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Autore: musicislife17    11/08/2016    1 recensioni
In una New York confusa ed elettrizzante come sempre, le vite di tre ragazze cresciute insieme si mescolano e si confondono: Jackie, una giornalista in gamba, ambiziosa e indomabile, in lotta con il proprio caporedattore e con i suoi sentimenti; Autumn, innamorata della musica e dei musicisti, in fuga costante dalla paura di vivere, alla ricerca di tutto e di niente; Annie, innocente per definizione, attratta allo stesso tempo dall’acqua santa, uno studente diligente e amorevole, e dal diavolo, un tatuatore senza tatuaggi, con cui deve fare i conti per la prima volta nella sua vita.
Storie di amore e di amicizia si susseguono nella anormale quotidianità di una famiglia senza precedenti, mentre il passato dei protagonisti sfuma in un presente avvincente e in un futuro indeterminabile. E in mezzo a loro musica, arte, lavoro, sogni e desideri, paure e gelosie, in un crescendo infinito...
-ANCHE SU WATTPAD-
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Mentre guardava Annie che saltellava festante apparecchiando la tavola, ostinata a canticchiare un motivo stonato, Jackie pensò per un attimo che fosse tornato tutto alla normalità. Ray, seduto in poltrona e nascosto dal quotidiano, leggeva come suo solito le notizie della giornata, nell’attesa che la cena fosse pronta. Annie sistemava con cura le posate sul tavolo del soggiorno, coperto dalla tovaglia delle grandi occasioni e abbellito dai fiori che la più piccola di loro aveva comprato per l’occasione. La cura con cui disponeva ogni singolo oggetto al proprio posto era ammirevole, segno di una grande attenzione ai dettagli, ma soprattutto di una immensa felicità da parte di Annie, che voleva rendere tutto perfetto per l’occasione. E per la prima volta da molto tempo, il rumore della doccia al piano di sopra rivelava la presenza del pezzo mancante della famiglia, Autumn, che si stava rinfrescando dopo tante ore di viaggio. Sembrava quasi strano che qualcun altro occupasse insieme a loro la casetta a tre piani con le pareti color crema, l’ultima della strada di quel quartiere di New York, la più riconoscibile con il grande gazebo di legno e il ciliegio all’angolo del giardino. Si sentiva quell’aria di entusiasmo nell’aria, di elettricità in un certo senso, di gioia del ritorno di Autumn, che finalmente era qui e non aveva intenzione di andarsene.
Almeno per ora,
 riflettè Jackie, mettendosi all’opera in cucina per terminare i preparativi della cena. Aveva pensato a qualcosa di semplice e tuttavia speciale per quella sera: bocconcini di pollo in salsa teriyaki, frittelle di zucchine e peperoncini jalapeno, patate dolci arrostite al forno e per finire una crostata di mele guarnita con caramello. Mentre ultimava di sistemare sul tavolo i piatti che aveva cucinato prima dell’arrivo di Autumn, quest’ultima apparì dalla porta.

Jackie la osservò, mentre si scompigliava i lunghi capelli castani, ancora umidi per la doccia appena fatta. Così affondata in una t-shirt extralarge e un vecchio paio di pantaloni di flanella, Autumn sembrava più minuta del solito, per quanto questo fosse possibile, dato che già di natura aveva una corporatura piuttosto esile. La pelle aveva perso quel sano colorito bronzeo che aveva di solito, che pareva quasi una permanente abbronzatura, e ora sembrava sbiadito, spento. Jackie ci avrebbe giurato che l’altra aveva trascurato la sua salute come al solito, magari perpetuando la sua screanzata abitudine di rimandare i pasti, per poi dimenticarsi del tutto di nutrirsi come una persona normale. La irritava oltre ogni limite sapere che una persona assennata come Autumn potesse ridursi a tali livelli di trascuratezza, ma dato che le cose che la irritavano erano più di una, Jackie aveva fatto l’abitudine a non lasciar trasparire più di tanto la sua disapprovazione. Unica eccezione era l’occhiata che lanciò ad Autumn mentre si sedeva a tavola insieme a Ray ed Annie.

Autumn capì senza che ci fu bisogno di dire una parola e si limitò a rivolgere un piccolo sorriso a Jackie, alzando le spalle a mo’ di scusa.

La più grande delle due sbuffò, scegliendo di non far pesare troppo all’altra quella grave mancanza, ma obbligandola a fare il bis di ogni portata, cosa che non dispiacque affatto ad Autumn, che apprezzò dopo molto tempo quel cibo sopraffino con gusto.

La cena trascorse piacevolmente. L’atmosfera era distesa, come se non fosse successo nulla e tutto fosse sempre stato così come doveva essere. Jackie non partecipò quasi per nulla alla conversazione, limitandosi a far vagare lo sguardo da destra a sinistra, cioè da Annie ad Autumn che si raccontavano gli avvenimenti degli ultimi quattro anni. In particolare Annie era interessata a scoprire quali luoghi avesse visitato Autumn, quali esperienze avesse vissuto, ascoltando eccitata tutti gli aneddoti che l’altra raccontava con dovizia di dettagli, tutti accompagnati da un sorriso sereno dipinto sulle labbra carnose.

Anche Ray preferì ascoltare più che unirsi alla conversazione, ma Jackie evitò volutamente il suo sguardo in questo caso, benché talvolta lo sentisse su di sé. Ray aveva qualcosa di misterioso in sé, in grado di sondare a fondo l’animo di una persona e scoprire ogni piccolo segreto che essa celava. Dietro i suoi occhi di ghiaccio si nascondeva una intelligenza ben superiore alla media e una capacità di intuizione che francamente Jackie non aveva voglia di affrontare in quel momento.

Attese solo che terminasse la cena, mentre si rigirava in tasca un pacchetto di sigarette, e quando l’ultima briciola di torta fu scomparsa dai piatti dei suoi commensali si alzò dal tavolo e cominciò a sparecchiare.

Autumn la fermò prendendola per un braccio.

-Non ti preoccupare, faccio io- si offrì ed Annie le fece eco.

Jackie non se lo fece ripetere due volte e con un breve cenno di assenso si allontanò dalla stanza. All’ingresso della casa afferrò il suo cellulare e infilò la giacca di pelle, quindi uscì fuori e si appoggiò alla ringhiera della piccola terrazza. Il display del telefono la avvertiva di due chiamate perse. Inserì la password per sbloccarlo e richiamò quel numero. Mentre il telefono squillava diede un’occhiata al cielo libero dalle nuvole e splendente di quelle poche stelle che riuscivano a scampare alle luci della città.

Al quinto squillo il bip bip si interruppe.

-Ti ho cercata prima- esordì una voce maschile, profonda e un po’ graffiante.

Nel sentirla Jackie si rilassò all’istante come sempre. Era incredibile l’effetto che essa aveva su di lei, un effetto tranquillizzante di cui ora aveva proprio bisogno.

-Scusami, stavamo cenando. Autumn è appena tornata- sospirò stanca.

-Oh… la famosa Autumn è qui… e quando avrò il piacere di conoscerla? Dopo tanto sentir parlare di lei…-

-Nei prossimi giorni, immagino. Probabilmente non subito, però. Dopo tanto viaggiare credo che abbia voglia di riposare per un po’-

-D’accordo- acconsentì l’altro e Jackie sentì un accenno di sorriso nel suo tono.

-A proposito, Milo, stasera penso di dormire qui. Non aspettarmi alzato-

-Come vuoi. Sono sicuro che tu ed Autumn avrete molto da raccontarvi dopo tutto questo tempo-

-Non è solo per questo. Annie è così sovraeccitata che potrebbe bagnare il letto stanotte dall’emozione. Devo tenerla sotto controllo-

Milo scoppiò in una forte risata, dal suono profondo anch’essa, e Jackie sorrise nel sentirla.

-Non essere troppo dura con lei, aspettava questo momento da tanto- disse lui indulgente, una volta ricompostosi.

-Ci proverò. A domani allora-

-Certo, buonanotte- concluse dolcemente lui e riattaccò.

Jackie rimise in tasca il cellulare. Sistemò meglio la sigaretta tra le labbra e tirò fuori un accendino. Non fece in tempo ad accenderlo che comparve un’altra fiammella di fronte al suo viso e accese la sigaretta al posto suo.

Jackie spostò lo sguardo. Alla sua sinistra c'era Autumn, che le sorrise e spense il proprio accendino con uno scatto.

-Le vecchie abitudini sono dure a morire, eh?- esordì Jackie aspirando la prima boccata.

Autumn sorrise senza dire nulla. Calò il silenzio tra di loro, mentre ognuna delle due era impegnata a riflettere.

Fu Jackie a romperlo, per la prima volta da quando Autumn era tornata.

-Perché sei tornata?-

La domanda era innocente, non nascondeva alcuna malizia. Anche Jackie era tranquilla nel porgergliela, quasi distaccata. Avrebbe potuto parlare del tempo a sentire il tono di voce così indifferente. Eppure a dispetto di tutto ciò vi era l’improvvisa pesante atmosfera che l’interrogativo aveva portato con sé.

Autumn sospirò e cercò lo sguardo di Jackie. Non lo trovò, perché esso era puntato dritto di fronte a loro, verso la strada poco trafficata oltre il cancello di ingresso.

-È passato troppo tempo, Jackie. Non riuscivo più a reggere quella vita. È stato bello, non lo nego, ma ora ho bisogno di normalità...-

-E te ne rendi conto dopo quattro fottuti anni-

Il commento glaciale fermò le parole di Autumn.

Jackie strinse le mani intorno alla ringhiera a tal punto che le nocche sbiancarono per la pressione.

-Pensi che possa tornare tutto come era prima così facilmente? Torni qui e puf!, ecco che tutti quanti fanno finta che niente sia successo in questi anni? Beh, fattelo dire, Autumn, mi sembra insensato ed egoista. Molto più di partire senza dire nulla se ci pensi-

Jackie trasse un profondo respiro e finalmente si voltò ad affrontare a viso aperto Autumn.

-Io sono molto contenta del tuo ritorno, Autumn, lo sono davvero. Ma non riesco proprio a dimenticare tanto facilmente quanto gli altri. In questi anni sono successe cose che avresti potuto benissimo risparmiare. Ho visto Annie piangere per giorni interi, da quando te ne sei andata. Ho visto Ray chiudersi nella sua solitudine e tagliare fuori tutto il resto, da quando te ne sei andata. Ho dovuto prendere sulle mie spalle il peso di un’intera famiglia a pezzi da quando te ne sei andata e non credere che sia stato facile ritrovare un equilibrio. Non voglio incolparti di tutto questo, ma penso che sia giusto dirti che il tuo ritorno non chiude un capitolo, ma ne apre uno nuovo, e sinceramente non so dirti se migliore o peggiore. Quello che so è che noi abbiamo sofferto abbastanza e non sarebbe giusto soffrire ancora di più-

Autumn non riuscì a reggere il peso di quelle parole e abbassò lo sguardo.

Jackie aveva ragione come sempre. Era stato egoista tornare? Era stato egoista lasciarsi alle spalle la propria famiglia e andarsene per quattro anni?

Sì, lo era. Solo ascoltando le parole di Jackie Autumn si rese conto di quanto male aveva fatto alle persone che più amava. Tutto quel dolore inutile, tutta quella insensata voglia di fuggire dalle proprie responsabilità, dalla propria vita… Come aveva fatto a non capire prima che non aveva senso?

Non biasimava di certo Jackie per la sincerità delle sue parole, tutt’altro. Faceva male sentirsi dire quelle cose, ma era la pura verità. E solo con quattro anni di ritardo Autumn se ne era resa conto.

-Mi dispiace, Jackie- bisbigliò Autumn, la voce spezzata -Mi dispiace immensamente. Io… io non so cosa fare… non lo sapevo neanche allora, per questo sono scappata. Non ho pensato a nulla in quel momento e solo ora mi accorgo di quanto ho sbagliato a non pensarci due volte. Stavo così male… e credevo che andandomene avrei fatto la cosa migliore per tutti. Quanto avevo torto… e non l’ho capito fino a pochi giorni fa. E ora sono tornata proprio come dici tu, con l’illusione che possa tornare tutto alla normalità. Ma hai ragione tu, Jackie, non si può. Dio, quanto hai ragione…-

Le guance di Autumn si bagnarono delle poche lacrime che non riuscì a trattenere. Per quanto le fosse odioso mostrare la sua debolezza, alzò gli occhi e li fissò in quelli di Jackie, implorandola con uno sguardo.

-Ti prego, non odiarmi per essere stata tanto stupida… ti prego-

Jackie la fissò immobile, senza neanche respirare quasi. Quindi chiuse gli occhi e si passò una mano sulla faccia stanca.

-E chi ha mai detto che ti odio?- sospirò, un piccolo ghigno rivolto allo stupore di Autumn -Non è con l’odio che si va avanti. Certo, non posso negare di averti spesso scagliato più di una maledizione in questi anni, quando non c’era nessun altro che portasse l’immondizia fuori, ma di qui ad odiarti non credo proprio-

Autumn si riscosse di fronte al sarcasmo ritrovato di Jackie. La fissò per un attimo sbigottita, ma infine capì che questo era il modo per l’altra di perdonarla. Sorrise grata e si asciugò le lacrime con la manica della maglia.

-Stupida- borbottò con una risatina.

Jackie sorrise a sua volta. Spense la sigaretta quasi terminata sulla ringhiera e gettò il mozzicone nella pattumiera. Diede un ultimo sguardo al cielo stellato.

Mentre tornava dentro casa, passò accanto ad Autumn e le strinse lievemente una spalla.

-Non te ne andare più, Autumn. C’è bisogno di te qui- le sussurrò e rientrò.

Autumn rimase fuori a riflettere per qualche momento in più. Decise che era proprio quello il posto in cui avrebbe voluto essere in quel momento. Le ci erano voluti solo quattro anni per capirlo.
   
 
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