Silence
Le
urla di Berthold,
la ferocia del titano appena creato, il rumore assordante di mura che
crollavano.
Niente di tutto questo attirava la sua
attenzione.
Brandelli. Intorno a lui c’erano solo brandelli, di
ogni cosa.
Brandelli di persone, di case, di ricordi.
Ed è lì
che erano puntati i suoi occhi. Sugli ultimi brandelli della persona
a lui più cara che, ancora una volta, gli era stata portata via. Per
sempre.
Una nuova croce, una nuova ombra che l’avrebbe
perseguitato. La più pesante da sostenere, la più difficile da
scacciare.
L’unica che non avrebbe mai voluto allontanare.
Non
riusciva a spostare lo sguardo dal corpo senza vita del suo
Comandante. Non ci riusciva, non poteva e non voleva.
C’era solo
distruzione intorno a loro, ma lui non sentiva più niente. Solo un
silenzio assordante che lo avvolgeva e lo portava lontano da
qualsiasi cosa.
Era tutto finito. Ora c’era solo silenzio.
I
suoi occhi perennemente incollati su quello che aveva perso.
Se
avesse distolto lo sguardo sarebbe caduto da quel tetto, avrebbe
perso l’equilibrio, sarebbe crollato, definitivamente.
C’era
ancora una parvenza di Erwin in quel corpo esanime, e l’unica cosa
che poteva fare era continuare a guardarlo.
Ancora per poco, solo
qualche istante. Il tempo di abituarsi a quella sensazione di vuoto,
a quella mancanza d’aria, a quel peso sul cuore che l’avrebbe
accompagnato per il resto della sua vita.
A quel silenzio
assordante che lo estraniava da qualsiasi altra cosa.
Solo qualche
secondo, e avrebbe ripreso il controllo del suo corpo e nessuno si
sarebbe accorto di niente.
Impassibile, imperturbabile; avrebbe
ricostruito la sua maschera, colmato ogni crepa e avrebbe ripreso a
camminare. A fatica. Svuotato per sempre. Ma in piedi.
Spinto da
un solo e unico scopo: vendicare la persona che amava.
Mentre
intorno a lui, avrebbe sentito solo silenzio. Per sempre.