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Autore: NeroNoctis    15/08/2016    2 recensioni
Jane, conosciuta anche come Principessa Cinerea, è una strega americana vissuta nel 1500. Quando qualcuno la tradisce, consegnandola alle autorità, viene messa a morte, promettendo comunque di ritornare e vendicarsi di coloro che l'hanno tradita e uccisa.
Passano i secoli, ma il piano di rinascita di Jane non ha mai luogo, almeno fin quando il suo diario non viene mai ritrovato.
Ambientato tra presente e passato, The Diary of Jane narrerà le vicende di diversi protagonisti che si troveranno a far fronte ad una minaccia comune, aiutati da un misterioso ragazzo che sembra conoscere bene quella minaccia oscura che sta per abbattersi sul mondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angel e Sarah erano ormai ritornati a casa di Matt, ignari del destino nefasto che aveva investito il ragazzo. Lei si sistemò sul divano, ancora intontita dalla dormita in ospedale e dalla vista di Jacob, mentre una miriade di pensieri su di lei, sulle streghe e su sua mamma le affolavano la mente come uno stormo di uccelli in trappola. Il Cacciatore invece si avvicinò alla cucina, rovistando tra stipetti e frigorifero, attirando l'attenzione di Sarah che lo osservò con un sorriso.
«Che combini?» chiese lei, poggiando la testa al cuscino e continuando ad osservarlo.
Angel alzò la mano, mostrando del salmone trovato in frigo, per poi avvicinare il pesce al naso per annusarlo, probabilmente per assicurarsi del suo grado di freschezza. Afferrò poi un coltello e iniziò a sfilettare il pesce, mentre canticchiava una canzone sconosciuta alla ragazza, che non riusciva a carpirne neanche le parole. Era una lingua diversa, quasi antica, qualcosa di freddo e spigoloso, ma affascinante, un po' come lui, dopotutto.
«Canto, sfiletto, cucino. Sono affamato come te, quindi provvedo alla cena!» rispose lui, mentre continuava ad armeggiare con la lama e controllava di avere tutti gli ingredienti nel bancone. Sentiva lo sguardo di lei addosso e la cosa lo faceva sorridere in un modo così affilato che sembrava quasi poter tagliare in due quel salmone soltanto con uno sguardo.
Era una cosa che gli ripetevano sin da piccolino, il suo sorriso era così particolare che a volte poteva incutere timore e allo stesso tempo rassicurare ed ammaliare.
«Non sapevo sapessi cucinare il salmone» ribattè lei, accorgendosi di avere una certa fame. Non mangiava da davvero troppo tempo e le varie situazioni drammatiche e sovrannaturali l'avevano distratta da ogni cosa, ma adesso che la sua mente era leggermente più tranquilla, iniziava a sentire quel bisogno fisico.
«Da piccolino lo pescavo con mio padre» iniziò lui, afferrando delle spezie «mi insegnò come sfilettare e condire il salmone, per conservarlo a lungo... una delle tante cose che ho imparato da lui»
«Ti manca?» chiese lei, incuriosita. Angel aveva un tono così solenne quando parlava del padre che la ragazza non sentiva praticamente mai in nessun'altra persona. Ogni sillaba scandiva un profondo legame padre-figlio, cosa che faceva sentire Sarah quasi a disagio e forse un po' invidiosa... suo padre era morto e lei non aveva mai davvero provato quel legame così profondo con lui.
«Si... ma quando vivi da tanto tempo come me impari a farci l'abitudine. Sono svedese, ho più di cinquecento anni e... tanti morti sulla coscienza. Quando scegli di diventare un cacciatore immortale sai che perderai tante persone, sai che vedrai tutti i tuoi cari morire. Il ricordo di mio padre è quello che mi tiene legato alla mia umanità, è quello che mi permette di non essere il mostro che sono stato tempo fa. Quindi si, mi manca, ma al tempo stesso lui è sempre con me, anche se non riesco a vederlo.» rispose lui, fermandosi un attimo e portandosi la mano al ciondolo, gesto ormai che lo distingueva. Sarah chinò la testa, riflettendo sulla risposta da dare.»
«Non sei un mostro. Tu salvi le persone.»
Angel sorrise, per poi scuotere la testa «Io non sono una brava persona Sarah. Il motivo per cui ho scelto di essere quello che sono è stata la morte del mio migliore... di mio fratello Erik. La sua perdita mi ha convinto ad essere il Cacciatore Immortale ma da quel giorno le cose cambiarono. Provavo odio per tutto quello che concerneva la magia nera, non avevo più metro di giudizio... mi bastava un solo sospetto e iniziavo a sporcarmi le mani di sangue. Arrecavo dolore per non ascoltare il mio e io...»
Angel posò di colpo tutto sul bancone, osservandosi le mani e ricordandole quando erano sporche di quel liquido vermiglio. Continuava a scuotere la testa, sapendo di aver ucciso troppi innocenti in nome della Caccia. Sapeva di non essere una brava persona, sapeva tutto. Improvvisamente sentì le mani di Sarah posarsi sulle sue, così si volto ad osservare la ragazza, che gli sorrise in un modo così innocente e puro che sembrava quasi un angelo. Sarah posò una mano sulla guancia di lui, che rispose premendo ancor di più il suo viso nella sua mano, quasi a cercare conforto.
«Non sei un mostro. Tu sei il mio angelo custode.»
«No, sei tu l'angelo tra noi...»
Ci fu un interminabile silenzio tra i due, silenzio che era accompagnato solo dai loro respiri e dalla mano che continuava ad essere poggiata sul viso di Angel. Il ragazzo rispose a quella carezza, spostando una ciocca dei capelli di lei dietro l'orecchio, per poi passare delicatamente il pollice sulla sua guancia.
«Sai di pesce...» sussurrò, chiudendo gli occhi e spostando la mano dalla guancia al collo, mentre Angel continuava il suo movimento.
«Se vuoi ti lascio»
«No... non voglio. Tu cosa vuoi?»
«Io voglio-» Il ragazzo non riuscì a finire la frase che in casa entrarono Noah e Kristine, che si bloccarono di colpo a vedere i ragazzi così vicini, che si staccarono subito facendo finta di nulla. Noah osservò la ragazza al suo fianco, mentre Angel alzò una mano con un sorriso sghembo e continuò ad armeggiare con il coltello, mentre Sarah si avvicinò alla finestra, rossa come un peperone e mordendosi il labbro. Ripensò a Jacob, sentendosi terribilmente in colpa per quello che stava per fare. Ma cosa stava per fare? Non voleva pensarci, ma la sua mente continuava a tornare a quell'attimo, a quelle mani e a quelle... No! Non doveva proprio fare quei pensieri. 
«Non posso...» sussurrò Sarah, con il volto di Jacob stampato in mente. Il turbinio di pensieri finì, mentre lei tentava di rilassarsi. La tensione del momento era finita e lei non poteva credere di star per fare qualcosa di cui poteva pentirsi, nonostante il quel momento forse lo voleva anche lei.
Noah nel frattempo si voltò, osservando Will che entrava in casa e iniziò stranamente a  portarsi la mano sul petto, che iniziò a fargli terribilmente male. La cosa attirò l'attenzione di Angel, che sapeva bene cosa stava accadendo: il sigillo alla porta aveva reagito ad una fonte di magia nera e quella fonte era Will.
Il Cacciatore sfoderò la sua arma, tentando di colpire il ragazzo che bloccò l'arma di cristallo con uno scudo invisibile, che si frantumò in superficie come se fosse fatto di vetro.
«Chi sei tu?» sibilò Angel, puntando la spada alla gola di Will, che sembrò essersi ripreso ma che aveva uno sguardo minaccioso in viso. 
«Tu sei... quel ragazzo, nel bosco. Con Jane.» rispose William, sorpreso di vedere quella stessa persona di cinquecento anni prima. Angel tentò di afferrare Will, che tuttavia si spostò così velocemente tanto da schivare il colpo. Il Cacciatore tentò un nuovo fendente, ma Will lo bloccò nuovamente con lo scudo di vetro, non riuscendo tuttavia a respingere la presa di Angel, che lo trascinò fino al muro bloccandogli la gola con l'avambraccio.
«Dimmi cosa sei!» sussurrò il ragazzo a Will, che non riusciva neanche a deglutire per via dell'enorme pressione del suo rivale. Non sapeva bene perchè l'aveva attaccato, ma sentiva che qualcosa non andava. Non era Angel, le sue intenzioni erano buone... era forse lui?  
«BASTA VOI DUE!» urlò Noah, facendoli di fatto smettere. «Siete impazziti? Lui mi ha salvato la vita!» continuò il ragazzo, indicando Will che si portò la mano alla gola. Osservò il ragazzo, chinando il capo in segno di ringraziamento, mentre Angel si allontanò con le mani sui fianchi e scuotendo la testa con uno strano sorriso sul volto. 
«E' questo che adesso facciamo? Portiamo magia nera a casa? Questo qua ha lo stesso fetore di Jane.»
«La mia non è magia nera» ribattè Will, avvicinandosi di un passo ad Angel e fissandolo dritto negli occhi.
«Si che lo è. Sono un Cacciatore, so riconoscere la magia oscura e tu ne sei pieno, per di più la stessa di Jane, che per inciso è la Strega che sta distruggendo le nostre vite giorno dopo giorno. Dovrei reciderti la testa proprio adesso.»
«Provaci» rispose Will, allargando le braccia con uno sguardo di sfida. La situazione stava precipitando e nessuno sapeva bene cosa fare. Noah aveva tentato di dir qualcosa ma non sapeva bene dove andare a parare, Kristine era completamente estranea a quella situazione e rimase in silenzio tutto quel tempo, ancora visibilmente confusa da tutto e per di più in pensiero per suo padre che era rimasto a casa ad aspettare l'arrivo della polizia. Infine c'era Sarah, che osservava la scena in disparte, con un enorme desiderio di fermare quello che stava succedendo tra quelle quattro mura. Forse era l'unica che poteva farlo... così si avvicinò al ragazzo e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, facendolo ragionare, almeno così sembrava.
«Okay, va bene. Allora dimmi chi sei, raccontami ogni cosa» disse Angel fissando Will, che iniziò il racconto di ogni singola parte della sua vita.


David stava ancora osservando i cadaveri di Scott e del fratello di quest'ultimo. Non ci credeva ancora, quei due fratelli... il migliore amico di una vita era sempre stato un doppiogiochista, tutta la sua vita era stata una splendida montatura. Cosa poteva accadere ormai? Aveva perso Eliza, i rapporti con la moglie erano praticamente assenti, il suo migliore amico non era tale ed era anche morto, mostri e streghe terrorizzavano il mondo... che situazione assurda.
L'unica cosa che rimaneva all'uomo era Kristine, quella figlia così sulle sue e sempre molto riservata con la quasi totalità del mondo. Era sempre stata una ragazza difficile, sceglieva le sue amicizie con parsimonia, tanto che le migliore amiche che avesse erano sparse per il mondo, soprattutto a Londra. Non aveva avuto molti rapporti con dei ragazzi, per lo stesso identico motivo: nessuno soddisfaceva le sue aspettative o forse... era troppo normale. Kristine probabilmente cercava qualcuno in grado di stupirla, proteggerla e farla divertire al tempo stesso. Qualcuno che la tenesse per mano nei momenti peggiori e non solo in quelli migliori, qualcuno con cui ridere ma soprattutto piangere, qualcuno che la amasse.
David era abbastanza sicuro che avrebbe trovato quel principe che probabilmente desiderava ma non aveva mai chiesto, dopotutto non era per niente brava ad esternare i propri sentimenti, forse per questo i due non riuscivano ad avere quel rapporto così speciale che invece avveniva con Eliza. L'uomo si sentiva un po' in colpa per questo, avere ormai quell'unica figlia e non riuscire a parlare del tutto. Diverse volte si sentiva completamente inutile, come padre e come marito. Come detective, per non essere riuscito a vendicare la morte di Eliza, fino a quel giorno almeno. Succedeva anche spesso che le sue giornate finivano tra diversi bicchieri e fascicoli, il tutto condito da enormi mal di testa. Tutto questo portò agli innumerevoli litigi coniugali che segnarono praticamente la fine della storia con la moglie, storia che forse non sarebbe mai ripartita del tutto. 
L'uomo fu destato da un rumore alle sue spalle, convinto che si trattasse della squadra di polizia incaricata di occuparsi del caso, ma quando si voltò, le persone che vide erano completamente diverse dalle sue aspettative. A sinistra del gruppo una ragazza che a primo impatto poteva avere la stessa età di Kristine, compresi i gusti musicali a giudicare dalla sua maglia con il logo dei Metallica. I suoi capelli erano neri e il suo sguardo era divertito. Accanto a lei una bionda ragazzina di quindici anni, con lo sguardo perso nel vuoto ed infine una ragazza visibilmente più grande, ma che non aveva ancora raggiunto i trenta. Il gruppo delle tre ragazze si spostò, facendo passare una quarta, vestita con un lungo abito bianco che contrastava con i lunghi capelli corvini e il suo sguardo di ghiaccio. 
«Chi siete?» chiese David, confuso.
«Io sono Jane e loro sono le mie predilette» rispose la Strega, avvicinandosi al detective e passandogli una mano sulla guancia, con fare sardonico. In lui sentiva qualcosa di diverso, come se fosse entrato in contatto con una potente fonte di energia e lei bramava quel potere, doveva averlo. Non sapeva bene come mai da quel luogo provenisse così tanta energia magica, ma vedendo David sapeva che lui ne era a conoscenza, in un modo o nell'altro.
Continuò a carezzarlo delicatamente, pronta a togliergli la vita per assorbire la sua energia vitale e quella fonte magica, ma poco prima di compiere quel mortale gesto, Jane sgranò gli occhi, iniziando a tremare e abbracciare l'uomo, che non sapeva bene come reagire. 
«Aiutami...» sussurrò la Strega all'orecchio di David, che continuo a rimanere immobile, mentre gli occhi delle altre tre Streghe erano puntati su lui e Jane.
«Aiutami... ti supplico» ripetè ancora la Strega, mentre le sue guance si bagnavano di calde lacrime.


Sede dell'Enclave, Vaticano 


Un gruppo di uomini dalle diverse età era seduto attorno ad un enorme tavolo finemente decorato di oro e altri oggetti visibilmente antichi e costosi. Le pareti erano scure, rifinite in oro e rame, mentre diversi arazzi coprivano il resto delle pareti. Un enorme lampadario d'oro massiccio illuminava debolmente la stanza, che puzzava di fumo ed incenso, mentre il vociare di quelle persone diveniva via via più alto. Indossavano tutti la tunica parrocchiale, sia i più giovani che i più anziani.
«Così l'Immortalis Venator è compromesso» disse un uomo tozzo e con i capelli grigi, mentre si sistemava gli occhiali sul naso. Aveva settant'anni, uno dei più anziani religiosi chiusi in quella stanza.
«Propriò così. La sua Ancora si è manifestata e sappiamo tutti cosa succede se l'Ancora del Venator viene meno» rispose l'uomo al suo fianco, lunghi baffi neri e capelli dello stesso colore.
«Di cosa state parlando?» chiese un ragazzo di circa trent'anni, il più giovane di quella seduta segreta. Aveva studiato molte cose riguardo la religione e i suoi segreti, ma non conosceva alla perfezione il rito dell'Immortalis Venator, sapeva soltanto il minimo necessario: l'immortalità del cacciatore.
«Per creare l'Immortalis Venator servono diverse cose: prima di tutto un movente e forza di volontà. Il più delle volte è una persona cara che viene uccisa da una Strega. Se il caso è questo, come per Mikael Ragnarsson, si procede al rito con un dono della persona defunta e un oggetto magico di enorme potenza»
«Il Diario di Jane e il pugnale di Erik, se non erro» rispose il ragazzo, visibilmente preparato sulla storia di Mikael Ragnarsson, l'Immortalis Venator.
«Esatto. Il Diario è alla base del rito, mentre il pugnale è il catalizzatore per l'incantesimo. La morte di Erik è l'ancora di Mikael. Come sospettavano da tempo, Erik è vivo e sotto il controllo della Strega Nera. Se Mikael venisse a sapere di Erik, il suo incantesimo perderebbe l'effetto originario» spiegò il più vecchio dei presenti, un anziano uomo dai vivi ochi azzurri e corti capelli bianchi. Nonostante la sua età, non era per niente stanco in viso, mostrando invece un incredibile vitalità e forza. Era il Gran Maestro dell'Enclave, colui che controllava la questione delle Streghe e delle creature a loro legate, ordinando riunioni e altre innumerevoli cose ad ogni membro della Chiesa e dell'Enclave.
«E questo cosa comporterebbe? La morte di Mikael? La fine della sua immortalità?»
«Oh, molto peggio ragazzo mio. L'Immortalis Venator ogni qualvolta uccide una Strega, assorbe  parte del suo potere nel catalizzatore, cosa che gli serve per gli incantesimi base e per la sua rinascita in caso di morte. Se l'Ancora viene meno, tutte quel potere si tramuterebbe in maledizioni. Sai cosa comporta una maledizione di una Strega, ragazzo?»
Il ragazzo parve pensarci qualche secondo, per poi rispondere a bassa voce: «Fa impazzire le persone...»
«Proprio così. Adesso ogni Strega uccisa si tramuterebbe in maledizione. Ad oggi Mikael ha sterminato più di trecento Streghe»
«Trecento maledizioni» continuò il ragazzo, mentre il resto dei presenti ascoltava quella spiegazione tra i due, mentre l'aria diveniva più tesa.
«Esatto. Una maledizione porta alla pazzia. Trecento... Dio solo lo sa. E nel caso di un Venator Immortale... darebbe vita ad un Witcher: un Cacciatore Oscuro controllato dallo spirito di vendetta di tutte le sue vittime. Se Mikael Ragnarsson dovesse divenire un Witcher, l'intera umanità assisterà alla propria estinzione.»
Il silenzio calò tra i presenti, che capirono forse per la prima volta la minaccia a cui andavano incontro. Proprio per questo il Gran Maestro Aloysius Knight aveva convocato quella riunione, tutti dovevano sapere. Improvvisamente nella sala dell'Enclave entrò un altro uomo di Chiesa, sudato e con il respiro corto.
«Mio Signore, il vostro ospite è arrivato» annunciò, lasciando spazio ad un uomo di quarant'anni dal fisico allenato, corti capelli castani e occhi verdi cangianti sul castano.
«Benvenuto, Cacciatore di Streghe» esclamò Aloysius Knight non appena lo vide.
«Sono appena stato in un covo di Banshee, quindi saltiamo i convenevoli. Chi saranno le mie prossime vittime?» rispose lui, stanco.
«Jane Ember, la Strega Nera Dahlia ed il suo cavaliere Erik ed infine... Mikael Ragnarsson.»
   
 
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