CAPITOLO
12
THE
LAST FIGHT BEGINS!
Fu un attimo e nella
foresta risuonarono due spari.
Per un istante, cadde
un silenzio glaciale sull’Amestris.
Nessuno riusciva a
dire alcunchè.
Quei due spari erano
un cattivo presagio.
Un secondo dopo, Envy
si slanciò al finestrino, sbilanciandosi fuori, il suo sguardo era più che
eloquente.
“Hanno sparato a
Edward!!” urlò con voce incrinata, dando voce ai pensieri di
tutti.
Uno stormo di corvi si
levò gracchiando lugubramente, in lontananza si udirono dei
tuoni.
Il vento ululava
sempre più forte tra le fronde degli alberi, sembrava quasi che fossero gli
alberi stessi a lamentarsi, addolorati.
Nessuno
parlava.
Nessuno si
muoveva.
La pioggia picchettava
fastidiosamente sui vetri, ed era l’unico suono che sembrava alleggerire un poco
il repentino silenzio che era calato di colpo sul
treno.
Pride e Greed erano in
piedi, immobili come statue, stupefatti.
Improvvisamente, il
piccolo Hayate, che era rimasto sino a quel momento tra le braccia della bionda
tenente, balzò al suolo, abbaiando furiosamente; con agilità, balzò fuori dal
finestrino aperto.
L’abbaiare furioso del
cucciolo sembrò scuotere i membri del Mustang Team dal loro torpore; Maes scoccò
uno sguardo vacuo all’indirizzo del Comandante Supremo, l’uomo teneva gli occhi
chiusi, la testa mollemente poggiata sul palmo, puntellandosi sul bracciolo
della poltrona col gomito.
Non si era minimamente
mosso.
L’abbaiare del
cucciolo si fece più acuto, e il piccolo animale spiccò una corsa verso la
macchia oscura e tenebrosa; un rumore di passi veloci si avvicinava a
loro.
Non c’era tempo per
pensare.
I militari estrassero
le pistole e seguirono Envy, che si era già portato fuori, lo sguardo del moro
ragazzo era colmo di gelida furia, gli occhi ridotti come a
fessure.
Si disposero a
ventaglio, pronti a reagire a qualunque attacco.
Un rumore di rami
spezzati indicò loro la posizione del nemico: “è vicino...” soffiò Greed, gli
occhi neri saettavano all’impazzata qua e là, il cuore di tutti batteva
forsennatamente nel petto.
L’adrenalina scorreva
veloce nelle vene, mischiandosi al sangue.
Un fruscio di foglie
giunse alle loro orecchie, assieme a uno strano lamento e a una voce seccata:
“Piantala di lamentarti così, brutto bastardo. E ringrazia che non ti ho fatto
fuori perchè ci servi, altrimenti te l’avrei fatta pagare per tutto!” imprecò
qualcuno; il piccolo Black Hayate cominciò a scondinzolare e corse a ridosso
della foresta, saltellando gioioso attorno a una figura maschile dai lunghi
capelli biondi, che trascinava per una gamba un tipo dall’aria poco
raccomandabile strettamente legato e imbavagliato, gli occhi dorati attraversati
da un lampo di rabbia.
I lunghi pantaloni
neri erano stracciati all’altezza delle ginocchia, l’automail leggermente
graffiato, così come l’altro ginocchio e parte del braccio di
carne.
Un rivoletto di sangue
scendeva dallo zigomo, malgrado il ragazzo continuasse a pulirsi con la manica:
“Maledetto bastardo, ti insegno io a sparare a tradimento.” sbottò, lanciandolo
sul terreno davanti a lui come un sacco.
Il Mustang Team non
credeva ai propri occhi; ancora con le pistole puntate, assistettero increduli
alla scena, non sapendo assolutamente cosa pensare.
Sentimenti
contrastanti di gioia e preoccupazione albergavano in
loro.
“Ehi, Edward.
Finalmente, ce ne hai messo di tempo.”.
La voce divertita del
Comandante fece voltare in simultanea tutti quanti.
Roy era mollemente
poggiato allo stipite d’ingresso, le braccia incrociate al petto, lo stivale
sinistro poggiato contro il polpaccio destro, fissava con aria saputa il giovane
amante ritto davanti a lui; senza dire nulla, il biondo si avvicinò, levandosi
lentamente la giacca che indossava, un vistoso buco all’altezza del
cuore.
La pioggia gli
inzuppava ben bene i capelli, gocciolanti.
Senza tante cerimonie,
la gettò nella polvere, un ghignetto dipinto sul viso: “Sono incappato in un
imprevisto, ma ne sono uscito.” replicò lui, incrociando le braccia al petto, “E
ora, abbiamo anche un ostaggio.”.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
KNOCK
KNOCK.
Alphonse alzò la testa
dalla sua scrivania ingombra di carte: “Avanti!” esclamò, poggiando il pacco di
carte che stava consultando.
La porta dell’ufficio
si aprì cigolando e una ragazza dai folti capelli rosso brace un paio di spessi
occhiali fece il suo ingresso: “Ciao, Al-kun..” salutò debolmente lei,
chiudendosi la porta alle spalle, “Oh, ciao Sheska-san... Qualche notizia?”
chiese lui, sbadigliando, “Per ora ancora nulla. Una squadra è stata mandata
all’Ovest e all’Est, la guarnigione di stanza al Passo Limes ha effettivamente
registrato il passaggio di un treno sulla vecchia linea militare dell’Ovest, si
stavano dirigendo verso Creta, ma risale a circa tre settimane fa e ci vorrà
ancora del tempo prima che vi giungano.” parlò lei, tormentandosi le
dita.
Nell’ufficio cadde uno
spiacevole silenzio.
Al e la giovane si
guardavano negli occhi.
“Secondo te... Stanno
bene?” pigolò debolmente lei, tenendo lo sguardo improvvisamente
basso.
“Stanno bene, ne sono
sicuro. Il fratellone, il Comandante e gli altri sanno cavarsela in ogni
situazione, non dobbiamo preoccuparci. Piuttosto, dobbiamo capire chi diavolo ci
sia dietro a questa storia” affermò serio il biondo, tornando al lavoro,
“Sicuramente qualcuno che ce l’ha particolarmente con Ed e il Comandante.”
aggiunse Sheska, sedendosi accanto a lui e gettando un occhio sulle sue carte,
“Giusto, e deve essere una figura discretamente acuta, con un buon cervello.”
concluse il ragazzo, “se è riuscito a rapire il Comandante a South City, doveva
avere qualcuno che li spiava...” riflettè il ragazzo.
Le sue parole diedero
l’illuminazione alla ragazza: “Alphonse, sbaglio o Mustang-sama è stato rapito
mentre andava all’ospedale?” incalzò lei, “Si, andava a raggiungere gli altri
che erano lì col niisan ricoverato.” rispose il ragazzo, era confuso, non capiva
cosa volesse dire la collega.
La rossa sospirò,
ravvivandosi i capelli: “E perchè Edward era ricoverato all’ospedale militare di
South City?” continuò lei, le tremavano le mani, “Perchè era stato aggredito
da...” e Alphonse Elric, in quel momento, capì, comprese ciò che Sheska cercava
di dirgli.
Con gli occhi sgranati
dallo stupore, si rizzò in piedi: “Vuoi dire che Ed-niisan è stato ferito di
proposito per attirare il Fuhrer al Sud?!” interloquì il
biondo.
La ragazza annuì: “Ne
sono certa. Qualcuno sapeva che sia Envy che Ed erano a South City, e ne ha
approfittato per occuparsi di Ed e fare in modo che il nostro amico lo trovi! Fa
tutto parte del piano!!” concluse lei, stringendo i pugni, “Gli altri sono in
serio pericolo.” affermò, socchiudendo gli occhi.
Al si lasciò cadere
sulla sedia, abbandonandosi contro lo schienale.
Non riusciva a
crederci.
Chi mai poteva aver
architettato un piano così astuto e subdolo?
Chi mai poteva odiarli
a tal punto?
L’Elric minore
incrociò le mani davanti al volto, riflettendo sulle possibilità che gli si
prospettavano: “una persona di discreta intelligenza, che odia profondamente sia
il fratellone che Roy-san per
qualche ragione, deve anche avere qualche rapporto con l’Esercito, altrimenti
non avrebbe potuto architettare tutto questo.”.
Nell’ufficio regnava
un riflessivo silenzio.
Silenzio che venne
rotto dal rompersi di un posacenere di maiolica infrantosi sul
pavimento.
Al alzò di scatto la
testa, trovandosi davanti il viso di Sheska, trasfigurato in una smorfia di
orrore e meraviglia; la ragazza guardava fisso un foglio, le mani davanti alla
bocca semiaperta: “Al... Guarda qui...” sussurrò lei; lui prese in mano il
foglio e lo lesse rapidamente.
La medesima
espressione andò a formarsi sul suo viso.
Sbattè un pugno sulla
scrivania con violenza: “Bastardo...” mormorò il ragazzo, tremava, “Sheska, va a
chiamare Danny e Maria, e preparatevi a partire. Contatta Armstrong-dono e digli
di venire subito qui, è urgente!!” esclamò lui, afferrando il
telefono.
“Al-kun, hai capito?
Sai chi è stato?” chiese con voce sottile.
Al la guardò, gli
occhi colmi di furia e dolore: “Purtroppo si... è Archer, ho ragione? Quel
bastardo di Frank Archer...”.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Edward era seduto sul
divano, gli stivali buttati malamente in un angolo, asciugandosi con forza i
capelli con uno strofinaccio; attorno a lui, tutti i suoi compagni, ancora
stupiti per l’accaduto, lo guardavano fisso, come se fosse un
fantasma.
“Roy, io non capisco
cosa tu abbia, noi siamo preoccupati per Ed e tu sei stranamente calmo.” sbottò
improvvisamente Maes, sbuffando seccato, “Abbiamo sentito tutti gli spari, Ed
aveva un vistoso buco sul petto quando è tornato, ma continua a muoversi come se
niente fosse, nemmeno una goccia di sangue!” saltò su Fury con gli occhi
lucidi.
Il Comandante
ridacchiò sommessamente: “Mica sono così scemo da mandarlo in missione senza
precauzioni, minimo lo avremmo trovato morto!” esclamò Roy, aprendo gli occhi
che teneva socchiusi, “Perciò mi sono preparato in precedenza.” ridacchiò il
Comandante.
L’asciugamano umido
sfrecciò attraverso la stanza e atterrò sul viso del moro, azzittendolo: “Il
giubbotto che mi ha dato era rinforzato in kevlar, era un giubbotto
antiproiettile.” disse semplicemente Ed, alzandosi dal divano e legandosi a
treccia i capelli mezzi umidi, “Il nostro amichetto di là era appostato per
intercettare chiunque si avvicinasse.” aggiunse.
Envy e Eric
sospirarono di sollievo: “Ci hai fatto spaventare, razza di stupido!” lo
rimbrottò il moro, “Già!!” esclamò l’altro.
Il Team sorrise: “Ok,
adesso che abbiamo appurato che tutto è a posto, preoccupiamoci di Archer,
d’accordo? Io propongo che Eric, Lust e Pride rimangano qui, a sorvegliare il
prigioniero.” affermò Hughes, sistemando la pistola nella fondina al
fianco.
Eric si alzò di
scatto: “No, zio, io voglio venire con voi!” esclamò il ragazzino, “Potrei
esservi utile!! Dopotutto, conosco molto bene la zona!” aggiunse lui, stringendo
i pugni, “non voglio che andiate da soli, potrebbero farvi molto male.” sussurrò
il ragazzo.
Una mano gli si poggiò
sulla spalla, e il giovane, alzati gli occhi, incrociò lo sguardo stanco dello
zio: “Ascolta, tu e Roy siete riusciti a evadere da sotto il suo naso, ma se tu
ritorni laggiù, Archer non te lo perdonerà, è meglio che tu resti qui, e poi,
qualcuno dovrà pur rimanere a sorvegliare l’Amestris, no?” spiegò il moro con un
sorrisino ironico.
Il nipote sbuffò,
incrociando le braccia al petto si lasciò cadere sul divano: “Tutte scuse..”
borbottò, imbronciato.
Edward sorrise,
allacciandosi nuovamente gli stivaletti.
Tutti quanti si
prepararono.
Qualche minuto dopo,
furono pronti a partire.
Eric, Lust e Pride
erano affacciati ai finestrini: “Fate attenzione, mi raccomando..” disse Lust,
“Vedete di tornare tutti interi indietro, d’accordo?” aggiunse Pride,
salutandoli, “Niichan, otooto, parlo soprattutto per voi, niente colpi di testa,
chiaro?” asserì severamente il maggiore dei gemelli.
I due sbuffarono:
“nessun problema, vedrai che tutto andrà bene.” conclusero,
salutandolo.
Il Team si inoltrò
nella foresta.
Era
ora.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
La pioggia aveva
smesso di cadere da qualche ora, ma il vento non accennava a smettere di
soffiare e ululare tra i rami degli alberi della brughiera; la pianura era
battuta dalla forte corrente e nulla sembrava turbarne lo spaventoso silenzio di
morte e attesa.
Il tempo sembrava
essersi fermato.
Le nubi nel cielo cupo
incombevano minacciose, nerastre; come bordate da un nastro color rame, erano
sintomo di una tempesta ormai prossima.
Dal bosco uscirono,
compatti come non mai, gli uomini del Comandante.
I visi determinati ben
si sposavano con le ferite e i graffi che solcavano la loro pelle, con le
cicatrici sulle braccia, con le vesti lacere.
Erano il ritratto
perfetto di un animo indomito.
Dai loro occhi
traspariva una strana luce magnetica, quasi aveva vita propria tanto era forte
la sua forza di attrazione.
Muovevano ampie
falciate sull’erba bagnata, dirigendosi a passo sostenuto e compatto verso il
centro della pianura.
Nessuno
parlava.
In qualche minuto,
raggiunsero il centro di quella cupa piana, i nervi tesi all’inverosimile, le
orecchie attente e gli sguardi saettanti.
Un istante dopo, un
fruscio attirò l’attenzione di Edward; con la coda dell’occhio, vide uno
scintillio alle sue spalle: “ATTENZIONE!!” urlò, rompendo quel silenzio fragile
come cristallo. Il gruppo balzò all’indietro, giusto in tempo per evitare un
kunai, sfrecciato da un punto imprecisato dietro di loro; Ed e Envy ruzzolarono
all’indietro sulla terra bagnata, accorgendosi con orrore di essere separati dai
compagni.
Il moro investigatore
fermò il compagno, che stava per scattare verso gli altri compagni, qualcosa non
andava, se lo sentiva: “Fermo Ed… Non muoverti..” soffiò Envy, bloccandolo; un
momento dopo, con un urlo di rabbia, infatti, dal bosco corsero fuori numerosi
nemici, che in un attimo circondarono ognuno di loro.
“MALEDIZIONE!” urlò
Jean, estraendo le pistole in contemporanea a Riza, “Bastardi…” ringhiò Maes,
che si trovava affianco a Roy, “Dobbiamo combattere, non abbiamo scelta..”
sussurrò Roy, estraendo la mano guantata dalla tasca, i suoi occhi mandavano
lampi terribili, non erano più occhi di uomo, ma occhi di
belva.
Lanciò uno sguardo
attorno, ai suoi uomini, minacciati dagli sgherri di Archer; istintivamente,
serrò forte i pugni, non avrebbe permesso a quel dannato di farla
franca.
Sul viso si dipinse un
ghigno, prima di portare la mano davanti agli occhi color onice: “Si comincia.”
ringhiò, schioccando le dita.
Una grande fiammata
colpì in pieno i nemici, liberando lui e Hughes
dall’accerchiamento.
Con un urlo belluino,
tutti scattarono all’attacco.
Quello fu l’inizio
dello scontro.
Quello, fu l’inizio
della fine.
“ARCHER!!!!!!!!”.
BUONASERA!!
E RIECCOMI QUI, A VOI,
FINALMENTE CON IL CAPITOLO 12 DI BACK!!
Ammetto che sia stato un
lungo capitolo questo e che non sia l’ultimo come avevo
promesso.
Ma, dopo un summit al
veritce con Tsuki-chan(Himitsu), hodeciso di spezzettarlo, troppe cose ci
aspettano.
Vi basti sapere che la
partita è ancora tutta da giocare, e potrebbero non essere i nostri militari a
uscirne vincitori.
Quindi, restate
sintonizzati!!
VOGLIO RINGRAZIARE TUTTI
COLORO CHE MI HANNO SEGUITO SIN QUI E CHE HANNO AVUTO FIDUCIA IN QUESTO PAZZO
PROGETTO, CHI CI HA ABBANDONATO A METà DELLA VIA, CHI SI è UNITO DA
POCO.
GRAZIE DI CUORE A TUTTI,
PASSATI, PRESENTI E FUTURI.
UN
BACIO
SHUN