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Autore: musicislife17    16/08/2016    1 recensioni
In una New York confusa ed elettrizzante come sempre, le vite di tre ragazze cresciute insieme si mescolano e si confondono: Jackie, una giornalista in gamba, ambiziosa e indomabile, in lotta con il proprio caporedattore e con i suoi sentimenti; Autumn, innamorata della musica e dei musicisti, in fuga costante dalla paura di vivere, alla ricerca di tutto e di niente; Annie, innocente per definizione, attratta allo stesso tempo dall’acqua santa, uno studente diligente e amorevole, e dal diavolo, un tatuatore senza tatuaggi, con cui deve fare i conti per la prima volta nella sua vita.
Storie di amore e di amicizia si susseguono nella anormale quotidianità di una famiglia senza precedenti, mentre il passato dei protagonisti sfuma in un presente avvincente e in un futuro indeterminabile. E in mezzo a loro musica, arte, lavoro, sogni e desideri, paure e gelosie, in un crescendo infinito...
-ANCHE SU WATTPAD-
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Quella sera a cena si capì più o meno da subito che Jackie era di pessimo umore. E non solo perché in casa si respirava aria di guerra, ma anche perché da molto tempo Ray, Autumn ed Annie avevano capito che la rabbia di Jackie era proporzionale alla piccantezza dei piatti che cucinava. Infatti in quel momento Jackie stava servendo loro un ottimo, quanto infuocato, chili di carne messicano.

Ray scambiò un’occhiata con le altre due ragazze, interrogandole con lo sguardo per sapere cosa fosse preso a Jackie, mentre questa posava con poca delicatezza le pentole sporche nel lavello.

Autumn alzò le spalle e Annie scosse la testa, entrambe ignare.

Tutti e tre finsero indifferenza mentre Jackie prendeva posto a tavola, gli occhi sbarrati per l’irritazione.

-Bene, ragazze. Buon appetito!- ruppe il ghiaccio Ray, elargendo un grosso sorriso alle altre.

Cominciarono a mangiare e a gustare il piatto, davvero piccante ma squisito comunque.

-Com’è andata la vostra giornata?- chiese Ray gioviale.

-Oh, molto bene. Le lezioni di oggi sono state interessantissime! Il nuovo corso sembra piuttosto difficile, ma anche molto affascinante- spiegò Annie vivace, ancora brillante di gioia per l’incontro-scontro casuale con quel misterioso ragazzo.

-Anche per me è stata una bella giornata. Ho incontrato dei vecchi amici e ho anche trovato un lavoretto. Comincio domani stesso- annunciò Autumn soddisfatta.

Ray le guardò compiaciuto e sorrise.

-Davvero? Mi fa molto piacere! E tu, Jackie, cosa ci racconti?- domandò casuale Ray, soffiando su un cucchiaio di chili con indifferenza.

Jackie, che non aveva toccato cibo, alzò lo sguardo su di lui di scatto. Assottigliò gli occhi con irritazione.

-Oh, niente di speciale. Ho solo assistito alla squallida elezione di un inetto al posto di caporedattore, da parte di un manipolo di incompetenti e frivoli giornalisti incapaci. Per il resto niente di nuovo sul fronte occidentale, grazie per l’interessamento- sbraitò lei.

Si alzò dal tavolo e prese il suo piatto integro. Lo ripose nel forno, sotto gli occhi attoniti degli altri, colti un po’ alla sprovvista dalla sfuriata. Si voltò a guardarli e incrociò le braccia.

-Non ho fame. Stasera non dormo qui. Ci vediamo domani- disse solo, prima di uscire dalla stanza e di casa in un batter d’occhio.

Rimasti soli, i tre si scambiarono un’occhiata eloquente.

-Pensavo che il suo carattere fosse migliorato in questo tempo- commentò per prima Autumn.

Ray sospirò e si passò una mano sul viso.

-Lo credevo anch’io, era da tempo che non la vedevo così. Deve essere successo qualcosa di davvero grave per farla arrabbiare tanto-

Annie intanto si era alzata per prendere del ghiaccio in congelatore e aggiungerlo al suo bicchiere d’acqua.

-Lo sappiamo com’è fatta, ha solo bisogno di sfogarsi un po’. E comunque credo che questo chili mi stia sciogliendo la lingua per quanto è piccante- commentò Annie, mentre masticava un cubetto di ghiaccio per attenuare il dolore alla lingua.

Ray ed Autumn risero, non troppo preoccupati per Jackie. Era come aveva detto Annie, aveva solo bisogno di calmarsi e sarebbe tornata la stessa di sempre.

 


Jackie intanto camminava nervosamente per le strade del quartiere, senza badare a niente se non a comporre il numero di Milo al telefono.

Lo chiamò e attese impaziente che rispondesse. Quando infine egli si degnò di accettare la chiamata, non gli diede il tempo di parlare.

-Dove sei? Devo vederti- disse subito Jackie.

-Ehi, aspetta un attimo. È tutto il giorno che provo a chiamarti, si può sapere cosa è successo?- chiese lui allarmato.

-È proprio per questo che devo vederti. Mi vuoi dire dove sei?- ribatté lei insistente.

-Sono a teatro, adesso non posso. Ci sono le prove, ricordi?-

Jackie si immobilizzò all’istante nel punto in cui si trovava.

-Non… puoi?- ripeté delusa.

-Mi dispiace… Abbiamo bisogno almeno di un altro paio d’ore- confermò lui triste allo stesso modo.

Jackie si morse il labbro inferiore, sovrappensiero.

-Allora vado a casa. Ti aspetto lì- decise infine, anche se non le piaceva l’idea di rimanere da sola in quel caso. Aveva seriamente bisogno di sfogarsi e per farlo necessitava della presenza fisica dell’altro, nel senso più letterale del termine.

-Va bene, arrivo appena posso-

-E Milo?- lo fermò lei prima che lui chiudesse la chiamata -Non fare troppo tardi- aggiunse in un sussurro.

Sentì uno sbuffo divertito da parte dell’altro.

-Sarò subito da te- concluse lui con dolcezza.

 

Per tutta la settimana successiva Jackie giunse a lavoro con una nuova serenità. Con l’aiuto di Milo, era riuscita a sfogare la tensione che la opprimeva e a calmare almeno per un po’ i nervi. Gli avvenimenti di qualche giorno prima bruciavano ancora in lei, ma la presenza rilassante di Milo la distendeva e calmava.

Senza pensare troppo alla situazione, preferì dedicarsi esclusivamente al lavoro, concentrandosi solo sulle proprie mansioni. E il suo impegno la premiò con una settimana densa ma priva di irritazioni dovute al neo caporedattore. Almeno finché Bill non si presentò dopo qualche giorno, poco prima della pausa pranzo, per informarla che il suddetto caporedattore l’aveva convocata nel suo ufficio.

-Vuole vedere me?- chiese perplessa a Bill, appena glielo aveva riferito.

-Pare di sì. Mi ha chiesto di informarti di persona- spiegò l’altro tremante, già pronto alla sfuriata del suo capo.

Jackie invece prese solo un profondo respiro e richiuse il laptop su cui stava lavorando, alzandosi con calma dalla sedia.

Senza dire un'altra parola si recò nell’ufficio, pensando durante il tragitto a cosa avrebbe voluto dirgli Daniel Hilbert di così urgente da convocarla lì. Forse riguardava il fatto che non si era più congratulata con lui della nomina? Beh, se era per questo Jackie non si pentiva minimamente delle sue azioni. Le piaceva essere diretta con le persone e far capire cosa pensava di loro. Perciò se Daniel aveva colto ostilità da parte sua e voleva avere spiegazioni, Jackie non aveva intenzione di mentire.

Raggiunse la porta a vetri dell’ufficio, nascosta da una tendina di plastica interna. Bussò lievemente sul vetro e ricevette il permesso di entrare.

Si trovò in un’ampia stanza, arredata proprio come l’aveva lasciata il precedente caporedattore, ma piena anche di nuovi scatoloni che contenevano gli averi di Daniel.

-Oh, buongiorno. Perdona la confusione, mi sono appena trasferito-

Jackie si voltò all’indirizzo della voce. Daniel era inchinato davanti alla scrivania e frugava in una scatola piena di giornali. Aveva un aspetto più trasandato del giorno dell’elezione, la giacca abbandonata sullo schienale di una sedia insieme alla cravatta e le maniche della camicia arrotolate fino ai gomiti. Stava rivolgendo a Jackie un cordiale sorriso, simile a quello con cui aveva accolto la notizia della sua elezione.

Jackie ignorò la cortesia, secondo lei finta, di Daniel e incrociò le braccia al petto.

-Sì, d’accordo. Hai bisogno di qualcosa?- chiese subito lei, che non vedeva l’ora di uscire da quello che avrebbe potuto essere il suo ufficio.

-Oh, certo. Ecco, puoi sederti qui se non ti dispiace- ripose lui alzandosi e lisciando le pieghe della camicia. Si sedette dietro alla scrivania, al suo posto ufficiale.

Jackie lo squadrò con disprezzo, quindi si sedette anche lei di fronte a lui, con uno sbuffo irritato.

-Immagino che ti stia chiedendo perché ti ho convocata- esordì lui con un tono gentile. Jackie si limitò ad alzare un sopracciglio.

-Beh, innanzitutto volevo dirti che sei stata certamente un ottimo candidato per questo posto. Io per primo mi aspettavo che saresti stata eletta tu come caporedattore, perciò sappi che apprezzo molto le tue qualità di giornalista. So che sei uno dei più giovani talenti che abbiamo in redazione- esordì Daniel con un ampio sorriso.

Jackie si morse l’interno della guancia per non rispondere a tono a quell’insensata sviolinata. Daniel aveva intenzione di fare il perbenista e fingere di apprezzarla?  Beh, lei non ci sarebbe cascata. Poteva prendere in giro altre persone, la redazione intera della rivista, ma non sarebbe riuscito a piegare anche Jackie.

-Non capisco il punto- si limitò a dire lei, seriamente confusa sul perché della sua presenza in quel posto.

Daniel fece un piccolo sospiro. Portò i gomiti sulla scrivania, incrociando le mani davanti al viso. Appoggiò il mento sulle mani e fissò Jackie con serietà, per la prima volta senza quel sorriso gentile sempre stampato in faccia.

-Ciò che sto per dirti è qualcosa di strettamente confidenziale, perciò ti prego di non divulgare la notizia. Ti ho convocata per un motivo molto semplice e ti prego innanzitutto di dare un’occhiata a questi dati-

A quel punto le porse un fascicolo di fogli impilati con cura e tornò a scrutarla nella stessa posizione di prima.

Jackie lo prese, lanciando un’occhiata diffidente al caporedattore, che non batté ciglio. Diede uno sguardo a ciò che c’era scritto sopra e corrugò la fronte.

Erano dati economici sul rendiconto finanziario della rivista. Numeri e statistiche complicate, prive di senso per Jackie.

-La matematica non è il mio forte- disse infatti lei, gettando con poco garbo il documento di fronte a Daniel.

Lui sorrise per un attimo, prima di ritornare serio come prima. Si mise a sfogliare le pagine che conosceva già a memoria mentre dava spiegazioni a Jackie.

-Questo è il bilancio delle vendite dell’ultimo trimestre. Sono i dati raccolti in base alla distribuzione, vendita e acquisto della rivista in tutta l’area della East Coast. E il profilo che ne deriva non è dei migliori-

Jackie elaborò quelle parole, lo sguardo arcigno rivolto ora a Daniel ora a quei fogli per lei privi di qualsiasi utilità.

-Temo di continuare a non capire-

A quelle parole Daniel tirò un profondo respiro e incrociò le braccia.

-Per farla breve, la rivista non vende. Gli acquisti da parte dei consumatori sono in calo, la vendita in alcune zone si è quasi arrestata. È un processo che va avanti da almeno un anno, inarrestabile. A parte uno zoccolo duro di lettori, che rappresenta comunque una percentuale minima, la nostra rivista sta perdendo poco a poco ogni acquirente-

Daniel tacque per un momento, dando modo a Jackie di elaborare la notizia.

Cosa voleva dire che la rivista non vendeva? Jackie non faceva che ripetersi queste parole, mentre fissava l’uomo di fronte a sé con incredulità. Nessuno aveva mai dato spazio per intendere che la redazione fosse in crisi. Daniel diceva che la storia andava avanti da almeno un anno, ma Jackie non riusciva a ricordare un solo caso in cui qualcuno avesse avvertito lei o gli altri redattori della situazione reale. Era davvero possibile una cosa del genere?

-È uno scherzo, vero?- chiese infine scettica.

Daniel aggrottò le sopracciglia.

-Certo che no. È tutto scritto qui- e con questo posò la mano sulla pila di fascicoli alla sua destra, da cui aveva tratto quello appena fatto vedere a Jackie.

-Ma nessuno ha mai detto niente di questo- insistette lei.

-Lo so benissimo. Anche se sono arrivato da poco in questa redazione, so bene che nessuno ha mai fatto accenno alle vendite della rivista. Ma proprio per questo mi ha sempre insospettito il fatto che fosse tenuto tutto all’oscuro. Ecco perché la prima cosa che ho fatto è stata quella di prendere i rendiconti dell’ultimo anno, da quando sono arrivato sino all’ultimo trimestre. Sono rimasto stupito quanto te della notizia-

Jackie non disse nulla, ancora sconvolta dalla rivelazione. Le sembrava tutto così assurdo, lavorava in quel posto da abbastanza tempo per poter pensare di conoscerne ogni dettaglio. Evidentemente non era così e questo la infastidiva non poco. Per qualche ragione, però, vedeva proprio in Daniel la causa di quel fastidio.

-Mettiamo anche che tutto ciò sia vero- esordì Jackie dopo un momento -e che la rivista sia davvero in crisi. Ma allora perché mi trovo qui adesso? Perché non è stata convocata una riunione per annunciare i fatti a tutti? E soprattutto perché non dovrei divulgare la notizia?-

In quella, Daniel si alzò lentamente dalla poltrona. Prese a camminare avanti e indietro davanti agli occhi scrutinatori di Jackie.

-La risposta a tutte e tre le domande è una- annunciò infine, fermo sul posto e con gli occhi puntati in quelli di Jackie.

-Ho bisogno del tuo aiuto per risollevare le sorti della rivista-

La reazione di Jackie fu immediata. Sgranò gli occhi a quella notizia, sollevò le sopracciglia stupita e solo per imporsi sulla propria volontà non spalancò anche la bocca come un pesce.

-Prego?- disse solo, dopo un primo momento di assestamento.
-
Proprio così- confermò Daniel, di nuovo seduto al suo posto -Ci ho pensato molto, ho eliminato ogni altra possibile soluzione. Rimane solo questa che sto per dirti. L’unico modo per provare a cambiare le cose è rinnovare la rivista. Un rinnovo radicale, completo, dalla grafica ai contenuti. Dobbiamo seguire le muove tendenze di mercato, dobbiamo creare una nuova rivista di qualità. Solo così possiamo pensare di tornare a vendere come una volta-

Daniel si rese conto che Jackie, nella sua totale immobilità e incredulità, non riusciva ancora a capire fino in fondo. Allora posò le mani sul tavolo e si sporse verso di lei.

-Ovviamente ciò che ti ho appena detto è solo un progetto. Va analizzato sotto ogni profilo e non è cosa facile. Soprattutto non è qualcosa che posso fare da solo. Ho bisogno della collaborazione dei migliori redattori della rivista. Inutile dire che tu sei la prima fra quelli a cui ho pensato-

Il momento di silenzio che seguì era quasi surreale. Tutto era immobile, tutto era in sospeso, persino i respiri dei due sembravano essere prodotti quasi con il timore di rompere quella strana quiete.

Ma a dispetto della tranquillità esteriore, il cervello di Jackie intanto funzionava a mille, sembrava quasi esplodere per tutte le rivelazioni fatte da Daniel, per l’ultima richiesta che le aveva fatto. Collaborare con lui, era questo quello che aveva chiesto. Collaborare con il “nemico”, alle spalle di persone con cui lavorava da anni, persone di cui si fidava e che apprezzava molto di più, come Stella e Rob. Ma allo stesso tempo questo voleva dire anche aiutare la rivista a risollevare le proprie sorti infauste, a quanto Daniel aveva affermato. Era possibile fare una cosa del genere? Lei, Daniel e pochi altri avrebbero potuto mai addossarsi il pesante compito di creare una nuova rivista dalle ceneri di quella precedente? E poi, anche ammesso che questo fosse possibile, perché Daniel si era rivolto proprio a lei?

-Non ti chiedo una risposta immediata, ovviamente- intervenne in quel momento Daniel nelle sue riflessioni -Puoi prendere tutto il tempo che ti serve per decidere con calma-

Come se fosse stata fulminata da quelle parole, Jackie si riscosse dal suo torpore meditativo e mise a fuoco la faccia di Daniel, come se gli apparisse per la prima volta. Sembrava preoccupato della possibile risposta della collega, ma allo stesso tempo discretamente determinato nella sua scelta.

-Non ho bisogno di tempo- disse allora Jackie, alzandosi dalla sedia, seguita dallo sguardo confuso di Daniel.

-Non so che intenzioni hai qui dentro, Hilbert, ma questa storia non mi convince. Se davvero la rivista è in crisi, avresti dovuto avvertire subito tutti i redattori. Questo colloquio privato è insensato e inconcludente. Cosa credi di riuscire a fare, se sei stato promosso da neanche una decina di giorni? Tieni i piedi a terra, Hilbert, e se proprio hai qualcosa da dire per rivoluzionare la tua rivista, allora vai chiedere aiuto a qualcun altro-

Jackie non diede tempo a Daniel di controbattere e subito uscì fuori da quell’ufficio, tornando nervosamente alla propria postazione. Quella storia non la riguardava, si convinse, e meno aveva a che fare con quell’uomo meglio era. Non poteva essere come diceva lui, non doveva essere così, rifletteva Jackie mentre il suo lavoro procedeva a rilento, i propri pensieri troppo confusi. Perché ora la ragazza se ne rendeva conto: Daniel Hilbert non era solo un nemico, era una vera e propria minaccia per il futuro della rivista. E lei non gli avrebbe permesso di trasformare quel posto a proprio piacimento, decise infine. Fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto.

   
 
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