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Autore: WhiteLight Girl    13/08/2016    4 recensioni
Li sognava la notte, qualche volta, e di giorno ripensava a tutte le possibilità, cercando di indovinare quello che sarebbe stato il futuro.
Sognava mille avventure, mille nuovi amici e mille nuvole da rincorrere, mille mondi da scoprire, mille sogni da vivere e mille sguardi complici.
Storia partecipante al contest ‘Scavando nel proprio animo’ indetto da Angie96 sul forum di Efp
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Agumon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al contest ‘Scavando nel proprio animo’ indetto da Angie96 sul forum di Efp Autore (Su efp e sul forum): Kojima Ayano
Fandom scelto: Digimon
Personaggio scelto: Koromon
Rating: Verde
Genere: Introspettivo (?)
Note e avvertimenti: /
Introduzione: Li sognava la notte, qualche volta, e di giorno ripensava a tutte le possibilità, cercando di indovinare quello che sarebbe stato il futuro.
Sognava mille avventure, mille nuovi amici e mille nuvole da rincorrere, mille mondi da scoprire, mille sogni da vivere e mille sguardi complici.
Note dell’autore: Temo di aver toppato. Si dice così?


MILLE GIORNI A FISSARE IL CIELO


Un salto sull’erba, una capriola sul prato, un sorriso agli amici ed uno sguardo al cielo, oltre le fronde del bosco, verso il sole scintillante o le nuvole che preannunciavano pioggia.
Un giorno dopo l’altro attraverso le stagioni, ogni momento ad aspettare ed a convincersi che il tempo passato a fissare il cielo sarebbe stato ripagato, senza sapere cosa sarebbe arrivato alla fine e quale fosse la ragione per cui lui e gli altri erano lì.
Li sognava la notte, qualche volta, e di giorno ripensava a tutte le possibilità, cercando di indovinare quello che sarebbe stato il futuro.
Sognava mille avventure, mille nuovi amici e mille nuvole da rincorrere, mille mondi da scoprire, mille sogni da vivere e mille sguardi complici.
Sognava ad occhi aperti e ad occhi chiusi.
Non c’era giorno che contasse più degli altri, né uno che valesse meno di un altro; ogni momento passato nell’attesa era speciale a modo suo, mentre il mondo cambiava attorno ed i fiori sbocciavano ed appassivano attorno a loro.
Siamo nel posto giusto? Si domandava a volte, quando l’attesa diventava così straziante da fargli male. Allora le lacrime gli riempivano gli occhi e la vista si offuscava, impedendogli di distinguere i contorni delle nuvole che il vento trascinava su di loro. Ma bastavano un sorriso comprensivo da parte degli altri, una parola di conforto ed una foglia secca appena caduta che si posava su di lui a scacciare questi pensieri.
Quanto tempo aspetteremo ancora?
La pioggia primaverile ripuliva il sottobosco permeando l’aria del profumo di terra bagnata e poi le foglie lo ricoprivano ancora. I primi fiori della nuova stagione sbocciavano ai piedi degli alberi ed il mondo si preparava ad una nuova vita.
Tutto cambiava e tutto rimaneva uguale, sotto quel cielo così carico di sogni e di speranze, ma anche così tanto ignaro di essi. E non c’era giorno in cui Koromon non gli regalasse almeno un’occhiata persa, un momento immobile mentre tutto attorno brulicava di vita.
A volte era solo un’occhiata furtiva, altre volte, come una calamita da cui non riusciva a distogliere lo sguardo, restava lì con il muso all’insù anche per ore. Alcune volte era doloroso, mentre altre quell’azzurro così luminoso ed intenso sapeva dargli una gioia quasi senza pari.
Ma l’attesa non si fermava ancora, soffocando quasi ogni speranza fino a rendere le nuvole opprimenti. A volte non c’erano giochi, né parole, che potessero riaccendere la fiamma di quel desiderio che da troppo tempo ardeva nel suo petto. Nulla pareva essere capace di ravvivarla, se non la speranza di un piccolo segno che, dall’alto, potesse dimostrare che lui e gli altri non stessero aspettando invano.
Ma l’attesa non terminava e quel cielo restava immobile, silenzioso, così placido e freddo da non dare altra scelta che distogliere lo sguardo per fermare il dolore.
Forse non è ancora il momento giusto, si diceva, e nulla poteva fare più male della consapevolezza che forse era sempre stata tutta un’illusione.
Se fosse stato solo un sogno, una speranza a cui si stava aggrappando assieme agli altri solo per dare un senso a quella vita così inutile in quella bolla dimenticata?
Il cielo non dava risposte a questo; non l’aveva mai fatto, ma non li aveva mai neanche illusi. Quella sensazione nel petto, quel sogno che non li abbandonava, erano ormai parte di lui, di loro. Quell’attesa lo divorava, squarciandogli il cuore in due poco a poco, fin quando non finì per pensare che il dolore l’avrebbe sopraffatto.
E la pioggia cadeva, scivolando giù dai rami, gocciolando sulle foglie e cantando una melodia infinita che cullava quella che avrebbe potuto essere la sua vita per sempre. Il vento riaccendeva spesso le sue speranze portandogli odori e profumi che lo facevano sentire vivo e leggero.
Fino al giorno in cui loro caddero dal cielo.
E finalmente Koromon poté incontrarlo.

   
 
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