Titolo:
Tikki, la prima portatrice
Personaggi: Plagg, Tikki, altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 1.903 (Fidipù)
Note: Nuovo capitolo e sempre più la fine si avvicina, esattamente
come con lo scontro di Routo....beh, che si può dire? In questo capitolo
il numero di candidati aumenta e...mh. Chissà chi saranno i nuovi?
Qualcuno di voi ha qualche ipotesi? Scherzi a parte, vi lascio ai soliti
ringraziamenti di rito, prima che inizi a scrivere qualche cavolata
epica...
Come sempre, vorrei ringraziare chiunque legga questa storia, chiunque la
commenta qui sul sito e su FB. (Ce la farò a recuperare e rispondere a
tutti! Ce la farò!) e chi la inserisce in una delle sue liste.
A tutti voi: Grazie!
Wayzz
sospirò, osservando la lista di coloro che si erano offerti: Mikko era
stata la prima, assieme a lui; Nooroo era giunto pochi giorni dopo, con il
capo chino, dichiarando il suo volere di essere il volontario per la tribù
della Farfalla e, alla fine, Flaffy l’aveva talmente pedinato e tormentato
che aveva dovuto aggiungere anche il nome del giovane della tribù del
Pavone: «E ancora nessuno per la Volpe, la Coccinella e il Gatto Nero.»
commentò, gettando il foglio sul tavolo e socchiudendo gli occhi.
Quattro scelti su sette.
Non era una bella media.
Sarebbero bastate quattro persone per quello che aveva in mente di fare
Gyrro?
Non conosceva il piano del maestro, ma sapeva benissimo che chi si sarebbe
offerto non sarebbe più tornato indietro.
O, se fosse stato così fortunato, non sarebbe stato più lo stesso.
Aprì gli occhi, osservando nuovamente il foglio su cui aveva vergato i
quattro nomi e inspirò profondamente: c’era ancora tempo, mancavano ancora
due giorni e…
E cosa? Sperava davvero che qualcuno si facesse avanti?
Era davvero così ottimista? Così idiota?
«Ancora nessuna nuova, Lirra?» domandò loro padre, mentre Tikki
raccoglieva le scodelle sporche e le metteva nel cesto: «Nessuno si è
offerto per la nostra tribù?»
Lirra scosse il capo, facendo ondeggiare le ciocche che erano sfuggite
alla pettinatura e sospirò grave: «Nessuno. La Gran Sacerdotessa Keemi sta
seriamente pensando di offrire denaro alle famiglie più povere, così che
offrano qualcuno…»
«Ma questo non è giusto.» decretò Tikki a voce alta, osservando sconvolta
la sorella: «Questo…»
«Questo è l’unico modo che avremmo per sopravvivere, se nessuno si farà
avanti.» dichiarò seccamente Lirra, sfidando la sorella con lo sguardo:
«Sacrificare uno per il bene di molti. Cresci, Tikki, il mondo dove tutti
hanno il lieto fine non esiste: se tu l’hai trovato con quello
scavezzacollo della tribù del Gatto Nero, ciò non significa che per tutti
sarà così.» dichiarò la sorella, fissandola negli occhi e sorridendo allo
sguardo confuso: «Sì, ho saputo che alla fine hai ceduto alle avance di
quel libertino. Dimmi, sorellina, gli hai già aperto le gambe o ci sta
ancora lavorando?»
«Lirra!» tuonò il padre, battendo la mano sul tavolo e fermando il litigio
fra le due ragazze: «Se vostra madre fosse ancora viva si vergognerebbe di
te. Il fatto che sei l’allieva di Keemi non ti autorizza a mancare di
rispetto a tua sorella, inoltre vorrei ricordarti che, secondo l’accordo
con la famiglia di Lossa, saresti stata tu la sposa di Plagg.»
«Fortunatamente ho avuto la vocazione.» decretò Lirra, fissando l’altra e
poi uscendo dalla casa con uno svolazzo delle vesti cremisi, lasciando
soli il genitore e la sorella.
«A volte mi pento di averle dato il permesso di diventare l’allieva di
Keemi.» sospirò l’uomo, sorridendo alla figlia minore: «Lascia perdere
quello che dice Lirra: è solo stanca e nervosa per questa situazione che
si è creata con Routo. Così come lo siamo tutti.»
«Sì, padre.»
L’uomo abbozzò un sorriso, osservandola tornare a occuparsi delle
faccende: «Tu e Plagg avete trovato un punto in comune, giusto?» le
domandò, sorridendole: «Quando Lirra ebbe la vocazione, Lossa venne da me
chiedendomi di cambiare l’accordo e scegliendo te come sposa del suo
nipote. “Plagg ha un debole per la tua figlia più piccola. Ogni volta che
la vede andare al mercato, si mette alla finestra per osservarla.”, mi
disse così e ciò mi convinse ad accettare.» le spiegò il genitore, mentre
lei si accomodava al tavolo e ascoltava rapita: «“Lirra è una brava
ragazza, ma è troppo accondiscente; Tikki saprà tenergli testa e metterlo
al suo posto.”, secondo Lossa sei la moglie perfetta per Plagg e anche io
sono d’accordo: vi trattate da pari, come facevo io con tua madre. Sono
felice di aver accettato quella proposta.»
«Padre…»
«Tikki, sto pensando di offrirmi come volontario.»
«Cosa?» mormorò la ragazza, osservando il padre come se fosse un estraneo:
«Non potete…»
«Lirra sarà Gran Sacerdotessa e presto ti sposerai con Plagg.» mormorò
l’uomo, allungando una mano e carezzandola la guancia: «Siete
cresciute ed è mio dovere, come genitore, proteggere la vostra felicità. E
preferisco essere io, il rappresentante della nostra tribù, piuttosto che
qualcuno che è stato costretto o venduto dalla sua famiglia.»
La ragazza l’osservò alzarsi e uscire dalla porta, notando solo in quel
momento le spalle curve sotto i pesi che portava; rimase ferma al tavolo,
sentendo gli occhi pizzicarle per le lacrime trattenute: suo padre voleva
offrirsi. L’uomo che, quando era piccola, le narrava le storie dell’Impero
perduto; quello che l’aveva sempre confortata e protetta, che le aveva
insegnato a leggere e scrivere, se sapeva difendersi lo doveva a lui.
Era stato l’uomo più importante della sua vita.
Era stato l’unico uomo nella sua vita, almeno fino all’arrivo di Plagg.
E presto l’avrebbe perduto.
Cresci, Tikki, il mondo dove tutti
hanno il lieto fine non esiste: se tu l’hai trovato con quello
scavezzacollo della tribù del Gatto Nero, ciò non significa che per
tutti sarà così.
Dov’era il lieto fine che aveva detto Lirra? Dov’era? Perché lei non lo
vedeva.
Oh, certo. Sarebbe stata con Plagg ma avrebbe perso suo padre.
Si portò una mano alla bocca, cercando di reprimere un singhiozzo, mentre
le lacrime iniziavano a scivolare copiosamente lungo le guance: non
l’avrebbe più visto, non avrebbe più sentito la sua voce, non avrebbe più
scherzato o chiacchierato con lui…
La figura che era sempre stata un punto fermo nella sua vita, sarebbe
presto scomparsa, senza che lei potesse far nulla per impedirlo.
Vooxi bevve il boccale di liquore tutto d’un fiato, poggiandolo sul
bancone e scrollando il capo in modo da metter fine a quello strano
girotondo che il mondo esterno aveva iniziato a fare: «Amico.» sentenziò
Plagg, battendogli una mano sulla spalla: «Tu sai veramente come bere.»
«E tu non dovresti essere a cantare una serenata alla tua bella?» biascicò
Vooxi, poggiando il capo contro il legno e alzando la mano che teneva il
boccale: «Un altro giro.»
«Vooxi, dovresti smettere, sei già abbastanza alticcio.»
«Cos’è? Ora che sei un uomo quasi accasato, ti senti in dovere di dare
consigli?»
«No. Ma scommetto che ubriaco come sei ti candideresti come volontario per
la tua tribù.»
«Potrei farlo.»
«Cosa?»
«Se lo facessi, i miei fratellini, le mie sorelline e mia madre sarebbero
al sicuro. E il Gran Sacerdote della mia tribù si occuperebbe della mia
famiglia.» Vooxi alzò la testa, osservando l’oste riempirgli di nuovo il
boccale: attese, finché il liquore non raggiunse l’orlo e poi lo buttò
giù, nuovamente tutto d’un fiato: «Bene. Vado.»
«Dove?»
«Da Wayzz. Ho deciso: mi offro come volontario per la mia tribù.»
Plagg rimase a bocca aperta, osservando l’amico avanzare, con passo mal
fermo, verso la porta e scosse il capo: ubriaco com’era, Vooxi non sarebbe
arrivato a metà strada e, quasi sicuramente, si sarebbe accasciato da
qualche parte, vomitando anche l’anima: «Non lo fermi?» gli domandò
l’oste, recuperando il bicchiere di Vooxi: «Sicuramente domani si pentirà
di quello che ha fatto, mentre era in compagnia del Signor Alcool.»
«Sicuramente lo troverò domattina al bordello della città e avrà scambiato
una delle prostitute per Wayzz.» dichiarò Plagg, bevendo l’ultimo sorso
del suo boccale e alzandosi, pagando la sua bevuta e quelle di Vooxi:
«Mentre io ho una signorina da andare a trovare.»
«Nuova conquista, Plagg? Oppure tenti di nuovo la fortuna al Tempio della
Farfalla.»
«E’ la mia futura moglie, quella che vado a trovare.»
«Ah. La giovane a cui sei promesso.»
«Già. Ha ceduto al mio fascino, finalmente.» dichiarò Plagg, facendo
l’occhiolino e avviandosi verso la porta; una volta fuori rabbrividì alla
fresca aria serale, facendo vagare lo sguardo sul satellite notturno che
già iniziava a calare per poi spostarlo in direzione di Routo: suo nonno
l’aveva informato delle notizie che giungevano dall’isola nemica.
Presto ci attaccheranno, aveva
dichiarato proprio quella mattina, mentre facevano colazione assieme: secondo l’ultimo rapporto le navi sono
pronte a salpare.
Una guerra.
Come avrebbe fatto a proteggere Tikki e la sua famiglia se la guerra
sarebbe avvenuta proprio lì, nella pacifica Daitya?
Non è il momento di pensarci, si
disse, scrollando la testa e iniziando a correre verso la casa di Tikki:
magari una volta solo, avrebbe pensato a tutto ciò, ma non ora. Ora doveva
pensare solo alla giovane che lo stava attendendo.
Tikki trasalì alla figura che era comparsa nello spazio della finestra
della sua stanza, sorridendo poi allo sguardo divertito di Plagg: «Ti
hanno mai detto che non si deve entrare nella camera di una ragazza
nubile?»
«Anche se questa è promessa a me?» domandò Plagg, balzando all’interno e
gettandosi sul giaciglio di Tikki, prendendola poi per un polso e
facendola cadere contro di sé: «Mi sembra che in questi casi si possa
entrare.»
«Lo dici tu.» sbuffò la ragazza, sistemandosi meglio accanto al compagno e
rimanendo in silenzio.
Plagg piegò un braccio sotto la testa, carezzandole la schiena con l’altra
mano, assaporando quella anteprima della loro vita da sposati: certo, in
futuro sarebbero stati nudi l’uno contro l’altra e stanchi per certe
attività notturne, ma anche così gli andava bene: «C’è qualcosa che
non va, Tikki?» domandò dopo un po’, incuriosito di fronte allo strano
silenzio di lei.
Tikki si alzò, poggiando il suo peso su un gomito e, osservandolo in
volto, sorrise lievemente: «No, niente.» dichiarò, allungando la mano e
scostandogli dalla fronte le ciocche scure di capelli: «Perché?»
«Sei strana. Silenziosa.»
«Dovresti essere contento che la tua futura sposa non tormenti le tue
orecchie.»
«Preferisco quando lo fai, perché so che sei tu.» mormorò Plagg,
studiandole il volto per quanto la luce lunare glielo permettesse: Tikki
sembrava stranamente tranquilla, in pace con se stessa e con il resto del
mondo, una cosa molto strana per quella ragazza battagliera e focosa:
«Cosa c’è che non va?»
«Niente. Davvero.»
«Tikki, non sei tu.»
Tikki sorrise, allungandosi e sfiorandogli le labbra con le proprie: «Ho
solamente litigato con Lirra.» mormorò, sistemandosi nuovamente contro di
lui e circondandogli la vita con le braccia: «Quando vuole sa essere
veramente odiosa.»
«Tutto qui?»
«Tutto qui.»
Plagg annuì, osservando il capo fulvo che gli riposava contro il petto e
allungò una mano, carezzando la guancia della ragazza con il pollice: «Qui
e ora, io mi dichiaro tuo marito e tuo compagno.» recitò, osservandola
alzare il volto e sorridergli.
«Qui e ora, io mi dichiaro tua moglie e tua compagna.» declamò Tikki,
sorridendogli e tornando poi ad accomodarsi contro di lui: era stato un
attimo, ma lui l’aveva vista. Una nota triste nello sguardo della ragazza.
La strinse a sé, baciandole il capo: «Fidati di me.» le mormorò,
sentendola stringerlo maggiormente.
«Lo faccio.»
No, non lo faceva perché, altrimenti, gli avrebbe detto cosa l’angustiava.
Ma non poteva dirglielo.
«Brava, ragazza.» mormorò, abbozzando un sorriso e nascondendo la testa
sotto la sabbia, come se in questo modo i problemi sparissero.
Wayzz osservò la lista di nomi, a cui si era aggiunto quello del
volontario per la Tribù della Coccinella: era stata un po’ improvvisa e
non si era certo aspettato che si sarebbe fatta avanti proprio quella
persona, ma era rimasto impressionato.
Adesso ne mancavano solo due.
La porta del suo studio si aprì e un giovane membro della tribù della
Volpe entrò con passo mal fermo, guardandosi attorno spaesato: «Beh? Dove
si firma per dichiarare il suicidio?» domandò, passandosi una mano fra i
capelli fulvi e sorridendo alla vista di Wayzz: «Io sono Vooxi. Il
volontario della tribù della Volpe.»