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Autore: Varekai    27/04/2009    2 recensioni
Le memorie che Severus Snape non ha voluto condividere con Harry Potter: altri ricordi e altri pensieri, suoi e di Lily, per completare una storia che mi è parsa incompleta.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gnossienne n° 3

 

 

 

Gnossienne n° 3

 

27 Febbraio 1978

 

Severus stava lì, accovacciato nel corridoio vuoto, in attesa che lei comparisse.

Dicevano delle cose su di lei che non poteva sopportare.

Non si parlavano quasi più da parecchio tempo, e anche nelle ore di Pozioni si sedeva sempre più raramente accanto a lui.

L’unico, flebilissimo contatto che aveva con lei era vederla passare per i corridoi, o uscire dalle lezioni e seguirla con lo sguardo finché non svoltava.

Lo faceva praticamente sempre.

Fingeva di riporre qualcosa, pur di rimanere nell’aula finchè c’era anche lei. E poi la osservava correre fuori dall’aula per raggiungere le sue amiche.

Lei sapeva (ne era certo!) di essere osservata a lungo, sapeva che lui la scrutava e la guardava appena poteva, come a voler memorizzare ogni suo movimento, ogni centimetro del suo corpo.

A questo non si era mai ribellata e si lasciava guardare da lui. Severus sperava di capire dai suoi gesti il suo stato d’animo - se era felice o arrabbiata o preoccupata - , e dai sui sguardi i suoi pensieri - se stava pensando al fine settimana a Hogsmeade, oppure se avrebbe studiato il sabato e la domenica. In tal caso l’avrebbe potuta incontrare in Biblioteca.

“Idiota!” si diceva, a volte.

Ma lo pensava solo quando sentiva quelle cose su di lei.

Non era possibile… non era possibile che le cose stessero davvero così, lui non se n’era quasi accorto! Possibile che fosse stato tanto cieco?

Eccola. Aveva svoltato l’angolo e si stava dirigendo verso di lui. E l’avrebbe superato anche, senza vederlo, come se avesse fatto un Incantesimo di Disillusione, se lui non l’avesse chiamata.

Non l’aveva mai vista così: rilassata, con lo sguardo perso nel vuoto, stringendo tra le mani un fiore.

Quando si girò verso di lui, sembrò cadere dalle nuvole. Non si aspettava di vederlo.

“Co-cosa ci fai qui?”

“E’ vero che esci con Potter?” strillò, cercando di apparire autoritario.

“Non sono fatti tuoi con chi esco o con chi non esco, Snape.”

“Con… POTTER! Come puoi? E’ arrogante e presuntuoso, e…”

La sua voce si stava spezzando. Stava cedendo.

“Non parlare così di lui!” urlò Lily “James è un bravo ragazzo, ed è molto gentile.”

“E si diverte ad umiliare chiunque non rientri nelle sue simpatie, prendendolo alle spalle, se necessario”

“Almeno lui non si diverte con le Arti Oscure…” disse Lily freddamente.

“Touchè” pensò Severus, abbassando lo sguardo.

Ci fu un lungo silenzio, in cui nessuno dei due si mosse.

Poi Severus si avvicinò a Lily, lentamente. Sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime, di rabbia e di impotenza. E di bruciante, bruciante gelosia.

“Non-non puoi farmi questo…” mormorò, così piano che probabilmente Lily riuscì a malapena a distinguere le parole.

Fece uno scatto in avanti, cingendole con una mano i fianchi, mentre con l’altra le prendeva il collo e la spingeva con forza verso di sé. Si impossessò delle sue labbra con rabbia, baciandole avidamente. Per un attimo, credette che Lily ricambiasse quel bacio disperato e soffocante. Per un attimo fu sicuro di aver sentito la mano di Lily sulla sua spalla, che lo tirava a sé.

Ma fu solo un attimo. Poi lei mise una mano sul petto di lui e lo allontanò con delicatezza.

Severus lasciò la presa. Se avesse voluto, avrebbe potuto trattenerla con la forza, avrebbe potuto tenerla stretta a sé contro la sua volontà. Ma non lo voleva fare. Ed era bastato un lieve gesto per farlo distanziare da lei.

Lui stava tremando. Sentiva gli occhi gonfiarsi di lacrime e pensò che da un momento all’altro sarebbero sgorgate senza controllo, come ennesima umiliazione di fronte a Lily.

Lei lo guardò, con un velo di pena nei suoi occhi per quel ragazzo che si era perduto in amicizie sbagliate e in idee violente, per quel Severus che sotto sotto era ancora un bambino malinconico, che chiedeva la sua compagnia per sentirsi meno solo.

“Mi dispiace per come sono andate le cose, Sev.”

Severus non la guardò negli occhi, non la vide andare via. Rimase lì, aspettando di non sentire più i passi per accasciarsi e poter, finalmente, piangere in solitudine.

 

  
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