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Autore: Isbazia    09/08/2016    5 recensioni
Lexa Woods vive con Anya e Lincoln in piena città. Un'improvvisa vacanza in montagna la porterà a conoscere gli amici di Octavia, tra cui una bellissima ragazza bionda con gli occhi azzurri.
(Liberamente ispirata al brano Mind Over Matter dei PVRIS)
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Lincoln, Octavia Blake
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Clarke POV

“You give me something to talk about…                     Tu mi dai qualcosa di cui parlare…
…something to talk about                                             …qualcosa di cui parlare
You give me something to think about                         Mi dai qualcosa a cui pensare
That’s not the shit in my head…”                                Che non sia il casino che ho in testa…

Stamattina mi sono svegliata con queste parole in testa. Giusto un paio di frasi, messe lì a girare e rigirare continuamente nel mio cervello. Ho aperto gli occhi all’improvviso e mi sono automaticamente fiondata giù dal letto per metterle per iscritto, non ho nemmeno badato all’orario. Ho sentito proprio il bisogno di inciderle su carta, dargli una forma, un senso. È stata una sensazione strana, una cosa che non provavo da un po’ di tempo. Mi sono sentita stranamente carica. Questa cosa mi è successa soltanto per una cosa: una canzone. Credo di aver avuto una specie di illuminazione, un’idea per cominciare un nuovo testo. Mi sono ripetuta quelle parole in testa più e più volte, ho cercato di renderle più orecchiabili, di non lasciarle nella loro semplicità, di aggiungere qualche ripetizione, una sorta di eco, una musicalità. Ho preso subito in mano la mia chitarra e ho provato a buttare giù un paio di accordi, cercando di trovare delle parole adatte per continuare. È stata una mattinata particolarmente produttiva, non mi succedeva davvero da tanto tempo. Mi sono sentita così elettrizzata, così immersa nel mio piccolo mondo. Quando ho buttato l’occhio all’orologio sul comodino sono rimasta un po’ sorpresa di scoprire che erano solo le 8:00. Sono sicura di essere stata con la chitarra in mano per almeno un’ora. Era come se non fossi affatto stanca, pronta per cominciare una nuova giornata al meglio. Ho avvertito una strana energia dentro di me.

//

Svegliarmi così presto anche nella mia unica mattinata libera della settimana mi avrebbe innervosita da morire in qualsiasi altra occasione, ma sorprendentemente la cosa non mi ha affatto disturbata stavolta. Anzi, ho approfittato per fare una doccia più lunga e rilassante, senza Raven che bussasse insistentemente alla porta del bagno per tutto il tempo. Il silenzio di casa mi ha dato modo di rimuginare sul mio scatto di creatività. Ora come ora, se rifletto per bene sul significato di quelle parole, mi sembrano così familiari. So di averle già sentite, so che mi riguardano in qualche modo…
Mi si ferma il cuore per un attimo, quando arrivo alla soluzione dell’enigma.

“Lexa…” sussurro, non riuscendo a trattenere un sorriso. Lexa mi ha detto qualcosa del genere ieri, sì. Ora capisco come mai mi siano rimaste così impresse. Non immaginavo mi avrebbero coinvolto talmente tanto da farmi svegliare all’alba per scriverci una canzone. Credo che la cosa sia più grave di quanto mi aspettassi. Mi sto cacciando in un guaio molto serio, uno da cui non credo di sapere come uscire ormai. Eppure, non ho intenzione di tirarmi indietro, sento che ne vale la pena, che questa cosa può davvero funzionare. Butto uno sguardo sull’orologio della cucina, mentre decido se prepararmi un caffè, e noto che non è affatto male come orario per una colazione fuori. Senza pensarci due volte afferro il cellulare e comincio a scrivere.

“Tra mezz’ora sono da te, ti porto fuori a colazione. Fatti trovare pronta ;) “

Poso il telefono sul tavolo e aspetto. Comincia a venirmi un po’ d’ansia. Forse è troppo presto. Forse sta ancora dormendo. Dannazione, avrei dovuto salutarla almeno. Mi sento un totale disastro. Prendo un respiro profondo e tento di placare l’ondata di negatività che mi sta travolgendo. Non mi sono mai sentita così, questa cosa mi lascia di stucco ogni volta. Se penso a tutte le volte in cui mi sono ritrovata in situazioni simili, non ricordo di aver mai reagito in questo modo. Ho avuto diverse storie nella mia vita, ma paragonate a questo preciso momento della mia vita sembrano tutte così ridicole. Non che neghi tutto quello che ho avuto in passato, ma davvero mi sembra così assurdo il paragone. Ogni volta che pensavo di aver trovato qualcuno che mi piacesse davvero, oltre all’euforia del momento ho sempre avvertito come una strana morsa bloccarmi in qualche modo, come se non mi sentissi mai del tutto convinta delle mie sensazioni. Ricordo che ogni volta pensavo ‘e se non fosse la cosa giusta per me?’ e alla fine mi ritrovavo ad avere sempre ragione. Affrontavo tutte le relazioni con questo peso fastidioso addosso. È pur vero che riuscivo comunque ad ignorarlo e a vivere ogni situazione con il sorriso in faccia, ma la sera mi ritrovavo a farmi sempre la stessa domanda. Ogni appuntamento, ogni uscita, ogni festa erano sempre preceduti da ansia, come se in qualche modo mi sentissi forzata. Era come se non riuscissi a respirare, come se avessi perennemente delle braccia attorno al collo che mi impedissero di prendere aria pulita, di vivere serenamente. Con Lexa non è così. Riesco a sentirlo. Quando penso a lei mi viene solo voglia di vederla e passare del tempo insieme. Quando penso a lei, sento di poter respirare. Non ho mai sentito i miei polmoni così pieni di vita.

“Volentieri, Sky Girl. Ti aspetto.”

Quasi rischio di saltare giù dalla sedia, appena il telefono vibra. Ero talmente immersa nei miei pensieri che mi è preso un colpo. Appena leggo quelle parole tiro un sospiro di sollievo e sorrido. È fatta. Scatto in piedi e mi procuro subito carta e penna per lasciare un biglietto a Raven. Ho intenzione di prendere il pick-up di papà, ed è meglio comunicarlo, prima che si scateni il panico in casa se non dovessero trovarlo in garage.

Sono fuori con Lexa, ho preso il pick-up. E non pensare che la conversazione di ieri sera sia finita, appena arrivo a casa voglio sapere TUTTO.
-Clarke

//

Non è una giornata particolarmente soleggiata, anzi, sembra che il cielo sia ancora coperto di nuvole grigie. Stanotte deve aver nevicato parecchio, il paesaggio è di nuovo tutto bianco. Sebbene teoricamente non ce ne sia bisogno, ho deciso comunque di uscire con gli occhiali da sole. Di prima mattina mi fanno sempre comodo, soprattutto quando devo guidare in mezzo a tanta neve. Non posso negare di sentirmi lo stesso un po’ ridicola, dato che non c’è nemmeno un raggio di sole, ma più tardi le mie iridi ne saranno riconoscenti. Lexa invece è bellissima, anche tutta imbacuccata com’è al momento, davanti al portico dello chalet. Deve essere un tantino sensibile al freddo che fa quassù, da quello che ho notato in questi giorni. Oggi indossa dei buffi occhiali da vista (non credo di averglieli mai visti addosso) e ha il volto quasi interamente coperto da un’enorme sciarpa rossa che le arriva fin poco sopra il naso. Porta anche un cappellino nero di lana con una ‘H’ bianca stampata sopra, che le copre le sopracciglia. Praticamente le si vedono soltanto gli occhi. Quegli occhi verdi stupendi. Le sorrido ampiamente quando entra nella vettura.

“Dove mi porti?” tenta di chiedermi appena metto in moto il pick-up, ma la sua voce viene quasi completamente attutita dalla sciarpa, e l’unica cosa che mi arriva alle orecchie è un vago tentativo di comunicazione. Devo sforzarmi un po’ per interpretare la sua domanda. Ci metto qualche secondo di troppo prima di rispondere. Lei si è già voltata verso di me in attesa di una mia qualsiasi reazione.

“Scusa, non ho afferrato molto bene con tutta quella lana che hai in bocca” le dico ridendo. Automaticamente lei sposta la sciarpa e alza leggermente il mento per liberarsi completamente il viso.

“Chiedevo dove stessimo andando” dice con tono basso, un po’ imbarazzata.

“Beh, sicuramente in un posto dove possiamo fare in modo che ti riscaldi un po’” le rispondo, non nascondendo una nota di ironia. Lexa trattiene una risata e scuote la testa.

“Perché no. Che ne dici di andare direttamente in spiaggia, così puoi stare tranquillamente sotto il sole?” commenta lei, alzando le sopracciglia e indicandomi il volto. Rimango colpita da questa sua risposta tanto pronta.

“Touché” mi limito a dire, non trattenendo un sorriso. Sembra soddisfatta della sua vittoria, il sorriso che le spunta sulle labbra lo conferma.

“Sai davvero come farti rispettare, eh? Non mi stupisce che tu abbia persino un cappello con l’iniziale del tuo soprannome da dura” continuo, cercando di mantenere gli occhi sulla strada il più possibile. Il mio tono è volutamente provocatorio, non mi do ancora per vinta. Lexa sembra un po’ confusa, mi guarda con espressione strana.

“In realtà quella sta per ‘Hogwarts’” risponde, aggiustandosi gli occhiali sul naso. Rimango decisamente sorpresa. Hogwarts? Harry Potter? Seriamente? Credevo di non poter trovare altri motivi per adorare questa ragazza ancora di più. Eppure, eccomi qui, a bocca aperta davanti a lei, ancora incredula dopo la sua risposta.
Senza rendermene conto siamo già arrivate a destinazione. Parcheggio il pick-up nel primo posto disponibile e spengo il motore. Lexa guarda fuori dal finestrino e poi si gira di scatto verso di me. La sua espressione è un misto di confusione e sorpresa. Non dice nulla e si volta di nuovo verso l’insegna dello Shrieking Bar.

“Sei per caso una romanticona, Clarke Griffin?” mi chiede con un ghigno sul volto, incrociando le braccia. Sento il cuore saltare un battito e un calore improvviso pervadermi il corpo. Non ho molto tempo per trovare una risposta sensata.

“Pff… è che qui fanno un ottimo caffè” dico, cercando di nascondere l’imbarazzo. Ecco, è in momenti come questi che ringrazio di avere addosso degli occhiali da sole. Non indugio ulteriormente e scendo dal pick-up.  Lexa mi segue poco dopo e si posiziona al mio fianco, prima di dirigerci verso l’ingresso del locale. Appena entriamo vengo investita da un profumo intenso di caffè e non posso che respirarlo a pieni polmoni. Tolgo gli occhiali da sole e li ripongo distrattamente dentro la borsa.

“Avevi ragione, già l’odore è delizioso” sento dire accanto a me. Lexa si guarda intorno curiosa, con un sorriso dolcissimo stampato in faccia. Si è tolta la sciarpa e l’ha infilata dentro una delle tasche del suo lungo cappotto nero. Devono essere delle tasche molto grandi, perché la sciarpa entra quasi del tutto, lasciando ciondolare fuori solo una ventina di centimetri. Vederla così mi lascia incantata per qualche istante. Quegli occhiali le danno un’aria così diversa, così dolce, mi sento quasi sciogliere. Il modo in cui le stanno addosso, in cui le scivolano e la costringono a spingerli su continuamente, la montatura buffa, con il suo color caramello, che si sposa perfettamente con il verde dei suoi occhi. Il tutto mi ipnotizza. Senza nemmeno rendermene conto mi avvicino a lei, e con un movimento delicato le aggiusto la montatura sul naso, intercettando la sua mano già pronta per compiere il medesimo movimento. Ci guardiamo negli occhi. C’è un attimo di imbarazzo. Faccio un passo indietro.

“Scusa, ti stavano…” balbetto, abbassando lo sguardo.

“Sì, dovrei farli stringere” commenta lei, abbozzando un sorriso. Sospiro. “E non serve che ti scusi” continua, dandomi un colpetto col gomito.

“Vieni, sediamoci” le dico sorridente. Scelgo uno dei tavoli attaccati al muro e ci accomodiamo. Vengono quasi subito a prendere le nostre ordinazioni, e in poco tempo siamo già con due tazze fumanti in mano e un paio di fette di torta di mele davanti a noi. Le guance di Lexa hanno subito preso colore dopo i primissimi sorsi di cioccolata, e sinceramente la trovo ancora più carina. Si è tolta il cappello appena si è seduta, e lo tiene sul tavolo, accanto al suo braccio.

“Hogwarts, quindi?” chiedo pensierosa, dopo un lungo sorso di caffè. Lexa mi guarda e annuisce, incerta sulle mie intenzioni. Con la tazza ancora tra le mani, mi appoggio del tutto allo schienale dietro di me e comincio a scrutarla con attenzione. Non so dire se il rossore più intenso sulle sue guance sia dovuto alla temperatura della sua cioccolata, o ad altro.

“Che c’è?” mi chiede, visibilmente in difficoltà. Strizzo un po’ gli occhi e faccio una smorfia.

“Fino ad oggi avrei detto Serpeverde, ma credo proprio che tu sia una Corvonero. Sì, decisamente” le dico, indicando brevemente il suo cappello. Il suo corpo si rilassa a vista d’occhio, e un debole sorriso le spunta sul volto.

“Non ti facevo un’appassionata di Harry Potter” commenta, avvicinando la tazza fumante alla bocca.

“Per favore, hai davanti una tra le più fedeli Grifondoro” le rispondo, con una punta d’orgoglio nella voce. Lexa trattiene una risata e mi rivolge uno sguardo così intenso e dolce che mi dimentico come si respira. Quegli occhi saranno la mia morte. Questa ragazza lo sarà. Il suono della sua debole risata riecheggia ancora nelle mie orecchie, e il cuore mi si scioglie completamente. Il mio sguardo si posa automaticamente sulle sue labbra per un breve istante, per poi tornare su di lei, che non ha smesso un secondo di guardarmi. Comincio a sentire parecchio caldo, l’aria attorno si è fatta più pesante, e io mi sento come dentro una bolla. Il tempo sembra essersi fermato, tutto attorno a noi è immobile, ci siamo solo io e lei, l’una di fronte all’altra, l’una persa nello sguardo dell’altra. Se non sentissi il mio corpo pesare una tonnellata, a quest’ora sarei già in piedi, piegata verso di lei, a baciare quelle labbra stupende, noncurante di ciò che ci sta intorno, di chi ci sta intorno. Mi sento talmente ipnotizzata, che non mi accorgo quando cominciamo ad avere compagnia.

“Anya?” le sento dire ad un tratto. Vengo riportata bruscamente alla realtà da una voce fin troppo familiare alle mie spalle.

“Eccovi qui! Avete scelto il tavolo più lontano di tutti”. Raven. Un’ondata di frustrazione mi pervade e non posso trattenere un sospiro infastidito. Mi volto leggermente alla mia sinistra e vedo Anya e Raven in piedi, accanto al nostro tavolo, che ci salutano sorridenti. Anya ha un’espressione un po’ mortificata sul volto, consapevole della situazione che hanno appena creato con la loro comparsa qui. Raven invece ha un ghigno fastidiosissimo stampato in faccia. Devo contare mentalmente fino a dieci per reprimere l’istinto omicida che mi è salito.

“Allora, c’è spazio anche per noi?” chiede subito Raven, portandosi le mani sui fianchi. Non posso che guardarla male, prima di annuire e farle spazio per sedersi. Anya prende posto accanto a Lexa, che al momento sembra più confusa che infastidita. Entrambe si scambiano due parole, e Anya sembra ancora più imbarazzata.
“Come mai anche voi qui?” chiedo, mostrando il più forzato dei sorrisi.

“Eravamo da queste parti e ho visto il pick-up qui fuori, così abbiamo deciso di passare a salutare” risponde Raven, facendo spallucce e rivolgendo la massima attenzione sul menù davanti a lei. Per evitare di risponderle male prendo un lungo sorso di caffè. Lexa mi guarda con un sorriso dispiaciuto. Deve aver capito quanto fastidio mi stia dando questa situazione. In breve tempo Anya e Raven fanno le loro ordinazioni, e per forza di cose cominciamo a parlare del più e del meno. La tensione svanisce dopo i primi minuti (merito anche di tutta la caffeina ingerita), e gli animi si rilassano notevolmente. La mattinata passa velocemente, senza rendercene conto stiamo almeno due ore sedute al tavolo a parlare. Anya e Raven si sono stuzzicate per gran parte del tempo, lasciandoci intendere fin troppe cose della loro vita privata. Lexa non ha parlato molto, ma la sua risata si è sentita più volte, e io non sono mai rimasta così tanto tempo ad osservarla. Quando sorride il volto le si illumina completamente, gli zigomi sono più accentuati, le labbra si distendono senza perdere il loro volume, il naso si arriccia leggermente e le alza un po’ gli occhiali. Ma gli occhi, quelli sono i veri protagonisti. Quel verde intenso brilla ancora di più, e io mi perdo ogni volta. Le basta un sorriso per catturare completamente la mia attenzione. Tra di noi ci sono stati diversi sguardi imbarazzati, e per un attimo mi sono sentita catapultata alla prima sera che ci siamo conosciute. Stesso posto, stessa compagnia (più o meno), stessa attrazione. È stata una sensazione sconvolgente, ma piacevole. Piano piano comincio a realizzare tutto quello che sento quando sono con lei.

Lexa POV

Certo non mi aspettavo che la mattinata avrebbe preso questa piega, ma devo ammettere che non è stato così spiacevole come sembrava all’inizio. La presenza di Anya e Raven si è rivelata una nota positiva, e persino Clarke è riuscita a sciogliersi un po’. Quando sono arrivate, per un attimo ho temuto il peggio. Clarke era talmente tesa che credevo potesse scoppiare da un momento all’altro (cosa del tutto comprensibile). Anya ha tentato di spiegarmi quante volte ha provato a dissuadere Raven dall’entrare nel locale, ma non è riuscita a trattenerla. Non l’ho mai vista scusarsi così tante volte. La cosa mi ha fatto sorridere, non ho mai visto Anya così impotente davanti a situazioni del genere. Raven deve essere una bella testa calda, si danno del filo da torcere a vicenda. È stato uno spasso vederle punzecchiarsi per tutto il tempo, anche se avrei preferito evitare di sentire certi particolari privati. Clarke ed io ci siamo scambiate diversi sguardi, ed è stato un sollievo vederla rilassarsi dopo un po’. L’atmosfera era decisamente migliore.

Finalmente usciamo dal bar. Clarke e Anya si sono subito accese una sigaretta, mentre Raven si è allontanata di qualche passo per rispondere al telefono. Fuori fa ancora parecchio freddo, la neve non sembra affatto essersi sciolta nemmeno un po’, anche se ora comincia a spuntare qualche raggio di sole. Non perdo tempo ad indossare la sciarpa e il cappellino, mettendo subito le mani in tasca, anche se vorrei resistere e combattere il freddo. È assurdo che non mi sia ancora abituata a queste temperature. Clarke si avvicina a me e mi sorride.

“Freddo, eh?” mi chiede, trattenendo una risata. L’unica risposta che le do è una spallata, mentre scuoto la testa. Lei ride, e a me vengono i brividi. Il suo viso è stupendo. Ma l’atmosfera magica viene bruscamente interrotta da una Raven alquanto agitata, che si avvicina a noi con espressione allarmata.

“Clarke, dobbiamo andarcene adesso, non c’è tempo per spiegare...” comincia, attirando l’attenzione di tutte. Mi domando cosa possa essere successo, sembra qualcosa di importante. Io e Anya ci scambiamo uno sguardo confuso. Clarke ha assunto un’espressione seria, ma rimane immobile. Raven non fa in tempo ad aprire di nuovo bocca che qualcuno al posto suo prende parola.

“Ciao, Clarke” sentiamo dire. Una figura spunta alle spalle di Raven, che appena sente la sua voce chiude gli occhi e abbassa il capo, come a dire ‘troppo tardi’. Un ragazzo coi capelli lunghi si fa strada verso Clarke, guardandola con una strana luce negli occhi e un sorrisetto stampato in faccia. Avverto un movimento poco piacevole nello stomaco e comincio a percepire tensione nell’aria. Questa persona non mi piace, ha uno sguardo pesantemente intenso, emana delle strane vibrazioni. Improvvisamente non mi sento più a mio agio, avverto tutta l’elettricità che ci sta intorno e involontariamente stringo i pugni. Anya si accorge del mio cambiamento d’umore e tenta di capire cosa mi stia succedendo. Ma io non bado molto alle sue parole, è come se non la sentissi nemmeno. I miei occhi sono puntati su questo ragazzo, la mia concentrazione è tutta su di lui e su Clarke, sullo spazio che ha abbondantemente invaso e su ogni suo singolo movimento. Comincio a sentire parecchio caldo, sento l’agitazione che si fa strada dentro di me e so che rischio di esplodere, non appena lui dovesse fare un passo di troppo. Per un momento realizzo l’incredibile senso di protezione che ho verso Clarke, e ne rimango del tutto sorpresa. Ma i miei occhi rimangono fissi su di lui e su quel suo ghigno tanto spavaldo che continua ad avere. Quando penso che potrei intervenire comunque, senza aspettare che uno dei due faccia una qualsiasi mossa, Clarke parla. Il mio cuore riceve un duro colpo, e mi sento mancare il respiro.

“Finn”

Note:
Mi scuso per la lunga attesa, ma purtroppo non avuto il tempo di concentrarmi per bene su questo capitolo.
Le frasi all'inizio del capitolo sono prese dalla canzone "St. Patrick" dei Pvris, a cui mi sono ispirata per tutto il Clarke POV.
Spero che il colpo di scena finale vi sia piaciuto (ci vuole un po' di drama lol)
Ringrazio tutti quelli che continuano a seguire questa storia.
A presto XO
   
 
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