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Autore: nikita82roma    07/08/2016    8 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Rick aveva finito presto quella sera. Il giorno dopo sarebbe partito per Los Angeles e dopo cena non aveva voluto partecipare a nessun evento. Price era ripartito appena finita la presentazione in un’altra libreria alla fine della quale in una conferenza stampa avevano annunciato l’uscita per il mese successivo del nuovo capitolo di Nikki Heat ed il rinnovo per altri tre libri, nonché il nuovo libro di Castle che sarebbe uscito nei prossimi mesi, qualcosa di particolare ed assolutamente diverso, come lo avevano descritto tutti e tre. Questa cosa suscitò molta curiosità tra i fan e i giornalisti e non mancò la domanda ovvia se era qualcosa che riguardava quanto era avvenuto in primavera. Castle non si sottrasse alla domanda, dicendo che in un certo senso sì, quello che era accaduto aveva influenzato la scelta di fare questo libro, che sarebbe stato forse solo il primo di questo genere, ma non volle dire altro.
Era nella sua stanza, voleva dormire presto, ma alla fine non ci riuscì. Tornato in camera aveva cominciato a scrivere almeno per un paio d’ore. Poi si forzò a smettere anche se avrebbe continuato tutta la notte. Doveva preparare i bagagli e riposarsi. Mentre riponeva i vestiti nel porta abiti sentì il suo cellulare squillare e la foto sul display non lasciava dubbi su chi fosse.

- Castle… sono io… ti devo parlare… 
- Kate! Stai bene… state bene? - Il tono di Castle preoccupato era solo un riflesso di quello tremante di Beckett 
- Sto bene Castle, sta bene anche la bambina. - provò a rassicurarlo senza molta fortuna
- Dalla voce non si direbbe. Che cosa è successo?
- Stasera alla festa… Volevo parlarti prima che lo potessi vedere sui giornali.
- Kate… - La voce di Rick divenne subito più aspra.
- Ho incontrato Eric Vaughn. Mi ha detto Lanie chi era. Mi ha chiesto di ballare con lui ed ho accettato.
- Non mi chiami per un ballo vero?
- No… Castle mi dispiace… Mentre ballavamo mi ha baciata ma credimi Rick ha fatto tutto lui. Poi Lanie mi ha detto che c’erano anche fotografi e che la cosa poteva finire sui giornali io… non volevo…. Credimi Rick.

Rick rimase in silenzio dall’altra parte del telefono. Sentiva il respiro accelerato di Kate ed avrebbe voluto dirle che non era niente, che avrebbero fatto un articolo su qualche rivista di quart’ordine e sarebbe finita lì. Non era così e lo sapeva. C’era Vaughn di mezzo e c’era lei sarebbe stata una notizia bomba. Ma questo, in realtà non gli interessava. Odiava quel tizio, da quando aveva già corteggiato Kate anni prima e tanta era la sua voglia di conoscerlo e la stima che provava per lui prima, tanto avrebbe voluto farlo sparire dalla faccia della terra dopo averlo visto vicino a Kate. 

Vaughn e i suoi modi affascinanti. 
Vaughn e le sue lusinghe. 
Vaughn e la sua capacità di sedurre. 
Vaughn, bello e attraente. 
Vaughn che era già riuscito a insinuare troppi dubbi a Kate, l’unico da quando stavano insieme, l’unico ad averla fatta dubitare del suo amore, delle sue intenzioni. 
Vaughn che arrivava, ancora una volta, quando lei era più fragile. 
Vaughn che sembrava aver intuito subito i suoi dubbi e che l’aveva capita, come nessuno dei suoi ex aveva mai saputo fare.
Vaughn che Castle avrebbe volentieri fatto sparire della faccia della terra.

- Ok, grazie per avermi avvisato. Almeno se vedo mia moglie che si bacia con un altro so che lei è rimasta ferma. - il suo sarcasmo colpì Kate oltremodo.
- Rick…
- Va tutto bene Kate. - era oltremodo freddo e distaccato e questo lei lo percepì subito facendola sprofondare nella paura.
- C’è stata una canzone. La canzone del nostro matrimonio. 
- Ti ricordi del nostro matrimonio? - lo disse come se non lo interessasse fino in fondo.
- Solo di quel ballo, quando ti dicevo che era tutto perfetto e di un altro ballo insieme, con la stessa musica.
- È vero Kate. Allora era tutto perfetto. - Fu stranamente grato che non si ricordasse del loro matrimonio. Non avrebbe potuto sopportare che si fosse lasciata baciare da un altro dopo essersi ricordata quel giorno. - Abbiamo ballato molte volte con quella canzone. 
- Vorrei farlo ancora. 
Rick avrebbe voluto risponderle che lo avrebbe voluto anche lui, e solo Dio sa quando avrebbe voluto. Ed il testo di quella canzone mai come adesso gli sembrava vero ed adatto a loro. Tutto era cambiato, tutto era destinato a cambiare ancora. Ma lei era dentro di lui, scorreva veramente dentro le sue vene ed era più potente di qualsiasi dolore che le provocava tutta questa situazione.
- Ti vorrei qui con me Castle. Vorrei dirti molte cose adesso.
- Parleremo quando tornerò. - Rick guardava fisso l’armadio vuoto davanti a se.
- Sei arrabbiato? 
- No, Beckett, dovrei esserlo? Non sono arrabbiato. Sono triste, sono deluso.
- Mi dispiace Castle.
- Credo che stavolta dispiaccia di più a me. Ci sentiamo domani quando arrivo a Los Angeles.
- Va bene. - La voce di Kate era appena un sussurro troppo lontano alle sue orecchie. - Ciao Rick.
- Ciao Kate.

Castle buttò il cellulare sul letto e tutto quello che rimaneva in giro per la stanza dentro la valigia senza curarsi troppo nè della forma nè della sostanza. Recuperò la chiave magnetica della suites ed uscì lasciando sbattere senza riguardo la porta alle sue spalle. Chiamò nervosamente l’ascensore e andò all’ultimo piano, dove c’era il roof bar. Erano pochi gli ospiti ancora ai tavoli. Si sedette su un divanetto con le spalle al panorama sulla città ed ordinò uno scotch e poi un altro ed un altro ancora. Beveva tutto d’un sorso ed ogni volta appoggiava il bicchiere sul tavolo con maggior forza. Andò avanti così, per un po’. Il liquido ambrato che scivolava nel suo stomaco lasciando una scia ardente dava sollievo solo per qualche istante alla sua anima inquieta. Era stato uno stupido a voler partire, era stato stupido a voler partire solo, era stato stupido a pensare che andasse tutto bene. Stupido ed illuso. Non andava niente bene e si era creato solo illusioni nella sua mente per andare avanti come se nulla fosse. 
Kate, la sua Kate, non si sarebbe mai lasciata baciare da un uomo. Lo sapeva, ne era certo, così come non lo aveva fatto allora, salvandogli involontariamente la vita ed arrivò a pensare che era un peccato che lo avesse fatto.
Gli ospiti erano sempre meno, una coppia di uomini d’affare fumava sigari e beveva un costoso Rum riserva, un gruppetto di ragazzi ridevano rumorosamente tra cocktail colorati ed una rossa con un abito succinto sorseggiava un martini, fissandolo. Lui le sorrise e lei lo prese come un tacito invito a raggiungerlo e lo fece, portandogli un altro drink.
- Hai bisogno di compagnia? - Gli disse porgendogli lo scotch e facendo entrare in contatto le loro mani per un tempo prolungato. Rick si portò il bicchiere alla bocca indugiando nel sorseggiarlo mentre guardava la donna in piedi vicino a lui. Appoggiò la schiena a divanetto dove era seduto mettendosi più comodo per osservarla meglio ma non riuscì nemmeno a focalizzare il suo aspetto, non era interessante. La invitò con uno sguardo e questa invece che sedersi vicino a lui, lo fece sulle sue gambe, prendendo il suo bicchiere dalle mani e bevve un sorso del suo drink. Si avvicinò poi alle sue labbra, baciandolo senza chiedere il permesso e passandole lo scotch direttamente dalla sua bocca. Rick rispose al baci avidamente mentre lei sbottonò un bottone della sua camicia passando una mano sul suo petto. Castle non si guardò intorno, ma lì nessuno si preoccupava di loro. Tornò sulle labbra della donna sconosciuta e la baciò con rabbia, come se ogni respiro che rubava a quel bacio fosse un modo per vendicarsi, come se lo potesse far sentire meglio. Ma quelle labbra erano finte, era finto quel bacio e quella passione. Quel profumo non era inebriante, era solo un buon profumo estremamente costoso. Quel volto che teneva con forza tra le mani, strusciando i pollici sugli zigomi troppo gonfi per essere naturali, non era quello che aveva bisogno di sentire, e la mano sul petto che lo accarezzava era solo un supplizio, il sale su una ferita. Voleva fare del male a Kate con quel bacio e forse con qualcosa in più, voleva vendicarsi
, come quando aveva scoperto che lei ricordava che gli aveva confessato il suo amore ed aveva finto di dimenticarselo, come quando aveva rifiutato il suo invito ed aveva subito chiamato Gina, come ogni volta che si sentiva ferito da lei che non capiva il suo amore e si era buttato tra le braccia di un’altra donna per provare a dimenticare quanto il suo cuore urlasse il suo nome. Non aveva funzionato allora, non funzionava nemmeno in quel caso.  Si fece ancora più del male da solo. La spostò pesantemente da sopra di se. Finì il bicchiere di scotch e lasciò sul tavolo alcuni pezzi da 100 dollari. 
- Per i drink - disse alla sconosciuta, sapendo che era ben oltre quello che aveva speso. Lei lo guardò attonita ma lui era sicuro che non era la terza vittima di quella sera, ma era solo dispiaciuta per essersi lasciata scappare quella che le sembrava una facile preda.

Aprì il frigobar della suite e prese la prima bottiglia di alcolici che aveva trovato. Era vodka. Ne bevve un sorso direttamente dalla bottiglia. Non riusciva nemmeno a pensare di fare del male a Kate senza stare male a sua volta, nemmeno farle male nella sua mente, punirla per qualcosa che gli aveva fatto era solo una doppia punizione per se stesso. Bevve ancora ed ancora fino ad addormentarsi stordito sul divano.

I colpi alla porta erano come un martello che insistentemente piantava chiodi nella sua testa. Si svegliò con la bocca che sapeva di vodka, un gran mal di schiena ed i vestiti e l’umore della sera prima ancora addosso. Andò ad aprire la porta barcollando, con gli occhi ancora carichi di sonno e l’alcool non ancora del tutto smaltito.
- Castle ma cosa stai facendo! Dobbiamo andare in aeroporto, abbiamo il volo tra due ore! - Andrew entrò furioso.
- Spostalo al successivo - Disse Rick senza curarsi della furia del suo agente che era entrato e lo guardava allibito mentre si sedeva di nuovo portandosi un braccio sopra gli occhi per eliminare la luce che gli dava fastidio.
- Castle ma cosa cazzo stai facendo? 
- Mi sto svegliando.
- Ti ho detto che dobbiamo andare in aeroporto!
- Ed io ti ho detto di spostare il volo. Vado a farmi una doccia. - gli ringhiò contro Rick
- Ma Castle…
Rick non lo fece finire di parlare era già in camera da letto e si chiuse la porta del bagno alle spalle con un sonoro tonfo. Andrew rimasto solo sul divano del living della suite osservò la bottiglia di vodka quasi finita e in un gesto di stizza fece volare via dal tavolo il portaoggetti posto al centro. Richard Castle era un cliente più complicato di quanto pensasse.
Sotto la doccia Rick voleva lavarsi via la delusione per quanto detto da Kate e per quanto fatto da se stesso. Era riuscito a passare dal sentirsi vittima a sentirsi colpevole e la cosa lo faceva stare malissimo. Non era la prima volta che lo faceva, deluso ed arrabbiato con Kate cercava conforto in altre più facili braccia, ma allora era diverso, non erano sposati e non stavano nemmeno insieme. Eh sì, non aveva fatto niente con quella rossa ieri sera, però ci aveva pensato e questo gli bastava per sentirsi uno schifo. Aveva veramente pensato di tradire sua moglie, di tradire Kate? Sì, lo aveva fatto, ma si giustificava dicendosi che quella che lui avrebbe tradito non era sua moglie, perché sua moglie non c’era più. Era questo il pensiero che continuava a tormentarlo, sempre più. Perché sua moglie, la sua Kate, non si sarebbe fatta baciare da Vaughn. Non lo avrebbe mai fatto. 
I vetri della doccia erano appannati come la sua mente, come la sua percezione della realtà.
Se chiudeva gli occhi si vedeva felice, con Kate sul divano ad accarezzare la sua pancia che cresceva e poi con la loro bambina sdraiata sul letto tra loro, con le loro mani incrociate sopra di lei. Era un quadro perfetto. Avrebbe anche potuto essere così, avrebbe potuto funzionare, bastava fare finta di nulla. Ma non ci riusciva, non ci riusciva più. Ma il problema era che non riusciva nemmeno a pensare ad altro. Una vita a fingere che tutto andasse bene lo faceva soffocare. Una vita senza di lei lo faceva morire.
Avrebbe dovuto chiamare Jenkins e farsi cancellare ancora la memoria. Sarebbe stato forse tutto più semplice, ripartire anche lui da zero, come lei. Non ci sarebbe più stato nulla di prima, ci sarebbero stati solo loro, adesso. Sarebbe stato tutto più facile, sarebbero stati più felici. Non sarebbero stati loro. Diede un pugno al muro del bagno e benedì mentalmente il fatto di non aver preso il vetro. Uscì, si mise un accappatoio e si asciugò velocemente i capelli. 
- Ho spostato il volo di due ore - Gli disse Andrew decisamente più calmo rispetto a prima - Ho spostato anche l’incontro con lo sceneggiatore che deve farci leggere il pilot per la serie di Nikki Heat.
- Bene, dammi 10 minuti e sono pronto. - Castle si vestì. In altre occasioni sarebbe stato super eccitato di una serie tv su Nikki e Rook. Quel giorno no.

Il volo da Boston a Los Angeles sarebbe stato piuttosto lungo e Castle pensò che se fosse riuscito a dormire almeno si sarebbe ripreso un po’. Ma i suoi pensieri erano troppi per riposarsi. Rimase a guardare a lungo le nuvole che scorrevano sotto di loro e quelle che attraversavano. Si stava allontanando sempre di più dal posto dove avrebbe dovuto essere, dalla persona con cui avrebbe voluto essere ed aveva paura che questo allontanamento non fosse solo fisico. Sperava che quei giorni di lontananza dopo le discussioni dei giorni precedenti alla sua partenza gli sarebbero serviti per scacciare dalla mente quel pensiero che invece diventava sempre più presente nella sua mente. Non gli mancava solo che Kate gli dicesse che lo amasse, gli mancava sua moglie e gli mancava allo stesso modo di quanto l’aveva vicina, capiva solo ora quanto quella mancanza era dentro di se una presenza costante che stare vicino a Kate attenuava solamente, serviva a distrarlo, a farlo concentrare su di lei, nella speranza che riuscisse a ricordare. Quando parlavano al telefono alcune volte aveva la sensazione di parlare ad un estranea, eppure sentire la sua voce gli faceva sempre sussultare il cuore e gli mancava tenerla tra le braccia, respirare il suo profumo, assaggiare le sue labbra. Gli mancava tutto di lei. Eppure sapeva che non era solo questo quello che gli mancava di più.
Nei silenzi e negli imbarazzi al telefono aveva capito quanto Kate fosse diversa dalla sua Kate. Loro non sarebbero mai rimasti un giorno senza parlarsi o senza sentirsi, lo avrebbero fatto solo se costretti dagli eventi ed avrebbero passato le ore al telefono, in videochat fino a scaricare la batteria del loro telefono e non ci sarebbe stato nessun silenzio imbarazzante, sarebbe stato riempito con una frase d’amore.
- Sei sempre così Rick? - Andrew interruppe il suo flusso di pensieri e Castle pensò che fosse un bene. Lo stavano portando dove non voleva andare.
- Uhm?
- Lunatico, umorale, capriccioso…
- No, è un trattamento che riservo ai miei agenti la prima volta che andiamo in promozione insieme, uno stress test. - Disse lui sorridendo forse per la prima volta da quando si era svegliato.
- Lo sto superando? - Chiese Andrew
- Direi di sì. Grazie e scusami. Non è un periodo molto facile.
- È per tua moglie, vero? È comprensibile…
- Già. Solo che le cose invece che migliorare sembra si stiano complicando.
- Purtroppo per questa cosa non posso proprio aiutarti. Sei intenzionato comunque a portare avanti il progetto del tuo nuovo libro?
- È già finito. Ho mandato a Linda l’ultima parte, doveva solo revisionarla. Mi farà avere le bozze con le sue correzioni e annotazioni al mio ritorno per avere l’ok definitivo.
- Sei stato velocissimo, Castle!
- Già… Ero ispirato.
- Il nuovo Nikki Heat invece? 
- High Heat? 
- No, dico per il successivo, hai già qualche idea?
- Sì, qualcosa… Ma non quello che credi tu. Tutta questa storia starà fuori da Nikki Heat.
- E se tua moglie rimarrà fuori dal distretto pensi che continuerai a scrivere di Heat?
- In tutti questi anni ho accumulato abbastanza materiale da poter fare una saga più lunga di quella di Guin se solo avessi tanto tempo per scriverli. 
- Beh Castle, sarebbe un’ottima fonte di guadagno, senza dubbio! - Rise Andrew mentre un’hostess veniva a portargli il pranzo e ad interrompere la loro conversazione.

Gli studi dell’emittente televisiva erano poco distanti dal loro hotel.
Alla riunione non c’era solo Williams, lo sceneggiatore del pilot, ma anche Guzman uno dei produttori.
Era da molto che corteggiavano Castle per i diritti per fare una serie tv su Nikki Heat, ma lui aveva sempre preso tempo dopo le disavventure con il film. Erano tutti convinti che una serie tv sarebbe stato diverso, avrebbero sicuramente catturato un grande pubblico, le sue storie avevano tutto: romanticismo, azione, avventura, indagini. Erano perfette, dovevano solo adattarle. Castle era più che perplesso. Non volevano che rovinassero la sua “creatura” ed era già rimasto scottato con il film. Adesso poi sentiva di essersi legato a quella saga ancora di più, per tutto quello che aveva rappresentato per lui. 
Rimase entusiasta, invece, dopo aver letto il lavoro di Williams, soprattutto per come aveva saputo cogliere l’essenza dei suoi personaggi, di Nikki soprattutto, di Kate. La sceneggiatura non era molto dettagliata, ma da come Derek Williams gli spiegava la sua visione di Heat e Rook, aveva subito intuito come lui fosse entrato in perfetta connessione con i suoi personaggi e con il modo di vederli. Gli spiegò, non senza qualche imbarazzo delle sue ricerche che aveva fatto anche su di lui e su Beckett, perché se Nikki è ispirata a lei, non c’era nulla di meglio che conoscere lei per capirla fino in fondo. 
- Che ne pensi Rick? - Chiese Andrew dopo che i due avevano parlato per svariate ore
- Che Nikki e Rook sono in buone mani. 

   
 
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