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Autore: Alice95_    04/08/2016    3 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Castle si precipitò in casa sbattendo la porta alle sue spalle. Sua madre non era in vista quando entrò nel soggiorno, così continuò a camminare verso lo studio. Afferrò una bottiglia di scotch, versandoselo in un bicchiere, prima di crollare a sedere dietro la sua scrivania a fissare il buio. Girò il liquido nel bicchiere, osservando come la luce della lampada da tavolo lo facesse brillare, prima di buttarne giù un grande sorso.

“Richard?”, sua madre comparve sulla soglia, “Pensavo di averti sentito entrare”.

“Come sta Alexis?”, chiese lui senza guardarla, i suoi occhi fissavano il bicchiere ormai vuoto davanti a lui.

“Oh Richard, è al settimo cielo, non ha smesso un attimo di parlare di Jamie mentre tornavamo a casa, e..”, si avvicinò alla scrivania gettando al figlio uno sguardo d’intesa, “Penso che la tua Kate abbia fatto una buona impressione su di lei”.

“Non è la mia Kate”, quasi urlò e Martha sollevò le sopracciglia sorpresa. Guardandolo più da vicino, vide la sofferenza sul suo viso, il modo in cui cercava di nasconderglielo, e subito capì che doveva essere successo qualcosa di orribile dopo che era andata via.

“Cosa è successo?”, chiese piano, non sicura di voler sentire la risposta.

Castle fece una risata fredda e Martha si rese improvvisamente conto che quello che era successo doveva essere qualcosa di più grave di Kate che gli dava dell’egoista, cosa che onestamente si meritava.

“Non stiamo parlando di te che hai nascosto tutto a Kate, vero?”, diede voce ai suoi sospetti ma Castle tenne la bocca chiusa. “Richard?”, disse più insistente, non distogliendo i suoi occhi penetranti da lui finché non sentì il figlio sospirare arreso.

“Lo sapeva”, disse semplicemente lui, come se quello fosse la risposta a tutto.

“Chi sapeva cosa?”, Martha aggrottò la fronte.

“Kate, sapeva chi ero. Fin dall’inizio, tutto questo tempo ha sempre saputo esattamente chi ero eppure ha tenuto lo stesso Jamie lontano da me, non ha mai voluto che la incontrassi”. Lacrime si stavano formando nei suoi occhi. “Se non mi fossi imbattuto per caso in lei, non l’avrei mai conosciuta. Non avrei mai conosciuto mia figlia”. Sbatté le palpebre, cercando di trattenere le lacrime. Dopo aver trascorso settimane con Jamie non poteva immaginare una vita senza di lei, e pensare che avrebbe potuto non avere l’opportunità di farle da padre se non l’avesse incontrata per caso, gli si spezzava il cuore.

Sua madre ebbe difficoltà a credere a quello che aveva appena sentito. Certo, sapeva quanto le cose all’inizio fossero state complicate con Kate, ma la donna che aveva incontrato oggi, così aperta, disponibile, non riusciva ad immaginarla tenere lontani padre e figlia di proposito.

“Ne sei sicuro? Te l’ha detto lei?”, chiese incredula.

La guardò furioso, “Da che parte stai madre?”.

“Dalla tua”, disse lei, “E’ solo che…”, non concluse la frase.

“Lo so”, rise amaramente. “Pensavo che le cose stessero andando bene e poi ho trovato i miei libri nella sua camera, tutti i miei libri”, enfatizzò l’ultima frase. “E viene fuori che sua madre era una mia fan”.

“Oh ragazzo, mi dispiace”, Martha rimase a bocca aperta, capendo che ora la storia aveva senso.

“Non aveva bisogno di aggiungere altro dopo, è abbastanza ovvio com’è andata”. Spinse il bicchiere lontano da lui e lentamente si alzò in piedi.

“Che cosa farai adesso?”, chiese sua madre, spostandosi anche lei dalla scrivania.

“Ho intenzione di andare a letto”, mormorò.

“Richard?”, era ovviamente preoccupata.

“Non voglio parlarne, non stanotte”, la guardò con occhi imploranti e Martha annuì.

“Va bene ragazzo, vado a casa allora. Chiamami quando sei pronto”, si avvicinò a lui, lasciandogli un dolce bacio sulla guancia. “Andrà tutto bene, lo sai”.

“Come fai a saperlo?”, chiese lui, stoico.

“Perché quali siano state le ragioni per cui Kate abbia preso quelle decisioni in passato, adesso ti vuole nella vita di sua figlia”.

Lui non fece altro che alzare le spalle, in quel momento il suo cuore faceva troppo male per vedere uno spiraglio di luce, e quindi andò in camera, non voleva pensare più a nulla.

 

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Kate si svegliò nel cuore della notte, la testa le scoppiava, la camicia da notte era intrisa di sudore, attaccata al corpo, le ci volle un po' per capire cosa l’avesse svegliata dal suo sonno agitato.

Scese dal letto nel giro di un secondo quando sentì Jamie piangere, dovendosi aiutare con lo stipite della porta quando fu colpita da un improvviso senso di vertigini. Lentamente arrivò nella camera di Jamie e quando la vide con il viso rigato di lacrime la prese subito in braccio.

“Uccellino, scotti”, mormorò, premendo la mano sulla fronte di sua figlia.

“Mami”, Jamie si lamentava, avvicinandosi sempre di più al petto di sua madre.

“Va tutto bene, uccellino, va tutto bene”, Kate cercò di calmarla. “Mamma è qui”.

Kate si sistemò meglio Jamie in braccio e si incamminò verso la cucina, sapeva che doveva fare qualcosa per la febbre prima che peggiorasse, ignorando il suo corpo dolorante e i pensieri su Castle.

Quando arrivò il mattino, Kate era esausta, Jamie aveva pianto tutta la notte e si era addormentata solo durante le prime ore del mattino. Non si era mai allontanata dal suo capezzale e anche adesso le era accanto, la stava osservando dormire mentre era sdraiata vicino, intenta a darle carezze rassicuranti sui capelli.

Per tutta la notte Kate aveva cercato di farle abbassare la febbre e finalmente, dopo ore, la temperatura di Jamie era leggermente scesa, permettendo alla bambina di chiudere gli occhi e addormentarsi. Per tutto il tempo aveva ignorato i segnali del suo corpo, poteva riposare solo quando Jamie si sarebbe sentita meglio. E doveva anche occuparsi di alcune faccende.

Doveva chiamate il B&B per cancellare la prenotazione, non c’era modo di andare fino alla costa questa settimana anche se sapeva che Jamie ci sarebbe rimasta male. Sua figlia era entusiasta del viaggio, la loro prima vacanza lontane da casa.

Lasciando un bacio sulla fronte di Jamie, finalmente si alzò per cambiarsi in abiti più freschi, non aveva il coraggio di fare la doccia visto che Jamie si era appena addormentata. Si trascinò in cucina, riempiendosi un bicchiere d’acqua prima di cercare il numero di telefono del B&B.

La proprietaria era un’anziana signora molto gentile che le aveva detto di non preoccuparsi e di rimettersi presto. Avrebbe dato la camera a qualcun’altro, sperando che un giorno sarebbero riuscite ad andare.

Dopo la telefonata, Kate frugò nel suo armadio in cerca di cibo, Jamie doveva mangiare qualcosa quando si sarebbe svegliata, anche se sapeva già che non avrebbe voluto niente. Il risultato della sua ricerca fu scadente, non c’era molto in casa, o almeno non c’erano cose che Jamie potesse ritenere commestibili. Pensava di stare fuori città per i prossimi giorni e non aveva fatto scorta di cibo.

Sospirò, aveva anche bisogno di medicine, dal momento che aveva finito tutto durante la notte, ma questo la gettò in un dilemma. Doveva uscire, ma non poteva lasciare Jamie da sola, non nello stato in cui era e non l’avrebbe lasciata da sola comunque. Cynthia era fuori città, quindi chiamarla non era un’opzione, e Royce era occupato a lavoro, quindi rimaneva solo una persona, una persona che probabilmente non aveva nessuna voglia di parlarle al momento. Castle.

 

——————————————————-

 

Castle stava mettendo via i piatti quando il telefono cominciò a squillare. Aveva accompagnato Alexis a scuola, cercando di nascondere il suo umore sotto terra mentre sua figlia non aveva smesso un attimo di parlare di Jamie e Kate, e di quanto si fosse divertita. Era felice che Alexis si fosse trovata bene con loro così velocemente, lo era veramente, ma non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di tradimento, non riusciva a togliersi il dolore e la rabbia che provava quando pensava al fatto che Kate non avrebbe voluto averli nella sua vita, e addirittura nemmeno in quella di Jamie.

Mettendo velocemente apposto l’ultimo piatto, raggiunse il telefono e rispose, “Castle”.

Per un lungo istante non sentì niente, fino a quando non la sentì balbettare. “Hey Castle, sono io, Kate”.

Kate sentì lui prendere un lungo respiro e per un secondo pensò che avrebbe attaccato.

Castle di certo non si aspettava di sentirla così presto, aveva pensato che non l’avrebbe contattato fino a quando non sarebbero tornate dal loro weekend, dopotutto dovevano già essere fuori città.

“Beckett, che cosa vuoi?”, chiese finalmente lui, con un tono freddo.

“E’ per Jamie”, gli disse in fretta, temendo che avrebbe cambiato idea e chiuso la conversazione. Non poteva biasimarlo se lo avesse fatto.

Ma le sue parole gli fecero cambiare del tutto atteggiamento, la sua rabbia fu sostituita da preoccupazione per la sua bambina, “Cos’ha Jamie? Non siete in viaggio per il Connecticut?”.

“No”, disse Kate, felice di sentirlo mettere da parte le loro divergenze per un attimo, “Jamie ha preso una brutta febbre stanotte. Non siamo andate”.

“Come sta?”, chiese Castle, dopo essersi urlato in testa di non correre subito verso la porta per andare a casa loro a controllare la sua bambina. 

“Sta dormendo ora, la febbre è scesa un po’, ma è stata sveglia tutta la notte a piangere”, lo informò, non includendo il fatto che lei si sentisse uno schifo.

“Cosa vuoi che faccia?”, chiese lui, andando subito al dunque visto che non era dell’umore per conversare, figuriamoci di farlo con lei.

“Non te lo chiederei sei…”, si fermò, sentendolo prendere un profondo respiro. Non era sicuramente quello che lui voleva sentire. “Non posso lasciarla sola e ha bisogno di qualcosa per la febbre”.

“Ok”, annuì anche se non poteva vederlo, “Altro?”.

“Cibo”, balbettò lei, “Non ho molto qui, ma ha bisogno di mangiare qualcosa quando si sveglia. Un po' di zuppa o—“. La interruppe.

“Ok, arrivo appena possibile”, disse lui, già pronto ad attaccare, ma lei lo fermò.

“Castle, grazie”, gli disse piano.

“Già”, dopo quella risposta la conversazione finì.

 

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Era come se qualcuno le stesse colpendo la testa con un martello e gemette quando aprì gli occhi, realizzando che si era addormentata sul divano. I colpi non si fermarono, sentiva la sua testa come se stesse per esplodere e poi lo sentì.

“Kate?”.

Stava bussando alla sua porta.

“Kate!”, urlò, bussando contro il legno ancora una volta. “Kate, apri”.

Le presero le vertigini quando si alzò dal divano per andare ad aprire Castle.

“Che diavolo—“, quasi le urlò contro, ma vedendo il suo volto pallido e il modo in cui si sosteneva alla porta per mantenersi in piedi, decise di non andare oltre, “Stai da schifo”, disse non molto elegantemente.

“Grazie Castle”, mormorò, quando lui le passò davanti per entrare.

“Perché ci hai messo così tanto?”, chiese, mettendo le buste che aveva in mano sul bancone della cucina.

“Scusa, mi sono addormentata sul divano”, spiegò, seguendolo lentamente.

Le diede uno sguardo da vicino realizzando che sembrava esausta, e dimenticando la rabbia per un momento le si avvicinò e le mise una mano sulla fronte.

“Kate, sei bollente”, disse sorpreso.

“Sto bene”, replicò testarda, allontanando la testa dal suo tocco, ma dovette sorreggerla quando inciampò nel tentativo di allontanarsi da lui.

“Non stai bene”, disse lui. Perché doveva essere così testarda? “Hai la febbre e a malapena ti reggi in piedi”.

Lei fece spallucce, sedendosi su una sedia in cucina, “Jamie sta ancora dormendo”, tentò di cambiare discorso.

La ignorò e invece chiese, “Come può funzionare?”.

“Cosa?”, Kate aggrottò la fronte, non riuscendo a pensare chiaramente , la sua testa le faceva malissimo.

“Con te e Jamie. Puoi prenderti a malapena cura di te stessa, come puoi pretendere di poterti prendere cura di lei?”.

I suoi occhi grandi lo guardano e lui sospirò. Non voleva. Non voleva davvero starle vicino in questo momento, ma non c’era altro modo e l’avrebbe fatto solo per Jamie, non per Kate, tentò di dire a se stesso.

“Venite entrambe a casa con me”, dichiarò.

“Cosa?”, Kate si alzò di scatto, ma se ne pentì subito quando tutto diventò nero.

“Fai piano”, disse, aiutandola a rimettersi in piedi.

“Castle, io posso—“, ma non la lasciò finire.

“Questo non è negoziabile”. La fissò, sfidandola a protestare.

Alla fine sospirò, era troppo stanca per discutere, “Ok, ma solo un giorno o due”.

Lui non commentò, la seguì in silenzio e l’aiutò a preparare un paio di cose da portarsi dietro prima che tutti e tre si trovassero fuori dalla porta di casa, Jamie accoccolata contro il suo petto mentre il tassista lo aiutava con le borse.

 

———————————————————

 

Lui aprì la porta del loft e nonostante la stanchezza Kate fu impressionata da quello che trovò davanti ai suoi occhi, il soggiorno da solo sembrava più grande di tutto il suo appartamento. Per la prima volta pensò a quanto dovesse essere ricco. Questo era l’appartamento di un multimilionario.

Lo sentì ringraziare il tassista e chiudere la porta, prima di prendere il controllo della situazione, “Vi metterò entrambe nella mia camera, così Jamie non si ritrova da sola”, disse piano per non svegliare Jamie che era addormentata tra le sue braccia. Era felice di essere stato capace di darle le medicine in auto, così da non doverla svegliare di nuovo.

“Non voglio che tu te ne vada da camera tua”, replicò Kate, seguendolo esitante.

“Andrò di sopra, in una delle stanze degli ospiti, è’ più facile in questo modo, non dovremo portare tutte le borse di sopra”, fece spallucce, incamminandosi verso la propria camera.

“Le lenzuola sono state cambiate stamattina, così potete subito mettervi a letto”, suggerì lui.

“Castle”, iniziò non sapendo cosa dire realmente, era troppo. Sapeva che era ancora arrabbiato, deluso…

“Sei esausta Kate, mettiti solo sotto le coperte e dormi un po’”, le disse, già mettendo Jamie in un lato del suo letto.

Non l’avrebbe perdonata facilmente, era ancora arrabbiato e ferito e lei doveva spiegargli molte cose, non avrebbe fatto passare la cosa in sordina, ma per ora le stava offrendo una tregua che lei non vedeva l’ora di accettare.

“Pappà?”, mormorò Jamie e Castle si abbassò verso di lei, lasciandole un bacio sulla fronte e togliendole dolcemente i riccioli che le cadevano sul viso.

“Torna a dormire uccellino. Mamma e papà sono qui”, la rincuorò, osservandola tornare a dormire prima di guardare Kate.

Era ancora in piedi in mezzo alla stanza, insicura su cosa fare.

“Prendo le vostre cose e poi vi preparerò della zuppa di pollo per quando vi sentirete meglio”, iniziò a sorpassarla, ma lei lo fermò con una mano sul braccio.

Guardandola negli occhi, poté vedere come stava combattendo con le sue emozioni, i suoi occhi brillavano quando disse, “Grazie Castle”.

Lui annuì semplicemente, non capendo il tormento che vide nei suoi occhi, c’era gratitudine ma anche qualcos’altro, qualcosa di più profondo, come se fosse sconvolta dalle sue attenzioni.

Andò in soggiorno, lasciando Kate da sola nella sua camera e quando fu lontano, lei si avvicinò lentamente ad un lato del letto. Un piccolo sorriso le apparve quando vide il dipinto con il leone su una delle sue pareti, ma era troppo stanca e finalmente cedette al suo invito, si mise sotto le coperte accanto a sua figlia e si addormentò solo qualche secondo dopo.

Ecco come le trovò Castle, le due Beckett addormentate nel suo letto, Jamie stretta al petto di sua madre. Lasciò le borse accanto alla porta e in silenzio uscì dalla stanza, con un piccolo sorriso sul viso.

   
 
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