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Autore: nikita82roma    14/08/2016    3 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Castle stava rientrando a casa dopo essere stato da Jim e se era possibile si sentiva ancora peggio di prima. Pensava che parlare con Burke, sfogarsi, confessare il suo stato d’animo al padre di Kate sarebbe riuscito a schiarirgli le idee ed invece era ancora più confuso. 
Erano poche le cose che aveva chiare: amava Kate, non l’avrebbe mai lasciata, ma non riusciva a fare finta di nulla, come se tutto fosse come prima. Come se lei fosse quella di prima ed anzi non riusciva più a capire chi tra i due fosse cambiato di più. E si sentiva in colpa per non essere quello che avrebbe voluto essere: un marito che amava sua moglie, a prescindere, anche se lei non ricordava di esserlo e forse nemmeno voleva, per quel che ne sapeva lui.

Quando aprì la porta del loft quello che vide lo lasciò per un momento senza parole per la sua semplicità. Kate era nella loro cucina e stava preparando la cena per loro due. Si sentì così stupido ad emozionarsi per una cosa così. Si fermò a guardarla senza dirle nulla, mentre lei, preparava a testa bassa sentendo il suo sguardo su si se e imbarazzandosi un po'.
Rick lasciò le sue cose sul mobile e la raggiunse, abbracciandola da dietro, facendole lasciare sul piano di lavoro quello che teneva in mano. Le spostò poi i capelli, scoprendole parte del collo e baciandola dolcemente. 
- È una delle cose più belle che ho visto negli ultimi tempi - le sussurrò tra un bacio e l’altro
- Cosa? - chiese Kate mordendosi il labbro non indifferente alle sue attenzioni
- Tu, la nostra casa, la nostra cena… È tutto così normale, così bello.
- Volevo farmi perdonare per ieri. Per non essere venuta in tempo per cenare insieme. Non vorrei che tu pensassi che per me non fosse importante cenare con te.
Rick non le rispose, riprese a baciarle il collo ricercando in ogni bacio quelle sensazioni che credeva di aver perso. Sentiva la sua pelle sotto le sue labbra ed aveva lo stesso effetto di una droga.
La voltò per guardarla negli occhi e si chiedeva come fosse possibile che dopo tutti quegli anni ogni volta che la guardava e vedeva le sue labbra appena socchiuse, gli occhi brillanti e sentiva il suo respiro profondo gli fosse impossibile resisterle. Quando la vide mordersi appena il labbro, gli fu impossibile indugiare ancora, spostò tutto quello che era sul bancone e la sollevò facendola sedere lì, prendendo lui il suo labbro tra i propri denti, stringendolo e succhiandolo per poi baciarla con passione mentre lei passava le mani tra i suoi capelli, ricambiando il bacio con altrettanta intensità.
Le mani di Rick si muovevano autonomamente sul corpo di Kate cercando e trovando i bottoni della camicia che aprì uno dopo l’altro senza mai interrompere il bacio e poi scendendo lungo il collo fino ad arrivare all’incavo tra i suoi seni. Fu lì che si trovò a baciare la sua cicatrice ed in quel momento fu lui ad essere assalito dai ricordi. 
Non poteva, non così. Non poteva lasciare che fosse il desiderio a prendere il sopravvento sul suo buon senso. L’avrebbe fatta sua lì, su quel bancone per la voglia che aveva di lei, ma non era giusto. Non doveva essere così tra loro.
- Kate… è meglio se finisci di preparare e mangiamo… - Si staccò da lei brutalmente, andando sciacquarsi il viso mentre lei attonita si rivestiva.

- Scusami… ho rovinato tutto. La cena ed anche il resto. - Castle interruppe il silenzio che li aveva accompagnati per tutta la cena.
- Cosa c’è che non va Rick?
- Va tutto bene Kate…
- Ne sei sicuro?
- Certo… - abbassò lo sguardo. Non sarebbe riuscito a mentirle guardandola negli occhi, ma non sarebbe nemmeno mai riuscito a dirle tutto quello che aveva dentro.

Finito di mangiare Castle si chiuse nel suo studio a scrivere, ma Kate capì ben presto che non lo stava facendo. Non sentiva il suo solito picchiettare sui tasti, era tutto troppo silenzioso.
La maglia di Rick, che ormai come sempre usava per dormire, aveva addosso il suo profumo, era quella che aveva indossato lui la notte precedente: Kate lo inspirò cercando conforto. 
Ripercorse con la mente tutto quello che aveva pensato quando lui non c’era e come si sarebbe immaginata diversamente quei giorni, tutto quello che avrebbe voluto dirgli: aveva immaginato che sarebbero stati felici di cominciare una vita insieme con altre prospettive, con un futuro diverso. Invece lui era tornato più lontano di quando era partito, sotto tutti i punti di vista. 
Andò in bagno per togliersi quel filo di trucco che ogni mattina si metteva per andare in ufficio. Si guardò, fece aderire la maglia al suo corpo e vide quanto era diversa, stava cambiando in quegli ultimi giorni molto rapidamente, la pancia si era ingrossata, era una presenza importante. Era anche quello il problema? Altri dubbi ed incertezze si aggiunsero a quelle che già invadevano la sua mente. Da quanto era diventata così insicura di se? Era Castle a farla sentire così? Era perché lui era diventato così dannatamente importate che si muoveva come su una sottile lastra ghiacciata di un lago in inverno, con la paura che un piede messo male, una piccola crepa avessero potuto rompere tutto e farla sprofondare nelle acquee gelide, condannandola ad una morte sicura dei suoi sensi, ormai completamente rapiti da lui.
Non aveva sentito che Castle nel frattempo era rientrato in camera e si era messo sul letto. Era completamente assorto nei suoi pensieri, aveva la tshirt in mano ma non l’aveva indossata, come se si fosse interrotto per pensare a qualcosa di veramente importante. Aveva le gambe, nude e tese ed anche i muscoli delle braccia erano in tensione, mentre stringeva quella maglietta che si sarebbe forse disintegrata nella sua presa stretta. Quel suo volto con le espressioni da bambino era così in contrasto con il suo corpo possente da uomo. Le mancava. Le mancava terribilmente il Richard Castle che era stato per lei fino a pochi giorni prima, quello affettuoso fino ad essere troppo appiccicoso, quello che la faceva sentire la donna più desiderata del mondo e la più amata, quello che sapeva soddisfare ogni suo desiderio, sotto tutti i punti di vista. 
Si avvicinò a lui gattonando sul letto, portando una gamba tra le sue, appoggiandosi al suo corpo e toccandolo in modo tutt’altro che casto. Ripensava ai baci sul suo collo di poco prima in cucina e la facevano andare fuori di testa. Voleva Castle, voleva suo marito e cercò di farglielo capire in ogni modo, toccandolo e baciandolo in modo provocante. Lui la guardava senza fare nulla.

- Castle, ti prego… - Quella di Kate apparve una supplica.
- Cosa c’è?
- Perché fai così?
- Cosa vuoi Kate? Vuoi sapere quanto ti desidero? - Rispose scontroso ritraendosi, come se le mani di sua moglie addosso alla sua pelle gli provocassero ustioni.
- No, non voglio saperlo. Voglio che me lo dimostri.
Castle gli mostrò la mano sinistra.
- Mettimi la fede Kate. Poi ti dimostro tutto quello che vuoi.
Kate fu presa alla sprovvista. Avrebbe voluto farlo, ma non così, non come se fosse un ricatto per ottenere qualcosa. Reagì come non avrebbe voluto, dicendo quello che non avrebbe voluto dire, ritraendosi, sentendosi rifiutata, ancora.
- Perchè devi rovinare tutto con questa cosa?
- Questa cosa Kate? Questa cosa è il nostro matrimonio! Se mi ami, se mi vuoi, non dovrebbe essere complicato fare questa cosa. Cosa sto rovinando, la tua eccitazione? - Era arrabbiato, anzi furioso.
- Sei ingiusto Rick. Perchè devi mischiare le due cose? 
- Se tu o io avessimo voluto solo fare sesso, saremmo finiti a letto insieme molto prima e forse non ci sarebbe stato altro. - Disse sconsolato.
- Sarebbe solo questo per te adesso? - Kate stava rivoltando le carte in tavola e Rick si sentì spiazzato.
- Sai cosa è per me. Per te cosa è invece?
- E se fosse solo sesso sarebbe un problema? Lo avrai fatto no, con qualche tua fan particolarmente focosa, qualche modella conosciuta a qualche party. Magari proprio qui, dove siamo noi adesso… Però forse loro ti eccitavano di più… - Non sapeva perché gli stava dicendo quelle cose, forse solo per ferirlo, per fargli del male come sentiva che lui lo stava facendo a lei in quel momento.
- Smettila Kate. Falla finita. Vuoi saperlo? Sì, l’ho fatto, molte volte, molte volte anche cambiandone una al giorno senza ricordarmi nemmeno la mattina dopo il suo nome. E nessuna di loro mi faceva nemmeno lontanamente l’effetto che mi fai tu. Ma io non voglio questo e non lo vorresti nemmeno tu.
- Non mi parlare come se fossi un’altra persona Rick! Tu stai parlando a me, ora, ed io lo voglio, te l’ho detto prima. Il problema sei tu che non lo vuoi e non per una fede al dito.
- Kate io ti amo. Ti ho amato da ben prima che te lo dicessi. Non ho mai voluto che tra noi ci fosse solo sesso. Mai. Perchè non ne sarei stato capace con te e non lo sono ancora, ora che ho capito che non c’è tra noi quello che c’era prima. Fare l’amore con te è la cosa che più mi fa sentire vivo e non sai quanto mi manchi. Però io lo so che per te ora non sarebbe la stessa cosa. Io so a cosa sto rinunciando dicendoti così, so che sarebbe del sesso incredibile con te, come sempre, come nella doccia la mattina che sono tornato, ma non sarebbe quello è che sempre stato tra noi, non per me, adesso.
- Tu non sai niente di me Rick… Pensi di sapere tutto, ma non sai niente. Non hai capito nulla… Se non ricordassi più cosa faresti allora, non mi toccheresti più? Mi ameresti platonicamente tutta la vita?
Castle non sapeva cosa dire e nemmeno cosa fare. Non aveva mai pensato a questa ipotesi, nemmeno quando lei le aveva detto di non voler ricordare, o forse sì, ma l’aveva sempre ben tenuta lontano nella sua mente, chiusa in un cassetto tra le cose impossibili, vicino agli unicorni o agli elfi, anzi no, unicorni ed elfi dovevano essere necessariamente più reali di questo.
- No. Fino a quando non sarei certo che anche tu mi ami e non mi desideri solamente.
- Il problema non è che tu non sei sicuro di quello che provo io, è che non sei sicuro di quello che provi tu. Io ti amo. - Le parole non uscirono dalla bocca ma direttamente dal cuore, senza accorgersene. Nel modo peggiore in cui aveva pensato di poterlo fare, nel mezzo di una discussione, con rabbia.
- Non vale detto così Kate.
Castle si alzò ed andò in bagno. Si chiuse la porta alle spalle e poco dopo Kate sentì distintamente il rumore dell’acqua della doccia.
Non si era accorta nemmeno lei di averglielo detto, così, all’improvviso. Avrebbe pensato anche lei stessa, al termine di quella discussione che glielo stava dicendo solo per ottenere quello che voleva ed invece si rese ben presto conto che non era così. Ricompose la sua maglia addosso, si portò le ginocchia al petto, per quanto le era possibile con la sua pancia che cominciava ad essere più voluminosa, si appoggiò con la testa sulle ginocchia e cominciò a piangere. Si era innamorata di Richard Castle. Veramente. E glielo aveva finalmente detto.
Sarebbe dovuto essere tutto più facile ora, ma lei sentiva che non era così, anzi sentiva tutto più dannatamente complicato. Aveva vissuto tutte quelle settimane con Rick che la coccolava e la corteggiava a modo suo ed ora, invece, le sembrava che doveva essere lei a corteggiare lui, perché nel momento stesso in cui l’aveva rifiutata, si era resa conto di amarlo ancora di più di quanto pensasse ma che lui non amava lei. Amava il suo ricordo, quella che lei non era più.

Castle si fece una doccia gelida. Kate si era appena offerta a lui, gli aveva detto che l’amava e lui l’aveva rifiutata perché non era convinto dei suoi sentimenti. Sarebbe tornato indietro e le avrebbe dimostrato quanto la voleva amandola per tutta la notte e tutto il giorno seguente, in ogni modo che lei avrebbe voluto. Ma sentiva che non poteva farlo e gli faceva male dirselo.
Sentiva che per lei non sarebbe stata la stessa cosa, che non sarebbe stato come tutte le volte tra loro: mancava quella complicità, quella comprensione reciproca immediata, quel volersi e sentirsi senza dirselo quando bastava uno sguardo e tutto era chiaro. Erano Rick e Kate, ma lui sentiva che non erano ancora loro, ed il fatto che lei non accettasse ancora il loro matrimonio, che non si sentiva pronta per indossare quella fede, gli faceva capire che aveva ragione. Per questo non poteva, ma solo Dio sapeva quanto gli costava dirle di no.
Uscì dalla doccia e si strinse bene l’accappatoio in vita. Certo uscire così dopo quei discorsi sembrava una provocazione, ma non ci aveva proprio pensato. Non fece nemmeno caso a lei sul letto, andò direttamente verso il guardaroba, prese i boxer e una tshirt e i pantaloni di una tuta e si vestì rapidamente. 
La vide rannicchiata e si sentì uno schifo. Salì sul letto e si andò a sedere vicino a lei, la provò ad abbracciare ma lei lo respinse scacciandolo con una mano. Non si diede per vinto. Lo fece di nuovo, questa volta con maggior forza e a nulla potè la sua resistenza quando lui la chiuse tra le sue braccia. Kate provò a divincolarsi e Rick la strinse di più, non le faceva male, voleva solo farle capire che non l’avrebbe lasciata respingerlo. Si calmò, alla fine, rimanendo sempre rigida tra le sue braccia.
- È stato umiliante sai? - Gli disse senza guardarlo in faccia. Lui si sentì schiaffeggiato da quelle parole. Realmente era quello che aveva provato? Si era sentita umiliata?
- Non scherzare Kate…
- Non sto scherzando Rick. È stato veramente umiliante sentirsi rifiutare in quel modo. Come donna dico, soprattutto adesso, nel mio stato… è… umiliante Castle, veramente… 
- Come donna? - Kate non poteva vedere l’espressione incredula di Rick. Tutto pensava tranne che le avesse provocato quello stato. No, non poteva lasciarglielo pensare. Non lo doveva mai credere.
- Kate, sei la donna più straordinaria che conosco, sotto tutti i punti di vista, la più sensuale e la più provocante. - Mentre parlava le diede un paio di baci sul collo - E mai, mai devi pensare che sia diverso, che io non ti desideri, che tu non piaccia.
- Mi sono sentita come una ninfomane che provava a circuire un ragazzino inesperto, o anche come qualcosa di peggio…
- Tu ninfomane forse sì, io ragazzino anche… però Beckett, inesperto proprio no! Visti i risultati almeno un paio di volte mi sono applicato, ma ti assicuro che sono state molte di più! - Disse malizioso cercando di alleggerire la situazione.
- Lo sai che così non mi aiuti vero? - Era arrabbiata. Non con lui, ma con tutta quella situazione. Capiva che lui era una vittima tanto quanto lei, ma in modo diverso. Eppure non riusciva a resistere a lui, aveva bisogno anche di quegli abbracci. 
- Puoi sempre dare la colpa agli ormoni della gravidanza. 
- Castle… io penso veramente quello che ti ho detto. Tutto quello che ti ho detto… Soprattutto che…
- Shh Kate. Non adesso. - La interruppe, non voleva sentirselo dire adesso. Perché era lui a non esserne pronto, perché non avrebbe reagito come voleva.

Kate si lasciò andare nel suo abbraccio e scoprì in quel momento tutta la sua fragilità, tutta quella che non avrebbe mai voluto avere. Le aveva fatto male, ma non riusciva a resistere a stare così, perché se non pensava a nulla, se non pensava a quello che era o che era stato, lei lì stava bene e si malediva per quello, perché lei, si ripeteva, non era così. Non era una che si faceva trattare così da nessuno, non era tanto fragile da non riuscire a fare a meno di una persona. O forse lo era diventata.

   
 
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