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Autore: lolli89    03/08/2016    1 recensioni
James Phelps e la sua ragazza Italiana si trovano di fronte a scelte importanti, che potrebbero cambiare la loro vita... oppure no, potrebbero addirittura dividerli. Cosa sceglieranno di fare? Cosa sarà mai, questo ostacolo tra loro? E se lo supereranno, quali sorprese riserverà la loro storia? Saranno belle, o dovranno superare le avversità? Sarà tutto rosa e fiori, o troveranno anche spine, nel mezzo? Come sempre, quando trovate Xx metteteci il vostro nome, così la storia, spero, sarà più realistica!
Per ora vi lascio nel dubbio, se siete curiosi, leggete!
lolli89
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Phelps, Oliver Phelps
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno successivo Xx si svegliò abbastanza presto: era preoccupata che Mattia potesse infastidire lei e James ancora, e non aveva intenzione che succedesse; voleva andare a parlargli in modo che se ne andasse una volta per tutte.
 
 
Si sentiva intorpidita, così si stiracchiò, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare James, le gambe a penzoloni giù dal letto.
 
 
Il ragazzo arrivò dietro di lei senza fare il minimo rumore, avvolgendola con le sue braccia, carezzandole il pancione, baciandole il collo e mordicchiandole l’orecchio. Era una cosa che faceva tutte le mattine e tutte le sere da quando era incinta: salutava il suo bambino carezzandolo… e molto spesso la abbracciava da dietro, baciandole il collo, specialmente ora che il pancione le cresceva molto.
 
 
<< Mooorning >>, le sussurrò con voce sensuale, sedendosi dietro di lei sul letto, mettendo le gambe anche lui a penzoloni, a fianco le sue, scendendo con le mani verso l’interno coscia, ipersensibile negli ultimi giorni, allargandole appena le gambe.
 
 
 << A perfect morning >> sorrise lei, gli occhi chiusi, mentre lui le infilava una mano dentro i leggings, carezzando e stimolando la sua femminilità… mentre Xx continuava ad aprire le gambe il più possibile, per dare miglior accesso a lui: Mattia era completamente sparito dalla sua mente.
 
 
Xx gettò la testa indietro, verso la sua spalla, baciandogli il collo e mordicchiandogli il lobo dell’orecchio e la mascella… poi aprì gli occhi e si accorse che era tutto sudato.
 
 
 << Jogging? >>, gli domandò, alzando un braccio per accarezzargli la guancia.
 
 
 << Yes, with Oliver >>, le rispose, prendendo la mano che aveva sulla guancia e baciandola.
 
 
 << Non mi ero accorta che ti eri già alzato. Non vedo l’ora che nasca… così qualche volta potrò venire a correre con te, come facevamo prima >>, gli sorrise lei, baciandogli l’angolo della bocca.
 
 
 << Sarebbe bello >>, le rispose, baciandole l’interno del polso.
 
 
 << Sai cosa sarebbe bello, anche? >>, domandò maliziosa.
 
 
 << Del gran bel sesso mattutino >>, le rispose lui sicuro: stava pensando la stessa cosa.
 
 
 << Esatto! >>, confermò lei, sorridendo languidamente.
 
 
Xx si alzò dal letto, controllò che la porta fosse ben chiusa, dati i recenti avvenimenti, e James si alzò andandole dietro: sentiva le sue mani sulla sua femminilità, e la sua eccitazione dietro di lei, che scivolava sulla linea delle natiche.
 
 
Un bacio violento sul collo… un piccolo morso che le trasmise una specie di scossa elettrica… Un suo ginocchio la accarezzò tra le gambe…  la sua femminilità già bruciava, mentre un brivido la attraversava dal ventre alla testa.
 
 
Le avvicinò la testa e iniziò a baciarla con prepotenza, mentre la spogliava con gesti sicuri: Xx era nuda di fronte a lui, il suo corpo scaldato dai suoi occhi che bruciavano più del sole di luglio. La guardava come se non desiderasse altro nella vita… e questo accendeva il suo desiderio.
 
 
 << Potrei rimanere tutto il giorno a guardarti >>, affermò con sicurezza… e guardandolo Xx non aveva nessun dubbio.
 
 
James le prese una mano e la appoggiò sulla sua erezione, facendole sentire attraverso la stoffa dei boxer la voglia che aveva di lei.
 
 
Xx lo osservò con attenzione: aveva un’aria giovanile, spensierata e spaventosamente sexy; guardava tutta la linea dei suoi muscoli definiti… tutti i nei e le lentiggini, dall’alto in basso, e quando arrivò all’altezza dei boxer li tolse, gettandoli sopra il mucchio dei suoi vestiti, e si avvicinò al suo corpo nudo e sudato.
 
 
Il profumo della sua pelle sudata era più inebriante che mai: le sorrise con i suoi magnetici occhi verde scuro e risero anche le rughette ai lati, che da sempre la facevano impazzire.
 
 
Con dolcezza James la spinse sul letto, facendola stendere sopra il groviglio di lenzuola: quel letto sapeva ancora di loro, del loro profumo, della notte appena trascorsa…
 
 
Si mise sopra di lei, facendo attenzione a non schiacciarle la pancia, e le fissò le braccia sopra la testa, stringendole le cosce tra le ginocchia.
 
 
 << Hai idea dell’effetto che mi fai? >>, mugugnò in un sospiro.
 
 
 << No >>, ansimò lei, mentre si tendeva tutta sotto di lui.
 
 
 << E invece sì che lo sai >>, le sorrise, intercettando uno sguardo di lei in direzione della sua eccitazione: lasciò scivolare due dita tra le sue gambe, mentre con l’altra mano premeva contro la bocca.
 
 
Xx iniziò a gemere contro la sua mano, sotto i colpi profondi delle sue dita esperte: pensò che la volesse già far venire così… senza penetrarla.
 
 
Stava già perdendo il controllo… ma non voleva godere così: non solo così e non adesso: voleva lui, aveva bisogno di sentire la sua erezione dentro di sé.
 
 
Xx lo stava accarezzando, le mani sulle sue spalle, sul suo collo… e poi scesero ancora, a piantargli le unghie sui fianchi, lasciando un segno di lei… del suo passaggio, della sua appartenenza a lei.
 
 
Era quasi allo stremo, quando James spostò la mano, distendendosi meglio che poteva su di lei e il pancione, riempiendola della sua voglia bollente: fece scivolare una mano intorno alla sua vita, la bloccò, e sollevandola appena, tenendola stretta a sé, spinse dentro con più forza.
 
 
Spingeva con ritmo straziante: il suo respiro era un tutt’uno con quello di lei e diventava sempre più ruvido e spezzato.
 
 
Xx sentiva quel familiare calore che le risaliva il ventre, la contraeva e la stordiva, annullando tutto ciò che avveniva fuori dal suo corpo.
 
 
James non chiedeva il permesso: si appropriava di lei, la faceva sua senza incontrare resistenze… e lei non riusciva più a pensare a nient’altro.
 
 
Xx si muoveva sotto di lui, accompagnando il suo ritmo.
 
 
 << Continua… ti prego, non fermarti >>, gli sussurrò sempre più eccitata, reclamando l’orgasmo che le stava promettendo.
 
 
James ghignò, ma ad un tratto si fermò e la trascinò giù dal letto: ora lei era appoggiata al bordo del materasso, e stringeva con le dita le lenzuola.
 
 
Lui era dietro di lei, e quasi la schiacciava, inchiodandola lì dov’era, con il suo peso e la sua forza.
 
 
La prese da dietro, Xx non aveva scampo, era prigioniera del suo desiderio: era quasi violento e la voleva così, in quel momento… mentre con un braccio le circondava i seni, e l’altro raggiungeva una sua mano che stringeva le lenzuola… stringendole insieme a lei.
 
 
Xx si lasciò andare completamente, gemendo sotto i suoi colpi… mentre James sussurrava roco il suo nome: non riusciva a dire altro… o a concentrarsi su nient’altro che fossero loro due in quel momento; sentiva l’orgasmo montare dentro di lui… finchè vennero insieme, gemendo eccitati, inebriati dal reciproco piacere.
 
 
 << God, Xx… >> mormorò James dopo qualche minuto, indugiando dietro di lei… riempiendola con dei piccoli, dolci baci sulle spalle.
 
 
 << Dopo tutto questo tempo che stiamo insieme… sei ancora come una droga: perdo il controllo con te… come non mi era mai successo prima… e mi vengono certi pensieri… non posso, non riesco a resisterti… o a fare a meno di te >>, disse piano, il respiro ancora un po’ irregolare.
 
 
Xx lo guardò, girando appena la testa: erano ancora nella precisa posizione in cui si trovavano quando avevano avuto l’orgasmo, e nessuno dei due accennava a volersi spostare.
 
 
 << Non devi farlo. Non devi resistermi… anche io non ti resisto. È… è più forte di me… ma mi piace, mi piace che dopo tutto questo tempo siamo ancora così. Non vorrei fosse diverso… alterniamo momenti dolci e romantici a momenti in cui… wow, siamo rudi e veloci… e lo adoro. E… questa cosa dei pensieri che ti vengono non mi dispiace neanche un po’ >>, gli disse baciandolo sulle labbra, e James le sorrise complice.
 
 
 
 
 << Good mornig Oliver >>, fece Xx allegra entrando in cucina per la colazione, tenendo James per mano.
 
 
 << Good morning to you >>, le rispose: osservava lei e il fratello che si tenevano per mano, ridacchiavano sussurrandosi qualcosa che non sentiva e cercavano sempre un contatto tra loro. Immaginava qualcosa, ma non disse nulla, continuando a guardarli di sottecchi, ridendo dentro la tazza del thè.
 
 
 << Quali sono i vostri piani per oggi? >>, domandò Xx.
 
 
 << I don’t know… James? >>.
 
 
 << Non so… facciamo il giro che non abbiamo fatto ieri? Xx, ti dispiace? O dato che c’è quel tipo in giro…>>.
 
 
 << No, andate pure. Non credo sia davvero pericoloso … basta che non rimorchiate troppe ragazze >>, rise Xx.
 
 
 << Ci proveremo >>, sorrise Oliver.
 
 
 
 
 
 << La vuoi finire di pedinarmi? >>, sbottò Xx verso Mattia, tre giorni dopo, dopo l’ennesima volta che la seguiva… o seguiva James e Oliver.
 
 
 << No. Almeno fino a quando non mi dirai che ho ragione, che provi ancora qualcosa per me, e che mi dai una seconda possibilità >>, rispose lui testardo.
 
 
 << Allora hai molto da aspettare. Te l’ho detto mille volte! Non provo niente per te, quindi non ti do nessuna seconda possibilità! Ehi fermati subito! Che fai?? >>, lo bloccò lei: stava entrando, seguendola, dal cancello di casa.
 
 
 << Aspetto che cambi idea. Lo so che sei innamorata di me in fondo… solo che non vuoi ammetterlo per non far soffrire quel James… >>, continuò lui testardo.
 
 
 << Hai davvero molta fantasia, ma tu mi devi lasciare in pace. Chiaro? Sei talmente ossessionato da me che ti immagini le cose e vedi solo quello che vuoi vedere. Te lo ripeto, io amo James, e non ho nessuna intenzione di lasciarlo, hai capito? Io e James siamo stati pazienti con te, ma se continui a seguirmi… ad aspettarmi sotto casa… a preparare biscotti o altro, ti denunciamo alla polizia! Hai capito bene?? >>, abbaiò Xx, arrabbiata e infastidita.
 
 
 << Non sei convincente mia cara >>, le disse, avvicinandosi, prendendole un braccio, stringendolo con forza, con il braccio libero le avvicinò prepotentemente la testa per baciarla.
 
 
 Xx provò a dimenarsi e a sciogliersi da quella stretta forzata.
 
 
 << Toglimi le mani di dosso! >>, gridò, e proprio in quel momento arrivarono James e Oliver, che non appena videro la scena corsero verso di lei: James prese Mattia per il colletto della camicia, strattonandolo lontano da lei, e Oliver era corso ad allontanare Xx, che ora tremava, e cercava di calmarla.
 
 
 << Adesso basta! Hai passato veramente il limite! Vattene subito, e se ti rivedo ancora qui a ciondolare aspettandola ti denuncio per molestie!! >>, James era fuori di sé, in preda a una rabbia devastante: Xx era sua, sua e di nessun’altro.
 
 
 << Io non rinuncio a lei così >>, ribadì Mattia.
 
 
 << Basta! Mattia, basta! Trovati una brava ragazza e vai avanti con la tua vita… e lasciami in pace! Mi stai spaventando, non lo vedi? Una persona innamorata non lo farebbe >>, urlò Xx: James era davanti a lei, Oliver dietro… la stavano proteggendo, e provò un moto di gratitudine e di amore nei loro confronti… anche se l’amore per James era ben diverso dall’affetto fraterno per Oliver.
 
 
Forse per qualche cosa che aveva appena detto, i tre videro una luce diversa negli occhi di Mattia: non aveva più quello sguardo folle e quell’atteggiamento strafottente che aveva prima… sembrava essersi reso conto di quello che aveva fatto.
 
 
 << Oh… Xx… s-scusami… io… non capivo più niente… perdonami. Ti prego. Hai ragione… ti sto solo spaventando… ti auguro tutta la felicità del mondo… te lo meriti… e anche voi due. Scusatemi, davvero… James… prenditi cura di lei… e del vostro bambino >>, disse infine con sincerità.
 
 
James e Oliver annuirono: << D’accordo… buona fortuna anche a te >>, fece il fidanzato della ragazza, prima che Mattia se ne andasse.
 
 
 << Stai bene Xx? >>, domandò Oliver.
 
 
 << Cos…? Io… si. Sto bene. Voglio solo entrare in casa >>, annuì la ragazza, entrando, seguita dai due.
 
 
 
 
Era l’ultima sera del soggiorno di Oliver, e lui e il fratello erano usciti per andare a comprare il gelato per il dopocena: Xx si era superata, preparando alcuni dei loro piatti preferiti, per l’occasione, così Oliver si era proposto di pensare al dolce… e James aveva suggerito il gelato.
 
 
 << MiniPhelps, amore di mamma, mi ha appena chiamato la dottoressa. Mi ha dato l’appuntamento per l’ultima ecografia… così vedremo se sarai nella giusta posizione per uscire… e vedremo quanto sei diventato grande, quanto pesi… e sentiremo di nuovo il tuo cuoricino battere. Non vedo l’ora… e anche papà non sta nella pelle >>, raccontò alla propria pancia, la radio in sottofondo che andava.
 
 
 << Oh! Questa… questa canzone! Mi fa impazzire! >>, disse Xx ascoltando l’inizio della canzone di Pitbull, Fireball… e prima che potesse rendersene conto, si era già lanciata a ballare la canzone dietro ai fornelli, un cucchiaio di legno in mano a fare finta di cantare.
 
 
Trenta secondi dopo, entrarono i due fratelli con la vaschetta del gelato, e rimasero increduli e divertiti a guardarla scatenarsi: non si era accorta di loro data la musica molto alta.
 
 
Un minuto dopo, quando loro stavano ridendo divertiti, lei si girò e li vide: gettò subito via il cucchiaio nel lavandino, come per eliminare la prova di chissà quale reato, diventando viola in faccia… ma i due si avvicinarono a lei, cominciando a ballare a ritmo di musica… e dopo un momento di esitazione, continuò anche lei, riprendendo il cucchiaio, e facevano finta di cantare a turno.
 
 
Alla fine della canzone a Xx cadde di mano il cucchiaio: si chinò per riprenderlo, ma Oliver la bloccò.
 
 
 << Faccio io >>, le disse, chinandosi.
 
 
 << Ok… grazie. Io… vado… ehm… in bagno… a finire di vergognarmi >>, farfugliò, ma James la bloccò.
 
 
 << Sei bellissima… ed eri molto carina mentre ballavi >>, le disse con gli occhi pieni di amore.
 
 
 << Si, sì. Lei è sempre bellissima per te… >>, borbottò Oliver, per prenderli in giro.
 
 
James lo guardò male, alzando un sopracciglio.
 
 
 << Non che tu non sia molto bella… >>, disse Oliver precipitosamente.
 
 
 << Sei proprio gentile >>, rise Xx, dandogli una piccola botta sul braccio.
 
 
 << Oh, sentite… sta ballando anche miniPhelps con noi! >>, fece lei, e i due fratelli poggiarono entrambi la mano per sentire.
 
 
 << It’s wonderful >>, commentò Oliver
 
 
 << Hai proprio ragione >>, approvò James, dando un bacio a Xx.
 
 
Dopo cena erano tutti e tre sul divano a chiaccherare mangiando il gelato… e Xx aveva poggiato la sua coppetta in cima al pancione: James e Oliver rimasero imbambolati per un bel pezzo ad ammirare la scena della coppetta che si muoveva, facendo dei piccoli movimenti, sotto i colpi di miniPhelps che si muoveva.
 
 
James aveva già potuto vedere una scena simile con il telecomando qualche giorno prima… anche se rimaneva ogni volta affascinato a guardare… ma Oliver non l’aveva mai visto, e per lui quello era il più bel spettacolo del mondo.
 
 
 << Sul serio, Ollie… dovresti fare un bambino. Sei incantato da qualsiasi cosa lo riguardi! Se non sai come si fa ti posso fare uno schema >>, disse Xx prendendolo in giro.
 
 
 << Haha. Sei molto divertente… beh, ci penseremo >>, le rispose lui sorridendo, mentre James si rotolava dalle risate.
 
 
 << Allora aspettiamo un cuginetto o una cuginetta per miniPhelps >>, continuò James soave, e Oliver arrossì.
 
 
 << Ollie su… non c’è niente di scandaloso o vergognoso in una cosa come questa! La trovo una cosa normale… >>, continuò Xx, eliminando l’ironia nella voce, notando il suo disagio.
 
 
 << No, questo no… >>, farfugliò lui.
 
 
 << Comunque queste sono cose tue e di Katy. Parlatene tra di voi…e sarà quando sarà… ma se aveste bisogno dello schemino fatemelo sapere >>, sorrise Xx, e Oliver le scompigliò i capelli ridacchiando: era grato che avesse cambiato argomento… ed era quasi certo lo avesse fatto perché notava il suo imbarazzo.
 
 
 
 
 
 << Cosa?!? Ma, James! Sei impazzito per caso?? >>, Xx era scioccata.
 
 
 << Amore mio… si tratta di lavoro… >>, tentò di consolarla lui.
 
 
 << Dovrei stare meglio secondo te? >>, lo provocò.
 
 
 << … no… >>, ammise lui.
 
 
 << Cioè… stanno attaccando l’Europa… e tu dove vai?!? In uno dei punti più sensibili!! >>, strepitò Xx: era quasi isterica.
 
 
 << Starò via appena tre giorni… non è detto che attacchino… o che attacchino dove sto io… Bruxelles è grande… Xx, ti prego… >>, James cercava di farla ragionare, e la prese per le spalle.
 
 
 << Ti prego cosa?! Ti aspettavi che facessi i salti di gioia per caso? O che non mi sarebbe importato di vederti andare verso il pericolo? >>, si scaldò lei.
 
 
 << No… però… >>.
 
 
 << Non c’è nessun però, Jay! Io non accetto questo viaggio! Corri un serio pericolo… e se ti succedesse qualcosa cosa dovrei dire a nostro figlio, eh? Avanti, rispondi! >>, lo esortò: era arrabbiata e spaventata insieme… ma James non sapeva cosa rispondere; era terrorizzato dalla prospettiva che lei gli stava mostrando.
 
 
 << Lo sapevo. Katy cosa dice a riguardo? >>, fece Xx guardandolo preoccupata.
 
 
 << Sono sicuro che andrà bene >>, provò lui, evitando la domanda: da quello che gli aveva detto Oliver al telefono prima, aveva reagito più o meno come Xx.
 
 
 << No, James. Non puoi saperlo. Sono solo inutili parole di circostanza… io non… non voglio perdere il mio fidanzato… il papà del mio bel bambino… per uno stupido contratto… per lavoro… e s-se q-qualc… >>, tentò ancora, ma cominciò a singhiozzare, gli occhi lucidi
 
 
James la prese e la strinse forte a sé: gli si spezzava il cuore a vederla così… e la cosa che più avrebbe voluto al mondo era giurarle che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe tornato a casa da lei e dal loro bambino, ma in fondo al cuore sapeva che rischiava ad andare a Bruxelles… ma era anche fiducioso che tutto andasse liscio.
 
 
 << Questo è l’ultimo viaggio prima del parto, e anche per un po' dopo la nascita. Ma… senti, amore… se… se dovesse succedermi qualcosa… tu… l’avvocato ha tutte le... >>, tentò di dire James, ma non ci riusciva, aveva un groppo in gola.
 
 
 << Shh, no… James, non voglio saperlo. Tu devi tornare da noi, mi hai capito bene? Avevi promesso che ci saresti stato durante il parto, ti ricordi? >>, le zittì lei, sfiorandogli con le dita i contorni del viso, come se non avesse mai visto niente di più bello.
 
 
 << Certo che me lo ricordo… e ti giuro che manterrò questa promessa… ma… amore… ho bisogno che tu stia dalla mia parte >>, le disse, stringendola a sé il più possibile: cercava di apparire tranquillo per non preoccuparla e spaventarla più di quanto non fosse già… ma doveva ammettere di essere un po' preoccupato.
 
 
 << Jay… io sono sempre dalla tua parte… lo sai, e posso capire perché tu me l’abbia detto il giorno prima della partenza. Ma stavolta non appoggio questo tuo viaggio >>, gli rispose, prima di baciarlo con passione.
 
 
Lui la guardò per un momento… per poi immergersi nelle sue morbide labbra, che sembravano fatte apposta per lui, per accenderlo… per farlo sentire in paradiso.
 
 
Poco dopo, Xx entrò nel bagno: voleva farsi una doccia e schiarirsi un po' le idee.
 
 
 
 << Speravo di trovarti nella doccia! >>, esclamò James poco dopo, andando in bagno: Xx si era appena infilata le mutandine e il reggiseno, quando dallo specchio vide James comparire sulla soglia guardandola con aria viziosa, un sorrisino famelico disegnato sulle labbra.
 
 
Xx gli lanciò uno sguardo interrogativo, ma sapeva benissimo cosa voleva lui: glielo dicevano quegli occhi carichi di desiderio, il suo fiato sul collo… le sue dita che le sfioravano i capezzoli.
 
 
 << Posso sempre farne un’altra. Vuoi fare sesso per fare pace… anche se in realtà non abbiamo litigato? O vuoi fare sesso per calmarmi? >>, domandò a bruciapelo, una nota di ironia latente.
 
 
 << Funzionerebbe? >>, domandò sorridendo.
 
 
 << Può darsi >>, Xx rimase sul vago.
 
 
 << L’una e l’altra… e poi tu non mi basti mai, ti pare possibile? >>, domandò retorico, ma prima che lei potesse rispondere la afferrò, spingendola contro la parete: le sue mani erano sulla sua pelle; erano come due magneti che si rincorrevano.
 
 
La sua bocca reclamava quella di lei, insaziabile.
 
 
Xx lo bloccò: voleva essere lei a condurre il gioco, quella volta: aveva bisogno di farlo suo.
 
 
La mano di lei scivolò rapida sul suo sedere, e lei d’istinto premette il suo bacino contro il suo.
James la voleva, lo sentiva: il suo desiderio fremeva impaziente sotto i pantaloni.
 
 
Xx era stordita ed eccitata mentre si rendeva conto del suo bisogno impellente di lei.
 
 
Le dita della ragazza affondarono nei capelli di James tirandoli forte, per tenerlo stretto a lei: non voleva che partisse.
 
 
 << Anche tu non mi basti mai >>, ansimò Xx contro il suo viso: glielo dicevano anche i suoi occhi, mentre il sangue le bruciava nelle vene.
 
 
Xx gli aprì la cerniera dei pantaloni e cercò la sua erezione, dura e bollente: lo vide piegare la testa all’indietro, mentre con le mani si appoggiava al muro dietro di lei.
 
 
Xx scivolò piano con la schiena contro le mattonelle, fino ad accovacciarsi davanti a lui, sfiorandolo appena con la lingua. Lo lasciò poi entrare tra le sue labbra, gustando il suo sapore… sentiva che James stava fremendo di piacere, gli accarezzò le gambe e gli strinse le natiche… succhiandolo lentamente.
 
 
Procurargli quei brividi che gli scorrevano sotto la pelle la appagava; James le accarezzò i capelli, poi li tirò, facendole quasi male… la spinse contro di sé, voleva che lo facesse godere… ma era quasi all’apice dell’orgasmo quando si spostò con delicatezza, baciandola… baciando il suo sapore, il suo piacere, mentre la teneva ancora per i capelli.
Le allontanò poi la testa quanto bastava per guardarla negli occhi, minaccioso e arreso allo stesso tempo: << Tu mi farai impazzire >>.
 
 
La tirò su, affondandole i denti nel collo… lasciandole un segno di lui: un segno di appartenenza a lui.
La prese per un braccio spingendola dentro la doccia, dove l’acqua continuava a scorrere.
 
 
Premette leggero la sua faccia contro il muro e poi, posseduto da una foga quasi animalesca, le afferrò i fianchi, costringendola a inarcare la schiena.
 
 
James entrò in lei senza preamboli: ruvido, brusco, e tremendamente eccitante.
Si muoveva dentro di lei ansimando, il suo bacino contro quello di lei… il suo petto contro la schiena di Xx… mentre l’acqua continuava a scrosciare su di loro, senza riuscire a spegnere il fuoco che avevano dentro.
 
 
Le dita di lui cercarono la bocca di lei, che si aprì arrendevole: giocarono con la sua lingua, facendole emettere dei suoni che non sapeva neanche di poter emettere.
 
 
 << Avanti, Xx! Voglio sentirti urlare! >>, le ringhiò nell’orecchio.
 
 
Come un docile strumento al suo comando, tutto il corpo di Xx produsse un orgasmo devastante, che le riempì l’anima… e fuoriuscì dalla sua gola, con un urlo rauco e profondo… subito seguito dal ringhio animalesco di lui, che godeva, invocando il nome di Xx.
 
 
 << Ha funzionato? >>, domandò James poco dopo: erano a letto, e lei era rannicchiata vicino a lui, la testa sul suo petto mentre lui la stringeva tra le braccia.
 
 
 << Si e no. Saranno giorni difficili questi… e qualsiasi cosa tu possa dire o fare non riuscirai a non farmi essere preoccupata >>, gli disse, baciandolo vicino al capezzolo.
 
 
 << Mi dispiace… >>, le disse sincero: vederla così lo tormentava.
 
 
 << Lo so… non preoccuparti. Tu cerca solo di stare attento, d’accordo? >>, gli disse guardandolo negli occhi.
 
 
 << Certo. Domani mattina mi devo alzare presto… non svegliarti, d’accordo? Mi arrangio >>, le disse, e Xx annuì.
 
 
 
 
Erano passati i tre giorni, e James sarebbe tornato a casa verso il primo pomeriggio: si sentiva una sciocca, ora, per quella piccola discussione che avevano avuto il giorno prima della partenza… e aveva cominciato a rilassarsi, a dirsi che forse aveva ingigantito la questione eccessivamente.
 
 
Poi la notizia: aveva la televisione accesa, quando un’edizione straordinaria del telegiornale aveva interrotto il programma che stava guardando. La giornalista annunciava un attacco al cuore dell’Europa… a Bruxelles c’era stato un attentato terroristico.
 
 
Le cadde di mano la tazza con il latte e i cereali dentro, infrangendosi al suolo e spaccandosi, ma non ci fece caso, e corse ad afferrare il telecomando per alzare il volume.
 
 
Dalle prime indiscrezioni sembrava che due kamikaze si fossero fatti esplodere all’interno dell’aeroporto…
 
 
Xx era nel panico più totale: una cieca paura le invadeva le viscere, mentre il sangue le si gelava nelle vene e il cuore sembrava volesse uscirgli dal petto.
 Si ricordava che James le aveva detto che aveva il volo all’incirca verso quell’ora, ma non ne era affatto sicura.
 
 
Provò a calmarsi e a fare dei respiri profondi: in fondo… quanti aeroporti aveva Bruxelles? No… non si ricordava neanche questo, aveva la mente vuota in quel momento.
 
 
Afferrò il cellulare e digitò il numero di James: uno squillo… due squilli… tre… quattro… segreteria. Non rispondeva, e cercò di non andare ancora più nel panico.
 
 
Provò con Oliver, le dita che iniziavano a tremare… ma neanche lui rispondeva.
 
 
 << Ok… le linee telefoniche saranno in tilt… >>, si disse, cercando di respirare.
 
 
Provò a chiamare Katy: magari lei sapeva da che aeroporto partivano… o a che ora avevano il volo… o era riuscita a contattarli.
 
 
 << K- katy… s-sono Xx… hai… hai sentito? >>, la voce le tremava e faceva fatica a parlare.
 
 
 << Ciao Xx… si… ho provato a chiamarli… ma non mi rispondono… ma non vuol dire niente, no? >>, le disse, la voce appena udibile… ma carica di paura.
 
 
 << Si… n-non vuol dire… tu ti ricordi da quale aeroporto partivano? O… l’orario del volo…? >>, chiese lei, cercando di rimanere calma.
 
 
E poi… Katy mentì: riteneva che fosse meglio, dato che era incinta e sicuramente sotto stress.
 
 
 << No, non me lo ricordo… ma se mi viene in mente… o se per caso riesco a contattarli ti chiamo subito… ok? >>, domandò: in verità lei sapeva che l’aeroporto dove c’era stato l’attentato era… era lo stesso da cui loro dovevano partire… e che come orari potevano coincidere… e stava piangendo calde lacrime silenziose.
 
 
 << Va bene… grazie… c-ci sentiamo… >>, riuscì a sussurrare lei, prima di chiudere la chiamata.
 
 
 << Ti prego… ti prego… ti prego… fai che non gli sia successo niente… ti prego… fai che stiano bene… per favore… >>, Xx pregava, Dio… o chiunque fosse in ascolto…
 
 
Provò a chiamare a intervalli brevi sia James che Oliver, ma ogni volta il telefono squillava a vuoto…
 
 
Poi al telegiornale arrivarono le immagini dei video che avevano registrato tutta la scena: improvvisamente non riusciva più a respirare, si sentiva soffocare… come se un macigno le fosse crollato addosso… era in iperventilazione, mentre calde lacrime le colavano sulle guance, rigandole il viso; sentiva il cuore che galoppava, talmente batteva veloce e forte… quasi da farle male…
 
 
Provò ad andare ad aprire la finestra mentre provava per la millesima volta a chiamare James… ma perse i sensi, cadendo a terra, senza rialzarsi.
 
 
 
 
Si svegliò dopo non sapeva quanto tempo, attorniata da macchinari… al suo fianco la sua migliore amica.
 
 
 << Ehi… ciao… che… cos’è successo? >>, domandò confusa.
 
 
 << Ciao… come ti senti? Sei in ospedale… >>, le rispose dolcemente.
 
 
 << E come ci sono finita qui? >>, domandò in un sussurro, la testa pesante.
 
 
 << Ehm… avevo sentito la notizia dell’attentato a Bruxelles… ed ero venuta a vedere come stavi… sai… sapevo che… insomma sapevo che si trovavano li… e ti ho trovata a terra, svenuta… perdevi sangue, devi esserti tagliata con qualcosa… allora ho chiamato un’ambulanza. Per fortuna avevo le chiavi di riserva che mi avevi lasciato in caso di necessità… >>, le spiegò lei con cautela.
 
 
 << Grazie… e James?? Si sa qualcosa? Ha chiamato? Da quanto tempo sono così?? >>, domandò, ripiombando nel terrore: il monitor che segnava i suoi battiti sembrava impazzito.
 
 
 << Sshh… Xx, tranquilla… credo tu abbia avuto una specie di attacco di panico… ma non averne un altro, eh? James non ha chiamato… e nemmeno il fratello… ma sono sicura che ci sarà una spiegazione. Sono passate circa due ore da quando sono arrivata da te… ma non ho idea di quanto temo sei stata incosciente… forse le linee sono in tilt… >>, suggerì cauta.
 
 
 << E il mio bambino? Sta bene, vero? >>, domandò in ansia.
 
 
 << Ehm… tra poco arriva il medico dato che sei sveglia… ti spiegherà meglio di me… è un dottore >>.
 
 
 << Cosa è successo al mio bambino?? >>, Xx era fuori di sé.
 
 
 << Si è svegliata! Buongiorno >>, fece la dottoressa entrando.
 
 
 << Buongiorno. Come sta il mio bambino? >>, chiese subito Xx.
 
 
 << Nel complesso sta bene. Ma… il suo attacco di panico e la caduta hanno provocato un parziale distaccamento della placenta. Una minima parte per fortuna, sia chiaro, quindi non è necessario fare un cesareo d’urgenza… ma ora faremo controlli più serrati, in questo ultimo mese di gravidanza… e se qualcosa dovesse farci sospettare che il suo bambino è in pericolo la faremo partorire immediatamente. La sua amica mi ha detto del suo fidanzato… e questo le ha causato un forte stress psico- fisico improvviso… e l’attacco di panico. Per il momento le consiglio solo riposo quasi assoluto… il che vuol dire niente sforzi, di nessun genere, niente movimenti strani… può camminare un paio d’ore al giorno, tre al massimo, per il resto letto e divano… o il suo bambino potrebbe essere seriamente in pericolo… e faremo una visita alla settimana, per monitorare l’andamento… >>, le disse la dottoressa con gentilezza.
 
 
 << Potrei anche perdere il mio bambino? >>, Xx era sbiancata.
 
 
 << Non siamo ancora vicini a quel punto, dato che il distaccamento è solo in minima parte, ma deve riguardarsi. La terremo qui per qualche giorno in osservazione, comunque… al momento comunque il suo bambino non ha riportato danni, continua a stare bene e a crescere sano e forte. In ogni caso, se sente qualcosa di strano… qualcosa che non va o dolori, venga subito in ospedale >>, le disse incoraggiante.
 
 
 << Ok… grazie dottoressa >>, soffiò appena: faceva fatica a deglutire… e si accarezzava la pancia sentendosi in colpa.
 
 
 << Scusami miniPhelps… sono crollata… proprio quando dovevo essere più forte per te… m-ma sapere che al tuo papà p-potrebbe e-essere successo qualcosa… >>, ma non riuscì a finire la frase, perché lacrime silenziose avevano ripreso a solcarle il viso.
 
 
 << Xx… su… non fare così… non l’hai certamente fatto apposta! Non potevi prevederlo… quello che è successo a Bruxelles è qualcosa di molto più grande di te… tutti sarebbero crollati al tuo posto… >>, cercò di consolarla l’amica, abbracciandola forte.
 
 
 << Mi faresti un favore? Se devo stare qui ho bisogno di alcune cose… biancheria e vestiti puliti… e non so… spazzolino… poi… >>, Xx non riusciva a pensare con lucidità, e si era resa conto solo ora che aveva ancora addosso il “ pigiama “, ovvero un paio di vecchi leggings e una maglietta troppo grande di James.
 
 
 << Non ti preoccupare, vado a prenderti un po' di cose e vedo quello che ti può servire. Faccio presto… >>, le disse, dandole un bacio sulla guancia e uscendo.
 
 
 << Ma… non devi andare a lavoro? Non vorrei crearti problemi… >>, disse flebile.
 
 
 << Mi sono presa un giorno di ferie per starti vicina. Il capo capirà >>, le sorrise uscendo.
 
 
La sua amica tornò circa un’ora dopo, con un piccolo borsone contenente tutte le cose che potevano esserle utili, e anche dei libri e delle riviste per distrarla.
 
 
Poco dopo squillò il telefono: ormai era mezzogiorno, e in tutto quel tempo lei aveva pregato, supplicato, che le cose andassero per il meglio… per James, Oliver e il suo bambino. L’avevano contattata anche i signori Phelps in preda all’agitazione, per sapere se era riuscita a parlare con uno dei due… ma niente. Le avevano detto di riguardarsi e di non farsi prendere dal panico – “ un po' tardi “, aveva pensato ironicamente -, che doveva essere forte anche per il suo bambino… ma non aveva avuto cuore di dire loro cosa era successo a lei: erano già in pena per i loro figli, e non voleva aggiungere altri problemi.
 
 
Era un numero che non conosceva, ma decise di rispondere lo stesso.
 
 
 << Pronto? >>, domandò titubante.
 
 
 << Amore! Sono io! Finalmente riesco a contattarti! >>, era la voce di James… del suo James, sollevato di essere riuscito a parlare con lei e felice di sentirla.
 
 
 << James! Grazie a Dio stai bene! Ero terrorizzata che… ma come stai? >>, Xx era incredibilmente felice e sollevata nel sentirlo.
 
 
 << Scusami se ti chiamo solo ora… ma qui c’era il caos… c’è anche adesso. Linee intasate e non so cos’altro. Qui regna il panico al momento. Io e Ollie stavamo per entrare nell’aeroporto dove è successo… se ci ripenso ho i brividi. Siamo stati trattenuti da un gruppetto di fans, per foto e qualche autografo… ci è mancato davvero poco. Io e Oliver stiamo bene, comunque… abbiamo qualche graffio e qualche botta, ma niente di grave, anche se ci hanno comunque fatti visitare >>, la rassicurò: sentiva che era spaventata.
 
 
 << Per fortuna amore mio! Li com’è la situazione? >>, gli domandò: ora che lo aveva sentito si era tranquillizzata molto.
 
 
 << C’è il disastro… anche dopo la seconda bomba esplosa vicino alla metro. Ci sono feriti che vagano senza sapere dove andare… ambulanze che vanno avanti e indietro… vigili del fuoco, medici e volontari che curano le persone in una specie di ospedale da campo improvvisato. Ti sto chiamando da un telefono pubblico… il mio era scarico. Mi dispiace non averti chiamata subito… so quanto ti sei preoccupata e spaventata… posso immaginarlo. Alla fine avrei dovuto darti ascolto e non andare… ti amo amore >>.
 
 
 << Amore… sei tu che sei stato quasi vittima di un attentato. Non preoccuparti per me. Ma sei sicuro di stare bene? Paura a parte… >>, Xx lo conosceva, e sapeva che si era spaventato molto.
 
 
  << Si, amore… sono solo spaventato. Io e Oliver comunque stiamo bene, e questo è già di conforto >>, le spiegò, ma le mani gli tremavano sulla cornetta.
 
 
 << Per fortuna >>, sorrise al telefono, anche se lui non poteva vederla: stava cominciando a rilassarsi, sapendo che James e Oliver stavano tutto sommato bene.
 
 
 << Amore… dove sei? Sento voci… >>, domandò James curioso.
 
 
 << Io sento un frastuono di sottofondo… siamo pari >>, scherzò Xx. Non voleva accollargli anche il peso di sapere del suo attacco di panico… non ora, almeno.
 
 
 << Si, lo so, scusa. Ed è uno dei posti più calmi della città, al momento >>, sorrise James.
 
 
 << Non importa. L’importante è che tu sia al sicuro… per quello che vuol dire in questo momento. Quando riuscirai a tornare? >> gli domandò.
 
 
 << Prima possibile… non so se per oggi sarò a casa. Qui c’è un viavai di persone, di turisti incredibile… scappano tutti. Cercherò di fare il possibile per tornare presto >>.
 
 
 << Non ha importanza, l’importante è che tu stia in qualche luogo sicuro… e che tu e tuo fratello viaggiate in sicurezza, se ci vorrà un giorno in più non preoccuparti >>, gli disse comprensiva.
 
 
 << Il caffè delle macchinette fa schifo. Xx, è James? Sta bene? >>, le domandò: era uscita qualche minuto e non aveva sentito quello che si erano detti.
 
 
 << Xx? >>, domandò interrogativo.
 
 
 << SI, James? >>, gli chiese, colta alla sprovvista.
 
 
 << Gliel’hai già detto? >>, le domandò.
 
 
 << Detto cosa? >>, si insospettì James.
 
 
 << Oh… ehm, niente di serio >>, improvvisò, e la sua amica la guardò storto.
 
 
 << Come sarebbe niente di serio?? Un ricovero in ospedale è niente? >>, si arrabbiò l’altra.
 
 
 << Hospitalization?!? >>, James si spaventò, e a quelle parole anche Oliver, che aveva appena finito di parlare con Katy, si avvicinò preoccupato.
 
 
L’amica di Xx le afferrò il cellulare dalle mani.
 
 
 << Ciao James. Si, la ricoverano per qualche giorno. Quando ha saputo di quello che era successo a Bruxelles e non è riuscita a contattare né te né Oliver, non sapeva se stavate bene o cos’altro… ha avuto un forte attacco di panico, è scivolata ed è svenuta. Quando ho saputo della notizia, conoscendola, sono andata subito a vedere come stava… l’ho trovata a terra e perdeva sangue, così ho chiamato un’ambulanza. Aveva la pressione alle stelle e una forte tachicardia… la dottoressa ha detto che ha avuto un forte stress psico- fisico, insieme a questo attacco di panico… e le ha ordinato per il resto della gravidanza riposo quasi assoluto… può camminare per tre ore al massimo al giorno…nessun tipo di sforzo o movimento strano… si, esatto… ha avuto un parziale, piccolo distaccamento della placenta, ma al momento il vostro bambino sta bene… ora però la sua gravidanza è considerata a rischio… e deve fare un controllo a settimana, e… >>, gli spigò l’amica.
 
 
 << Smettila! Lo stai spaventando! >>, le inveì contro Xx, riprendendosi il cellulare.
 
 
James dall’altro capo del telefono era sbiancato: gli occhi sbarrati dalla paura, mentre Oliver, che aveva sentito tutto, lo consolava… ma anche lui era molto preoccupato per Xx e suo nipote.
 
 
 << James? >>, fece incerta.
 
 
 << Xx! Quando pensavi di dirmelo?? >>, si arrabbiò
 
 
 << Sicuramente non quattro ore dopo aver sventato un attacco terroristico! Te lo avrei detto quando saresti tornato a casa >>, gli spiegò, guardando arrabbiata la sua amica.
 
 
 << How are you? >>, le domandò.
 
 
 << Bene. Mi tengono qui tre giorni per precauzione… hanno già controllato, e il bambino sta bene… e anche io >>, lo rassicurò.
 
 
 << Ok… mi hai fatto spaventare più delle esplosioni… >>, le disse alla fine.
 
 
 << Mi dispiace Jay… volevo evitartelo, almeno oggi >>, gli disse lei: poteva immaginare la sua dolce espressione al telefono…
 
 
 << Amore non è colpa tua. Ascolta, vado a vedere di trovare un modo per arrivare prima possibile da te, d’accordo? Poi quando torno mi spiegherai per bene >>.
 
 
 << Va bene… ti aspetto, ma fai attenzione. Saluta Oliver da parte mia e digli che gli mando un bacio e un abbraccio… Ti amo >>.
 
 
 << Va bene, ora glielo dico. Tu riguardati… ti amo, a presto >>, e riattaccò.
 
 
Una volta messo giù il telefono, James si voltò verso il fratello “ più grande “ e iniziò a piangere per sfogarsi, senza nemmeno rendersene conto: aveva gli occhi lucidi e rossi.
 
 
 << James… mi dispiace… fatti forza… ora devi tornare da lei prima possibile… ok? Casomai io e Katy possiamo anticipare il nostro arrivo, così vi diamo una mano a fare quello che serve… >>, lo consolò il fratello, turbato da quello che aveva sentito.
 
 
James si sfogò un po', ma poi si passò le mani tra i capelli, asciugandosi le lacrime, e si fece forza.
 
 
 << Ok… devo andare a vedere come posso fare per tornare a casa >>, disse risoluto, ma c’era un fondo di angoscia nei suoi occhi.
 
 
 
 
 James era riuscito a trovare un posto in un volo partendo da un altro aeroporto per il tardo pomeriggio, mentre il volo di Oliver partiva la sera. Ricaricarono i cellulari, e James decise di guardare su internet notizie riguardanti il distacco della placenta… così da essere un pochino più ferrato sull’argomento, quando avrebbe parlato con la dottoressa, e trovò le informazioni su un sito che Xx guardava ogni tanto: pianeta mamma.
 
 
Cominciò a leggere, e Oliver con lui: “ Grave complicazione della gravidanza che richiede trattamento immediato “
 
 
 << Come sarebbe a dire grave? >>, sbottò ansioso con Oliver, che però fece spallucce scuotendo la testa: lui non ne aveva idea.
 
 
 << Keep reading >>, lo esortò.
 
 
Continuarono: “ Si tratta di un grosso coagulo di sangue che si forma improvvisamente tra la placenta e l’utero. Un ematoma che causa la perdita di aderenza della placenta con l’utero e quindi un suo distacco. I sintomi del distacco possono essere perdite di sangue… dolori addominali… mal di schiena, contrazioni uterine… movimenti ridotti del bambino… malessere generale. È importante chiamare subito il medico o andare subito al pronto soccorso, perché il distacco può rappresentare un’emergenza ostetrica assoluta: il distacco può impedire il passaggio di ossigeno tra madre e bambino e il feto può andare in ipossia e morire. In genere viene eseguito un cesareo di urgenza “
 
 
 << Oh my God >>, James sbiancò ancora di più, atterrito da quanto aveva letto e sempre più preoccupato.
 
 
 << Ehi, wait. La sua amica parlava di distacco parziale… quindi queste cose non si sono verificate… o lo avrebbero già fatto nascere, non credi? >>
 
 
 << I hope >>, sussurrò appena, prendendosi la testa tra le mani.
 
 
 
 
 
La sera stessa, la prima cosa che fece dopo essere uscito dall’aeroporto, fu quella di chiamare Xx e farsi dire dove era ricoverata, in che stanza e reparto e andò subito lì, senza neanche passare per casa a lasciare la borsa o darsi una ripulita: non gli interessava nient’altro che andare a trovarla.
 
 
Le infermiere in guardiola protestarono un po', ma lui spiegò la situazione e disse loro che era il fidanzato, così si addolcirono e gli fecero strada.
 
 
Xx era distesa a letto, intenta a fare un cruciverba quando James bussò piano ed entrò.
 
 
 Xx alzò lo sguardo e incrociò subito il suo: stava per alzarsi ma James le corse incontro, bloccandola dov’era.
 
 
 << Xx! Oh Xx! >>, esclamò un po' troppo forte: fortuna che in quel momento non c’era nessun’altro paziente ricoverato nella stessa camera.
 
 
 << James!! >>, singhiozzò Xx, piangendo dal sollievo di vederlo sano e salvo, e per quello che era successo.
 
 
I due si strinsero fortissimo… forse più di quanto non avevano mai fatto prima. Sembrava che volessero entrare l’uno nella pelle dell’altra: James la stringeva a sè con tutta la sua forza, baciandole la tempia, e scendendo a baciare e carezzare il pancione con miniPhelps.
Xx stava piangendo, e anche James aveva gli occhi lucidi e rossi – di nuovo -. Si guardarono, carezzandosi il viso e asciugandosi le lacrime a vicenda
 
 
 << J-james… mi dispiace… mi sono talmente spaventata oggi… >>, singhiozzò Xx sulla sua camicia.
 
 
 << I’m sorry too… for all. Amore, ascolta… facciamo che adesso dormiamo un po', ok? È stata una giornata orribile e pesante per tutti e due… E domani mi racconti cosa ti ha detto il medico… ok? Tu stai bene, sì? E anche miniPhelps? >>, si informò, continuando a carezzarle la testa, guardandola bene.
 
 
 << SI, stiamo bene noi. D’accordo… domani ti racconto tutto… ma anche tu. James, sei stremato, si vede… hai mangiato qualcosa? >>, gli domandò, osservandolo: aveva dei cerchi sotto gli occhi e l’aria sfinita.
 
 
 << Si, un panino all’aeroporto… adesso che ti ho vista mi sto davvero rilassando, e posso tranquillizzarmi un po' >>, le sorrise, baciandole le labbra, sfiorandole appena.
 
 
Xx annuì: era lo stesso per lei.
 
 
 << Tu come stai? Deve essere stato terribile essere lì… e Oliver sta bene? È tornato a casa? >>, gli chiese.
 
 
 << Domani ti racconto tutto. Oliver dovrebbe atterrare tra poco. Ha detto che vuole venire un po' prima della data che aveva deciso, così lui e Katy possono darmi una mano con la casa e la sistemazione della camera. Se a te va bene, però >>, le disse.
 
 
 << Si, va bene >>, annuì.
 
 
 << Ti lasciano stare qui questa notte? >>, gli chiese: erano abbracciati sul letto, e lei era terrorizzata all’idea che si allontanasse.
 
 
 << Ho corrotto le infermiere… si >>, le sorrise: con quel sorriso dolce che avrebbe fatto sciogliere chiunque.
 
 
 << Domani mi dirai come hai fatto. Sono felicissima che tu sia qui… buonanotte amore >>, fece Xx.
 
 
 << Io sono contento di essere tornato a casa… sono stato fortunato. Buonanotte amore mio >>, le disse, e si addormentarono tutti e due qualche secondo dopo, mentre James la teneva vicino a sé, abbracciandola teneramente. Non era mai stato più spaventato in vita sua.
 
 
  
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