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Autore: piccolimarcoakajohn    13/08/2016    0 recensioni
Sequenza di assiomi poetici ad uso privato con lo scopo di stimolare la riflessione sopra la molteplicità e relatività di es, ego e superego che forma la singolare percezione del circostante. L'introduzione mi è servita da sfogo per quella parte che tende a prendersi troppo sul serio, supponente ed arrogante. Ritenendo questo scritto valido e degno di pubblicazione spero proprio che non vi faccia scappare. Certo è che i temi trattati non sono per tutti e quindi lo sfogo iniziale è utle anche come avvertimento. Se tutto questo vi incuriosisce, vi lascio alla lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando un testo si realizza, nel suo contesto, basta a sé stesso e ai motivi che lo
hanno preceduto.
Si può ampiamente discutere, giudicare, condannare sia i motivi che il loro prodotto. 
Negandone l'esistenza però si corre un rischio. 
Accenttandola invece si va incontro alle numerose file di denti dello squalo.
Fuor di metafora. Mi sono accorto che quando un testo viene fuori,
a seguito di riflessioni e fantasmi interni che spingono e ribollono, 
d'aiuto è circondarlo, limitarlo, entro una folta sequenza di perché e percome.
Di solito, quando decido di diffondere via web un mio testo, lascio questa
incombenza all'introduzione. Oggi mi è capitato di sentirla insufficente.
Per questo l'antefatto.

La scelta artistica di trattare questo antefatto, all'opposto della poesia qui sopra, come
una sorta di confessione assolutamente autentica e priva di filtri può dare voce alla mia
volontà di semplificarmi la vita, come quella di nascondere, spacciando per vera
un'attitudine assolutamente costruita e finta, una personalità, la mia, che sottostimo e
ritengo vulnerabile anche dalle più basse e ridicole critiche.

Ciò non toglie che ritenevo utile accompagnare la poesia qui sopra ad un testo in prosa. 
Questo per calmare attraverso la grafomania energie latenti e che ancora girano in corpo,
riducendo di fatto la mia capacità di attenzione verso qualsiasi altra attività in programma.

E cosa può calmare sudetta tensione, meglio di una lucida, diretta, quanto noiosa e puntigliosa
relazione sopra ai motivi per cui io sia riuscito a mettere insieme delle frasi a senso compiuto 
di cui stimo il contenuto? 

Nulla che sia di mia conoscenza. 

Trovando la scrittura un'attività comunque faticosa e dolorosa, posso considerare il fatto di
metterla in pratica solo se ritengo che il suo contenuto possa essere d'aiuto a qualcuno.
Questo qualcuno è sempre il me stesso del passato che si sente deluso dai contenuti
che riesce a trovare in giro, noiosi e assolutamente inefficaci nel placare una sete per cui
risulta essere necessaria la suddetta odiata scrittura.

Inoltre la scrittura è un'attività che rende palese la volontà di fissare dei pensieri e rendere
consapevoli persone anche sconosciute, estranei, nemici, avversari.
Chiunque può leggere un testo, se lo sa fare, se ne ha interesse e se gli capita sotto gli occhi. 

La poesia che ho deciso di pubblicare oggi vuole essere spunto per riflettere sopra il concetto
di relatività. Per puro caso sono venuto in possesso di quanto segue. Immaginando di essere
un fotone, questo vedrebbe la terra (il pianeta terra, quell'ammasso di materia dal periodo di
rotazione prossimo alle ventiquattro ore) come una grande sfera monodimensionale sottilissima,
per lo stesso principio per cui se mi metto in mezzo ad una corsia autostradale con intenti suicidi
percepirò le auto che mi sopraggiungono di fronte a me come delle figurine bidimensionali che
aumentano la loro dimensione in modo molto più sostanziale rispetto alla loro profondità,
nonostante io sappia che ogni casa madre riesca ad avere milioni di parti gemellari omozigoti e
che questo mi consenta di prevedere grossomodo le dimensioni di altezza lunghezza e larghezza
di qualsiasi macchina a partire dal un modello (se coadiuvato da adeguati mezzi di conoscenza). 
Questo perché il fotone è veloce, molto veloce, e in velocità le distanze, come la percezione di ogni
singolo oggetto, risultano distorte.

E questo mi riporta ai motivi per cui sono arrivato a comporre questa poesia. 
Voler ricordare ad un possibile me, dalle coordinate dimensionali differenti in almeno quattro
quadranti, l'ironia che sta sotto alla consapevolezza che alla fin fine, per quanto puoi considerare
la tua gente e le tue scelte e il tuo tempo e le tue condizioni di vita superiori ripetto ai tuoi antichi
progenitori, che in uno dei molti stati in lotta tra loro potevano benissimo credere con fede
inattaccabile all'impossibilità di far arrivare merci preziose dalle indie seguendo una rotta opposta
a quella tradizionale oramai insicura, perché l'equipaggio non sarebbe sopravvissuto alla caduta da 
quell'immenso piatto tondo che era la terra, alla fine della giostra in alcune determinate condizioni
anche la più assurda e falsa delle ipotesi può essere ritenuta vera e verificabile, almeno in linea teorica. 

E questa consapevolezza è molto utile a chi possa cadere nella tentazione di considerare il proprio o
l'altrui giudizio come inattaccabile e certo. Utile a chi, con questa sua consapevolezza, sia arrivato a
formulare lucide quanto drammatiche soluzioni.
Trasformando, almeno così per me, una tragedia in una gioiosa commedia folle e priva di senso alcuno. 

                                                                                                                                         155613082016

 
 
  
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