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Autore: lolli89    13/08/2016    1 recensioni
James Phelps e la sua ragazza Italiana si trovano di fronte a scelte importanti, che potrebbero cambiare la loro vita... oppure no, potrebbero addirittura dividerli. Cosa sceglieranno di fare? Cosa sarà mai, questo ostacolo tra loro? E se lo supereranno, quali sorprese riserverà la loro storia? Saranno belle, o dovranno superare le avversità? Sarà tutto rosa e fiori, o troveranno anche spine, nel mezzo? Come sempre, quando trovate Xx metteteci il vostro nome, così la storia, spero, sarà più realistica!
Per ora vi lascio nel dubbio, se siete curiosi, leggete!
lolli89
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Phelps, Oliver Phelps
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mancavano circa due settimane alla data del parto: per fortuna il distacco parziale della placenta non aveva portato altri danni, e Xx si sentiva piuttosto bene, e gli ultimi controlli dicevano che il bambino stava bene e continuava a crescere e ricevere tutto quello di cui aveva bisogno; insomma, non c’erano state altre complicazioni.
 
 
James si era ripreso dallo shock dell’attentato, e i tagli e i lividi delle botte erano scomparsi.
 
 
Era sera, e il giorno dopo sarebbero arrivati Oliver e Katy, per sistemare finalmente la cameretta di miniPhelps, e per dare una mano in tutto quello che c’era da fare. Avevano detto che sarebbero andati in un hotel, per non disturbarli e sconvolgere troppo la loro routine, ma non appena Xx e James lo avevano saputo si erano arrabbiati moltissimo: insomma, venivano per dargli una mano, il minimo che potevano fare era ospitarli a casa loro.
 
 
Xx e James stavano sistemando le foto di quei nove mesi: avevano creato un album con tutte le foto che avevano fatto nel corso della gravidanza: foto di loro due, del pancione ( ad esempio della volta che si era quasi incastrata dietro al volante ), foto con amici, foto con le loro famiglie. E avevano lasciato alla fine tutta la cronologia, tutti gli scatti fatti di settimana in settimana messi uno di seguito all’altro, in cui si vedeva lo sviluppo del pancione. Le foto che non ci stavano dentro l’album – già grande di suo -, sarebbero state appese nella cameretta, dentro a un'unica grande cornice, una volta dipinti i muri.
 
 
 << Lo sai che adoro guardarti con il pancione? >>, le domandò: lui stava sistemando i video che avevano fatto in quei nove mesi, mettendoli in ordine e salvandoli sul pc.
 
 
 << Lo sai che se dici bugie ti cresce il naso? >>, gli disse a metà tra il serio e il divertito.
 
 
 << Si, ma non è una bugia >>, le disse, dandole un bacio, scendendo poi a darne uno al pancione.
 
 
 
 
 
 << Ben arrivati! >>, esclamò Xx, accogliendo in casa Oliver e Katy: James era andato a prenderli all’aeroporto.
 
 
 << Hi Xx! >>, la salutò Katy, andando ad abbracciarla.
 
 
 << Look at you! Yu’re beautiful! >>, esclamò la ragazza, guardandola bene.
 
 
 << You are very kind, ma mi sento una balena, altro che bellissima! >>, le rispose, arrossendo.
 
 
 << Non dire sciocchezze! Katy ha ragione, sei uno splendore con il pancione >>, la salutò Oliver, andando ad abbracciarla, dando un bacio al nipote.
 
 
 << Ok, mi arrendo! >>, ridacchiò, alzando le mani in segno di resa.
 
 
 << Ma tu cosa ci fai in piedi? Dovresti stare seduta! >>, la “ rimproverò “ Oliver, portandola verso il divano.
 
 
 << Guarda che posso stare in piedi cinque minuti >>, fece stizzita: per lei era una vera tortura stare a non fare niente tutto il giorno.
 
 
 << Guarda che James ci ha detto tutto >>, le rispose, e Xx lanciò un’occhiataccia nella direzione del fidanzato… che da quando erano tornati dall’ospedale non le lasciava fare niente.
 
 
Ma proprio niente di niente.
 
 
Certe volte era snervante, ma capiva anche che lui era in ansia e preoccupato, e agiva nell’unico modo in cui poteva aiutarla, non potendo fare molto altro: quindi cercava si sbollire la rabbia senza litigare con lui.
 
 
 << Allora, da dove cominciamo? >>, domandò Katy.
 
 
 << Ma… siete appena arrivati. Non volete risposarvi un po' prima? O disfare le valigie? >>, domandò Xx: le sembrava di sfruttarli proprio, così.
 
 
 << Non siamo stanchi, e vogliamo renderci utili. Le valigie le sistemiamo stasera con calma >>, fece Oliver, così James e Xx mostrarono loro la cameretta di miniPhelps, che era piena di scatoloni, con la culla ancora da montare, così come il fasciatoio e la carrozzina.
 
 
 << Forza, mettiamoci a lavoro. Tu Xx vai a riposarti >>, fece Oliver.
 
 
 << Mpf >>, sbuffò, tornando verso il salotto… ma le venne un’idea per strada.
 
 
 
 
 << Ferma!! Che fai?? >>, la bloccò Oliver, entrando in cucina con Katy e James per una pausa nel tardo pomeriggio.
 
 
 << Dai Ollie, sto solo alzando questa teglia. Ho preparato il tiramisù… so che vi piace, così dato che mi avete cacciato dalla stanza, ho pensato di farvi un dolce. Non è pesante >>, disse rassegnata.
 
 
 << Ti ringraziamo… ma metti subito giù. Non puoi affaticarti o alzare pesi… non vorrai creare problemi al mio nipotino, vero?? >>, fece Oliver in buona fede.
 
 
Xx esplose: mise giù la teglia con eccessiva forza, quasi sbattendola sul ripiano della cucina, e si allontanò senza dire una sola parola, guardando con rabbia i tre, le mani che le tremavano.
 
 
James la seguì, ma lei entrò in camera e chiuse la porta a chiave per non avere visite.
 
 
 << Xx… apri, per favore >>, le disse: aveva provato ad aprire la porta ma senza risultati.
 
 
 << Non posso. Dovrei alzarmi, e questo comporterebbe troppa fatica, a quanto pare >>, sbottò arrabbiata.
 
 
 << Non fare così… dai, Oliver lo diceva per te… >>, tentò lui.
 
 
 << Oh lo so. Lo dite tutti per me. Però pare che tutti vi dimentichiate che la dottoressa mi ha detto sì di stare a riposo, ma anche che posso camminare e muovermi per due- tre ore al giorno, e che anzi, devo farlo >>, gli urlò, piangendo silenziosamente per la rabbia e la frustrazione.
 
 
 << Probabilmente non lo sapeva… dai, esci, così ne parliamo >>, fece dolcemente, la fronte appoggiata sulla porta.
 
 
 << Tu oggi non hai mai preso le mie difese con tuo fratello. Io capisco che è tuo fratello gemello… ma credi che metterei volontariamente in pericolo la vita del nostro bambino? Eh? So cosa posso o non posso fare. Alzare una teglia di tiramisù rientra tra quello che posso fare, e lo sai anche tu. Per cui non credo che parleremo. Prenditi pure delle coperte nell’altra stanza: stanotte starai sul divano >>, Xx calcò sul plurale della parola parlare: era proprio arrabbiata; tutta la rabbia e la frustrazione represse nelle ultime settimane era esplosa.
 
 
James ci riflettè su per un po': << Hai ragione Xx… oggi non ti sono mai venuto in aiuto. Mi dispiace moltissimo… sono stato uno stupido. Ma ho pensato che lui lo faceva per te… anzi, sono sicuro che lo fa per te e miniPhelps, quindi non ho dato peso alla cosa. Ha esagerato un po' oggi… e la storia del tiramisù è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso… >>, ammise James.
 
 
 << Lo sapevo già, questo. Sul serio, James, non ho voglia di parlarne… vai via, per favore >>, fece lei, rannicchiata a letto: voleva bene a Oliver come a un fratello… perciò ci stava male per quello che era successo. Capiva anche la posizione di James, comunque… e si rendeva conto di comportarsi da stupida, ma in quel momento voleva stare da sola.
 
 
James sospirò piano: << D’accordo… torno di là… ti lascio un po' da sola… il tiramisù lo mangiamo dopo, quando esci… ok? >>, le disse mesto, tornando verso la cucina.
 
 
 << Come vi pare >>, disse brusca.
 
 
 
Tornato in cucina, trovò Oliver un po' strano, e Katy che provava a consolarlo: parlò un po' con lui, spiegandogli bene la situazione e cosa era successo.
 
 
 << James… i’m sorry… I… i have not idea. I have’t done it on purpose… certo che so che non metterebbe mai a rischio il vostro bambino… accidenti >>, Oliver era mortificato.
 
 
 << Can i talk to her? >>, gli domandò.
 
 
 << If she open the door >>, fece James, seguendo il fratello verso il corridoio, dietro di lui Katy.
 
 
 << Xx… I’m Ollie. You… you can open the door? Vorrei parlarti… >>, le disse, bussando piano.
 
 
 << Non lo so. Dimmi tu se alzarmi dal letto è un lavoro troppo faticoso per me >>, ribadì ironica, ma ancora arrabbiata.
 
 
Oliver, Katy e James sorrisero.
 
 
 << Lo sai… hai ragione. Sono stato uno stupido… ti ho detto delle cose senza sapere bene la situazione… situazione che tu invece conosci molto meglio di me. Lo so che tu ami il tuo bambino moltissimo… e che non faresti mai nulla per metterlo in pericolo, non era quello che intendevo, prima… la frase mi è uscita male… ma sai, non sono tanto abituato a parlare italiano. Prometto che non ti dirò più di non fare certe cose… sai tu se le puoi farle o meno… e io mi fido di te. E… non arrabbiarti con James… lui non c’entra niente… pensava di agire per il meglio. Per favore… esci? Non vedo l’ora di assaggiare il tuo tiramisù >>, sorrise alla fine.
 
 
Xx aveva ascoltato tutto, e si sentì una sciocca a essersi comportata così, come una bambina. Ci pensò su per qualche secondo, poi andò a aprire la serratura.
 
 
James aprì, e Xx si trovò davanti tre facce che le sorridevano contente.
 
 
Xx e Oliver si abbracciarono: avevano fatto pace.
 
 
 << Andiamo a mangiare il tiramisù? >>. Fece Oliver, dando un bacio sulla testa a Xx.
 
 
   
 
 
 
 << L’hai montata tu? >>, domandò Xx a James, che si era appena seduto sulla sedia a dondolo nella cameretta di miniPhelps: in soli due giorni lui, Oliver e Katy avevano ridipinto la camera, montato tutti i mobili e le cose che mancavano e fatto le pulizie della stanza… ora era pronta per accogliere un bambino.
 
 
 << Si… due volte. La prima non ero sicuro >>, le sorrise timido.
 
 
 << È perfetta… hai fatto un grande lavoro >>, gli sorrise di rimando.
 
 
 << Ecco… provala. Ora sono sicuro che regga >>, le disse, alzandosi per lasciarle il posto.
 
 
Xx si sedette e dondolò un po': la camera era venuta molto bene, e quella sedia era perfetta.
 
 
 << Sei stato molto bravo. Con la sedia… la culla… la stanza e tutto il resto >>, gli disse felice, alzandosi.
 
 
 << Grazie >>, fece lui, e si avvicinò a baciarla, tenendola vicina a sé: era un bacio dolce e romantico… che non voleva avere una fine.
 
 
 << Ma voi due state sempre ad amoreggiare e a toccarvi? Anche ora che è molto incinta? Guarda che è proprio per questo che lei è >>, e fece il segno con la mano del pancione. Oliver era appoggiato allo stipite della porta e li guardava ridacchiando.
 
 
James gli tirò dietro un peluche di miniPhelps, che gli arrivò in piena faccia… e scoppiarono a ridere tutti e tre.
 
 
 << Vieni, andiamo in salotto >>, fece James, trascinandola un po': come concordato con Katy e le sue amiche, l’aveva tenuta sott’occhio per un’ora circa, - aiutato da Oliver - in modo che non andasse nella zona soggiorno, ma che rimanesse verso le camere.
 
 
 << SORPRESA! >>, urlarono le sue amiche: avevano preparato tutto per un baby- party, proprio sotto il suo naso, e lei non se n’era neanche accorta.
 
 
 << Visto che non puoi muoverti molto… abbiamo portato la festa da te! >>, le sorrise Katy, prendendola per mano e facendola sedere.
 
 
Xx si portò le mani alla bocca, felice e sorpresa di quella piccola festa.
 
 
 << Beh… ehm… io e James togliamo il disturbo, ci vediamo più tardi… ciao ciao >>, disse Oliver, trascinandosi dietro il fratello; ovviamente a quella festa non potevano partecipare: erano affari di donne.
 
 
<< Ma no… potete restare se volete >>, fece Xx guardandoli.
 
 
 << Oh, no, no! Io ho dato il mio contributo, per uno che non era neanche stato invitato, ora tolgo il disturbo e vi lasciamo alle vostre faccende di ragazze >>, scherzò Oliver, e tutti ridacchiarono.
 
 
 << E sappi che abbiamo avuto l’approvazione di James per tutto quello che succederà, i premi in palio eccetera, non puoi contestare! >>, le sorrise un’altra amica.
 
 
 << Perché dovrei contestare qualcosa? >>, domandò Xx allarmata, guardando in direzione del fidanzato.
 
 
 << Non ti preoccupare, amore. Buon divertimento… io, Oliver e alcuni dei vostri fidanzati andiamo a berci una birra >>, salutò James, dando un ultimo bacio a Xx e uscendo.
 
 
 
 
 
 
 << Xx… sei sicura? >>, le domandò Oliver.
 
 
 << Certo! Posso camminare un paio d’ore al giorno, e posso fare anche una passeggiata se sto attenta... l’ha detto anche la dottoressa! L’ho sentita, ha detto proprio così >>, lo pregò Xx.
 
 
 << Non so… forse è meglio chiedere a James. È appena uscito per andare a prendere i miei all’aeroporto… potrebbe prendere lui quello che ti serve >>, propose, un po' insospettito.
 
 
 << Ma Ollie… lui fa già molte cose per me, è molto stanco ultimamente perché deve pensare a tutto lui, e per fortuna che tu e Katy siete qui e gli date una mano… andiamo… non voglio dirgli, magari quando arriva a casa, che deve uscire di nuovo a comperare delle cose… ti prometto che sarò un vero fulmine, velocissima, dentro e fuori il centro commerciale, lo giuro… ma ci sono delle cose che devo comperare io, cose di cui James non capisce niente! >>, cercò di ammorbidirlo Xx.
 
 
 << Ad esempio? >>, le domandò, sedendosi a fianco a lei.
 
 
 << Mi sono accorta che abbiamo pochi pannolini, ci serve una copertina in più, una vasca per il bagnetto che ci siamo dimenticati, degli asciugamani, una crema per l’arrossamento e… ah, una cosa che James non può comperare al posto mio, perché non ne sa niente: un reggiseno per l’allattamento >>, fece l’elenco Xx contando sulle dita.
 
 
All’ultima parola Oliver si tappò le orecchie, come se avesse detto chissà quale stranezza.
 
 
 << Andiamo… manca ancora una settimana al parto, e giuro che prenderò l’ascensore o la scala mobile, così non dovrò affaticarmi. Potrai farmi scendere proprio davanti alla porta del centro commerciale, se vuoi. Ehi, ma dov’è Katy? >>, domandò all’improvviso.
 
 
 << È andata con James. Sospetto che voglia prendermi un regalo e abbia bisogno della sua consulenza >>, fece Oliver con fare cospiratorio.
 
 
 << E perché dovrebbe farti un regalo? >>, gli domandò Xx, imitando il suo tono di voce.
 
 
 << Questo ancora non lo so… forse per l'anniversario del nostro matrimonio >>, fece lui pensieroso.
 
 
 << Il vostro matrimonio è stato meraviglioso... eravate bellissimi tutti e due >>, gli sorrise, ricordando.
 
 
 << Grazie... hai preso nota per quando toccherà a te e mio fratello? >>, sorrise, facendo allusioni neanche troppo velate.
 
 
 << Guarda che non mi ha ancora chiesto un bel niente. E forse non lo farà… avremmo un figlio tra pochi giorni… magari crederà che a confronto un matrimonio sia una sciocchezza. E poi, verso l’inizio della gravidanza, era saltato fuori un mezzo argomento… gli ho detto che non ero ancora pronta, che stavano succedendo troppi cambiamenti insieme… e lui non ha più detto una parola in merito. Forse adesso pensa che non voglia più sposarmi… >>, si confidò lei.
 
 
 << Xx… da come conosco mio fratello – e credimi, lo conosco -, io penso che lui voglia sposarsi. Forse sta solo aspettando che passi la gravidanza… e i primi mesi dopo la nascita di miniPhelps, che saranno i più difficili. Magari aspetta il momento giusto >>, fece lui incoraggiante, mettendole un braccio sulle spalle.
 
 
 << Si… magari… >>, fece Xx sovrappensiero.
 
 
 << Non buttarti giù, eh? Io so che sei la donna giusta per lui, e lo sa anche lui. È solo questione di tempo >>, continuò Oliver.
 
 
 << Tu sai qualcosa che io non so? >>, domandò Xx sospettosa, notando uno sguardo di lui.
 
 
 << No! Probabilmente quando ti chiederà di sposarlo lo saprai prima di me >>, fece evasivo Oliver.
 
 
 << Non ne sono così convinta >>, continuò, assottigliando lo sguardo nella sua direzione.
 
 
 << Non dovevamo uscire? >>, sviò il discorso Oliver.
 
 
 << Allora, mi porti?! >>, domandò Xx facendo gli occhi dolci.
 
 
 << E va bene, visto che anche la dottoressa ti ha dato l’ok >>, si arrese alla fine… anche per non dover subire il terzo grado: certo che sapeva qualcosa, ma non aveva intenzione di vuotare il sacco!
 
 
 << SI! Evviva! Grazie, grazie, grazie! >>, esultò, stampandogli un bacio sulla guancia.
 
 
 
 
 << Che ne dici di questa? >>, fece Xx rivolta a Oliver, mostrandogli una tutina per neonati verde chiaro.
 
 
 << Si. È carina >>, approvò osservandola: lui si trascinava dietro di lei, guardandosi intorno, con il carrello della spesa, riempito di alcune cose tra pannolini, vaschetta per il bagnetto, bavaglini, la crema per l’arrossamento e il reggiseno per l’allattamento, che Xx aveva messo sotto di tutto per togliere Oliver dall’imbarazzo ( era diventato tutto rosso solo a vederlo appeso ).
 
 
 << Ehi, ti piace questo coniglietto giallo? Vorrei fare un regalo a miniPhelps >>, le domandò, mostrandole un peluche.
 
 
 << Si, è molto simpatico… ma gli hai già fatto altri regali… >>, gli disse Xx, carezzando il coniglietto.
 
 
 << Si, vestiti. Non gli ho mai preso un peluche fino ad ora >>, obbiettò Oliver.
 
 
 << Come ti pare. Comunque è molto carino >>, fece Xx.
 
 
 << Mi scusi, dove trovo le copertine per bambini? >>, domandò Xx a un commesso.
 
 
 << Di sopra, al reparto biancheria. Se vuole l’accompagno con suo marito >>, fece gentile il commesso.
 
 
 << A-ah, sì, molto gentile, ma lui non è mio marito >>, fece Xx in imbarazzo, mentre Oliver dietro di lei diventava rosso, inarcando le sopracciglia e facendo una faccia strana.
 
 
 << Non ha importanza, marito, fidanzato, padre, non importa, siamo felici che siate venuti qui da noi >>, continuò il commesso.
 
 
 << N- no no no. Lei ha frainteso. Questo è mio cognato… vede? Lui ha la fede, e anche io, cioè ho una fedina, ma non la porto in questi giorni perché ho le dita gonfie >>, farfugliò Xx, iniziando a seguire l’uomo che faceva loro strada fino all’ascensore.
 
 
 << Davvero! >>, esclamò, vedendo la faccia poco convinta del commesso.
 
 
 << Scusate… l’ascensore è nuovo e a volte fa i capricci >>, disse l’uomo: aveva sbagliato piano, nonostante avesse schiacciato il tasto giusto, e le porte si erano aperte e poi richiuse, e per farlo salire di piano aveva dovuto schiacciare più volte il pulsante.
 
 
Xx e Oliver si scambiarono un’occhiata perplessa, ma niente di più.
 
 
 << Eccoci qua, copertine per neonati >>, fece il commesso, portandoli fino al reparto giusto
 
 
 << Grazie >>, fecero i due.
 
 
 
 
 << Sto bene, Oliver. Oggi mi sento come se potessi conquistare il mondo! E poi abbiamo ancora tempo, siamo via da poco più di un’ora, posso camminare dalle due alle tre ore >>, disse Xx a Oliver, che la guardava di traverso.
 
 
  << Non voglio far arrabbiare James per averti tenuta in giro tutto questo tempo. Ti sei alzata e sei uscita dopo un lungo periodo… inoltre i miei arriveranno tra poco a casa vostra… >>, fece Oliver, era il loro turno alla cassa, e Xx pagava mentre Oliver imbustava gli acquisti.
 
 
 << Ehi, il peluche è il mio regalo, non pagarlo tu >>, la ammonì.
 
 
 << Come vuoi >>, fece Xx, pagando la sua roba e lasciando il posto a Oliver, mettendosi al suo fianco.
 
 
 << Se stai bene, te la senti di fermarci in gioielleria? Vorrei prendere un regalo a Katy >>, le disse.
 
 
 << Ma non avevi fretta di andare a casa? >>, domandò con un sorrisetto lei.
 
 
 << Ehm… >>, balbettò Oliver.
 
 
 << Dai! Andiamo! >>, fece Xx: Oliver prese le buste e si incamminarono verso la gioielleria, che era qualche negozio più in là di quello per bambini.
 
 
 
 
Improvvisamente… Xx si sentì un po' strana, e guardò in giù, sbiancando. Poi alzò gli occhi, una strana espressione in viso, come quando qualcuno veniva scoperto a combinare un guaio.
 
 
Guardò Oliver: << Oh- Oh >>.
 
 
 << Si, mi sbrigo, non preoccuparti >>, fece Oliver, che aveva un problema: aveva provato un anello per vedere come stava vicino alla fede – un anello per Katy -, ma aveva qualche difficoltà a toglierlo: forse era troppo stretto.
 
 
 << N-no. Un più forte oh- oh >>, fece Xx, con una vocina tremula.
 
 
Oliver la guardò e lei abbassò gli occhi: lui fece altrettanto e la sua espressione cambiò in un secondo, tornando a fissarla.
 
 
 << Oh- oh >>, fece anche lui, lasciando perdere i tentativi di togliere l’anello.
 
 
 << Non sta a te dire questo! Io posso dirlo… James potrebbe dirlo, dovrebbe essere qui per dirlo >>, si agitò la ragazza.
 
 
 << Dobbiamo correre all’ospedale, adesso >>, fece Oliver risoluto
 
 
 << Oh >>, fece, e poi si girò per andare verso l’ascensore.
 
 
Oliver la seguì, ma dopo due passi si ricordò dell’anello, tornò indietro, e con uno strattone riuscì a levarlo, lasciandolo sopra il banco, prese le borse e seguì Xx, accompagnandola con un braccio.
 
 
 << Ok, respira… capito? Respira… bene, così >>, fece Oliver chiamando l’ascensore, cercando di rimanere calmo, mettendole le mani sulle spalle.
 
 
 << Ma non avevi detto che mancava una settimana?! >>, domandò Oliver isterico, vicino a una crisi di nervi.
 
 
 << Infatti doveva essere così! O- Oliver… non sono pronta. Tra una settimana sarò prontissima, ma non oggi! D-devo ancora fare delle c-cose! >>, Xx si stava facendo prendere dal panico, mentre Oliver continuava a dirle di respirare, facendolo lui stesso.
 
 
 << Xx, sei prontissima! Fra una settimana ti sarai già dimenticata che credevi di non essere pronta, e sarai felice di stringere miniPhelps a te. Ci siamo… tu respira, eh? Brava, così… >>, diceva Oliver, tenendole le mani sul viso, cercando di rassicurarla.
 
 
Xx annuiva, e continuava a respirare, come diceva Oliver.
 
 
  << Ok, ci sei, mantieni la calma, eh? miniPhelps è in arrivo, e sapremo se sarà maschio o femmina, non sei curiosa?? >>, face Oliver, con una venatura di isteria nella voce, gesticolando come un matto, mentre salivano in ascensore e lui schiacciava il pulsante per andare al parcheggio.
 
 
 << Si, sono curiosa… e anche felice! Non vedo l’ora di vederlo… o vederla! >>, gli sorrise Xx, e lui le sorrise incoraggiante.
 
 
Poi l’ascensore vibrò, la luce che andava e veniva. Oliver la tenne per un braccio per assicurarsi che non cadesse.
 
 
Si guardarono tutti e due, le espressioni tese e incerte, poi guardarono verso il pulsantino che segnava i piani… ed era bloccato. Oliver schiacciò più volte i pulsanti ma non succedeva niente.
 
 
 << O- ok… rimani calma, è successo anche prima… la porta adesso si aprirà, sono sicuro. Deve aprirsi, ok? >>, e le fece il cenno della respirazione, soffiando fuori l’aria anche lui, mentre ancora schiacciava i pulsanti, con maggior forza.
 
 
Xx respirava e guardava verso i cerchi che indicavano i piani: erano ancora bloccati, e intanto Oliver diventava sempre più nervoso, gesticolando con la mano, facendole ancora i segni della respirazione.
 
 
 << Ok, ora proviamo con il pulsante d’emergenza. Tu continua a respirare… stai andando alla grande!  Tranquilla, in un minuto saremo fuori di qui, farò del mio meglio perché accada >>, fece Oliver.
 
 
 << Mi dica, qual è il problema? >> domandò loro una voce metallica.
 
 
 << Ah, senta, il problema è che siamo bloccati nell’ascensore del centro commerciale, e c’è qui Xx, che è mia cognata, e le si sono rotte le acque! >>, sbottò Oliver, irritato dalla calma della voce dell’uomo, mentre lui iniziava a sudare freddo.
 
 
 << Mandiamo subito un tecnico, deve essere un guasto elettrico. Potrebbe volerci un po': il nostro centro non è vicino a voi, e tutti i nostri tecnici sono fuori >>, continuò come se nulla fosse la voce.
 
 
 << C-cosa?? Qui c’è una ragazza che potrebbe partorire! Non ha la precedenza?? >>, Oliver era scandalizzato.
 
 
 << Cerchiamo di fare prima possibile >>, concluse.
 
 
 << Andiamo male… >>, fece Xx, respirando stranamente, guardando Oliver.
 
 
 << Calmati… abbiamo ancora tempo prima di andare all’ospedale… >>, gesticolò lui.
 
 
 << Come fai a saperlo? >>, gli domandò, non convinta.
 
 
 << Eh, perché… perché… lo so e basta >>, fece lui annuendo.
 
 
 << Sai che facciamo ora? Chiamiamo il centodiciotto… manderanno un’ambulanza, e intanto ci diranno cosa fare, ok? >>, propose Oliver per calmarla.
 
 
 << Un’ambulanza?! >>, si spaventò Xx.
 
 
 << Potremmo… trovarci in una situazione che richiede l’ambulanza… solo per precauzione, nel caso dovessimo andare all’ospedale velocemente >>, le disse, cercando di rassicurarla.
 
 
 << Ma tu ha detto che ci avrebbero tirati fuori subito! Le c-… ahh >>, si tenne la pancia, appoggiandosi alla parete, scivolando fino a sedersi.
 
 
 << Che hai?? Respira. Ok? F- forza, continua così… respira >>, fece Oliver, inginocchiandosi al suo fianco, sorridendo incoraggiante… continuando a gesticolare, mentre Xx respirava… ma in realtà era spaventato.
 
 
 << I-io non voglio andare in ospedale con un’ambulanza. I- io odio le ambulanze. V- voglio andarci in auto. Con James. Lui dovrebbe portarmi all’ospedale, perché, sai, nove mesi fa mi ha messa lui in questa situazione! >>, fece perentoria, e Oliver ridacchiò.
 
 
 << D’accordo… ma se non ci fosse il tempo, dovrai andarci in ambulanza. Ora chiamiamo il centodiciotto… >>, fece Oliver.
 
 << Aspetta. P-prima di chiamare… loro… chiama James… d-devo dirgli do-dove siamo >>, disse a fatica mentre sentiva una fitta.
 
 
 << Va bene… ora lo chiamo. Che fortuna! Qui prende il telefono! >>, disse, componendo il numero e passandole il cellulare.
 
 
 << J- James… a- amore, dove… ahh… dove sei? >>, Xx cercava di non urlare dal dolore, per non spaventarlo, facendo respiri sempre più brevi.
 
 
 << Sono appena arrivato a casa. Stavo per chiamarti… dove sei? Ti sento strana… >>, le disse, ma non era tranquillo.
 
 
 << Perfetto. Ora… v- voglio che n- non ti preoccupi, ma… ah… sono c- chiusa in un ascensore g-guasto con Oliver. S- siamo al centro commerciale… e… beh… h- ho rotto le acque >>, fece Xx, un risolino isterico.
 
 
 << WHAT?!?! >>, James quasi urlò.
 
 
 << Si… J- James, calmati. C- ci sono già io a- agitata. Ora… n- non voglio c- che tu f- faccia qualche sciocchezza. Hai capito? Vieni qui… e portami la b- borsa per l’ospedale. È s- sopra la sedia in c- camera nostra >>, riuscì a dire, prima di essere travolta da un’altra fitta.
 
 
 << Dai a me… James? >>, chiamò Oliver, prendendo il cellulare.
 
 
 << What the hell happened? >>, James era fuori di sé.
 
 
 << Yes… beh… ehm… l’ho accompagnata al centro commerciale, siamo via da un’ora e mezza! Le servivano delle cose, diceva che non potevi andarle a comperare tu… e diceva che sei stanco da quando ti devi occupare di tutto, che non voleva caricarti ancora… comunque, stavamo quasi per tornare a casa, stavamo guardando una cosa che le si sono rotte le acque. Così abbiamo preso l’ascensore… e… ora siamo bloccati qui. Ho chiamato l’assistenza tramite il pulsante emergenza… dicono che è un problema elettrico, e manderanno qualcuno prima possibile… ma siamo qui da minuti, e ancora niente. Volevo chiamare il centodiciotto… magari hanno suggerimenti per alleviarle il dolore… ma ha voluto chiamare prima te >>, gli fece il riassunto Oliver, mentre Xx urlava il meno possibile dai dolori.
 
 
 << È lei che grida in sottofondo? Passamela. Amore? Sono io. Ora prendo la borsa e vengo subito da te. Si risolverà tutto per il meglio… tu non ti agitare, ok? Ti ricordi gli esercizi di respirazione al corso pre- parto? Sì? Brava… cerca di metterli in pratica. Io arrivo prima possibile >>, gli occhi lucidi mentre cercava di mantenere la calma, camminando su e giù per la cucina, mentre i suoi genitori e Katy lo guardavano.
 
 
 << Va bene… amore? Sbrigati… per favore. Noi qui abbiamo bisogno di te… e… mi avevi promesso che ci saresti stato, ti ricordi? Dobbiamo… ahh… vedere se è un maschietto o una femminuccia… Anche se sono sicura che presto le porte si apriranno e potremmo andare in ospedale… >>, cercò di sorridere e di essere ottimista per non farlo andare nel panico, continuando a urlare il meno possibile, per non spaventarlo.
 
 
 << SI, amore… certo che me lo ricordo. Non preoccuparti… vedrai che farò in tempo. Anche io non vedo l’ora di sapere se è un boy o una girl… ora però chiamate il centodiciotto, ok? Loro vi daranno una mano… a tra poco, ti amo >>, gli tremava la mano.
 
 
 << Va bene… ti aspettiamo. Non comincio senza di te. Ti amo >>.
 
 
 << Come ti senti? >>, le domandò Oliver.
 
 
 << Non tanto bene. Non riesco a capire se seno contrazioni o fitte… aahh >>
 
 
 << Oliver… non posso… partorire in un ascensore… e non dirmi… che una volta… le donne partorivano… a casa… da sole >>, Xx stava sudando.
 
 
 << Non succederà. Tra poco ci tireranno fuori >>.
 
 
 << Ok… a- ascolta. Che succede se non riescono ad aprire le porte dell’ascensore quando arriva l’ambulanza? Come ci arriviamo all’ospedale se non possiamo uscire di qui e salire sull’ambulanza? Te lo sei chiesto?? >>, Xx gesticolava e aveva un tono isterico, mentre Oliver seduto accanto a lei andava nel panico.
 
 
 << Già… >>, disse improvvisamente.
 
 
 << Ahh… >>, Xx aveva un'altra contrazione, e si aggrappò alla mano di Oliver lì vicino: la stava stritolando.
 
 
 << Ah! >>, fece Oliver strabuzzando gli occhi, ma dal dolore non riusciva a emettere un suono.
 
 
 << Respira, respira. Ora chiamo il centodiciotto >>, le disse, dopo essersi ripreso.
 
 
 << Pronto? Mi chiamo Oliver. Sono bloccato nell’ascensore di un centro commerciale con mia cognata, Xx e… le si sono rotte le acque. Abbiamo chiamato l’assistenza… dicono che ci vorrà un po’. Si… è successo circa venti minuti fa… Xx ha forti dolori… non riesce a capire se sono contrazioni o fitte. Si, la metto in vivavoce >>.
 
 
 << Xx? Salve… io Sono Elisa, un’infermiera. Mando subito un’ambulanza. Come sta andando? >>, le domandò cortese.
 
 
 << Bene >>, rispose Oliver.
 
 
 << Malissimo >>, soffiò Xx, guardandolo storto.
 
 
Elisa sorrise: << Questo è il primo figlio? >>.
 
 
 << Si >>, le rispose Xx.
 
 
 << Va bene. Che tipo di dolore sente? >>, si informò.
 
 
 << Non so… non riesco a spiegarlo! Sono sudata, credo di avere il respiro e il battito accelerati. Ho un dolore che mi parte dalla parte bassa della schiena e arriva sulla pancia. E… circa un mese fa ho avuto un parziale distacco della placenta… molto lieve… e poi non ho avuto più problemi. Sono stata a riposo tutto il tempo. Starà bene il mio bambino, vero?!? >>, Xx era terrorizzata.
 
 
 << Ha fatto bene a dirmelo. Noi cercheremo di fare del nostro meglio… ma anche lei dovrà fare la sua parte. La avverto: sarà difficile e doloroso, soprattutto perché lì non hai nessun analgesico, antidolorifico o anestetico da prendere… e se i soccorsi ritardano, in prossimità del parto non potrà più prendere niente >>, spiegò Elisa.
 
 
 << Non la faccia agitare ancora di più! >>, sbottò Oliver.
 
 
 << No… va bene Oliver. Aahh… >>, un’altra fitta, e Xx strinse di nuovo la mano di Oliver, che si sentì le dita stritolare ancora, e si girò dall’altra parte, per non farle vedere la smorfia di dolore.
 
 
 << Ok. Oliver: lei deve misurare il tempo che intercorre tra una contrazione e l’altra. Più il tempo si accorcia e più siamo vicini al momento in cui Xx dovrà spingere. Può farlo? Ha un cronometro? Le spiegherò come fare. E se ha degli asciugamani o qualcosa di simile, glieli posizioni un po’ sotto il sedere quando Xx le dirà che sente che deve spingere… in modo che, se dovesse nascere lì il bambino, raccolgano i liquidi che usciranno… poi serviranno ai medici. Se ha dei guanti sarebbe meglio >>, disse pratica Elisa.
 
 
 << Ok, ma non ho guanti >>, Oliver sudava freddo.
 
 
 << Io ho un disinfettante per mani in borsa >>, disse Xx.
 
 
 << Bene, servirà dopo >>, fece Elisa.
 
 
 << Come faccio a cronometrare? >>, domandò Oliver, piuttosto agitato, ma anche determinato a fare del suo meglio per il bene di Xx e del bambino.
 
 
 << Ok. Quando Xx ti dirà che sente un dolore più acuto inizia a cronometrare, quando le passa stoppa. Scusa, ti do del tu. E devi segnare anche il tempo che corre tra una e l’altra… su un foglio o qualcosa di simile. All’inizio le contrazioni durano qualche secondo, venti, o venticinque. Poi più il tempo tra l’una e l’altra si accorcia, più sono lunghe, arrivano anche a sessanta, novanta secondi. Quando sono molto ravvicinate, è il momento in cui avrà il picco di dolore, e come dicevo dovrà spingere. Ma speriamo che per allora sarà in ospedale. Potrebbero volerci ore… alcune sono fortunate e partoriscono in un’ora… questo è variabile. Cerca di rilassarla, se sente di camminare può farlo… se sente di dover cambiare posizione, lascia che lo faccia, è questione di istinto. Coprila se sente freddo… cerca di farla stare il meglio possibile. Per ora non posso aiutarvi di più… io ho il vostro numero di telefono, voi richiamate quando l’intervallo tra le contrazioni non supera i tre minuti… e se stiamo al telefono la batteria del cellulare si scaricherà più in fretta. Vi chiamerò comunque tra un po’, ok? Buona fortuna >>, disse Elisa.
 
 
 << Ci ha piantati in asso?? >>, Oliver era esterrefatto, una punta di panico nella voce.
 
 
 << Non poteva fare molto altro… e non siamo gli unici che hanno bisogno di aiuto >>, fece ragionevole lei: era madida di sudore.
 
 
 << Giusto… ma noi ce la caveremo alla grande, tu e il tuo bambino starete benissimo >>, fece Oliver sicuro.
 
 
 
 
James camminava avanti e indietro, imprecando piano in inglese, contro la guardia, passandosi le mani tra i capelli: visibilmente agitato. I suoi genitori e Katy lo seguivano preoccupati con lo sguardo, ma ad un certo punto sua madre lo bloccò per le spalle.
 
 
 << Calm down. You can’t go to her so agitated. Non la aiuti così, e la agiteresti di più >>, fece sua madre, preoccupata per la situazione.
 
 
James la guardò e annuì, poi tornò a rivolgersi alla guardia.
 
 
 << Mi spieghi subito come posso raggiungere la mia fidanzata! >>, James si stava scaldando.
 
 
 << Lei non può entrare! >>, fece subito questa.
 
 
 << Ehi! Li fuori… sento rumori. C’è qualcuno? Sbrigatevi a tirarci fuori, Xx sta avendo una crisi di panico! >>, urlò Oliver da dentro l’ascensore.
 
 
 << Ha sentito? Lei forse non si rende conto, ma la ma fidanzata sta per partorire dentro un ascensore! Io so che c’è un modo per arrivarci, tramite la tromba dell’ascensore o non so cosa. Lei mi dirà come >>, James si stava arrabbiando.
 
 
 << Ok, ma sarà pericoloso >>, si arrese la guardia.
 
 
 << Non mi importa! Se arrivano i tecnici, gli dica di aspettare che io sia entrato. Non ci vorrà molto >>, disse James, perentorio.
 
 
 
 
 << Ok… Xx… che dici? P- prima della prossima contrazione ci esercitiamo nella respirazione? >>, domandò Oliver, rosso in faccia: gli aveva appena stritolato di nuovo la mano per una contrazione.
 
 
 << Sei impazzito? P-provaci tu a guardare il bel coniglietto, e r- respirare mentre soffri. Provaci tu, dai, come va Ollie? >>, sbottò Xx, stritolandogli ancora le dita: Oliver aveva pensato di tirare fuori il coniglietto per distrarla un po', e le aveva proposto di provare a concentrarsi su quello.
 
 
 << O- ok! Coraggio Xx, ormai manca poco… a breve dovrai spingere >>, balbettò Oliver
 
 
 << Xx, prenditi le gambe, e quando dovrai spingere ricordati: mento sul petto. Sarà più facile. Oliver… devi guardare la dilatazione, per vedere a che punto è >>, fece Elisa al telefono: aveva richiamato da poco.
 
 
 << CHE COSA?! >>, urlarono i due in coro.
 
 
 << Dobbiamo vedere quando la dilatazione arriva al massimo, Ti spiegherò io come fare >>, fece Elisa.
 
 
Oliver guardò molto in imbarazzo Xx.
 
 
 << S- scusa Ollie… sono molto imbarazzata. È tutta colpa mia se siamo qui… >>, Xx era rossa per il dolore e la vergogna.
 
 
 << Ehi… Xx, guardami. Tranquilla… ok? Non importa. Quello che conta è che tu e il tuo bambino usciate sani e salvi da qui >>, fece Oliver in imbarazzo totale, dato che stava guardando… beh, , le parti più intime della ragazza di suo fratello, che stava a gambe aperte davanti a lui: per fortuna quel giorno si era messa un bel vestito largo, e non le aveva dovuto togliere i pantaloni!
 
 
 << Vorrei… non averti convinto. Senza offesa >>, fece Xx.
 
 
 << Nessuna offesa, sul serio. Xx… abbiamo fatto quasi sesso per messaggi… a proposito, James non lo sapeva che stavo scrivendo al posto suo, gli ho preso il cellulare di mano, era solo uno scherzo. Ti ho intravista nuda mentre facevi sesso con mio fratello… vi ho quasi beccati altre volte… e ora ti sto guardando… beh, nelle parti intime. Direi che l’imbarazzo lo abbiamo superato. Ora pensiamo solo a te e a miniPhelps che sta per uscire. Non vedo l’ora di vederlo, anche tu, vero? >>, domandò retorico, per distrarla.
 
 
 “ Dio, ti prego, ti prego, fa che vada tutto bene “, pensava lui intanto.
 
 
 << Certo. Voglio vederlo, conoscerlo… tenerlo in braccio. Sapere se è un boy o una girl, finalmente… Oh, Signore… ti prego! Questo bambino non c’entra niente… non ha fatto niente… fa che vada bene… che stia bene… ti prego! >>, pregò Xx.
 
 
 << Credo… ehm… che ci siamo >>, fece Oliver, guardando.
 
 
 << Ok, quando senti arrivare il dolore devi spingere, ok Xx? Questo è il momento in cui ti devi impegnare di più, spingere con tutta la forza che hai. Hai una grande responsabilità, devi far nascere una vita, lo so che è dura, soprattutto in queste condizioni, ma devi avere coraggio >>, cercò di incoraggiarla l’infermiera.
 
 
 << No… sentite, io non ce la faccio… ahh… non ci riesco! >>, ansimò, andando in crisi.
 
 
 << Andiamo Xx! Pensa che c’è in ballo la vita del tuo bambino! >>, cercò di esortarla Oliver, preoccupato dalla piega che stavano prendendo gli eventi.
 
 
 << Hai almeno una vaga idea di come fare?? >>, Xx era isterica e stremata.
 
 
 << Ehm… mi è capitato di guardare ventiquattro ore in sala parto, qualche volta >>, ammise Oliver, che stava perdendo sensibilità alla mano, stretta costantemente da Xx.
 
 
Un’altra violenta contrazione.
 
 
 << Xx, non puoi aspettare ancora. Metti seriamente a rischio la vita di tuo figlio, oltre che la tua >>, fece Elisa risoluta.
 
 
 << Ma… J- James dov’è? Non so se riesco a farlo senza di lui… aveva promesso che ci sarebbe stato… e lui mantiene le promesse. Non come te, Ollie, che mi avevi promesso che saremmo usciti di qui prima di partorire! >>, sbottò Xx.
 
 
 << Scusa… non volevo >>, continuò, sentendosi in colpa: lui si stava facendo in quattro per aiutarla, e lei gli rispondeva male.
 
 
 << Tranquilla. Comunque non te l’avevo promesso. Ho detto che ci avrei messo tutto il mio impegno per farlo >>, scherzò Oliver, per distrarla, e funzionò: Xx ridacchiò per qualche secondo.
 
 
 << True >>, disse senza fiato, prima di un’altra contrazione.
 
 
 << Xx, Oliver… sono Susan >>, disse la signora Phelps, accostandosi alle porte dell’ascensore.
 
 
 << Mom? >>, domandò Oliver.
 
 
 << S- signora Phelps… welcome! C’è James lì con lei? Non sarà svenuto… vero? Era scioccato vedendo il video del parto al corso… >>, fece Xx.
 
 
 << Si, Xx. È qui con me… tra poco lo vedrai. Xx stai andando bene, tieni duro! >>, la esortò.
 
 
 << Grazie >>, le rispose Xx, prima di avere un’altra contrazione.
 
 
Proprio In quel momento James spostò il pannello sul tetto dell’ascensore e si calò dentro.
 
 
 << James! >>, esclamò la ragazza tra il sollevato e lo scioccato
 
 
 << Thanks God! >>, fece Oliver sollevato.
 
 
 << Amore! Sono qui, sono arrivato! Non mi sarei perso questo momento per niente al mondo! >>, fece lui, prendendo tra le mani il viso della ragazza, dandole un bacio sulla fronte.
 
 
 << Sei impazzito per caso? Potevi… rimanere schiacciato se l’ascensore ripartiva! Tra le sciocchezze di cui parlavo al telefono c’era anche questa! >>, sbraitò Xx.
 
 
 << Dopo ti spiego. Ma dovevo essere qui, con te. Questo è il mio posto, specialmente ora. Dopotutto nove mesi fa ho contribuito anche io. Stavo impazzendo là fuori… e ora sono qui, appoggiati a me… adesso pensiamo a te e al nostro bambino. Ciao Ollie >>, salutò il fratello, ma stava farneticando.
 
 
 << Sei arrivato finalmente! >>, squittì lui.
 
 
James poi si accorse dove stava guardando Oliver, e molte emozioni ed espressioni passarono sul suo viso.
 
 
 << Dovevo farlo, me l’ha detto Elisa. Comunque Xx e io abbiamo già affrontato l’argomento, nell’ora in cui siamo stati chiusi qui >>, fece Oliver, capendo al volo.
 
 
 << Aaahh >>, Xx afferrò la mano di James, e la stritolò: lui diventò viola.
 
 
 << Ahhh >>, fece anche lui, staccando le dita una alla volta dalla sua mano.
 
 
 << Se questo è il massimo del dolore che sopporti, amore, non avremmo questo o altri bambini futuri, in casa >>, fece Xx, madida di sudore, con una punta di ironia nella voce.
 
 
 << H- hai ragione. Ma ora siamo insieme, stringi quanto vuoi e non preoccuparti >>, fece James, Xx che appoggiava la fronte contro la sua spalla, offrendole la mano.
 
 
 << Ehi chi è Elisa? >>, domandò James improvvisamente.
 
 
 << L’infermiera che ci aiuta >>, rispose Oliver.
 
 
 << Salve, grazie tante, è stata molto gentile >>, fece James.
 
 
 << Grazie >>, fece Elisa.
 
 
 << Ehi, posso guardare? >>, fece James, e si affacciò con Oliver, dicendo qualcosa che Xx non poteva capire.
 
 
 << Ehi! Qui c’è una donna che sta partorendo! Ditemi cosa sta succedendo o me ne vado a casa! >>, richiamò l’attenzione Xx, sventolando una mano nella loro direzione.
 
 
 << Si, scusa >>, disse subito James.
 
 
 << James, hai lo svenimento facile quando si tratta di queste cose, lascia perdere >>, suggerì Xx.
 
 
 << Ehi! Chi è che ha appena guardato senza svenire? >>, disse cercando di farla sorridere, e funzionò.
 
 
 << Accidenti, è caduta la linea con Elisa >>, fece Oliver.
 
 
 << Elisa l’infermiera? >>, domandò stupidamente James.
 
 
 << No, Elisa che vende i biglietti per entrare al cinema! Proprio di lei abbiamo bisogno! >>, fece Xx.
 
 
 << Sei spiritosa eh? >>, la prese in giro James, baciandole la tempia.
 
 
 << È una delle mie qualità. No… sul serio, non posso farcela >>, sputò fuori Xx dopo un’altra contrazione, guardando James.
 
 
 << Cosa ti fa paura? >>, le domandò James, rassicurante.
 
 
 << Che tu non mi ami… del dolore di questo momento… di fare una figuraccia… di tutti i liquidi che stanno venendo fuori di cui mi vergogno molto… di essere orribile ora… di non piacerti più come prima… che non mi troverai più attraente, ora che sarò mamma… di tutto >>, gli disse, tutta sudata, stringendogli ancora la mano per il dolore della contrazione.
 
 
 << Xx… io ti amo tantissimo… e lo so che sei tu che devi spingere… i- io non posso sentire il dolore, e anche se potessi non lo sopporterei… ma io ti starò vicino, spingeremo insieme. Sei bellissima, e non sarai meno bella o attraente ora che diventerai mamma… ma ora devi spingere >>, fece James, il sudore che gli imperlava la fronte.
 
 
 << Lo so, sono una stupida >>, fece Xx.
 
 
 << Ragazzi… come procede? >>, domandò la madre dei due fratelli.
 
 
 << Mom! Potrebbe andare meglio, se aprissero le porte e ci facessero uscire! Xx dovrebbe partorire in ospedale! >>, le rispose Oliver, asciugandosi la fronte con il braccio.
 
 
 << Stai calmo tesoro, stai facendo un buon lavoro, sono sicura. Il tuo nipotino è in buone mani. Ogni quanto sono le contrazioni? >>, gli rispose la madre.
 
 
 << Credo ogni due minuti >>, rispose Oliver.
 
 
 << Xx, stai andando bene, vedrai che tutto andrà per il meglio, e tra poco stringerai tra le braccia un bel bambino sano e forte. Li hai i miei ragazzi che ti aiutano, cos’altro potresti volere? >>, cercò di ironizzare, e tutti e tre dentro l’ascensore sorrisero.
 
 
 << Oltre a un’anestesia, un posto più pulito e sterile, adatto a far nascere un bambino, un dottore se qualcosa andasse storto e strumenti per monitorare che tutto vada bene? Assolutamente niente! >>, commentò sarcastica, mentre James e Oliver ridacchiarono.
 
 
 << Vedo che non hai perso il senso dell’umorismo, molto bene. Lo so che fa male… molto male, e che sei stanca, ma devi resistere e fare un ultimo sforzo. Quando le contrazioni sono vicine e sentirai l’impulso di spingere, fallo. Appoggia il mento allo sterno, avrai più forza, tieni le gambe, appoggiati da qualche parte e spingi con tutta la forza che hai >>, l’aiutò Susan.
 
 
 “ Ti prego, ti prego, fai che non ci siano complicazioni “, pregava la signora Phelps.
 
 
 << Dio… se ci sei… non ti ho mai chiesto niente, ma… per favore, fai che Xx e il nostro bambino stiano bene… che vada tutto bene… >>, implorò James.
 
 
 << Xx, sei pronta a spingere? >>, fece Elisa: Oliver doveva averla richiamata.
 
 
La ragazza guardò James: << Si, sono pronta >>, annuì.
 
 
 << Bene, ora si concentri su un punto >>, fece Elisa.
 
 
Oliver fece per dire qualcosa, ma Xx lo bloccò: << Se ti azzardi a ripetermi che devo guardare quel coniglietto stacco le orecchie a tutti e due >>, fece perentoria: Oliver prese il peluche e lo spostò.
 
 
 << Grazie >>.
 
 
 << Oh… oh, miniPhelps sta scendendo, sento che sta arrivando >>, quasi urlò Xx, che si era aggrappata alla spalla di James.
 
 
 << Allora spingi! >>, fece Oliver.
 
 
 << Se può esserti utile, di a James di mettersi dietro di te, può aiutarti >>, disse Elisa.
 
 
 << Ok, proviamo >>: Xx fece segno a James di mettersi dietro di lei, e lui obbedì.
 
 
Xx aveva la schiena appoggiata al suo petto, lui le teneva le gambe e lei era aggrappata alle sue mani.
 
 
 << Ok, puoi farcela, lo so, sono con te >>, le disse.
 
 
 << Vai, spingi! >>, la incitò Oliver, mettendole sotto gli asciugamani.
 
 
 << Aahh… Oddio! >>, Xx cercava di non urlare troppo, per non spaventare tutti.
 
 
 << Si, brava! Vedo la testolina! È incredibile! >>, annunciò Oliver entusiasta, disinfettandosi le mani, avvicinandole all’apertura, per sostenere la testolina che stava venendo fuori.
 
 
 << Coraggio amore, ultime spinte, te lo prometto! >>, James la incitava.
 
 
 << Jay, vai a guardare, su >>, gli disse Xx, che notava che era in ansia.
 
 
 << Ma… >>, cercò di obbiettare.
 
 
 << VAI! Ma lasciami le tue mani >>, quasi urlò.
 
 
 << Oh, amore, sei bravissima! La testa è piena di capelli… sta uscendo la spalla, forza, è quasi fatta! >>, James era su di giri.
 
 
 << Aahh… Dio… >>, la ragazza era stremata, mentre stringeva tutte e due le mani di James per darsi forza… o forse era meglio dire stritolava.
 
 
 << ECCOLO!! >>, urlarono Oliver e James, mentre il primo prendeva il bambino con delicatezza aiutandolo a uscire e a non toccare terra.
 
 
Ci furono cinque secondi di silenzio, in cui nessuno si mosse, poi…
 
 
Un piccolo pianto, squillante, forte.
 
 
Oliver aveva il bambino, lo ripulì con un asciugamano e lo avvolse in un altro pulito.
 
 
 << Molto bene ragazzi. Avvolgetelo con qualcosa in modo che stia al caldo, e provate a sentire se il cuoricino batte normalmente… o se il respiro sembra difficoltoso, se le vie aeree sono libere. Legate a qualche centimetro dal bambino il cordone ombelicale… con un laccio o qualcosa di simile, ci penseranno i medici dopo al resto >>, disse Elisa.
 
 
 << Ok… sembra tutto a posto, è bello vitale! >>, fece Oliver, ascoltando con attenzione.
 
 
 << Ottimo ragazzi, complimenti, anche ai neo genitori, siete stati bravi >>, si congedò Elisa.
 
 
 << Grazie >>, le risposero in coro.
 
 
 << Come stai? Sei stata bravissima amore… sono molto, molto fiero di te >>, gli disse orgoglioso James baciandola leggero sulle labbra: aveva gli occhi lucidi, accesi dall’emozione e dall’entusiasmo.
 
 
 << Sono stanca… ma anche tanto felice. Ce l’abbiamo fatta >>, Xx gli stava accarezzando il viso.
 
 
 << E allora? >>, si girarono poi verso Oliver, che stava finendo di pulire miniPhelps, per presentarlo a mamma e papà.
 
 
 << Ok, siete pronti? Avete fatto un… >>, stava per dire... era molto felice.
 
 
 << NO! Aspetta! Voglio che me lo dica James >>, lo bloccò Xx, guardando il suo fidanzato, che era tutto sudato e agitato.
 
 
Oliver mostrò il fagottino che aveva in braccio a suo fratello, che lo guardò pieno di meraviglia, gli occhi brillanti che si spalancarono vedendolo… un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
 
 
 << È… Xx, It’s a… >>.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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