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Autore: Gaia_dc    07/08/2016    3 recensioni
Ziva David doveva ancora compiere i 17 anni, quando un attentato nel suo paese d'origine, Israele, mise in allarme il padre, Eli David, il direttore del Mossad, che la mandò , insieme con il resto della famiglia, in America. Ziva è riservata, anche troppo, e non sa quanto riuscirà a resistere lontano da casa, senza affetti e senza i suoi... Amici... Se tali si possono definire!

Tony DiNozzo ha 17 anni, frequenta il penultimo anno del liceo e si definisce uno "Spirito libero". È il capitano della squadra di basket dell'Anacostia High School, è il ragazzo più popolare della scuola, i compagni di squadra sono i suoi migliori amici, ed esce con le cheerleader... Potrebbe desiderare di meglio?
Sì... Solo quando si renderà conto che lui non è come tutte quelle persone che lo circondano, e che forse, i suoi veri, unici amici sono Abby Sciuto e Tim McGee...

E se un giorno Tony e Ziva si incontrassero e decidessero di mettere il proprio cuore l'uno nelle mani dell'altra?
E se proprio quando sembra andare tutto per il meglio, qualcuno ha ordini precisi dall'alto, di dover tornare a casa? Ma ormai casa è l'Anacostia High School!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Anthony DiNozzo, Timothy McGee, Un po' tutti, Ziva David
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Faith: forgiving (parte 2)



“Hai combinato proprio un bel casino, Tony…”
Commentò McGee, dopo aver ascoltato tutta la storia, prima dell’arrivo del prof.
 
“Ma ora non so più che fare… Ogni volta che provo a parlarle si allontana… Non vuole ascoltarmi!”
 
“Tony, lei ti ama, e si è sentita tradita! Devi capire che lei non è come tutte le altre… Lei non sta con te per chissà quali ragioni… Lei sta con te perché ti ama, e si aspetta che tu la ami allo stesso modo!”
 
“Ma io la amo Tim! Più di ogni altra cosa! Le sto lontano perché so che ha bisogno di spazio, di riflettere… Ma io non ce la faccio più…”
 
“Tony come puoi dire che ha bisogno di riflettere, se non sa su cosa farlo, dato che non sa come stanno davvero le cose?!”
 
“E come faccio se lei non mi lascia parlare?!”
 
“Sei tu il suo ragazzo… Tu la conosci… Tu la ami… E tu devi rimediare!”
 
 
 
 
Jeanne è una grandissima… Calma Abby… Calma!
Abby continuava a ripetersi queste parole nella testa, mentre correva verso il bagno per raggiungere Ziva.
 
Ancora non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva sentito. Era convinta che Tony fosse davvero innamorato questa volta… Com’era possibile che Tony avesse baciato Jeanne? Che fosse ubriaco? Oppure stava tornando ad essere quello di prima?
 
Nella stanza sembrava non esserci nessuno, da sotto le porte dei bagni non si vedevano piedi… Dov’era andata Ziva?
 
“Ziva? Ziva dove sei?”
Chiese un po’ allarmata. Poi il suo cuore si fermò quando vide la finestra spalancata… No… No…
“Ziva?”
Urlò, sporgendosi a guardare fuori… Si tranquillizzò quando vide che non c’era alcun corpo steso per terra, ma conoscendo Ziva, poteva anche essersi rialzata e aver iniziato a correre… Magari in quel momento stava perdendo sangue, e avrebbe avuto poco tempo prima di…
 
“Ziva…”
Aveva sentito un silenzioso singhiozzo…
“Ziva ti prego dimmi che sei tu, e che non ti sei buttata dalla finestra… Dimmi che non hai intenzione di suicidarti a causa di quell’imbecille…”
Si appoggiò alla porta chiusa del bagno da cui provenivano i singhiozzi.
“Per favore Ziva, apri… Ti prometto che non dirò niente, voglio solo stare con te…”
In quel momento sentì un click e la porta si aprì.
 
“Ziva, vieni qui!”
Le disse abbracciandola.
 
“Abby…”
Riuscì solo a dire, una volta che si furono chiuse dentro, sedute per terra, appoggiate al muro, mentre Ziva affondava la testa nell’abbracciò di Abby.
 
“Lo so, Zee… Lo so… Andrà tutto bene, vedrai… Si sistemerà tutto”
Le ripeteva con voce calma.
“Sono convinta che Tony avrà una spiegazione…”
 
E gli converrà averla… Aggiunse tra sé e sé.
 
“Non voglio sentirlo! Non oggi!”
 
“Okay, Zee… Se non ti va di ascoltarlo oggi, non fa niente… Ma dovrai farlo… Meriti almeno di sapere cosa sia successo…”
 
E quel bastardo dovrà dare una spiegazione anche a me! Continuò nella sua testa.
 
“Lo so bene cos’è successo Abby… Jeanne aveva ragione… Tony è un ragazzo, e gli manca il potersi divertire in quel senso… E io non posso darglielo… Non ora”
 
“No Ziva… Tony ti ama… Ama te, non lei… Non ti tradirebbe mai… È un bravo ragazzo in fin dei conti…”
Aggiunse in tono più dolce.
 
Un bravo ragazzo un corno! Appena lo vedo lo faccio nero! Continuava a pensare dentro di sé.
 
Pochi minuti dopo, Ziva si rialzò. Dovevano rientrare in classe, probabilmente Fornell era già arrivato.
 
“Scusami Abby…”
 
“Va tutto bene, Ziva…”
 
 
 
 
“Abby, dov’è Ziva?”
Chiese Tony con l’affanno.
 
Erano arrivati a fine giornata, e Tony sentiva il bisogno sempre più impellente di parlare con Ziva. Ovviamente Abby, durante il pranzo, non era dell’umore di rivelare la verità a McGee, ma questo non fece altro che peggiorare le cose, perché nessuno diceva una sola parola.
 
“È andata via con Tali…”
 
Tony si mise la mani tra i capelli, e si sedette su un gradino.
Scaraventò i libri che aveva in mano per terra, e lanciò un grido di disperazione.
 
“Tony perché l’hai fatto?”
Domandò Abby.
 
“Te l’ha detto?”
 
“No… L’ha detto Jeanne… In classe… E poi ha iniziato a parlare di quando andavate a letto insieme, e di quanto fossi stato focoso ieri sera…”
Spiegò cercando di mantenere la calma.
“Allora mi vuoi dire che diavolo ti è saltato in mente?!”
Aggiunse qualche secondo dopo, con rabbia.
 
“Jeanne ha detto questo? Ha parlato di noi che andavamo a letto insieme davanti a Ziva?! Io la rovino!”
Tony scattò in piedi.
“La rovino!”
Aggiunse. Poi vedendola passare urlò ancora.
“Ti rovino Benoit!”
E fece per andarle incontro, ma Abby lo fermò.
 
“Fermo. Non ora! Hai tempo… Adesso spiegami cos’è successo!”
 
“È stata lei a baciarmi… Io le stavo dicendo di smetterla di girarmi intorno, e per tutta risposta lei mi ha baciato… Aveva visto Ziva! Lo so! Aveva visto Ziva! L’ha fatta apposta!”
Iniziò a scaldarsi.
 
“Lo sapevo che non avresti mai tradito Ziva!”
Esultò Abby.
“Però devi spiegarlo a lei… Vedrai che capirà…”
Aggiunse subito dopo.
 
 
 
 
Conosceva quell’odore di legno e Bourbon, come fosse l’odore della sua casa. In effetti, quando era piccolo, quello scantinato era un po’ il suo rifugio, e Gibbs il suo secondo papà. Nella notte, scese le scale, sapendo di trovarlo lì sotto, intento a levigare quella che probabilmente in futuro sarebbe stata una barca.
 
“Che succede DiNozzo?”
Chiese senza neanche alzare la testa, pur sapendo qual era il problema.
 
“Niente… Se vengo a salutarti deve per forza essere successo qualcosa?”
Replicò un po’ nervoso.
“Ehi dov’è finita la tua felpa USMC?”
Da quando lo conosceva, Gibbs, in quello scantinato, indossava sempre la sua felpa del corpo dei Marines, e vederlo vestito in modo diverso, era strano.
 
“DiNozzo, che c’è?”
Chiese nuovamente Gibbs, prendendo un respiro profondo e guardandolo negli occhi.
 
“È… Gibbs, è Ziva…”
Disse abbassando lo sguardo.
“Stiamo insieme… E… Veramente non so più se stiamo ancora insieme…”
Aggiunse scendendo gli ultimi gradini, ma Gibbs lo fermò, lo prese per un braccio, e lo portò di sopra.
 
“Da quando parliamo qui in salotto?”
 
“Da quando sei diventato un ragazzo, e hai bisogno di bere per parlare di queste cose!”
 
“Wow… Un prof che ti istiga a bere… Beh allora direi che il Bourbon va benissimo!”
Disse riaprendo la porta dello scantinato con un sorriso malizioso.
 
“Non esageriamo, DiNozzo! La birra andrà più che bene!”
Lo fermò nuovamente.
 
“Allora… Che è successo con Ziva?”
 
“Gibbs io la amo… È tutta la mia vita… Non posso vivere senza di lei… E lo so che sembra stano, perché sembra che da quando sia arrivata lei, abbia portato una ventata di aria nei miei polmoni… E ho capito che prima di lei, non avevo mai respirato così bene… Beh… Da quando è morta mia mamma…”
 
Gibbs lo guardò con occhi profondi mentre beveva un sorso di birra dalla bottiglia.
 
“No Gibbs… Non è una cosa da adolescenti… E…”
 
“Tony non puoi esserne certo… Anche con Jeanne credevi fosse così…”
Gibbs provò a spiegargli che aveva solo 17, ed ogni cotta poteva sembrargli l’amore della sua vita.
 
“Gibbs… Jeanne non è Ziva… Si, ero convinto di amarla, e tanto… Ma… Ziva è diversa… Ziva non è… Di Jeanne non ho mai detto che fosse la mia Shannon… Ed ora so il perché… Perché è Ziva la mia Shannon!”
 
“Hai reso l’idea! Ma adesso… Dimmi che hai combinato…”
 
“Jeanne mi ha baciato davanti a Ziva…”
 
“Direi che hai qualche problema allora!”
Replicò Gibbs
 
“Si ma io le stavo dicendo di starmi lontana… Eravamo in un bar, e avevo appena avuto una discussione con Ziva per causa sua… Le stavo dicendo di sparire dalla mia vista, e lei ha visto Ziva arrivare e mi ha baciato!”
 
“Lei lo sa?”
 
“Non mi ha dato il tempo di spiegare…”
Disse abbassando la testa.
 
“Tony…”
Lo canzonò Gibbs.
 
“Okay, e che dovevo dirgli?! Non mi avrebbe mai creduto! E tanto meno mi crederà ora dopo che a scuola Jeanne parlava di quanto fosse stato focoso il mio bacio!”
 
Gibbs lo guardò ancora una volta.
“Adolescenti…”
Sospirò andando a buttare la bottiglia ormai vuota.
 
“No Gibbs! Non è una cosa da adolescenti!”
 
“Tony se non lo fosse, capiresti che lei crederebbe a te… Perché lei ti ama… E se ti ama, vuol dire che si fida di te!”
 
“Ma Gibbs, Jeanne le ha detto che io sto solo aspettando… Si beh… Quello… E che se aspetto non è perché la amo, ma perché mi aspetto molto, e credo che abbia fatto esperienza! Questo le ha detto! E lei ha iniziato a dubitare, di me, dell’amore, di lei stessa! E se ha creduto a una cosa simile, come potrà non credere a una cosa che ha visto?!”
Iniziò a perdere la pazienza.
 
“Se lei ci ha creduto, vuol dire che ciò che ha detto Jeanne è vero!”
Disse con noncuranza.
 
“Scusami?! Okay, sì, c’è stato un tempo in cui ero quel tipo di ragazzo… ma ora sono cambiato! Sono cambiato con lei! Ed è bellissimo! Perché non avrei mai immaginato che avrei preferito un semplice sorriso, un bacio, al sesso… Non avrei mai pensato di voler aspettare solo perché lei fosse pronta…”
Tornò a sedersi.
 
“Allora è vero o no quello che ha detto Jeanne?!”
Sbottò Gibbs, dal lavello.
 
Tony lo scrutò negli occhi.
 
“No… Perché sì, la voglio… Dio quanto la voglio! Ma non è quello che vuole lei… E se aspetto, è solo per questo… E non mi aspetto nulla! E anche se la desidero come non ho mai desiderato nessuno, potrei aspettare tutta la vita purché lei sia pronta!”
 
Gibbs sorrise… Era quello che voleva sentire…
“Allora dille questo… Se non le dici nulla, penserà che non lotti per lei… Avanti DiNozzo! Ho visto come ti ha risollevato quella ragazza! Glielo devi! Merita di sapere che lotti per lei!”
 
“Ma se non vuole ascoltarmi…”
Si lamentò, dirigendosi verso la cantina.
“Ti prego Gibbs, ho bisogno di qualcosa di più forte di una birra… Che ne dici di un bicchiere di Bourbon?”
 
“No DiNozzo! Devi tornare a casa adesso!”
Si precipitò per afferrarlo prima che fosse troppo tardi.

“E dai Gibbs… L’anno scorso non facevi così… E avevo solo 16 anni!”
Ripeté cercando di passare.
 
“No!”
 
“Cosa mi nascondi, Gibbs?”
Chiese dopo averlo scrutato con attenzione, e avendo notato qualcosa di diverso che non aveva mai visto prima nei suoi occhi… Sembrava… Ansia?
 
“Torna a casa DiNozzo… E vedi di risolvere tutto questo!”
Fece per congedarlo… Ma Tony era stato davvero come un figlio per lui, e aveva imparato a conoscere bene la persona che lo accudiva…


“È qui!”
Disse in un soffio sgranando gli occhi.
“Lei è qui!”
Urlò.
 
“No… DiNozzo… Tuo padre si starà…”
 
“Non mi importa di mio padre! Lei è qui! Le devo parlare!”
Si diresse verso la porta dello scantinato come una furia, e quando senti un rumore provenire da dentro, fece per aprire, ma Gibbs lo prese per un braccio.
 
“DiNozzo… Non stasera!”
 
“Lei era qui e tu non mi hai detto niente! Sei stato tu a dirmi che le devo spiegare come stanno le cose… E adesso spostati perché non ho intenzione di ascoltarti!”
Urlò, spalancando la porta.
 
Scese velocemente le scale, chiamando il suo nome. Poi si avvicinò lentamente alla barca che Gibbs stava costruendo e la vide stesa all’interno, che dormiva, con indosso la felpa USMC che di solito Gibbs indossava sempre. Si sedette accanto a lei e iniziò ad accarezzarle la mano.
 
Gibbs lo raggiunse poco dopo.
 
“Perché non mi hai detto che era qui?”
Chiese con gli occhi pieni di lacrime.
 
“Non voleva vedere nessuno per oggi… Ma adesso devi andare, Tony”
 
Il ragazzo si alzò, diede una bacio sulla fronte di Ziva e andò via.
 
Una volta rimasto solo, Gibbs guardò la ragazza stesa sulla sua barca.
 
“Hai sentito tutto di quello che ha detto in salotto, vero?”
 
La ragazza voltata di spalle, fece per aprire bocca, ma non aveva niente da dire. Forse aveva frainteso tutto, e non aveva neanche dato il tempo a Tony di spiegarsi… Ma perché era andato in quel bar? E perché c’era anche Jeanne?
 
“Dovete parlare…”
 
“Chi è Shannon, Gibbs?”
Domandò Ziva, voltandosi a guardarlo negli occhi, e notando di averlo preso alla sprovvista.
 
“È stato 15 anni fa…”
Disse voltandosi per sedersi su uno sgabello e prendere un sorso di Bourbon.
 
“Mi dispiace…”
Rispose Ziva, intuendo cosa fosse successo.
 
“Perché non sei rimasta a casa stasera, Ziva?”
Domandò Gibbs in tono paterno.
 
“Mio fratello ha picchiato Tony… E stamattina mi sono arrabbiata con lui per questo… So che l’ha fatto per me, ma non doveva mettersi in mezzo… Gli ho detto che in ogni caso io sono dalla parte di Tony, perché lo amo…”
Rispose mentre gli occhi iniziavano ad inumidirsi.
 
“Dovreste parlare… Sei importante per Tony, e lui lo è per te… Adesso però devi mangiare qualcosa… Non hai toccato cibo! Vado a prepararti qualcosa”
Le disse lui alzandosi e dirigendosi verso la cucina.
 
Tornò pochi minuti dopo, ma quando scese le scale, la trovò rannicchiata su se stessa, addormentata tra le assi di legno della barca.
 
Lasciò il piatto con la bistecca sul bancone, e delicatamente cercò di non svegliarla, mentre la prendeva in braccio per portarla nel letto.
 
Appena la avvicinò a sé, Ziva si accoccolò sul suo petto, appoggiando la testa sul suo cuore. Gibbs si ricordò di quando Kelly, sua figlia, faceva sempre la stessa cosa, dopo essersi addormentata nella cantina, e Gibbs la prendeva in braccio. Così lui strinse Ziva più forte, ricordando quanto faceva stare meglio sempre Kelly, e la portò nella sua camera da letto.
 
Tornò in salotto e si addormentò sul divano… Da 15 anni faceva sempre lo stesso sogno: Pedro Hernandez, un cartello della droga, sparava alla scorta delle di due donne, provocando un incidente stradale nel quale quelle donne rimanevano vittime… Solo che quei volti li conosceva bene… Fin troppo! Erano Shannon e Kelly. Sentiva le urla della sua bambina, e questo lo fece svegliare di colpo, ma le urla continuavano a echeggiare nella sua testa… Passarono velocemente i secondi, e quelle urla non sparivano… Finché si rese conto che non era un sogno!
 
Corse al piano di sopra, aprì velocemente la porta, e trovò Ziva in un bagno di sudore, che si dimenava nel sonno. La svegliò, immediatamente, e solo allora immaginò cosa potesse aver sognato… Perché lui sapeva… Sapeva tutto… Conosceva la sua storia, conosceva il suo passato… Conosceva Avraham!
 
“È tutto apposto Ziva… Era solo un sogno!”
Le disse una volta che lei si fu calmata.
 
Si ricordò che ogni volta che Kelly aveva gli incubi, abbracciare il padre, e addormentarsi tra le sue braccia la faceva sentire meglio, così si stese accanto a lei, e le fece appoggiare la testa sul suo petto, mentre lui le accarezzava la schiena.
 
“Qualcosa di te, mi ricorda Kelly…”
Le disse, e cominciò a raccontare tutto quello che lui e sua figlia avevano fatto insieme, finché non credette che si fu addormentata.
 
A quel punto fece per alzarsi, ma le mani della ragazza gli strinsero la maglietta, e lui capì che Ziva aveva bisogno di qualcuno che le fosse accanto in quel momento. Tornò a stendersi, e rimase sveglio tutta la notte a guardarla dormire, e a ripensare alla sua bambina.
 
 
 
 
Un altro giorno era trascorso senza che Tony e Ziva avessero un minimo contatto, né a scuola, né fuori di lì, ed il ragazzo sentiva l’urgenza di parlarle e chiarire la situazione, così aveva chiesto aiuto ai suoi amici, ed Abby era andata a parlare con Ziva.
 
“Ziva secondo me dovresti ascoltare quello che ha da dire… Magari è tutto un malinteso… Non credi di esagerare un tantino?”
 
Ziva non aveva la minima intenzione di raccontare quanto accaduto la notte precedente, e anche Tony, conoscendola, non aveva detto nulla…
 
“Ha baciato Jeanne Benoit! Jeanne!”
Replicò lei.
 
“Allora è questo? Hai paura di lei? Hai paura che torni ad essere la ragazza di Tony? È questo il problema? Non dovrebbe! Devi essere sicura di te! Lei non è nessuno per…”
 
“Abby… Non è questo! Non è perché era la ragazza di Tony… È perché lei mi ha chiuso in uno sgabuzzino! Ha detto a Ray di fare quello che ha fatto… Mi chiama ebrea… Non è perché è la ragazza di Tony…”
Disse alzandosi in piedi.
 
“Ma magari non è stato Tony a baciarla… Ci hai pensato?”
 
 
 
 
“Tony… La devi smettere di avere paura! La devi smettere di mandare Abby a convincere Ziva ad ascoltarti! Non è così che funziona!”
 
“Pivello… Se mi avvicino lei se ne va! Non c’è altro modo!”
 
“Ti sbagli! Devi prenderla e parlarle! Davvero trovo così stupido questo litigio tra voi! Solo perché non ti sei spiegato… È stato solo un fraintendimento! Tony, se non vai a parlarle lei continuerà a soffrire! Ha bisogno di sapere che tu non ti sei arreso al primo ostacolo! Ha bisogno che tu la insegua! Ancora non l’hai capito?! Perché aspetti?! Più aspetti e più lei soffre… E Tony, sarò anche un pivello, non sarò un uomo come te… Ma io non ti permetterò di farla soffrire un giorno di più! Lei è la mia migliore amica, e non posso continuare a vederla così, sapendo che l’unica persona che potrebbe riportarla a stare bene è davanti ai suoi occhi, ma si rifiuta di aiutarla! Se fossi stato al tuo posto non avrei esitato un attimo!”
 
Tony guardò McGee… Sapeva che aveva ragione… Non poteva ribattere… Non aveva scusanti… Doveva fare qualcosa! Ma cosa? Come poteva dimostrarle quanto l’amasse?!
 
“Chiamo Abby… Vediamo che dice!”
Bofonchiò prendendo il cellulare.
“Maledizione, non risponde! Prova a chiamarla tu…”
 
“Non risponde neanche a me… Staranno ancora parlando…”
Concluse McGee dopo una cinquantina di squilli.
“La vado a prendere… Intanto tu lasciale qualche messaggio in segreteria”
Aggiunse uscendo da casa DiNozzo.
 
 
 
 
“Ciao Ziva… C’è Abby per caso?”
Chiese McGee fingendo di non sapere, appena Ziva aprì la porta di casa.
 
“Sì… Ma se n’è andata circa un’ora fa… Ha detto che aveva un appuntamento… Pensavo che l’appuntamento fosse con te…”
Rispose lei perplessa.
 
“Magari! Da quando è successa quella cosa, non so più se stiamo insieme oppure no ma… Aspetta se non è con me, allora con chi è a questo appuntamento?!”
 
“Hai provato a chiamarla?”
 
“Si, ma non risponde… Né a me né a Tony…”
 
Appena pronunciò il suo nome, la ragazza si incupì.
 
“Scusami… Non volevo… Ti va di parlarne?”
Chiese lui appoggiandole una mano sulla spalla, e lei fece cenno di no con il capo.
 
“Sei sola a casa?”
 
“Sto aspettando che torni Tali… È andata a casa di un’amica all’uscita di scuola, e non la vedo da ieri sera…”
 
“Ma voi non venite a scuola insieme in pullman?”
Domandò il ragazzo innocentemente.
 
“Ehm… Si… Solo che…”
Certo non avrebbe raccontato di aver dormito dal professor Gibbs.
 
“Tony è passato a prenderti e tu sei andata con lui?”
Domandò il ragazzo speranzoso.
 
“Si… Qualcosa del genere”
Mentì.
 
“Ehi Ziva… Tu lo sai che sei la mia migliore amica… E che comunque vada a finire questa storia io sarò dalla tua parte…Qualunque cosa tu decida di fare… Se dare una chance a Tony di spiegarsi o no, io ti appoggerò… Però lasciami dire, che dopo che tu lo hai praticamente salvato, dopo tutto quello che avete fatto insieme, e dopo tutto quello che Jeanne ti ha fatto, tu meriti unna spiegazione! Meriti di sapere perché… Perché io sonno convinto che adesso tu stia pensando di non essere abbastanza per lui, o che lui ama ancora Jeanne, o magari che a lui manchi qualcosa che tu al momento non puoi offrirgli… Ed io sono convinto che non sia niente di tutto questo! Non ti sto chiedendo di parlargli per dargli una chance… Ti sto chiedendo di parlargli perché tu meriti di sapere il perché! Per te!”
 
Ziva iniziò a riflettere, e proprio mentre stava per ribattere, la porta di casa si spalancò facendo entrare Ari e Tali. La piccola corse ad abbracciare Ziva urlando, mentre il grande la osservò, domandandosi cosa potesse aver fatto e dove potesse essere andata la notte precedente.
 
“Zivaaaaaa!”
 
“Ehi topina!”
 
“Ziva mi sei mancata, ma dove sei stata?!”
Domandò abbracciando la sorella.
 
“Già Ziva… Dove sei stata ieri notte?”
Domandò Ari, con sottofondo di rabbia e delusione.
 
“Ah… Ziva… Io vado a prendere Tony... E poi passiamo a prenderti per andare a cercare Abby?”
Propose McGee per potersi togliere da quella situazione imbarazzante.
 
“No, non preoccuparti Tim… Vengo con te…”
Implicitamente gli disse che neanche a lei faceva piacere quella situazione.
“Torno stasera, okay piccolina?”
Aggiunse rivolta a Tali, alzandosi e senza guardare Ari.
 
“No, tranquilla… Passiamo tra 5 minuti… Così potrai spiegare che ieri notte siamo andati tutti da Abby che si è sentita poco bene…”
Mentì l’amico, cercando di aiutarla, e andando via.
 
 
 
 
 
Pochi minuti dopo, qualcuno citofonò, e Ziva corse ad aprire, ma proprio sul ciglio della porta, venne fermata da Ari che la prese per un braccio.
 
“Mi sta simpatico quel ragazzo… Quello che c’era quando sono arrivato… Sono contento che tu sia andata avanti…”
 
Ziva sgranò gli occhi.
“Cosa? Ma… Io non sto con McGee! Lui è semplicemente un amico… Il mio migliore amico! Ma niente di più! È Tony il ragazzo che amo, è Tony il mio ragazzo, ed ha sbagliato… Ma tutti facciamo degli errori! Quindi smettila di metterti in mezzo nella mia vita!”
 
Gli urlò, e aprì subito la porta, ritrovandosi davanti proprio Tony.
 
 
 
 
“Wow, McGee… Non sapevo che avessi la macchina!”
Disse Ziva per rompere il silenzio imbarazzante che si stava creando una volta dentro l’auto. McGee era al volante, e Tony e Ziva dietro.
 
“Ed io non sapevo che tu avessi passato la notte… Fuori… Che hai fatto?”
Chiese con un sorriso malizioso.
 
“Ehm…”
Esitò Ziva, diventando paonazza, e temendo che Tony potesse dire la verità.
 
“È stata a casa mia!”
Disse prontamente il ragazzo. Rivolgendo un timido sguardo a Ziva.
 
“Cosa?! Allora avete fatto pace?!”
Si eccitò McGee, frenando di colpo.
 
Tony non volle rispondere, così guardò Ziva, che sembrava ancora più imbarazzata e senza parole.
 
Così Tony comprese che era necessario parlare con lei… E molto presto. McGee aveva ragione. Aveva sentito ogni cosa che Ziva aveva detto ad Ari pochi minuti prima, e aveva capito che doveva spiegarsi prima che fosse troppo tardi.
 
“Ehi Pivello, la mancanza di Abby ti sta facendo diventare come lei?!”
Scherzò Tony per deviare l’argomento.
 
“Spiritoso…”
Ribatté McGee, quando ad un trattò Ziva si rizzò di colpo, vedendo l’auto di Abby… Abbastanza riconoscibile dato il colore rosso sgargiante ed i teschi sul cruscotto.
 
“È la sua macchina!”
 
I ragazzi scesero immediatamente, e corsero all’intero del bar di fronte, trovando una Abby intenta a prendere a borsettate un ragazzo che pareva essere il doppio di Tony e Tim messi insieme!
 
“Ma quello non è Simon? Simon Cade? Della squadra di pugilato?”
Domandò Tony.
 
“Abby!”
Urlò McGee, quando il ragazzo provò a baciare Abby nonostante i colpi di borsetta. Raggiunse immediatamente i due, e tirò un sonoro pugno al ragazzo allontanandolo e stringendo Abby tra le sue braccia.
 
“Tim!”
Urlò lei, stringendosi ancora più forte!
 
“Ci sono io adesso!”
Disse il McGee dandole una bacio sulla testa.
 
Intanto il ragazzo, si rialzò, pur con un labbro sanguinante, e fece per scaraventarsi contro Tim, ma Tony e Ziva si guardarono per una frazione di secondo, e corsero in loro aiuto.
 
Tony tirò nuovamente un pugno a Simon per prendere tempo e portare Abby e McGee fuori da quel bar, e permettere a Ziva di concialo per le feste.
 
“Hai smesso di importunare la mia amica?!”
 
 
“Scusami Tim… Scusami! Non volevo che succedesse tutto questo! Volevo solo fartela pagare e farti credere che non mi fidassi più di te, e volevo dirtelo oggi, poi però col fatto che Tony e Ziva non si parlavano più ho pensato che non fosse il momento adatto, allora ho ricevuto l’invito da Cade e ho pensato che sarebbe stata una buona idea per il mio piano…”
Disse subito Abby, una volta fuori, tra le lacrime asciugate dalle braccia di McGee.
 
“Va tutto bene, Abby… Va tutto bene!”
La rassicurò Tim subito dopo essersi ripreso dallo stupore.
 
La ragazza alzò la testa, e osservò McGee con i suoi profondi occhioni verdi e lucidi, ed il ragazzo posò delicatamente le sue labbra su quelle di Abby.
 
Tony sentendosi leggermente fuori luogo, e avvertendo così ancora di più la lontananza da Ziva, tornò dentro ad aiutarla.
 
Appena varcò la porta del bar, vide Cade mettere una mano sulla spalla di Ziva, e fece per correre a rompergli il naso, ma la ragazza ci pensò da sola, afferrandogli la mano e scaraventandolo sul tavolo da biliardo.
 
Una volta sistemato l’omone, Ziva si diresse verso l’uscita del bar, con molta nonchalance, mentre tutti la fissavano allibiti, e fermandosi per un secondo a guardare Tony negli occhi.
 
 
 
 
“Ziva non hai mangiato niente… Sono giorni che non mangi… Ti senti bene?”
Chiese Rivka…
 
“Si… Sto bene… Sono solo stanca… Vado in camera…”
Rispose alzandosi da tavola.
 
Appena si stese sul letto e chiuse gli occhi, si accorse che tutti i pensieri che le affollavano la mente, le impedivano di dormire… E poi non aveva voglia di svegliarsi per l’ennesima volta nel cuore della notte, sperando di non aver svegliato nessuno.
 
Trascorse qualche ora in cui lei non fece altro che guardare il soffitto, un po’ per paura di addormentarsi e avere gli incubi, un po’ perché aveva voglia di pensare a Tony. Era ormai mezzanotte, quando sentì dei rumori provenire da fuori.
 
Scattò subito in piedi, pronta a difendersi, quando vide qualcuno arrampicarsi su un albero, ed entrare nella sua camera dal balcone… Tony… Sembrava che le avesse letto nella mente.
 
“Che ci fai qui?! Dovresti essere a casa, non puoi stare qui! Se ti vede mio fratello…”
Si affrettò a dire a bassa voce con il tono più freddo che le uscì.
 
“No! Non questa volta! Adesso basta! Voglio chiarire una volta per tutte quello che è successo… E tu non mi impedirai di amarti solo per uno stupido malinteso.”
Ribatté lui in tono fermo e deciso.
 
“Lo so… Ci ho messo due giorni a capire che dovevo prenderti e chiarire sin da subito la situazione… Sono stato un codardo… Pensavo che tu avessi bisogno di tempo per riflettere… Ma in realtà avevo solo paura che tu non mi credessi! Adesso però lo so!”
 
“Tony… Ti avevo solo chiesto di sparire dalla…”
 
“No! Perché ormai ho imparato che devo prenderti al volo! Tu non ti fermi mai, e se voglio stare con te, devo prenderti al volo! Adesso ascoltami! Non ho baciato Jeanne!”
Disse, e Ziva abbassò subito il capo.
 
“Guardami!”
Aggiunse, prendendole il mento delicatamente e alzandole la testa, mentre i suoi occhi si inumidivano, e si mordeva le labbra.
“Non ho baciato Jeanne… Ero andato a quel bar perché io e te avevamo avuto una piccola lite, e non riuscivo a sopportare il fatto che tu stessi male per causa mia… Lì ho incontrato Jeanne che si stava avvicinando a me, e le ho detto di andare via, di starmi alla larga e di non parlare mai più con te, perché ti aveva ferita… Ma lei ti ha vista arrivare, e conoscendola, mi avrà baciato solo per renderci la vita un inferno! Io non la amo… Non potrei amarla, perché ha fatto del male all’unica persona che amo veramente...”
Spiegò.
Poi le alzò di nuovo il viso prendendolo con due mani.
“Tu! Ti amo Ziva… Ti prego, perdonami”
 
Ziva si avvicinò, ed appoggiò le sue mani sul viso di Tony, facendo sfiorare i loro nasi e chiudendo gli occhi.
 
“Sto lottando per te, Ziva…”
 
“Ti amo, Tony
Il cuore di Ziva ricominciò a battere dopo tanto tempo. Aveva bisogno di lui, aveva bisogno di sentirsi amata, amava Tony!
 
Incoraggiato da quelle parole, Tony cercò di avvicinare le sue labbra a quelle di Ziva, e appena si sfiorarono, probabilmente una supernova era appena esplosa nel cielo.
 
Fu un bacio semplice, semplicemente labbra che si toccavano… Ma che liberavano nell’aria un’energia che si era accumulata col passare dei giorni, e tutte le tensioni di Ziva, si sciolsero in quel bacio, liberandosi sotto forma di una singola lacrima, che le usciva dagli occhi chiusi, rigandole le guance, fino ad arrivare alle loro labbra, rendendo il bacio più salato. Appena Tony avvertì la lacrima sulla sua bocca, aprì gli occhi, allontanandosi, per capire cosa stesse succedendo. Vide Ziva che aveva ancora gli occhi chiusi, ma finalmente aveva un’aria più serena che non vedeva da tanto tempo. Così si avvicino di nuovo alle sue labbra, e iniziò a baciarle quella lacrima, risalendo per la guancia, lo zigomo, fino ad arrivare all’occhio, che lei aprì, e si fissarono per qualche secondo.
 
“Scusami…”
Disse Ziva, vergognandosi della lacrima… Era sempre riuscita a trattenerle, anche quando la situazione era insostenibile, Tony non l’aveva mai vista piangere…
 
“Va tutto bene…”
Rispose lui, posandole un bacio sulla fronte.
“Vieni…”
Aggiunse subito dopo, avvicinandosi al balcone.
“Devo farti vedere una cosa”
 
“Dobbiamo scendere?”
Chiese lei.
 
“Riesci ad arrampicarti giù per quest’albero?”
 
“Ehi! Come credi che sia sopravvissuta due giorni nel bosco quando Avraham mi lasciò lì? Certo!”
 
Tony sorrise, e insieme si arrampicarono, quando però Ziva poggiò un piede su un ramo troppo sottile che si spezzò facendola scivolare.
 
“Ziva!”
Urlò Tony, non riuscendo più a vederla a causa delle fronde dell’albero.
 
Dopo pochi secondi di puro panico, Ziva rispose.
 
“Sto bene!”

E Tony si affrettò a scendere per raggiungerla ed assicurarsene personalmente.
“Mi sa che sei fuori pratica Miss David!”
La prese in giro, e Ziva gli rivolse un’occhiataccia.
 
“Allora cosa mi dovevi far vedere?”
Domandò ignorando la battuta.
 
Per tutta risposta, Tony le mise le mani sugli occhi, e la portò in un piccolo spiazzale di fronte a casa di Ziva.
 
“Pronta?”
Chiese prima di togliere le mani.
 
Ziva aprì gli occhi, e non riuscì a nascondere lo stupore, che si tramutò prima in gioia, e poi in gratitudine, alternando lo sguardo tra Tony e… La sua vespa! Quella che aveva all’inizio dell’anno, ma che qualcuno, probabilmente Jeanne, le aveva rotto!
 
“Grazie…”
Rimase senza parole.
“Come… Come hai fatto?”
 
“Stavo provando a riaggiustarla da quando l’ho vista la prima volta sul retro della scuola, il primo giorno… Ed ora finalmente dovrebbe essere funzionante!”
Spiegò il ragazzo.
 
“Per tutto questo tempo… E non mi hai detto niente?”
Chiese ancora allibita.
 
Tony le si avvicinò. I loro visi erano vicinissimi, e lui continuava ad osservare ogni centimetro del suo viso, soffermandosi sugli occhi.
 
“Perché ti amo da tutto questo tempo!”
Rispose un secondo prima di buttarsi sulle sue labbra, e baciarla appassionatamente come non faceva da tempo.
 
Fu un bacio colmo di passione, e quell’euforia che era mancata a tutti e due in quel periodo. Ziva sentì un formicolio allo stomaco, diradarsi velocemente in tutto il corpo, e Tony avvertì il suo cuore battere più veloce.
 
La sollevò, e Ziva cinse la vita di Tony con le sue gambe, senza allontanare le labbra.
 
“Ziva…”
Sussurrò a fior di labbra.
“Mi sei mancata!”
 
“Anche tu, Tony!”
 
 
 
 
Tornati sotto casa di Ziva, lei fece per arrampicarsi quando Tony la fermò.
“Ferma qui, mia splendida Ninja… Non ho intenzione di prendermi un altro infarto se scivoli ancora… Quindi adesso sali sulla mia schiena e mi arrampico io!”
 
Ziva lo guardò, e poi sbuffando, salì sulla schiena di Tony, ma avendo intenzione di fargliela pagare, mentre lui si arrampicava, lei prese a mordergli delicatamente l’orecchio…
 
“Ziva, così mi uccidi!”
Sussurrò Tony, fermandosi per riprendere fiato.
 
“Avanti scalatore… Non mi vorrai mica dire che la tua concentrazione è così debole…”
Sussurrò a sua volta, sfiorandogli con le labbra il lobo dell’orecchio, così, Tony trovò stabilità, si mise in piedi su un ramo, e tendendosi con una mano al tronco, prese Ziva improvvisamente, e se la portò davanti, baciandola con una tale forza, che lei fu costretta a chinarsi all’indietro, mentre Tony la teneva stretta a sé.
 
“Contenta adesso, David?”
Domandò malizioso, facendola arrossire.
 
Poi ripresero a salire, finché non furono dentro casa.
 
Era ormai tardi, ed era ora di dormire, così, Zia si stese nel letto, e Tony le rimboccò le coperte, prima di darla un bacio sulla tempia ed andare via.
 
“Notte, Occhioni Belli…”
 
Quanto le era mancato quel soprannome… Quanto le era mancato tutto! Avrebbe voluto chiedergli di restare, di abbracciarla per tutta la notte, di proteggerla dai suoi incubi… Ma non lo fece, e si rigirò nel letto dall’altra parte, a fissare il muro.
 
Tony stava per aprire la porta finestra, quando si ricordò di quello che era successo la sera in cui la sua vita era andata in frantumi, e a quello che gli aveva detto Ari, e la richiuse.
 
Si avvicinò al letto di Ziva, e si mise sotto le coperte insieme a lei. Ziva si voltò improvvisamente a guardarlo… Che avesse ascoltato le sue preghiere?
 
“Stanotte voglio stringerti così forte da permettere al tuo profumo di farmi da sonnifero, tanto da impedire ad ogni incubo anche solo di sfiorarti…”
Le disse dolcemente, sorridendo.
 
Ziva si sistemò con la testa sul suo petto, e la mano sotto al mento, mentre Tony la avvolgeva con un braccio, e con l’altro gli accarezzava la testa.










NOTA DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti! (Wow... Mi rendo conto solo adesso che non c'è capitolo in cui non vi abbia salutato con il  io solito "ciao a  tutti")Allora, dopo questa breve (Ma chi voglio prendere in giro?! Breve?! Sono stata via praticamente 2 mesi!) assenza, sono tornata! Allora... Beh... Finalmente sia i TIVA che i MCABBY hanno fatto la pace! Contenti? Io si! Ma non pensate che sia finito tutto così... Perche vi avviso... Questo è solo l'inizio! Allora in questo capitolo ho messo molto ZIBBS... Perché io li adoro come padre e figliaaaaa! E la vespa di Ziva? Ve la ricordavate? Avreste mai pensatp che Tony l'aveva presa per poterla aggiustare? Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Baci,

Gaia.

 
   
 
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