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Autore: _Mer_    01/08/2016    0 recensioni
Caro lettore,
Probabilmente sei capitato in questa storia per caso, probabilmente pensi sia un semplice frutto della mia fantasia e starà a te decidere se crederci o no.
Non voglio annoiarti o rendere questa introduzione troppo lunga, quindi dico solo lo stretto necessario cioè:
1) Che tu mi creda o no, io, Iolanda Cesaretti, sono stata ad Hogwarts
2) Se mentre leggi troverai alcune parti che non riguardano me personalmente ciò non vuol dire che io me le sia inventate: mi sono state raccontate dagli interessati stessi e con qualche aiuto … magico sono riuscita a scriverle.
Non aggiungo altro e se ti ho incuriosito leggi pure.
Saluti,
Iolanda
PICCOLA PARENTESI: Avevo già scritto una storia con la stessa trama che ho eliminato, si chiamava "Io sono Mia"
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus, Severus, Potter, Alice, Paciock, Jr, James, Sirius, Potter, Nuovo, personaggio, Rose, Weasley | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Caro lettore,

Probabilmente sei capitato in questa storia per caso, probabilmente pensi sia un semplice frutto della mia fantasia e starà a te decidere se crederci o no.

Non voglio annoiarti o rendere questa introduzione troppo lunga, quindi dico solo lo stretto necessario cioè:

  1. Che tu mi creda o no, io, Iolanda Cesaretti, sono stata ad Hogwarts

  2. Se mentre leggi troverai alcune parti che non riguardano me personalmente ciò non vuol dire che io me le sia inventate: mi sono state raccontate dagli interessati stessi e con qualche aiuto … magico sono riuscita a scriverle.

Non aggiungo altro e se ti ho incuriosito leggi pure.

Saluti,

Iolanda

COME TUTTO EBBE INIZIO

Cominciò tutto un pomeriggio di giugno, la scuola stava per finire, i professori che non ne potevano più avevano smesso di interrogare e avevo finalmente del tempo libero da dedicare alla mia fan fiction.

Il caldo cominciava a farsi sentire e mi ero così sistemata in camera mia in tenuta estiva (canottiera e calzoncini) con il mio fedele amico (il ventilatore) e il pc acceso sopra la scrivania.

Avevo cominciato a scrivere la fan fiction molto tempo prima ma con il tempo me ne ero quasi dimenticata e, dato che non sopportavo le cose lasciate a metà, avevo deciso di scrivere quella benedetta fine.

Le mie due passioni erano Harry Potter e le storie d’amore; e naturalmente dal mio lavoro non poteva che uscirne una storia d’amore ad Hogwarts. La protagonista era una ragazza, una strega, che si trasferiva dall’Italia con la famiglia e ad 11 anni riceveva la lettera per frequentare Hogwarts.

La storia era incentrata principalmente nel suo quinto anno quando si innamorava del bellissimo James Sirius Potter. Lei era la migliore amica di Rose Weasley e Alice Paciock e avevo pure scritto un capitolo che parlava di Scorpius Malfoy e Lily Luna Potter. Dopo varie peripezie, segreti, baci, tradimenti ecc. la mia protagonista si fidanzava, ma per un equivoco si lasciavano ed ora toccava a me trovare un modo per farli riappacificare.

Non trovavo però niente di abbastanza romantico, volevo che James le portasse dei fiori, volevo che lei commossa gli saltasse addosso e volevo un bacio finale, il bacio finale ci doveva essere per forza.

Cominciai a scrivere seguendo tutti i pensieri che mi passavano per la testa, optai per una dichiarazione davanti a tutta la sala grande, James saliva sopra una tavola e le chiedeva perdono, le offriva il suo amore portando lei delle rose rosse.

In poco tempo terminai il lavoro.

E quando James fini di parlare, lei si gettò tra le sue braccia e lo baciò, baciò il Potter di cui era innamorata.

Soddisfatta chiusi il pc e presi il mio cellulare. Avevo una tradizione: ogni volta che scrivevo un capitolo la mia migliore amica, Giada, faceva il collaudo. Leggeva il capitolo e lo giudicava, mi diceva tutto ciò che non andava e dava un voto. In realtà non aveva una grande opinione della mia storia: sosteneva che la protagonista fosse troppo perfetta e altre cosucce del genere; io non le davo ascolto, d’altronde Giada non aveva mai letto Harry Potter (ne’ visto i film).

Oi, ho scritto il capitolo, collaudo?

Ovvio! Comunque stasera ho un appuntamento con Carlo!

E me lo dici solo oraa, vengo da te. Parto subito... porto il pc ;)

Perfect

Senza aspettare altro misi il pc dentro uno zaino e scesi in salotto pronta per partire e stavo quasi per uscire quando mia madre mi chiamò.

«Yoyo esci? Puoi accompagnare tua sorella a casa della sua amica?» Sbuffai sonoramente per mostrare tutto il mio dissenso ma bastò uno sguardo di mamma per farmi capire che non potevo far altro. Lei ha i cosiddetti 5 sguardi, quando ne esibisce uno non hai scampo; e quella volta era il "Su questo non si discute".

«OK va bene, ma non intendo aspettare molto quindi o si precipita qua o va a piedi.» Evidentemente avevano già deciso tutto infatti un attimo dopo mia sorella Leila si presentò pronta per partire con un vestito a fiori, una borsa a tracolla e delle converse nere, le mie converse nere.

«Sono pronta.»

«Quelle sono le mie scarpe.» Le indicai e Leila si guardò i piedi scrollando le spalle.

«Non le metti mai, e non mi hai permesso di comprarle uguali.»

«Non è assolutamente vero» Ribadii «Le ho messe un sacco di volte, e comunque questo non è un pretesto per prenderle!»

«Te prendi sempre la mie cose, perché io non dovrei?»

«Non è vero, le tue cose non mi stanno bene!»

«E che mi dici della canottiera che indossi ora?»

E va bene indossavo la sua canottiera ma questo non significava niente quella era passata in mia proprietà molto tempo prima, quando avevo cominciato a metterla e lei non aveva brontolato, quindi era lei nel torto. « Cambiati le scarpe o non ti porto da nessuna parte. »

«Non ci penso proprio.»

«Invece lo farai.» Ringhiai in risposta.

«Scordatelo.»

«Allora puoi pure andare a piedi.»

«Cocciuta.»  

«Insopportabile.»

«RAGAZZE!! » Oh oh, sguardo n.2 (“Mi sto arrabbiando”)+ urlo, meglio evitare di continuare in questo caso.  «Leila vai a cambiarti le scarpe. Yoyo accompagna tua sorella e non voglio sentire altre storie.»

Sorrisi compiaciuta perché, sì, avevo vinto e Leila ora indossava un paio di sandali bianchi.

«Allora ciao mamma, ci vediamo dopo.» Mi avviai verso l’uscita.

«Già mamma ciao. Hey Yoyo magari da Emma incontri Edoardo!» Aggiunse mia sorella con un tono di voce troppo alto e beccandosi una gomitata da parte mia mentre la spingevo fuori dalla porta.

**

Mio padre aveva una vespa, quando era un ragazzo la usava ma poi quando prese la patente per l’auto l’abbandonò sul garage. E lì rimase per moolti anni, nascosta in un angolino tra scatole e scartoffie varie.

Ho scoperto della sua esistenza circa un anno fa quando ho comunicato ai miei genitori che avrei voluto prendere il patentino; loro erano abbastanza felici e mi dissero che se avessi passato il test mi avrebbero fatto un regalo. Beh io ho passato almeno un mese pensando che mi volessero regalare un motorino invece un giorno tadà mi sono ritrovata con la vecchia vespa di mio padre. E mio padre non è un giovincello.

Ormai mi ci sono affezionata però, certo un motorino nuovo non lo avrei disprezzato, ma io e la mia cara vespa ormai siamo sorelle di avventure. Anche se ormai è un miracolo che non cada a pezzi.

«Ti passo a prendere alle sette.» Comunicai a mia sorella mentre lei si toglieva il casco fucsia (regalo di mio padre che io rifiutato di indossare) e scendeva dalla vespa.

«Va bene, ma sappi che la prossima volta me le tengo le scarpe.»

«Vuoi tornare a piedi?» Chiesi sorridendo.

«Vuoi che ti chiami Edo, chissà magari questa volta riesci a parlare o almeno a non inciampare. “Oh Edo sei bellissimo!”» Mi imitò scimmiottando.

«Taci.» Ringhiai in risposta. «E da quando lo chiami Edo?»

Leila stava per rispondere ma una voce la interruppe, precisamente la voce di Teresa la madre di Emma, migliore amica di mia sorella, ed Edoardo, la mia cotta storica. Oh era anche la mia maestra delle elementari. «Leila sei arrivata! Entra pure, Emma è dentro. Iolanda ci sei anche tu! Fatti vedere, come sei cresciuta! Dai vieni ho appena cucinato un dolce!» Inutile dire che non riuscii a rifiutare, sia per il mio debole per i dolci sia perché era davvero difficile dire di no a quella donna.

**

«Mi fa davvero piacere!» Ero seduta nel salotto di casa Rosi, su un divano verde angolare mentre intrattenevo una conversazione con Teresa che ogni volta che mi incontrava si informava su tutto quello che era successo da quando non mi vedeva. «Allora, ce lo hai un fidanzato?»

«Emm no.» Anche se non mi dispiacerebbe se mi organizzassi un matrimonio combinato con il tuo splendido figliolo.

«Possibile? una ragazza bella e intelligente come te! » Ma dove?! « E invece la scuola come va? Ancora brava a matematica?» I tempi del “brava a matematica” si erano estinti con il finire delle medie in realtà.

«Diciamo che era  molto meglio quando me la insegnava lei!»

«Oh sciocchezze! Scommetto che sei bravissima, come sempre. E non darmi del lei, mi invecchia!» Decisi di non dirle che era un miracolo se me la cavavo con 6 e mi restano ancora oscuri i motivi del perché scelsi il Liceo Scientifico, veramente.

Quel momento squillò il telefono e Teresa scusandosi andò a rispondere. Ora, so che è maleducazione, ma mi misi ad origliare, anche se, in un certo senso, era la voce che mi arrivava alle orecchie.

Non colsi bene le parole ma sembrava che Teresa fosse arrabbiata ma, quando tornò da me, aveva il sorriso in volto. »

«Mi farà impazzire quel ragazzo.» Disse scuotendo la testa e continuando a sorridere. «Lui sa che non voglio ma continua ad andare alla pista di motocross. Però mi ha detto che ha una sorpresa, e io credo proprio di aver capito!» E qui mi fece l’occhiolino. «Comunque, puoi andare a chiamare Leila ed Emma per mangiare il dolce? Credo siano in camera sua. Se non ti dispiace.»

«Ma si figuri.» Ero stata in camera di Emma una volta o due forse, ma mi ricordavo la strada. La porta era chiusa quindi bussai ma non ottenni risposta, allora la aprii ma capii subito che avevo sbagliato stanza.

Le pareti erano azzurre, c'era il letto in fondo alla stanza, una scrivania con un PC, un armadio sulla parete sinistra. Sul muro era attaccato qualche poster di giocatori di basket, e in una bacheca qualche foglio e delle foto.

Mi avvicinai per dare una sbirciatina veloce: una era stata ritratta al compleanno di Edoardo, intorno a lui vedevo qualche faccia nota, che probabilmente avevo incontrato a scuola. In una c'era Emma con Edoardo, poi lui e la sua famiglia in montagna, lui con i suoi amici, lui con una ragazza mora, un bambino che probabilmente era lui quando era piccolo. Cercavo di inquadrare la ragazza ma non ricordavo di averla mai vista e scacciai il pensiero che lei fosse più di un’amica. Insomma lui era Edoardo, poteva fidanzarsi solo con me!

Il rumore di alcune voci mi distrasse e ritornai alla realtà. Uscii in fretta dalla stanza e mi accostai alla porta di fronte, da cui provenivano le voci. Erano quelle di Emma e Leila e mi ritrovai per la seconda volta ad origliare, escludendo la mia visita alla stanza di Edoardo che poteva considerarsi comunque un "non farmi i fatti miei"

'Davvero?'
'È così, lo ha detto lui ieri, ma io lo sospettavo da tanto'
'Ci rimarrà malissimo'
'Chi?'
'Mia sorella'
'Giusto, mi dispiace'
'E di che, lui deve farsi la sua vita e lei se ne farà una ragione'.

Stavo riflettendo su quello che avevano detto, sul fatto che dovevo rimanere male per qualcosa, quando mi accorsi che avevano smesso di parlare e temendo che mi avessero sentito bussai.

Subito Emma aprì la porta della camera. «Ciao Yoyo.» lanciò un occhiata a Leila.
«Ciao Emma, tua madre mi ha invitato a mangiare un dolce, ha detto che se volete è pronto.»
«Certo. Scendiamo subito. Ah giusto, Yoyo ho trovato un tuo libro, dopo te lo restituisco.» Mi disse mentre scendevamo le scale.
«Oh okay.» Non mi ricordavo di aver mai prestato un libro ad Emma, magari era stata Leila. Ma non ci pensai troppo, ero troppo occupata a fissare Edoardo, che era appena entrato, mano nella mano alla ragazza della foto.
«Emma vieni qua, tuo fratello deve presentarti una persona.» Teresa era davvero felice, sorrideva alla ragazza. Emma guardò Leila, poi me, poi si avvicinò alla ragazza e io mi sentii così fuori posto, così sbagliata e stupida, tanto tanto stupida.
Edoardo non mi conosceva nemmeno, non sapevo neppure se sapesse il mio nome, ma perché ogni volta che lo vedevo il cuore sembrava scoppiarmi, lo stomaco mi si attorcigliava e le gambe cominciavano a tremarmi?
In quel momento però sentivo dolore, perché loro erano felici e io no. Perché Teresa ora sorrideva a lei e non a me, perché l’aveva invitata a mangiare il dolce con noi, con noi le amiche di Emma.
Non ce la avrei fatta a reggere, restare lì senza scoppiare, volevo scappare, scappare da Giada a sfogarmi o meglio scappare sola e piangere.
«Yoyo se vieni un attimo in camera ti do quel libro che ti dicevo.» Emma era tornata da noi, io non mi ero mossa e mia sorella nemmeno.

«Si grazie, dopo devo proprio andare.» Risposi.
«Mi dispiace, lo ho saputo poco fa.» Mi sussurrò Leila mentre andavamo in camera, e sembrava veramente dispiaciuta.

Il libro era un volume di matematica di quando facevo il primo, non me lo ricordavo affatto in realtà.
Non mi ricordavo molto di quando facevo il primo, erano passati solo due anni ma mi sembravano secoli fa. Ero diversa, ero una ragazzina allora, e forse lo ero ancora.
Il libro aveva una copertina azzurra, c'era una ragazza che andava sul libro come fosse uno skateboard. Non capivo perché cercassero di rendere i libri di matematica una cosa carina e divertente.
Ero piuttosto sconvolta e parlavo a vanvera per non scoppiare in lacrime. «Già.. Esatto.. Era così diverso in primo! Quando te lo ho dato? Non me lo ricordo ahahah.» Conclusi con una risatina isterica.
Leila mi guardò. «Yoyo tutto bene?»
Sfogliavo il libro, mi fermai in una pagina e lessi ad alta voce: « Postulato: proposizione che esprime le proprietà intrinseche di un ente primitivo, si accetta come vero e non deve essere dimostrato. »
«Yoyo smettila.» Disse Leila scocciata. «Non essere pesante, ci sei rimasta male ma non farne una tragedia.»
Questo era troppo, lei non sapeva cosa provavo in quel momento. Avrei ribattuto ma mi bloccai sentendo dei rumori provenienti dall'armadio.
Anche le altre lo avevano sentito perché eravamo tutte rivolte verso quello. Emma si avvicinò. «Non me lo sono immaginata vero?»
Scossi la testa e mi avvicinati anch'io, sembrava che qualcuno fosse chiuso lì dentro. Batteva sull'armadio, ora lo sentivamo chiaramente. Nessuno se la sentiva di aprirlo però.
«Chi sei?» Chiesi titubante. Nessuno rispose allora Emma, con un moto di coraggio, apri le ante e ci ritrovammo davanti qualcosa che non ci saremmo mai aspettate.
Era verde e piccolino, alto come un bambino, quello che colpiva di più erano sicuramente gli enormi occhi e le lunghe orecchie a punta. Indossava un enorme maglione a righe e un cappellino di babbo Natale.Schioccò le dita. «Salve signorina! È lei vero? Si deve essere proprio lei. Il libro mi ha portato da lei.»
«Chi.. Che cosa sei?» Se prima ero sconvolta per Edoardo ora mi ero totalmente dimenticata di lui.
«Mi chiamo Perry signorina. Ecco a lei!» Non mi ero accorta ancora dell'enorme libro che aveva sottobraccio e che ora mi stava porgendo.
Lo presi ancora non del tutto convinta di ciò che stava accadendo. Era un libro con la copertina marrone, spessa sulla quale era inciso il mio nome : Iolanda.
Quando lo aprii rimasi piuttosto sconvolta, nell'ultima pagina c'era un disegno, c'ero io, Emma e Leila, nella sua camera. Era ciò che era successo qualche momento fa. Alzai lo sguardo verso di loro che non avevano detto niente dalla comparsa del coso; ma mi resi conto che erano immobili, pietrificate.
Il coso, che aveva detto chiamarsi Perry, mi sembrava, mi stava guardando insistentemente, come se si aspettasse qualcosa da me. Poi persi coscienza.

 


HOLA
Come ho scritto nell'intro avevo già pubblicato 3 capitoli di una storia con la stessa trama, "Io sono Mia", ma non mi piaceva come mi stava venedno e visto che ci tengo a questa storia ho deciso di ricominciarla.
Spero che questa volta mi soddisfi di più e soddisfi anche quelle poche persone che si fermeranno a leggere. 
Ho intenzione di pubblicare ogni due settimane se ci riesco, o almeno ci proverò, l'ispirazione va e viene (il secondo capitolo comunque è pronto e il terzo quasi).
Mi sono già dilungata troppo quindi nient'altro, alla prossima.

Mer

   
 
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