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Autore: piccolo_uragano_    12/08/2016    3 recensioni
[SPIN OFF DI 'TI AMO PIU' DI IERI..' / CROSSOVER HARRY POTTER-DOCTOR WHO(o almeno è un tentativo)]
[SCRITTO E IDEATO CON Always_Potter]
possibili spoiler sulla storia del Decimo Dottore
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Kayla Lily Black, secondogenita di Sirius e Martha, si sente sola e confusa quando incontra uno strano uomo chiamato 'il Dottore'.
Dal testo:
“Fidati di me, piccola strega. Sono il Dottore.”
“E allora?”
L’uomo si grattò la nuca. “Di solito alla gente basta questo.”
Kayla allargò le braccia con aria esasperata. “Alla gente basta questo? Come se la frase ‘sono il Dottore’ equivalga a ‘io ti salverò’?!”
“Di solito è così.”
“Di solito?!” domandò lei, rialzandosi.
“Sì!” rispose lui, alzando la voce – ma non arrivando comunque al tono di lei. Si alzò anche lui, risultando parecchio più alto di lei.
“E nel tuo ‘di solito’,quante volte ti succede di trovarti in un mondo appeso ad un filo?”
Il Dottore sorrise. “Oh, non sai quante.”
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 1, Doctor - 10, Jack Harkness, TARDIS
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Kayla lo guardò, furiosa. “Vuoi rimanere qui a rischiare la pelle? Bene! Bene, benissimo!!” strillò. “Non venirmi a dire che non ti avevo avvertito!” 
“Io posso aiutarti, Kayla Lily.” Rispose lui, calmo. 
“No.” escluse lei. “No, nessuno può farlo.”
“Ascoltami, piccola strega, sei spaventata e lo capisco, ma …”
“Io non sono spaventata.” Rispose di nuovo lei.
“Oh, si che lo sei, ma non riesci ad ammetterlo. Presumibilmente hai delle aspettative altissime da rispettare, per via dei tuoi fratelli o di altre cose di dubbia importanza, e ammettere che sei spaventata significherebbe mostrarti debole e vulnerabile, e questo, non so ancora perché, ma non ti è concesso.”
Il tono di quell’uomo era calmo, ed era questo a farla imbestialire. 
“L’ultima volta, ha … ha ucciso moltissime persone. I genitori biologici di mio fratello, mio nonno, i genitori adottivi di mio padre … ha fatto torturare e uccidere molte persone, ha … fatto moltissime cose! E mio padre è finito in carcere e io l’ho conosciuto quando avevo dieci anni, per dieci anni siamo stati solo io, Robert e la mamma, e … oh, lascia stare!” Si corresse subito.
“Perché non ti concedi di sfogarti un po’?” domandò il Dottore.
“Perché non capiresti.”  Rispose, con le lacrime agli occhi.
“Ah no?”
“No!”
“E perché no?” 
“Non hai idea di quanto sia difficile essere me.”
“Ma ho idea di quanto sia difficile essere me.” 
Lei scosse la testa. “Usa parole tue, almeno!”
“Sono parole tue che descrivono anche me.”
“Hai detto di non essere umano, non …”
“Pare che neanche tu lo sia, piccola strega.”
“Ma ho emozioni più che umane, a quanto pare.” Kayla tornò sui suoi passi per mettersi davanti al Dottore, parecchio più alto di lei. “Tu no?” 
Lui abbassò lo sguardo. “Ho appena cancellato la memoria alla mia amica. Non si ricorda di me, non si ricorda di aver salvato l’universo. Le mie emozioni sono anche peggiori di quelle umane.”
“Forse a volte è meglio dimenticare.” Sospirò Kayla, sedendosi a terra. “Io lo farei.”
“Per soffrire ancora?” domandò lui, sedendosi accanto a lei.
“No, no: per gioire di più.” Scosse la testa. “Oh, Fred me prenderebbe a calci.”
“Fred?”
“Si, Fred, Fred dice sempre che sono troppo malinconica, soprattutto ultimamente. Sai, lui … lui riesce a sorridere anche adesso, con il mondo che va a rotoli. Non so come faccia. Lui … inventa scherzi.” Kayla si perse a guardare il Lago, tirando su col naso. “Come si fa ad inventare scherzi quando hai passato l’estate nascosto in una vecchia casa? Come fa Fred ad essere così … Fred?” 
Il Dottore accennò un sorriso. “Nascosto?” domandò, tornando serio.
“Sì, i miei e altri maghi hanno … no, aspetta, non credo di potertelo raccontare.” 
“Non ho nessuno a cui raccontarlo.”
“Che ne so io di cosa nasconde quella tua cabina?”
Lui annuì. “Giusto. Perché non ti ci fai un giro? Così magari prima o poi ti fiderai di me.” 
Kayla lo guardò e accennò un sorriso. “Perché dovrei farlo?” 
“Perché ti porterò a sentire i Beatles.” 
Kayla scosse la testa. “Sì, vabbè.”
“Fidati di me, piccola strega. Sono il Dottore.”
“E allora?”
L’uomo si grattò alla nuca. “Di solito alla gente basta questo.”
Kayla allargò le braccia con aria esasperata. “Alla gente basta questo? Come se la frase ‘sono il Dottore’ equivalga a ‘io ti salverò’?!”
“Di solito è così.”
“Di solito?!” domandò lei, rialzandosi.
“Sì!” rispose lui, alzando la voce – ma non arrivando comunque al tono di lei. Si alzò anche lui, risultando parecchio più alto di lei.
“E nel tuo ‘di solito’, quante volte ti succede di trovarti in un mondo appeso ad un filo?”
Il Dottore sorrise. “Oh, non sai quante.”
Kayla accennò un sorriso, per poi guardarsi timidamente le mani. “Che … che ci facevi prima nel castello?”
“Prima? Oh, nulla, facevo un giro. Ho sentito un paio di studenti parlare male di una nuova insegnante.” 
Kayla annuì, come se lo sapesse perfettamente. “E ora … ora cosa farai?”
“Non so, credo andrò seriamente da Godric, sai, volevo davvero salutarlo.”
“Beh, ma hai detto … hai detto che è stato il Tardis a deviare la tua strada.”
“Si, l’ho detto.” Rispose il Dottore, incamminandosi con la solita andatura verso il punto dove aveva lasciato il Tardis quella mattina. “Credo volesse che finissi qui, con te, o con questo mondo in rovina. Ma ho … ho smesso di salvare mondi.”
“Quindi te ne andrai e basta?” domandò Kayla, fermandosi.
“Quindi me ne andrò e basta. Tu sii prudente, piccola strega. Non litigare troppo con i tuoi fratelli, o con Fred, anche se ti dice che sei malinconica, sai, non credo lo dica con cattiveria. Uno che inventa scherzi non può essere cattivo.” 
“Te ne stai andando.” Rispose lei, notando il Tardis a pochi metri da lui.
“So che lascio questo mondo in buone mani.” Rispose lui, accennando un sorriso. 
“Io mi sono sfogata con te, o almeno ci ho provato, e tu te ne stai andando.”
“Si, ma a mia discolpa ti consiglierei di sfogarti con Fred. Apprezzerà, e forse non ti darà più della cupa malinconica.”
“Te ne stai andando parlando di Fred!” si infuriò lei. “Sai che ti dico? Vattene, davvero. Vattene, vai da Godric ed ignora i problemi di questa epoca. Vattene, e fammi il favore di non farti più vedere.” 
“Bene!” esclamò lui. “Bene, è esattamente ciò che sto per fare!”
“Bene, davvero! Fantastico!” rispose lei, alzando le braccia per mandarlo a quel paese. “Addio!” 
Kayla girò i tacchi e se ne andò, e il Dottore rimase a guardarla, fino a quando non divenne un puntino nel nulla. Poi, attraversò la doppia porta blu a grandi passi. 

Kayla continuava a ripetersi che stava facendo una stupidaggine. 
Camminava nella notte con la bacchetta stretta nella mano sinistra, una vestaglia appartenuta a Rose, le pantofole che aveva da anni e, con sguardo duro, camminava nel giardino. Pregava che né Fred, né George, né Robert stessero usando la Mappa in quel momento, e che nessuno pensasse di andare a controllare se la sagoma nel suo letto fosse davvero lei – aveva Trasfigurato dei cuscini come meglio poteva -  perché non aveva voglia di dare spiegazioni a nessuno. 
Questo perché, si ripeté, stava facendo una stupidaggine. 
Mancavano una manciata di passi a quel lembo di terra privo di alberi in cui – ne era sicura – poche ore prima aveva salutato il Dottore. 
Si trattava solo di accettarsi che se ne fosse andato, si disse, solo questo, e poi sarebbe tornata al castello, a dormire come una brava ragazza. 
Oh, al diavolo Kayla, non sei mai stata una brava ragazza. 
Si ripeteva questo, quando, senza davvero vederlo, notò che il Tardis era ancora lì. E, senza pensarci neanche un secondo, entrò. 
Kayla si ritrovò in quella grande, strana stanza circolare che aveva solo intravisto la mattina prima.  Il Dottore, nel suo solito completo, la osservava senza tradire nessuna espressione. 
“Il Tardis non lascia che me ne vada.”  Disse, semplicemente. 
“Oh, certo. E sei lì in piedi a fissare la porta da quattro ore?”
“Ti ho vista arrivare.” Rispose con tono piatto. “E stavo pensando.”
Kayla assunse l’espressione di finto stupore che riservava a Robert quando se ne usciva con frasi del genere. “Tu pensi?” disse, scuotendo leggermente la testa. 
Il Dottore accennò un sorriso. “Credo che tu sia una persona davvero complessa.”
“Era a questo che pensavi, fissando la porta?” 
Lui allargò il sorriso. “Allora, dove andiamo?” 
Lei si guardò attorno. “In che senso?” 
“Sei entrata nel Tardis. Vuoi viaggiare con me.” 
“Hai detto che il Tardis non lascia che te ne vada.”
“Non senza di te.” Specificò lui. “Mi ha portato qui per trovare te, anche se ancora non mi è chiaro il motivo.” 
“Oh, benvenuto nel mio mondo. Il mondo in cui non si capiscono i motivi!” esclamò lei, facendo un passo verso di lui e verso quella che sembrava una gigantesca piattaforma piena di comandi. “Ad ogni modo, non posso partire con te. Non posso lasciare tutto, non ora.”
“Non lascerai tutto.” 
“Ho il compito di Pozioni, domani mattina.”
“Tornerai in tempo.” 
“Come pretendi di viaggiare in una notte?”
“Ho una macchina del tempo.”
“Quindi potremmo tornare prima di domani a colazione?”
“Potremmo tornare anche tra due minuti, se ti va, stando comunque in giro dei giorni.”
“Stai scherzando?” 
“Nient’affatto.”
Kayla lo guardò, incarnando un sopracciglio. 
“Allora” disse lui, ignorando l’espressione perplessa della ragazza, identica alla sua. “avanti e indietro, nello spazio e nel tempo. Dove ti piacerebbe andare?”
E, per la prima volta, Kayla gli sorrise davvero. 
Lui rispose al sorriso, iniziando a maneggiare con i comandi. 
“Credo di dovermi cambiare, prima.” Disse lei, indicando la vestaglia. “Non posso viaggiare nel tempo con la vestaglia di zia Rose.” 
“No, decisamente.” Rispose lui, indicando un punto dietro di sé. “Scendi le scale, corridoio a sinistra, porta a destra, porta a sinistra, ancora a sinistra e troverai un guardaroba.” 
Kayla lo osservò con aria perplessa per le troppe indicazioni, poi le seguì. Scendendo le scale e perdendosi nei labirinti di corridoi e stanze, si ritrovò a pensare che quello strano uomo con la cabina blu ed il completo a righe era la cosa più strana, sbagliata e meravigliosa che le potesse capitare. 

Kayla fece ritorno verso l’ingresso del Tardis pochi minuti dopo, con un vestito degli Anni Cinquanta rosso a pois bianchi. E, ovviamente, delle Coverse rosse fuoco. 
“Oh, ben tornata.”
“Come sto?” 
“Sei incantevole. Immagino che tu voglia viaggiare verso gli Anni Cinquanta.”
“No, in realtà non mi piace troppo provarmi i vestiti.”
Il Dottore la scrutò, alzando un sopracciglio. “Tu sei strana, piccola strega.”
Kayla annuì. “Si, non sei il primo che me lo dice.”
“Te lo hanno detto in tanti, immagino.”
“I miei fratelli, Fred, George, Ron … e Draco.”
Il Dottore notò come il suo tono si fosse fatto malinconico sull’ultimo nome. “Draco?” 
“Allora, dove andiamo?” 
“Cosa vorresti vedere?” 
“Le stelle.” Rispose lei senza pensarci su nemmeno un secondo. 
Il Dottore la guardò e le sorrise. “Le stelle!” ripeté, entusiasta. “Ogni tuo desiderio è un ordine!” 
Kayla si sedette sulla balaustra della ringhiera che circondava tutta la stanza e rise. “Fatto il misfatto!”
“Che hai detto?” 
“Fatto il misfatto.” Ripeté lei. “Lunga storia.”
“Beh, abbiamo tempo.” Disse lui. 
Lei annuì. “Infatti.”
“Allons – y!” 
“Che hai detto?”
“Oh, lunga storia.” Rispose lui, schiacciando parecchi bottoni sul gigantesco tavolo che stava al centro della stanza. “Ora, se apri la porta, vedrai le stelle.”
Kayla non se lo fece ripetere due volte: corse verso la porta, la aprì e si ritrovò a guardare le stelle a bocca aperta. 





Okay gente, due righe giusto per dire che con questo capitolo ci siamo rimessi in pari con la storia 'originale'. Il prossimo aggiornamento, quindi, sarà a 'ti amo più di ieri e meno di domani'. Come sempre grazie a Always_Potter anche se è in fase koala, a chiunque passi di qui e a quei tesori che hanno commentato lo scorso capitolo. 
love you all xx 

 
   
 
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