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Autore: blu992    15/08/2016    9 recensioni
Dalla storia:
Lydia Martin e Stiles Stilinski sono lieti di invitarvi alla loro festa di fidanzamento che si terrà nella casa della famiglia Martin il giorno 26 Maggio
[Sterek-All the way.] [Parte Text!fic]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO: Probabilmente Blu dovrà assentarsi per un po'. Non pubblicherò con la solita frequenza e non so dirvi quando, mi dispiace. Prometto che, però, continuerò a scrivere. 

<3



Quando quella mattina si era alzato, Stiles pensava di aver dormito pochissimo
. Si sentiva intontito e poco riposato, invece la sveglia su comodino segnava che era da poco passato mezzogiorno. Nemmeno la doccia aveva dato i suoi effetti ristoratori, quindi aveva optato eccezionalmente per una tazza di caffè, solo che dopo mezz'ora ne se era già pentito. Si stava annoiando, aveva voglia di muoversi, di fare qualcosa, ma in casa non c'era nulla da fare. Suo padre sarebbe ritornato tra almeno un paio di ore, Lydia gli aveva risposto al telefono, ma l'aveva liquidato in due minuti netti perché “Scusa Stiles, sto per entrare dall'estetista, ci sentiamo dopo?”, quindi aveva deciso di prendere le chiavi della Jeep e fare un giro per la città.  

Città che era quasi vuota, soprattutto perché erano quasi le due del pomeriggio e cominciava a fare davvero caldo, quindi aveva accesso l'autoradio e aveva badato poco alla strada che aveva preso. Dopo aver cantato in sequenza e a squarciagola Shake it off Sing, si era ritrovato ai margini della riserva, sudato e ancora più annoiato, quindi aveva lasciato la macchina all'inizio del sentiero e si era inoltrato 

Canticchiando le canzoni appena ascoltate, però, Stiles era abbastanza distratto e non si era reso conto che qualcuno lo stava guardando dall'alto di un albero, semisdraiato su un ramo.  

Nessuno ti ha insegnato a non andare nel bosco, Cappuccetto?” 

Era stato inevitabile urlare con una voce stridula che nemmeno una ragazzina e finire gambe all'aria.  

“MA SEI IMPAZZITA? E COSA DIAVOLO CI FAI SU UN ALBERO? SEI PER CASO UNO STREGATTO CHE COMPARE ALL'IMPROVVISO?” 

Raven l'aveva guardato per un secondo sconcertata, stupita da tutte quelle urla e quel gesticolare, poi era scesa con un solo salto dall'albero e, tenendosi lo stomaco con una mano per le risate, gli aveva allungato l'altra per aiutarlo a rialzarsi.  

“Scusami, ma eri una preda troppo facile e non mi sono trattenuta. Cosa ci fai da solo qui?” 

Stiles si stava ancora passando le mani sui jeans per ripulirli, mentre cercava di capire quanto grave fosse la botta presa al sedere.  

“Di sicuro non ero qui per un infarto. Mi annoiavo e facevo una passeggiata. Tu perché eri su una pianta?” 

La ragazza gli rispose alzando gli occhi verso gli alberi alti. 

“A New York non ci sono posti così, dove è raro incontrare qualcuno e puoi arrampicarti senza sembrare strana. Mi piace stare in contatto con la natura 

“Beh, immagino tu non possa arrampicarti sui grattacieli tipo Spiderman” 

Raven aveva alzato gli occhi al cielo in perfetto stile Hale. Probabilmente la vicinanza con il suo Alpha le stava facendo assumere i suoi stessi atteggiamenti. Poi riprese a parlare, e Stiles pensò davvero di aver sentito male.  

“Derek oggi per pranzo ha preparato la pasta col pomodoro, Cora dice che come la fa lui è come quella italiana che ha mangiato a Roma. Ti va di venire con me? Stavo giusto per tornare a casa” 

Oltre a pensare di essere diventato sordo, Stiles stava cominciando anche a pensare di essere diventato muto, perché quella notizia gli aveva praticamente mandato in tilt il cervello. Derek Hale che prepara la pasta? Assurdo. 

“Allora? Guarda che ti lascio qui imbambolato nel bosco” 

Ovviamente Raven stava aspettando una risposta, ma Stiles doveva deluderla e rifiutare l'invito. In fondo Derek aveva cucinato per quattro, non poteva presentarsi lì, poi aveva già promesso a Scott di andarci con lui quel pomeriggio e inoltre a casa aveva quella pizza ai peperoni surgelata che aveva comprato la settimana prima.  

“Ok, però andiamo con la Jeep? Non mi va di lasciarla lì da sola” 

Cosa stava dicendo?  

 

.                             ------- 

 

Derek era quasi convinto del fatto che cucinare per un lupo mannaro equivaleva al cucinare per due umani molto affamati, quindi ogni volta che decideva di evitare di comprare cibi precotti finiva per cucinare fin troppo. Quella mattina Cora era saltata nel suo letto dicendogli, urlandogli anzi, “Derek, mi devi fare la pasta col pomodoro! Raven e Thomas sono andati a fare la spesa, gli ho dato la lista. Devi solo metterti ai fornelli, fratellone! Sorgi e risplendi!”. Scaraventarla giù dal letto l'aveva sentito quasi come un dovere verso le sue povere orecchie.  

Ora, quindi, aveva appena buttato la pasta nell'acqua bollente, circa un chilo e mezzo di spaghetti e aveva sentito Thomas entrare in cucina insieme ad un odore di vergogna. Pura e semplice vergogna. 

Senza nemmeno girarsi a guardarlo se lo immaginava con la testa abbassata e poggiato all'arco che portava alla cucina. 

“Cos'hai combinato?” 

Il cuore del suo beta aveva accelerato all'improvviso, quindi Derek si era girato a guardarlo.  

“Hai presente il fatto che mi piace cantare e ballare?” 

Si, Derek aveva presente. I primi giorni che aveva avuto Thomas a casa, a New York, prima che lui trovasse una sistemazione, erano stati un inferno. Quel ragazzo ascoltava musica, ad alto volume, in ogni momento della giornata. Derek lo sentiva muoversi avanti e indietro nella sua camera e immaginava che ballasse, ma non era mai stato così curioso da accertarsene. Solo dopo il primo mese, dopo aver preso più confidenza con l'ambiente e il suo Alpha, era uscito dalla sua tana e Derek l'aveva visto. Praticamente saltellava tenendo le braccia in aria, senza nemmeno seguire il ritmo. Due giorni dopo quella rivelazione, Derek gli aveva comprato un Ipod e rotto lo stereo. Se non poteva salvare i suoi occhi da quella visione, almeno poteva salvare le orecchie. Quindi alla domanda che Thomas gli aveva appena posto, aveva risposto semplicemente “Si” e Thomas aveva emanato odore di rabbia insieme alla vergogna.  

“Ero in bagno ad aggiustare i capelli, avevo l’Ipod, eh! E tua sorella è passata e mi ha visto! E ora non fa che sfottermi. Capo, se la uccido ti ho avvisato” 

Thomas non aveva nemmeno fatto in tempo a finire la frase, che Derek era scoppiato a ridere. Per tutta la durata della frase, Cora era alle spalle dal ragazzo che sculettava e muoveva le braccia in aria. Voleva davvero trattenersi per il quieto vivere, ma gli era stato impossibile. Vedere Thomas poi diventare rosso fino alle orecchie, non aiutava. 

Tale sorella, tale fratello! Io esprimo solo la mia personalità! Smettetela di ridere!” 

Nello stesso momento in cui Cora era entrata in cucina per battere una mano ripetutamente sulla spalla di Derek dicendogli “Era divertentissimo, Der!”, e lui continuava a cercare di trattenersi perché davvero gli bastavano già i battibecchi che il suo beta aveva con Raven, quest'ultima entrò nel loro campo visivo con un'espressione interrogativa sul volto e un braccio appoggiato su una spalla di Stiles. Stiles con gli occhi sbarrati, la bocca socchiusa e un odore di sorpresa.  

 

.                             ---- 

 

 

Quello si che era un momento imbarazzante. Stiles ne aveva vissuti molteplici, ma quel silenzio improvviso era alla pari con quello che qualche anno prima aveva generato a casa di Scott esclamando rivolto a Melissa “Tanto mio padre è vecchio, so che non ce la fa più!”. 

Sentiva ancora il braccio di Raven sulla sua spalla, la ragazza l'aveva spinto ad entrare dicendogli di non preoccuparsi delle urla che arrivavano dalla cucina, era quotidiana amministrazione. Davanti, girato per metà verso di loro, c'era Thomas che aveva tutta l'aria di essere infuriato e allo stesso tempo di uno che non rideva solo per orgoglio, ma che sarebbe scoppiato a breve. Di fronte invece aveva Cora, piegata quasi in due e con le lacrime agli occhi, che gli aveva appena fatto un occhiolino per salutarlo. E Cora era appoggiata su Derek. Derek Hale che aveva appena visto ridere, non ghignare, ma che ora aveva un'espressione quasi seria, la sua solita, solo che negli occhi aveva ancora la scintilla del divertimento.  

Stiles avrebbe detto di essere stato bloccato per almeno cinque minuti, ma forse ne era passato a stento uno quando Thomas si girò completamente verso di loro e chiese a Raven dove fosse finita per tutta la mattina.  

“Ero in giro, sugli alberi. Poi ho visto Cappuccetto Rosso e l'ho invitato a mangiare nella tana dei lupi. Ha pure accettato! Mica è un problema, capo?” 

Derek aveva semplicemente scosso le spalle come per dire “No non è un problema, non mi interessa” e aveva detto a tutti di sedersi perché era pronto. Stiles era stato trascinato dalle due ragazze fino alla sala da pranzo e si era ritrovato a sedere tra le due, Thomas aveva preso il posto di fronte, quello a capotavola era ovviamente libero. 

Derek era arrivato poco dopo con una pentola a dir poco enorme, aveva riempito i piatti di tutti e l'aveva messa al centro della tavola. Stiles, che fino a quel momento non si era reso conto di avere così tanta fame, si portò le mani allo stomaco quando questo fece un moto di apprezzamento verso l'odore che saliva dal piatto. 

“Scusate! Scusate! Il mio stomaco non ha controllo” 

Lo schiaffo che gli diede Cora sulla nuca non se l'era proprio aspettato. 

“Zitto e mangia, Stilinski. Qui non ci si scusa per la fame” 

 

 

La pasta era finita troppo presto, anche il bis, e Stiles, dopo aver risposto ad un messaggio di Scott che gli diceva che non c'era nessun problema se era già a villa Hale, si era ritrovato sommerso dalle domande. 

Raven gli aveva chiesto cosa facesse nella vita e lui le aveva spiegato che aveva studiato informatica e sognava di avere un'azienda tutta sua. Thomas, invece, si era informato su suo padre e su quanto fosse pericoloso essere sceriffo. Si erano seguite domande sulla scuola, a sua volta aveva chiesto come fosse vivere a New York, ma una domanda di Cora l'aveva preso alla sprovvista. 

“Come ci sei finito con Lydia? Sapevo che avevi questa specie di piano decennale per conquistarla, ma quando anni fa sono stata con voi, non mi sembravate così presi. Nemmeno tu, a dire il vero” 

Stiles decise di prendere un respiro e di rispondere, ma Derek lo anticipò rivolgendosi a sua sorella.  

“Cora, saranno cose personali” 

Ma Stiles non aveva alcun problema, quindi mise una mano sul braccio di Cora che stava per ribattere e rispose.  

“Hai ragione, avevo una super cotta per lei credo da sempre e anch'io ero convinto che mi fosse passata. A posteriori posso dire che probabilmente non era così, ero solo…distratto? Si, distratto da tutti gli avvenimenti che mi circondavano. Pesavo più a salvarmi la pelle che a trovarmi una ragazza, ecco. Poi quattro anni fa è stata lei a venire da me e a chiedermi di uscire. Era passato un anno dall'ultima…tragedia e stavamo tutti bene. Siamo usciti qualche volta ed ora eccoci qui” 

 

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Che Stiles avesse saltato qualche parte nel racconto era chiaro a Derek, ma a giudicare dalle facce degli altri, era chiaro anche a loro. E non solo perché il suo cuore batteva come se stesse mentendo, ma perché aveva preso a muovere una gamba sotto al tavolo, agitato.  

“Quindi, Stiles…” 

Per fortuna Raven era sempre brava a cambiare discorso.  

Lydia è stato il tuo unico amore da quando avevi dieci anni?” 

Come non detto. Derek le aveva dato un calcio di punta preciso in uno stinco mentre Stiles, che stava bevendo, sputava tutta l'acqua diritta in faccia a Thomas che aveva preso a ridere.  

Derek stava per alzarsi, ma Stiles si era ripreso e aveva cominciato a parlare.  

“Certo che no! Sono comunque stato un adolescente, eh! Lei era il mio obiettivo principale, ma ho avuto qualche storia e qualche cotta. Una è stata con Malia, una loro cugina, ma è durata poco con lei. Poi mi sono preso una sbandata al secondo anno per un mio compagno di classe, ma credo che sia durata al massimo due settimane. E l'ultima è stata sempre per un ragazzo” 

Derek avrebbe saputo dire a chi si stava riferendo Stiles pure se fosse stato girato di spalle, in fondo lo sapeva già, ma lui gli tolse ogni eventuale dubbio pronunciando l'ultima frase guardandolo diritto negli occhi.  

 

.                           ------ 

 

Che Raven fosse sveglia e furba, Stiles lo aveva capito già dal giorno prima, ma non avrebbe ceduto. Se gli aveva posto quella domanda, così specifica, stava solo a significare che lei sapeva. La conferma gliel'aveva data Derek che aveva fatto strisciare la sedia sul pavimento per alzarsi. Per questo aveva deciso di rispondere sinceramente. Erano passati ben cinque anni e non c'era nulla di cui imbarazzarsi. Erano tutte persone adulte, no? 

La ragazza sembrava soddisfatta della risposta e decisa a non approfondire, forse per non rischiare di essere sbranata dall'Alpha, quindi Stiles si alzò dicendo che avrebbe lavato i piatti, per ricambiare l'ospitalità.  

 

Era in cucina che insaponava la pentola, quando una figura si era appoggiata al mobile di fianco al lavandino 

Derek se ne stava lì, braccia incrociate, a guardare davanti a sé. 

“Sourwolf, sei venuto a controllare che faccia bene il mio lavoro? Lavo piatti da una vita” 

Ma Derek sembrava non voler fare conversazione, era lì per dirgli qualcosa che non fossero chiacchiere vuote. 

“Mi dispiace per Raven, per prima. A volte è inopportuna. E anche per tutte le domande che ti hanno fatto, credo sia perché raramente incontrano persone che mi conoscevano in passato” 

Stiles aveva sciacquato l'ultimo piatto e si stava asciugando le mani. 

“No problem, mi ha fatto piacere fare due chiacchiere. E per quanto riguarda Raven, beh… Ha fatto una domanda semplice, anche se io non sono stupido e so perché l'ha fatta. Solo non mi aspettavo che lo sapesse” 

Derek sembrava sul punto di volersi uccidere per non continuare a parlare. A quanto pareva, era ancora restio alle chiacchiere. Questa cosa gli fece un po' tenerezza. 

“Siamo completamente sinceri tra di noi. Io so tutto di loro due e loro tutto di me, compreso il mio passato. Quindi si, gli ho raccontato proprio tutto” 

“Beh, lieto che la cotta di un diciannovenne che ti si dichiara sia degna di essere inclusa nel racconto del tuo passato, allora” 

 

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Derek non sapeva come prendere quella frase. Stiles non aveva mostrato nessuna emozione. Poteva essersela presa e aver risposto così perché si era sentito privato della privacy, oppure poteva star solo scherzandoci su. Non fece in tempo ad arrivare ad una conclusione che il ragazzo gli passò davanti e prima di uscire dalla cucina gli batté una mano sul petto dicendogli “Tranquillo, ti ripeto che non mi ha dato fastidio, sono i tuoi beta e puoi raccontargli quello che vuoi. Poi sono passati cinque anni da quel giorno, praticamente non ti conosco più, no?”.  

E Derek aveva avuto l'ennesima conferma che nemmeno lui conosceva più Stiles e la cosa, inspiegabilmente, non gli piaceva. 

 

Era passata poco più di un'ora, che Derek aveva trascorso seduto sul divano a leggere mentre gli altri erano nel giardino, quando aveva sentito la voce di Scott esclamare “Fratello! Ehi, voialtri, non rubate l'umano del mio branco!” e Raven rispondere “McCall, tienitelo pure. Non sa giocare con le carte, ho perso tre volte a causa sua”.  

Aveva sentito Scott battere pacche amichevoli sulle spalle di tutti e poi la porta aprirsi e dei passi avvicinarsi.  

“Ehi, Derek! Come va?” 

Scott era sempre sorridente. Derek non se lo spiegava come potesse riuscirci, ma sembrava sempre di buon umore.  

“Tutto ok. Come mai qui?” 

“Volevo vedere questa casa. Wow, amico, è venuta su benissimo, da dentro sembra ancora più grande. Complimenti!” 

“Grazie” 

Si era seduto sul divano di fianco a lui e lo stava guardando. Derek ritenne educato poggiare il libro sul tavolino basso che aveva davanti.  

Sono davvero felice che siate qui! Cioè che lo sia tu, Cora, poi i tuoi beta mi sono simpatici e sono felice che ci siano anche loro. Quanto avete intenzione di rimanere?” 

“Solo una settimana, poi ritorneremo per il matrimonio” 

Era sembrato per un attimo che un velo di malinconia calasse sugli occhi di Scott, ma era stato quasi impercettibile, il sorriso era subito ritornato. 

“Non potete stare qui fino a luglio e poi andare via dopo la cerimonia? Cosa avete da fare laggiù? La tua galleria non possono gestirla i tuoi dipendenti?” 

Si, Derek aveva una galleria d'arte nel centro della città. Avevano comprato quell'edificio quando era lì con Laura, era il suo sogno esporre o suoi dipinti ed ora, dato che era incapace di disegnare, Derek aiutava giovani artisti a farsi conoscere. A volte era lui stesso a girare per le strade e ad offrire quell'opportunità a qualcuno che se ne stava con il suo cavalletto a ritrarre la folla della grande mela. L'ultimo ragazzo che aveva esposto le sue opere, Giulian, aveva avuto anche un piccolo articolo sul NYTimes e tutti i suoi dipinti erano stati venduti. La galleria si chiamava semplicemente “Laura Hale” 

Ho solo un dipendente e non posso lasciarlo solo più di un mese” 

Scott sembrava aver avuto un'idea geniale. Si era illuminato. 

Giugno è estate. Prenditi un mese di ferie e basta, dai!” 

“Non insistere, Scott” 

E aveva ripreso il libro. Scott aveva capito che la conversazione era finita e si era diretto di nuovo in giardino. Derek aveva sentito distintamente Stiles dire “Scottie, prendi il mio posto, faccio una telefonata. Stracciali tutti!”, per poi sentire i suoi passi allontanarsi dal portico verso il confine con la riserva.  

Due minuti dopo, Derek era quasi saltato dal divano. Aveva sentito Stiles urlare e un'ondata di nervosismo l'aveva colpito in pieno. Non voleva origliare, ma i suoi sensi ipersviluppati praticamente glielo imponevano. 

“Lyds, no. Ti ho detto che non mi interessa!” 

A quanto pareva, Stiles stava litigando con la sua fidanzata. Probabilmente Derek non era l'unico con i sensi all'erta, anche il chiacchiericcio fuori si era spento. 

“Lydia, ascoltami bene, ok? No. Enne o. Non mi interessa, non voglio e non mi interessa se tuo padre si offen- Si lo so che nemmeno tu sei d'accordo, ma no, non voglio cenare con quella gente solo per- no, Lyds, non posso andare lì, sorridere e poi rifiutare. Dai, è assu- Ok, ne riparliamo dopo, ma non cambio idea. No, non sono arrabbiato con te, ci vediamo più tar- Non lo so. Si, sono da Cora, c'è anche Scott. Si, anche gli altri. Va tutto bene, appena vado via passo da te, Martin” 

Per quanto gli fosse sembrato strano sentire Stiles così arrabbiato, a Derek ronzava solo una cosa in testa. Si, sono da Cora. 

 

.                             -------- 

 

Stiles era furioso. Chi si credevano di essere quei vecchi miliardari? Bah.  

Aveva scalciato l'erba fino a quando gli era sembrato assurdo farlo e poi era ritornato dagli altri. Non si illudeva del fatto che non avessero sentito, quindi disse, rivolto soprattutto verso lo sguardo preoccupato di Scott, “Non è successo nulla, mi sono solo innervosito. Cora, posso andare a bere dell'acqua?” e ad un cenno di assenso da parte della ragazza era rientrato in casa.  

Ora che era da solo poteva osservarla meglio. Era davvero bellissima, da fuori poteva sembrare una casa dallo stile classico, ma dentro era ancora meglio. Parevano esserci tutti i comfort immaginabili. All'ingresso, di fianco la porta c'era un sistema di allarmi con più tasti di quanti Stiles ne avesse visti in tutta la sua vita. Le pareti erano di toni chiari, l'arredamento moderno, con molti tocchi di rosso, come lo stereo che si intravedeva dal salotto. In cucina, invece, c'era ogni sorta di elettrodomestico, anche una specie di robot pieno di aggeggi strani di cui Stiles conosceva solo la metà. Il frigo, a due ante, occupava una grande parete su cui c'era uno stupendo dipinto di una natura morta 

Dopo aver preso un bicchiere pieno di acqua fresca, Stiles aveva continuato il suo tour dirigendosi in salotto, ma si era dovuto fermare dopo aver visto la figura seduta di spalle sul grande divano bianco. Aveva alzato gli occhi al cielo rassegnato e solo in quel momento aveva notato i rilevatori di fumo. Probabilmente erano presenti in ogni stanza.  

Si era fatto coraggio e si era seduto di fianco a Derek, con il bicchiere ancora stretto tra le mani e aveva cercato di fare conversazione. 

“Cosa stai leggendo?” 

Ma forse Derek non ne aveva voglia. Aveva solo rivolto il libro nella sua direzione per fargli leggere il titolo. La biblioteca dei morti. 

“Wow. Poco inquietante come titolo. Ok, sei immerso nella lettura. Ritorno a perdere contro Rav-“ 

“Stai bene?” 

Fermo, metà alzato dal divano, Stiles si era bloccato dopo aver sentito quella domanda. 

“Come?” 

Derek gli aveva risposto mentre teneva ancora lo sguardo sul libro aperto. 

“Ti ho sentito urlare e sei ancora nervoso. Ti ho solo chiesto se stai bene” 

“Certo, solo una piccola discussione” 

Ma forse a Derek era venuta voglia di conversare tutto d'un colpo. 

“Sicuro?” 

Quindi Stiles aveva deciso di sedersi e di raccontare brevemente l'accaduto. In fondo non era nulla di segreto e poteva raccontarlo in tre frasi. 

“Il padre di Lydia vuole che io trovi un lavoro. Un suo amico può offrirmelo. Dovrei cenare con lui per farmi raccomandare” 

 

.                           ------ 

 

Derek non aveva idea da dove gli saltasse fuori quella curiosità verso quel ragazzino, ma la domanda uscì da sé. 

Hai detto di volere un'azienda tua. Per questo non vuoi?” 

Stiles aveva aperto la bocca come per parlare un paio di volte, sembrava sorpreso, molto sorpreso. Poi aveva trovato le parole. 

Mi piacerebbe crescere da solo, non essere aiutato dal padre della mia ragazza, capisci? Ho un piccolo lavoro qui a Beacon Hills e faccio solo qualche sito web, ma è un inizio. Non voglio essere messo dietro ad una scrivania, non mi piace. Voglio farcela con le mie forze” 

E quello era Stiles. Testardo, tenace come a diciannove anni. E Derek si era quasi incantato a fissare le sue mani strette ancora intorno al bicchiere in modo quasi spasmodico. Fino a quando non si era dato del deficiente e aveva risposto.  

Non è un male. Hai fatto bene a dirlo a Lydia” 

Il suo interlocutore aveva sorriso, quasi teneramente, ad occhi bassi, prima di rispondere.  

“Lei è d’accordo con me, vorrebbe solo che accontentassi suo padre con questa cena per poi rifiutare gentilmente, ma non lo so. Non mi piacciono le messe in scena 

Una parte di Derek era stata lì lì per dirgli che lui stesso era la messa in scena del vero Stiles, ma probabilmente si sbagliava, quel ragazzo era cresciuto e cambiato, così come era successo a lui. Quindi gli disse solo “Hai ragione, prima o poi la finzione stanca”, e si alzò per uscire fuori di lì.  

 

.                            --- 

 

Stiles aveva trascorso un'altra ora a villa Hale, poi aveva salutato tutti ed era andato via, Derek non l'aveva più rivisto.  

Era poi passato da casa di Lydia, avevano chiacchierato un po' seduti in giardino, poi erano rimasti in silenzio, seduti sull'erba e appoggiati l'uno all'altro. 

Ora, invece, era già a letto, suo padre era sul divano per seguire una partita particolarmente importante e Stiles gli aveva concesso di mangiare la sua pizza surgelata. Avrebbe voluto cercare un film al pc da vedere, ma si scocciava anche di alzarsi e raggiungere la scrivania, quindi si era ritrovato perso nei suoi pensieri. Non riusciva a dimenticare le ultime parole che gli aveva rivolto Derek. Prima o poi la finzione stanca. Non riusciva, però, a capirne il significato che sicuramente vi era nascosto, quindi aveva deciso con se stesso di non applicarsi, quando aveva sentito il cellulare vibrare da sotto il cuscino.  

 

(Ore 21:32) Ho convinto Cora che ha convinto Raven che ha convinto Derek. Prima che vadano via, possiamo passare una serata da loro! O un pomeriggio, non lo so. SM 

(Ore 21:34) Praticamente non sai nulla, Scottie. SS 

(Ore 21:36) Dettagli! Magari facciamo un allenamento. Mi serve qualcuno che sappia combattere e che insegni anche a Liam. Ora lo dico a Cora. SM 

(Ore 21:37) Non so se esserne felice o temere per la mia vita. SS 

   
 
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