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Autore: koralblu    09/08/2016    1 recensioni
Dal testo [...]
Troppo sangue era stato versato a causa mia.
E ora, la vista di Kurapika me l'avrebbe ricordato ogni dannato momento della mia vita.
Ero riuscita a controllarlo, dopo anni e anni di pianti disperati e dolore inflitto a me stessa. Ero riuscita a controllare questo senso di colpa, illudendomi ingenuamente di essere stata ingannata e persuasa a fare ciò.
Ma vedendo Kurapika, vedendo il dolore che IO gli avevo procurato, tutte le mie scuse erano crollate.
Lui era il passato che non avrei mai scordato; il passato che mi avrebbe sempre perseguitata, ricordandomi chi ero stata, e chi sono tutt'ora: un mostro. Un essere abominevole, che non merita altro che il dolore eterno.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                                            Capitolo 6 


Pov Asuka

Correvo.
Correvo in quello che sembrava un tunnel infinito, talmente buio da non riuscire a vedere nulla
Asuka
Corsi ancora più veloce, cercando di sfuggire a quella voce che sentivo alle mie spalle.
Dove corri, Asuka? Hai promesso di liberarmi.
-LO FARO'-
Urlai con tutto il fiato che avevo in gola, ma continuando a sentire addosso quella presenza. 
-VATTENE. LASCIAMI IN PACE.-
Non posso e lo sai bene.
Non riuscivo a liberarmene. Il calore del suo alito sul collo, i suoi passi dietro di me.. 
L'ansia continuava a crescermi in corpo sempre di più, il terrore che non mi avrebbe mai lasciata in pace che mi schiacciava completamente. 
-Io non ti voglio. Non ti voglio!- gridai, piangendo.
Ottenni come unica risposta una risalta lugubre, che mi fece accapponare la pelle. 
Noi due ci apparteniamo. Non potrai mai sfuggirmi. 
Mi girai, le ombre di Musoda che incalzavano sempre più velocemente verso di me. 
Era vero. 
Io e lui non avremmo mai potuto dividerci. 
Ero stata maledetta per sempre. 
Lui non mi avrebbe mai lasciata andare. 
Lascia che mi prenda anche il tuo corpo. Lasciati andare a me, Asuka; non dovrai più soffrire. Ti prometto che non soffrirai mai più. Fa come ha fatto tua madre. Fidati di lei..
Inebriata delle sue parole, tesi la mano verso quell'ombra, sentendomi come drogata. 
Forse era vero. Forse avrei potuto lasciarmi andare a lui,  smettere di soffrire per sempre..
Forse la cosa migliore era lasciarmi andare.. 
Forse..
Come un lampo mi apparve davanti gli occhi il viso di Kurapika. 
Mi bloccai all'istante, le lacrime che scendevano lungo le mie guance. Lacrime che ardevano come lava incandescente. Lacrime che mi ricordarono il motivo per cui stavo ancora lottando. 
Kurapika. 
Allontanai di scatto la mano da quelle tenebre, e riniziai a correre più veloce di prima. 
Non potevo lasciarmi andare. Non me lo sarei mai perdonata. 
Sciocca. Ti pentirai di ciò che hai appena fatto.
Caddi improvvisamente a terra, mentre mi sentii afferrare per le caviglie e trascinare indietro, verso le ombre. 
Verso la morte.

Urlai con tutto il fiato che avevo in gola, alzandomi di scatto dal letto su cui ero sdraiata. Mi guardai intorno, rendendomi conto di essere al sicuro. La stanza era illuminata, i timidi raggi del mattino che facevano capolino dalla finestra. 
Niente ombre. 
Tirai un sospiro di sollievo, notando una strana sensazione di bagnato addosso. Premetti la mano sulla fronte, trovandola completamente inzuppata di sudore. Nello stesso momento notai delle bende intorno alle mie mani e mi chiesi che cosa fosse successo.
Ma prima che potessi verificare le altre parti del corpo, la porta si aprì di scatto, rivelando un Gon e un Killua con gli occhi sbarrati, Leorio che arrivò pochi secondi dopo di loro. 
-Ti sei svegliata, finalmente..- urlò il più piccolo sull'orlo delle lacrime, correndo ad abbracciarmi e stringendomi forte. Ricambiai la stretta, cercando di consolare il suo pianto sfrenato.
-Cr..edev..amo fos..si m..orta.- riuscì solo a dire fra i singhiozzi. Un sorriso dolce si dipinse sulle mie labbra, mentre accarezzavo i capelli scombinati di Gon. 
Killua si avvicinò poco dopo, il capo abbassato e le braccia serrate a pugno. 
-Sono contento che tu stia meglio..- 
E in un attimo scoppiò a piangere anche lui, seppure cercasse di nasconderlo in tutti i modi. 
-Vieni qui..- gli dissi, attirando anche lui in quell'abbraccio. 
Guardai Leorio, che si manteneva a distanza e ci guardava intenerito. Capii che per lui avvicinarsi avrebbe significato esplodere definitivamente e lasciarsi andare. E Gon e Killua, seppure forti e coraggiosi, avevano bisogno di qualcuno che li sorreggesse. 
Gli sorrisi grata, poichè sapevo che quando ero addormentata, lui si era preso cura di queste due pesti. 
I pianti di Gon e Killua sembravano non terminare mai. La maglia era ormai completamente bagnata, sia a causa delle loro lacrime, che del mio sudore. 
Ci stringevamo in una morsa d'acciaio, e seppur con i muscoli a pezzi, non riuscivo a lasciarli. 
E quasi non sentii i passi frettolosi che correvano verso la mia stanza. Quasi non mi accorsi di un paio di occhi azzurri, che mi guardavano come se fossi un miraggio.
-Asuka..- mi chiamò una voce. 
La sua voce. 
Una sola parola. 
Bastò una sola parola affinchè ogni mia difesa crollasse. 
La paura di perderlo, di non essere abbastanza forte..
Il desiderio di proteggerlo, che superava qualsiasi cosa; perfino la mia paura. 
Bastò una sola parola a far venire fuori tutto questo. 
E quando tesi le braccia verso di lui, non esitò un'attimo a tuffarvici dentro, Gon e Killua che si erano allontanati, per fare posto a lui. 
A Kurapika. 
Piangemmo entrambi come due bambini. 
Ormai mi sembrava di non fare altro con lui. 
Ma non mi importava. 
Lui era li. 
Ci ero riuscita. 
Lo avevo protetto. 
Ci stringevamo forte, in una morsa talmente stretta da sembrare quasi una cosa sola. Le sue lacrime mi bagnavano i capelli, e i suoi singhiozzi facevano vibrare il mio corpo e sussultare il mio cuore. 
Un pianto che esprimeva tutta la sua disperazione, il suo dolore, la sua paura.. 
Un pianto che doveva aver trattenuto per giorni, facendo in modo che tutte le sue emozioni si accumulassero sempre di più, per poi esplodere incontrollate.
Sembrò passare un eternità, quando Kurapika si alzò in piedi di scatto, guardandomi con occhi rabbiosi.
-COME HAI POTUTO FARE UNA COSA TANTO IRRESPONSABILE! DIMMI COME, ASUKA! AVRESTI POTUTO MORIRE! CHE COSA AVREI FATTO IO SE FOSSI MORTA!?! TE LO SEI CHEISTA?!- 
Urlò in preda ad una crisi isterica, sferrando un pugno talmente forte alla parete  da far vibrare tutta la stanza. 
-Ora smettila, Kurapika!- lo rimproverò severo Leorio, avvicinandosi a lui con l'intenzione di fermarlo.
-No.- 
Tutti mi guardarono sorpresi.. perfino Kurapika.
-Ha tutto il diritto di arrabbiarsi in questo modo. Lascia che si sfoghi..- dissi pacata, continuando a guardare il ragazzo biondo negli occhi.
- Mi dispiace per ciò che hai dovuto passare. Sono stata un'irresponsabile. Ma credimi; l'unico mio scopo era quello di proteggere tutti voi e farvi guadagnare tempo.- 
-POTEVI SCEGLIERE UN'ALTRO MODO! SEI STATA UN' INCOSCIENTE. UNA FOLLE. CI HAI FATTI MORIRE DI SPAVENTO!- Continuava ad urlare lui, in preda ad una rabbia cieca, alimentata dalla paura folle che doveva aver provato. 
-Si, hai ragione. Ma rifletti; quali alternative avevamo? Avresti preferito che tutti morissero? Che annegassimo tutti? Non c'era alternativa e lo sai anche tu..- 
La rabbia nei suoi occhi scemò a poco a poco, mentre pian piano metabolizzava la verità nelle mie parole.
-Ho avuto così tanta paura..- 
Fu un flebile sussurro, che, però, rimbombò nella mia mente come un urlo disperato. Mi avvicinai a lui con urgenza, cercando un contatto con il suo corpo. Afferrai la sua mano, stringendola come se fosse l' unico appiglio per non affogare. 
-Lo so. Ma ora sono qui. Sono qui e non ti lascerò. E' una promessa.- 
Sorrise, lasciando un bacio sul dorso della mano e accarezzandomi i capelli. 
-A proposito..- iniziai, osservando le bende avvolte intorno alle mani. - Perchè queste?- chiesi al biondino, alzando anche l'altra mano per mostrargli di cosa parlassi. 
-Come, non ti ricordi?- mi chiese sconcertato lui, girandosi poi verso Leorio. 
Questi mi guardò attentamente, per poi chiedermi. - Asuka, ti ricordi che cosa è successo?- 
Cercai di focalizzare gli avvenimenti in sequenza, anche se i ricordi erano sfocati e frammentati. 
-Poco. Ricordo solo di essermi precipitata sul ponte della nave e aver bloccato la mareggiata, così da potervi dare il tempo necessario per azionare i cannoni e far muovere la nave.- risposi confusa, raccontando tutto ciò che ricordavo. 
I quattro si guardarono preoccupati. 
-Che c'è? Che cosa è successo dopo?- chiesi preoccupata, guardando Kurapika in cerca di risposte. 
Lui abbassò il viso sulle nostre mani intrecciate, non proferendo parola. 
-Allora?!- incalzai ansiosa. 
Fu Leorio a rispondermi. 
-I cannoni si erano inceppati. Un cortocircuito che avrebbe potuto costarci molto caro. Poi all'improvviso abbiamo visto spuntare te sul ponte principale. Abbiamo cercato di richiamarti, ma non hai ascoltato nessuno..- Leorio non riuscì a continuare, poichè Kurapika lo interruppe, continuando al suo posto il racconto. 
-Ho urlato come un disperato, cercando di farti spostare da li. Ma non c'è stato verso..- strinse ancora più forte la mia mano, nascondendo il viso con l'altra. -Poi, prima che la mareggiata si scagliasse contro la nave, tu hai alzato le braccia al cielo, creando una sorta di cupola sopra la nave. Eravamo tutti sconcertati. Letteralmente pietrificati dalla confusione. Poi tu ti sei caduta in ginocchio, gridandoci di sbrigarci; gridandomi di fare presto. E a quel punto mi sono risvegliato da una sorta di trance e sono corso a riparare il guasto. I cannoni sono partiti; hanno sparato e tu sei caduta a terra, i palmi sempre rivolti verso l'alto. E' stato orribile. Sembravi allo stremo delle forze, sul punto di crollare. Sono stati Leorio e Killua a fermarmi. Poi ti sei improvvisamente rialzata, le braccia che si stavano surriscaldando. Hai urlato una parola, e poi dalle tua mani è uscita una gigantesca palla d fuoco, che scagliandosi contro l'onda ha provocato una nuvola di vapore..- non riuscì a continuare, le unghie conficcate nella pelle, mentre cercava di trattenere i singhiozzi. 
-Eri praticamente morta.. eri completamente ustionata. Il tuo cuore aveva smesso per un secondo di battere..- singhiozzò, non riuscendo più a trattenersi. 
Lo presi tra le braccia, lasciandogli sfogare tutto il dolore. 
-Ma non sono morta. Sono viva e sono qui.- lo rassicurai, accarezzandogli dolcemente i capelli, così come faceva mia madre un tempo.
Lui annuì, e asciugandosi le ultime lacrime tornò a guardarmi. 
-Quanto ho dormito?- 
-Quattro giorni.- disse solo lui, mentre il mio cuore perdeva un battito. 
-L'esame..- ansimai, il panico che mi invase tutto d'un colpo. 
-Di questo non devi preoccuparti.. ci ha pensato il presidente Netero.- rispose sorridendo lui, mentre la mia espressione si trasformò, un punto interrogativo enorme dipinto sul volto. 
-Ti racconteremo tutto dopo. Ora, però, ci devi delle spiegazioni ..- mi bloccò irremovibile Killua, le braccia incrociate al petto e lo sguardo deciso su di me. 
Ma prima che qualcuno potesse iniziare l'interrogatorio o chiedere altre spiegazioni, sentimmo bussare alla porta, una lunga barba bianca che fece capolino dalla soglia. 
-Posso?- chiese educato il presidente Netero. 
-Prego..- dissi solo, guardando stupita il vecchio davanti ai miei occhi. 
Non era di certo un'uomo che passava inosservato. Era alto, e sebbene dimostrava appieno i novant'anni, era in forze, i muscoli ben sviluppati messi in mostra dalla tunica bianca e azzurra. Inoltre, i suoi capelli erano lunghi, legati in un codino, così come la sua barba. 
Un vecchio davvero bizzarro. 
Lui mi guardò dolce e si sedette di fianco a me, dall'altra parte rispetto a Kurapika.
-La vedo bene, signorina Asuka. Sono contento che stia meglio..- 
Sorrisi, grata per la sua gentilezza. 
-Presidente Netero, cosa ne sarà dell'esame? Non mi perdonerei mai se per colpa mia..- 
Lui mi prese la mano libera, facendomi segno con la testa di non preoccuparmi. 
-Dato il suo atto di coraggio e le sue condizioni, insieme al comitato degli Hunter abbiamo deciso di interrompere l'esame e riprenderlo fra due settimane esatto, il tempo concessole per la sua guarigione.- 
Gli occhi mi si erano inumiditi, mentre ringraziai di tutto cuore il presidente per quella concessione. 
-E' il minimo che potevamo fare. Ma la avverto; ha tempo due settimane. Non un giorno in più.- 
-Certo. Mi rimetterò presto.- 
Lui annuì, rivolgendosi poi ai quattro nella stanza. -Dovete perdonarmi, ma avrei la necessità di parlare da solo con la signorina Asuka.- 
Kurapika strinse il pugno libero, mentre aumentò la presa sulla mia mano, quasi avesse paura a lasciarmi sola. 
Lo guardai, cercando di rassicurarlo con lo sguardo. Cedette, e con un sospiro di rassegnazione  mi lasciò andare, seguendo Gon, Killua e Leorio e chiudendosi la porta alle spalle. 

Pov Leorio

-Gon, Killua! Smettete di origliare! E' maleducazione.- li rimproverai, ottenendo come unica risposta una linguaccia. 
Sospirai, rivolgendomi poi verso Kurapika, ancora intento a fissare la porta. 
-Lo so. Anche io sono curioso; ma dobbiamo rispettare il volere del presidente.- 
Lui annuì, girandosi a malincuore verso di me. 
-Hai ragione. Andiamo a prenderci un caffè. Gon, Killua, venite?- 
I bambini si girarono di scatto, e dopo aver chiesto se c'era il dolce e aver ottenuto una risposta positiva, corsero verso la mensa del dirigibile, facendo per la prima volta ridacchiare Kurapika. 
-E' bello vederti più sereno.- ammisi. 
-Ora che Asuka sta meglio, sono più tranquillo..- 
-Certo che ci ha fatto prendere un bello spavento..- 
Iniziai ad incamminarmi verso la mensa, Kurapika al mio fianco che annuiva energicamente. 
-E' un' incosciente.- disse lui, la rabbia che trapelava dalle sue parole.
-Ehi ehi, non esageriamo. In fondo ci ha salvati.- 
Mi incupii all'istante, fermandomi all'ingresso della mensa. 
-Anche tu continui a chiederti come abbia fatto?- 
Kurapika annuì serio, lo sguardo fisso e concentrato nel mio.
-Sono sicuro che siano ancora molte le cose che non sappiamo di quella ragazza..- 
-Che vorresti dire?- sputò fuori Kurapika, gli occhi accessi di irritazione.
-Non guardarmi in quel modo; volevo solo dire che ci sono alcuni lati di Asuka che non conosciamo. Ieri ne abbiamo avuto un esempio..anzi, ben due.- 
Il ragazzo davanti a me strinse i pugni, conficcandosi le unghie nella pelle; doveva soffrire veramente molto per la scoperta dei tagli e delle cicatrici. 
Era stata come un pugno nello stomaco, scoprire quella triste verità. 
Avevo sempre creduto quella che quella ragazza fosse invincibile, e che avesse una forza che andava oltre ogni mia immaginazione. L'avevo sempre considerata forte, più di qualsiasi altro. Una forza che ti permette di non cedere mai. Una forza che ti rende invincibile.
Quanto ero stato cieco.
Mi ero reso conto troppo tardi della sua fragilità, della sua sofferenza.
Troppo tardi avevo compreso che anche lei, proprio come noi, era un essere umano. 
Avrei dovuto chiederle scusa per non essermi reso conto prima di quello che le stava succedendo. 
-Leorio!- mi sentì chiamare. 
Quando alzai lo sguardo, il cuore iniziò a galoppare come un pazzo, le gambe che tremavano per l'emozione. 
-Caren..- 
Il suo sorriso dolce mi mandò completamente in subbuglio lo stomaco, la gola secca e le parole che non riuscivano più ad uscire. 
Il suo sguardo dolce si spostò dapprima alla porta chiusa alle nostre spalle, e successivamente sulla figura di Kurapika. 
-Tu devi essere il famoso Kurapika. Piacere, io sono Caren, l'infermiera del dirigibile. - 
Tese il braccio nella sua direzione, mentre il biondino rispondeva educato, ringraziando vivamente la donna per aver aiutato e curato Asuka. 
-Ho solo fatto il mio dovere. Non cè bisogno di ringraziare.- 
-Invece sì; non so come tu abbia fatto a curare in tempo tutte quelle ustioni.- 
Il suo viso si rabbuiò per un'istante, mentre rispondeva che le era solo stato insegnato bene il proprio lavoro. 
Kurapika smorzò il silenzio che si era creato, chiedendole se volesse unirsi a noi alla mensa. 
-In realtà volevo accertarmi delle condizioni di Asuka..- 
-Il Presidente Netero ci ha chiesto di poter parlare da solo con lei. Nessuno potrà entrare in quella stanza per un bel po'.-
Lei annuì, accettando poi l'invito del ragazzo. 
Riprendemmo a camminare, Caren che rispondeva gentile alle domande insistenti di Kurapika, riguardanti le sue condizioni.
-C'è la farà a guarire in tempo?- le chiese ansioso, facendo agitare anche me.
Dannata empatia.
-Non devi preoccuparti. Si rimetterà completamente in due settimane. E' forte, c'è la farà.- 
Arrivammo alla mensa in poco più di cinque minuti, notando nel tavolo centrale Gon e Killua che si strafogavano di dolci. Il più piccolo si accorse quasi subito di noi, e ci fece segno di raggiungerli, il solito sorriso entusiasta stampato in volto. 
-Siete due ingordi.- esordii io con stizza, notando ben dieci tipi diversi di torta sul tavolo. 
-Ma non è tutta per noi! Ne abbiamo lasciata anche un po' per voi!- 
Mi intenerì all'istante, mascherando, però, il mio sorriso in una smorfia di disgusto. 
-Chissà quanto ci avrà sputato sopra Killua. No, io non ne mangio.- sfidai l'albino, sedendomi a tavola e facendo posto a Caren e Kurapika.
Sentii improvvisamente qualcosa che mi colpì la faccia, lasciandomi un fastidiosissimo appiccicume addosso. 
-Killua..- ringhiai, soffocando a mala pena l'istinto omicida verso quel disgraziato. 
Ma fu la risata cristallina di Caren a farmi calmare totalmente, mentre uno strano calore mi avvolse il cuore. 
Era bellissimo vederla ridere. 
Avrei fatto qualunque cosa affinchè quel sorriso rimanesse sul suo viso per tutta la vita. 
Mi pulii la faccia, prendendo a ridere insieme a lei. 
Era strano, ma da quando avevano incrociato per la prima volta quello sguardo, non facevo altro che pensare a lei. 
Avrei voluto conoscerla di più, parlare da solo con lei come quella sera, e inoltre..
Al solo pensiero mi sentii arrossire. 
E proprio non lo capivo. 
Io, definito anche ''Il conquistatore'', in imbarazzo a pensare di baciare una ragazza?
Ma cos'ero diventato? 
-Allora, Caren..- iniziò il piccoletto, interrompendo il flusso dei miei pensieri. - Posso farti una domanda?- 
-Certo!- rispose lei gentile, gli occhi comunque attenti e vigili. 
-Quanti anni hai?- 
A tutti i presenti cadde la mascella per terra, mentre la ragazza al mio fianco rideva di gusto.
-Sempre il solito impiccione..- lo rimproverò acido Killua, continuando poi a mangiare il suo dolce. 
-Ventinove..- rispose al bambino, chiedendo a sua volta l'età di Gon.
-Davvero? Pensavo fossi più grande..- 
Il bambino arrossì imbarazzato a quel complimento, iniziando poi con l'interrogatorio.
Quando ci si metteva, era peggio di una cozza.
-Suvvia Gon, non è educato fare tutte queste domande a Caren. - lo rimproverò Kurapika, ed io non potei che essere d'accordo con lui. 
-Perchè? Voglio solo poter conoscere meglio l'amica di Asuka..ANZI!- concluse la frase urlando, mentre agitava le mani freneticamente e guardava Caren con occhi sognanti. -Da oggi sarai anche nostra amica.- 
Lei lo guardò confusa, forse non ancora abituata al carattere di Gon.
-Scusa piccolo, non vorrei risultare scortese, ma come fai a definirmi amica, se nemmeno mi conosci?- 
Non c'era ironia nella sua voce, solo un enorme punto interrogativo. 
-Hai salvato Asuka! Questo basta e avanza..- le rispose, un enorme sorriso stampato in viso.
Caren rimase paralizzata qualche secondo dalla sorpresa, per poi sorridere di rimando a Gon e annuire. 
L'atmosfera serena di quel momento fu interrotta dal suono di un cellulare, Caren che si rabbuiò all'istante non appena vide il numero sul display.
-Scusate- disse solo, alzandosi frettolosamente e allontanandosi il più possibile. 
La seguì con lo sguardo, e quando scomparve dietro la porta della mensa continuai a fissare per non so quanto il punto in cui era sparita. 
-Ti piace, eh?- mi chiese malizioso Killua e facendomi arrossire.
-Non dire fesserie!- 
-Ma dai, è quasi più evidente di Kurapika e Asuka..- 
Il sorriso sul viso del ragazzo al mio fianco scomparve in un'instante, mentre le sue gote si tinsero di un rosso acceso e si gonfiarono per l'imbarazzo. 
-Ma co..sa st..state dicendo.- balbettò lui, il capo chino. 
-Siete due citrulli. Se fossi in voi due, mi riterrei molto fortunato.- 
-CHE VORRESTI DIRE?- Urlammo in coro io e Kurapika, avvicinandoci minacciosi verso l'albino.
-Niente..solo che loro sono due belle ragazze, mentre voi due..- non concluse la frase, facendo un gesto di disgusto con la bocca. 
Due pugni furono scagliati a gran forza sulla testa di quel marmocchio insolente, il suo viso che si scagliò con forza contro il tavolo.
Quando alzò il capo, Gon scoppiò a ridere come un pazzo, poichè un grosso bernoccolo rosso era spuntato come un fungo sulla fronte di Killua. 
Mi alzai, lasciando un Killua furioso, che cercava in qualunque modo di colpire il biondino, e un Kurapika divertito, che non faceva altro che prendere in giro l'albino. 
Sospirai, chiedendomi che cosa avessi fatto di male per capitare in un manicomio come quello. 

Pov Caren

-Che cosa vuoi!?- ringhiai, senza lasciare tempo al mio interlocutore di parlare.
-Vedo che sei molto contenta di risentirmi, sorellina..- 
-Dimmi che diamine vuoi e poi sparisci immediatamente dalla mia vita..- quasi urlai, ricordandomi però di non poter alzare la voce in quel luogo.
-Calma, calma.. Non ci sentiamo da anni e questo è il tuo modo di salutarmi? E' davvero maleducato da parte tua..- 
Strinsi ancora più forte il telefono fra le mani, cercando di calmarmi.
-Dimmi che cosa ti serve e poi non farti più sentire..- 
Cercai di essere il più calma possibile, facendo respiri profondi con il naso.
-Caren, Caren, Caren.. chi ti dice che io voglia qualcosa? Non posso semplicemente chiamare mia sorella per chiederle come stia o che cosa stia facendo?-
-O per sapere dove sia Asuka e se il suo potere si stia sviluppando? O sbaglio?!- ringhiai furiosa, afferrando con forza il bordo della maglia e stritolandolo nel mio pugno. 
-Perchè, Asuka è li con te?- mi chiese fintamente sorpreso lui, lasciandomi solo un senso di fastidio addosso. 
-Smettila di fingere. Lo sai benissimo dove si trova Asuka! Altrimenti cosa avresti mandato a fare uno dei tuo scagnozzi qui?-
-Non so proprio di cosa tu stia parlando..- continuò lui con la sua recita, facendomi salire il sangue al cervello.
Ero al limite. Se quella telefonata fosse proseguita oltre, avrei perso veramente il controllo.
-Si che lo sai. Smetti di recitare e dimmi cosa vuoi sapere!- 
Dall'altra parte si sentì un lungo sospiro, seguito da un instante di silenzio che parve infinito. 
-Ha sprigionato il potere di Musoda, non è così?- 
Mi gelai sul posto. 
Per un istante mi parve che tutto si fosse fermato. 
-Rispondi!- urlò lui dall'altra parte, facendomi sobbalzare. 
Era inutile nasconderglielo, quando sapevamo benissimo tutti e due che era perfettamente in grado di percepirlo. 
-Perchè me lo chiedi, se sai già la risposta?- chiesi ironica all'uomo dall'altra parte del telefono. 
Esplose in una risata acuta, maligna. Una risata di vittoria. 
-Credi davvero che il tuo Nen lo terrà a bada? Io lo sento, Caren. Sento il suo potere che cresce di giorno in giorno, senza che Asuka se ne renda conto. Non potrà più controllarlo ancora per molto.- disse in tono di vittoria, canzonario. 
Folle. 
Ecco cos'era quell'uomo.
Un uomo accecato dal potere.
Un uomo senza scrupoli, senza cuore..senza anima.
-Sei un pazzo se credi che lascerò che ciò accada. Non succederà mai più ciò che è successo quella notte al clan dei Kuruta. L'hai istigata a commettere un gesto abominevole, e per colpa tua nessuno la libererà mai dai sensi di colpa! Che razza di uomo sei? Come hai potuto farle questo?! Pensavo che le volessi bene! Lo credeva anche Sakura!- gridai al telefono, piangendo e lasciando che tutto il dolore e il rancore accumulato negli anni esplodesse e finalmente mi liberasse il cuore da quel macigno soffocante.
-Non metterla in mezzo! Non ti azzardare nemmeno a nominarla!- urlò lui di rimando, rompendo la maschera di freddezza e indifferenza che aveva stampata addosso. 
-Lasciaci in pace..lascia che Asuka si rifaccia una vita..- lo supplicai, mettendo da parte l'orgoglio. 
-Non posso..- rispose duro lui, ricomponendo la tua maschera.
-Ti odio! Ti odio per averci rovinato la vita! Dovunque tu passi, lasci morte e distruzione! Ora che lei si sta rifacendo una vita, incominciando a sorridere di nuovo! Non puoi farle questo! Non puoi fare questo ad Asuka!- 
Piangevo disperata, urlando e inveendo contro quel mostro. 
-Lei è mia figlia. Decido io cosa sia meglio per lei e cosa no. Lei è nata per essere come me. Questi due anni sono stati solo un'allenamento, e non ti illudere, poichè fra poco tutta questa storia finirà. Ora che il potere si sta risvegliando, non permetterò che qualcuno rovini tutto. Ti avviso, fatti da parte o ne pagherai le conseguenze, Caren..- 
-TI AMMAZZO! PROVA SOLO A TOCCARLA E IO GIURO CHE TI AMMAZZO! DOVRAI PASSARE SUL MIO CADAVERE PRIMA DI PORTARTELA VIA!- 
-Non mi sfidare.. sai che posso farti fuori in pochi secondi e che non mi farei nessuno scrupolo. Non intralciare i miei piani, o non mi farò nessun problema ad ucciderti, anche se sei mia sorella. -
E riattaccò, lasciandomi un senso accecante di rabbia e disperazione addosso. 
-MALEDETTO!- Urlai, scaraventando il telefono contro il muro.
Iniziai a tirare calci e pugni a quest'ultimo, procurandomi lividi e tagli sulle mani e sulle gambe. 
Ma non sentivo dolore. 
Continuai per un tempo che mi parve infinito, quando all'improvviso mi sentii afferrare dolcemente. Non feci subito caso a chi fosse lo sconosciuto che mi stava stritolando in un abbraccio, e sfogai su di lui tutta la mia rabbia. 
-Shh..- continuava a ripetermi lui, subendo ogni mio pugno senza mai fiatare. 
A poco a poco la rabbia scemò, lasciandomi addosso solo un senso opprimente di paura e disperazione. Mi aggrappai a quello sconosciuto con tutte le mie forze, quasi fosse l'unico appiglio in mezzo ad un mare in tempesta.
E quando mi chiamò, mi paralizzai, alzando il viso di scatto.
-Leorio..- sussurrai laconica, guardandolo con disperazione. -Vog..liono portarmela via. La porteranno di nuovo via da me.- singhiozzai, in preda ad un attacco isterico.
Non mi rendevo conto di nulla. 
L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era tutto ciò che avrebbe fatto quell'uomo se si fosse ripreso Asuka. Non avrei mai potuto permetterlo. 
Lui l'avrebbe trasformata di nuovo in un'assassina, con l'unico scopo di uccidere. L'avrebbe usata come strumento per accrescere ancora di più la sua fama e il suo potere.
L'avrebbe trasformata di nuovo in un mostro.
E non avrei potuto sopportarlo. 
Asuka meritava la felicità che questi ragazzi gli stavano finalmente ridando. 
Meritava una vita serena e felice, dove lei fosse padrona di se stessa. 
Ero talmente immersa in questi pensieri, da non rendermi nemmeno conto di essere stata sollevata da terra e portata in una piccola stanza. 
Leorio mi adagiò piano sul letto, sedendosi a fianco a me.
-Riposa un po' Caren.- mi sussurrò lui, continuando ad accarezzarmi i capelli e allontanandosi pian piano. 
-No!- gridai con urgenza, il solo pensiero di rimanere da sola che mi terrorizzava a morte. 
Lui capì, e si sedette di fianco a me. Adagiai la testa sulle sue gambe, e chiusi gli occhi, facendomi cullare dal torpore che il suo corpo emanava. 
Cercai di regolarizzare il respiro, concentrandomi sul battito del suo cuore. 
Era veloce. 
I suoi battiti erano accelerati, e mi piaceva immaginare che fosse a causa della mia presenza. 
Sorrisi imbarazzata a scoprirmi pensare certe cose. 
Avevo ventinove anni eppure con lui mi sentivo una ragazzina. 
-Leorio!- lo chiamai urgente, alzandomi di scatto dalle sue gambe. Lui mi fissò stranito, guardandomi, però, concentrato, in attesa che parlassi. 
-Quanti anni hai?- gli chiesi, facendogli sgranare gli occhi dalla sorpresa. 
-Diciannove..ma questo cosa c'entra adesso?- 
Mi paralizzai, continuando a guardarlo con gli occhi fuori dalle orbite. Come era possibile che fosse così giovane? 
Dimostrava veramente molti anni in più, quasi la mia età.
Non potevo crederci. 
Avevamo dieci anni di differenza. 
-E' un problema?- chiese lui cupo, abbassando lo sguardo ferito. 
Era davvero un problema la nostra età? E problema per cosa, poi?
-No. Non è un problema..- gli risposi dolce, rendendomi conto che in realtà non mi importava nulla di quanti anni avesse. 
L'unica cosa che contava era il modo in cui Leorio riusciva a farmi sentire. 
Nient'altro. 
Lui alzò lo sguardo, una nuova luce che gli brillava negli occhi. 
Posò delicatamente una mano sulla mia guancia, emanando un calore che mi fece rabbrividire. Non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo.
Tutto sembrava essere scomparso. 
La paura, la disperazione, l'impotenza..
Tutto cancellato. 
Un istinto incontrollato mi attraversò tutto il corpo, facendomi avvicinare sempre di più a lui. 
Eravamo a pochi centimetri di distanza, quando sentimmo bussare alla porta.
Leorio sgranò gli occhi, rendendosi forse conto di ciò che stavamo per fare, mentre io retrocessi, imbarazzata come non lo ero mai stata. Andò ad aprire la porta quasi come fosse un automa, e quando si ritrovò davanti Killua esplose in un grido rabbioso. 
-IO TI AMMAZZO!- 
E iniziò a inseguirlo, mentre il povero albino scappava, completamente ignaro di cosa avesse interrotto. 
Una risata scappò involontaria al mio controllo; uscì anch'io, e sentì Killua che gridava le sue scuse e che voleva solo venirci a chiamare, poichè il presidente Netero era uscito dalla stanza di Asuka. 

A quelle parole mi precipitai nella stanza di mia nipote, trovando la porta aperta, lei che cercava di rimettersi in piedi, ma senza successo. Sorrisi intenerita, mentre mi tornavano alla mente tanti ricordi, uno tra i quali era proprio il ricordo dei suoi primi passi.
-Non sarai in grado di camminare per qualche giorno..è inutile che sprechi così le tue energie.-
Lei sobbalzò, non aspettandosi che qualcuno la stesse osservando. 
-Odio non potermi muovere.- 
Mi avvicinai, entrando nella stanza e chiudendomi la porta alle spalle. 
-Asuka, mettiti seduta per favore.. abbiamo delle cose di cui parlare.- dissi, sedendomi su una sedia di fianco al letto. Lei fece ciò che le dissi, guardandomi seria e attenta. 
-Abbiamo due settimane per rimetterti in sesto. Seguirai un programma di riabilitazione..''speciale'', diciamo.- cerai di usare le parole più adatte, senza spaventarla troppo. 
-Se ciò mi permetterà di tornare in forze nel lasso di tempo concessomi, sono pronta. Però..- si bloccò lei, guardandomi sospetta. - come posso fidarmi di te? Ci sono così tanti interrogativi nella mia testa.. io non capisco chi tu sia, e ne cosa ti abbia spinta a salvarmi la vita. Vuoi forse il mio potere?- 
-Assolutamente no!- quasi urlai, alzandomi dalla sedia di scatto e guardandola con sguardo di fuoco. -Come puoi pensare una cosa del genere dopo averti salvato la vita due volte?- 
Tre, per la precisione. 
Ma questo non lo dissi ad alta voce. 
Lei abbassò lo sguardo, forse sentendosi in colpa per ciò che aveva detto. 
-Ti chiedo scusa..è solo che non so più cosa pensare..- 
Mi sedetti accanto a lei, guardandola e ricordandomi di sua madre. 
La mia migliore amica. 
C'era Sakura in lei.
I tratti del viso, il colore degli occhi e dei capelli..
Tutto mi ricordava lei. 
Il dolore che la sua perdita aveva lasciato era stato straziante; e in più, il fatto di non potermi più avvicinare ad Asuka mi aveva completamente distrutta. 
Quel pazzo di mio fratello me le aveva portate via entrambe.
Ma non avrei mai più permesso che accadesse una cosa del genere. Non mi avrebbe mai più separata da Asuka.
-L'unica cosa che devi sapere è che io non cattiva; tutto ciò che faccio è per proteggere te. Così come mi chiese tua madre tanti anni fa, prima di morire..-
I suoi occhi si spalancarono, mentre mi fissava come in trance, aspettandosi che continuassi. Ma quando vide che non avevo intenzione di raccontarle oltre, iniziò a farmi timidamente qualche domanda, senza entrare troppo nei particolari.
-Eravate molto amiche?-
Un sorriso involontario si formò sulle mie labbra, mentre mi tornavano alla mentre tutti i ricordi legati a Sakura.
-Lei era come una sorella per me. La conobbi quando tuo padre la fece scappare dal villaggio dei Kuruta; ricordo che la portò a casa mia, chiedendomi di ospitarli per un po. E li legai con tua madre, creando un rapporto che andava oltre l'amicizia. Eravamo come sorelle..- 
Asuka rimase in silenzio per un po', rendendosi conto a poco a poco delle mie parole. 
-Come facevi a conoscere mio padre?- mi chiese a bruciapelo lei. 
Mi resi conto di aver fatto un'idiozia. Avrei dovuto rimuovere quel particolare.
Ero stata una stupida. 
Ma si vede che quel giorno qualcuno doveva aver girato la ruota della fortuna dalla mia parte, poichè Kurapika  precipitò nella stanza di tutta fretta, rendendosi conto solo in un secondo momento di aver interrotto la nostra conversazione. 
-Scusate, torno dop..- 
-No Kurapika, vieni pure. Io me ne stavo giusto andando. Continueremo un altra volta il nostro discorso..- le dissi, precipitandomi di tutta fretta fuori  da quella stanza. 
Quando mi chiusi la porta alle spalle, tirai un sospiro di sollievo. 
L'avevo scampata per quella volta. 
Ma sapevo che non avrei potuto tenerle nascosta la verità per molto. 
Un giorno avrei dovuto rivelarle chi ero io.
Sua zia. 
La sorella di suo padre. 
Colei che l'aveva condannata a soffrire per tutta la sua vita.

Pov Asuka

Rimasi impietrita per qualche secondo, la curiosità per quella risposta mancata che mi procurava un senso di fastidio irrefrenabile. 
E in più, avevo come la sensazione che quella donna mi fosse stranamente familiare. 
A prima vista non me ne ero resa subito conto; ma guardandola più da vicino, mi ero accorta di una certa familiarità. L'avevo già vista prima, ma non riuscivo a capire che rapporti avesse con la mia famiglia. 
Avevo come il presentimento che non mi avesse raccontato tutto, e che ciò che mi stava nascondendo fosse qualcosa di davvero importante. 
Mah. 
Forse erano solo mie paranoie. 
Scacciai quei pensieri.
Nulla ora aveva importanza, se non la figura del ragazzo biondo, che mi aveva raggiunta in due falcate, e che si era precipitato fra le mie braccia. 
-E' stato uno strazio stare lontano da te.- mi confessò, procurandomi uno scompenso cardiaco, mentre cresceva dentro di me, l'impulso sempre più forte di baciarlo ancora, come avevo fatto sul ponte della nave. 
Era come una droga. Non riuscivo a non pensarci, ora che tutto era finito. 
Le sue labbra erano come un frutto invitante, pronte per essere morse, leccate.. 
A quei pensieri le mie guance andarono completamente a fuoco, facendo comparire un punto interrogativo sul viso di Kurapika. 
-Hai forse caldo? Ti apro la finestra?- mi chiese premuroso lui, mentre io negavo con la testa. -Allora di cosa hai bisogno?- 
Come potevo rispondere a questa domanda?
Come potevo avere il coraggio di chiederglielo? Di chiedergli di baciarmi?
Girai il viso di lato, fissando un punto indefinito della stanza. 
Mi sentì afferrare le guance, e senza rendermene conto mi ritrovai le labbra di Kurapika sulle mie. 
Tutto il mio corpo fu scosso da brividi; mi aggrappai al corpo del ragazzo biondo, finendo a cavalcioni su di lui.
Non pensavo a nulla.
Nulla che non fossero le labbra di Kurapika, sempre più avide di baci e sempre più intraprendenti.
Piccoli morsi sulle labbra, che non facevano altro che accrescere il mio desiderio.
Piccoli baci sul collo, che mi fecero perdere il controllo. 
Senza rendermene pienamente conto, gli afferrai i bordi della maglietta, facendogli, così, capire le mie intenzioni. 
Non se lo fece ripetere due volte. 
Gli sfilai velocemente la maglietta, facendolo rimanere solo con una leggera canotta addosso. 
Non provai vergogna ad accarezzargli i muscoli delle braccia, inebriandomi del calore che questi emanavano a contatto con la mia pelle. 
Li assaggiai, chiedendomi come avevo fatto a resistergli tutto quel tempo. Dovevo avere un autocontrollo davvero ferreo per non essergli saltata addosso quel giorno, in mare.
Solo a ripensarci mi veniva la pelle d'oca. 
Provai un immediato senso di fastidio quando la mia bocca entrò in contatto con la stoffa della canotta. Tolsi immediatamente anche quell'indumento, lasciandolo a petto nudo.  Le mie mani finirono automaticamente sulla sua pelle, procurandogli un brivido lungo tutta la schiena. 
Bastò un'attimo. 
Bastò un semplice sguardo per farci perdere completamente il controllo. 
Con uno scatto Kurapika invertì i ruoli, trovandosi a cavalcioni sul mio bacino. 
Arrossii, sentendo per la prima volta il desiderio di un uomo a contatto con il mio corpo. 
Lui mi guardò, gli occhi ricolmi di desiderio che mi guardavano con una devozione e un'amore tale, farmi sentire totalmente nuda, seppure spessi strati di vestiti ricoprissero il mio corpo. 
E provai per la prima volta il desiderio di essere toccata da quelle mani, che sapevo sarebbero state le uniche che avrei accettato sulla mia pelle. 
Perchè Kurapika era l'unico con cui avrei mai condiviso tutto questo. 
Lui e nessun'altro. 
Lo baciai, inarcando di poco il bacino, e facendogli così capire ciò che volevo. Mi guardò intensamente, chiedendomi se ne fossi davvero sicura.
Annuì, tornando a baciarlo dolcemente, mentre le sue mani si muovevano sotto la mia maglia, e la tiravano su lentamente, quasi volesse imprimere nella propria mente il ricordo di questo momento.
E quando rimasi a petto nudo davanti a lui, seppur indossassi il reggiseno, arrossì, chiudendo gli occhi per l'imbarazzo. 
-Asuka..guardami.-
Aprì gli occhi, completamente assuefatta da lui. E quando immersi il mio sguardo nel suo, mi resi conto di una verità che non potevo più nascondere. 
Di una verità che non poteva più essere negata. 
Lo amavo. 
Amavo Kurapika come non avevo mai fatto con nessuno. 
Tra le sue braccia mi sentivo viva, finalmente libera da tutto. 
Non esisteva nulla in quella stanza che non fossimo io e lui, le nostre anime strette in un abbraccio morboso, indissolubile. 
E senza rendermene conto una lacrime scappò al mio controllo. 
Il suo pollice la asciugò subito, mentre i suoi occhi si fecero tristi, credendo forse che qualche ricordo doloroso fosse riuscito a penetrare attraverso la bolla che avevamo costruito intorno a noi.
-Perchè piangi?- mi chiese in un sussurro, accarezzandomi delicatamente i capelli. 
Non riuscii subito a rispondere, ancora persa nell'oceano di pace dei suoi occhi.
-Perchè sono felice.- risposi, dopo un tempo che parve interminabile. 
Non ci vide più. 
Intrappolò nuovamente la sua bocca nella mia, chiedendomi il permesso di approfondire quel bacio. Glielo concessi senza esitazioni, mentre le nostre lingue si intrecciavano, danzando in un modo tutto nuovo, che mai avrei pensato di provare. 
Le sue mani risalirono lungo la mia pancia, ed andarono a posizionarsi sulla mia schiena, dove percorse con le dita la mia spina dorsale. 
Si bloccò all'improvviso, sgranando gli occhi e interrompendo il bacio. 
Mi ci volle poco per capire cosa avesse toccato, e subito mi scostai da lui, coprendomi come una vigliacca. 
-Asuka..- 
Non risposi, il viso coperto dalle mani, le lacrime che premevano per uscire. 
Non doveva vederle. 
Non avrei sopportato il dolore nei suoi occhi. 
-Asuka..- mi richiamò, cercando di scostare le mie mani dalla faccia. -Guardami, ti prego..- 
Non lo ascoltai, conficcando le unghie nella carne. 
Non doveva vederle.
-Asuka, lo sapevo già.- 
Mi pietrificai, spalancando gli occhi dalla sorpresa. Allentai la presa, dandogli così la possibilità di spostarmi le mani dal viso. 
Cercò insistentemente il mio sguardo, e quando finalmente mi decidi a guardarlo, vidi una luce diversa che gli brillava negli occhi. 
Mi afferrò per le guance, per poi baciarmi delicatamente sulla fronte, in un gesto che mi fece sciogliere totalmente. 
-Ti proteggerò, Asuka. Non permetterò più che ti accada nulla. Non sei più sola. Ci sono io qui adesso.- 
Amore. 
Il mio cuore era pervaso da un senso totalizzante d'amore per questo ragazzo. 
Gli presi la mano, e la portai sul mio cuore. 
Lui mi guardò stranito, non capendo quello strano gesto.
-E' tuo. Per sempre.- 
Lui rimase completamente spiazzato, gli occhi sgranati e il respiro mozzato per l'emozione. 
Gli occhi si erano fatti lucidi; intrecciò le nostre mani, per poi prendere la mia e posizionarla sul suo cuore, ripetendo il mio gesto. 
-E questo è tuo, Asuka. Fino alla fine dei miei giorni e anche oltre.- 
Rimasi paralizzata per l'emozione, lacrime di gioia che solcavano le mie guance e bagnavano le lenzuola sotto di noi. 
Mi baciò.
Un bacio breve, dolce..
Un bacio che sigillò per sempre la promessa che ci eravamo fatti.
La promessa di proteggerci per sempre, fino al giorno della nostra morte.
La promessa di sostenerci a vicenza, senza mai più farci sentire soli. 
La promessa di esserci per l'altro. Sempre.
Ci abbracciammo, nel cuore nient'altro che non fosse una gioia pura, viva. Una gioia che mai avrei difeso a costo della vita, e da cui nessuno mi avrebbe più separato. 

                                       
Le due settimane passarono in un soffio. 
Non avevo rivelato nulla di ciò che era successo sul ponte. Le domande di Killua e Leorio si erano fatte via via sempre più insistenti, ma non avevo mai ceduto. 
Il presidente Netero mi aveva proibito di parlarne, pena la bocciatura.
La riabilitazione, inoltre, era stata davvero estenuante. Caren -così avevo scoperto chiamarsi l'infermiera che mi aveva salvata- aveva passato otto ore al giorno nella mia stanza, applicando il suo Nen guaritivo sul mio corpo per due settimane intere. 
Era stato estenuante per lei, e più volte le avevo chiesto di interrompere quella terapia, che le succhiava via ogni briciolo di forze. 
Ma lei aveva dissentito categoricamente ogni volta, dicendomi di fare silenzio poichè doveva concentrarsi. 
Ma funzionò.
In due settimane nemmeno avevo recuperato totalmente le energie. 
Quando Kurapika aprì la porta, il giorno della quarta prova, mi ritrovò per terra, intenta a completare la serie da cinquecento flessioni. 
Attese pazientemente, guardandomi divertito e facendomi così innervosire. 
-Beh? Che hai da guardare? Ridi perchè credi di potermi battere?- lo sfidai, rialzandomi da terra ed entrando in bagno, con l'intento di lavarmi via il sudore dalla faccia. 
-Sbagli. Non è che lo credo; io lo so.- 
Mi seguì in bagno, chiudendosi la porta alle spalle e, prendendomi per i fianchi, mi fece girare. 
-Sono sudata..- gli dissi, completamente inebriata dal suo profumo. 
Lui si avvicinò piano, baciandomi il pomo d'Adamo e facendomi sospirare. 
Da quel giorno io e Kurapika avevamo passato ogni momento libero insieme. Questa stanza era diventata il nostro rifugio, in cui niente e nessuno poteva entrare. 
C'erano momenti in cui ci confidavamo con l'altro, raccontando tanti piccoli dettagli sulla nostra vita, e momenti  in cui la passione diventava irrefrenabile, e ci voleva tutta la nostra forza di volontà per fermarci in tempo, così da non andare oltre a quel limite che aveva tacitamente stabilito. 
Perchè nonostante avessimo raggiunto un buon livello di intimità, nessuno dei due era ancora pronto per fare il grande passo. 
Nessuno dei due sapeva bene che cosa eravamo. Non ci eravamo mai fatti domande, e andava bene così, per il momento. 
Sicuramente non eravamo semplici amici, questo era poco ma sicuro. 
Però non potevamo definirci una vera coppia.
La verità è che avevamo paura delle definizioni. Ne avevamo passate così tante, e seppur fossi certa dei miei sentimenti, non volevo costringerlo a fare nulla. 
Per il momento andava bene così.
Mi bastava.
Mi bastava tenerlo fra le braccia la notte, quando sgattaiolava via dalla sua stanza per venire nella mia.
Mi bastava svegliarmi con i suoi baci, abbracciarlo e dargli il buongiorno. 
Mi bastava. 
Ma tutto questo era solo nel nostro rifugio. 
Davanti agli occhi di tutti facevamo finta di nulla, cercando di comportarci normalmente. Come se fosse possibile. 
Non riuscivamo a parlarci in pubblico, ricordandoci di ciò che era successo poche ore prima e arrossendo come pomodori. 
Leorio e Killua ci guardavano sempre sospettosi, ma non dissero mai nulla. Caren, invece, sembrava aver capito tutto, poichè ogni giorno guardava me e Kurapika con occhi maliziosi e dolci allo stesso tempo.  L'unico che sembrava non accorgersi di niente era Gon, ancora troppo piccolo per capire certe cose. 
Caren e io avevamo legato molto in queste due settimane. Mi aveva raccontato tantissimi aneddoti sulla mamma, rivelandomi dei suoi lati nascosti di cui ignoravo completamente l'esistenza; come quella volta in cui la mamma, per farle un dispetto, le tagliò i capelli corti come un maschio, facendola vergognare talmente tanto da farla chiudere in casa per quasi due mesi.
Tutto sembrava andare per il verso giusto. 
E per la prima volta sentivo di riavere una famiglia. 
L'idea con cui ero partita quando avevo iniziato questo viaggio, stava scemando a poco a poco, lasciandomi il desiderio di restare con loro per sempre. 
L'odio non avvolgeva più il mio cuore, e i sensi di colpa, seppure sempre presenti, erano diventati meno insistenti, facendomi finalmente godere e apprezzare il tempo che passavo con i miei amici. 
-A che pensi?- mi chiese Kurapika, facendomi tornare alla realtà. Guardai il nostro riflesso allo specchio, e mi venne spontaneo alzare una mano e accarezzargli la guancia. 
Quanto era bello.. 
-Sono felice.- ammisi, perdendomi completamente nei suoi occhi.
-Lo sono anche io.- rispose lui, depositando un piccolo bacio sulle mie labbra. 
-Ci stanno aspettando..- disse sospirando, interrompendo il contatto tra i nostri corpi. 
Annuì, prendendo le mie cose e lanciando un ultimo malinconico sguardo al nostro rifugio.
-Mancherà anche a me..- disse lui, intuendo i miei pensieri. 
Aprì la porta, e lo seguì fuori, raggiungendo gli altri, che si trovavano nella sala principale, insieme a Caren. 
Corsi ad abbracciarla, un senso di tristezza che mi pervase, poichè presto saremmo state costrette a separarci. Avevo trovato in lei un'ottima amica con cui parlare e divertirmi. Non mi sarei mai aspettata di legare così tanto con un'altra ragazza, com'era successo a noi. 
Lei ricambiò l'abbraccio, raccomandandomi di fare la brava e strizzandomi l'occhio, senza farsi vedere da nessuno. Salutò poi Gon, Killua e Kurapika, stringendoli in un abbraccio affettuoso.
E poi fu il turno di Leorio. Questi lasciò cadere la valigetta a terra, e strinse la donna in una morsa d'acciaio, mentre le sussurrava all'orecchio parole dolci. Non si sarebbero potuti vedere per molto tempo, poichè da quel momento ci era stato vietato di interagire con lei, dato il rapporto confidenziale che si era creato. 
Niente favoritismi. 
Ci allontanammo, dando la dovuta privacy ai due.
Si piacevano, e loro, al contrario di me e Kurapika, non esitavano a mostrarlo. 
Andavano in giro mano nella mano, scambiandosi baci sulle guance e sguardi infuocati davanti a tutti. Killua storceva il naso tutte le volte, disgustato dai gesti di affetto di quei due, mentre Gon li guardava con aria sognante e a volte imbarazzata. 
Io e Kurapika, invece, invidiavamo fortemente il loro coraggio di mostrarsi in pubblico, fregandosene dell'opinione altrui. 
Presto fu annunciato l'arrivo sul luogo della quarta prova d'esame; salutammo tristi Caren, e scendemmo lungo la pedana. 
Sentii l'adrenalina crescere nelle vene.
Finalmente avrei potuto rimettermi in gioco. E questa volta, nulla avrebbe potuto fermarmi. 
Avrei dimostrato a tutti quanto ero forte. 
Non vedevo l'ora di iniziare. 
 

 

Buon pomeriggio!
Scusatemi tantissimo per il ritardo, ma sono tornata ieri dal mare e ho avuto un sacco da fare. 

Questo capitolo è stato molto importante,
Finalmente è stata svelata l'identità di Caren -La zia? E chi se lo sarebbe mai aspettato?- Il suo personaggio inizia veramente a prendere forma, e a malincuore deve farsi da parte, poichè durante la quarta prova non è prevista la sua presenza. 
Il rapporto tra lei e Leorio, inoltre, è davvero bellissimo. Sono semplici. Sono veri. Hanno superato il problema dell'età, lasciandosi guidare solo dai propri sentimenti e da ciò che provavano; dovrebbe essere d'insegnamento a tutti. 

Abbiamo, inoltre, avuto un piccola introduzione di quello che sarà, in un secondo momento, uno dei personaggi principali della storia. Un tipetto simpatico il padre di Asuka, eh?
Non voglio dirvi nulla, ma anche questo personaggio si rivelerà davvero interessante e ricco di sorprese. 

Asuka e Kurapika, in questo capitolo, mi hanno davvero fatto piangere di commozione. Sono così veri, così vivi che posso sentirli, sentire le loro emozioni e i loro sentimenti. 
Adoro il rapporto che hanno creato, anche se credo siano davvero degli stupidi a non ufficializzare il loro rapporto. Si piacciono e si vede. U.U
Due caproni, come li definirebbe Killua. 
D'ora in poi, il loro rapporto prenderà una piega sempre più inaspettata, sempre più bella..

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto questo capitolo, spendendo parte del loro tempo per questa mia storia. Voglio ringraziare tutti voi per il sostegno che mi dimostrate.
Davvero, grazie mille per tutto. 

A prestissimo! 
Un abbraccio.

La vostra Koralblu.

P.s Oggi lala connessione fa i capricci, per cui non riuscirò a pubblicare l'immagine di Asuka. Prometto che a aggiungerò nel prossimo capitolo
   
 
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