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Autore: piccolimarcoakajohn    03/08/2016    0 recensioni
Chiunque abbia vissuto le difficoltà di scalare o scendere in bici un passo di montagna oppure di percorrere almeno una cinquantina di chilometri immersi in un paesaggio costante saprà presto riconoscere lo spunto della mia riflessione. Buona lettura.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La discesa

 Se non forzatamente, l'occasione di affaticare il corpo, di restitere nello sforzo per superare i
propri limiti, si è già trovata, vissuta, manifestata. Ora è il tempo di tenere la mente salda,
concentrata, liscia, liscia come le pareti di quell'asfalto capace di strappare la più piccola
particella delle ruote in gomma che alleggeriscono l'attrito di cui è capace la forza gravitazionale.
  Questa la discesa. Prepara la postura. Poco importa che tu arrivi da una volata in altopiano, o
abbia appena conquistato la maglia a pois. Posizionati favorevole al vento. Se non vuoi bagnarti
preparati con largo anticipo, e stai attento all'effetto paracadute di una mantellina mal agganciata.
La preparazione è fondamentale ma la si decide sul momento, pochi secondi prima di lasciarsi andare.
  Ogni curva, ogni cambio di baricentro, ogni ostacolo, ogni minuscola pagliuzza, avvantaggiarsi delle
forze centrifughe, centripete, gravitazionali. Tutto questo non lo puoi scrivere, Non lo puoi calcorare.
Lo possono solo memorizzare i tuoi muscoli rischiando in allenamento la caduta, anche la morte, al
solo scopo di raggiungere il proprio limite, la consapevolezza di non poter ottenere di più dalla
propria prestazione in gara, quando altri pensieri, altre priorità scavalcano la necessità di calibrare
i movimenti al millimetro. Ed ecco che la pioggia lacera il viso senza alcuna conseguenza sulle espressioni
chiuse dei migliori. 
  Non ci sono specchietti. Non ci sono inutili pezzi di vetro su cui poter riflettere la propria e l'altrui
immagine. Non siamo mica in una grotta. La discesa chiede tutto e nulla sconta. La discesa esclude l'altro,
ed è meglio pure distanziarsi, perché sbagliare è facile come lo è cadere sugli errori dei vicini. 
  Più prosegui è più si allontana la fatica fisica, più ti abitui a lasciarti trasportare dalla forza e
dalla fermezza delle tue volontà. Non puoi distrarti, ma la mancanza di uno sforzo costante ti riporta con
malefico ardore a provare noia per un immutabile cadere, a voler vivacizzare il tutto magari osservando i
forsennati movimenti di chi ti corre affianco vestito da anatra o quel che è, dal bambino che si esalta
sventolando il tuo nome scritto malamente su di una stoffa bianca recuperata chissaddove, e tu sei lì pronto
a manifestare tutto il tuo sentito sdegno. Ma se fai questo, se lasci perdere, se ti volti per vedere che fine
hanno fatto gli inseguitori, ecco che hai perso la partita, ecco che hai perso velocità, ecco che un piccolo
sassolino può farti perdere aderenza.
  Ciò che mi fa preferire la discesa a tutti gli altri terreni sta proprio in questa sua palese quanto
contraddittoria presenza. Non fai fatica, anzi, meno tempo impieghi a raggiungere il piano, più sei portato
a ridurre il contatto con la tagliente forza dell'impalpabile aria in cui da quando sei uscito dall'utero
di tua madre hai iniziato a nuotare, più sei portato a ridurre le forze che tendono a rallentarti. La fatica
è un questione di tensione, di staticità, quanto tempo riuscirò a resistere in quella posizione areodinamicamente perfetta senza farmi sbandare dalla forza della curva? Quanto tempo potrò resistere in punta sul sellino,
con la coppa del collo incollata alle spalle? Per quanto tempo riuscirò a mantenere quella posizione da me decisa, senza farmi influenzare dall'esterno? 
  Quanto questo sia l'opposto di chi affronta una salita è palese. Proprio in questo contrasta l'elegante
resistenza della discesa contro l'affannosa rincorsa della salita. D'altra parte chi più del nobile si è
esercitato a mantenere una posizione acquisita per occasione? Chi più del commerciante si è affannato nel
recuperare i danari capaci di aggiudicarsi un blasone? Mondi speculari ma sempre parte della stessa montagna.
Ora bisogna solo capire quale parte può appagare la propria personale sete. Ed io l'ho già trovata.    


​                                       ​                                       ​                           200503082016
  
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