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Autore: KiarettaScrittrice92    13/08/2016    4 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Il mulino

«Miraculous Ladybug!» disse la ragazza coccinella lanciando la bottiglietta di plastica in aria e, con quel semplice gesto, le vasche dell’Acquarium si ripararono, l’acqua tornò al suo posto e i pesci ricominciarono a nuotare tranquilli.
Entrambi erano a solo un minuto dalla trasformazione: il suo orecchino iniziò a lampeggiare. A quel punto, di solito, scappava via, prima che Chat Noir potesse vederla con il suo vero aspetto, ma che senso aveva farlo ormai? 
Si sentiva le gambe pesanti, un macigno sullo stomaco, la bocca impastata, la mente confusa e il cuore gonfio di lacrime. 
Il gioiello esalò il suo ultimo respiro e lei fu avvolta dal solito bagliore rosso, facendo schizzare via Tikki dall’orecchino, che s’infilò subito nella borsa, come se non avesse voluto vedere quella situazione.
Lei rimase impassibile anche in quel momento, mentre sentiva lo sguardo di Chat Noir addosso, eppure non riusciva ad alzare gli occhi: si sentiva a disagio, come se provare a parlare e dirgli che l’aveva perdonato le costasse una fatica immensa.
Come se non bastasse, il pensiero di averlo baciato per la seconda volta continuava a tormentarla e la metteva ancora più a disagio. Era vero l’aveva fatto per salvarlo, di nuovo, ma al contrario di quella volta contro Dark Cupido, in cui lei non provava ancora assolutamente nulla per l’eroe nero, ora le cose erano diverse.
Strinse il pugno e si prese di coraggio.
«Va via Chat! Prima che anche il tuo Miraculous si esaurisca…» lo disse senza rabbia o delusione nel tono, perché in fondo non era più né arrabbiata né delusa, lo disse con il tono tranquillo e dolce di chi sa che sta dicendo la cosa giusta e che si rende conto di aver ritrovato un’alleato.
Ma la risposta di Chat la stupì.
«No! - esclamò con tono deciso e perentorio, tanto che le fece alzare lo sguardo su di lui - Se io conosco la tua identità, è giusto che tu conosca la mia… Non m’importa cosa accadrà, non importa se mi odierai per sempre o mi perdonerai. Io voglio che tu sappia, perché è giusto così… C’è un motivo per cui ho fatto quelle cose, per cui ho giocato coi tuoi sentimenti. Lo so, ho sbagliato, ma avevo davvero un motivo per farlo… Io so cosa provo, l’ho sempre saputo… È da quando ti incontrai per la prima volta che so, dentro di me, che saresti stata la persona più importante della mia vita… E non sto parlando del primo incontro con una super eroina impacciata che non sapeva usare bene la sua arma e mi è piombata addosso… No… Io…»


La trasformazione finì e pian piano avvolto dalla luce nera del suo potere, la tuta in pelle lasciò il posto al suo vero aspetto.
«Io sto parlando del primo incontro con la mia compagna di classe, che balbetta ogni volta che le rivolgo la parola. - la vide sgranare gli occhi azzurri colmi di stupore, per poi vedere la sua bocca muoversi nel pronunciare il suo nome, sebbene non avesse emesso alcun suono - Giuro che non ti mentirò mai più… principessa.» disse, chiamandola apposta con l’appellativo che usava quando era Chat, ma continuando a utilizzare il suo tono molto più dolce.
Subito dopo quelle parole, vide il suo labbro inferiore tremare ed i suoi occhi riempirsi di lacrime. Non ebbe neanche il tempo di dirle qualcosa per consolarla che lei si buttò tra le sua braccia, singhiozzando.


Le palpebre sul suo viso delicato si aprirono scoprendo i suoi due sfavillanti zaffiri e in quello stesso istante il giovane eroe nero sospirò sollevato nel vederla riprendersi.
Si portò la mano agli occhi e percepì qualcosa di ruvido, come se avesse pianto e le lacrime le si fossero seccate sul viso. Lacrime. 
All’improvviso si ricordò cosa era successo e, ancora più confusa, cercò di sollevarsi, ma Chat Noir posò entrambe le mani sulle sue spalle, costringendola a letto. il suo letto. Sì, ora lo riconosceva: quello era il soppalco della sua stanza, quelle dove si trovava erano le sue coperte e la testa era poggiata sul suo cuscino.
«Cosa è successo?» chiese con la voce impastata.
«Dopo che hai scoperto chi ero… Sei scoppiata a piangere e… poi sei svenuta… Mi hai fatto prendere un colpo sai?» disse Chat con tono preoccupato
Era davvero strano vederlo così in ansia. Però era vero: l’ultima cosa che ricordava era di essersi buttata tra le braccia di Adrien, in preda a talmente tante emozioni da non riuscire più a contenerle e all’improvviso non ricordava più nulla.
«Mi… mi hai portata tu fino a casa?» chiese nervosa.
Stava parlando con Adrien, non poteva crederci, per tutto quel tempo Adrien era stato innamorato di lei e lei che aveva fatto, aveva respinto le sue avance, quando in realtà era l’unica cosa che avrebbe voluto al mondo.
Il ragazzo le rispose con un cenno di testa.
«Per fortuna avevo un pezzo di camembert in tasca, così Plagg mi ha potuto trasformare di nuovo…»
«Camembert?!» chiese dubbiosa la ragazza.
«Oh sì… Il mio kwmai va matto per il formaggio dall’odore pestilenziale… Il tuo no?»
«No… Tikki, mangia biscotti al cioccolato…»
«Accidenti che fortuna…» protestò l’eroe nero, facendo il broncio.
Quella smorfia fece scoppiare a ridere la ragazza. Come aveva fatto a non accorgersi che sotto la maschera nera dell’eroe gatto c’era il viso dolce e delicato del suo modello preferito.
Lo vide sorridere, un sorriso dolce e stupendo.
«Beh… - disse tirandosi su e balzando sul primo scalino - Ci vediamo a scuola! - continuò facendole un occhiolino che la fece arrossire vistosamente - E ricordati che domani abbiamo un servizio fotografico da fare!» concluse scendendo e uscendo dalla finestra.
La ragazza si affacciò dal soppalco, per vederlo allontanarsi sui tetti parigini. Era vero, il giorno dopo avrebbero scattato le foto per il progetto scolastico: al solo pensiero di cosa l’aspettasse, il suo viso avvampò per l’ennesima volta.


Un capannello di persone si era radunato a Boulevard de Clichy di fronte Moulin Rouge. La notizia che il famoso Adrien Agreste avrebbe scattato delle foto davanti al famoso locale scarlatto, era girata velocemente. 
Il ragazzo scostò leggermente la tenda del camerino provvisorio che aveva fatto installare in strada, ne avevano uno per ciascuno.
«Maledizione quanti sono…» protestò nervoso.
«Non poteva sperare che la cosa rimanesse segreta, ha assunto i fotografi, ha fatto chiudere una parte di una delle vie più frequentate di Parigi…» gli rispose la sua truccatrice dando gli ultimi ritocchi al suo viso.
«Sì, ma doveva essere solo un progetto scolastico e invece…»
«Quando siete pronti, potete uscire!» sentenziò una voce da fuori con un forte accento italiano.
Il ragazzo fece un grosso respiro, si sistemò meglio il frac nero e uscì dal camerino.
Era teso come una corda di violino: mai gli era successo di essere così nervoso. Sentiva tutti gli sguardi dei passanti addosso, come mai prima d’ora, sentiva i loro bisbigli eccitati, come fossero cani che fissavano una succulenta bistecca.
Poi la vide e tutta l’ansia, i bisbigli, gli sguardi, le stesse persone, volarono via: per lui c’era solo lei. Lei, con il cilindro nero ornato d’argento sui capelli corvini sciolti che le cadevano sulle spalle scoperte. Lei, con il busto coperto dal body di paillettes argentate, che le lasciava completamente scoperte le gambe toniche, frutto delle passeggiate sui tetti sotto le sembianze di Ladybug, fasciate solo da un’elegante calzamaglia semitrasparente. Lei, coi suoi delicati piedi che calzavano due eleganti decollete nere.
Era perfetta. Persino il suo imbarazzo, che le tingeva le guance di quel delicato rosso, s’intonava perfettamente al resto del vestito.
S’incrociarono a metà dello spazio che avrebbero utilizzato come set, proprio davanti al grosso mulino rosso.
«Bene… Adrien, mettile un braccio attorno alla vita…» disse loro il fotografo.
Non se lo fece ripetere due volte e allungò il braccio destro per poi premerla contro il suo corpo e vederla arrossire immediatamente.
A quella nuova nota d’imbarazzo non resistette più, si avvicinò al suo viso e con quella voce suadente e roca che di solito usava solo quando era Chat Noir le soffio nell’orecchio.
«Avevo ragione… Sei mostruosamente sexy, vestita così…»

  
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