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Autore: Wolf_394    11/08/2016    0 recensioni
A Lucisis, un villaggio su una delle tredici isole sparse per il mondo, è perennemente buio.
L'Uomo Ombra, con le sue Ombre, ha portato l'oscurità totale e, con i suoi Draghi Neri, ha portato il gelo.
Cinque ragazzi verranno scelti per combattere l'Uomo Ombra e riportare la luce a Lucisis.
Questa è la storia di Helen Seclusion, Frost Kemble, Laegwen Teriber, Vivis Christer e Pitcher Christer e del loro viaggio verso una grande guerra, una guerra in cui combatteranno Luce ed Oscurità.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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28 Agosto 1450 A.a.C.
Ultimo Quarto

Il lupo corvino dagli occhi dorati si accucciò goffamente accanto a Helen, sbuffando per la stanchezza. Il resto del branco baloccava ancora attorno alla ragazza, ma lei, in quel momento, si stava dedicando solamente al lupo di fianco a sé, il quale era stremato dalla lunga e spassosa giocata.

Gli altri otto lupi quasi non riuscivano a fermarsi dal mordicchiarsi le zampe e la coda e dal rincorrersi furiosamente per tutto lo spiazzo dove i canidi e la ragazza si trovavano. Quest'ultima accarezzava il manto nero e lucente del lupo accucciato di fianco a lei con cura ed amore, affondando le dita nel suo pelo lungo e morbido, come se l'animale fosse stato un'antica reliquia d'inestimabile valore, e lui respirava affannosamente, riprendendo il fiato perso.

«Ti senti meglio adesso?» chiese lei dolcemente ed il lupo sbuffò ancora per annuire. Helen alzò lo sguardo ed intravide, attraverso il leggero e semovente fogliame scosso da una brezza algida e delicata, i Draghi Neri fare ritorno al castello del perfido Uomo Ombra;

«Era ora che se ne andassero, maledette bestie...» pensò la ragazza, la sua voce disprezzante riecheggiava nella sua mente ripetendo quella frase. 

Helen aveva diciannove anni, e viveva a Lucisis, appunto, da diciannove anni - dopotutto era la sua isola natale, anche se avesse voluto non avrebbe mai potuto abbandonarla, i mezzi allora conosciuti non permettevano alcuno spostamento al di fuori dell'isola - ma erano a mala pena cinque anni che il villaggio, il mondo era immerso nel buio e nel gelo, oramai ella si era abituata ad i continui attacchi degli uccisori, i Draghi Neri, ai continui scherzi delle Ombre ed anche alle figure nere e misteriose che strisciavano dietro di lei, che le facevano venire i brividi, e che lei poteva notare a mala pena con la coda dell'occhio; si poteva a stento accendere una candela senza che le Ombre distruggessero anche quella flebile fonte di luce. I raccolti crescevano a stento, la vegetazione era ancora viva probabilmente solo grazie ad un miracolo, non si poteva sapere quale sarebbe stato il futuro di Lucisis. Il ricordo di quell'orribile giorno in cui il sole venne oscurato le attanagliava le membra.

Lei aveva a mala pena quattordici anni quel dì e lo ricordava ancora perfettamente: negli occhi di qualunque abitante di Lucisis allora presente si poteva leggere il terrore e la disperazione nel vedere le Ombre sovrastare la luce del sole, sino ad occultarla totalmente; quasi tutto il villaggio venne distrutto quell'orrenda mattinata.

Dentro di lei, ogni volta che quel ricordo le riaffiorava alla mente, l'eco delle grida di terrore si espandeva sempre più e la rabbia le rapiva ogni goccia di sangue, i muscoli le si contraevano, sapendo di non poter fare nulla e di non aver mai potuto far nulla, sapendo che quello era solo un ricordo, e che non avrebbe mai potuto modificare o eliminare; l'istinto di vendetta la accecava, sino a che la sua mente non cedeva, cambiando velocemente pensiero. 

Helen, come qualunque altro abitante del villaggio d'altronde, si chiedeva chi potesse essere quella persona talmente spietata da esser capace di distruggere centinaia di vite senza alcuno scrupolo... tutti soprannominavano quest'ultima "Uomo Ombra", tuttavia nessuno realmente sapeva chi fosse a controllare quel caos, il loro dittatore rimase per sempre senza volto, voce e nome; oramai era quasi un'abitudine per Lucisis combattere contro i Draghi Neri e convivere con l'Oscurità era quasi diventato la loro normalità, anche se, in realtà, dentro di loro, non ne potevano più.

Helen era una ragazza come tutte, aveva dei lunghi capelli scuri, crespi e sbarazzini che teneva sempre raccolti in una treccia o in un largo e disordinato chignon; i suoi occhi erano blu e sembravano due luminosi zaffiri; il suo viso era ben definito ed aveva un piccolo naso al centro di esso, roseo, come le guance ai lati di questo; era una persona molto testarda, combattiva e, se necessario, vendicativa, i suoi amici erano la sua famiglia e sarebbero stati guai per chiunque avesse osato far loro del male.
Comunque, l'unica cosa che la distingueva da una ragazza qualunque era il suo talento. A Lucisis ognuno nasceva con un talento, una capacità unica che rendeva chiunque speciale, diverso. Il talento di Helen era forse uno dei più poetici: gli animali la ascoltavano. I talenti, a quei tempi, erano, più che una caratteristica, una capacità speciale, quasi un potere, per alcuni persino un vanto.
C'era chi riusciva ad ascoltare il sibilo del vento quasi come se fosse un sussurro, lo decifrava come fosse un messaggio in arrivo da molto lontano; c'era chi aveva una fantasia sconfinata ed era in grado di creare una fiaba partendo semplicemente da una parola, una qualsiasi; chi, invece, era un ottimo oratore, insomma, ognuno aveva una propria specialità ed era meraviglioso vedere tutti gli abitanti, o quasi, di quel rustico villaggio sfruttare il proprio talento per aiutare sé stessi e la propria famiglia, i propri amici, e, be', c'erano molti motivi per cui ci si dovesse aiutare a vicenda.

Mentre la ragazza continuava ad osservare il cielo accarezzando meccanicamente il lupo affianco a sé, dei passi svelti e pesanti e delle risate la riportarono alla realtà:

«M'hai vista quando ho scoccato quella freccia e l'ho colpito sotto l'ala? Ha ruggito talmente tanto forte che probabilmente l'avranno sentito anche in tutte le altre isole, forse anche i morti!» esclamò, ridendo, una voce particolarmente familiare, avvicinandosi a Helen, che stava accennando ad un sorriso.

«Ehilà Helen, anche oggi non ti sei buttata nella mischia, vedo!» disse Pitcher allegro. 

Coloro che stavano allegramente conversando con Helen non erano, fortunatamente, né Draghi né Ombre, bensì erano i suoi più fidati amici. 

Il lupo accoccolato sul fianco di Helen, con uno scatto, si levò sulle magre ed agili zampe ed iniziò a ringhiare furiosamente contro i quattro amici della ragazza, arricciando il muso per mostrare i denti aguzzi, cercando di proteggerla da un pericolo che, in realtà, non c'era. Difatti, il lupo, fiutava l'odore dei Draghi Neri che i quattro avevano appena combattuto. Dopo che il canide dal manto corvino si piazzò in posizione d'attacco di fronte all'indifeso quartetto che aveva posato le armi, il resto del branco seguì l'ordine implicito d'unirsi all'alpha, interrompendo il divertimento; in pochissimo tempo, i migliori amici di Helen si ritrovarono circondati da nove lupi ringhianti ed arrabbiati, assetati di vendetta. I quattro subito fermarono le risa e ci fu un orribile silenzio spaccato solo dal ringhiare e l'abbaiare dei lupi. La voce dei ragazzi si bloccò in un sussulto ed, assieme, iniziarono lentamente ad indietreggiare, cercando di non fare movimenti bruschi. Laegwen fissava Helen, che aveva fatto scomparire il sorriso che stava abbozzando, dritto negli occhi, implorando il suo aiuto con uno sguardo terrorizzato impresso sul volto.

Quest'ultima, in meno d'un attimo, zompò in piedi e si posizionò prontamente dinanzi al branco. Con una mano protesa in avanti, ella intimò ai lupi di fermarsi.

«No!» gridò la ragazza, «non toccarli, non muoverti... sta calmo e cerca di riconoscerli, sono Frost, Laegwen, Pitcher e Vivis!» - l'alpha, durante la pronta esclamazione di Helen, ruotava la testa a destra ed a sinistra, tentando di capire cosa la ragazza stesse dicendo, poi smise di ringhiare, e gli altri otto lo seguirono. Il branco riprese la sua attività: il canide corvino si acciambellò nuovamente accanto ad un albero ed il resto del gruppo riprese il suo gioco. 

«La prossima volta che mi raggiungete nella foresta subito dopo aver combattuto con ancora la puzza di Drago addosso v'infilo un pugno nel naso e ve lo faccio uscire dall'orecchio! Poi vi lamentate che i lupi vi attaccano e dite che sono pericolosi, cosa vi aspettate? Vi scambiano per il nemico!» li rimproverò Helen, fissando ognuno di loro negli occhi con sguardo infuocato.

Come detto in precedenza, coloro che Helen stava rimproverando erano i suoi quattro migliori amici:

Frost, lui conosceva Helen da prima di chiunque altro, questo perché fu lui il primo del gruppo a vedere Helen da neonata, dopotutto lui aveva già due anni quando lei nacque; poi, quando Helen crebbe, non ci fu giorno in cui i due non s'incontrarono. Frost aveva i capelli color quercia ed erano perennemente arruffati, i suoi grandi occhi erano d'un verde smeraldino sgargiante ed erano perfettamente allineati con le sue guance biancastre quasi come il latte; fra di esse, un naso leggermente prorompente completava il suo viso ovale, pallido e definito. Il suo colore preferito era il verde, per lui era quasi una fissazione!
Il ragazzo, per quanto freddo, orgoglioso e meschinamente sarcastico potesse essere, non si sarebbe mai tirato indietro nel caso in cui uno dei suoi amici si fosse trovato in pericolo; era molto combattivo e, non a caso, lui era il miglior guerriero di Lucisis. 

Laegwen fu la seconda ad aggiungersi al gruppo, dopotutto nacque un anno dopo di Helen; aveva dei lunghi capelli color mogano che teneva sempre raccolti in una treccia cespugliosa; gli occhi che le illuminavano il viso erano neri come la pece e, al chiaro di luna, risplendevano come gemme preziose; essi erano grandi e languidi. L'occhio destro, suo malgrado, era mal ornato da una cicatrice che aveva origine poco al di sopra del sopracciglio e terminava al di sotto dell'occhio, ma fortunatamente la pupilla non subì alcun danno quando quel Drago Nero le graffiò il viso appena prima che lei scoccasse prontamente una freccia. Laegwen era la miglior arciera di tutta l'isola, forse di tutte e tredici le isole.
Al centro del viso minuto si erigeva un naso sottile e, al di sotto di esso, vi erano delle labbra purpuree né troppo carnose né troppo sottili. La ragazza, caratterialmente, era molto impicciona, difatti, ogni volta che vedeva Helen star da sola, voleva sempre essere a conoscenza del motivo; lei era una persona che si affezionava facilmente quasi a chiunque, molto affettuosa e sempre allegra.

Pitcher e Vivis erano fratelli; si aggiunsero per ultimi al gruppo poiché, in principio, adoravano giocare da soli. Pitcher era più grande della consanguinea solo di un anno; I suoi capelli cambiavano colore in conformità della luce: se erano esposti al sole divenivano biondi, invece, all'ombra, erano quasi castani. Il suo viso ovale e scolpito aveva, al centro, un naso rossiccio a forma di patata, e gli occhi al di sopra di esso era del colore del dolce miele, proprio come quelli di sua sorella. I due non si assomigliavano molto, lei aveva dei capelli biondissimi che sembravano quasi dei fili dorati e che acconciava sempre dividendoli in due lunghe trecce, il suo naso era piccolo, il viso era dolce e, da questo, sporgevano, non molto, degli incisivi da castoro che la rendevano piuttosto buffa. Di volto, come precedentemente affermato, non si rassomigliavano, ma avevano entrambi lo stesso identico carattere: erano molto scherzosi, adoravano far ridere le persone e non perdevano occasione per fare una battuta per alleggerire la tensione del momento. Assieme al carattere, condividevano anche il talento: erano i miglior uccisori di Draghi Neri dell'intera isola; insomma, i due erano una persona unica in due corpi separati. 

«Scusa», rispose sghignazzante Frost, schernendo l'arrabbiatura di Helen, «tornando a noi, volevamo raccontarti com'è andata la battaglia di questa sera» - Helen si mise un dito sulle labbra rosee e fece capire ai quattro amici che stava sarcasticamente immaginando la battaglia che gli ultimi avevano combattuto appena cinque minuti prima. 

«Vediamo un po', provo ad indovinare... avete ucciso almeno un centinaio di Draghi, avete combattuto come mai prima d'ora, per poco non siete morti congelati... c'ho azzeccato?» disse poi, camminando avanti ed indietro e roteando una mano in aria.
Laegwen, Vivis e Pitcher risero di gusto, tuttavia Frost, seccato, sbuffò, guardando storto Helen ed il suo sorriso soddisfatto.

«Avanti ragazzi, cambiate musica, questa la so a memoria!» esclamò Helen, facendo imbronciare ancor di più Frost e facendo aumentare le risate degli altri tre; anche lei si fece scappare una dolce risata. 

«Sentite, io avrei dei programmi sia per me che per voi per i prossimi undici anni, quindi, per favore, possiamo tornare al villaggio?» esclamò Frost. 
Pitcher fece come per asciugarsi le lacrime, fingendo d'aver riso talmente tanto da piangere. 

«Sì, sempre se saremo ancora tutti vivi fra undici anni, comunque d'accordo, torniamo prima che Mr. Ho-combattuto-come-mai-prima-d'ora s'arrabbi...» continuò a deriderlo Helen, e Pitcher, che aveva appena riacquistato fiato, riprese a ridere furiosamente, accompagnato dalla sorella. Frost lanciò un'occhiata irosa ai tre ragazzi, ma soprattutto a Laegwen, che aveva un sorriso smagliante stampato in volto; il ragazzo alzò gli occhi al cielo e riprese a parlare con tranquillità.

«Parlando di cose serie, Helen, potresti spiegarci una buona volta perché non vuoi combattere i Draghi Neri? Insomma, è-è-è la cosa più emozionante del mondo!» domandò, balbettando esaltato all'idea del combattimento, Frost alla ragazza, cambiando discorso, mentre i cinque s'incamminarono verso il tragitto per tornare al villaggio.

Lucisis era un villaggio piccolo e piuttosto rustico, così come i suoi abitanti d'altronde: le case di legno e pietra erano tutte al massimo di due piani, ognuna fornita d'un tetto spiovente e di numerose ed ampie finestre, almeno quattro a parete, due al piano inferiore, due a quello superiore. Al centro del villaggio c'era un grande e profondo pozzo e da lì partivano tutti i sentieri di pietrisco che raggiungevano tutte le case ed i servizi della piccola cittadella. 
Oltre alle abitazioni non c'era molto: vi era un fabbro, un artigiano, una sartoria, una drogheria, una piccola biblioteca ove vi era segregato uno scribano, vi era una piccola bottega, in cui un uomo grassottello e sbarbato vendeva cibi di ogni genere (carni, ortaggi, pani, cereali...), in una casetta di legno chiaro c'era persino un guaritore ed, infine, c'era un vasto, triste cimitero.
Per le stradine di Lucisis girava spesso un Cantastorie Pazzo, con cui Helen adorava trascorrere un po' di tempo e rilassarsi durante le sue interminabili e fantastiche narrazioni al costo di pochi pezzi di rame. 

«Ci risiamo...» sbuffò Laegwen, stufa dell'insistenza di Frost, effettivamente quella sarà stata, sì e no, almeno la sessantesima volta che il ragazzo le porgeva quella domanda, e, ogni volta, Helen replicava allo stesso modo.
Il primo fulminò Laegwen con un'occhiataccia, prima di posare nuovamente gli occhi su di Helen.

«Se me lo chiedi un'atra volta io giuro che ti stacco la testa e me l'appendo in casa come trofeo! Per l'ultima volta, e che questa sia finalmente l'ultima volta, ti ripeto che c'è qualcosa in loro che non mi convince, non sono davvero cattivi, lo so, lo sento! Dopotutto il mio talento...» e qui Helen si bloccò; 
Il viso sorridente dei cinque si trasformò, in un attimo, in una smorfia di preoccupazione.
Non appena fuoriusciti dalla selva, i cinque vennero bloccati da Viktor, il capo villaggio, fu lui a prendersi cura di Helen dopo che i suoi genitori, disgraziatamente, morirono poco dopo il compimento dei tre anni della ragazza, dopotutto era il loro migliore amico, per questo affidarono a lui la bambina, Helen; tuttavia, lei non seppe mai come i suoi genitori morirono, a differenza di Daniel, un ragazzo cresciuto assieme a lei, anche lui orfano, che vide i suoi genitori morire, dilaniati brutalmente da un Drago Nero.

Viktor era un omone pingue e robusto, con i capelli e la barba neri come la pece e folti come chiome d'albero d'estate, entrambi sempre raccolti in due grandi trecce, in modo che non dessero fastidio durante i combattimenti. Il labbro superiore era coperto da un importante ed ispido paio di baffi, anch'esso nerissimo. Dal suo viso paffuto e peloso si poteva scorgere solo il grosso naso adunco, i piccoli occhi grigi ed il carnoso e roseo labbro inferiore.

«Helen» disse lentamente con la sua voce orchesca e cavernosa, appena tutti quanti ebbero gli occhi fissi nei suoi, «nemmeno questa notte hai combattuto... cosa dovrei fare con te?».
Helen sbuffò seccata, stufa delle continue insistenze da parte dei suoi amici.

«Spiegami cosa cappero ti cambia se io non partecipo a quella cappero di festa di sangue. Tutto il villaggio combatte, tra poco persino i bambini, e proprio di me hai bisogno?» gli rispose la ragazza con tono stoico.
Viktor strinse i pugni, dove, in uno, brandiva la sua fidatissima e robustissima lancia che il padre gli regalò quando lui aveva solo sedici anni, e, ovviamente, dopo una quarantina d'anni di continuo utilizzo, la punta di ferro era estremamente smussata, ma eseguiva ancora quasi perfettamente la sua mansione di lancia. 

«Potresti, ad esempio, parlare ai Draghi, anche perché non credo che il tuo talento serva solo a giocare con quei cani spelacchiati! E menomale che avevi l'intelligenza e la strategia militare di tua madre! Cosa direbbe secondo te, eh? E tuo padre?! Cosa dir...» - Viktor, che alzava sempre di più il suo tono di voce roco e scuro, non fece in tempo a terminare la frase che Helen gli strappò la lancia dalla stretta presa della sua mano sporca di sangue di Drago e la picchiò violentemente prima sulla sua testa chiomata dell'uomo e, subito dopo, sul suolo, in modo da attirare l'attenzione di quest'ultimo e delle persone circostanti. 
Viktor guardava la ragazza negli occhi e si poggiò una mano sul capo, strofinandosi il bernoccolo che Helen gli aveva appena procurato.

«Ascoltami bene brutto... io mi sono stufata di questa storia! I Draghi non mi ascoltano, fattene una ragione, diamine!» Helen si bloccò per un secondo, il tempo necessario per puntare contro Viktor la sua stessa lancia, poi strinse i denti e lo fulminò con lo sguardo, con un'occhiataccia ricolma d'ira.

«Lasciami in pace, una volta per tutte. Non sono di certo io che posso fermare quest'eterna oscurità» continuò poi, con tono fermo, gelido. Restituì in modo rude la lancia a Viktor e quest'ultimo si voltò, dirigendosi verso la sua dimora, la più grande del villaggio, eretta su di un piccolo naturale rialzo del terreno.
Helen annuì con il capo, soddisfatta di sé stessa, ripetendosi che, forse, questa volta, Viktor aveva imparato la lezione. 

«È anche peggio delle Ombre... è avvertito, se parla, nomina, allude o pensa di parlare nuovamente dei miei genitori uso la sua lancia per fare uno spiedino con i suoi occhi e li arrostisco sul falò» pensò fra sé e sé la ragazza, infuriata. 

Un attimo prima di entrare in casa, Viktor, in lontananza, attirò l'attenzione dei cinque strepitando il nome della ragazza con la quale aveva appena discusso.

«Cosa?» gli rispose Vivis, con un tono acuto ed assordante, «cosa vuoi, palla di lardo?!»

«Avete per caso visto Daniel?» domandò Viktor, sforzandosi per alzare il più possibile la voce roca. I cinque si guardarono fra loro, chiedendosi se qualcuno avesse visto il ragazzo che il capo del villaggio cercava.
Quando tutti si furono confrontati, all'unisono replicarono con un sonoro "no", così Viktor fece spallucce ed entrò nella sua abitazione.

Helen, con le gote rosse di rabbia, si girò e si avviò a passi svelti verso la foresta, facendo sì che il suo chignon disordinato, ad ogni pedata, si afflosciasse di più.

«Ma dove vai?» chiese, stranito, Frost.

«Da qualcuno che sta zitto» rispose Helen, annoiata.

«A-aspetta... vorresti dormire con i lupi?!» dedusse lui, «ma è pe...» il ragazzo non fece in tempo a terminare la frase che Helen gli lanciò un'occhiataccia fulminea, facendogli intuire di non aver bisogno di altri rimproveri. Sapeva perfettamente che i lupi, una volta che lei si fosse addormentata, potevano ritorcersi contro di lei, dato che avrebbero potuto dar retta a loro stessi e non più alla ragazza. 

«Uhm... c-credo che dormirò con te» balbettò poi Frost. 
Pitcher e Vivis si fecero scappare un sonoro "uh-uh", così egli diede una forte gomitata al maggiore dei due, per poi seguire Helen nella fitta selva. 

I due arrivarono nel piccolo spiazzo dove il branco di Aghen, il lupo corvino, solitamente, dormiva.
Era un piccolo prato libero dagli alberi dalla forma piuttosto tondeggiante, ed era anche uno dei pochi luoghi in cui si potesse riposare tranquillamente, senza il pericolo che un ramo cadesse o che qualche insetto s'intrufolasse negli abiti di qualcuno.
Helen, stanca ed innervosita, si sdraiò accanto ad una lupa dal manto bianco come la luce della luna piena e si addormentò quasi immediatamente. Frost appoggiò le spalle ad un grosso tronco di un albero caduto tempo prima ed anche lui, in pochissimo tempo, si assopì. 
L'erba li solleticava un po' ovunque e il vento accarezzava la loro pelle, facendo venir loro i brividi ad ogni algida folata.

   
 
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