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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    27/04/2009    3 recensioni
"Notte buia, senza luna né stelle. Nuvole oscure gravide di pioggia lambivano il cielo notturno. Il deposito ferroviario di South City era immerso nel buio e nel silenzio. Rottami metallici formavano grossi ammassi sparsi disordinatamente qua e là, vecchi tranci arrugginiti di rotaie buttati alla rinfusa sul terreno duro e ghiaioso. Vecchi vagoni ormai in disuso stavano ribaltati e semi distrutti qua e là, i vetri distrutti. Un ombra scivolava silenziosamente tra i rottami, nascondendosi e mimetizzandosi nel buio: era una figura agile e snella; un pallido raggio di luna, sbucato dalle nubi nere, lo illuminò per un istante, mostrando una fluente capigliatura mora e due profondi occhi di un lucente viola, in mano teneva una pistola, era solo un ragazzo." SALVE! Shun è tornata!! Beh, coloro che hanno seguito una mia vecchia fic sanno che mi era spiaciuto molto quando la conclusi. Ecco, ora la sottoscritta si è imbarcata in una nuova avventura! BACK TO THE EXPRESS è il ricominciare del viaggio, del nostro viaggio. Del viaggio dell’AMESTRIS EXPRESS. Questa storia è dedicata a colei che mi ha fatto sorridere, che ha approvato la nascita di questo seguito, che ha dato l’input per la storia. È dedicata a SHIKADANCE. È solo merito suo se questa storia ha visto la luce. Beh, che dire, divertitevi e godetevi questo nuovo viaggio!!! UN BACIO SHUN EPILOGO ONLINE!!! PRESTO, UN CAPITOLETTO SPECIALE!!!
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Envy, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12

THE LAST FIGHT BEGINS!

 

Fu un attimo e nella foresta risuonarono due spari.

 

Per un istante, cadde un silenzio glaciale sull’Amestris.

 

Nessuno riusciva a dire alcunchè.

 

Quei due spari erano un cattivo presagio.

 

Un secondo dopo, Envy si slanciò al finestrino, sbilanciandosi fuori, il suo sguardo era più che eloquente.

 

“Hanno sparato a Edward!!” urlò con voce incrinata, dando voce ai pensieri di tutti.

Uno stormo di corvi si levò gracchiando lugubramente, in lontananza si udirono dei tuoni.

 

Il vento ululava sempre più forte tra le fronde degli alberi, sembrava quasi che fossero gli alberi stessi a lamentarsi, addolorati.

 

Nessuno parlava.

Nessuno si muoveva.

 

La pioggia picchettava fastidiosamente sui vetri, ed era l’unico suono che sembrava alleggerire un poco il repentino silenzio che era calato di colpo sul treno.

Pride e Greed erano in piedi, immobili come statue, stupefatti.

 

Improvvisamente, il piccolo Hayate, che era rimasto sino a quel momento tra le braccia della bionda tenente, balzò al suolo, abbaiando furiosamente; con agilità, balzò fuori dal finestrino aperto.

 

L’abbaiare furioso del cucciolo sembrò scuotere i membri del Mustang Team dal loro torpore; Maes scoccò uno sguardo vacuo all’indirizzo del Comandante Supremo, l’uomo teneva gli occhi chiusi, la testa mollemente poggiata sul palmo, puntellandosi sul bracciolo della poltrona col gomito.

Non si era minimamente mosso.

 

L’abbaiare del cucciolo si fece più acuto, e il piccolo animale spiccò una corsa verso la macchia oscura e tenebrosa; un rumore di passi veloci si avvicinava a loro.

 

Non c’era tempo per pensare.

I militari estrassero le pistole e seguirono Envy, che si era già portato fuori, lo sguardo del moro ragazzo era colmo di gelida furia, gli occhi ridotti come a fessure.

Si disposero a ventaglio, pronti a reagire a qualunque attacco.

 

Un rumore di rami spezzati indicò loro la posizione del nemico: “è vicino...” soffiò Greed, gli occhi neri saettavano all’impazzata qua e là, il cuore di tutti batteva forsennatamente nel petto.

 

L’adrenalina scorreva veloce nelle vene, mischiandosi al sangue.

 

Un fruscio di foglie giunse alle loro orecchie, assieme a uno strano lamento e a una voce seccata: “Piantala di lamentarti così, brutto bastardo. E ringrazia che non ti ho fatto fuori perchè ci servi, altrimenti te l’avrei fatta pagare per tutto!” imprecò qualcuno; il piccolo Black Hayate cominciò a scondinzolare e corse a ridosso della foresta, saltellando gioioso attorno a una figura maschile dai lunghi capelli biondi, che trascinava per una gamba un tipo dall’aria poco raccomandabile strettamente legato e imbavagliato, gli occhi dorati attraversati da un lampo di rabbia.

 

I lunghi pantaloni neri erano stracciati all’altezza delle ginocchia, l’automail leggermente graffiato, così come l’altro ginocchio e parte del braccio di carne.

Un rivoletto di sangue scendeva dallo zigomo, malgrado il ragazzo continuasse a pulirsi con la manica: “Maledetto bastardo, ti insegno io a sparare a tradimento.” sbottò, lanciandolo sul terreno davanti a lui come un sacco.

 

Il Mustang Team non credeva ai propri occhi; ancora con le pistole puntate, assistettero increduli alla scena, non sapendo assolutamente cosa pensare.

 

Sentimenti contrastanti di gioia e preoccupazione albergavano in loro.

 

“Ehi, Edward. Finalmente, ce ne hai messo di tempo.”.

La voce divertita del Comandante fece voltare in simultanea tutti quanti.

 

Roy era mollemente poggiato allo stipite d’ingresso, le braccia incrociate al petto, lo stivale sinistro poggiato contro il polpaccio destro, fissava con aria saputa il giovane amante ritto davanti a lui; senza dire nulla, il biondo si avvicinò, levandosi lentamente la giacca che indossava, un vistoso buco all’altezza del cuore.

 

La pioggia gli inzuppava ben bene i capelli, gocciolanti.

 

Senza tante cerimonie, la gettò nella polvere, un ghignetto dipinto sul viso: “Sono incappato in un imprevisto, ma ne sono uscito.” replicò lui, incrociando le braccia al petto, “E ora, abbiamo anche un ostaggio.”.

 

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KNOCK KNOCK.

 

Alphonse alzò la testa dalla sua scrivania ingombra di carte: “Avanti!” esclamò, poggiando il pacco di carte che stava consultando.

 

La porta dell’ufficio si aprì cigolando e una ragazza dai folti capelli rosso brace un paio di spessi occhiali fece il suo ingresso: “Ciao, Al-kun..” salutò debolmente lei, chiudendosi la porta alle spalle, “Oh, ciao Sheska-san... Qualche notizia?” chiese lui, sbadigliando, “Per ora ancora nulla. Una squadra è stata mandata all’Ovest e all’Est, la guarnigione di stanza al Passo Limes ha effettivamente registrato il passaggio di un treno sulla vecchia linea militare dell’Ovest, si stavano dirigendo verso Creta, ma risale a circa tre settimane fa e ci vorrà ancora del tempo prima che vi giungano.” parlò lei, tormentandosi le dita.

 

Nell’ufficio cadde uno spiacevole silenzio.

Al e la giovane si guardavano negli occhi.

 

“Secondo te... Stanno bene?” pigolò debolmente lei, tenendo lo sguardo improvvisamente basso.

 

“Stanno bene, ne sono sicuro. Il fratellone, il Comandante e gli altri sanno cavarsela in ogni situazione, non dobbiamo preoccuparci. Piuttosto, dobbiamo capire chi diavolo ci sia dietro a questa storia” affermò serio il biondo, tornando al lavoro, “Sicuramente qualcuno che ce l’ha particolarmente con Ed e il Comandante.” aggiunse Sheska, sedendosi accanto a lui e gettando un occhio sulle sue carte, “Giusto, e deve essere una figura discretamente acuta, con un buon cervello.” concluse il ragazzo, “se è riuscito a rapire il Comandante a South City, doveva avere qualcuno che li spiava...” riflettè il ragazzo.

Le sue parole diedero l’illuminazione alla ragazza: “Alphonse, sbaglio o Mustang-sama è stato rapito mentre andava all’ospedale?” incalzò lei, “Si, andava a raggiungere gli altri che erano lì col niisan ricoverato.” rispose il ragazzo, era confuso, non capiva cosa volesse dire la collega.

 

La rossa sospirò, ravvivandosi i capelli: “E perchè Edward era ricoverato all’ospedale militare di South City?” continuò lei, le tremavano le mani, “Perchè era stato aggredito da...” e Alphonse Elric, in quel momento, capì, comprese ciò che Sheska cercava di dirgli.

Con gli occhi sgranati dallo stupore, si rizzò in piedi: “Vuoi dire che Ed-niisan è stato ferito di proposito per attirare il Fuhrer al Sud?!” interloquì il biondo.

 

La ragazza annuì: “Ne sono certa. Qualcuno sapeva che sia Envy che Ed erano a South City, e ne ha approfittato per occuparsi di Ed e fare in modo che il nostro amico lo trovi! Fa tutto parte del piano!!” concluse lei, stringendo i pugni, “Gli altri sono in serio pericolo.” affermò, socchiudendo gli occhi.

 

Al si lasciò cadere sulla sedia, abbandonandosi contro lo schienale.

Non riusciva a crederci.

 

Chi mai poteva aver architettato un piano così astuto e subdolo?

Chi mai poteva odiarli a tal punto?

 

L’Elric minore incrociò le mani davanti al volto, riflettendo sulle possibilità che gli si prospettavano: “una persona di discreta intelligenza, che odia profondamente sia il fratellone  che Roy-san per qualche ragione, deve anche avere qualche rapporto con l’Esercito, altrimenti non avrebbe potuto architettare tutto questo.”.

 

Nell’ufficio regnava un riflessivo silenzio.

 

Silenzio che venne rotto dal rompersi di un posacenere di maiolica infrantosi sul pavimento.

Al alzò di scatto la testa, trovandosi davanti il viso di Sheska, trasfigurato in una smorfia di orrore e meraviglia; la ragazza guardava fisso un foglio, le mani davanti alla bocca semiaperta: “Al... Guarda qui...” sussurrò lei; lui prese in mano il foglio e lo lesse rapidamente.

 

La medesima espressione andò a formarsi sul suo viso.

 

Sbattè un pugno sulla scrivania con violenza: “Bastardo...” mormorò il ragazzo, tremava, “Sheska, va a chiamare Danny e Maria, e preparatevi a partire. Contatta Armstrong-dono e digli di venire subito qui, è urgente!!” esclamò lui, afferrando il telefono.

 

“Al-kun, hai capito? Sai chi è stato?” chiese con voce sottile.

 

Al la guardò, gli occhi colmi di furia e dolore: “Purtroppo si... è Archer, ho ragione? Quel bastardo di Frank Archer...”.

 

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Edward era seduto sul divano, gli stivali buttati malamente in un angolo, asciugandosi con forza i capelli con uno strofinaccio; attorno a lui, tutti i suoi compagni, ancora stupiti per l’accaduto, lo guardavano fisso, come se fosse un fantasma.

 

“Roy, io non capisco cosa tu abbia, noi siamo preoccupati per Ed e tu sei stranamente calmo.” sbottò improvvisamente Maes, sbuffando seccato, “Abbiamo sentito tutti gli spari, Ed aveva un vistoso buco sul petto quando è tornato, ma continua a muoversi come se niente fosse, nemmeno una goccia di sangue!” saltò su Fury con gli occhi lucidi.

 

Il Comandante ridacchiò sommessamente: “Mica sono così scemo da mandarlo in missione senza precauzioni, minimo lo avremmo trovato morto!” esclamò Roy, aprendo gli occhi che teneva socchiusi, “Perciò mi sono preparato in precedenza.” ridacchiò il Comandante.

 

L’asciugamano umido sfrecciò attraverso la stanza e atterrò sul viso del moro, azzittendolo: “Il giubbotto che mi ha dato era rinforzato in kevlar, era un giubbotto antiproiettile.” disse semplicemente Ed, alzandosi dal divano e legandosi a treccia i capelli mezzi umidi, “Il nostro amichetto di là era appostato per intercettare chiunque si avvicinasse.” aggiunse.

 

Envy e Eric sospirarono di sollievo: “Ci hai fatto spaventare, razza di stupido!” lo rimbrottò il moro, “Già!!” esclamò l’altro.

 

Il Team sorrise: “Ok, adesso che abbiamo appurato che tutto è a posto, preoccupiamoci di Archer, d’accordo? Io propongo che Eric, Lust e Pride rimangano qui, a sorvegliare il prigioniero.” affermò Hughes, sistemando la pistola nella fondina al fianco.

 

Eric si alzò di scatto: “No, zio, io voglio venire con voi!” esclamò il ragazzino, “Potrei esservi utile!! Dopotutto, conosco molto bene la zona!” aggiunse lui, stringendo i pugni, “non voglio che andiate da soli, potrebbero farvi molto male.” sussurrò il ragazzo.

Una mano gli si poggiò sulla spalla, e il giovane, alzati gli occhi, incrociò lo sguardo stanco dello zio: “Ascolta, tu e Roy siete riusciti a evadere da sotto il suo naso, ma se tu ritorni laggiù, Archer non te lo perdonerà, è meglio che tu resti qui, e poi, qualcuno dovrà pur rimanere a sorvegliare l’Amestris, no?” spiegò il moro con un sorrisino ironico.

 

Il nipote sbuffò, incrociando le braccia al petto si lasciò cadere sul divano: “Tutte scuse..” borbottò, imbronciato.

 

Edward sorrise, allacciandosi nuovamente gli stivaletti.

 

Tutti quanti si prepararono.

 

Qualche minuto dopo, furono pronti a partire.

 

Eric, Lust e Pride erano affacciati ai finestrini: “Fate attenzione, mi raccomando..” disse Lust, “Vedete di tornare tutti interi indietro, d’accordo?” aggiunse Pride, salutandoli, “Niichan, otooto, parlo soprattutto per voi, niente colpi di testa, chiaro?” asserì severamente il maggiore dei gemelli.

 

I due sbuffarono: “nessun problema, vedrai che tutto andrà bene.” conclusero, salutandolo.

 

Il Team si inoltrò nella foresta.

Era ora.

 

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La pioggia aveva smesso di cadere da qualche ora, ma il vento non accennava a smettere di soffiare e ululare tra i rami degli alberi della brughiera; la pianura era battuta dalla forte corrente e nulla sembrava turbarne lo spaventoso silenzio di morte e attesa.

 

Il tempo sembrava essersi fermato.

 

Le nubi nel cielo cupo incombevano minacciose, nerastre; come bordate da un nastro color rame, erano sintomo di una tempesta ormai prossima.

 

Dal bosco uscirono, compatti come non mai, gli uomini del Comandante.

I visi determinati ben si sposavano con le ferite e i graffi che solcavano la loro pelle, con le cicatrici sulle braccia, con le vesti lacere.

 

Erano il ritratto perfetto di un animo indomito.

 

Dai loro occhi traspariva una strana luce magnetica, quasi aveva vita propria tanto era forte la sua forza di attrazione.

Muovevano ampie falciate sull’erba bagnata, dirigendosi a passo sostenuto e compatto verso il centro della pianura.

 

Nessuno parlava.

 

In qualche minuto, raggiunsero il centro di quella cupa piana, i nervi tesi all’inverosimile, le orecchie attente e gli sguardi saettanti.

 

Un istante dopo, un fruscio attirò l’attenzione di Edward; con la coda dell’occhio, vide uno scintillio alle sue spalle: “ATTENZIONE!!” urlò, rompendo quel silenzio fragile come cristallo. Il gruppo balzò all’indietro, giusto in tempo per evitare un kunai, sfrecciato da un punto imprecisato dietro di loro; Ed e Envy ruzzolarono all’indietro sulla terra bagnata, accorgendosi con orrore di essere separati dai compagni.

 

Il moro investigatore fermò il compagno, che stava per scattare verso gli altri compagni, qualcosa non andava, se lo sentiva: “Fermo Ed… Non muoverti..” soffiò Envy, bloccandolo; un momento dopo, con un urlo di rabbia, infatti, dal bosco corsero fuori numerosi nemici, che in un attimo circondarono ognuno di loro.

 

“MALEDIZIONE!” urlò Jean, estraendo le pistole in contemporanea a Riza, “Bastardi…” ringhiò Maes, che si trovava affianco a Roy, “Dobbiamo combattere, non abbiamo scelta..” sussurrò Roy, estraendo la mano guantata dalla tasca, i suoi occhi mandavano lampi terribili, non erano più occhi di uomo, ma occhi di belva.

Lanciò uno sguardo attorno, ai suoi uomini, minacciati dagli sgherri di Archer; istintivamente, serrò forte i pugni, non avrebbe permesso a quel dannato di farla franca.

 

Sul viso si dipinse un ghigno, prima di portare la mano davanti agli occhi color onice: “Si comincia.” ringhiò, schioccando le dita.

 

Una grande fiammata colpì in pieno i nemici, liberando lui e Hughes dall’accerchiamento.

Con un urlo belluino, tutti scattarono all’attacco.

 

Quello fu l’inizio dello scontro.

 

Quello, fu l’inizio della fine.

 

“ARCHER!!!!!!!!”.

 

 

BUONASERA!!

E RIECCOMI QUI, A VOI, FINALMENTE CON IL CAPITOLO 12 DI BACK!!

Ammetto che sia stato un lungo capitolo questo e che non sia l’ultimo come avevo promesso.

Ma, dopo un summit al veritce con Tsuki-chan(Himitsu), hodeciso di spezzettarlo, troppe cose ci aspettano.

Vi basti sapere che la partita è ancora tutta da giocare, e potrebbero non essere i nostri militari a uscirne vincitori.

 

Quindi, restate sintonizzati!!

 

VOGLIO RINGRAZIARE TUTTI COLORO CHE MI HANNO SEGUITO SIN QUI E CHE HANNO AVUTO FIDUCIA IN QUESTO PAZZO PROGETTO, CHI CI HA ABBANDONATO A METà DELLA VIA, CHI SI è UNITO DA POCO.

 

GRAZIE DI CUORE A TUTTI, PASSATI, PRESENTI E FUTURI.

 

UN BACIO

 

SHUN

   
 
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