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Autore: _Mer_    15/08/2016    0 recensioni
Caro lettore,
Probabilmente sei capitato in questa storia per caso, probabilmente pensi sia un semplice frutto della mia fantasia e starà a te decidere se crederci o no.
Non voglio annoiarti o rendere questa introduzione troppo lunga, quindi dico solo lo stretto necessario cioè:
1) Che tu mi creda o no, io, Iolanda Cesaretti, sono stata ad Hogwarts
2) Se mentre leggi troverai alcune parti che non riguardano me personalmente ciò non vuol dire che io me le sia inventate: mi sono state raccontate dagli interessati stessi e con qualche aiuto … magico sono riuscita a scriverle.
Non aggiungo altro e se ti ho incuriosito leggi pure.
Saluti,
Iolanda
PICCOLA PARENTESI: Avevo già scritto una storia con la stessa trama che ho eliminato, si chiamava "Io sono Mia"
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus, Severus, Potter, Alice, Paciock, Jr, James, Sirius, Potter, Nuovo, personaggio, Rose, Weasley | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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UNO STRANO RISVEGLIO E UN PATTO CON UN PRESUNTO ELFO

Quando mi svegliai ero distesa in un letto e ci misi un po’ a ricordare quello che era accaduto. In realtà pensai di aver sognato e di essere a casa, in camera mia, ma quando sentii delle voci capii che mi ero sbagliata.

Non mi sembrava di riconoscerle ma decisi di aspettare prima di riaprire gli occhi.

«Si è svegliata?»

«Non ancora...»

«Ma sta bene?»

«Si non ha niente di grave.»

«Ne sei sicura Vic?»

«Certo, ma ti ricordo che qui per te sono Miss Weasley!»

«Uff sembri Neville..»

«Professor Paciock.»

«Miss Weasley suona malissimo.»

«Hey guardate si sta muovendo!»

«Mia, sei sveglia?»

A quel punto aprii gli occhi e quando mi abituai alla luce vidi che intorno al mio letto c’erano alcuni ragazzi. Erano 5 e vestiti tutti allo stesso modo, piuttosto strambo in realtà: un mantello nero aperto davanti, sotto un maglioncino grigio e pantaloni (gonna le ragazze) neri. L’unica vestita in modo differente era una ragazza sui 25 anni, probabilmente, i capelli biondi raccolti in una crocchia, aveva un camice bianco e supposi fosse una specie di dottoressa, cosa che mi fece preoccupare un po’.

«Dove mi trovo?» Chiesi cercando di riconoscere la stanza: era piuttosto ampia e con grandi finestre da cui filtrava la luce. Intorno a me c'erano molti letti, tutti vuoti.

«Sei in infermeria.» Parlò una ragazza dai capelli rossi e il sorriso gentile, non la conoscevo, ne ero sicura perché mi sarei ricordata di lei sicuramente, proprio per il colore dei capelli.

«Voi… chi siete?» Chiesi poi. So che alcune persone sarebbero reagite in modo diverso, risvegliarsi in un letto, circondata da sconosciuti che ti dicono che sei in un’infermeria, certo non è una cosa strabiliante ma io in genere rimanevo abbastanza calma in ogni genere di situazione.

«Come sarebbe a dire, chi siamo?» Domandò una ragazza che era arrivata proprio in quel momento correndo, i capelli legati in una coda spettinata e tra i quali vidi c’era incastrata una foglia. «Mia, ti ricordi di noi vero?»

«Ma io non sono Mia.» Continuai sempre calma. «E hai una foglia incastrata tra i capelli, propri lì.» Aggiunsi indicandole la testa.

«Cosa? Vic che le è successo?» Una delle ragazze, la più alta, si rivolse alla dottoressa-infermiera bionda che supposi si chiamasse Vic.

«Credo che la caduta le abbia comportato una piccola perdita di memoria, ma non vi preoccupate, si può guarire. Ora sarebbe meglio se la lasciasse riposare un po’.» La donna si avvicinò a me e controllò la mia temperatura con la mano sulla fronte.

«Scusatemi ma io non mi sono dimenticata niente, io ricordò benissimo che ero con Leila e …’» Provai a spiegarmi ma subito mi interruppero.

«Si ricorda di Leila!»

«Certo è mia sorella ma come vi dicevo ....’» Riprovai a dire.

«Dovremo chiamarla, magari parlando con lei si ricorderà!»

«Hai ragione, andiamo!»

«Ragazzi ora uscite da qui. Lei ha bisogno di riposare e così la confondete soltanto, non è riuscita neanche a parlare!»

«Bene, grazie. Come vi dicevo…’»

«Però credo che chiamare Leila sia una buona idea.» Continuò come se non avessi aperto bocca.

«Posso parlaree!?!?!» Urlai facendoli zittire tutti. «Io non ho la minima idea di chi siate voi tutti, non mi ricordo e non so come sono finita qui dentro ma so di non conoscere nessuno di voi. Potrei ora parlare con mia sorella?» Per un momento mi guardarono sconcertati tutti quanti, credevo di averli convinti ma mi sbagliavo di grosso.

«È più grave di quanto pensassi. Ragazzi andate a chiamare Leila e non disturbate Mia, deve riposare.» Sbuffai ma l’infermiera bionda chiuse le tende intorno al mio letto e non fece entrare più nessuno finché, quando non sentii più le voci dei ragazzi rientrò con un bicchiere ripieno di una sostanza rossastra.

«Allora, Mia. So che ora sei molto confusa ma è normale. Ieri sei caduta durante la partita e hai dato una bella botta in testa che ti ha provocato una piccola perdita di memoria e molta confusione nel cervello. Vedi, hai mantenuto alcuni ricordi mentre altri sono spariti, anzi, i ricordi ci sono ma tu non riesci a, appunto, ricordarteli.» Per un momento credetti a quello che aveva detto, sembrava così sicura e il modo in cui mi guardava … non so trasmetteva sincerità e la sua bellezza (perché sì, era davvero bella) emanava un non so che di positivo. Magari avevo veramente dimenticato alcune cose. «Ti ho portato questa pozione che ti aiuterà a guarire, forse ci vorrà un po’ di tempo ma ti assicuro che recupererai la memoria.»

Mi porse il bicchiere che presi riluttante, mi avevano sempre detto di non accettare cose dagli sconosciuti. «Cosa è?»

«Una pozione.»

«Scusa credo di non aver capito.»

«È una pozione.» Sembrava paziente, probabilmente per fare il suo lavoro era una dote richiesta.

«Una pozione?» Ripetei. «Intendi una medicina o qualcosa del genere?»

«No, intendo una pozione. Ho fatto la scorta proprio pochi giorni fa dal professor Lumacorno, non sono mai stata molto brava in questa materia.» Mi disse con semplicità anche se la mia mente si era bloccata al nome del professore.

«Lumacorno?» Chiesi, di nuovo, tanto che se ormai pensava che fossi stupida avrebbe avuto la conferma.

«Si, non mi fido di quella nuova, quella Mary Shell. Non mi ispira simpatia. E poi il professore mi ha insegnato quando ero ad Hogwarts e mi era davvero tanto affezionato. Mi dispiace che non insegni più ma ormai era vecchio. » Fece un sospiro e non parlò per un momento, sembrava stesse ricordando mentre io stavo elaborando ancora le informazioni. Aveva davvero detto “Hogwarts”? «Ma non dovrei annoiarti con tutte queste chiacchiere, e poi la Chips mi sta alle costole. Quella vecchiaccia cosa avrà da brontolare?!» E continuò a borbottare qualcosa del genere mentre usciva dalla tenda intorno al letto e scompariva.

Quando il rumore dei suoi passi cessò dopo quello di una porta che si chiudeva la stanza fu invasa dal silenzio. Mi alzai dal letto e presi il bicchiere che ancora non avevo bevuto, decisa a buttarlo via da qualche parte.

Sbirciai fuori dalla tenda e avuta la conferma che non c'era nessuno sgusciai fuori, mi avvicinai a una finestra per gettare via la pozione ma non riuscendo ad aprirla ripiegai in un vaso di fiori e ci versai tutto il contenuto del bicchiere.

Mi affacciai per scoprire il luogo dove mi trovavo e quel che vidi mi sorprese molto: un grande prato che si estendeva per molto e continuava con una foresta a destra e un lago scuro a sinistra. Ma la cosa più sorprendente era la parte dell’edificio che si vedeva, potevo benissimo scorgere le alte mura e le torri del castello nel quale indubbiamente mi trovavo.

Mi voltai di scatto quando sentii il rumore della porta che si apriva ma rimasi sollevata quando riconobbi la figura di mia sorella.

«Leila sei tu, grazie al cielo!» Esclamai.

«La sola e unica.» Mi rispose scocciata.

«Va tutto bene?» Le chiesi notando l’espressione seccata che aveva in viso, l’ultima volta che l’avevo vista non mi sembrava averle fatto qualche torto, OK forse era arrabbiata per la faccenda delle scarpe ma era una reazione esagerata quella.

«Mai stata meglio.» Mi disse con un tono sarcastico. «Comunque non ho molto tempo e i tuoi amici mi sono venuti a chiamare dicendomi che hai perso la memoria, è vero?»

«No, non è assolutamente vero. Io mi ricordo perfettamente tutto ma non capisco cosa…’»

«Perfetto, allora posso andarmene.» Lo disse come una decisione, non una domanda ma io le risposi lo stesso.

«No!» Urlai quasi. «Devo farti delle domande, non ci sto capendo niente.»

«Spicciati, hai tre domande.»

«Allora» Presi un bel respiro.«Dove ci troviamo, cioè va bene in infermeria ma dove? Seconda domanda: chi è tutta quella gente? E poi ...» Mi resi conto in quel momento che Leila indossava gli stessi vestiti di quei ragazzi. «...Leila perché sei vestita come loro?»

«Hogwarts, i tuoi amici, è la divisa.» Disse schiettamente.

«Hogwarts? Non prendermi in giro, e perché sono qui, come ci siamo finite e quando?»

«Hai esaurito le domande!» Mi salutò con la mano e fece per andarsene, ma proprio prima di uscire dalla porta si voltò e mi lanciò qualcosa che presi istintivamente al volo. «Mi ero scordata la tua bacchetta, lo zaino te lo ho riportato mentre dormivi.» E scomparve dietro la porta.

Vidi che in mano mi aveva lasciato una specie di bastoncino, lungo circa 30 cm, bianco. “Questa sarebbe la bacchetta” Pensai tra me.

«È uno scherzo?!?!?» Gridai verso l’alto perché, se era così, dovevano ora comparire delle telecamere mentre da fuori la gente che mi vedeva stava ridendo di buon gusto.

Poi, per dimostrare a tutti quelli che mi stavano guardando in una tv (e a me stessa) che quella non era una bacchetta, la puntai verso un letto e feci la cosa più ovvia: agitai e colpii. Ma rimasi di stucco quando quello esplose e rimasi ancora più di stucco quando dal nulla comparve con uno schiocco un piccolo esserino verde di mia conoscenza.

 

«Tu!» Puntai il dito verso il coso. «Cosa sta succedendo?»

«Buongiorno signorina!» Disse con voce acuta facendo un piccolo inchino. «Finalmente è riuscita ad arrivare! Perry ci ha messo un sacco per trovarla, il libro sarà felice, sì sarà davvero felice!»

«Cosa? Prima di tutto i libri non provano emozioni, seconda cosa perché dovevo arrivare e perché mi stavi cercando?»

«Il Libro la stava cercando, Perry è solo un piccolo elfo. Perry fa quelllo che gli viene chiesto.»

«Allora fai quello che ti chiedo io. E rispondimi. Dove sono?»

«Alla più grande scuola di magia e stregoneria signorina, lei è ad Hogwarts.» Decisi di non contraddirlo, se volevo ottenere risposte.

«Ma io non sono una strega Perry, io sono una babbana.»

«Oh no, lei ha la magia nel sangue. Il libro si lega solo a chi ha la magia.»

«Ma, Perry, dove è questo libro i cui parli tanto? E io cosa centro?»

Non mi rispose ma indicò un punto vicino al letto dove mi ero svegliata. Mi avvicinai e scoprii che stava indicando lo zaino che non so quanto tempo prima avevo preparato per andare a casa di Giada.

Senza aspettare altro lo presi, Dentro avevo messo il computer  e sicuramente c’era anche il mio telefono, ma quando lo aprii ebbi una spiacevole sorpresa: non c’era ne computer ne telefono ma era pieno zeppo di fogli, pergamene e un grande libro della stazza di un vocabolario di latino, ma molto più grande.

Era sicuramente quel famoso libro e così ricordai che quando ero nella stanza a casa di Emma avevo trovato un immagine che ci rappresentava.

Sfortunatamente per me il tomo sembrava sigillato, non si apriva. Chiesi aiuto a Perry e quello mi consigliò di usare la bacchetta. La storia mi puzzava sempre più di una presa in giro. Nonostante ciò non trovai altro modo così puntai il bastoncino verso il libro e la bacchetta funzionò di nuovo.

Il libro si illuminò: apparvero strani disegni con scritte dorate e per un momento mi sembrò di scorgere il mio nome. Poi quando si spense il libro era tornato esattamente come prima ma ora riuscivo ad aprirlo.

Le pagine erano scritte con strani simboli che non riuscivo a decifrare ma trovai con facilità l’immagine che avevo già visto. Era esattamente come la ricordavo: Emma, girata verso lo scaffale da cui aveva appena preso il volume di matematica, Leila seduta sul letto e mi guardava mentre io, con il capo chino, leggevo.

Mente la osservavo nella pagina successiva comparve un’altra immagine: riuscivo benissimo a riconoscermi, il mio viso troppo paffuto e gli occhiali, i capelli lisci che cadevano giù senza un minimo movimento. Riconoscevo me, certo, ma non le persone con cui ero, o il luogo. Ero seduta su un divano tra due ragazze, una stava leggendo un libro mentre l'altra sembrava stesse raccontando qualcosa di divertente.

Alzai il capo verso Perry. «Cosa significa questo, chi sono queste due ragazze e come hanno fatto a sapere cosa succedeva in quel momento in camera?»

«Perry non sa molte cose ma Perry sa che il libro è molto potente, riesce a sentire la sua magia.»  

Riguardai l'immagine ma mi accorsi che io non c’ero più. C’era un'altra ragazza ora sul divano, era molto bella. I capelli boccolosi le incorniciavano un viso senza imperfezioni, con una adorabile fossetta, nonostante fosse seduta si vedeva che era molto alta e naturalmente non aveva nemmeno un filo di grasso.

«Non ci sto capendo niente in questa storia!» Sbuffai esasperata accovacciandomi a terra. «Perché è così tutto senza senso? Cosa dovrei fare io?»

«Perry vorrebbe essere d’aiuto.»

«Perry … Cosa sei?» Osservai meglio quel piccolo esserino: i suoi occhi erano di colore marrone chiaro e erano enormi rispetto al viso, il cappellino aveva dei piccoli sonagli che suonavano quando si muoveva, indossava un maglione enorme che arrivava fino alle ginocchia, a righe viola e verdi con  al centro disegnata una stella azzurra e ai piedi aveva due pantofole che assomigliavano a quelle di mia nonna.

«Perry è un elfo, signorina. E’ un elfo libero!» Batte la sua mano minuscola sul petto, orgoglioso.

«Questa l’ho già sentita.» Ruotai gli occhi e poi aggiunsi: «Gli elfi non esistono, i maghi non esistono e Hogwarts non esiste.»

«Ma Perry è un elfo, lei è una strega e questa è Hogwarts!» Perry aprì le braccia indicando la stanza. «E se la signorina  non crede allora Perry glielo dimostrerà!»

«Facciamo così: se riuscirai a dimostrarmi che tu sei un elfo, che io sono una strega(impossibile) e che questa è Hogwarts allora io ti crederò.»

«Signorina, affare fatto!» Il presunto elfo mi strinse la mano con una energia che non credevo potesse avere. «Però ora perry è costretto ad andarsene, qualcuno sta arrivando e Perry non deve farsi vedere.»

Detto questo si girò verso il letto che prima era esploso e schioccò le dita, subito il letto tornò come prima e Perry si girò verso di me dicendo: «Gli elfi sanno fare magia!» Poi, schioccando di nuovo le dita, scomparve.



 

SALVE

Allora ecco il secondo capitolo. Mi sono immaginata che Victorie potesse essere la nuova infermeria di Hogwarts perché in fondo la cara vecchia Poppy ad un certo momento dovrà smettere di lavorare, no?

Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, perdonatemi se ci sono errrori e niente, tutto qui.

Al prossimo capitolo,

Mer

   
 
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