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Autore: clairemonchelepausini    08/08/2016    1 recensioni
Ci sono cose che non cambiano mai, nonostante passino anni; esistono persone, come Kurt e Blaine, che sono destinate a stare insieme.
Natale è alle porte: la città è in fermento e non c’è cosa più bella che godersi l’atmosfera natalizia a New York, il vero centro della magia.
La vita di Kurt e Blaine non è stata mai così bella: sono sposati da cinque anni, si amano come il primo giorno ed entrambi hanno una carriera che li fa sentire appagati. Tuttavia, qualcosa sta per cambiare e quell’aria di felicità, armonia e amore che si respira, sta per essere scombussolata.
Hanno affrontato varie prove, sono riusciti a superare gli ostacoli che la vita ha presentato loro rimanendo sempre uniti, ma stavolta qualcosa sembra essersi incrinato.
Basterà la magia del Natale a far sì che tutto ritorni come prima e a far schioccare nuovamente quella scintilla che li aveva fatti innamorare?
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Mercedes/Sam, Puck/Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2 : Per sempre noi





 
 
L’arrivo del Natale ogni anno era preannunciato da un atmosfera particolare: le strade della città si illuminavano con cascate di lucette che si accendono e spengono ad intermittenza, la gente chiacchierava entusiasta e con vivacità e gli occhi dei bambini restavano incantati davanti a quell’ indescrivibile spettacolo natalizio. Era il periodo più bello dell’anno, in cui si viveva una grande magia che trasformava la città in un vero e proprio paese delle meraviglie dove anche i sogni più folli diventavano realtà. A New York il Natale si respirava in ogni angolo, si percepiva in ogni cuore.
In casa Anderson – Hummel l’aria non era mai stata così fredda, vuota e triste; era la prima volta dopo anni che Blaine e Kurt avrebbero trascorso il Natale separati ed era il primo Natale per Layla: di certo non era quello che lei si sarebbe aspettata.
Blaine, vagava per casa in cerca di altre decorazioni, ma non essendo casa sua si sentiva fuori posto anche se Sam cercava di metterlo a suo agio. Il vero problema era che lui non avrebbe voluto essere lì, voleva festeggiare il Natale con suo marito e sua figlia, ma questa prospettiva al momento gli sembra lontana, se non impossibile.
«So che non è lo stesso, ma che ne dici di aiutarmi a fare l’albero, prima che Mercedes arrivi a casa e scopra che sono stato tutto il giorno ad oziare?» disse l’amico scherzando, cercando di farlo ridere, cosa che risultava alquanto difficile.
«Sì, certo, ti aiuto» rispose lui con un fil di voce e con uno sguardo perso.
«Pensi che Kurt cambierà idea e magari riuscirete a passare il Natale insieme con la piccola Layla?» domandò cauto e schiarendosi la voce, avendo paura di parlare e non volendolo ferire. Aveva visto parecchie volte l’amico distrutto, ma stavolta c’era qualcosa di diverso, era come se gli si fosse spenta la luce che aveva dentro.
«Non lo so, sinceramente. Sam, ci siamo buttati addosso parole pesanti, cose che nessuno dei due pensava veramente e ora non so, se tutto potrebbe mai tornare com’era prima» affermò Blaine, appendendo qualche decorazione senza riuscire a guardarlo, per paura che il suo sguardo lo tradisse.
«Io credo di sì. Ho sempre saputo che Kurt era la tua anima gemella, che avreste potuto superare qualsiasi problema insieme e non è passato mai un giorno in cui non avete lottato per il vostro amore e penso che ce la farete anche stavolta. Devi ricordati come tutto è iniziato, dove questo vi ha portato e quali traguardi avete raggiunto. Non è importante il viaggio che una persona compie, ma tutto ciò che trova sul suo cammino: è questo a renderlo speciale».
Quella fredda mattina mentre Blaine era al caldo, Kurt aspettava Rachel per fare colazione da Tiffany, un appuntamento che si ripeteva una volta la settimana, ormai da più di otto anni. Ed immancabilmente lei era in ritardo, ma non appena lo vide gli fece cenno con la mano sorridendogli mentre lui cercò di ricambiare come possibile perché non era proprio dell’umore.
«Oddio Kurt, sei uno straccio!» esclamò preoccupata lei, facendo una scenata teatrale come il suo solito.
«Oh, Grazie mille Rachel».
«Questo sarà il primo Natale di Layla con noi, il primo che io e Blaine passeremo separati e…» sospirando disse quasi soprapensiero, lasciando la frase a metà.
«Potrebbe anche non essere così, chi dice che non potete passarlo insieme? È vero vi siete detti delle brutte cose, ma essere circondati dal Natale e dalla sua magia potrebbe anche aiutarvi a chiarire la situazione» gli disse.
«Rach, non è stata una discussione come le altre, era come se non potessimo fermarci dal dire certe cose, come se ci odiassimo così tanto da non trovare la forza di smettere. È stato… avevamo litigato prima d’ora, forse saranno volate anche parole più dure, ma stavolta è stato diverso» rivelò Kurt, dispiaciuto e forse un po’ orgoglioso, era l’amore della sua vita e lui non era pronto a perderlo, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
«Ok, ti capisco Kurt  e so che hai delle buone ragioni per non voler tornare sui tuoi passi, ma non pensi che  ce li abbia anche Blaine? Io non sono brava con le parole, io mi limito a cantarle, era Finn quello che ci sapeva fare. Se fosse stato qui, cosa ti avrebbe detto? Lo conoscevamo bene entrambi e sappiamo che lui non se ne starebbe stato senza fare nulla, lui ci avrebbe provato» parlò sicura, sottolineando ogni parola convinta, sapendo che l’amico aveva bisogno di una spinta forte, doveva riprendere il controllo della sua vita. Non poteva lasciare che uno stupido litigio, per quanto pesante, rovinasse il suo matrimonio e la sua vita; Kurt doveva reagire e dato che non c’era Finn, Rachel cercò di fare del suo meglio.
«Io non posso dirti cosa fare perché sono la persona meno indicata; dopo la morte di Finn mi sono lasciata andare, ho dedicato tutte le mie energie alla mia carriera e sì, questo mi ha portato in alto, ma a quale prezzo? Stavo per perdere me stessa e tutti voi. Lui mi manca sempre, forse anche di più del primo giorno e non sai cosa darei per poterlo abbracciare nuovamente, per potergli dire quanto lo amavo e quanto sarei stata felice di diventare sua moglie, ma tutto questo non avverrà mai, lui non potrà mai tornare indietro, voi potete farlo. Tu e Blaine potete trovare un modo per sistemare le cose, Finn ti direbbe di lottare e di ricordare tutte le cose che ti hanno fatto innamorare di Blaine» rivelò  quasi tutto d’un fiato con un grosso dolore al cuore; per lei non era facile parlare di lui, nonostante ormai fossero passati anni.


 
“ Ti ricordi
Come cominciò?
“Ti dispiace stringermi la mano?”
Io ti ho risposto “Non lo so.”
Ti ricordi
Come continuò?
“Ti dispiace adesso se ti amo?”
Con gli occhi chiusi ho detto “No”
Poi scoppiò la vita.



 
Kurt era andato a prendere la figlia all’asilo, lei era così eccitata che non riusciva a stare ferma. Quel pomeriggio avrebbero fatto l’albero di Natale insieme e per un bambino non c’era momento più bello. Tuttavia, nonostante l’armonia che si respira in casa per i preparativi natalizi, Layla sentiva la mancanza del padre, tanto d’avere paura di essere felice.
«Sono una bambina cattiva perché sono felice di fare l’albero con te, anche se papà non c’è?» domandò seriamente, corrugando le sue piccole sopracciglia e intristendosi subito dopo.
«Oh, no tesoro!» gli rispose Kurt, accarezzando la sua guancia e facendola sedere sulle sue gambe, cercando di spiegarle che i bambini cattivi sono quelli che fanno cose cattive. Lei sembrò capirlo almeno per quanto le era possibile, ma una volta finito l’albero volle andare in camera a colorare mentre Kurt le preparava la merenda.
«Io so che i papà hanno litigato, loro sono sempre così tristi e anch’io. Zio Finn, mi senti? Mi manca papà! Voglio che torni a casa. Oggi, all’asilo mi hanno detto che loro non mi voglio bene, che Babbo Natale non riceverà la mia letterina perché io sono stata adottata e mi hanno detto che sono… come si dice… è una parola difficile...ecco, una pedente. Io ho pianto, ma poi la maestra mi ha detto che sono speciale» esclamò Layla con dolcezza e tenerezza, mentre alcune lacrime bagnavano il suo piccolo viso. Con una mano stringeva forte il suo coniglietto e con l’altra la fotografia di Finn, praticamente la portava ovunque, non se ne voleva separare mai. Kurt era rimasto sulla porta ad ascoltare le sue parole, addolorato per ciò che la piccola aveva dovuto subire, sapendo bene come ci si sentiva. Era sconvolto per la cattiveria di quei bambini e infuriato con la maestra che non l’ aveva chiamato per avvertirlo, in quel momento però doveva pensare solo a sua figlia.
Come capitava spesso, fecero la merenda delle principesse, alla quale a volte si univa anche Blaine; poi lei tornò a colorare spensierata e felice come solo i bambini sanno fare, ma qualcosa era successo e Kurt non potè fare finta di nulla.
«Ciao principessa!» esclamò Blaine dal soggiorno prima che Layla gli corresse incontro buttandosi, letteralmente fra le sue braccia.
«Tesoro, che ne dici di andare in cameretta a giocare con Pippi?». Lei scuotè energeticamente la testa, facendo saltare da un lato all’altro le codine, contrariata e quasi sul punto di mettersi a piangere.
«Ti prometto che potrai giocare dopo con papà, stasera rimane a cena con noi» affermò serio Kurt sorridendogli; gli era bastato poco per convincerla e così la videro trotterellare verso la sua camera felice.
Blaine era nervoso, stava seduto sul divano con le gambe accavallate, spostando prima una e poi l’altra e lo sguardo di Kurt gli confermò che era successo qualcosa, ma non appena lui poggiò la mano sulla sua gamba si tranquillizzò. Un tocco che almeno in teoria avrebbe dovuto calmarlo, ma scatenò in lui una sensazione che conosceva bene: desiderio. Nei loro occhi ardeva ancora la passione e ciò ne era una dimostrazione ma, non appena lui si accorse del gesto, tolse subito la mano: non erano lì per loro.
«Kurt, perché mi hai fatto venire qui? Non che mi dispiaccia, ma cosa c’era di così importante da non poterne parlare al telefono?»
«Ti ha per caso chiamato la maestra di Layla oggi?» domandò lui cauto. Dall’ espressione di Blaine, intuì che era chiaramente un no, cosa che lo fece infuriare ancora di più e allo stesso tempo fece preoccupare Blaine.
«Arrivo dritto al punto. Ti ho chiamato perché dobbiamo decidere insieme che cosa fare». Blaine non fece alcuna domanda e così Kurt continuò, cercando di dimostrarsi calmo, più di quanto in realtà fosse.
«Stavo preparando la merenda a Layla e quando sono andato a portargiela lei era seduta sul tappeto che parlava con la fotografia di Finn, sai quanto le piace farlo ma, la cosa che mi ha lasciato senza parole è stato ciò che ha detto. Tralasciando che è preoccupata per noi e ha capito che abbiamo litigato, dice che dei bambini all’asilo le hanno detto che noi non le vogliamo bene, che Babbo Natale non riceverà la sua letterina perché è stata adottata e le hanno detto che è una perdente. Nota bene, dice anche di aver pianto anche se la maestra l’ha consolata dicendole che è una bambina speciale » Kurt buttò fuori quelle parole come se stesse sputando veleno, era così accecato dalla rabbia da non accorgersi che tremava e che Blaine gli avesse preso le mani, stringendole alle sue.
«Stai scherzando?» chiese Blaine quasi urlando, arrabbiato e senza riuscire a mantenere la calma , cosa che risultava difficile anche al marito. Dopo molti giorni di lontananza e con comunicazioni fatte da monosillabi, quella era la prima volta che sostenevano una conversazione e in più senza litigare o urlarsi contro.
«Dallo sguardo che hai posso dedurre che la maestra ci ha tenuto fuori dall’accaduto, così come ha fatto nostra figlia. Ora, capisco lei che è piccola e pensa sia qualcosa di poco conto, ma non accetto che l’abbia fatto anche la maestra. È sua responsabilità avvisarci, non mi basta di certo il fatto che l’abbia consolata dicendole che è speciale».
«E appunto per questo che ti ho fatto venire, volevo che parlassimo e che decidessimo insieme cosa fare» ammise Kurt guardandolo negli occhi e capendo ciò che passava per la mente del marito.
«No, Blaine, non ci pensare nemmeno. Non puoi andare a parlare con i genitori dei bambini ogni volta che succederà qualcosa, perché questo avvenimento non sarà di certo l’ultimo. È una cosa da risolvere con la maestra».
«Ma come….» stava dicendo Blaine balbettando, stupito che il marito avesse anticipato ciò che stava per dire, anche se l’illuminarsi dei suoi occhi doveva essere già di per sé una risposta.
«Ma come faccio a saperlo? Blaine, ci conosciamo da nove anni e siamo sposati da cinque, credi che questo non basti a conoscerti? E poi perché ci ho pensato anch’io» ammise Kurt sorridendo, lanciando uno sguardo al marito con quella stessa complicità che avevano prima di quel litigio.
Rimasero a fissarsi per qualche minuto, uno alzava lo sguardo quando l’altro lo abbassava, era come essere tornati ragazzi, quando c’era ancora un mondo da scoprire insieme. Era da un po’ che non si vedeva quel rincorrersi di sguardi, quelle parole non dette e quell’ avvicinarsi o sfiorarsi per caso con l’innocenza caratteristica di un giovane amore. Kurt e Blaine pur essendo passati anni non finivano mai di scoprirsi, di vivere momenti sempre nuovi ed emozionanti, di esprimersi con gli occhi così come con i gesti e le parole: cercavano un modo loro, sempre più originale per mantenere il loro amore vivo e non farlo cadere nel tradizionale. Alla fine, dopo aver preso appuntamento con la maestra, decisero di parlare con la figlia: dovevano farle capire che per ogni problema, per qualsiasi cosa, poteva parlarne con loro.
«Buona notte scricciolo» dissero all’unisono Kurt e Blaine, facendo felice Layla che si addormentò quasi subito con un sorriso sulle labbra, sotto lo sguardo sereno dei genitori.
C’erano cose che nessuno poteva prevedere e altre che erano state già scritte, come la loro storia. Non era stato detto che non avrebbero riscontrato qualche difficoltà, ma erano proprio queste a determinare la loro vita insieme.
«Io ti amo Kurt», disse Blaine di punto in bianco ,non appena si era infilato il cappotto, trovandosi davanti la porta prima di andarsene.
«Ti amo anch’io» rispose Kurt, per nulla sorpreso della sua dichiarazione.
Tutto ciò non fece altro che dimostrare che tra loro quella luce era ancora accesa.
Blaine con una grande falcata lo raggiunse, avvicinò il viso al suo e prese dolcemente la sua mano baciandogliela. Alzò lo sguardo, sorpreso di vedere quel sorriso che lui amava tanto e quelle fossette a cui Kurt non sapeva resistere. C’erano volute così tante energie per litigare che avrebbero potuto usarle per qualcosa di più produttivo o divertente, tuttavia ciò non cambiava quanto successo.
«Aspetta Kurt, non voglio che corriamo e facciamo qualcosa di cui poi potremmo pentirci. Abbiamo litigato per un motivo e prima di tornare insieme sotto lo stesso tetto, deve essere chiaro che è quello che vogliamo entrambi. Ci siamo detti parole pesanti, dobbiamo capire se sono state dettate dal momento o se sono fondate, se davvero si è spenta qualcosa in noi. Io ti amo e questo non è cambiato, le parole che ho detto non le pensavo veramente. Io sono pronto a tornare a casa e a dimenticare tutto, posso superare tutto questo perché so che non eravamo noi. Tu sei disposto a dimenticare tutto, a lasciarti alle spalle ogni parola?» domandò Blaine con voce speranzosa, lasciandogli lo spazio di cui aveva bisogno, sapendo bene che le cose erano cambiate così da un momento all’altro e che il marito doveva far ordine nei suoi pensieri.
«Blaine, io non potrei mai pentirmi di noi, voglio che questo tu lo sappia. Non ho mai pensato tutto quello di te, ero così arrabbiato che non riuscivo a controllare ciò che dicevo. Ma siamo arrivati a questo punto, quasi ad odiarci, proprio perché avevamo smesso di parlare, di confidarci e questo tu non lo puoi negare. Io non voglio più litigare e non dico che questo non potrebbe accadere nuovamente, ma forse ciò che ci siamo detti ha un fondo di verità. Li abbiamo tenuti dentro così a lungo che siamo finiti per sputarceli addosso. Io non so se…» stava dicendo Kurt, con gi occhi bassi, sapendo che in qualche modo stava ferendo il marito, pur non volendo.
Erano stati sempre così affiatati, riuscivano a superare ogni ostacolo, lottavano per ciò in cui credevano e... adesso cos’era cambiato? Possibile che crescendo si perde quella capacità di vedere il mondo diversamente da com’è, dove vi è una soluzione ad ogni problema? Perché Kurt non riusciva a vedere che tutto quello che voleva era lì, proprio davanti ai suoi occhi?
«Quando ho incontrato tua madre, avevamo ventidue anni e le chiesi di sposarmi solo sei mesi dopo. Eravamo ragazzini, eh già. Fu molto difficile all’inizio, avevamo molte fantasie su come sarebbe stata la nostra vita insieme: risate, girare mezzi nudi per casa, cucinare pasta e fare sesso, tanto sesso. Ma è difficile il matrimonio e ancora di più avere vent’anni. Non avrei voluto aspettare neanche un secondo di più, vorrei averla incontrata dieci anni prima, allora non immaginavo che avrei avuto così poco tempo con lei, che ci avrebbe lasciato così presto. Sopporterei altri cinquant’anni di litigate notturne, non so, sul fatto che lavorassi fino a tardi o sul latte andato a male, pur di avere altri dieci minuti con lei, accanto a me. Il tempo è tiranno e non va sprecato Kurt, tu lo sai meglio di chiunque altro» ci vollero le parole che il padre gli disse il giorno in cui Blaine fece la proposta, per fare chiarezza, per fargli aprire gli occhi e capire che nulla avrebbe avuto senso se non avesse potuto condividere quei momenti con Blaine.
Quella notte lui rimase a casa; chiacchierarono molto, forse come non facevano da mesi, per poi alla fine addormentarsi abbracciati.
 

“Una promessa non è un documento
E per amarci non ci servirà
Assomigliarci è stato semplice per noi
Semplice, sì semplice.”


 
Parecchi giorni e settimane dopo…
 
Era il giorno di Natale e già nell’aria, alle primi luci dell’alba, si poteva respirare quell’armonia di gioia, amore e festa che circondava la famiglia Anderson- Hummel ogni anno e, se poi a questo si aggiungeva che Kurt e Blaine era tornati insieme, ogni cosa diveniva perfetta. Non c’era nulla di più bello che alzarsi la mattina di Natale e voler iniziare a scartare i regali o almeno era così per tutti i bambini, ma non per Layla. Lei non appena sveglia si tuffò nel letto del padre, scoprendo che anche Blaine era rimasto e vedendo la felicità dei genitori non potè che esserlo anche lei. Tutto ciò che voleva si era realizzato, la bambina non aveva chiesto grandi regali a Babbo Natale, voleva solo che il suo papà tornasse a casa.
Passarono ore a letto abbracciati, a ridere, a coccolarsi e a farsi il solletico, per nessuno dei tre ci fu risveglio migliore.
«Papà mi raccontate la storia di come vi siete innamorati?» chiese dolcemente la piccola, prima che i genitori si alzassero dal letto. Aveva sentito quel racconto così tante volte da saperla a memoria, ma si ostinava a farsela raccontare, adorava il modo in cui loro lo facevano per lo stesso modo innamorato in cui si guardavano; così, la misero fra di loro abbracciandola, iniziando a raccontarle come tutto iniziò. Layla non adorava molto le favole, anche se Kurt e Blaine gliele leggevano spesso, voleva solo sentire i suoi papà cantare o raccontarle la loro storia, quella di Finn o del Glee Club, era questo che la rendeva felice.
Quello sarebbe stato il primo Natale di Layla con Kurt e Blaine e per l’occasione avevano deciso di invitare amici e famiglia a casa loro. C’è chi arrivava da vicino, chi da lontano come Burt e Carol che erano felicissimi e non vedevano l’ora di conoscere la loro nipotina. Il padre di Kurt era stato molto impegnato invece, continuava a lottare e sostenere i diritti di gay e lesbiche per dar loro la possibilità di essere felici, di amare chi volevano e di crearsi una famiglia. Doveva pur esserci qualcuno disposto a parlare per loro: tutti devono avere lo stesso diritto di amare.
Kurt e Blaine erano alle prese con i fornelli e per loro non c’era modo migliore per far sì che tutto sarebbe stato perfetto. Layla era in soggiorno con Rachel, che era arrivata prima per aiutarli a preparare la tavola e  tener occupata la piccola. Cosa ci poteva essere di meglio se non le feste per sfoggiare la sua bellissima voce? In sottofondo, infatti, la si sentiva cantare seguita da una vocina che cercava di intonare le canzoni, sotto lo sguardo divertito e intenerito di Rachel.
«Ti amo» sussurrò Kurt, attirando il marito verso di sé e baciandolo. Erano ore che avrebbe voluto farlo, ma tra i preparativi del pranzo e la storia che avevano dovuto raccontare alla figlia, non avevano avuto un minuto per loro.
«Ti amo anch’io» disse a fior di labbra Blaine, poco prima di mordergli il labbro e baciarlo. Passò una mano delicata sulla guancia, lasciando piccoli baci sul suo collo per poi salire e tornare di nuovo alle sue labbra. Kurt mise la mano dietro la sua nuca attirandolo ancora di più a sé, facendo combaciare i loro corpi, per poi riprenderlo nuovamente a baciare.
 
 
“Non voglio molto per natale
C’è solo una cosa di cui ho bisogno
Non mi importa dei regali
Sotto l’albero di Natale
Voglio solo te, tutto per me
 
Molto più di quanto avrei
mai creduto
realizza il mio desiderio
tutto quello che voglio per Natale sei tu.”


 
Furono le uniche parole che si dissero, erano così presi dal loro momento da non accorgersi che qualcuno si era schiarito la voce. Si staccarono subito, arrossendo imbarazzati, ma erano Sam e Mercedes e loro più di tutti capitavano cosa significava. Si misero a ridere, attirando anche l’attenzione di Layla e Rachel che li raggiunsero poco dopo chiedendo cosa fosse successo, ma ognuno di loro diede una risposta diversa, facendo scoppiare tutti a ridere nuovamente.
Con il passare delle ore continuavano ad arrivare sempre più invitati, gli ultimi erano stati Brittany e Santana e Puck e Quinn che ora viaggiavano in tre, dato che lei era incinta. Non era stato facile per loro perché dopo anni, alla fine, si erano decisi a provarci seriamente; tutto sembrava filare perfettamente, almeno fin quando qualche mese fa Quinn non scoprì di essere incinta. Puck subì le pene dell’inferno, erano riuscito a metterla incinta ancora una volta, ma si amavano e questo, ben presto, passò in secondo piano. Cosa sarebbe una festa, se non con qualche imbarazzante storia in stile vecchio Glee Club? Poco dopo, infatti, arrivarono Kitty e Artie e Mike e Tina. La storia si faceva interessante perché dopo che Mike aveva rifiutato la proposta di Tina, lei si era messa con Artie e lui aveva lasciato Kitty per stare con lei, ma quando lei lo tradì, Artie tornò con Kitty e Tina con Mike. Imbarazzante forse non rendeva nemmeno l’idea, ma fu solo nel momento iniziale perché dopotutto erano una famiglia. Pian piano e sotto lo spirito natalizio le cose si allentarono un po’, addirittura si vide anche una breve conversazione civile tra Kitty e Tina che non passò di certo inosservata, tant’è vero che Artie e Mike li tenevano d’occhio, forse  per paura che potesse scatenarsi una lotta tra gatte.
Erano tutti in soggiorno ad aspettare gli ultimi invitati, anche se purtroppo Marley, Ryder, Unique e Jake non sarebbero potuti unirsi a loro: proprio quel giorno dovevano presentare uno spettacolo natalizio per dei ricchi snob. Odiavano quella gente perchè avevano così tanti soldi da non sapere che farne, ma loro amavano cantare e quindi tutto il resto non contava.
«Tesoro, di chi è quel regalo che stai mettendo sotto l’albero?» domandò Santana, abbassandosi alla sua stessa altezza e scompigliandole i capelli.
«E’ per zio Finn» esclamò gioiosa Layla, facendo volgere lo sguardo dei presenti tra lei e Rachel. In quel momento calò il silenzio, nessuno si mosse, tutti stavano aspettando un suo crollo: per lei quello era il periodo più difficile, anche se non l’unico. Kurt e Blaine si cercarono con gli occhi preoccupati, avrebbero dovuto preparare la figlia e spiegarle che…. Ma cosa dovevano dirle? Sotto l’albero di natale ogni anno, rimaneva sempre un regalo, quello di Finn. A turno, decidevano di comprargli un piccolo oggetto, sapevano bene che lui non l’avrebbe mai ricevuto, ma era un gesto simbolico a cui loro tenevano tanto. Alla fine Layla non aveva fatto altro che la loro stessa cosa, come dargliene una colpa?
La bambina vedendosi osservata scoppiò in lacrime, credeva di aver fatto qualcosa di sbagliato e corse fra le braccia dei papà.
«Tesoro, puoi venire un momento?» la chiamò Rachel, facendo cenno con la mano e sorridendogli per farle coraggio. Tutti la stavo osservando, avevano paura, ma le bastò un cenno del capo per farli stare tranquilli, o almeno ci provarono.
«Sai Layla, loro non guardavano te ma me. Hanno paura che io stia male perché lui era l’amore della mia vita» cercò di spiegarle Rachel con un lieve sorriso e con gli occhi lucidi.
«Io non volevo farti male» iniziò piagnucolando la piccola, tirando su con il naso e strofinando gli occhi, ma Rachel la prese in braccio e la mise sulle proprie gambe.
«Io non sto male, lui mi manca ma so che è sempre qui vicino a me, anche oggi» le disse sorridendo, asciugandole una lacrima e baciandole la fronte.
«Anche a me manca tanto. Io gli parlo» e a quelle parole Rachel sbiancò, sapeva che Kurt e Blaine le avevano raccontato di Finn, ma non sapeva di certo che lei parlasse con lui. Com’era possibile che una bambina così piccola fosse anche così matura e sensibile? Rachel l’abbraccio forte a sé, mentre una lacrima rigava il suo viso che si affrettò ad asciugare.
«Lui è qui» scostandosi un po’ dal suo abbraccio disse Layla, poggiando le sue piccole manine sul petto a  indicare il cuore.
«Tesoro, il cuore è qui» affermò Rachel ridendo, spostando le sue manine dall’altra parte; questo la riportò in dietro come in un deja-vù.
Il campanello la salvò, riportando la situazione ad un momento di gioia e festa: dalla porta entrarono il professore Schuester, Emma e il piccolo Daniel che era diventato un vero ometto, seguiti da Burt e Carol. Non ci furono bisogno di presentazioni, eccetto una: Layla. Una volta conosciuti i nonni lei iniziò a parlare con loro, gli raccontò dell’asilo, della sua migliore amichetta, di Pippi il suo coniglietto e delle canzoni che i suoi papà le cantavano.
Era questo che Kurt e Blaine avevano sempre sognato per Natale: essere circondati dalla famiglia, dagli amici, dalla musica, dalle risate, da momenti unici condivisi con la persona che si ama. Ognuno di loro aveva trovato la sua dolce metà, tuttavia, nonostante quell’aria di armonia e felicità,  lo sguardo di tutti, immancabilmente come ogni anno, si posava su Rachel e su quel posto vuoto accanto a sé.
«Papà, papà ora possiamo aprire i regali?» gridava entusiasta Layla, tirando la manica di Kurt e Blaine che stavano parlando con Santana.
Era arrivato quel momento e lei non stava più nella pelle, iniziò a saltellare per casa fino a quando non furono tutti seduti e lei consegnò ad ognuno i loro regali. La gioia più grande fu quando consegnò ai suoi papà i regali che ovviamente aveva fatto con il loro aiuto. Layla regalò a Blaine un papillon perché sapeva che suo padre li portava spesso e li adorava, invece a Kurt regalò una di quelle strane spille a forma di animaletto, che lui indossò subito. Sotto l’albero rimasero ancora dei regali che Kurt consegnò personalmente a tutti sorridendo, un po’ nervoso. Nessuno doveva aprirli al momento e questo lo portò a ricevere occhiatacce soprattutto da parte di Santana; poco dopo suo marito capì, così si alzò e gli cinse la vita dandogli un delicato bacio sulle labbra per fargli forza.
«Questo è il mio libro… “New Directions”» affermò orgoglioso Kurt, prendendo il libro e girandolo per far vedere a tutti la copertina. Era molto semplice, senza nessuna particolare grafica ma solo con ciò che bastava: un microfono, delle note musicali e degli amici in gruppo, stretti a formare un cerchio.
Non fu quello ad attirare l’attenzione di tutti, ma il titolo. Sembrava un pò comune e forse per molti lo sarebbe stato, ma non per loro. Quel titolo racchiudeva ognuno di loro con le loro storie, perchè era da quel liceo, da quell’aula canto e da quel gruppo di sfigati che tutto ebbe inizio. Qualcuno avrebbe dovuto parlarne e chi meglio di Kurt, avrebbe potuto? Era un libro ricco di storie, di vittorie e fallimenti, di ricordi belli e momenti dolorosi da dimenticare, di persone perse e di amicizie ritrovate. Era un libro di vita il cui scopo era quello di aiutare tutti quei ragazzi soli (che come loro si erano sentiti diversi o messi da parte)  così come il professore Schuester e la musica avevano fatto con loro.
 
“Non leggete
                                                   come fanno i bambini, per divertirvi, o
come fanno gli ambiziosi, solo per istruirvi.
Leggete per vivere.” 
- Gustave Flaubert
 


 
Prima della dedicata Kurt aveva deciso di inserire quella frase di Flaubert perché pensava che racchiudesse bene il significato del suo libro.
«Prima di uccidermi, dovete sapere che ci ho lavorato per oltre un anno e ho cambiato i vostri nomi, ma se questo non bastasse datemi il beneficio del dubbio almeno finchè non lo avrete letto » disse prontamente lui, cercando di rincuorare gli animi, dato che nessuno stava parlando ma avrebbe potuto scommettere di aver visto qualche nuvoletta di fumo uscire dalle loro teste.


«Dedico questo libro a…
mio marito Blaine che ha sempre creduto in me, che mi ha spinto a dare sempre il meglio
e che pur non sapendolo mi è stato accanto e mi ha fatto forza ogni giorno.
A mio fratello Finn che mi ha insegnato ad essere un uomo, anche se non ho avuto la possibilità
di dirglielo perché mi ha lasciato troppo presto.
Ai miei genitori che mi hanno regalato il dono più bello: la vita;
a mia madre che mi ha insegnato l’umiltà e la gentilezza,
a mio padre che mi ha insegnato che essere diversi significa solo essere speciali
e a Carol che è stata una seconda mamma, dandomi affetto nonostante
la vita gli avesse portato via un figlio.
Al mio professore di liceo, William Schuester, che
mi ha insegnato a non smettere mai di credere nei sogni
e a lottare sempre per ciò in cui credo.
A Rachel, la mia migliore amica che ha sempre visto il buono nelle persone
e mi ha insegnato che migliori ci si diventa.
A Santana, Puck e alla mia vecchia coach Sue perché grazie al loro essere duri e talvolta cattivi
mi hanno insegnato quanto la vita può essere difficile.
Dedico questo libro a tutti i gli amici di vecchia data: Brittany, Quinn, Artie, Mike, Tina
Sam e Mercedes che mi sono stati accanto,che non sono scomparsi con la distanza o il silenzio.
E agli amici che con il tempo ho imparato a conoscere e
a volere bene: Unique, Kitty, Marley, Jack e Ryder.
Dedico questo libro a tutte le persone che hanno perso qualcuno,
a coloro che trovano rifugio in un libro,
a coloro che la vita ha buttato giù ma
Hanno comunque trovato la forza per rialzarsi.
A tutti coloro che sono entrati nella mia vita, anche se per poco,
lasciando un segno.
A coloro che si sentono diversi e soli.
Questo è per tutti voi,
non importa se siete gay, lesbiche o etero:
Questo è il vostro libro».



Dopo che Kurt finì di leggere la dedica scritta appositamente per ognuno di loro, calò il silenzio solo per un minuto, quando scoppiò un grosso applauso. Non si poteva dire chi piangeva per gioia e chi per commozione, ma lui seppe arrivare al cuore di tutti e cosa certa ci sarebbe riuscito anche con i suoi lettori. Tutti si complimentarono con lui, gli fecero i migliori auguri e non finirono di ringraziarlo, ma erano state le parole del professore Schuester, come sempre, a farlo commuovere. Dopo aver brindato, scherzato e cantato ancora molte altre canzoni natalizie come erano abituati a fare, pian piano se ne andarono tutti, lasciando Kurt, Layla e Blaine da soli, a godersi insieme quegli ultimi minuti della notte di Natale.
Layla non voleva andare a letto, anche se era completamente distrutta e aveva gli occhi che si chiudevano da soli, ma insisteva con il dire che era sveglia e che voleva ancora cantare; quella bambina era un vulcano e tante volte ricordava Rachel. Quando la misero a letto Kurt e Blaine dovettero prometterle che l’indomani avrebbero passato la giornata in famiglia, solo loro tre.
I suoi papà le avevano già preparato un programmino davvero unico: avrebbero fatto colazione da Tiffany, poi sarebbero andati in giro per i mercatini di Natale a Bryon Park, alla pista di pattinaggio a Rockfeller Center, l‘avrebbero accompagnata anche da Macy’s per farle fare la foto ricordo con Santa Claus e infine, l’avrebbero portata ad ammirare le vetrine dei negozi sulla Fifth Avenue. Quel programma avrebbe richiesto tutto il giorno e la sera, per la prima volta, l’avrebbero portata a Broadway a vedere un musical: per l’occasione avevano scelto “Mary Poppins”.
«Finalmente soli» esclamò Kurt, buttandosi sul letto e tirandosi dietro Blaine che gli cadde addosso: ciò non gli dispiacque, anzi l’attirò ancora di più a sé e iniziò a baciarlo. Dopo una lunga giornata era arrivato il loro momento, ma Blaine interruppe quei magici minuti.
«Visto che tu mi hai già dato il tuo regalo, ecco il mio» e gli porse due biglietti per un musical che non appena Kurt vide rimase meravigliato e iniziò a ridere.
«Lo trovi così divertente?» domandò Blaine, un po’ offeso per il suo comportamento, ma il marito vedendo di averlo ferito tornò subito serio.
«Tesoro, sposta le coperte e alza il cuscino» gli disse Kurt, con il sorriso sulle labbra. Non appena Blaine aprì la busta si mise a ridere: anche lui tra le mani aveva due biglietti per lo stesso musical. Come ogni anno a Broadway, la New York City Ballet metteva in scena lo Schiaccianoci e andare per loro era diventavo ormai una consuetudine, così anche quell’anno non sarebbe stato diverso.
Ogni cosa si trovava al posto giusto, Kurt aveva la sua persona al proprio fianco e Blaine aveva la sua metà a completarlo, non c’era nulla che adesso potesse fare loro paura perché uno sarebbe stato la forza dell’altro. Inoltre, a completare la loro famiglia e ad arricchirla era arrivata Layla: quello era stato il regalo più bello, non avrebbero mai smesso di ringraziare Dio per aver dato un dono simile. Kurt si avvicinò al marito poggiandogli una mano sul petto, proprio dove si trovava il suo cuore che al momento batteva all’impazzata e con l’altra iniziò a stuzzicarlo. Blaine l’attirò a sé e iniziò a sfiorargli la guancia con il pollice facendo dei piccoli e dopo sollevò il suo viso fin quando non si trovarono immersi uno negli occhi dell’altro. Lui cominciò ad abbassare la testa finchè posò dei teneri baci sul collo, poi salì fino alle labbra e così si perse nella sua immensità, senza essere più capace di ragionare.
«Sono convinto che la mia anima sapesse già quello che la mia mente e il mio corpo non sapevano ancora. Aveva capito che le nostre mani erano destinati a stringersi senza paura, per sempre. In questi anni io non ho mai avuto la sensazione di imparare a conoscerti, piuttosto mi è sembrato di ricominciare a ricordarmi di te. Come se in ogni nostra vita precedente avessimo scelto sempre di stare insieme, di ritrovarci e di innamorarci tutte le volte, centinaia di volte, per tutta l’eternità. Mi sento così fortunato ad averti incontrato… tutto ciò che desidero, l’unica cosa che ho sempre desiderato, è poterti amare per tutta la vita»  Blaine tra un bacio e l’altro a fior di labbra gli sussurrò queste parole, le stesse che gli disse quando gli fece la proposta di matrimonio, sempre le stesse che Kurt aveva fatto appendere in camera, proprio sopra il loro letto, insieme alla foto del loro matrimonio.





 
 
“Non chiederò molto questo Natale
Non desidero neanche la neve,
Continuerò solo ad aspettarti
Sotto il vischio.
Non farò una lista da spedire
Al Polo Nord per Babbo Natale.
Non starò neanche sveglio per
Sentire i magici schiocchi delle renne
Perché voglio solo tenerti
Stretto a me stanotte.
Tutto quello che voglio per Natale sei tu.”














 
Note d'autore:
Ri- eccomi XD
Non volevo postare entrambi i capitoli insieme, ma siccome in questi giorni c'è fermento a casa perchè partitò con i miei per Ferragosto e non sapevo se sarei riuscita ad aggiornare ho deciso di non rischiare e pubblicarli insieme. Certo, parlare di Natale ad Agosto, non è molto convenzionale, ma alla fantasia e creatività non si mette tempo e quindi.... eccola qui. Come detto prima questo è un regalo che doveva essere per Natale, ma si è trascinato molto lungo per vari problemi al pc, alloa storia ecc che non sto qui a raccontarvi per non annoiarvi. Che dire? Siamo giunti alla conclusione, ammetto che mi macheranno tantissimo i Klaine, la piccola Layla e la loro famiglia, ma so che questa storia fara parte del mio cuore, un pò come tutte quelle che scrivo. Ho adorato tantisimo scriverla e spero che tutte le emozioni che ho provato io nel farlo sia stata capace, anche in parte di trasmetterle a voi. Per me Glee vivrà per sempre e non è detto che non ci saranno altre storie che scriverò, perchè mi ha insegnato tanto, mi ha fatto sognare, piangere ed emozioare e quindi.... é il minimo che poso fare: continuare a scrivere per rivivere tutto quello.
Ringrazio mia cugina per i meravigliosi consigli che mi ha dato, per avermi aiutato nelle parti che facevano a cazzotti tra di loro perchè tanta era la voglia di scrivere di loro e, tutte le amiche che mi sono accanto, che mi aiutano a non smettere di credere in me e in ciò che scrivo, anche se so che ho tanto da imparare e poi, ringrazio voi, ogni singola persona che mi segue, che legge le mie storie e commenta e al lettore silenzioso. Grazie a tutti...
Spero che vi piacerà leggere quest'avventura tanto quanto a me è piaicuta scriverla. <3

Claire
   
 
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