Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: nikita82roma    13/08/2016    3 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Kate era rimasta a lavoro tutto il giorno, fino all’ora di cena, molto più di quanto aveva detto sarebbe rimasta e Rick guardava con impazienza l’orologio attendendo il suo ritorno. Aveva cucinato per loro e dopo che Alexis era partita avrebbe voluto, per quella sera almeno, mangiare insieme. Ne aveva bisogno. L’aveva chiamata e glielo aveva detto. Avrebbe preparato per le 19:00 e lei lo aveva rassicurato che sarebbe stata a casa molto prima. La pasta gratinata che aveva preparato era uno dei piatti preferiti di Kate, con tanto parmigiano e tanta mozzarella che la rendeva filante e morbida dentro e croccante in superficie. Erano le 20:00 e Kate non era arrivata nè aveva avvisato del suo ritardo.
- Mangiamo madre - disse a Martha mettendo due porzioni di pasta nei piatti e riponendo quella che avanzava nel forno.
- Ma Richard, Katherine…
- Sapeva che stavo preparando per cena, poteva avvisare. Evidentemente non è abbastanza importante da farci sapere se fa tardi. 
Si sedette e cominciò a mangiare in silenzio visibilmente contrariato. Martha lo imitò e quando provò a parlargli lui fece un gesto eloquente dicendo che non voleva sentire.
- Ti comporti come un bambino Richard. Hai pensato che forse non può avvisarci? Magari è impegnata e non può farlo. Sai quante volte io e Alexis abbiamo aspettato che tu lo facessi senza ottenere nulla?
- Sono preoccupato per lei, madre! Ne posso avere il diritto?
- Certo, ma tu non sei preoccupato solo per questo, faresti bene ad ammetterlo con te stesso, saresti più onesto. Il problema non è una cena, per quanto ottima, complimenti ragazzo.
Castle sorrise per il complimento della madre. Non era solita fargliene, ma lei sapeva che in quel momento ne aveva bisogno. Martha non sarà stata una madre convenzionale ma sapeva di cosa aveva bisogno il suo “bambino”. Sparecchiò lasciando sulla tavola il piatto e le posate per Kate, quando sarebbe arrivata.
Rick si mise sul divano ed accese la tv facendo uno zapping annoiato, senza sapere nemmeno cosa cercava, non lo interessava niente.
- Pensi di ricominciare di nuovo il giro arrivato in fondo? - Gli chiese Martha annoiata seduto vicino a lui con un bicchiere di vino
- Non so… - disse lui continuando a cambiare canale compulsivamente.
- Che ne dici di un bel classico in bianco e nero? - Propose l’attrice
- Magari anche muto! - Ironizzò Castle per nulla entusiasta della proposta.
Poi si fermò su un canale attirato da un luogo familiare. Era l’esterno del 12 e la Breaking News sotto le immagini lo destarono immediatamente dal suo stato di apatia: “Fermato l’uomo che aveva preso in ostaggio gli agenti” e le due ambulanze davanti all’entrata del distretto lo fecero raggelare. Si alzò di scatto cercando il suo cellulare per chiamare Kate, ma era spento. Proprio in quel momento sentì la porta del loft aprirsi e vide una affaticata Kate entrare e chiudersi dietro stancamente la porta, sotto lo sguardo preoccupato di Rick e Martha che lo aveva raggiunto al suo fianco.
- Scusatemi per la cena - si giustificò e sentendo la tv aveva capito che loro sapevano. 
- Stai bene? - Le chiese Rick che in pochi minuti aveva elaborato i peggiori scenari.
- Sì. Un sospettato che dovevamo interrogare, ha preso in ostaggio due agenti di guardia dopo averli disarmati e si è barricato nella sala interrogatori. È stato un pomeriggio movimentato.
- Il capitano che ha condotto le trattative… - Ripeteva quello che aveva sentito di sfuggita alla tv
- La Gates, Castle. Non io. Non mi sono esposta se è quello che vuoi sapere.
- Bene. Hai fame?
- Si un po'... - In realtà non aveva fame, aveva ancora lo stomaco chiuso per la tensione del pomeriggio, ma sapeva che doveva mangiare, riprendere a fare almeno un paio di pasti regolari al giorno.
Castle le scaldò la pasta che aveva preparato e si sedette davanti a lei mentre mangiava senza alzare gli occhi dal piatto.
- Scusami se non ti ho avvisato. È stato un pomeriggio concitato. Mi dispiace se sei stato in apprensione.
- L’ho saputo solo pochi minuti fa, per fortuna. Sarei venuto lì, altrimenti.
- Lo avresti fatto?
- Certo che lo avrei fatto, stavo già pensando di uscire! - Disse Castle estremamente sicuro.
Kate sorrise imbarazza davanti alla determinazione con cui lo aveva detto e non dubitava che lo avrebbe realmente fatto.
Appena finito di mangiare Kate andò a prepararsi per mettersi a letto. Prese il libro che aveva cominciato qualche giorno prima e lesse qualche pagina per rilassarsi. Castle la raggiunse qualche tempo dopo, quando lei ormai era abbastanza stanca e stava per dormire. Lo aveva sentito scrivere nel suo studio e si chiese se avesse avuto qualche idea fulminante o se lo faceva solo per sfogarsi.
- Come ti senti? - Le chiese ancora appena si distese dalla sua parte di letto.
- Sto bene Castle, veramente. Sono situazioni che capitano.
- Beh, non capitano spesso per fortuna e… non sempre si risolvono bene. - Sentenziò lui nervoso.
- Castle, per favore.
- Ok. - Rick fece silenzio per qualche minuto, poi tornò a guardarla - I minuti passati da quando ho sentito la notizia a quando sei entrata a casa sono stati terribili, potrei anche aver smesso di respirare. 
Castle portò di nuovo lo sguardo al soffitto, per non farle vedere che i suoi occhi erano lucidi. Era la prima volta che viveva di nuovo una situazione di paura per la sua incolumità. Gli era già capitato altre volte, ma adesso era diverso. Dopo la sparatoria al loft dopo aver sentito la sua mano lasciare la sua presa, era tutto dannatamente più difficile nella sua mente. E poi c’era la bambina… Sentì la mano di Kate prendere la sua. Era fredda, come sempre, lei era più fredda di lui. Kate diceva sempre che era lui che era eccessivamente caldo, e quante volte avevano scherzato e fatto battute su questo. Il loro battibeccare su queste cose senza senso, Dio se gli mancava.
- Castle… vieni qui? - Disse Kate tirandogli la mano.
- Dove? 
- Qui… - Rick si lasciò condurre tra le sue braccia ed appoggiò la testa sul suo seno, proprio sopra il cuore di Kate che batteva veloce. Di solito era sempre il contrario, era lei che dormiva sul petto di Castle, ma aveva capito che era lui che ne aveva bisogno quella sera e lei piaceva che lui stesse così, tra le sue braccia. Le sarebbe piaciuto dirgli che quel cuore che sentiva battere così forte, lo faceva per lui. Gli avrebbe voluto dire quella e tante altre cose. Si limitò invece ad accarezzargli i capelli, mentre lui la cingeva con il suo braccio. 
- Anche tu sei comoda come cuscino - mormorò appena Rick.

Kate uscì che Castle era ancora a letto. Lui però aveva fatto finta di dormire mentre lei si preparava. Aveva solitamente il sonno molto pesante e Beckett non si accorse che in realtà era sveglio, così Rick era perfettamente vigile quando lei, prima di vestirsi, si era sdraiata nuovamente al suo fianco, guardandolo, spostandogli i capelli dal volto e poi baciandolo sfiorandogli appena le labbra più volte prima di uscire. Rick rimase molto colpito da quel comportamento di Kate trovando nascosto nei suoi gesti un sentimento molto profondo ed una dolcezza che sperava nascondessero altro: non lo aveva fatto per lui, per compiacerlo. Credendo che lui dormisse, quei gesti erano stati soltanto per se stessa, perché evidentemente ne aveva bisogno. 

Aveva atteso che Kate fosse uscita per prepararsi per andare da Burke. Lo aveva chiamato quando era ancora a Los Angeles aveva bisogno di parlare con qualcuno per aiutare a fare chiarezza, dopo quello che aveva quasi fatto e che non aveva nemmeno avuto il coraggio di dire a Kate.
Si ricordò che doveva ancora leggere le correzioni che Linda aveva fatto al suo manoscritto lo andò quindi a cercare sul comodino di Kate dove lo aveva visto l’ultima volta e nel prenderlo fece cadere una busta bianca dalla quale caddero delle memory card, riportandogli alla mente situazioni non proprio piacevoli.
Vide il foglio che c’era dentro e lesse il messaggio scritto da Vaughn di proprio pugno e non resistette alla tentazione di guardare quelle foto e più del bacio dove riconosceva la postura rigida di Kate chiaro segnale per lui che la conosceva bene che non era lei ad aver voluto quel contatto, quello che gli fece veramente male fu vederla appoggiata alla sua spalla e le parve sorridente e rilassata. Tolse tutto e rimise nella busta il foglio e i supporti digitali, ma la voglia di leggere quelle favole non ce l’aveva più. 
Ciondolò per il loft fino a quando non fu ora di uscire per andare da Burke. Non aveva nemmeno voglia di guidare e fermò un taxi.

- Kate ha deciso che non vuole ricordare nulla del suo passato, ma immagino che lei questo già lo sappia. -Castle accavallò le gambe e si appoggiò allo schienale delle sedia ostentando una finta tranquillità
- Lo sa Rick che non posso dirle nulla di quello che so o che non so.
- Non c’è bisogno dottore, so che sa. - Burke sorrise e a Castle bastò come risposta.
- Come la fa sentire questa decisione di Kate? - Chiese il dottore sfogliando il suo taccuino
- Perso. La certezza che lei avrebbe riacquistato la memoria è stata la cosa che mi ha fatto fare tutto quello che ho fatto.
- Rick, io devo essere sincero con lei. Non credo che lei abbia in realtà capito la portata di quanto le è accaduto. Non deve fare finta che vada tutto bene nella sua vita come ha fatto fino ad ora, perché non è così. 
- Lo sto capendo adesso. Quello che mi ha detto Kate è stato come aprire una finestra sulla realtà, su tutto quello che non avevo voluto vedere fino ad ora, tutto quello che avevo fatto finta non esistesse.
- Cioè? Cosa aveva fatto finta di non vedere?
- Chi era Kate. Io l’ho sempre trattata e l’ho sempre vista come una figura transitoria. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per far in modo che lei recuperasse la memoria, non mi sono mai fermato a pensare se la situazione fosse rimasta così cosa avrei fatto, ma soprattutto avevo dato per scontato che lei volesse ricordare e quindi io ero disposto a fare qualunque cosa per aiutarla ad andare avanti in questo percorso. Ora no, ora ho capito che sono solo io a volerlo e non lei. Lei vuole altro ed io devo imparare a vederla come se fosse un’altra persona. Io non riesco ad accettare la sua decisione. Perché facendolo sarebbe come rinunciare a lei ed io non voglio farlo. - Il dottore lo ascoltava attentamente e andava a rileggere gli appunti dell’ultima volta che si erano visti.
- Ha capito poi se è più importante quello che eravate o quello che siete adesso o che potrete essere?
- Purtroppo credo di sì.
- Perché purtroppo?
- Perché credo che sia quello che eravamo. Non riesco a staccarmi da quello, non riesco a lasciar andar via la nostra vita.
- E a lasciar andar via questa Kate? Pensa di esserne capace?
- Dio, no!
- Cosa vuole fare allora Rick?
- Io… non lo so… Non potrei mai riuscire a separarmi da lei, ma non riesco nemmeno a fare finta di nulla ed andare avanti. Quando ero fuori lei mi ha detto che aveva incontrato una persona e lui l’aveva baciata… Io non ho capito più niente, mi sono sentito umiliato, come se tutto quello che avevo fatto per lei non fosse servito a niente, mi sono sentito tradito. Mi sono sentito malissimo ed ho quasi fatto una sciocchezza. Volevo ferirla, volevo farle del male e mi sono lasciato andare con la prima donna che ci ha provato - Castle gesticolava mentre parlava in modo concitato. Si stava lasciando andare, stava cercando di fare chiarezza dentro se stesso, tirando fuori tutte le sue paure. Burke lo guardava impassibile.
- Io… non l’ho tradita. Non in quel senso… Non… non ci sono riuscito. Ma lo avrei voluto fare.
- Come si è sentito Rick?
- Male, peggio. Io so che non posso farle questo, non è giusto, non riuscirei mai a tradirla con nessun altra donna. Lei è tutto per me, ma non riesco ad amarla nell’unico modo che vorrei. 
- Quale sarebbe questo modo? 
- Totale.
- Totale?
- Sì. Non riesco ad avere rapporti con lei senza sentire dopo un senso di colpa. Io… non so come spiegarmi ma sento come se tradissi mia moglie e non riesco ad amarla come vorrei. Mi ritrovo a pensare che stiamo solo facendo sesso e non è quello che voglio, non con lei.
- Rick, ma come fa a tradire sua moglie se Kate è sua moglie?
- Dottore, ha presente due gemelle? Ecco, se lei è sposato con una ed ama quella donna per quello che è, per quello che avete fatto insieme, se un giorno la sostituiscono con la sua gemella che è uguale a lei non è la stessa cosa, perché non è la stessa donna. Io mi sento come se avessi vicino a me la gemella di Kate.
- Gliene ha parlato di quello che sente? Magari anche Kate così potrebbe capire quello che sta provando lei, Rick. 
- No, come faccio a dirglielo? Io non voglio farla soffrire e questo discorso la farebbe star male, la confonderebbe ancora di più, ne sono certo.
- Lei è sempre molto attento ai bisogni di sua moglie, a prendersene cura.
- Io non smetto di sperare, anche se non so cosa lei prova per me realmente.
- Per lei cosa sarebbe più importante, sapere che la ama o che ricordi di voi?
- Se ricordasse di noi, mi amerebbe. - Disse Rick sorridendo amaramente.
- E se l’amasse senza ricordarsi di voi? Cosa vorrebbe dire per lei quello?
- Non lo so… Vede dottore, alla fine hanno vinto loro. Hanno ucciso mia moglie. Non Kate, ma mia moglie sì. Non c'è più. È morta quel giorno. 
- Kate è sua moglie, Rick
- Lo è tecnicamente ma non di fatto. Non sa di esserlo, non lo ricorda, è come se non lo fosse. Come se tutto quello che c'è stato tra noi non ci fosse più, non fosse mai esistito. Mia moglie non c'è più.
- Si sta arrendendo Castle?
- Pensavo di farcela, è più forte di me. Questa cosa mi sta logorando, mi sento dilaniato, diviso a metà.
- Cosa prova per Kate?
- I miei sentimenti non sono cambiati. Quando la guardo vedo quello che avrei sempre voluto vedere, che ho sempre sognato dalla prima volta che l'ho vista con una bambina quando lavoravamo ad un caso: avere un figlio da lei, il coronamento di tutto, il senso della mia vita. Strano vero? La conoscevo da pochissimo tempo, tra di noi non c’era nulla, eppure in quel momento ho avuto l’immagine di lei a casa mia, con nostro figlio in braccio e mi sono sentito bene. E’ assurdo, no?
- No, Rick, non è assurdo. Vuol dire solo che lei già provava per Kate qualcosa che era molto più di quello che voleva dire.
- Vede dottore, io con lei mi sono sempre comportato in modo diverso da qualunque altra donna avessi mai avuto. Perché lo sapevo che era lei. Però mi accorgo che quello che c'è tra di noi è ora diverso e allora penso “Perchè tieni imprigionata la mia Kate? Perchè non me la dai indietro?” Non riesco a lasciarmi andare, a staccarmi da quello che eravamo. Io la amo, darei la mia vita per lei, anche in questo stesso istante se fosse necessario. Però mi ritrovo, alcune volte, a guardarla e a provare del risentimento perchè non vuole tornare indietro.

Rick uscì distrutto dallo studio di Burke, ma con una nuova percezione della realtà e su quello che era successo quel giorno al loft. Fermò un taxi e si fece portare lontano da lì.

Castle salì i tre gradini. Il portone era aperto. Entrò e bussò alla porta alla sua sinistra con quella scritta così familiare, anche se era stato lì solo un paio di volte.
Jim gli andò ad aprire e vedendo il genero con la faccia segnata da dolore e stanchezza si allarmò.
- Katie… - disse l’uomo con un filo di voce.
- Sta bene. Stanno bene, lei e la bambina. Scusami se sono venuto qui, se ti disturbo.
L’uomo gli lasciò il passo facendolo entrare.
- Cos’è quella faccia Rick, perché sei qui?
- Ho bisogno di parlare con qualcuno. Di farti una domanda. Puoi anche cacciarmi poi se lo credi. Non sapevo dove andare.
- Vuoi un caffè? Sai, vorrei offrirti qualcosa di più forte vista la tua faccia, credo tu ne possa avere bisogno, ma gli alcolici in casa mia dono banditi. - L’uomo sorrise cercando di metterlo a suo agio
- Un caffè andrà bene, grazie. 
- Cos’è successo Rick, avete discusso ancora?
- No Jim… Non proprio…
Castle seguì il suocero in cucina, lo osservò preparare la bevanda e poi arrivare al tavolo, porgergli una tazza e invitarlo a sedersi. Lo fece, lì dove aveva appoggiato il caffè, evitando accuratamente la sedia più vicina a lui, lasciata vuota per una presenza ancora ingombrate e Rick aveva capito già la risposta a quella domanda ancora non posta. Bevve un sorso per darsi coraggio, mentre il padre di sua moglie lo osservava attentamente.
- Jim, come si supera la morte della propria moglie? - All’uomo più anziano andò quasi di traverso il caffè. Tossì guardando Castle inorridito che non si era nemmeno accorto di come aveva detto in modo brutale all’uomo quella frase, con una mancanza di sensibilità che non era da lui che con le parole ci lavorava e non era stato in grado di formulare quel concetto in modo meno violento, incurante di cosa volesse dire quella domanda per Jim Beckett, da due punti di vista diversi.
- Rick, Katie… 
- Kate sta bene, Jim. Ma Kate, questa Kate, non è mia moglie. - Castle bevve un altro sorso appoggiando poi la tazza davanti a se e Jim fece lo stesso. 
- Capisco quello che vuoi dire. È difficile, ma lo capisco. - Si mostrò fin troppo comprensivo con lui.
- Mi dispiace. Io volevo essere migliore, volevo essere più forte. Ma non ce la faccio. Io amo Kate, morirei per lei Jim. Ma Kate non è più mia moglie. Mia moglie è morta quella mattina ed io non riesco ad andare avanti.
- Rick hai scelto la persona sbagliata da prendere ad esempio.
- No Jim, perché chi cade e si rialza è più forte di chi non cade mai. Tu hai vissuto tutte le fasi del tuo dolore. Io non riesco ad accettare il mio.
Il padre di Kate prese coraggio. Non aveva mai visto Rick così in crisi, nemmeno in quei terribili giorni in cui il futuro e la vita di Kate erano appese ad un filo. Lì si era sempre mostrato forte e positivo, lo aveva sempre sorretto ricordandogli quanto la loro Kate fosse forte e che avrebbe combattuto come sempre per non lasciarli soli. Jim, poi, si sentiva sempre in debito con la figlia: era stato lei a salvarlo nei suoi giorni più bui e se aiutare suo marito le fosse stato d’aiuto, lo avrebbe fatto, anche se gli faceva ancora male parlare di quelle cose.
- Sai Richard, il giorno che Johanna è stata uccisa, la mattina era uscita di casa prima di me. Era stata chiamata per incontrare un cliente. Quando andai in cucina, sulla lavagna attaccata al frigo mi aveva lasciato un messaggio: “Per Jim: ricordati di portare i vestiti in lavanderia. Ti amo Jo”. 
- Kate quando la mattina usciva presto mi lasciava i post-it in cucina. - Sorrise amaro Rick
- Katie ha tante cose in comune con sua madre, molto più di quante lei pensi. Ma lei ha visto solo un lato di Johanna, ed era ancora una ragazza troppo giovane quando ce l’hanno portata via. Ho letto quel messaggio ogni singolo giorno, per anni. Ogni giorno mi ubriacavo davanti a quelle parole, fino a quando avevo bevuto talmente tanto da non riuscire a leggerle più. Katie voleva buttarla, diceva che mi faceva male, ed era vero, perché averla lì era sempre come avere lei davanti agli occhi. Un giorno l’ho fatta sparire e le ho detto che l’avevo buttata. In realtà l’avevo solo nascosta, non la leggevo più tutti i giorni, ma sapevo che c’era e quando volevo, andavo nel ripostiglio, la tiravo fuori e la leggevo. E fissavo le ultime tre parole perché dovevano essere sempre dentro di me. 
Jim si alzò aprì una porta in fondo alla cucina e dopo poco ne uscì con un oggetto metallico in mano. Era la lavagna e c’era ancora la scritta di Johanna.
- Ormai non si cancella più. L’inchiostro si è solidificato lì. La sua scritta rimarrà sempre, come il suo ricordo, come il dolore per la perdita. Volevi sapere come si supera? Per la mia esperienza ti posso dire che non si supera. Non riuscirei mai ad amare nessun altra donna, non come ho amato lei, ma in nessun modo. Affetto, amicizia, quello sì. Ma amore no.
- So già che non riuscirei ad amare nessun altra donna Jim. Il problema è che adesso non so nemmeno se riesco ad amare come dovrei questa Kate. Perché mi sembra di tradire mia moglie! Dio lo so che è stupido e assurdo, però è qualcosa di irrazionale.
- Rick, Katie è Katie. Per me è sempre la mia bambina, però capisco quello che vuoi dire. Anche a me, a volte, sembra di parlare con un’altra persona e mi stupiscono certi suo atteggiamenti e mi trovo a pensare che lei non avrebbe fatto così o non avrebbe detto questo o quello. Mi fa male pensare che in lei non ci siano più i ricordi di quello che abbiamo passato insieme, anche se non è stato molto tempo, ho molti ricordi belli con lei, dolorosi come i mesi in montagna dopo che le hanno sparato, però belli. Abbiamo parlato e ci siamo avvicinati ancora di più in quel periodo ed io ho capito tanto di lei ed anche di te. 
- Di me?
- Sì. Perché quando parlava di te le si illuminava il viso, ed erano le uniche occasioni. Non ci voleva molto a capire cosa c’era tra voi, solo voi non lo capivate. O forse lei non lo capiva. Io so che lei ricordava. Me lo ha confessato una sera che stava particolarmente male. Avrei voluto chiamarti e dirti di venire, ma Katie mi pregò di non farlo, non si voleva farsi vedere in quello stato. Sai com’è…
- Lo so…
- Quindi se dispiace a me, posso capire a maggior ragione tu come ti senti a sapere che nella mente di tua moglie non ci sono ricordi di voi.
- Non riesco ad accettarlo. Il mio amore è morto lì. Vive solo in me. 
- Tu però puoi sempre sperare che Kate ritrovi la memoria. E la speranza non è poco nella vita. Però dalle una chance a questa Kate. Io sono sicuro che ti amerà anche lei, anzi sono sicuro che già ti ama.
- Sono io che non so se ce la farò così come lei merita, come ti ho promesso a te che l’avrei fatto.
- Rick, non devi pensare alle promesse che hai fatto a me. Non potevo sperare un uomo migliore vicino a mia figlia, lo dico sul serio. Poi mi regalerete una nipotina. Sono felice per tutto quello che fai per lei e anche da questi dubbi che hai si capisce quanto la ami.
- Tanto, Jim, con tutto me stesso. Morirei per Kate.
- Lo so Rick. Lo hai dimostrato. E so che per Kate era la stessa cosa.
- È insieme alle mie figlie la cosa più importante della mia vita. Sarei perso senza di lei, è sempre e comunque il mio faro, nonostante tutto non riesco a vedere la mia vita senza di lei, anche se a volte mi trovo pieno di rabbia e pensare che lei sta tenendo prigioniera la mia Kate. - Jim sorrise nel sentire parlare Castle così, gli sembrava brutto farlo, però era estremamente triste e dolce allo stesso tempo quel suo pensiero - La bambina è… fantastico! Un figlio con Kate l’ho sempre desiderato. - gli occhi di Rick si erano illuminati di nuovo poi riprese a parlare a suo suocero dell’argomento che lo interessava di più: Kate.
- Sai Jim, io ho sempre pensato che tua figlia fosse la donna giusta per me, quella che avrei sempre dovuto incontrare, quella con la quale avrei potuto finalmente fare quella famiglia che non ero mai riuscito a costruire. Purtroppo non gli ho mai potuto dire che lei sarebbe stata la mia prima ed unica moglie, ma te lo assicuro, sarà l’ultima. Non ci sarà mai nessun’altra dopo Kate nella mia vita, comunque vadano le cose. Lei ora non vuole più ricordare il suo passato, ma io l’aspetterò anche per sempre. Ho sempre la speranza, no? L’hai detto anche tu.
- Non la perdere mai Rick. Mai… Avete deciso il nome per la bambina? - Chiese Jim cambiando discorso prima che entrambi fossero troppo commossi per andare avanti
- No, beh quando ho saputo che era femmina ho pensato fosse giusto che in ogni caso decidesse Kate. Penso che magari c’è un nome a cui tiene particolarmente che vorrebbe scegliere, ma ancora non ne vuole parlare.
- Qualunque nome sceglierà sarà quello giusto. - Gli disse suo suocero sapendo a quale nome importante Rick si riferisse.
- Sì lo credo anche io. Come avete scelto il nome di Kate?
- Lo ha scelto Jo. Non le ho mai chiesto il perchè. Mi piaceva. E poi le ho detto che qualunque nome avesse scelto sarebbe stato quello giusto.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: nikita82roma