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Autore: musicislife17    13/08/2016    1 recensioni
In una New York confusa ed elettrizzante come sempre, le vite di tre ragazze cresciute insieme si mescolano e si confondono: Jackie, una giornalista in gamba, ambiziosa e indomabile, in lotta con il proprio caporedattore e con i suoi sentimenti; Autumn, innamorata della musica e dei musicisti, in fuga costante dalla paura di vivere, alla ricerca di tutto e di niente; Annie, innocente per definizione, attratta allo stesso tempo dall’acqua santa, uno studente diligente e amorevole, e dal diavolo, un tatuatore senza tatuaggi, con cui deve fare i conti per la prima volta nella sua vita.
Storie di amore e di amicizia si susseguono nella anormale quotidianità di una famiglia senza precedenti, mentre il passato dei protagonisti sfuma in un presente avvincente e in un futuro indeterminabile. E in mezzo a loro musica, arte, lavoro, sogni e desideri, paure e gelosie, in un crescendo infinito...
-ANCHE SU WATTPAD-
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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N.d.A.

Salve a tutti, grazie per essere arrivati a questo capitolo della storia. Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate di Three Lives finora. Sono ancora alle prime armi, ho molto bisogno di critiche, consigli e giudizi su cosa migliorare. Ogni recensione è molto gradita! Detto questo, penso che sia giusto lasciare un po’ di spazio ad Annie finalmente.

Buona lettura!

musicislife17



 

Quando Annie si svegliò, stiracchiandosi come un grosso gatto pigro e soddisfatto, notò per prima cosa l’assenza di Autumn, e questo la fece subito balzare in piedi allarmata. L’ultima volta era successo proprio così, Autumn se n’era andata senza dire niente. Temeva che avesse deciso di farlo di nuovo, lo temeva a tal punto che si mise febbrile a guardarsi intorno, ma un’occhiata alle valigie ancora non disfatte dell’altra, accatastate in un angolo della stanza, la tranquillizzarono subito. Annie prese un lungo sospiro di sollievo e decise allora di cercare Autumn nella stanza di Jackie. Era sicuramente lì, vero? Deve esserlo per forza, si disse Annie, mentre con piccoli passi raggiungeva la stanza in fondo al corridoio.

-Jackie, Autumn è qui con te?- chiese subito, aprendo la porta.

Ma la stanza di Jackie, piccola e ordinata, era vuota, il letto già rifatto dalla notte precedente.

Annie aggrottò la fronte, senza capire, e corse di sotto per cercarle ancora entrambe. Con un balzo saltò gli ultimi gradini delle scale, andò subito in cucina e trovò solo del cibo sul tavolo, ma nessuno seduto a mangiare.

-C’è nessuno qui dentro?- chiese allora, le mani sui fianchi e i capelli raccolti in due code ai lati della testa a sferzare il volto, mentre si voltava in tutte le direzioni per trovare qualcuno.

Per tutta risposta, dal salotto dietro di lei fece capolino Ray.

-Buongiorno a te, Annie- la salutò con il suo solito sorriso enigmatico.

Lei si voltò di tutta fretta e rispose con un sorriso altrettanto ampio, correndo ad abbracciare l’uomo, che benevolo le baciò la fronte.

-Papà, perché non c’è nessuno?- chiese con un piccolo broncio Annie, alzando lo sguardo scuro a confrontare gli occhi cristallini dell’uomo.

-Jackie è andata molto presto a lavoro. E Autumn è uscita poco fa, ha detto che aveva qualcosa da fare-

Annie si imbronciò ancora di più e incrociò le braccia, in un modo che fece ridacchiare Ray.

-Avrebbero potuto salutarmi almeno- sbuffò lei.

Ray le scompigliò giocoso i capelli e scoppiò in una delle sue profonde risate.

-Potrai rivederle a cena. E poi Jackie ti ha lasciato pronti dei pancakes, non ti è andata poi così male-

Alla parola pancakes il volto di Annie si illuminò tutto.

-I pancakes di Jackie? Potevi dirmelo subito!- esclamò e corse subito in cucina, dove ad aspettarla trovò effettivamente i dolci promessi. Si sedette subito al tavolo e afferrò le posate per mangiare, la delusione di non aver potuto salutare le altre già scomparsa.

-Vedo che ci hai messo poco a ritrovare il buonumore- commentò ironico Ray.

Annie mandò giù un primo grande e squisito boccone e annuì, il ciuffo di capelli che rimbalzava sulla fronte.

-A questo prezzo, certo che sì-

 

Le mattine di Annie cominciavano raramente col piede sbagliato. Merito del sempre vivo entusiasmo della ragazza, che con gioia cominciava ogni nuova giornata col sorriso. E anche quella mattina, dopo una colazione così sopraffina, non poté che uscire di casa allegra, lo zaino in spalla e un motivetto in testa canticchiato con poca intonazione, ma molta buona volontà. Da sotto alla sua frangetta bionda scrutava il mondo curiosa, dispensando saluti e Buongiorno! a tutti coloro che incontrava nel quartiere. Ci voleva poco ad amare una ragazza come lei, così dolce e gentile, e infatti tutti le rispondevano con altrettanta cortesia. Ad Annie bastava illuminare la giornata di qualcun altro con un sorriso per sentirsi di ottimo umore.

Si diresse di buon passo verso la New York University, dove frequentava con passione la facoltà di psicologia. Amava quella disciplina e quel giorno era ancora più impaziente di recarsi a lezione, perché avrebbe dovuto seguire un nuovo e interessante corso. Arrivata all’edificio giusto si guardò intorno e individuò alcuni amici, che la salutarono e le fecero segno di raggiungerli.

E mentre Annie si accingeva a farlo, dietro di lei sentì un grido improvviso.

-Fate largo, fate largo!-

Annie non fece in tempo a voltarsi per verificare cosa stesse succedendo che qualcuno, un ragazzo, correndo all’impazzata la colpì inavvertitamente. Cadde a terra e si ferì le mani nel momento in cui provò a frenare la caduta sul marciapiede.

-Ehi!- urlò indignata all’indirizzo del ragazzo, che già stava correndo via.

Lui si voltò per un attimo, senza fermarsi, ed Annie riuscì a distinguere solo una massa confusa di capelli scuri e le mani alzate. Notò che portava sulle spalle la custodia di una chitarra.

-Scusa tanto, sono di fretta!- esclamò e continuò a correre via, finché non divenne solo una macchia all’orizzonte in mezzo a tante altre persone.

-Ma tu guarda…!- borbottò indignata Annie.

Si rimise in piedi, spazzando via lo sporco sulle ginocchia, dovuto alla caduta.

-Tutto bene, Annie?-

Si erano intanto avvicinati Trisha e Malcolm, i due gemelli afroamericani, da sempre suoi amici e ora anche colleghi di corso. Trisha le diede una mano a recuperare i suoi libri da terra.

-Non ci posso credere! Che maleducato!- esclamò Annie, ancora intenta a scrutare l’orizzonte nel punto in cui il ragazzo era scomparso.

-Lascia perdere, ne trovi di tutti i tipi in giro- commentò Malcolm con una stretta di spalle.

Annie fece un cenno di assenso e seguì gli amici all’interno dell’edificio, dove la folla di studenti si agitava in direzione delle proprie aule di studio. E mentre anche loro si muovevano verso l’aula di Psicologia dello Sviluppo, dove avrebbero frequentato per la prima volta il nuovo corso di studi, Annie riviveva in mente l’episodio di poco prima. La mano le doleva e notò che in effetti da qualche piccolo graffio scorreva del sangue sul palmo. Maledì fra sé e sé quello stupido che le si era buttato praticamente addosso e tamponò con un fazzoletto le poche gocce che sgorgavano dalle ferite.

-Annie, ci sei?- la richiamò intanto Trisha. Erano intanto arrivati nell’aula e avevano preso posto nelle file centrali, in attesa del professore.

Annie si riscosse dai propri pensieri e si voltò verso l’amica.

-Cosa?- chiese distratta. Trisha roteò gli occhi.

-Ho detto che sabato prossimo c’è una mega festa da Drew MacKinnon, il ragazzo di Jess. Ci sarà quasi tutto il dipartimento di psicologia. Tu sei dei nostri, vero?-

Annie fece mente locale e si assicurò di non avere nessun impegno.

-Certo- annuì infine con un sorriso.

Proprio in quel momento fece il proprio ingresso il professore, perciò Annie rimandò le chiacchiere con gli amici a più tardi, già pronta alla nuova lezione.

 

Al termine di due ore intensive del corso, Annie uscì con Trisha e Malcolm a prendere una boccata d’aria e un caffè allo Starbucks di fronte alla facoltà.

-È stato bellissimo!- commentò subito Annie, rimasta entusiasta della lezione.

-È vero! Non pensavo potesse essere così interessante, dall’aspetto il prof sembrava un vecchio noioso e invece… cavolo se ci sa fare!- concordò Malcolm stupito.

I tre amici attraversarono la strada e raggiunsero il locale sul marciapiede di fronte. Presero in fretta i loro caffè e uscirono ancora fuori, sempre commentando la lezione appena ascoltata.

-E poi avete sentito quando ha parlato della teoria di…- stava dicendo Annie entusiasta, quando senza preavviso sentì un impatto improvviso con qualcuno alle sue spalle.

Il colpo fu piuttosto forte e infatti lei cadde a terra per la seconda volta della giornata. Non solo il bicchiere che aveva in mano si rovesciò sul marciapiede, ma i tagli che si era fatta sul palmo poche ore prima si riaprirono e il sangue cominciò a fluire di nuovo.

-Ma questa è una maledizione!- commentò a voce alta, mentre si rialzava a fatica.

-O mio dio, scusami! Mi dispiace moltissimo!-

Annie si voltò e vide chi era stato a colpirla e a parlare. Di certo non si aspettava di trovarsi di fronte ad un ragazzo della sua età ad occhio e croce, non molto alto ma davvero minuto, pallido e mortificato. Aveva grandi occhi neri e spaventati, nascosti da occhiali dalla montatura dello stesso colore, e il viso cosparso di lentiggini chiare. Le sopracciglia folte e perfette piegate in modo dubbioso, il carnoso labbro inferiore tra i denti e le guance arrossite non aiutarono di certo Annie a riprendersi dalla sorpresa di trovarsi di fronte a quel ragazzo bellissimo.

-Scusami davvero! Stavo leggendo e non ho fatto caso a dove mettevo i piedi… non intendevo farti cadere- si stava ancora giustificando lui e alzò il romanzo tascabile che aveva in mano per buona misura.

Annie sbatté le palpebre in fretta e si riscosse all’improvviso dalla vista dell’altro. Abbassò gli occhi e anche lei arrossì imbarazzata.

-Figurati… non devi preoccuparti…- mormorò quasi a se stessa.

Voleva riportare un ciuffo di capelli sfuggitole davanti al viso dietro l’orecchio, ma facendolo il taglio che aveva sulla mano le punse in modo fastidioso e lasciò andare un Ahi! involontario che fece avvicinare preoccupato il ragazzo.

-Cavolo, ti sei anche ferita!- commentò mortificato.

-È solo un taglietto…-

-Aspetta un attimo- la fermò nel suo tentativo di sdrammatizzare.

Aprì la borsa che portava a tracolla, su cui Annie colse di sfuggita il logo della New York University, e cercò brevemente. Infine tirò fuori un fazzoletto di stoffa bianca a quadretti, di quelli vecchio stile che non si vedevano più in giro e che infatti lasciò interdetta Annie.

-Prendilo tu- glielo porse il ragazzo.

Annie alternò lo sguardo dalla mano che le protendeva il fazzoletto all’espressione costernata di lui.

-Non posso accettare- protestò Annie. Dopotutto, non si conoscevano neanche e lui le stava regalando un oggetto personale. Ma lui scosse la testa.

-Prendilo, ti prego. È un modo per chiederti scusa-

E come se non bastasse tirò fuori dalla tasca anche una banconota da cinque dollari che le porse insieme al fazzoletto.

-Questi sono per il caffè- aggiunse infine.

Annie prese entrambi gli oggetti come se fosse in trance, assolutamente spiazzata dalla gentilezza dell’altro. Li osservò per un attimo fra le sue mani e poi alzò di nuovo gli occhi.

-Sei davvero molto gentile- disse solo con un piccolo sorriso.

L’altro alzò le spalle e le concesse allo stesso modo un sorriso ampio e grato, che illuminò il suo viso e lasciò Annie spiazzata, come di fronte ad una rivelazione.

-È il minimo che posso fare per farmi perdonare- spiegò ancora.

E rinnovando ancora le scuse ad Annie, le diede infine le spalle e si avviò di nuovo verso la propria direzione, questa volta riponendo saggiamente il libro nella sacca.

Annie aspettò che anche lui sparisse all’orizzonte, proprio come quella mattina aveva fatto il maleducato che l’aveva spintonata, senza realizzare che per tutto quel tempo non aveva smesso un attimo di sorridere.

-Wow-

Fu il commento di Trisha a riscuoterla e spingerla a voltarsi. Si era del tutto dimenticata dei suoi amici, che avevano assistito alla scena in disparte.

-Non sono cose che si vedono tutti i giorni- disse Trisha, un sopracciglio sollevato, ancora intenta a fissare la direzione verso cui se n’era andato.

-Come ti ho detto questa mattina, ne trovi di tutti i tipi in giro- affermò allora Malcolm, con aria esperta.

-Già…- non poté che concordare Annie.

E chissà se avrebbe mai ritrovato un tipo del genere.
   
 
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