Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Cloud394    09/08/2016    2 recensioni
New Orleans, Louisiana negli Stati Uniti D'America nel 1900 significava solo una cosa: segregazione Razziale.
Una storia forse comune dal solito. Amy Walker nel 1951 è una giovane donna bianca benestante.
La sua è la famiglia perfetta,nessun contatto con persone di colore,persone allora giudicate "impure" o "indegne". Tranne per la loro domestica:una donna dalla pelle nera.
"Ma la vera persona che per me è stata sempre come una madre è Domilda. Vive con noi da due anni prima che io nascessi. Fino ai miei 7 anni l'ho chiamata "mamma" "
Amy grazie alle sue cure e attenzioni,si è avvicinata molto alla sua cultura fino ad adorare la musica Jazz da quando è solo una bambina. Cosa dovesse succedere se dovesse avvicinarsi fisicamente al mondo degli afroamericani? O Se addirittura se ne innamorasse di uno?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Storico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chessboard


 

Chapter Four

Casa sua era come me la ricordavo: piccola e vecchia. I muri bianchi si sono sbiaditi in un giallognolo. Alzando lo sguardo, riesco a vedere la muffa agli angoli del soffitto e la moquette sudicia e malandata. La nausea mi colpisce lo stomaco, il cibo si trascina su per l'esofago. Sento che potrei sentirmi male.

-Scusami, per quanto io mi metta per pulirla, non riesco ad averla in condizioni ottimali- mormora lui - questo è il massimo che posso permettermi- continua imbarazzato. Ha notato il mio malore, il mio viso si tinge di rosso per la vergogna. -non ti preoccupare, io non dovrei essere nemmeno qui..- mormoro spogliandomi del cappotto.

 


-Ti preparo qualcosa, tu accomodati in soggiorno- dice, mentre lo vedo sfuggire in cucina.

Mi accomodo sul divano, é grigio e molto vecchio . Mi guardo intorno, ci sono delle tele e degli oggetti stranieri al nostro paese tra cui quei tessuti in mille colori, che mi fanno brillare gli occhi, li accarezzo delicatamente. Gli spartiti sono in disordine sparsi sul tavolino di fronte al divano.
-Stavi componendo qualcosa?- gli domando appena torna con un vassoio con due tazze di té e degli scoones. Mi risponde con un cenno della testa, sedendosi affianco a me.

 

Timidamente afferro un biscotto e ne tiro un morso. Mi scruta curioso e avverto il suo sguardo su di me. Le mani mi tremano per l'agitazione. -cosa c'é?-
- Non sono abituata ad essere osservata- confessi mentre le guance si tingono di rosso mentre tiro un morso al biscotto. La sua consistenza é croccante, il suo sapore dolciastro mi si scioglie sulla lingua.
-Non ci credo- ridacchia lui in risposta. Arrossisco di più. Ingoio ciò che ho masticato. -non ci credere- dichiaro io un po' acida. Lui ridacchia -hai tutte le briciole in faccia- . Credo che la mia faccia sia diventata color peperone, con le mani mi tasto frettolosamente il viso per pulirmi, lui è perso nella sua risata, mi afferra i polsi e blocca il macello che stavo per combinare, sono proprio un disastro, con un fazzoletto, mi pulisce delicatamente il viso.


Mi irrigidisco, non riesco a muovermi, eppure mi ha solo afferrato il polso. Ha la mano magra con le dita affusolate. Osservo il colore della sua pelle scura, a contrasto con la mia, così bianca che sembra essere fatta di gesso.

La sua stretta è salda, solida e sicura. Non fa male però, é più che altro rassicurante, un po' tutto questo tranquillizza il mio cuore, che sembra abbia preso la rincorsa.

-Posso farti una domanda?- mi guarda diritto negli occhi.

Annuisco -perché non hai risposto alle mie lettere?- aggrotto le sopracciglia, guardandolo con espressione confusa. Cosa?-io ti ho sempre risposto- confesso. -e io non ho mai ricevuto nulla.-risponde lui. -pensavo fossi venuta qui per parlare con me ma on è così, dico bene?- continua Doris, con l'espressione del viso turbata.

 

 

-Mia madre ha licenziato la nostra cameriera, per questo l'ho seguita.- confesso con un sospiro. Lui non risponde, si limita ad appoggiare la testa sulla mia spalla. Solo adesso mi rendo conto del suo accento particolare, a volte non capisco quel che dice, come anche quando scriveva. Domilda qualche volta le capitava di parlare nello stesso modo. Ogni volta che le capitava, mamma sbraitava contro di lei. Chiudo gli occhi, mi perdo nei miei pensieri-ci tieni tanto a lei?-.


-sì- affermo, ed è come se avesse aperto un rubinetto. Le lacrime iniziano a scendere sulle guance. Mi prende il viso con delicatezza, la mano gli trema un po'.
-No,non piangere.. com'è il suo nome? Qui ci conosciamo tutti.- mi asciugo le lacrime, mentre lascio che I singhiozzi mi trasportino. Mi accarezza il viso, lui mi stringe a sé. Mi faccio piccola piccola contro di lui. Doris mi stringe ed è insicuro,sembra tremare e sembra aver paura di stringermi più forte, non voglio pensare a nulla sto così bene qui.


Mi avvicino al suo viso, respiriamo la stessa aria. Le sue labbra sono come un richiamo. I miei occhi si perdono nei suoi, come se venissero risucchiati in quel nero pece che mi trascina giù. Le nostre labbra sono sorprendentemente vicine, chiudo gli occhi e mi butto a capofitto sulle sue.

 

Non ho mai baciato nessuno, spero che lui lo desideri e mi guidi. Non ho più forza di pensare se quel che faccio è giusto o sbagliato, voglio solo restare in queste braccia, perché solo qui mi sono sentita al sicuro. Il mio viso cade nell'incavo del suo collo, apro gli occhi. Si è limitato ad stringermi più forte. Sento un peso sul cuore, perché sono stata così stupida? Come ho potuto pensare che io potessi piacergli? Fa male, sento una ferita protrasi lungo il petto, brucia e il peso si fortifica. -scusami- mormora stringendomi con le braccia che gli tremano.

 

-perché mi chiedi scusa?- mi sollevo guardandolo negli occhi. - se non ti piaccio non devi chiedermi scusa- mormoro diventando rossa. Non ho mai preso così di petto le situazioni, sono sempre stata timida, non so cosa mi stia prendendo non so cosa mi stia succedendo, forse è lui che non mi fa pensare a nient'altro .

 


-Non è questo, tu non puoi, io nemmeno- mormora lui - per come stiamo adesso saremmo sicuramente arrestati- continua lui. Lo osservo, cosa vuol dire? Sono confusa.
-che cosa vuoi intendere?- domanda lui
-non ti accorgi? Siamo diversi-

-cosa dovrei capire Doris? O vuoi o non vuoi- commento io in risposta, infastidita.

-potresti evitare di prendermi in giro..- continuo e sento la mia voce tremare, gli occhi pizzicarmi.

 

-Non vuoi capirlo? Amy io sono nero, tu sei bianca!- urla in modo aggressivo contro di me, si alza e si porta indietro I riccioli che li oprivano il viso, nervosamente. Solo per questo? Davvero è solo una questione di pelle? Che differenza fa se due anime si sentono così vicine?

 

Mi raffiorano nella mente i discorsi di mia madre, le sue parole contro Domilda. Posso solo immaginare come si senta ad essere stata trattata così per anni, perché è rimasta? Pensandoci mi sento una stupida ad averla seguita per implorarla di restare. Io sono bianca, la mia pelle è perfino più pallida del normale. Mi alzo e mi guardo allo specchio, sono completamente chiara in contrasto con le mie guance arrossate. Lo specchio è rotto e sporco, ma riesco a distinguere i due colori così contrastanti. Lui poco distante da me, è alto e la pelle così scura. Io invece sembro essere nata per essere il suo contrasto: occhi azzurri,capelli biondi, bianca, bianca e bianca. Domilda ha la pelle scura quanto la sua, eppure non avvertivo questa differenza.

 


-Se hai paura di essere arrestato,io vado via..- esclamo, sento le lacrime scendermi lungo le guance. Mi afferra alle spalle e mi stringe -scusami davvero, io ti vorrei con me sei così dolce, sensibile.. ho paura per te.- mormora stringendomi le mani. Mi catapulto tra le sue braccia, lui per la prima volta sembra stringermi con decisione.


Le sue mani mi accarezzano il viso, sono calde, lisce. Chiudo gli occhi mi lascio cullare dalle sue carezze. In questa stanza piccola e vecchia, il silenzio regna. Le sue labbra si avvicinano, nello stesso momento una porta si apre,la sua voce ci interrompe.
Ci allontaniamo di scatto,la voce è femminile che sento è a me sconosciuta.
-cosa stai facendo?- tira uno schiaffo sulla sua nuca. I due si rifugiano in cucina, per quanto piano possano parlare, la loro voce si sente come se parlassero di fronte a me.


- le groupies bianche pure? Ti rendi conto in che guaio ti stai cacciando? Quelle nere sono diventate troppo comuni?!- urla lei. Mi sento ferita, non mi pare di indossare qualcosa di indecente, è un semplice vestito. Forse è perché mi arriva sopra le ginocchia?


-Aisha. Lei non è una groupie.- esclama Doris.

Mi piazzo davanti alla porta della cucina, li osservo e mi avvicino alla ragazza tendendole la mano. -Il mio nome è Amy- piacere.

Lei mi guarda con disprezzo, senza muoversi. Si gira verso Doris, regalandogli uno sguardo sprezzante. I suoi capelli sono lunghi e tutti raccolti in mille treccine, ha le ciglia lunghe e occhi grandi, il naso regolare e delle labbra definite. È una ragazza molto bella, curve e il punto vita definito, io invece sono così sottile.

-Portala via, Dom sta arrivando.- conclude lasciandomi uno sguardo truce.

 

Osservo Doris, lui sospira. - È mia sorella, non posso tenerti qui Amy-

-Lo so, presto andrò via..- mormoro con un sospiro triste, perché non posso averlo con me?

Lui mi accarezza il viso -Sai bene quanto vorrei baciarti-

Di colpo il cuore comincia a battere all'impazzata.

 

-Senti bella, vedi di sloggiare da qui- esclama la ragazza posando entrambe le mani sui fianchi.

-Ho bisogno di un posto dove stare, almeno per qualche giorno..- mormoro allontandomi da Doris.

-La nasconderò qui io- afferma Doris, Aisha emette un sospiro posando la mano sulla fronte.

-Va bene, ma vedi di nasconderla a Miss D- esclama lei.

 

-Nascondermi cosa?- domanda una voce già conosciuta. I due si girano verso di lei, osservo la sua statura rotonda e bassina. Capelli raccolti e riccissimi, narici ampie occhi rotondi, riconosco quella donna: è Domilda.

Resto a guardarla, gli occhi mi pizzicano per via delle lacrime che minacciano di uscire.

-Non può restare qui, lei.. - si giustifica Aisha ma la sua frase viene bloccata dal mio pianto.

-Domilda!- Corro verso di lei e la stringo forte al mio petto, scoppio in lacrime tra le sue braccia.

Mi sento meglio quando lei decide di stringermi più forte, come fa sempre.

-Lei resta qui- afferma Domida accarezandomi i capelli, mentre mi beo tra le sue braccia senza curarmi di nulla.

 

 

__spazio autrice__

Chiedo scusa per l'infinita attesa,

per vari motivi legati allo studio

e altri motivi che non sto qui ad elencare,

ho tardato di parecchi mesi la pubblicazione.

Spero che vogliate commentare questa storia

e magari i vostri commenti e recensioni,

riusciranno a far crescere in me la voglia di continuare

ed evitare altri ritardi .

A presto,

Cloud394

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Cloud394