Capitolo 8. -La storia di Karenina/ Il dramma di una vita.-
“Ahahah… Che dolci quei due, sono proprio innamorati!!”
disse Nami sorridendo a trentadue denti. “Già… Sono felice che mio cugino si
sia trovato la ragazza, stanno molto bene insieme.” Tentò di dire Karenina
leggermente bloccata dalla timidezza. E se, un giorno, capiterà anche a lei e…
Rufy? No… Non voleva… E né POTEVA pensarlo… Comunque sia quel giorno era ancora
lontano, TROPPO lontano. Non l’aveva nemmeno degnata di uno sguardo, oggi. Lei
lo osservava mentre ballava e cantava sul tavolo con un boccale gocciolante di
birra in mano assieme ad Usop e Chopper. “-_-”… Già sbronzi di prima mattina…
Uff.” sbuffò Nami con la gocciolina manga dietro la testa. “Senti…” chiese la
rossa alla biondina: “… Come ci sei arrivata fino al bosco di Cherry Island?
Insomma… Raccontami la tua storia!” continuò curiosa. La ciurma si zittì e si
sedette attorno alla giovane sedicenne. Rufy, Usopp e Chopper si fermarono. Il
capitano parlò per loro: “Ehilà! Perché vi siete fermati?” chiese stupito.
Tutti gli lanciarono un’occhiataccia. “Deve raccontarci la sua storia, razza di
idiota!” disse Nami rivolta a lui alquanto arrabbiata. “Ah… Ok! ^^” rispose
ingenuamente, e così anche lui si avvicinò alla bionda, assieme al cecchino e
la renna. Oh, benissimo. Adesso pure gli occhi di LUI puntati addosso.
NOOOOOOOO sarebbe voluta sparire nel nulla. A quel punto arrivarono anche Sanji
e l’archeologa. “Raccontaci tutto.” Disse sorridente Robin. Karenina era rossa
come un peperone. Ingoiò quel nodo alla gola che la bloccava e, anche se molto
difficilmente, iniziò a raccontare. “Bhè, diciamo che io sono nata in un
tranquillo paese, chiamato Shanirya. La natura era molto rigogliosa nella mia
città, Eden, ed era per questo che essa era famosa per la coltivazione di
fiori. Io vivevo lì, con i miei genitori…”. Smise un attimo di parlare e,
assieme al cuoco, abbassò gli occhi. Entrambi conoscevano la crudeltà e la
malvagità di quei due. La biondina continuò a raccontare. “… Vissi con loro molti
anni in quella città, ma un giorno tutta Shanirya fu attaccata dai pirati.
Quegli individui saccheggiarono tutto e fecero salpare molte famiglie disperate
che dovettero cercare un’altra abitazione. E così dovettimo partire anche noi,
usando la vecchia nave di mio nonno, che in passato è stato un pirata… E quello
è stato il momento in cui mi separai da mio cugino Sanji.”. In quel momento i
compagni si guardarono l’un l’altro, tristi. “… Piansi tanto quel giorno, e
anche i giorni seguenti. Ogni famiglia doveva andare per strade diverse, senza
incontrarsi. Però per fortuna io lui l’ho incontrato…”. Finalmente era nato un
sorriso in quel faccino triste. Karenina alzò gli occhi e posò lo sguardo su
Sanji, anch’esso sorridente. “… Navigammo per mesi e mesi, fino ad approdare
sull’isola di Dreno, dove la sabbia della spiaggia era completamente nera. Ci
fermammo in una casina vicino al mare, così che, se ci fosse stato pericolo,
saremmo potuti partire più facilmente. Io non ce la facevo più a vivere assieme
ai miei genitori.”. Lei non lo voleva dire, voleva tenere per sé le mostruosità
che accadevano giornalmente nella sua famiglia, ma finalmente “sputò il rospo”:
“Loro mi picchiavano per la qualunque, o forse solo per il gusto di farlo… Mi
trattavano da schiava… Mi facevano pulire tutti i giorni la casa…” la sua voce
cominciava ad alzarsi, lei sudava freddo e spalancava gli occhi… Stava
impazzendo… Non riusciva a pensarci… “…
Più VOLTE CERCARONO DI ABBANDONARMI… DOPO CHE I MIEI GENITORI SONO MORTI LORO
MI HANNO ADOTTATO… SOLO PER UCCIDERMIII!!!”. Detto questo si buttò sopra Nami e
cominciò a piangere disperatamente. La rossa diciottenne la strinse a sé. I
componenti della ciurma si guardarono l’un l’altro, spaesati. “Sanji, portala a
letto.” Disse Nami mettendo la piccola ragazzina sulle ginocchia del cuoco, che
annuì, la prese in braccio e si alzò, seguito da Robin. “Finirà di raccontarci
la sua storia quando si sarà calmata.” Disse l’archeologa seguendo il suo
fidanzato. Karenina continuava a gridare ed a tirare piccoli pugni sul petto di
Sanji. Dai suoi occhi uscivano lacrime amare… Ormai la sua mente era persa in
quell’orribile ricordo. Il biondo prese il polso della ragazza in preda al
panico e sussurrò dolcemente: “Karenina… Dai Karenina sono io… Tuo cugino Sanji…”.
Finalmente riuscì a calmarla. La biondina aprì gli occhi e guardò suo cugino
stupita. “Sanji…” balbettò. Dopo essersi resa conto di dove fosse abbracciò il
cuoco che finalmente sorrise dopo essersi spaventato così tanto per la sua
adorata cugina. Robin mise una mano sulla spalla di Sanji e tutti e due si
avviarono verso la stiva per portare a letto Karenina.
Helloooooooooo!!! Eeeh lo so, ci ho messo un po’ per recensire, ma ora ce l’ho fatta! Hehe ci saranno ancora un bel po’ di sorprese, parola mia!
Vegetina: nooo sensei, non credo che scriverò
su come si sono messi insieme… Però forse mi hai fatto venire un idea… Scusa ma
adesso vado di fretta… Bacioniiii!!!