo.
«Devi alzare la voce o ti sentirò solo io» gli disse, mentre incrociava le braccia davanti al petto. Non che gli facesse paura, assolutamente. Ma, quando assumeva quella posa, incuteva un certo… rispetto, sì rispetto. Non paura. Elfman si schiarì la gola per la terza volta, riuscendo finalmente a chiedere «Vorrei il vostro permesso per uscire con Ever».
«Arrivi tardi, bello» gli rispose subito Bickslow mentre scuoteva la testa dispiaciuto «Ha un appuntamento con un tizio che abbiamo incontrato durante l’ultima missione». Elfman sgranò gli occhi e cominciò a boccheggiare.
«Siamo venuti questa mattina per informarti, ma eri già uscito» gli disse Freed.
«Chi… chi è?» chiese, con un tono improvvisamente arrabbiato.






 
   
 
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