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Autore: Bonboncina    14/08/2016    1 recensioni
Non sono una scrittrice, non ho un vocabolario super esteso da utilizzare. Ma voglio dare voce ai miei pensieri, alla mia fantasia a quello che vorrei accadesse ma che - probabilmente - non accadrà.
Bonnie ed Enzo sono la cosa migliore della settima stagione di TVD. Ci hanno conquistati con una sola puntata, ma non ci è stato ancora detto tutto, quindi ci provo io.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Enzo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta aggiorno in tempo record. Le ferie stanno dando i loro frutti e prevedo l'ottavo capitolo entro fine mese. O almeno lo spero.
Vi ringrazio per le recensioni del capitolo 6, come sempre mi stimolano ad andare avanti a scrivere, mi fanno capire se la storia che sto cercando di raccontarvi è in linea con quello che vi piace leggere. Intanto vi auguro buona lettura e ci riaggiorniamo dopo.





Bonnie si era addormentata sulla mia spalla già da mezz'ora ed inconsciamente si era portata la mano al collo già due volte. Forse non era comoda come speravo. Averla così vicina mi dava un senso di pace. E mi aveva chiesto di restare.
Sapevo anche che di lì a poco avrebbe iniziato ad agitarsi nel sonno così mi sfilai gli anfibi, spensi la televisione e la presi in braccio per dirigermi verso la sua camera. Bonnie non doveva pesare più di 45 chili e ripromisi a me stesso, che una volta liberi da quel fardello, l'avrei portata fuori a cena. Sembrava un buon piano, ma non avevo la minima idea di quando sarebbe successo. Magari dopo qualche mese, o forse addirittura un anno. Cosa certa era che non volevo perdesse i suoi anni migliori chiusa in quella casetta, ma al momento non c'era soluzione migliore e più sicura. La deposi sul letto e le rimboccai le coperte. Era incredibile come in quel luogo potesse essere tanto caldo di giorno, ma tremendamente freddo di notte. Le scostai i capelli dal viso e la osservai per qualche istante sotto la luce tenue dell' abat-jour. Dio quanto era bella.

"Non andare" farfugliò nel sonno senza aprire gli occhi.
"Tranquilla non vado da nessuna parte. Ora dormi." Mi accomodai su una delle due poltroncine presenti nella stanza e presi l'unico libro che Bonnie teneva sul comodino. Una volta aperto capii che non era un libro, bensì un diario. Il suo.
Lo sfogliai velocemente. La sua elegante scrittura occupava più dei 3/4 delle pagine ed ogni giorno scriveva qualcosa indirizzandolo ad Elena. La tentazione di leggere era tanta, ma non volevo violare la sua privacy ed in ogni caso non avrei potuto. Bonnie si era girata sull'altro lato ed aveva iniziato a singhiozzare.

"Non andartene" disse nuovamente ma in modo meno chiaro "non mi lasciare così. Damon per favore."
Senza rendermene conto mi ero alzato e mi ero inginocchiato accanto a lei. Stava avendo uno dei suoi incubi ed il fatto che fosse Damon a causarglieli mi rendeva furioso. Mi infilai nel suo sogno senza permesso, facendo ben attenzione a rimanere dietro le quinte. Sapevo cosa Damon stava per dirle, che lui amava Elena e che non poteva vivere senza di lei, che doveva tenere Bonnie al sicuro e bla bla bla. Fottiti Damon. Per il bene della ragazza di cui mi stavo invaghendo le doveva dire le parole che sapevo lei voleva sentire.
"Non ti lascio Bonnie, aspetteremo Elena assieme. Abbiamo una vita davanti." Lei sorrise e corse ad abbracciarlo.
Come se stessi assistendo veramente a quella scena distolsi lo sguardo. Io stavo muovendo solo il personaggio di Damon. Le reazioni di Bonnie erano genuine, io non avevo nulla a che fare con esse, ed il fatto che lui fosse capace di renderla così felice ma allo stesso tempo così triste mi disturbava. E non poco. Dopo essermi assicurato che Bonnie stesse bene tornai in soggiorno. Presi le due tazze che avevamo lasciato sul tavolino e le misi nel lavello, lei dormiva beatamente così sfruttai l'occasione per riposarmi un po'. Il resto della nottata trascorse tranquillo sia per me che per Bonnie. Mi svegliai quando il sole era già alto in cielo, mi stropicciai gli occhi e mi guardai attorno. Il cuore di Bonnie batteva regolare, era calma, stava ancora dormendo. Io mi alzai ed aprii il frigo. Presi le uova ed una padella. Avevo voglia di uova strapazzate. Forse perché erano l'unica cosa che sapevo cucinare. Mi misi all'opera e proprio mentre preparavo due tovagliette, Bonnie uscì dalla sua camera già vestita.

"Buongiorno, hai dormito bene?" Alzai il mestolo che tenevo in mano in segno di saluto. O forse per giustificare il grembiulino tipicamente femminile che indossavo per evitare di sporcare gli unici vestiti che avevo con me. Bonnie sorrise ed annuì, poi si avvicinò per vedere cosa stessi combinando.
"Ne vuoi un po'?" Le chiesi mescolando per l'ultima volta le uova prima di spegnere il gas.
"Si certo, perché no."

Impiattai fingendo di sapere quello che stavo facendo. In realtà non ne avevo la minima idea. Le poche volte che avevo cucinato uova strapazzate, avevo mangiato direttamente dalla padella. Per pigrizia. Bonnie ne portò una forchettata alla bocca ed il suo volto da rilassato passò ad essere completamente inorridito. Mandò giù il boccone a fatica e mi guardò.
"Non ho mai mangiato una cosa così schifosa. Che cosa c'hai messo?"
"Della semplice salsa Worcester." Risposi innocente. Assaggiai anche io ed il piatto era buono, almeno secondo i miei standard.
"Lezione numero uno. A Bonnie non piace la salsa Worcester. Non farlo mai più."
Sorrise passandosi il tovagliolo sulle labbra e mi allungò il suo piatto nella speranza che lo accettassi. Si alzò e probabilmente decise di ripiegare sulla solita tazza di latte con cereali ed un muffin.
"Ai suoi ordini altezza." Risposi versando il contenuto del suo piatto nel mio. Le passai quello vuoto e lo mise nel lavello.

Dopo un piccolo dibattito su chi dovesse lavare le stoviglie gliela diedi vinta ed andai sul divano con la mia chitarra. Era una delle poche cose che avevo preso da casa mia e che avevo lasciato lì. Ah se mi era mancata. Iniziai a strimpellare uno dei primi motivetti che avevo imparato quando ero in Inghilterra, ma ero arrugginito e dovetti ripartire un paio di volte prima di completarlo.

"C'hai messo molto ad imparare?" Mi ero completamente dimenticato della sua presenza, la musica mi trasportava in un altro mondo. Di fianco a me poteva anche esserci Miss Mondo, ma quando avevo in mano una chitarra, nulla poteva distogliere la mia attenzione da essa.
"No. Cioè, non ricordo. Ho imparato molto tempo fa. Vuoi provare?" Le chiesi prendendo la chitarra per il manico e allungandola verso di lei.
"No" disse agitando le mani davanti a lei in segno di negazione "gli strumenti non fanno per me".
Ridacchiai e riappoggiai la chitarra sulla mia coscia. Ripresi con un'altra canzone e la portai a termine senza difficoltà. Bonnie si era seduta sul divano e stava scrivendo sul suo diario. La curiosità mi stava uccidendo, così come lei mi stava uccidendo ogni volta che si portava la penna alle labbra.

"Io devo tornare in città per un paio di settimane. Dovresti avere tutto quello che ti serve fino al mio ritorno. So che non abbiamo parlato di quello che hai scoperto, ma se non vado all'Armeria Alex ed i suoi scagnozzi potrebbero insospettirsi e non voglio dargli modo di dubitare della mia fiducia. Comunque ti ho portato dell'altro materiale. È tutto in quella scatola." Gliela indicai, l'avevo lasciata sopra il tavolino d'entrata.
"Ci sono alcuni diari della famiglia St Johns. Non appena avrai finito dovrò riportarli per evitare problemi." Mentre parlavo mi ero infilato e legato gli anfibi. Poi alzai lo sguardo e l'espressione di Bonnie mi stava dicendo "devi andartene proprio ora?". Sospirai e mi alzai, mi chinai su di lei per darle un bacio sulla guancia.
"Stai sempre attenta. Per qualsiasi problema, chiamami."




Avevo ritardato il mio ritorno di una settimana, avevo scoperto che mi stavano seguendo ed avevo dovuto fare una deviazione per depistarli. Guidavo da tre giorni ormai e non ne potevo più. Mi fermai in un supermercato per comprare la lista di cose che mi aveva mandato Bonnie per messaggio. Cercai di fare il più veloce possibile, ormai ottobre era finito ed il freddo si faceva sentire, soprattutto alla sera. Nella lista c'erano sia fiammiferi che un accendino e Bonnie senza magia non poteva accendere il fuoco del camino. Caricai le borse nel bagagliaio e notai un volantino sul cristallo anteriore dell'auto. Ragazzini che pubblicizzavano una stupida festa di Halloween per quella sera. Gettai il foglio sul sedile del lato passeggero e misi in moto.

Il sole era calato e nelle vie vedevo bambini accompagnati dai genitori che facevano dolcetto o scherzetto. Erano simpatici nei loro costumi originali con il tipico secchiello a forma di zucca dove riponevano ogni sorta di dolciume. All'improvviso frenai ed entrai in un parcheggio. Il negozio stava chiudendo ma avrei soggiogato il proprietario se fosse stato necessario. Un uomo basso e cicciottello stava girando il cartello su "chiuso" e mi guardò male quando mi presentai alla porta con l'intenzione di entrare.
"È chiuso" mi disse infastidito indicandomi il cartello.
"Non le ruberò più di due minuti." Questo si girò e sbuffò, poi girò la chiave e mi aprí.
"Due minuti ragazzo. Non di più." Si avviò dietro la cassa, probabilmente per chiudere le vendite della giornata.
"Senta, non voglio farle perdere tempo e io vado di fretta. Mi dia due costumi abbinati, va bene qualsiasi cosa. Uno da donna taglia piccola e uno da uomo taglia media." Se solo avesse avuto qualche chance contro di me, quell'uomo mi avrebbe ucciso senza pensarci due volte.




"Scusa lo so, ho fatto tardi" dissi irrompendo in casa mentre Bonnie seduta sul divano mi fissava con gli occhi sbarrati ed un cucchiaio di gelato in bocca.
"Mi hai spaventato a morte! Ti pare il modo di entrare?" Agitò in aria il cucchiaio con fare minaccioso e le lanciai il sacchetto contenente il tuo costume.
"Indossa questo, stasera si esce. È Halloween." La sua espressione non cambiò, era senza parole. Ed era la prima volta che usciva da quella casa dopo mesi. Chiuse il barattolo di gelato e lo ripose nel freezer, poi afferrò il sacchetto e senza fare domande corse a cambiarsi.

"Io conciata così non esco!" Stavo sistemando la spesa nella dispensa quando la sua voce giunse dalla camera. Nella fretta non avevo nemmeno guardato cosa mi avesse venduto il signore del negozio. Corsi a vedere cosa ci fosse nel mio sacchetto e notai il vestito da Batman. Cosa mai poteva aver dato di tanto orribile a Bonnie? Mi voltai e quasi mi cadde la mascella. Una tutina nera copriva aderente il corpo minuto di Bonnie. Il suo volto era parzialmente coperto da una maschera che culminava con due grandi orecchie da gatto.
"A mia discolpa posso dire che non l'ho scelto io, ma dannazione quel vecchio si merita la mancia!"
"Dio mio, sei sempre stato così simpatico? Sembro una di quelle pornostar che guardi tu in televisione alle tre di notte." Fece la faccia schifata più adorabile che avessi mai visto. Incrociò le braccia all'altezza del seno come se volesse nascondersi. Voleva fare la ragazza innocente, ma sapevo che in fondo le piaceva essere sensuale e quindi apprezzata.
"Non hai molte alternative Bonnie. Vuoi andare ad una festa di Halloween sì o no? Prometto che ti proteggerò dai maniaci. Ma non so se riuscirò a non metterti le mani addosso." Ovviamente non le dissi l'ultima parte della frase, ma risuonava ancora forte e chiaro nella mia mente. Due secondi con lei e già stavo dando di matto.
"Forza, mettiti le scarpe così mi cambio anche io."




Fortunatamente durante il tragitto Bonnie smise di lamentarsi del suo costume, soprattutto dopo aver visto che io ero a disagio tanto quanto lei con quel tessuto da quattro soldi addosso.
"Dove hai detto che è quella festa?" Chiese afferrando il volantino stropicciato dal cruscotto. Lesse velocemente le indicazioni e poi si portò una mano al volto
"davvero. Una festa in una confraternita? Ti facevo più originale."
"Hey bel culetto, qui Batman non ha molte opzioni. Tu sei una ricercata ed io devo tenere un profilo basso." Sbuffai continuando a guidare, tenendo sempre alta la guardia. Volevo che Bonnie di divertisse un po' anche se questo per me voleva dire restare in allerta fino al nostro rientro.
"Se preferisci puoi scendere qui e fare dolcetto o scherzetto. Ma la vedo dura fare scherzi senza magia."
Bonnie si rabbuiò all'istante. Mi aspettavo se ne stesse zitta tenendomi il broncio per il resto della serata invece no.
"Non serve ricordarmi ogni mezzo secondo quanto io sia inutile senza magia. Lo so benissimo da sola. Ora accosta per favore. Voglio fare dolcetto o scherzetto senza magia." Feci come mi disse lei, accostai e scese dall'auto. Neanche 10 secondi ed era già bersaglio di un gruppo di ragazzini.

"Ehi gattina, che ne dici di fare le fusa con noi?"
"Ehi marmocchi. Girate al largo se non volete finire in un altro pianeta stanotte."
Probabilmente non erano nemmeno ragazzini, avevano l'età di Bonnie. Il più alto aveva cercato di affrontarmi in un primo momento, ma i suoi amici l'avevano subito tirato indietro, facendomi un grosso favore.

"Dolcetto o scher..."
"Bonnie?"
"No, credo abbia sbagliato persona..."
Mi voltai di scatto e vidi che Bonnie aveva bussato ad una casa poco più distante. Era nel panico più assoluto, potevo percepirlo.
"No, non è vero. Hai gli stessi occhi di tuo padre!" La signora che parlava era parecchio brilla. Faticava a restare ferma e teneva un bicchiere in mano. Eppure era stata in grado di riconoscere Bonnie attraverso quella maschera. Come darle torto, i suoi occhi erano difficili da dimenticare.
Bonnie cercava di indietreggiare, si stava per voltare quando si immobilizzò.
"Oh aspetta! E come sta quel figo di Damon?" Strinse forte i pugni lungo i suoi fianchi e chiuse gli occhi. Era come se il suo corpo fosse stato colpito in pieno da una freccia, o almeno era quello che riuscivo a percepire.
"Non. Conosco. Nessun. Damon." Disse a denti stretti scandendo bene quelle quattro parole.
"Oh andiamo, non fare come quella figa di legno di Elena Gilbert. Quando stava con Matt era tanto santarellina, con Damon invece..."

Bonnie si scagliò su di lei come una furia e fu in quel momento che decisi di intervenire. Il bicchiere che aveva in mano la signora finí a terra rompendosi in mille pezzi, il vino formò una chiazza rossa e lei cadde all'indietro fortunatamente senza farsi del male. Riuscii a bloccare Bonnie prima che cadesse a terra anche lei.

"Hey calmati. Chi è?"
"Chi è?? Una cagna Cristo santo."
Alzai gli occhi al cielo, la rabbia di Bonnie era salita alle stelle ma era divertente. In una sola frase quella donna aveva toccato due delle persone a lei più care e non c'avevo visto più.
"Bonnie dico sul serio" quando pronunciai il suo nome la donna a me ancora sconosciuta iniziò a borbottare qualcosa e la fulminai con lo sguardo "ti ha riconosciuta e non è un bene al momento."
"Kelly, Kelly Donovan. La madre di Matt. Non sapevo abitasse qui, quando se n'è andata era una sbandata e lo è ancora a quanto vedo ma deve aver trovato qualche ricco scemo disposto a raccoglierla dalla strada."
Dio mio, doveva averne combinate ti tutti i colori questa Kelly per meritarsi tanto odio. Lasciai Bonnie e mi avvicinai alla donna guardandola negli occhi.
"Salve io sono Batman, ma di certo mi avrà riconosciuto. Lei non ha mai visto quella ragazza, non sa il suo nome e beh, tutto questo non è mai successo. È stato un piacere."
Mi voltai, presi Bonnie per mano e ci allontanammo il più in fretta possibile.

Dopo aver superato qualche casa sentii Bonnie che mi tirava la mano senza parlare.
"Che c'è?" Mi indicò le nostre mani.
"Si insomma, non è che potresti..."
"Oh sì scusa! L'ho presa senza pensarci."
"Non fa niente"
Rimanemmo in un silenzio abbastanza imbarazzante, rotto solo da un bambino vestito come me che mi guardava a bocca aperta e tirava la manica della madre, troppo impegnata a chiacchierare con le sue amiche mentre i figli correvano di qua e di là.
"Ciao piccolino, vi va di fare una foto assieme?" Chiese Bonnie al bambino che annuí con entusiasmo.
Mi inginocchiai di fianco a lui mentre Bonnie prendeva il cellulare dalla tasca posteriore della tutina.
"Come ti chiami piccolo?"
"Jonathan."
"Bel nome. Quando la foto sarà pronta te la lascerò nella cassetta della posta."
"Ma non sai dove abito."
"Certo che lo so, sono Batman"
"Fico."
"Grazie Jonathan è stato un piacere."
Mi rialzai e raggiunsi Bonnie che mi aspettava con un sorriso appena accennato sulle labbra.
"È stato carino da parte tua".
"È stata una tua idea."
"Senti, non credo sia il caso di andare alla festa, Kelly mi ha riconosciuta, potrebbe esserci qualche vecchio studente di Mystic Falls."
"Soggiogherò ogni singola persona presente alla festa se necessario, Bonnie. Voglio che tu ti diverta per quel poco che ti è concesso."
"Okay."
"Okay."




Non avevo mai visto Bonnie così felice e spensierata. Ed era una gioia guardarla. Ogni tanto mi allontanavo per controllare che tutto fosse sotto controllo, che nessuno l'avesse riconosciuta. Ascoltavo anche commenti di apprezzamento verso la ragazza che mi ero ripromesso sarebbe stata mia. Un giorno. Facevo il giro del vicinato nell'ombra, proprio come avrebbe fatto Batman, e poi ritornavo da lei che senza pensieri, chiacchierava sorseggiando un drink e ballava in mezzo alla gente come se tutto fosse normale, come se quella fosse la vita senza pensieri che tanto meritava ma che in realtà non aveva.





Okay, lo so cosa state pensando e non chiedetemi come mi è venuto in mente di far tornare Kelly Donovan, non saprei darvi una spiegazione. Avevo bisogno di un personaggio che conoscesse Bonnie, Elena e Damon e lei è stata l'unica a venirmi in mente. Questo capitolo è un po' diverso dagli altri, Bonnie è finalmente uscita da quelle quattro mura, Enzo è sempre più convinto dei suoi sentimenti per Bonnie, lei invece non si espone ancora troppo e tutto sommato è comprensibile. Nel prossimo capitolo inserirò sicuramente due scene che si sono viste nel telefilm così da tornare un po' sui binari che in questo capitolo avevamo lasciato perdere. Avete già qualche idea? Sono aperte le scommesse. Io so solo che non vedo l'ora di scrivere dal punto di vista di Bonnie perchè avendo partecipato a GDR per tanti anni con questo personaggio mi ci identifico un po' di più ripetto ad Enzo, ma spero di non aver abbassato troppo le vostre aspettative!

Se vi va, lasciate una recensione, sapete che mi fa sempre piacere leggere quello che pensate.
A presto
,
Angela
  
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